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Il ragazzino fissò Chantal e poi scoppiò a ridere.
“Il Santuario?” Ripeté. “Non ci sono più né chiese, né santuari, né basiliche! Le hanno chiuse ed incendiate tutte! E tu sei una traditrice! Traditrice! Traditrice!” Cominciò a gridare, mentre quella sua risata quasi deformava il suo grottesco volto. Avvicinatasi poi all’ingresso del palazzo del procuratore, la guardia le fece cenno di attendere. Alcuni istanti dopo tornò dalla ragazza. “Seguitemi, repubblicana.” Disse. Passarono quasi due ore davanti all’ufficio del procuratore, poi, finalmente,questi si decise a riceverla. “Venite avanti, prego.” Disse nel vederla. “Venite, non abbiate paura. Però non ho molto tempo, dunque vi chiedo di essere concisa. Grazie.” Chantal rimase incredula dinnanzi alle accuse di quel ragazzo.In preda allo sconcerto non realizzò quanto fossero gravi,nè lo scherno che le era stato usato con quella risata beffarda.Si diresse dalla sentinella e dopo essersi annunciata ascoltò le parole della guardia che la conduceva verso gli uffici del procuratore,ma non replicò,non era certo sua preoccupazione in quel momento che un soldato potesse ritenerla repubblicana,ciò che le interessava era apprendere dello stato di salute di suo zio,sicuramente provato e non certo ben acclamato,dai suoi sequestratori. Quando fu ricevuta si armò di coraggio,frenò il petto ansimante e manifestò le ragioni che l'avevano condotta in quel luogo,sebbene scostante per indole verso ogni forma di fazione politica: "Grazie dell'avermi recevuta,signore,sebbene mi si potesse ricevere con maggior prontezza ma,evidentemente,affari più importanti vi hanno tenuto impegnato quale il definire lo stato di prigionia di mio zio."Parlò senza interruzione,per non tradire inquietudine."Perdonate,forse non sono stata annunciata,sono Chantal de la Merci,nipote di padre Adam de la Merci e gradirei apprendere di lui nell'immediatezza,giacchè manca da casa da ieri sera,dopo essere stato condotto qui con la forza dai vostri soldati." Si avvicinò allo scrittoio muovendosi nella stanza cupa e silenziosa senza mostrarsi titubante o impaurita,dritta sulla schiena e con le braccia lungo i fianchi si fermò con lo sguardo fisso negli occhi del procuratore e,con quanta più naturalezza e certezza potessero appartenerle,aggiunse:"Usatemi la cortesia di riferire ai vostri uomini che non sono una repubblicana.I vostri intenti non mi riguardano,ma soprattutto,non trovano riscontro nei miei ideali.Lì fuori c'è gente che muore di fame ogni giorno,che vive di stenti e si dimena negli orrori del dolore causato dalla malattia e le uniche speranze per quelle creature disperate sono la carità ed i sacramenti e voi,signore,voi avete condotto qui in arresto uno tra i pochi uomini che veramente conosce l'opera della misericordia.Un ministro di Dio,si,ma prima ancora un uomo giusto e prodigo che da valore alla parola "umanità" attraverso il suo credo ed il suo operato.E' pur vero che fame e miserie esistessero da prima di questi cambiamenti,ma non saranno i vostri criteri ad eguagliare i popoli ed ad annullare i titoli o le discrepanze di sangue,poichè in essi pur vi è abuso.E per quanto avrei da dirne in merito,non è affar mio quanto lo sono,invece,lo stato di libertà e la salute della mia famiglia.Pertanto,non abbandonerò questo palazzo senza che abbiate rilasciato padre Adam". |
Vidi entrare Monsierur e mi alzai dalla sediolina in cui ero rimasta per tutto quel tempo.......lo osservai, aveva l'aria fresca di chi aveva respirato i profumi del bosco.....lo vidi pensieroso quando prese dalle mani dell'amico fraterno il libro dei Salmi, dapprima stupore e poi la sicurezza di chi sa......" Ero sicurissima che avreste trovato degli ottimi cavalli.....a quanto pare siete un uomo dalle mille risorse....comunque sappiate che sono pronta a partire......."..poi rivolgendosi all'oste..." Vi ringrazio per aver avuto nei miei riguardi lo stesso senso di fratellanza che avete per Moniseur...non lo dimentichero'.."..mi avvicinai all' uomo e gli stampai sulle guance due sonori baci.....uscii dunque dalla taverna e saltai sul cavallo che mi fu indicato.....era bianco con qualche chiazza marrone, ma la sua bellezza era una stella sulla fronte......" E' un cavallo bellissimo, era tanto che non cavalcavo....mi avete lasciata in ottima compagnia, e' una persona di buon cuore il vostro amico......mi ha parlato di voi......siete misto tra il giorno e la notte, si puo' tremare al vostro cospetto, maallo stesso tempo ci si puo' sentire al sicuro...........un uomo da amare, cosi' la pensa il vostro amico, una sola cosa gli ho chiesto di tacermi, il vostro vero nome......vorrei che foste voi a dirmelo, se volete potete mandarmi un messaggio in un bigliettino ripiegato in piu' parti.....a quanto vedo....chi vi conosce preferisce comunicare cosi'..........mi son permessa di guardare il libro dei salmi.......siete un uomo di chiesa ?......"......gli trottavo al fianco, cercando di tenere il passo.......l'aria era fredda e pulita, ero a casa.....tra gli alberi del bosco......mi sentivo protetta da quell'ambinte....potevo affrontare ogni cosa................
