Camelot, la patria della cavalleria

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Guisgard 10-05-2011 04.54.37

Sayla percorse quel sentiero che attraversava l’inquieta brughiera.
Ma, forse per il silenzio che seguiva l’albeggiare, cominciò ad avvertire una strana sensazione.
La brughiera, con le sue oscure ed angoscianti ombre, sembrava un mondo misterioso ed animato da strane inquietudini.
Il vento soffiava tra gli spuntoni di rocce e le desolate distese di erba e melma, mentre gli alberi in lontananza parevano assumere le forme di paurose figure.
Proseguì ancora lungo il sentiero, senza deviare mai, fino a quando, finalmente, la brughiera cedette il passo al bosco.
E dopo un pò, la ragazza si ritrovò nella verdeggiante campagna che precedeva Capomazda.
Proseguì ancora, fino a quando avvistò le torri e le mura della cittadella fortificata.
E giunta presso la Porta dei Leoni, dove vi erano alcuni soldati di guardia, poté ammirare la superba dimora del potere dei Taddei.
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Guisgard 10-05-2011 05.27.49

"Bene, ragazzo!" Disse Finiwell, dando una pacca sulla spalla a Cavaliere25. "Ora però verrai con me dal capitano Monteguard. Deve darci alcuni ordini in merito a questa stramaledetta storia!"
I due allora uscirono dalla locanda e si presentarono in caserma, dove attesero l'arrivo del capitano.
Questi giunse poco dopo e accortosi dei due li chiamò a sé.
"Questa faccenda è tanto viscida, quanto pericolosa." Fece il capitano ai due. "Bisogna mettere sottosopra la cittadella ed il borgo intero, se necessario. Ma bisogna essere prudenti, in modo che non si sappia in giro ciò che è accaduto. Finiwell, ascolta..." rivolgendosi al cavaliere "... chiama Pasuan ed insieme a Cavaliere25 cominciate ad indagare... ma con prudenza, mi raccomando. Per ora è tutto. Andate."
"Pasuan..." mormorò Finiwell una volta usciti dalla caserma "... chissà dove si sarà cacciato... un momento!" Esclamò. "Ma certo, sarà da quella ragazza! Tu conosci dove si trova la casa di quella ragazza, vero? Portamici, così avvertiremo Pasuan degli ordini ricevuti!" Disse poi a Cavaliere25.

Guisgard 10-05-2011 05.33.39

Icarius sorrise e baciò, delicatamente, la mano che Talia aveva portato sulle sue labbra.
“Ti informo, milady, che il solo motivo per cui non riesco a cavalcare quella cavalla è che tutti voi di Sygma sembrate animati da una certa sfiducia nei miei confronti!” Disse facendole l’occhiolino. “E poi, ad essere sinceri, tutti qui non fanno che ripetermi che i miei avi erano grandi guerrieri e superbi cavalieri! Non voglio dunque credere di essere io la pecora nera della famiglia!” E rise di gusto. “E sia! Facciamo una gara! Però, bada che ci sarà in palio un bel premio, gioia mia!” E la fissò sorridendo di nuovo.
Giunsero così alle scuderie che, vista l’ora, erano deserte.
“Allora…” fece Icarius “… tu prendi Matys… io invece questo bel sauro nero… ma sappi che non farò favoritismi, milady!”
Prese le redini e le passò accanto.
“Ah…” le sussurrò ad un orecchio “… io con te non sto giocando…” fissandola negli occhi con un sorriso che sembrava aver perso ogni slancio guascone “… sei pronta, milady?” Chiese poi spronando il suo cavallo e sorridendo a sua moglie.
Era un sorriso accompagnato da uno sguardo profondo, forte e carico di dense emozioni.
Uno sguardo animato da quell’azzurro chiaro e limpido, capace di mostrare il mondo attraverso il suo colore più bello, più vivo ed intenso: quello della giovinezza e dei sogni.
Un colore che rende la vita un’eterna e magica Primavera, i cui fiori e frutti sono il preludio per una gioia e felicità senza fine.

cavaliere25 10-05-2011 10.41.29

Certo che so dove abita quella ragazza vi faccio strada non ce tempo da perdere dissi guardando Finiwell e mi incamminai per la casa di Dafne

Talia 10-05-2011 13.40.41

Sistemai le briglie sul muso di Matys, poi strinsi la sella.
Le parole di mio marito mi fecero sorridere, mi voltai a guardarlo...
“Vedi...” dissi “I tuoi avi, i signori di Capomazda, sono stati sempre uomini coraggiosi, uomini intrepidi e grandi conquistatori. Pochi possono vantare una storia pari a quella dei Taddei e la vostra stessa gloria, la vostra forza era quasi leggendaria e i vostri cavalieri considerati inarrestabili, invincibili. Per noi di Sygma, invece, allevare e domare cavalli è una passione, lo facciamo per amore, lo facciamo con rispetto e con riverenza.”
Lentamente mi avvicinai a lui, presi la sua mano tra le mie e la poggiai piano sul muso di Matys, conducendola in piccole carezze leggere...
“I cavalli sono animali speciali!” proseguii a voce più bassa “Percepiscono il tuo stato d’animo, percepiscono la tua indole... Finché sentiranno tensione e nervosismo, finché il tuo cuore sarà incerto loro non si fideranno di te. Ma se invece sarai sincero e il tuo cuore sarà puro loro lo sentiranno, trattali con rispetto, dimostra di fidarti di loro e di amarli e allora anche loro ti ameranno. E niente potrà più separarvi!”
Con un sorriso feci scovolare la sua mano verso il basso, fino a fargli stringere le briglie...
“Prendi tu Matys!” dissi con un sorriso fiducioso a lui e uno sguardo alla cavalla che ora mi sembrava molto più tranquilla.
Poi mi voltai e mi avvicinai al sauro che Icarius aveva condotto fuori dalla sua stalla, lo carezzai un momento e gli sussurrai qualche parola, poi afferrai il lembo estremo del mio abito perché non mi impacciasse e montai in sella.
“Sono pronta!” sorrisi “Dove vuoi andare?”

Guisgard 10-05-2011 19.30.39

Finiwell e Cavaliere25 si recarono verso la casa di Dafne, seguendo le indicazioni del giovane cadetto.
Ma, giunti all’abitazione, scoprirono che era vuota.
Cercarono allora attorno alla casa, senza però trovare nessuno.
“Cosa cercate, cavaliere? In quella casa non troverete nessuno!” Disse una donna affacciandosi dalla finestra di un’abitazione vicina.
“Perdonate, signora, non è qui che abita una ragazza?” Chiese Finiwell. “Una ragazza che negli ultimi tempi era sempre accompagnata da un cavaliere?”
“Si, certo!” Rispose la donna. “Parlate di Dafne, la giovane vedova di uno dei cavalieri del duca.”
“Si, proprio lei!” Esclamò Finiwell.
“Ma non è in casa.” Fece la donna. “L’ho vista andare via a cavallo insieme a quel cavaliere. Credo fossero diretti verso il bosco.”
“Accidenti!” Scuotendo la testa Finiwell. “Ma dove diamine saranno andati quei due! E’ proprio vero che l’amore rende gli uomini imprevedibili!”
Si guardò intorno, come a cercare un’intuizione o una folgorazione.
“Un momento!” Disse All’improvviso. “Sono andati verso il bosco? Non ha molto senso ora che si approssima il crepuscolo. A meno che non…” esitò un momento “… Cavaliere25, quella ragazza, Dafne, era incinta, vero? Massi, ovvio! Pasuan l’avrà portata al suo villaggio, probabilmente per affidarla alle cure di sua madre! Andiamo, ragazzo, raggiungiamo quel villaggio prima che faccia buio!”
E i due partirono in direzione del bosco.
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Guisgard 10-05-2011 20.12.09

