Risi sia al suo gemito, che provocò in me altri brividi, sia alla frase sulla foto.
"Assolutamente no" ancora ridendo "E poi, anche se volessi, che piacere ci sarebbe? Immaginare è molto più eccitante che vedere..." risposi, rincarando la dose.

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“ Capisco che questo quadro sia tanto bello ma tu dovresti davvero andare a cas—“

Avevo ripreso a parlare dato che lei non rispondeva e io iniziavo a preoccuparmi di cosa fare, quando la piccola scosse la testa e disse qualcosa che riuscì a paralizzarmi.
Mi fermai, senza continuare ad avvicinarmi a lei, facendo un respiro profondo.

“ Dove lo hai sentito dire?”

"E' bello...sei un ragazzo semplice si vede, pure io vorrei avere tanti amici come te, ma viaggiando sempre non ho mai potuto avere una dimora fissa.." le mie labbra erano vicine alle sue e sentii le sue parole sussurrate, imbarazzate "Io..non ho mai consentito a nessuno di baciarmi per quello che ti ho detto prima, ma tu sei così spontaneo e genuino, magari sarà come nelle favole quando il Principe Azzurro sveglia Aurora" ridendo e poi mi feci seria, le mie labbra erano più serrate alle sue.."Baciami, abbracciami" ma sapevo non ne avrebbe avuto il coraggio, ma mi sarebbe bastato dormire sulla sua spalla.

Era meraviglioso, semplicemente meraviglioso.
Quelle mani su di me, ancora più abili di quelle di Best, ma non meno virili, più leggere, appassionate, quasi delicate, ma insieme audaci.
Mi beai di quel contatto, inebriata dalla loro vicinanza, dal loro respiro sempre più appannato, da tutta quella situazione carica di tensione, calore, passione.
Era meraviglioso.
Lo so, lo so che devo andare... un momento solo ancora.
Avevo la porta semiaperta dalla quale fuoriusciva un gemito leggero, soffocato.
Ma quelle mani erano infaticabili, meravigliose e mie.
Avrei voluto restare, avrei voluto perdermi in quel massaggio tutta la notte, ma non potevo.
Quella non era una semplice notte, era molto di più, e io non potevo lasciarmela sfuggire.
Così, estrassi qualcosa dal reggiseno, una pallina piccola, e la lasciai cadere a terra, subito una leggera nebbiolina si sprigionò, una mistura capace di far addormentare ci ti sta attorno in un attimo.
Era un'ottima via di fuga.
Dopotutto, l'ha detto anche Yanox che sono una maga.
Allora, barando, mi voltai per vedere chi fosse ad accarezzarmi in quel modo tanto sensuale, mentre scendevo dal divanetto allungando la mano verso qualcosa di scuro e leggero, posato all'apparenza distrattamente su una sedia lì vicino.

La bambina non rispose nulla per un lungo istante, per poi voltarsi verso Dacey.
“Morirete.” Disse e nella galleria si diffuse un lungo lamento che echeggiava terribile ed agghiacciante fra le arcate.
Allora cominciò a correre verso di lei con quel terrificante lamento.
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“Eh, magari” disse Elv al cellulare “mi mostrerai qualcosa che poi mi concederai di toccare con mano al nostro prossimo incontro...” divertito a Gwen.

Ardeas si bloccò, poi annuì ed aprì le braccia, abbracciando in modo timido Altea, sentendo il contatto con le sue braccia e le sue spalle nude.

Sorrisi divertita.
"Bene. Allora ti toccherà aspettare fino al nostro prossimo incontro, mentre stasera continuerai a rimpiangere quella doccia fredda..." insistetti io.

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“Che cattiva sei...” disse Elv al cellulare “... eh, dovrò fantasticare a lungo... sappi però che sto facendo parecchi sfacciati su di te, sai? Dovresti essere molto imbarazzata... dopotutto sei una brava ragazza, di quelle tutto lavoro e casa, no?” Divertito a Gwen.



Destresya fece addormentare i suoi tre assistenti, scoprendo che era Yanox quello che la stava massaggiando.