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La luce inquieta del giorno aveva invaso la navata, mostrando il volto di quell’ombra: era il Presbitero Tommaso.
Cavaliere25, per lo spavento, corse allora verso l’uscita della chiesa. Ma una morsa d’acciaio al polso lo bloccò. “Stai dimenticando qualcosa…” disse il chierico fissandolo con quei suoi occhi di ghiaccio e tenendolo fermo per il polso “… eri venuto qui per questa…” mostrandogli con l’altra mano la Bibbia. Il chierico allora gli consegnò la Bibbia e mollò il polso del giovane, lasciandolo così libero di andare, mentre tutt’intorno alla chiesa dominava la furia del vento. |
non riuscivo a capire che stava succedendo per aver preso una bibbia senza permesso si scatenasse tutto quello presi e apri la porta e usci senza voltarmi e corsi fino alle celle e prima di avvicinarmi mi fermai a riprendermi e ritornai tranquillo nelle prigioni
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Il procuratore della Repubblica di Magnus.
Era un uomo magro, dai capelli di un pallido simile ad uno sbiadito color paglia. Gli occhi piccoli e chiari, il viso allungato e le labbra sottili. Appena vide Chantal, cosi fiera e determinata, fronteggiarlo senza soggezione e timore, l’uomo si tolse quella sua maschera fatta di formale cortesia, per indossarne una più austera e solenne, come se fosse pienamente conscio del suo ruolo di sommo giudice dei suoi simili. A Magnus i Ginestrini avevano sostituito Dio ed i precetti della Sua Chiesa con i dogmi della Ragione ed il procuratore Robert De Bodien, questo il nome del magistrato che Chantal si trovò davanti, aveva piena coscienza di tutto ciò. Robert, davanti alle parole della giovane, si accomodò subito al suo scrittoio e cercò tra i registri il nome dell’uomo nominato da lei. “Adam de la Merci…” leggendo ad alta voce “… si, è stato portato qui stanotte…” alzò poi gli occhi sulla ragazza “… ebbene, mademoiselle, qual’è dunque il motivo della vostra visita? Sinceramente siete stata estremamente chiara ed esaustiva… tanto da rendere quasi superfluo il mio ruolo…” chiuse i registri “… il ruolo del procuratore della repubblica è quello, sommo ed assoluto, di illuminare la ragione umana con i dogmi della giustizia… ma voi lo avete fatto benissimo al posto mio… avete chiaramente detto chi era l’uomo condotto qui e che ora ne chiedete la liberazione…” si alzò e cominciò a camminare intorno a Chantal “… padre Adam lo avete chiamato… un chierico dunque… non sapete che la rivoluzione ha sciolto ogni ordine religioso? Ignorate dunque che ogni forma di superstizione, di stregoneria e cialtroneria, atta a rendere l’uomo schiavo dell’ignoranza e dell’irrazionalità è stata messa fuorilegge? Ovviamente in questo vanno incluse tutte le credenze religiose…” si fermò proprio alle spalle di Chantal e vi restò alcuni istanti senza dire nulla. “Forse voi, come dite, rifiutate e magari disprezzate i valori della repubblica…” riprese “… ma essi sono reali, come lo siamo io e voi adesso… ed è compito mio farli rispettare…con le parole se posso, con le azioni se devo.” Aggiunse con un tono che si sforzava di rendere quasi sinistramente profetico. http://celq.com/vincentcassel/vincentcassel008.jpg |
“Lady Florencia de Mistrad?” Ripetè la sarta Liza, fissando Altea. “Non credo di conoscere il luogo dove si trovi ora, milady… ma se volete posso chiedere direttamente a lady Sophia. Immagino lei sappia dove si trovi ora lady Florencia.”
In quel momento Angry entrò nella stanza con un vassoio. “Ho preparato del latte caldo e qualche biscotto, milady.” Disse ad Altea. Poi il suo sguardo cadde sulle tende che aveva cucito Liza. “Milady…” mormorò con uno strano pallore “… avete forse deciso qualche cambiamento? Gradirei esserne informata, così da poter al meglio svolgere il mio ruolo… vedete, da sempre ho pensato io alla cura di questa casa e sono certa di poterlo fare ancora… vi è dunque qualcosa che non vi aggrada nell’arredamento di Carrinton Hall, milady?” |
“Madame…” disse il cocchiere “… il battello per Calais vi sta attendendo.”
Gaynor indugiò ancora qualche secondo con lo sguardo rivolto verso il palazzo in cui aveva appena lasciato Missan, poi, col cuore colmo di pena, salì sulla carrozza. |
Monsieur fissò con uno stupito sorriso Elisabeth.
“Madame, se non vi conoscessi almeno un po’, direi quasi che siete gelosa…” e rise di gusto “… state tranquilla, stavo solo scherzando! Un nome…” disse in un sussurro “… è davvero tanto importante un nome? Potrei chiamarmi Gaston come Jean… Pierre come Vincent… se mi chiamassi Alain o Andrè, cambierebbe forse qualcosa? Mi renderebbe migliore o peggiore? Monsieur forse vi fa dubitare di me? Un nome è dunque davvero così importante, madame?” Il vento. Compagno fedele di queste maschere impegnate in questo grande dramma. Sorridere, piangere, odiare, amare, lottare e pregare. La vita cos’è se non un grande copione dal quale apprendiamo di noi stessi? E l’Autore di quel copione non era ancora pago. Il sipario era ancora alto e la scena ancora viva di emozioni, sensazioni e passioni. “Io un uomo di chiesa?” Continuò Monsieur. “E chi può dirlo… ditemi, vi sembro un prete? Anzi, ora sono curioso… cosa sono secondo voi, madame? Ditelo pure sinceramente… ho imparato a sorridere delle molteplici opinioni che animano questo nostro vecchio mondo… tutti i grandi ne hanno una... sovrani, duchi, conti, vescovi, abati. Di opinioni intendo. E con l’avvento dei Ginestrini, tutti ora hanno l’illusione di possederne una… e la vostra opinione su di me?” |
Lyo arrestò di colpo il suo cavallo.