“Io credo” disse Icarius guardando Talia “che anche…” esitò un istante “… noi Taddei, per quanto superbi ed invincibili cavalieri, siamo mossi da amore nelle nostre opere… in fondo combattere per difendere la Fede, la giustizia, la verità, la libertà ed il popolo serve per rendere migliore questo mondo, non credi?” Continuò ad accarezzare Matys che sembrava insolitamente docile con lui. “Aristocrazia deriva dal greco antico. Aristocratico vuol dire migliore. E i migliori erano coloro a cui gli dei avevano dato forza, potere e ricchezza… non per tornaconto personale, ma per combattere anche in nome di chi non era in grado di farlo da sé.” Sorrise e la fissò. “Dai, la smetto di annoiarti con queste cose! Il buon Izar mi obbliga ha studiare e finisce che poi tu ne subisci le conseguenze!” E rise di gusto.
Montò allora in sella a Matys e restò meravigliato di come la cavalla non tradisse alcun nervosismo.
“Ehi, ma cosa avrai detto mai alla mia cavalla!” Esclamò Icarius. “Non è che comunicate con la lingua di Sygma? Approfittando che io non vi posso capire!”
Matys nitrì all’improvviso.
“Scherzavo, scherzavo!” Disse Icarius, per poi sorridere. “Dove andiamo?” Ripeté poi fissando di nuovo Talia. “Beh, con te anche in capo al mondo, ma per stasera mi accontenterò di cavalcare nel bosco… prego, milady…” indicando alla ragazza di incamminarsi “… dopo di te. Sai che sono un cavalier cortese. E poi voglio darti un po’ di vantaggio, così non potrai avanzare scuse quando vincerò la nostra gara!” Sorrise, facendole l’occhiolino.
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Lady Dafne 10-05-2011 21.02.03

Il parto era stato faticoso, le donne intorno a me parlavano, mi incitavano ma io non capivo più nulla. Era come se avessi la testa immersa in un enorme catino di acqua e mi sembrava di soffocare. Respiravo a fatica e nervosamente stringendo i denti così forte che il labbro che involontariamente si era infilato tra di essi iniziò a pulsarmi. Tuttavia ero lucida, mi fidavo nella natura e non persi tempo, ed energia, in urla o lamenti. Riversai tutte le forze nelle spinte e non ce ne vollero molte.
Un vagito mi riportò alla realtà, rilassai tutti i nervi e scoppiai a piangere per la stanchezza, per il dolore, ma soprattutto per la gioia!
Protesi subito le braccia verso il mio bambino, me lo feci dare immediatamente. Stringevo quella piccola creatura tra le braccia e piangevo baciandola. Vidi Pasuan entrare tutto affannato, gli sorrisi e scostai il lenzuolo che copriva in parte il viso del nuovo arrivato

"E' un maschio" sussurrai "Si chiama Hubert. Guarda Hubert, questo signore qui è un cavaliere, sai? Proprio come lo era il tuo papà che ti protegge dal cielo" rimasi un istante in silenzio continuando a guardare il piccolo poi guardai Pasuan e con sincera riconoscenza gli dissi
"Ti devo ringraziare, grazie per avermi protetta in questi mesi, grazie per avermi portata qui, grazie per tutto quanto! Sei una persona splendida, vorrei che questo bambino diventasse come te!"

Stesi una mano verso Pasuan

"Vieni, vieni qui..."

Baciai la piccola, morbida testa di Hubert e lo adagiai tra le braccia di Pasuan. Rimasi a guardarli, quelle due persone erano esattamente ciò che amavo di più al mondo.

Melisendra 10-05-2011 21.25.15

Scossi il capo e i capelli mi ricaddero sulle spalle.
Sospirai.
"Immagino sia un ordine..." Strinsi fra le dita il mio cristallo. "Non ho intenzione di farmi coinvolgere da questa situazione più di quanto non lo sia già." Strinsi a tal punto che le nocche sbiancarono.
Mi sentivo più in trappola che mai.
"Non posso." Sussurrai.
Era la tristezza e la nostalgia a farmi tremare. La mia voce tremava, perfino le mie mani intorno al cristallo tremavano. Tutto il mio corpo era attraversato da emozioni incontrollabili.

Lady Morgana 10-05-2011 21.42.53

Improvvisamente mi ritrovai davanti a quella che doveva essere la Porta dei Leoni. Guardai la cittadella... era fantastica, imponente. Non avevo mai visto nulla di simile. Avrei voluto restare lì ad ammirarla, quando notai i due uomini che montavano si guardia. Fortunatamente non mi videro.

Entrare senza farsi vedere.. a dirlo sembra così semplice!

Ma la fortuna doveva girare dall amia parte, perchè scorsi due figure a cavallo inoltrarsi nel bosco. Un uomo e una dama. Notai che l'uomo non indossava un'armatura, e la donna indossava uno splendido vestito.
Avvicinandomi riuscì a sentire parte della loro conversazione...noi Taddei disse l'uomo chiamando la dama mylady. Ormai non avevo più dubbi...

Bene. Icarius e Lady Talia, non potevo chiedere di meglio...

Scambiai i miei soliti vestiti con quelli che vengono indossati dalle bambine nei villaggi, sbarazzandomi dei miei vecchi abiti. Presi il mio pugnale e, con grande rammarico, mi tagliai i capelli alle spalle. Poi presi un'ampolla contenente del sangue e me la versai addosso. Mi nascosi tra i cespugli e lì attesi il momento propizio...

Talia 10-05-2011 23.33.38

Rimasi stupita dalle sue parole: era la prima volta che lo sentivo parlare in quel modo e con quel tono dei suoi doveri più che dei suoi diritti... tuttavia non dissi niente, limitandomi a sorridergli.
Poi montò in sella a sua volta...
“Io non le ho detto niente!” risposi alla sua domanda “Al contrario... come ti ho detto, il suo comportamento dipenderà solo da te e dalla tua capacità di fare in modo che ti diventi amica!”

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 30299)
“Dove andiamo?” Ripeté poi fissando di nuovo Talia. “Beh, con te anche in capo al mondo, ma per stasera mi accontenterò di cavalcare nel bosco… prego, milady…” indicando alla ragazza di incamminarsi “… dopo di te. Sai che sono un cavalier cortese. E poi voglio darti un po’ di vantaggio, così non potrai avanzare scuse quando vincerò la nostra gara!” Sorrise, facendole l’occhiolino.

Sorrisi di nuovo, poi scossi la testa...
“Sai... potresti davvero riuscire a prendermi cavalcando Matys. Ma questo solo se la convincerai a fidarsi di te!”
Spronai il cavallo e uscii dalle scuderie, qui mi voltai a guardarlo.
“Avanti, milord...” soggiunsi divertita, dando un colpo alle briglie e partendo al rapido trotto “Vediamo se sei davvero il cavaliere di cui si vocifera!”