Scossi la testa.
"Beh, potrei invalidare la tua opinione su di me dicendo che non è attendibile dal momento che lavoro e casa coincidono..." sarcasticamente "E comunque, hai un'opinione troppo rigorosa di me, per quanto mi riguarda..."

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“Ah, ecco...” disse divertito e malizioso Elv “... allora dimmela tu la verità su di te... come sei?” Provocando Gwen.

Oh Yanox, pensai sorridendo.
Erano sue quelle mani delicate che mi avevano ricoperta di devozione e passione.
Mi avvicinai a lui, ora chino sul divanetto, e gli posai un bacio sulla guancia.
"Tornerò, piccolo!" dolcemente, accarezzandogli i capelli scuri.
Riallacciai il reggiseno, indossai quella veste nera che avevo tenuto lì per questa evenienza, e uscii come un'ombra nella notte.
Mi assicurai che non ci fosse nessuno, dopodiché scivolai piano, leggiadra e come invisibile lungo i bui corridoi che portavano alla mostra.
Quella notte era solo ricognizione, nulla di più.
Ma non potevo più aspettare ormai...

Sorrisi maliziosamente.
"In questo preciso istante sono solo una donna che sente molto la tua mancanza e che si sta divertendo da matti a farti impazzire girando il coltello nella piaga" risposi, con la stessa calda risata di poco prima.

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"Dimmi la verità..." disse Elv "... è un trucco per spingermi a venire da te, giusto?" Divertito a Gwen. "O forse è solo una vendetta per prima..."

Restai un attimo pensierosa.
"Ora che mi ci fai pensare, forse entrambe..." divertita io.

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"Magari dopo che sarà uscita la prima pagina..." disse Elv a Gwen "... sai, c'è una notizia molto intrigante che tu ben conosci..." divertito.

"Ma non mi dire..." con sarcasmo.
Però ero contenta che potesse finalmente avere il suo articolo in prima pagina.
Aveva dimostrato di essere meglio di quanto sembrasse in partenza e potevo affermare che se lo meritasse.

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"Già, stanotte si lavora..." disse lui a Gwen "... quindi è meglio mi metta d'impegno... vuoi qualche rivelazione in anteprima? Sulla nostra linea editoriale?"

"Sì, impegnati, impegnati, che mi sembri un po' troppo su di giri..." con un tono che aggiungeva volutamente una sfumatura maliziosa alle mie parole.
"Certo!" risposi poi.

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Iniziavo ad inquietarmi per quei silenzi che intercalavano tra le mie domande e le sue risposte ma soprattutto erano queste ultime a lasciarsi parecchio scossa.
Di sicuro non mi aspettavo quello che accade.
Le parole poi quell’urlo agghiacciante e mi ritrovai a correre, mettendo da parte la razionalità perché scappavo da quella che in apparenza era solo una bambina.
Correvo preda dell’angoscia, senza voltarmi indietro, cercando frettolosamente il cellulare nelle tasche della vestaglia.

Ad un tratto Ardeas mi abbraccio' e io rimasi a guardarlo pensierosa.. "Ardeas.. Dove sarà il dottor Iasefol.. Io avevo promesso di aiutarlo. Aveva delle valige, forse ci sono dei contatti di Afragolignone.. Dobbiamo avvisare il governo afragoglinonese della sua scomparsa anche perché.. Appunto io so tutto.. E calarmi in una spia a fin di bene non mi spiacerebbe.. Approfittiamo ora e andiamo nella sua camera. Anche perché se qualcuno del governo di Uaarania venisse qui e prendesse nomi o altro sarebbe un guaio" perplessa ma determinata.

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"Eh, già..." disse sospirando Elv a Gwen "... comunque, la linea editoriale decisa dal mio giornale è semplice ed efficace. Contro il positivismo ed il razionalismo che domina qui a Uaarania noi invece oercorreremo una via diversa. Infatti noi del giornale vogliamo credere e soprattutto far credere che davvero un fantasma si annida nell'Elyseum."
Cominciava ad albeggiare.



Ardeas restò stupito da quelle parole di Altea, mentre ancora era vicino a lei per quell'abbraccio platonico ed imbarazzato.
"E..." disse titubante lo studente "... non credi sia pericoloso?"