“Ma cosa sto facendo?” Mormorò. “Cosa succede ora?” Chiese Marco. “Sto scappando di fronte a quell’arrogante di Carrinton…” quasi parlando a se stesso Lyo “… sto facendo quello che fanno tutti in sua presenza… chino il capo e mi piego alla sua volontà…” “Non pensare a queste cose.” Fece Marco. “Su, torniamo al Belvedere. Un po’ di riposo ti farà vedere tutto sotto una luce diversa. Vero, Daniel?” Voltandosi verso suo fratello. “Al diavolo Carrinton e quelli come lui!” Ed improvvisamente Lyo lanciò al galoppo il suo cavallo, in direzione di Carrinton Hall. “Fermati!” Gridò Marco. “Sei impazzito?” Ma Lyo era già lontano. “Presto, Daniel, dobbiamo raggiungerlo e fermarlo!” Disse Marco. “O temo si metterà in grossi guai!” |
Cavaliere25 fuggì via dalla chiesa e dal misterioso chierico.
Chi era davvero il Presbitero Tommaso? A Cavaliere25 era sembrato come un fantasma, uno spettro, un essere giunto dall’Aldilà. Il giovane servitore dell’ambasciatore giunse così al palazzo del suo signore. Ripresosi un po’ da quello spavento, scese poi nelle prigioni. “Ehi, alla buonora!” Esclamò Mercien nel vederlo arrivare. “Dove eri finito? Pensavo ti fossi dileguato! Beh, come darti torto del resto. Queste prigioni sono di una noia mortale e questa dannata” indicando col capo la povera Giselle in cella “non fa altro che piangere. Su, ora tocca a te fare la guardia… io ho bisogno d’aria.” Ed uscì, lasciando Cavaliere25 a sorvegliare la prigioniera. |
Appena sentii menzionare Lady Sophia un senso di disgusto mi pervase, quella donna era arrogante e falsa, una vera attrice. "Vi ringrazio Liza, ma da molto non sento più notizie di Lady Sophia e sinceramente il suo comportamento nei miei confronti non è stato molto consono, offendendomi pure davanti a Lord Carrinton per le mie origini. Scriverò alla baronessa Kate Stewart, la quale mi sembra dimori proprio nei dintorni del palazzo di Lord Carrington per avere notizie."
Ad un tratto Angry, senza nemmeno bussare, entrò nella stanza portando una buona merenda. "Come è furba" pensai " il suo era solo un pretesto per entrare e curiosare, fosse per lei potrei patire la fame a vita". Udii con noncuranza le parole di disappunto della vecchia governante e risposi "Non l'ho deciso io, è stato un volere di Lord Carrinton poichè trovavo la casa troppo buia ed egli mi propose di dare luce con nuove tende. Quanto al mio vestito...penso non debba darvi spiegazioni". Il nostro discorso fu destato dal rumore degli zoccoli di un cavallo seguito da voci concitate, mi affacciai al balcone e con sorpresa vidi di nuovo Lyo. Da lassù gridai "Lyo cosa fate di nuovo in questa casa? siete venuto per darmi nuove accuse? Coraggio tornate al Belvedere, ne va anche della vostra salute." |
....Giochiamo ?... e perche' no, il viaggio sembrava aver preso una strana piega, ero partita consapevole di dover fare parecchia strada a piedi, ma di far presto ritorno a casa...e mi ritrovo dopo due settimane a cavalcare affianco ad un uomo di cui potrei conoscerne alcune gesta.....ma di non conoscere il suo nome.......e per la verita' potrebbe essere un chierico come un assassino........" Caro il mio Monsieur.....sappiate che sono gelosissima di voi....se qualche bella dama vi distoglie dalla mia persona...io non arrivero' mai a destinazione, ammesso e non concesso che mi ci stiate portando.....per quanto riguarda il vostro nome, se questo avesse avuto importanza, il vostro amico alla taverna sarebbe stato ben lieto di dirmelo......e poi perche' non dirvelo,forse avete creato Monsieur solo per me, se cosi' fosse, da donna, ne sarei lusingata......Chissa' se il mio maestro aveva letto tra le stelle, che questo viaggio lo avrei fatto scortata da un uomo di piacevole aspetto e a quanto pare anche la classe non manca ai vostri atteggiamenti.......sicuro di se e pronto ad affrontare ogni emergenza, e a sangue freddo potete essere maestro......la vostra lama e' da voi sapientemente indirizzata..........Chi potreste essere.....non un chierico......sarei davvero in cattive acque, il Sacro con il Profano........Forse un principe.......attento Monsieur.......vi state accompagnando ad una Popolana........."...........non lo avevo mai guardato in volto.....avevo guardato la strada.........forse non volevo fargli notare, quanto fossi divertita....a quella conversazione........ma come in tutte le cose be..e, la ruota del tempo gira di una mezza tacca e il vento porta notizie......campane a morto e canti di disperazione....il bosco portava notizie di eventi, che non sempre vivevano il presente.....poteva essere passato e poteva essere futuro....." Avete sentito Monsieur.......?......"