Guisgard 11-05-2011 01.44.06

Pasuan si avvicinò al letto e fissò Dafne.
Aveva i capelli spettinati, il volto sudato e lo sguardo stanco.
Ma in quel momento il suo viso emanava una bellezza particolare, pura, luminosissima.
“Sei bellissima, sai…” disse Pasuan con un filo di voce.
Un attimo dopo si ritrovò il piccolo Hubert fra le braccia.
“Non restare lì impalato, fratellino!” Esclamò sua sorella Nian, con ancora gli occhi lucidi per la commozione.
Il cavaliere allora cominciò a fissare e a sorridere teneramente a quel bambino.
“Sei stata davvero brava, Dafne…” sussurrò “… questo bambino è bellissimo… come te…”
Un attimo dopo, vinto dalla gioia, sollevò in alto il piccolo Hubert.
“Ben arrivato, piccolo mio!” Raggiante, mentre il neonato cominciò a piangere. “Sei bellissimo e diventerai un grande uomo! Potrai realizzare qualsiasi cosa, te lo prometto! E tutte le più belle cose di questo mondo saranno per te!”
Lo cullò poi con dolcezza, adagiandolo al suo petto ed il piccolo Hubert smise di piangere.
E mentre lo cullava, Pasuan fissò Dafne.
“Non pensavo potesse esistere tanta gioia a questo mondo…” disse sorridendole “… non ho mai conosciuto tanta gioia tutta insieme… oggi… oggi è il giorno più felice della mia vita…”

Morrigan 11-05-2011 02.04.35

La notte la rendeva sempre inquieta...
Andare a riposare, le aveva detto Finiwell... ma esiste mai un riposo? Esiste il riposo dei giusti, ed esiste il riposo degli uomini felici. Dormono le donne innamorate, allacciate alle braccia dei loro amanti, e dormino i fanciulli nel calore della casa. Dormono gli uomini stanchi che hanno fatto ritorno a casa dopo aver svolto il proprio dovere, e dormono anche tutti coloro che non conoscono nulla della vita fuorchè se stessi. Ma Morrigan sapeva che tutti gli animi inquieti sceglievano la notte per vagare. Quella notte fatta di incubi e fantasmi, di ricordi e di rimpianti, di desideri inespressi e di sogni inappagati.
Così, guardando la luna si era messa a passeggiare, lungo le mura della città.
Si trovava a Capomazda già da parecchi giorni, e le guardie del palazzo si erano già passate la voce circa la presenza in città di quella strana donna guerriera, che andava in giro vestita come un uomo e che aveva osato affrontare in duello uno dei più famosi cavalieri del ducato. Così ormai nessuno le dava più fastidio, e la lasciavano camminare in libertà, senza intralciarle il passo.
Morrigan pensava e sognava al contempo, combattuta tra vecchi e nuovi sentimenti, tra quello che aveva sempre conosciuto e quello che stava scoprendo... perchè il peccato non sta nel non conoscere, ma nel non cercare...

Ivan de Saint-Roche... quel nome si faceva ancora strada nei suoi pensieri... quell'uomo che troppo spesso aveva turnato le sue notti.
Non aveva mai compreso perchè suo zio Morven l'avesse lasciato in vita, dopo il suo tradimento. Carità cristiana, aveva detto lui. Ma nonostante le mille spiegazioni, Morrigan non aveva mai compreso. Perchè lasciare in vita un fantasma, ad oscurare le loro notti? Un fantasma che adesso stava ritornando in vita, a quel che aveva udito da Lho e da Finiwell. Riportato in vita dalla forza e dal denaro di lord Cimarow, e forse ancora assetato di sangue e di vendetta. E che toccasse proprio a lei, di metter fine a quella vita, le sembrava un inevitabile destino cui non sapeva sfuggire.
Samsagra, che già una volta aveva appoggiato la sua lama su quel collo di traditore, la stessa Samsagra, la stessa spada con il quale Morven aveva sfregiato il viso di quell'uomo prima di graziarlo, splendeva adesso stretta al suo fianco... questo non poteva essere un caso, non era una coincidenza. Esisteva un destino, anche per questo.

Così, mentre meditava, si trovò di colpo di fronte alle porte della città. Davanti a lei, il bosco si stenza oscuro e silenzioso, e appariva un intricato labirinto dove ogni vita era stata zittita di colpo dall'intensa luce della luna.
Due sentinelle passaggiavano pigramente avanti e indietro, le alabarde sulle spalle, attendendo il cambio del prossimo turno. Morrigan le salutò con un gesto del capo. Doveva essere dura per loro, quella notte, quando già il Maggio fiorito spirava profumo di fiori dalle finestre delle abitazioni vicine. Doveva essere duro quel buio e quel freddo, da sopportare, nell'ansia che qualche terrore notturno potesse sopraggiungere a Capomazda, così come di certo stava accadendo in qualche villaggio sconosciuto, là fuori.
Morrigan pensò che sarebbe stato gentile portare loro qualcosa da bere, così fece una corsa verso la più vicina locanda e prese due boccali di birra leggera e calda, quindi tornò con passo sicuro verso le due sentinelle.

"Queste sono per voi" disse con un sorriso, porgendo agli uomini quella bevanda.

Li osservò mentre prendevano i boccali.

"Dite, soldati... a che punto è la guerra? E quali notizie da coloro che sono fuori, in pattuglia?"

Poi mentre faceva loro quelle domande, si accorse che nei suoi pensieri si era nascosto un altro interrogativo. Una curiosità che le era venuta alla mente in quei giorni, non come un pensiero chiaro, ma come una sensazione che non aveva forma propria. Come quando ci si accorge dell'assenza di qualcosa a cui siamo ormai abituati nel momento in cui ci accorgiamo che non è più al suo posto...

"Scusatemi se sono troppo invadente, ma... avete forse notizie di quel cavaliere che venne con noi da Camelot? Di sir Guisgard, intendo... è questo il suo nome. E da un po' che non lo si vede più in giro..."

Guisgard 11-05-2011 02.31.59

I soldati soddisfarono la loro sete grazie alla bevanda che Morrigan aveva dato loro.
“Quel cavaliere dite? Non saprei…” disse uno dei due “… tu ne hai notizie?” Chiese all’altro.
“No, non l’ho vedo in giro da qualche giorno…” rispose indifferente l’altro “… immagino sarà da qualche parte a far baldoria… tipi come quello hanno in mente solo il gioco, il vino e le donne…”
E finito di bere, ringraziata Morrigan, i due soldati ripresero il loro turno di guardia.
Ad un tratto però la ragazza, nel silenzio che avvolgeva la cittadella, udì una lenta e malinconica melodia provenire da qualche parte lungo le mura.
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Morrigan 11-05-2011 03.03.19

Musica, aria divina...
Si levava lenta nella notte. Lenta ed inspiegabile. Morrigan fissò le guardie e vide che erano intente a bere e a scherzare. Non avevano udito nulla?
Ma lei sì.
Così, come seguisse l'incanto di quella notte, prese a seguire quelle note. Non sapeva da chi provenissero, nè dove l'avrebbero portata, ma in fondo, da quando era giunta a Capomazda, era forse accaduto nulla di quanto ella stessa aveva preventivato? E avrebbe visto e conosciuto così tante cose se avesse sempre e soltanto seguito i suoi piani? In fondo la sua curiosità l'aveva fino a quel punto portata a vedere ciò che agli occhi degli altri era sempre rimasto celato. E chi era poi lei per rifiutare l'invito di quella notte così densa di pensieri? Ed in ogni caso, aveva sempre Samsagra accanto a sè, nel caso in cui fosse stato un demone e non un angelo a suonare così dolcemente nell'oscurità.
Pensando tutte quelle cose in un solo istante, Morrigan seguì quel suono lungo le alte e robuste mura della città.