Quella bambina si rivelò essere ben altra cosa.
Qualcosa di misterioso, inquietante, spventoso.
Cominciò a correre verso Dacey, mentre quel lamento aggiacciante ed angosciante si librava fra le arcate della galleria.
Correva in modo innaturale, come se qualcosa di terribile la stesse possedendo.
Era ormai addosso a Dacey.
Un urlo, il respiro rotto, il sudore che rigava il suo volto.
Dacey si rivegliò nel suo letto.
Era stato un sogno.
Solo un sogno.
Anzi, un incubo.
Ormai albeggiava.



Destresya laciò i suoi tre assistenti e la camera.
Aveva indossato quell'abito nero, misterioso.
Il suo piano stava iniziando.
La sua missione.
Come un'ombra, uno spettro scese nella galleria semibuia, fra opere di secoli immortali, dipinti antichi e statua di una perfezione inestimabile.
Eterea e silenziosa scivolò come la notte fra quei tesori.
Ad un tratto però udì dei passi.
Qualcuno si avvicinava.
"Ehi..." gridò uno dei due custodi apparsi nella galleria "... chi è la?" Gridò verso di lei.
"Guarda!" Urlò l'altro indicandola. "E' il fantasma!"
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Ascoltai attentamente.
"Mi sembra interessante,di sicuro contribuisce ad alimentare l'aura di mistero che aleggia sul castello" convenni "Sai invece cosa ho letto poco fa in un libro?" dissi, poi gli raccontai la storia di Maschera Nera, anche per sapere cosa ne pensasse a riguardo.

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"Pericoloso?" abbracciandolo forte, il mio corpo aderente al suo, il viso vicino "Per ora che siamo qui no, dobbiamo scoprire cosa stava facendo Iasefol...lui ti ha chiamato qui per questo, accidenti dissi a lui ti portavo con me alla mostra così avresti avuto indizi..non può avermi mentito e io non sono visionaria..comunque se trovano quei documenti di Iasefol lui e forse tutti noi finiremmo nei guai...e poi il governo di Afragolignone deve sapere uno dei suoi uomini è sparito, tu eri Corrispondente X..ti chiamavano così...sai non sto capendo nulla di questa storia, mah" perplessa..."Dai la camera non è lontana da qua".

"Beh, potremmo sfruttare questa vecchia leggenda e collegarla con il famigerato fantasma..." disse Elv a Gwen "... già immagino i titoloni del giornale e le milioni di copie da vendere..." compiaciuto.



"Io non credo che ti abbia mentito..." disse Ardeas ad Altea "... lui collaborava col governo immagino e quindi ha cercato di celare i suoi scopi, gettando fumo intorno a lui per depistare ogni possibile traccia da seguire... oltre ad uno scienziato dobbiamo immaginare Iasefol anche come una spia e perciò ci sta che abbia mischiato le carte in tavola, magari fingendo di coinvolgere anche me, nonostante sia un semplice studente..."

Alzai gli occhi al cielo.
"Sai che la categoria dei giornalisti non mi è mai stata molto simpatica? Tutti così attaccati alle notizie, così morbosi..." constatai, ma senza un tono di offesa o risentimento.

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"Lo scopo principale di ogni giornalista è vendere copie." Disse Elv. "Non c'è etica, morale e principio che regga. Vendere copie. Questo è il credo di ogni giornalista." Divertito a Gwen.

"Giusta considerazione.. Ma come mai.. Dobbiamo scoprirlo Ardeas.. Dai vestiti.. Andiamo in camera sua.. Che tra poco sarà mattina e dobbiamo andare alla mostra". Indossai una vestaglia e aspettai lui si vestisse.

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"Sì, non faccio fatica ad immaginarlo quando vedo quel muro di cinta urlante e assatanato fuori da qui..." sarcasticamente, ma con una leggera punta di fastidio.

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"Si, su questo non posso contraddirti..." disse Elv "... dai, ora vado... mi aspettano alcune ore di lavoro... ci sentiamo verso pranzo? Offro io? A casa mia?" A Gwen con una punta di malizia.