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<<Ma cavolo!>> imprecai e mi lanciai al galoppo inseguendo Lyo.. Già non lo vedevo più essendo notte.. Arrivai sotto al muro da dove eravamo scesi.. Il cavallo di Lyo era la sotto..
<<NO!>> Io e Marco scendemmo da cavallo e rasenti al muro ci avvicinammo fino al portone dove era Lyo.. A bassa voce dissi: <<Lyo.. Vieni via.. Andiamo..>> Ma Lyo non mi ascoltava e bussò alla porta.. Io e Marco ci gettammo in un cespuglio lì vicino.. Per ironia della sorte aprì la porta Lord Carrinton in persona.. |
Citazione:
“Come vedi, sono riuscita a trovarlo...” proseguii dopo un istante, sempre con lo stesso tono “...anche se, forse, sarebbe più corretto dire che è stato lui a trovare me, piuttosto!” I miei occhi corsero avanti e studiarono per qualche istante l’uomo dal lungo e pesante mantello, che ci precedeva di svariati passi... “Ma in fondo questi sono dettagli!” soggiunsi, parlando quasi più a me stessa che non al soldato al mio braccio “Ciò che conta alla fine è che adesso io e lui, che la cosa gli piaccia o no, siamo sulla stessa barca... una barca dalla quale io non ho la pur minima intenzione di scendere... almeno non finché la cosa potrebbe essere utile!” “E tu chi sei?” Quei due occhi nerissimi e profondi mi avevano studiata per molti minuti prima di formulare quella domanda... io addirizzai la schiena con aria di sfida e mi sforzai di sostenere il suo sguardo, ma non risposi. “So io chi è!” disse ad un tratto la voce sgradevole di Gwendaline Dupont, la figlia del carpentiere “E’ una dell’Istituto! Che cosa ci è venuta a fare qui?” “Quelle dell’Istituto non scendono mai in città!” aggiunse un altro “Perché è qui, allora?” “Si...” rincarò un’altra ragazza, con i capelli rossicci e troppe lentiggini sul naso “E quando vengono, comunque, se ne stanno tra loro. Non giocano mai con noi!” “E’ vero!” mi incalzò, scuotendomi leggermente, uno dei ragazzini che mi stavano stingendo le braccia. Mi avevano sorpresa, qualche momento prima, aggirarmi intorno alla vecchia capanna di pesca, il loro quartier generale, il luogo in cui erano soliti incontrarsi ogni giorno, così mi avevano presa e mi avevano portata di fronte agli altri, quasi fossi una prigioniera di guerra. Il ragazzo che stava al centro del gruppo e che, con ogni evidenza, doveva essere il loro capo fece loro un cenno, al quale tutti tacquero... “E’ vero?” disse poi, senza staccare quegli occhi inquisitori dalla mia faccia neanche per un istante “Vivi all’Istituto?” “Si!” risposi. “Che cosa sei venuta a fare qui, allora?” Osservai qualche istante di silenzio, certa che la tensione intorno a me stesse crescendo, poi iniziai a parlare, quasi con noncuranza: “Vi ho sentiti dire che avete intenzione di salire su al vecchio faro... Il faro è abbandonato da tantissimi anni e nessuno c’è mai entrato dentro...” “E allora?” domandò lui, muovendo quasi inconsciamente una mano a scapigliarsi i capelli corvini. Sorrisi come chi è certo del proprio vantaggio, poi infilai la mano in una delle tasche del mio soprabito e ne estrassi una grossa chiave... “Io posso farvi entrare!” esclamai. Un improvviso brusio si levò sul gruppo... “Chi dice che sia la vera chiave?” disse qualcuno. “Si, ma... il vecchio faro...” rispose qualcun altro. “E se fosse solo un trucco per farci sorprendere e sgridare?” domandò Gwendaline. “E se volesse solo prendersi gioco di noi?” piano un’altra ragazzina. Il ragazzo dagli occhi neri, che era rimasto in silenzio per qualche momento, saltò giù dal tavolo su cui si trovava e mi venne di fronte; era più alto di me e i suoi occhi neri, visti da vicino, incutevano una sorta di indistinta soggezione... “E’ davvero la chiave del faro?” domandò, fissandomi. “Sì!” “Che cosa vuoi in cambio?” “Voglio venire con voi!” “Come ti chiami?” “Talia... e tu ti chiami Philip, lo so!” Lui mi scrutò per qualche lungo minuto, valutandomi... infine un vago, enigmatico sorriso sghembo gli si allargò sul volto. “Sei irrispettosa e testarda, sei determinata, ostinata e sicura di te... perciò mi piaci!” mormorò. Senza aggiungere altro si voltò e fronteggiò gli altri... “Io dico che Talia è a posto!” sentenziò “Da oggi è con noi!” Per qualche momento quel ricordo occupò totalmente la mia testa, in modo tanto potente da farmi dimenticare tutto il resto... Philip e il nostro primo incontro, sembrava essere passato un secolo da allora... sembrava essere passato un secolo da quando vivevo all’Istituto... Chiusi gli occhi, tuttavia, e mi sforzai di mettere da parte quel ricordo per tornare al presente. “Ma perché perder tempo a parlare di questo?” domandai, tornando a guardare Renart e sforzandomi di apparire naturale “Dimmi piuttosto, mio valente soldato... è stata gradevole la tua permanenza alla taverna?” soggiunsi, non senza una punta di malizia. |
Gaynor così salì a bordo della nave diretta a Calais, in Francia.