Guisgard 11-05-2011 03.47.43

Quella musica.
Sembrava farsi cullare e trasportare da quel fresco e pulito alito di vento che accarezzava le alte ed antiche mura della cittadella.
Morrigan seguì quelle note che parevano racchiudere sospiri e sogni rubati a quella notte ed altre mille notti forse.
Ad un tratto, la ragazza, intravide una sagoma nell’oscurità.
Stava seduta ai piedi di un barbacane, su una bassa muratura merlata che celava un muretto a scarpa che correva lungo le basi interne delle mura.
Morrigan si avvicinò a quella misteriosa figura che sembrava assorta in un mondo tutto suo.
Un mondo lontano e forse mai abbastanza rimpianto.

“Tua madre è molto bella, Guisgard...” disse Vivian “... ma è sempre così triste...”
Guisgard si voltò a fissare sua madre.
Stava seduta accanto alla staccionata e leggeva dei versi.
Li leggeva a bassa voce, con un delicato e silenzioso movimento delle labbra.
Di tanto in tanto, senza badarci, giocava con una ciocca di capelli che le scendeva lungo il viso, intrecciandola ad un dito.
Era bella, pensava il ragazzo, troppo bella per essere così triste.
“Mamma…” mormorò “… partiamo… andiamo lontano, dove finisce il mondo… dove non si invecchia e non si piange mai…lascia che ti conduca lontano da qui, da questa tua tristezza che odio ogni giorno di più...”
Lei lo accarezzò con dolcezza e tenerezza.
“Sei la mia gioia, Guisgard…” sospirò “… la mia unica e sola gioia, ma sufficiente per rendermi la donna più fortunata del mondo…”

Ad un tratto smise di colpo di suonare.
“Chi è là?” Chiese Guisgard fissando Morrigan nascosta tra le ombre di quella notte.

Morrigan 11-05-2011 04.02.03

Il mondo di notte sembrava diverso.
Lei lo aveva sempre pensato.
Tutto ciò che lo popola, uomini e oggetti, assume nuova sembianza. O ritorna alla propria primigenia, più sincera essenza.
E lui, nonostante il suo sarcasmo, nonostante il suo mistero, di certo non poteva sfuggire a questa regola!

Lo fissava mentre suonava, sapendo di non poter essere vista. E gli parve un'altro uomo. Sconosciuto, ancor più di quanto non lo fosse già la sua figura diurna. Rassicurante, in maniera bizzarra ed inaspettata. Sconosciuto e rassicurante... doveva proprio ammettere di avere una mente parecchio strana, se poteva eleborare un simile paradosso!
Ma lui suonava, assorto in quella vaga oscurità della sera, illuminata da una luna che si disegnava come uno spicchio perfetto nel cielo. E in quella musica vi era un ricordo dolce e triste insieme... si, un ricordo, un'immagine lontana, forse perduta, ma di certo molto amata. E Morrigan l'ascoltò percè in quelle note c'era la terra, c'era il vento e c'era la vita, e c'erano infine ricordi e malinconie che lei poteva comprendere... finalmente una lingua che anche lei poteva comprendere!
Ma poi di colpo la musica cessò, e una voce cupa, quasi infastidita, ruppe quell'incanto:

“Chi è là?” chiese Guisgard.

Lei sobbalzò, vedendosi scoperta, e per un istante non seppe cosa fare. Si vergognava di averlo spieto a quel modo, e non avrebbe voluto ammetterlo. Ma si fece avanti ugualmente, con lentezza, lasciando che la luce della luna scoprisse il suo viso, pronta ad affrontare il suo biasimo o il suo fastidio.

"Sono io," rispose, e la voce le uscì inusualmente bassa, come disarmata "sono Morrigan..."

Disse il suo nome semplicemente, come se fosse normale, come se lui avesse dovuto aspettarselo. Ma non era normale e non poteva pretendere che per lui fosse familiare accogliere un estraneo in quel momento in cui di certo avrebbe preferito restare da solo.

"Mi dispiace avervi interrotto, così... quella musica era così bella, ed io non ho potuto fare a meno di fermarmi ad ascoltare"

Guisgard 11-05-2011 04.10.59

Gouf ascoltò le parole di Melisendra per poi restare in silenzio alcuni istanti.
“Ho imparato” disse rompendo finalmente quel silenzio “che gli ordini senza senso non danno mai frutti… il mio non è un ordine… potrebbe essere tante cose… forse una supplica, forse un consiglio… tu sei l’unica possibilità che abbiamo per penetrare in quel luogo senza attirarci sospetti… consegnando te, uno dei miei cavalieri potrà agire indisturbato e raccogliere le informazioni che ci occorrono...”
Si avvicinò allora alle sue spalle e le sfiorò i capelli.
“Cosa ti spaventa veramente?” Chiese alla ragazza. “Morire? Non ti ha mai fatto paura la morte in passato… ora è forse cambiato qualcosa? Hai forse qualcosa per cui valga la pena vivere?”
Guardò poi verso la finestra.
“La notte…” mormorò “… il suo silenzio è a volte insopportabile… come il tuo in questo momento… cosa condividi con questa notte, Melisendra? I suoi stessi fantasmi e i suoi medesimi demoni? Anche il meraviglioso azzurro dei tuoi occhi, come queste impenetrabili tenebre, cela forse qualcosa di misterioso?”
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Guisgard 11-05-2011 04.29.24

I due cavalli si lanciarono al galoppo, prima attraverso la campagna, poi fino ai margini del folto bosco.
Il crepuscolo già ricopriva ogni cosa quando Icarius e Talia raggiunsero quel lussureggiante bosco.
Il vento era calato ed ora il suo soffio era mite e l’aria, limpida e profumata, rendeva il cielo, che andava a specchiarsi nell’imbrunire, già chiaro delle prime stelle della sera.
In lontananza andavano spegnendosi, nell’incanto della sera, le luci del borgo e dietro la corsa dei due cavalli si mostrava ormai solo un luminoso alone dorato che sembrava riflettersi tra il cielo e la terra.
Talia era davanti e galoppava libera, come forse da tempo non lo era più stata.
Icarius la seguiva poco dietro, sorridendo e chiamandola a gran voce.
“Corri, corri, milady!” Diceva “Ma non riuscirai a starmi davanti ancora per molto! Avanti, Matys, raggiungiamoli!” Spronando poi la sua cavalla. “Dimostriamole cosa sa fare un cavaliere capomazdese quando è in sella ad un cavallo di Sygma!”
Incitò allora ancor di più la sua cavalla, tanto che questa aumentò la sua corsa, raggiungendo Talia ed il suo cavallo.
“Allora, lady so tutto io? E’ tutto qui quello che sai fare? Anche stavolta Ippomene sembra abbia raggiunto Atalanta!” Scherzò raggiante Icarius, affiancando Talia. “O forse preferivi essere Dafne che fugge Apollo?” E rise di gusto.
Ma proprio in quel momento Matys aumentò improvvisamente l’andatura, superando di slancio Talia ed il suo cavallo.
“Ehi, va bene così!” Esclamò Icarius. “Li abbiamo raggiunti, non occorre galoppare così velocemente!” Tentò allora di fermare la corsa della sua cavalla, tirando con decisione le redini, ma Matys cominciò a scalciare con forza.
“Ma cosa ti prende?” Urlò Icarius, mentre la sua cavalla si dimenava e saltava come un ossesso.
Quella strana danza tra i due continuò per un pò, fino a quando Icarius fu sbalzato via e rotolò rovinosamente nel terreno.
E solo quando si liberò del suo cavaliere, la cavalla sembrò tranquillizzarsi, arrestando finalmente la sua indomita foga.
Tutto questo mentre Icarius giaceva accanto ad essa senza muoversi, come se avesse perso i sensi.