"Oh, menomale" ridacchiando "Sì, io cerco di riposare un'oretta, son già due notti che passo senza dormire..." sospirando.
Poi sentii la sua proposta, che era molto allettante.
"Beh... Per una che non ha mai lasciato questo posto in due anni dal suo arrivo in città, direi che è un buon inizio..." accettai, sorridendo.

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Ardeas annuì ad Altea, per poi infilarsi i pantaloni e la camicia.
Così lasciarono la stanza ed andarono nel salottino, dove Iasefol aveva fatto i suoi esperimenti.
"Ora" disse lo studente "cosa cerchiamo, Altea?"

"Vediamo se qui ha lasciato un' agenda o una borsa, oppure dovremmo salire nella sua camera" e mi misi a cercare. Eravamo rischiarati solo dalla luce di un antico candelabro per non troppa luce.

Gwen ed Elv si accordarono per pranzare insieme e poi si salutarono.
Lei riposò qualche ora, fino a quando la sveglia suonò.
Erano le 8.00 e cominciava una nuova giornata di lavoro al castello.



Altea ed Ardeas si misero a cercare, rovistando in giro per la stanza in cerca di indizi sugli esperimenti di Iasefol.
Ad un tratto il ragazzo trovò un cd in un cassetto.
"Guarda, Altea..." disse mostrandolo a lei.

Ci accordammo per il pranzo, poi chiudemmo e io dormii un po'.
Avrei voluto lanciare la sveglia contro il muro quando suonò alle 8.00.
Controvoglia mi alzai, mi preparai e corsi di gran carriera al bar a prendere un caffè forte, doppio e bollente per svegliarmi del tutto.
Era il gran giorno, ci sarebbe stata la mostra e in un certo senso era un pensiero corroborante, non vedevo l'ora che iniziasse.

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Ardeas sembrava aver trovato qualcosa e mi avvicinai, era un cd.
"Cosa sarà mai...vieni" lo presi per mano e lo portai furtiva in camera mia.
"Sono tornata qua perché non mi fidavo a vederlo in quella stanza, dobbiamo essere cauti" presi il portatile e misi il cd nel lettore.."Magari è un film..o chissà cosa...vediamo, speriamo sia un buon indizio".

Gwen si alzò, si preparò e si recò al bar per fare colazione.
Era il giorno della mostra.
Arrivò Chef che prese un cappuccino ed una grossa pasta con crema e zucchero a velo.
"Phoemnisk vuol parlarti..." disse lui mangiando con la bocca aperta.



Altea ed Ardeas presero il cd e tornarono in camera di lei.
Lo inserirono nel lettore ed il tutto parti.
Sul monitor apparve allora qualcosa, delle parole:

"LCSCNZDZN... è un'opera letteraria, quale?"

"Accidenti, sembra una password celata in un indovinello..." fece Ardeas.

Rimasi sgomenta nel vedere quella scritta e guardai poi Ardeas e dissi.."Beh..La Coscienza di Zeno" di Italo Svevo...e scrissi sulla tastiera appunto il nome di quella opera letteraria.

Arrivò Chef.
"Cos'è, ci devi stare fino a domani, con questa colazione?" ridendo e vedendo l'ordinazione abbondante.
"Oh, davvero? Beh, vado subito allora."
Finii il caffè e andai subito all'ufficio di Phoemnisk.
"Signore, sono Gwen" bussando.

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Altea inserì la risposta ed il cd cominciò a girare.
"Bravissima, hai indovinato al primo colpo." Disse Ardeas.
Allora apparvero varie pagine scritte, una sorta di diario.
"Credo siano gli appunti di Iasefol..." lo studente "... tutti i passaggi ed i punti salienti dei suoi esperimenti... straordinario..."



"Non sai" disse Chef a Gwen "che la colazione è il pasto più importante della giornata? Ho bisogno di energia per partire io." Masticando con voracità.
Lei allora raggiunse l'ufficio di Phoemnisk.
Era all'ultimo piano della torre Nord.
La porta si aprì e la ragazza entrò, trovandolo in piedi voltato a guardare il cielo e la città sottostante dalla finestra.
"Ti aspettavo..." mormorò senza voltarsi.