Il mare non era per niente calmo e questo rendeva ancora più malinconico e triste il cuore della bella rivoluzionaria. La solitudine. Era sola Gaynor. Lo era ormai da tempo. Orfana di quei giorni felici trascorsi all’Accademia del Parnaso. De Jeon, Oxio, Missan e gli altri compagni di quei tempi gioiosi sembravano ora solo ombre ed echi di un passato lontano. Allora si sentivano in grado di conquistare il mondo intero. Conquistarlo e cambiarlo, renderlo un posto migliore. Questo era il loro scopo, il loro sogno. E lei sentiva che non sarebbe più tornato quel passato. Nulla è peggio che ricordare la gioia nella tristezza. Ed il mare sembrava avere il suo stesso umore. “Brutto momento questo per mettersi in mare, madame.” Disse all’improvviso il mozzo avvicinandosi a lei. “Non solo il mare è ingrossato dal vento… reso inquieto dal suo lamento… no, non vi è solo il lamento del vento… vi è anche quello dei suoi fantasmi…” sgranò allora gli occhi “… ogni volta che lasciamo questo porto… celata nella foschia o confusa nel pallore d’argento che la Luna lascia sulle acque… quella nave ci segue… l’abbiamo vista quasi tutti… per qualcuno è Caronte, il nocchiero infernale, per altri è una nave fantasma il cui equipaggio ignora di essere morto e cerca disperatamente di tornare a casa… madame, questo vento già altre volte ci ha accompagnato ed ogni volta quella nave maledetta…” “Vuoi stare zitto!” Gridò ad un tratto il capitano, interrompendo il visionario racconto del suo mozzo. “Torna a prua e cerca di renderti utile, piuttosto!” Il mozzo si allontanò. “Non badateci, madame…” fece il capitano a Gaynor “… da che mondo è mondo i marinai convivono con la superstizione… andate nella vostra cabina… qui c’è troppo vento. Vi avvertirò io quando avvisteremo Calais.” http://digiphotostatic.libero.it/Str...628836_lrg.jpg |
aspettai che si allontanò Mercien e mi avvicinai alla cella e dissi signora ho qualcosa per voi avvicinatevi e tirai fuori la bibbia ecco quello che mi avete chiesto ma badate bene a non farvela scoprire ho se no passeò dei guai molto seri e aspettai che la donna prese la bibbia per poi allontanarmi e sedermi come se non fosse successo nulla
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Un assolato pomeriggio sulle scale dell'Accademia, quattro amici che tra sorrisi e cuori infiammati discutevano utopicamente di uguaglianza e libertà.
"Non possiamo continuare così all'infinito, non si può sottostare alle regole dettate dal clero e dalla nobiltà. Chi sono loro per poter comandare noi, chi ha dato loro il diritto di considerarci inferiori? Forse il loro Dio? Ah, ma del loro Dio io me ne infischio altamente, e voi, compagni miei?" Così dicendo, De Jeon fece un'occhiolino agli altri tre. "Io non userei propriamente l'espressione 'me ne infischio', è troppo da proletari, ma il senso è sicuramente quello..." rispose Missan ammiccando a sua volta. "Ci vorrebbe una rivoluzione, non c'è che dire... rovesciare il potere dell'aristocrazia e soprattuto del clero, far loro scontare a colpi di spada tutti i crimini commessi nei secoli, tutti i soprusi e gli abusi che la storia ci ha tramandato, e allora si che potremmo parlare di giustizia. Bisognerebbe creare una Repubblica, dove sia il popolo a comandare, dove si possa scegliere autonomamente cosa fare e chi venerare... Ci pensate? Riappropriarci dei nostri diritti in nome dell'uguaglianza, non sentire più la mano pesante dei potenti gravare sulle nostre teste, non dover più subìre gli sguardi arroganti dei gran signori al cospetto delle nostre umili vesti... Già, una rivoluzione è proprio ciò che servirebbe." A parlare era stato Oxio, il più anziano dei quattro, un personaggio che incuteva rispetto al primo sguardo. "E sentiamo, chi dovrebbe farla questa rivoluzione? Tu? Noi? Ci armiamo di una spada nella destra e di un libro nella sinistra e scendiamo in campo? O magari ci svegliamo una mattina e indiciamo una pubblica assemblea in piazza?" Gaynor si alzò e, compiendo una giravolta su se stessa, continuò rivolta ai suoi amici "Mi raccomando, se un giorno doveste decidere veramente di rovesciare il sistema, lasciate parlare me alla folla, i miei occhi verdi e il mio smagliante sorriso potrebbero essere d'aiuto..." Ridendo, cominciò a scendere le scale dirigendosi verso la piazza. "Sbrigatevi voialtri, che il pomeriggio passa in fretta e abbiamo tante cose ancora da discutere. Tra l'altro, c'è un passo di filosofia che non ho ben capito e che qualcuno di voi dovrebbe avere la cortesia di spiegarmi. In premio, a casa mia vi aspetta una buonissima torta di mele." "Non m'inganno di certo nell'affermare che per la torta di mele di tua madre siamo disposti ad aiutarti tutti e tre! Dico bene, fratelli?" disse Missan. "Dici benissimo, anzi, abbiamo già perso troppo tempo..." rispose De Jeon ridendo. "Andiamo dunque!" La malinconia destata da quel ricordo, e ce n'erano a migliaia di simili, trafisse Gaynor come una pugnalata. Cos'era rimasto di quei sogni? Cos'era rimasto di quell'amicizia fraterna? Nulla, soltanto una scia di sangue lunga chilometri e dei dittatori che ormai la consideravano niente più che una loro affiliata, obbligata a sottostare ai loro ordini. E me la chiamano libertà, questa? Uguaglianza? Poveri illusi, e povera me che ho capito troppo tardi... Le parole del marinaio riscossero Gaynor dai suoi pensieri, ma il suo discorso ebbe soltanto il potere di farla incupire ancora di più. Decise di seguire il consiglio del capitano e rifugiarsi nella sua cabina perchè in effetti il mare era molto mosso ed il vento terribile ma, una volta dentro, un profondo senso di disagio la spinse ad uscire di nuovo in cerca di compagnia. Il sentir parlare di fantasmi l'aveva resa inquieta, per cui indossò un pesante mantello con cappuccio ed uscì di nuovo sul ponte. |
Angry, a quelle parole di Altea, non rispose nulla e si ritirò, palesando però fastidio.