Guisgard 11-05-2011 05.09.48

Guisgard fissò Morrigan con uno sguardo enigmatico.
Poi quel suo sorriso scanzonato e guascone giunse ad ammansire il suo volto.
“Dovreste essere più prudente, milady!” Disse divertito. “Siete fortunata che abbia lasciato la mia spada dal maniscalco, o a quest’ora vi avrei già potuta infilzare! Sapete, c’è un mucchio di gente in giro che vorrebbe farmi la pelle…” continuò mettendo via l’ocarina “… mariti traditi, cavalieri sconfitti in qualche torneo e anche qualche dama gelosa!” E scoppiò a ridere.
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Morrigan 11-05-2011 05.30.15

Lei sorrise e scosse il capo, nascondendo per un'istante la sua espressione dietro una ciocca di capelli.

"Ma non è di mariti traditi o di amori clandestini che stavate cantando poco fa..."

Gli si avvicinò di qualche passo. Adesso, se avesse teso la mano, avrebbe potuto sfiorarlo. I suoi occhi brillavano nell'oscurità della notte.

"So riconoscere il suono di un ricordo..."

Disse questo, poi si voltò a guardare il cielo, e rimase così ferma, accanto a lui, per qualche minuto.

"E adesso ditemi..." e nella sua voce apparve l'ombra di un sorriso "dov'è che sparite, all'improvviso e senza che di voi si abbia più traccia? Forse potete confondere gli altri, ma non me..."

Si voltò a guardarlo lanciandogli un sorriso civettuolo.

"Lo sapete bene, immagino, che la curiosità è donna!"

cavaliere25 11-05-2011 10.45.15

Speriamo di trovarli li dissi guardando Finiwell se no non saprei dove potrebbero essere e continuai a seguire Finiwell sentivo un po di stanchezza ma ancora riuscivo a stare in piedi

Talia 11-05-2011 12.42.39

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 30318)
“Allora, lady so tutto io? E’ tutto qui quello che sai fare? Anche stavolta Ippomene sembra abbia raggiunto Atalanta!” Scherzò raggiante Icarius, affiancando Talia. “O forse preferivi essere Dafne che fugge Apollo?” E rise di gusto.

Anche io risi... la corsa, il vento tra i capelli, la sua voce e i suoi occhi... in quell’istante mi sentii bene, lo guardai e mi sentii felice come non mi capitava più da tanto tempo...
Ma fu un istante, poi tutto precipitò.
Ebbi la percezione di ciò che stava per succedere un attimo prima che avvenisse: vidi Icarius distrarsi e Matys, che ancora non si fidava completamente di lui, si imbizzarrì... aumentò ancora il passo, tanto che per un momento il duca ne perse il controllo.
“Icarius!” gridai, schiacciandomi sul collo del mio sauro e spronandolo ad aumentare l’andatura in modo da consentirmi di raggiungerli “Tieniti, Icarius! Lasciala correre... Lasciala...”
Ma lui non mi sentì e, con un gesto istintivo, tirò le briglie.
Era l’unica cosa che non avrebbe dovuto fare... e Matys perse completamente la testa.
Con orrore la vidi iniziare a saltare e a scalciare forte, tentando in ogni modo di disarcionarlo.
Tentai di avvicinarmi ma non potevo farlo troppo...
“Buona Matys...” gridai nella lingua di Sygma, nella speranza di calmarla “Buona! Calma!”
Ma lei non sentiva, era irrefrenabile... un attimo dopo si sollevò d’impeto sulle zampe posteriori e il duca fu sbalzato a terra, cadendo duramente.
Il mio cuore si fermò.
Balzai giù dal mio sauro prima ancora che si fosse fermato del tutto e mi precipitai su mio marito...
“Stupido, stupido inutile cavallo!” inveii contro Matys passandole accanto, ora che sembrava essersi tranquillizzata.
Corsi verso il duca e mi inginocchiai di fianco a lui...
“Icarius...” mormorai, prendendo delicatamente la sua testa e le sue spalle tra le mani e adagiandomelo in grembo “Icarius, mi senti?”
Ma lui non mi rispose e un cieco terrore mi invase. Mi sentivo male... male in un modo indescrivibile. Un misto di paura, di colpa, di disperazione si impossessò di me e mi rese difficile pensare a qualsiasi cosa, sentivo solo quel dolore lancinante che mi riempiva il petto...
“Ti prego...” implorai con voce rotta, spostando piano una ciocca di capelli che gli era finita sugli occhi e carezzandogli ritmicamente il viso con la punta delle dita “Ti prego, rispondimi! Ti prego, io...” ma un nodo mi serrò la gola e mi tolse la voce, mentre l’altra mia mano stringeva convulsamente la sua spalla.

Melisendra 11-05-2011 16.56.20

Stizzosamente lo allontanai da me. Cercai di trattenermi dall'esplodere in una furia, cosa che mi succedeva quando gli eventi mi sfuggivano di mano. Non era mai una buona idea... quante volte mi ero dibattuta inutilmente nella mia gabbia, con tutte le mie forze, fino allo stremo? Ed era valso qualcosa?
Ricordai la sensazione che avevo percepito, assaporando i primi istanti di disperata libertà, in groppa a Pandemonio, che mi portava in salvo.
Ma la lotta era appena iniziata. Mi spaventai quando mi resi conto che, sola e fuggitiva, avrei continuato a viaggiare, cercando un posto dove far nascere il mio bambino. E realizzai che avrei dovuto farlo da sola.
Il mio ventre era gonfio, ma avevo continuato a cavalcare fino a pochi giorni prima del parto, quando mi ero rifugiata in un vecchio capanno in un noccioleto, proprio accanto a un fiume. Mi sdraiai accanto al fiume, mentre le prime stelle illuminavano il cielo. Accanto a me c'era un fuoco acceso e tutto ciò di cui avevo bisogno: acqua calda, un coltello e coperte. Durò fino all'alba il mio travaglio, interrotto solo dai nitriti di Pandemonio. Poi ricaddi stremata dall'ultima spinta.
Non piangeva. Feci appello alle mie scarse conoscenze mediche e finalmente si levarono quegli strilli acuti e furibondi. Piansi anch'io.
Avevamo continuato a viaggiare, se ne stava addormentato contro il mio petto, avvolto strettamente contro di me. Mi guardava con quei suoi occhioni e stringeva la punta delle mie dita con forza e determinazione. Folte ciocche di riccoli biondi, quasi bianchi, fuoriuscivano dalla cuffia. Quanto lo amavo... cresceva a vista d'occhio e presto iniziò a tentare tremuli passi con le sue gambette.
Erano quasi due anni che non ci fermavamo, quando arrivammo a Poggio del Sole. E capii che non potevo trascinare Uriel con me in giro per il mondo per sempre.
Sbattei con forza il pugno sul tavolo, rovesciando una coppa fortuitamente vuota.
"Non sai di cosa stai parlando... che ne sai tu di vivere, quando ti ostini a dedicare te stesso alla morte? Non c'è nulla che per te valga qualcosa... non risparmieresti niente e nessuno dalla tua furia!"
Mi alzai di scatto e rovesciai la sedia. Le dita mi dolevano intorno al cristallo.
"Se c'è una ragione per cui dovrei spezzare il mio silenzio e crederti diverso da quelli che hanno banchettato con la mia anima... dimmela e forse ti dirò il mio segreto."

Lady Morgana 11-05-2011 18.26.43

Assistetti a tutta la scena, senza poter intervenire. Il duca che veniva disarcionato da un cavallo imbizzarrito e Ldy Talia che correva verso di lui per vedere come stava.

