"Un nome.. Tutti i gloriosi cavalieri davano un nome alle loro spade.. Lo stesso Lancillotto e pure Carlo Magno.. E che nome aveva.. Ma io voglio sapere come siete, la vostra età, i vostri occhi" osservando le sue spalle e sedendomi vicino a lui.

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Quella casa aveva un qualcosa di inquietante, di gotico e misterioso.
Mi piaceva e sarebbe piaciuta anche alle mie sorelle.
Ispezionai ogni angolo della casa nell'attesa del ritorno del servitore, apprezzandone gli angoli più ricercati, gli arredi, i tendaggi, senza riuscire a liberarmi dall'idea che ci fosse qualcosa di profondamente inquieto.
All'arrivo dei servitori, diedi tutte le disposizioni affinchè preparassero la cena, illuminassero la casa per la cena.
Tutto doveva essere perfetto per l'arrivo del padrone, che speravo non avrebbe tardato.

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Sgranai gli occhi sbattendo le ciglia a quel commento.
Che sfacciato...
Tornammo al punto di rinvenimento del cadavere ed Elv iniziò ad ispezionare la zona.
"Sì, di sicuro era qualcosa di strano e sconosciuto, ma converrete con me che sia una cosa letteralmente dell'altro mondo, chi mai potrebbe possedere un attrezzo con simili capacità? Sembra un gingillo proveniente da un altro mondo..." sospirai, pensierosa.

Il viandante sorrise.
"Milady..." disse ad Altea "... una donna come voi può di certo far sussultare cuori più saldi e più nobili del mio... siete dunque una meravigliosa tentazione, ma sono certo rispetterete il voto fatto e non mi chiederete per ora di mostrare il mio volto." Con tono nobile, ma anche umile.

"E ditemi" sottovoce col volto vicino al suo "Quando si romperà il vostro voto? È per una donna.. Non siate umile, si vede nei vostri modi, il linguaggio, non siete un misero viandante.. Sapete.. Troverei estremamente eccitante un bacio celato dal vostro cappuccio. E ora mi considerate ancora casta e pia? " fissando il volto celato.

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"Un'arma dell'altro mondo..." disse Elv fissando Gwen "... cosa intendi? Tipo un'arma... dell'Aldilà?"



Mina fece si che tutto fosse pronto.
Verso il tardo pomeriggio arrivò una carrozza trainata da 6 cavalli neri come la notte.



Il vindante incappucciato ascoltò le parole sussurrate da Altea, non senza una forte carica sensuale, ma prima che potesse parlare nel salottino, senza farsi annunciare arrivò Ghin all'improvviso.

Rimasi pensierosa.
"Non saprei... Io non mi intendo molto di armi, ma penso siate d'accordo con me che una cosa simile non esiste... O almeno, pensavamo non esistesse, fino ad ora... È chiaro che non sia una cosa usuale e chi l'ha inventata deve essere davvero un folle..."

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Vidi arrivare Ghin e non mi mossi e guardai il viandante "No, il vostro occhio si sta sgonfiando non temete" sorridendo e osservando Ghin "Cugino, l'educazione gentilmente... Voglio la mia privacy. Avete qualcosa di importante da dirmi?" con fare irremovibile e seccato.

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Tutto era pronto, era tutto bellissimo, il padrone sarebbe stato tanto contento di me!
Mia sorella Mina aveva preparato tutto davvero alla perfezione.
E a me toccava accogliere il padrone.
Ci tenevo tanto ad essere io, perchè Des è sempre così dura e Mina così altezzosa.
Io invece preferisco andare dal padrone e stare con lui piuttosto che fare tutte le altre incombenze che piacciono tanto alle mie sorelle.
Allora indossai un bellissimo abito verde, e quando vidi la carrozza nera, trainata da sei cavalli scuri, corsi da lui.

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"Ah, ecco..." disse sorridendo Elv a Gwen "... per un attimo ho temuto credessi anche tu a qualche spettro o demone." Divertito.
Ad un tratto i 2 videro avvicinarsi qualcuno.
Era un cacciatore, con il suo fucile in spalla.



Ghin rise.
"Ma io devo proteggervi, cara cugina." Disse ad Altea. "Dunque, per farlo, devo potervi raggiungere in ogni momento." Guardò poi il viandante. "Non ho ben capito chi sia questo pezzante..."



Dalla carrozza, con indosso il suo abito scuro e lungo, il bastone intarsiato e dalla testa di lupo in argento, i lunghi capelli grigi e gli occhi chiari ed enigmatici, scese il padrone, trovandosi davanti la fedele Isy.
"Le tue sorelle hanno fatto un ottimo lavoro." Disse lui fissandola, per poi farlo cenno di avvicinarsi a lui.