Ad un tratto dei rumori e poi una figura si mostrò nel cortile del palazzo: era Lyo. Roowey rincorse il giovane. “Non potete giungere qui senza invito, messere.” Disse il servitore. “Ora abbiate la compiacenza di andarvene.” In quel momento arrivò anche Altea e parlò al giovane cavaliere. “State tranquilla…” rispose mostrando indifferenza questi “… non sono qui per voi… sinceramente delle vostre sorti a me non interessa più nulla… sono qui perché desidero incontrare il padrone di casa.” Queste ultime parole risuonarono con un profondo senso di disprezzo verso tutti coloro che abitavano quel luogo. “Lord Carrinton non è qui, messere.” Disse Roowey. “Dobbiamo portarlo via da qui, Daniel!” Fece Marco a suo fratello, mentre entrambi spiavano tutta la scena da un cespuglio presso il cancello d’ingresso. “Prima che si metta seriamente nei guai!” Il giovane allora fissò prima Daniel e poi Lyo nel cortile del palazzo. “Al diavolo!” Esclamò. “Viene, Daniel!” E si avvicinò a Lyo. “Andiamo, in questo posto non vi è nulla per noi.” Prendendolo per un braccio. Ma proprio in quel momento una carrozza entrò nel cortile. “Eppure credevo di essere stato chiaro…” scendendo dalla carrozza lord Carrinton “… sir Guisgard doveva tenere lontano da me i suoi cani…” fissando i tre. “Questi due scudieri sono con me!” Disse Lyo a Carrinton. “Questo, mio buon cavaliere, non rende meno forte il mio disappunto…” replicò Carrinton “... vi ricordo che ho diritto di vita e di morte sulle mie terre…” ed un lampo attraversò il suo sguardo. |
“Una popolana?” Ripeté con un sorriso Monsieur. “Beh, non potrebbe essere altrimenti, visto che di nobili dame in questo paese non se ne vedono più.” Accarezzò lievemente il suo cavallo. “Monsieur… beh, posso dirvi che mai nessuno mi ha chiamato così in passato, né io ho mai vantato la pretesa di essere così etichettato… quindi posso dire che Monsieur lo sono solo per voi… il vostro viaggio… avevo promesso di accompagnarvi sulla strada per Ostyen… le cose però sono cambiate… non so se a voi gradite o meno… anche io ora sono diretto nella capitale, dunque, a voi piacendo, saremo compagni di viaggio per un altro tratto di strada… avanti, vi faccio una proposta… risponderò ad una vostra domanda. Una soltanto però. Intesi?” La fissò divertito.
Poi, a quelle parole di Elisabeth, si guardò intorno. “No, madame…” mormorò “non ho udito nulla… voi avete forse sentito qualcosa?” Guardando turbato Elisabeth. |
Giselle prese la Bibbia dalle mani di Cavaliere25.
“Che Dio vi benedica, ragazzo mio…” mormorò in lacrime “… voi non siete come questa gente... siete diverso… grazie…” Si sedette allora in un angolo della cella, si sfece il segno della Croce e cominciò a sfogliare la Bibbia. Ma tra quelle pagine trovò qualcosa: un biglietto. E nel leggerlo sbiancò. Si avvicinò allora alle sbarre e chiamò Cavaliere25. “Ditemi… vi prego… chi vi ha dato questa Bibbia?” Visibilmente agitata. “Dove l’avete trovata? In nome del Cielo, ditemelo!” |
“Bah… sinceramente non ti capisco…” mormorò Renart mentre fissava Talia “… stessa barca? Cosa vuoi dire? Cosa hai da spartire con quello, tu?” Guardò poi davanti a loro la sagoma di Tafferuille che si allontanava. “Alla taverna? Mah, nulla di che…” continuò con fare distratto “… ho bevuto qualche bicchiere e cantato qualcuna delle canzoni che un gruppo di gitani ha improvvisato… poi, per il resto del tempo, ho atteso te nel luogo del nostro appuntamento…”
Poco dopo i tre giunsero al carrozzone. Qui erano in atto le prove per uno degli spettacoli che la compagnia aveva nel suo repertorio. “Alla buonora!” Esclamò il vecchio Essien. “Lieto che non abbiate perso la strada per ritrovarci! Temevamo di aver smarrito Colombina ed il suo spasimante!” “Padrone, siamo giovani ed ogni tanto qualche svago ci sarà pur concesso, no?” Sorridendo malizioso Renart e stringendo a sé Talia. “Non durante il tempo da dedicare alle prove!” Tuonò Essien. “E da quando poi la tua favella è diventata così lesta ed arguta? Ti consiglio di conservare questo tuo insolito estro per le prove, mio buon Adone!” “Adone?” Ripeté sorpreso Renart. “Cos’è, il nome di un nuovo personaggio nello spettacolo? Avete cambiato copione, padrone?” “Hai ragione, amico!” Mordendosi le labbra Essien. “Tu non puoi interpretare Adone… no, per te occorre un altro mitico bellone… vediamo… si, Narciso!” Esclamò sarcastico. “Tanto bello da innamorarsi della sua stessa immagine riflessa… ma tanto scemo da morire nel cercare di abbracciarla!” Renart sgranò gli occhi. “Avanti, indossate i costumi che tocca a voi!” Continuò Essien, fissando Talia ed il bel soldato. “Essien…” mormorò Tafferuille “… prima di cominciare dovrei parlarti…” “E’ urgente?” “Temo di si…” rispose l’uomo dalla maschera. Essien allora, senza batter ciglio, si allontanò con lui nella campagna che circondava il carrozzone. |
Gaynor era ritornata sul ponte della nave.