Deve aver perso i sensi... o anche peggio. Speriamo di no. Il mio piano si è già abbastanza complicato... improvviserò!

Mi levai di dosso più sangue che potei e uscì dal mio nascondiglio correndo verso Lady Talia e il duca Icarius.
"Mylady! Serve aiuto? Ho assistito a tutta la scena...posso aiutarvi?" cercai di utilizzare la voce più dolce e innocente che avessi.
Guardai Lady Talia e attesi una sua risposta.

Forse non è andata così male... se l'aiuto a salvare il duca, di sicuro si ricorderà di me e mi presterà attenzione. Forse mi prenderà addirittura in simpatia! Se solo potessi spiegarle tutto subito...

Lady Dafne 11-05-2011 19.05.39

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 30310)
“Non pensavo potesse esistere tanta gioia a questo mondo…” disse sorridendole “… non ho mai conosciuto tanta gioia tutta insieme… oggi… oggi è il giorno più felice della mia vita…”

Non mi sembrava possibile dopo tanto dolore, dopo quel lutto, poter dare un padre al mio bambino. Ora Pasuan era lì e aveva deciso di accollarsi quel ruolo senza pensarci troppo su. Stringeva Hubert come se fosse veramente figlio suo, e con lo stesso amore lo guardava incantato come se fosse la cosa più bella e preziosa del mondo. Mi salirono di nuovo le lacrime agli occhi per la contentezza, non potei fare a meno di abbracciare entrambi gli uomoni della mia vita con un trasporto immenso. Piansi di gioia sulla spalla di Pasuan e nascosi il viso nell'incavo tra la spalla e il collo mentre con una mano stringevo e accarezzavo uno dei piccoli piedini di Hubert.

"Mi sembra un sogno, Pasuan, non avrei mai creduto di poter dare un padre a questo bambino. Guardalo com'è bello! E' perfetto, guarda..." mi tirai un po' su e iniziai a guardare con attenzione il piccino che intanto, tra le braccia del suo 'papà acquisito', si era addormentato

"ha dieci dita dei piedi, dieci dita delle mani, due occhi, un nasino a patatina delizioso, due orecchie e mi sembra pure cicciottello, non trovi? Che dici, mi somiglia? Beh, i capelli di certo non sono miei, lui è biondo..." risi, mi sentivo un po' ridicola ma quelle piccole cose mi rassicuravano: il mio bambino era sano sebbene fosse nato con un po' di anticipo.

Non parlai più, alzai il viso e protesi le labbra verso quelle di Pasuan baciandole. Sorrisi

"Sono un po' stanca ma non ho voglia di dormire, voglio stare qui con te mentre coccoliamo il nostro piccolo. Possiamo rimanere qui o disturbiamo la tua famiglia? Altrimenti torniamo a Capomazda subito, non vorrei essere un peso per tua madre e tua sorella, posso cavarmela da sola. Tu piuttosto, puoi rimanere con noi due o devi ripartire subito? Dai, sei appena diventato papà, non ti spettano di diritto alcuni giorni di licenza?" dissi facendo gli occhi dolci come una bambina che chiede un nuovo gioco a sua madre.
"Oddio, credo che sia il caso di parlare con la tua famiglia, si domanderanno come mai io sia piombata qui a partorire, non vorrei che pensassero che noi... insomma... che noi..... sì beh che questo bambino sia nato da una nostra relazione sconveniente...."

Guisgard 11-05-2011 19.33.02

Gouf la schiaffeggiò all’improvviso.
“Cosa ne sai tu della vita e della morte? Forse conosci il peccato, il dolore, ma non certo la morte!” Disse quasi con disprezzo.
Il disprezzo che da la solitudine.
“E quando arrivi a conoscere davvero la morte” continuò “allora comprendi che è troppo tardi per tutto! Perché quando arriva è silenziosa, ma quando va via lascia dietro di sé un senso di solitudine ed impotenza! E solo quando conosci la morte davvero, arrivi a comprendere anche la vita… ma allora è troppo tardi perché non hai più nulla…”
Si avvicinò alla finestra, quasi a volersi perdere nella sterminata ed implacabile brughiera.
“Gli uomini hanno bisogno di trovare la forza per andare avanti…” mormorò “… e questa forza può venire solo da due cose… o dall’amore, o dall’odio… ed io ho tanto odio dentro” voltandosi verso Melisendra “da poter distruggere il mondo intero! E tu non sei diversa da me… qual è questo tuo segreto? Il tuo odio per me? Si, è quello… perché sei tornata? Ti ha mandata lui per tentare nuovamente di uccidermi? Cosa ti ha promesso stavolta? La libertà?”
La fissò per un interminabile istante.
“Una donna come te non sarà mai libera…” aggiunse “… sei come me… siamo soli… e quando si è soli, non si è mai liberi…”

Guisgard 11-05-2011 19.42.03

“Sono come il vento che spira tra le mura di questo posto.” Disse Guisgard divertito. “Che si aggira inquieto fra le torri, quasi a lambire il cielo. Si sa da dove arriva, che sia zefiro, maestrale o scirocco, ma non dove è diretto. Il vento puoi sentirlo, toccarlo, lasciarti accarezzare dal suo alito, ma non puoi imprigionarlo. Il vento è libero.”
Fissò Morrigan facendole l’occhiolino.
“Ora perdonate, milady…” aggiunse “… sono atteso in un luogo. Vi chiederei di seguirmi, ma temo che quel posto non sia adatto ad una ragazza come voi.”
Sorrise e mostrò a Morrigan un profondo e scherzoso inchino.

Guisgard 11-05-2011 20.01.29

“Ehi, bambina…” disse dolcemente Pasuan a Dafne “… hai appena partorito, perché tutti questi pensieri? Qui possiamo restare tutto il tempo che vogliamo.” E sorrise.
Fissò poi il piccolo, accarezzandolo dolcemente.
“Io dico che ha il profilo del cavaliere…” fece divertito “… si, ovvio… è poi è bello robusto! Credo che molto prestò dovrò già dargli le prime lezioni… su come andare a cavallo, come tirare di spada, come tendere l’arco…” e scoppiò a ridere.
“Ma sei impazzito?” Esclamò Mian entrando nella stanza con del latte caldo per Dafne. “Questo bambino non è mica come te e quegli scavezza collo dei tuoi compagni! No, lui sarà tutto ciò che non sei tu! Studierà e forse diventerà un filosofo, o magari un poeta! Altro che armi e duelli!”
“Ehi, ma lo sai che come zia non sei niente male, sorellina?” Divertito Pasuan. “Dai, saluta la zietta…” prendendo la manina di Hubert “… zietta, quand’è che mi darai un cuginetto?”
“Scemo!” Andando via Mian.
“Si, ti somiglia…” rivolgendosi poi a Dafne “… non ho mai visto un bambino più bello…”
Sfiorò allora con una mano il volto di Dafne.
“Sei una creatura speciale, sai…” le sussurrò “… oggi hai fatto un miracolo… questo bambino… sei arrivata nella mia vita, riempiendola con il tuo sguardo, il tuo sorriso, la tua voce… e poi mi hai donato lui… voi siete la mia felicità, la mia gioia… hai reso tutto ciò che mi circonda una favola… come potrei ripagarti di tutto questo, se non con una vita di felicità…”
Le si avvicinò e le sfiorò dolcemente le labbra, baciandola poi appassionatamente.
Mentre il piccolo Hubert, tra loro due, stringeva con la manina la treccia di Pasuan che gli scendeva lungo la giubba.
http://www.ebbisham.co.uk/ve-aotc/images/kiss.jpg

Guisgard 11-05-2011 20.06.23

“Ah… sono… ferito… sono ferito…” disse ansimando Icarius, mentre una ciocca dei capelli di Talia gli accarezzava il volto “… gravemente… mortalmente… al cuore…”
Aprì di colpo gli occhi e le fece l’occhiolino.
“Non ti facevo tanto premurosa, milady!” Esclamò sorridendole. “Devo dire che fra le tue braccia si sta meravigliosamente bene! Per un attimo ho creduto di essere in Paradiso! Dai, mi merito un bel bacio dopo quella rovinosa caduta, no? Per lo spavento che mi sono preso! Ad un uomo ferito non si rifiuta nulla!” Aggiunse restando adagiato su suo grembo.
In quel momento però si accorse della giovane Sayla a pochi passi da loro.

Lady Dafne 11-05-2011 21.03.08

Bevvi a piccoli sorsi il latte caldo che la sorella di Pasuan mi aveva portato, mi sembrò del fiele rivitalizzante. Mi riscaldò e mi diede un po' di forze in più.

"Comunque Pasuan non prendertela ma ha ragione tua sorella, meglio se diventa un letterato piuttosto che un cavaliere... e sai perchè! Però deciderà lui cosa vuol fare della sua vita. Ma Hubert è pur sempre figlio di cavalieri e quindi qualche trucchetto potrai insegnarglielo, ma non troppo eh?!"

Finii il mio latte, ripresi in braccio il piccolo Hubert che iniziava a piagnucolare per la fame. Istintivamente il piccolo cercò il seno per attaccarsi, mi imbarazzai un po' a dovermi scoprire difronte a Pasuan ma poi lo feci, alla fine era una cosa naturale. Il bambino succhiò quel poco latte che c'era e poi si rimise a dormire senza piangere, lo adagiai sui letto accanto a me.

"Sembra un bambino buono e tranquillo, vero? Questa qualità l'ha persa da me! Beh, sarà meglio che mi riposi un po' anch'io, inizio ad avvertire un senso di stanchezza e malessere. E' stata una giornata faticosa per me... ho fatto un bambino!" dissi ammiccando

Mi accoccolai ancora di più a Pasuan e poco dopo mi addormentai.

Melisendra 11-05-2011 22.57.31

Lo schiaffo mi fece barcollare. Mi aggrappai al tavolo.
Ricacciai indietro lacrime di frustrazione.
Alzai lo sguardo verso di lui.
"Non posso... ucciderti." Sibilai. "Non capisci? Sei tu che mi hai dato ciò per cui vivo!" Gridai.
"E sì, ucciderò chiunque cerchi di togliermelo... soprattutto lui, ma non posso uccidere te." Guardai la candela sul tavolo e la afferrai rapidamente.
Strinsi il cristallo e mi punsi con uno spillo, fino a quando il sangue non sgorgò e potè nutrire la fiamma. Feci tutto molto rapidamente... il fumo si levò e lo evocai.
Uriel apparve nella nebbia che si era creata, tanto vicino che quasi avrei potuto stringerlo. Sorrideva, giocando con quello che sembrava un cavaliere intagliato nel legno. I suoi riccioli freschi di bagno ricadevano morbidi sulle guance e si asciugavano scompostamente. Parve vedermi, forse gli apparivo come nebbia confusa, ma certamente grazie ai suoi poteri poteva percepire la mia presenza. Continuò a giocare col suo cavaliere.
"Ci avrebbe uccisi... se io non avessi ucciso te..." ero concentrata. "Se non fossi scappata... sarebbe diventato un altro dei suoi giocattoli di morte."
Il fumo si dileguò e io crollai, sfinita.
"Non potevo permetterlo... è grazie a lui che ho avuto la forza di riprendermi la libertà ed è per lui che la difendo... il suo nome è Uriel... e sei stato tu a darmelo."

Guisgard 12-05-2011 00.35.34

Gouf osservò l’immagine evocata dalle arti di Melisendra.
Restò per un attimo in silenzio.
Un silenzio enigmatico, indecifrabile, durante il quale strane e sfuggenti emozioni attraversavano il suo volto.
Poi, all’improvviso, come destatosi, si scosse ed afferrò con forza Melisendra.
“Tu menti!” Disse fissandola negli occhi. “E’ uno dei tuoi trucchi! Vuoi confondermi, turbarmi! O forse solo ingannarmi per paura che io ti invii a Capomazda!”
I suoi occhi, neri come la notte e specchio di quell’abisso infinito che aveva dentro di sé, nel quale sembravano essere precipitati tutti i suoi sentimenti, penetravano in quelli di lei.
“Un figlio non nasce dall’odio!” Gridò. “Eri venuta per tradirmi ed uccidermi, non per amarmi! E quell’immagine che mi hai appena mostrato è solo l’ennesima illusione, l’ennesima menzogna!”
E continuava a fissarla, come se cercasse qualcosa nei suoi occhi.
Forse cercava di scorgere la verità.
Una verità che forse, più di qualsiasi nemico, più della morte stessa, faceva paura al Cavaliere del Gufo.
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Morrigan 12-05-2011 01.13.55

Morrigan ascoltò quelle parole senza un sussulto e il suo sguardo scivolò a seguire quel movimento mentre Guisgard si sollevava e le sorrideva con quel solito sorriso di sfida e di sarcasmo.
Si sarebbe detto che quella fosse la sua abituale espressione, eppure Morrigan sapeva che non era così. Non aveva quel sorriso quando erano giunti nel villaggio devastato, e non aveva quel sorriso nemmeno un istante prima, quando lo aveva sorpreso a suonare quell'aria melanconica. C'era qualcosa che quell'uomo non avrebbe mai voluto rivelare di se stesso. Qualcosa di così profondo che faceva restare muta la sua stessa anima. E Morrigan, che aveva già conosciuto quell'ansia, si sentiva profondamente toccata da quel pensiero.
Così, inavvertitamente, senza nemmeno pensarci, tese una mano verso di lui, proprio nell'istante in cui egli si era appena risollevato da quell'inchino irriverente, e con la punta delle dita gli sfiorò il viso.

"Il figlio del vento... un altro figlio del vento..." sospirò piano, e i suoi occhi in quel momento erano calmi e seri, in netto contrasto con il tono scherzoso di lui "e il vento si sa, non si può fermare! Ma almeno lui, il vento... lui sa dove sta andado? O si aggira impazzito come le foglie che sbatte via lungo il cammino, alla ricerca di una strada che non trova?"

Melisendra 12-05-2011 01.24.55

Più lui mi scuoteva più sentivo la tempesta dentro di me placarsi.
Lo guardai con rassegnazione e ascoltai ciò che diceva.
"Lo credi davvero? E credi davvero che abbia finto di amarti all'epoca?" Presi fiato. "E ora? Cosa credi che stia provando... adesso?"
Mi girava la testa, quell'evocazione mi aveva sottratto le forze.
"Inviami pure a Capomazda... non mi importa, ma affronta la verità."
Strinsi il suo mento tra le dita e lo costrinsi a guardarmi dritto negli occhi.