Il vento era forte e scuoteva il mare, insieme agli animi della ciurma. Quel vento sembrava recare con sé un lamento. Il lamento dei dannati dell’Inferno. Ad un tratto uno dei marinai indicò qualcosa che dalle tenebre pareva prendere forma. Seguirono attimi di confusione mista a preoccupazione. Qualcuno gridò, qualcuno altro inveì contro il Cielo. Altri invece maledirono se stessi. Una sagoma scura si avvicinò e speronò la nave. Alcuni uomini saltarono sul ponte e cominciarono a scontrarsi con la ciurma. Gaynor era confusa. “Madame, andate sottocoperta, presto!” Gridò qualcuno dell’equipaggio. Ma qualcuno le si avvicinò, prendendola e facendole perdere i sensi. "Hai letto, ti piace?" Chiese Gaynor a Missan. "Si, l'ho letto ieri notte." Rispose questi. "Allora?" "Beh, un trattato sull'Amor Cortese non è proprio ciò che gli altri si aspettano da te." "Non mi interessa il loro giudizio." Disse Gaynor. "Tu cosa ne pensi?" "E' scritto bene, è gradevole, si legge tutto d'un fiato..." "Ma?" "Gaynor..." fissandola Missan "... storie di amanti, di grandi amori... hanno ormai fatto il loro tempo... e poi tutti quei richiami alla religiosità... sai che gli altri non apprezzerebbero se leggessero..." "L'amore, quello vero, è sacro!" Replicò lei. "E non è di questo mondo! In qualsiasi modo tu lo voglia chiamare!" "Stai solo perdendo il tuo tempo e le tue energie con queste sciocchezze..." con un sorriso bonario lui "... dai, dimentica tutte queste cose... domani sarà un giorno importante... ci riuniremo nel Palazzo della Ginestra." Gaynor fu destata da quel sogno, eco di un ricordo lontano, da quel lieve alone che le riscaldava il volto. Proveniva da una lampada. La ragazza si guardò allora intorno. Era in un morbido letto, avvolta in preziose e profumate sete d’Oriente. La stanza era abbellita da diversi monili, tele e mobili di gusto esotico e nell’aria era diffusa la delicata fragranza di un’essenza sconosciuta, ma ammaliante per i sensi. Nel mezzo della stanza, proprio davanti al letto in cui si trovava, vi era un tavolino d’ebano, intarsiato di madreperla, con varie incisioni raffiguranti scene di caccia alla tigre e ad altri animali rari o leggendari. Sul tavolino vi erano diversi calici di cristallo e ottone, ricolmi di un qualche elisir del colore della porpora più pura. Ed alzando lo sguardo, Gaynor, si accorse di non essere sola; nella stanza vi era infatti un ragazzo dalla pelle scura e di corporatura esile. Era abbigliato con vesti di gusto orientale e la fissava senza dire nulla. In quel momento Gaynor si accorse di non avere null’altro addosso, da quelle sete che l’avvolgevano. http://ferragus.blog.lemonde.fr/file...1289813138.jpg |
Mi accomiatai dalla sarta e scesi velocemente le scale, arrivata al giardino trovai già il buon vecchio Roowey il quale, però, stava facendo valere il suo compito di custode. Mi avvicinai a Lyo e sentii ancora parole di disgusto nei confronti miei e di tutte le persone che vi dimoravano "Messer Lyo" risposi "voi che siete cosi puro e nobile di spirito, cosi umile potreste darci delle ottime lezioni. Non sapete che sono fuggita dalla casa di Lady Sophia poichè ella proprio davanti a Lord Carrinton mi umiliò per le mie origini irlandesi? Perchè viveva alle spalle di rendita dei miei genitori? Fu un caso quella notte, dopo avervi portato al Belvedere, volevo ritornare a casa sola, ma il vostro buon amico mi disse che sarei stata accompagnata da dei cavalieri di Lord Tudor, improvvisamente arrivò il milord e mi offri di essere accompagnata a casa, e voleva ringraziare Lady Sophia....della ospitalità che dava a me e...al mio consorte, ovvero voi. Se lo avesse detto a quella vipera, ella ci avrebbe messa nei guai, ho dovuto dire tutta la verità per salvare me e voi dalle vostre menzogne, ero spaventata da questo milord per come voi lo avevate descritto e cosi accettai tutto ciò che egli mi proponeva. Poi....poi conoscendolo bene ho capito che non era quel pallone gonfiato che voi ne avevate parlato, solo pochi possono conoscere il vero Lord Carrinton. Lyo, io vi devo la vita, ma voi cosi mi state come minacciando, di compiere qualcosa di terribile se non vi do il mio amore? Ma l'amore non si può ottenere con la forza". Non finii di parlare per far ragionare Lyo, quando i due scudieri arrivarono per portarlo via ma fu troppo tardi. Con un galoppo veloce i cavalli della carrozza del milord arrivarono ed egli scese, adirato, ora era diventato quel milord che non conoscevo. Vidi i quattro presi da una furibonda lite. Mi avvicinai, ero stanca di questi comportamenti, questa ostilità tra le persone e quasi urlai "miei cavalieri, smettetela per carità. Noto che la mia presenza crea solo disordini in queste lande, ho preso la mia decisione. Stanotte salperò e me ne tornerò in Irlanda." Mi voltai verso Lyo "cosa pensate io sia? che gioisca di favori da parte di questo milord? io e il milord siamo solo ottimi amici, mai e poi mai egli nutrerebbe dell'amore per me e fu sempre uomo di rispetto". Con le lacrime agli occhi mi rivolsi a Lord Carrinton, per un attimo mi soffermai su quel bel volto e scossi il capo "mi scusi milord, me ne devo andare via da qui. Da quando sono arrivata in Inghilterra ho solo trovato persone ostili, non parlo di voi, e messer Lyo qui presente pure fu uno dei pochi che mi mostrò la sua benevolenza ma vedo che l'amore lo sta accecando". Detto questo entrai in casa e ordinai a Angry di aiutarmi a preparare i bagagli.