Guisgard 12-05-2011 01.27.39

Pasuan guardò Dafne mentre stendeva il capo sul cuscino, col piccolo Hubert che già dormiva accanto a lei.
“Eh? Ma si, certo…” disse imbarazzato il cavaliere “… certo, sarai stanca… riposati… io… io vado di là… buon riposo…”
Uscì dalla stanza e raggiunse sua madre e sua sorella.
“Si sono addormentati…” sussurrò Pasuan.
“Si, un po’ di riposo le farà bene.” Annuì la madre. “Ed anche al piccolo. A quell’età i bambini devono solo mangiare e dormire. Dafne avrà già allattato il piccolo, immagino.”
“Cosa? Ah, si… si certo…” farfugliò Pasuan ripensando per un attimo la scena dell’allattamento.
“Cos’hai, fratellino? Sei in imbarazzo?” Chiese maliziosa Mian.
“Io? Ma poi perché non pensi agli affari tuoi!” Rispose piccato Pasuan.
Fissò poi sua madre.
“Come fai a conoscere il suo nome?” Chiese. “L’hai chiamata Dafne… come lo sapevi?”
“Fratellino, sei imbambola oggi!” Esclamò Mian. “Avrai pronunciato quel nome non so quante volte! Anche i mobili di questa casa sanno ormai che si chiama Dafne!”
La madre annuì sorridendo.
“Ora penso che tu voglia raccontarci un po’ di lei…”
“Si, mamma… è… è una cara amica…”
“Ma tu non eri quello che non ha mai creduto all’amicizia tra uomini e donne?” Intervenne sarcastica Mian.
“Insomma vuoi piantarla!” La riprese Pasuan. “Non hai nulla da fare? Perché non pensi a preparare qualcosa di buono? Per festeggiare il lieto evento?”
Mian gli fece una linguaccia.
“Prima Dafne mi ha detto che il bambino non è tuo…” mormorò la madre.
“Si, infatti…” chinando il capo Pasuan “… l’ho portata qui perché volevo che fosse al sicuro, protetta ed amata…”
“Hai fatto bene, Pasuan.” Sorridendo la madre.
“Beh, noi possiamo ospitarla, ma ad amarla devi pensarci tu, fratellino!” Fece Mian.
“Guarda che prima o poi te lo tiro davvero quella linguaccia che ti ritrovi!” Sbottò Pasuan. “Mamma…” con un’ombra di malinconia nella voce “... l’ho portata qui perché… se dovesse accadermi qualcosa… io so che ci sarete voi a prendervi cura di lei e del bambino…”
“Così mi fai paura, Pasuan…” mormorò Mian
La madre invece lo fissò senza dire nulla.
“Guarda che non ho ancora incontrato un cavaliere capace di battermi!” Esclamò Pasuan avvicinandosi alla sorella. “Perciò non capisco cos’hai da incupirti in questo modo!” E le fece l’occhiolino.
“Non dire più una cosa simile…” abbracciandolo Mian.
“Sono un cavaliere e sapete bene che siamo nel bel mezzo di una guerra…” stringendo a sé la sorella “… sapendo che Dafne ed il bambino sono qui al sicuro con voi, io mi sentirò più tranquillo... voi quattro siete la mia famiglia, le persone che più amo al mondo… tornerò sempre da voi… lo prometto…”
http://imageshack.us/m/9/2481/anakin...eranakinsk.jpg

Guisgard 12-05-2011 01.37.44

Guisgard restò a fissare Morrigan, mentre lei gli sfiorava il viso.
“Vi facevo dama guerriera, milady…” disse con un lieve sorriso “… ma non vi immaginavo anche poetessa e filosofa.”
Chiuse gli occhi e lasciò di nuovo a quel sorriso irriverente di rispondere per lui.
“Il vento alla fine ritorna sempre da dove è arrivato…” aggiunse “… e per quanto folle ed impetuoso possa apparire, anche per lui ci sarà il tempo del riposo… ora devo lasciarvi, milady… vi auguro i sogni più belli.”
Le sorrise e si incamminò verso il borgo.

Guisgard 12-05-2011 01.59.15

Gouf fissò Melisendra negli occhi.
L’oscurità e l’inquietudine dei suoi occhi sembravano scontrarsi col chiarore e con la luminosità di quelli di lei.
Lei era lì, davanti a lui.
Sembrava stremata, indifesa, abbandonata, vinta da un qualcosa troppo più grande di lei.
Cosa aveva quella donna?
Si chiedeva Gouf.
Perchè era così diversa da tutte le altre?
Se ci fosse stata un'altra al suo posto, lui l'avrebbe già uccisa.
Era bellissima.
Forse non l'aveva mai vista tanto indifesa e sofferente.
Era come la notte che brilla con la luce della Luna e delle stelle.
Una luce mistica, misteriosa, enigmatica, a tratti inquietante.
Melisendra, diversamente da tutte le altre donne, aveva qualcosa celato dentro di se.
Forse proprio in quei suoi meravigliosi occhi simili a smeraldi.
Quegli occhi.
Lo fissavano senza che lui potesse impedirlo.
Poteva quasi specchiarsi in quegli occhi simili a giada purissima, che velate lacrime, trattenute a stento dalla ragazza, rendevano ancora più luminosi.
“Cosa vuoi da me? Dimmelo…” disse sottraendo i suoi occhi dallo sguardo di lei “… cosa cerchi qui? Se hai detto il vero, allora non celarmi più nulla…”

Melisendra 12-05-2011 02.45.07

Chiusi gli occhi, come per fare chiarezza dentro di me.
Sospirai e li riaprii.
"Vorrei vederti libero dalla tua rabbia... per un po' eravamo stati felici..." abbassai lo sguardo. "Ma devo essere pratica... devo sapere come sei sopravvissuto quella notte al mio bacio e se è vero che avevi scoperto un modo per contrastare il potere del mio signore."
Le lacrime tornarono a minacciare di traboccare e ancora una volta raddrizzai la schiena e le ricacciai indietro.
"Quello che non sai... quello che non ti ho detto è l'eredità di Uriel: il tuo sangue, i miei poteri. E lui lo sta cercando..." respirai a fondo "Ora è al sicuro, ma chi può dire quanto?"
Quasi evitava il mio sguardo, come se i miei occhi fossero lame affilate. Se solo fosse riuscito a dimenticare quella sensazione di solitudine e a fidarsi di me. Ma non si sarebbe mai allontanato da una guerra e io non avevo nessun diritto di chiederglielo. Avrei potuto chiedergli di non cercare mai Uriel, ma non sarebbe mai stato giusto.
"E' la mia vita... e anche tu... anche tu lo sei. Non posso odiarti." Sfiorai la sua guancia.

Guisgard 12-05-2011 03.00.51

I due a cavallo percorsero rapidi il sentiero che tagliava la campagna fino al folto bosco.
L’aria mite del mattino era intrisa della luminosità che il Sole di Maggio diffondeva ovunque, mentre dalla terra si riflettevano i colori ed i profumi della Primavera.
“Avanti, amico mio, manca poco ormai.” Disse Finiwell a Cavaliere25. “Poco oltre l’inizio del bosco troveremo il villaggio di Pasuan.”
Spronarono allora i cavalli e continuarono la loro corsa.
Ma all’improvviso un uomo apparve lungo la strada e con ampi gesti chiese loro di fermarsi.
“Cosa diavolo succede?” Domandò insofferente Finiwell.
“Perdonatemi, messeri…” fece l’uomo “… sono un boscaiolo e da anni ormai conduco questo mestiere insieme ai miei figli. Loro però si sono arruolati nell’esercito, per via di questa maledetta guerra che affligge tutti noi. Sono rimasto così da solo… vi è una grossa quercia che da mesi tento ormai di abbattere… ma da solo non ci riesco… mi dareste una mano?”
“Accidenti!” Esclamò Finiwell. “Amico, noi in verità abbiamo una gran fretta!”
Fissò poi Cavaliere25.
“E sia…” annuì “… ma facciamo presto! Avanti, ragazzo, diamo una mano a questo boscaiolo!”


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