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Guardai la donna e dissi lo pressa in chiesa perchè cosa succede dissi tutto agitato cosa avete letto continuai a dire mentre la giardavo e aspettai una sua risposta
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Non risposi alle domande di Renart... lui non sapeva, non immaginava neanche, e comunque non avrebbe mai potuto capire! Era molto meglio che continuasse a crogiolarsi nelle sue convinzioni... era molto meglio che continuasse a vedermi soltanto come una Colombiana... era molto meglio per tutti, soprattutto per lui!
Raggiungemmo il carrozzone e io subito mi diressi verso il baule che conteneva tutti i nostri costumi, iniziando a rovistare in cerca di quello più adatto per le prove in corso in quel momento... Udii lo scambio di battute tra Renart ed Essien, ma non vi posi molta attenzione... sorrisi a Fantine, venuta ad aiutarmi con la ricerca del costume, ma non risposi a nessuna delle sue curiose domande sulla temporanea sparizione mia e del soldato... Poi, inaspettatamente, colsi quello stralcio di conversazione sussurrata... Citazione:
Gli altri non si erano accorti di nulla, presi com’erano dall’allestimento delle prove, dalle loro parti, dagli aggiustamenti ai costumi o alle battute... persino Renart era occupato: pressato da Tissier che si era imposto di insegnargli a sospirare alla luna in modo un tantino più convincente... Per un attimo fui incerta su che cosa fare. Mi chiesi che cosa sapesse Essien di Tafferuille e dei Pomerini... mi chiesi se, per caso, non fosse quella la ‘cosa urgente’ che aveva da dirgli... Avrei dovuto fidarmi di Tafferuille? O forse, più propriamente, avrei soltanto dovuto farmi i fatti miei... E tuttavia... Con quale diritto si intraprende una strada se poi non si ha il coraggio o la determinazione per percorrerla? Lesta come un lampo e senza pensarci oltre, afferrai il piccolo paniere di vimini abbandonato accanto al baule dei costumi e, cogliendo il momento più giusto, scivolai silenziosamente dietro il carrozzone... Essien e Tafferuille erano piuttosto lontani, ormai, ed era abbastanza improbabile che si accorgessero di me. Sorrisi. Poi mi infilai tra gli alberi e presi a seguirli di nascosto. |
<<Che cosa hai combinato?>> Urlai a Lyo
Entrai in casa mentre Lord Carrinton, Lyo e Marco litigavano ancora.. Il servo di Lady Altea non voleva farmi passare ma alla fine ebbi la meglio su di lui e salii le scale.. Il corridoio era tutto buio ma una camera emetteva la luce fioca di una candela.. Mi avvicinai ed entari.. Lady Altea era sul letto che piangeva.. Mi avvicinai senza sapere neanche io quello che stavo facendo.. <<Milady non piangete.. State bene?>> |
Salii nella mia camera, sentivo le voci concitate quasi affievolirsi, solo il silenzio di quelle stanze cupe rotte dal mio inconsueto pianto.
"Altea" pensai "piangi? è raro che io pianga, cosa mi sta succedendo?". Ad un tratto sentii la porta della stanza aprirsi, pensai fosse Angry subito pronta a prepararmi i bagagli. Alzai lo sguardo e con stupore invece mi trovai di fronte quello scudiero, sul momento trasalii ma poi rimasti stupita da quelle sue parole di conforto. "Non molto bene messere come vedete" sospirai "vi ringrazio per il vostro interessamento. Non riesco più a capire cosa stia succedendo, tutto questo come sempre è dovuto all'impeto di Lyo. Vedete, io non voglio partire...vorrei rimanere qui. Ma so che se rimanessi Lyo si metterebbe nei guai per me, e ancor di più non capisce che io ho sempre promesso a lui una profonda amicizia, che lui ha tradito. Sir Carrinton, disse che se avrebbe osato avvicinarsi a me o dirmi una mala parola, gliela avrebbe fatta pagare. E Lyo non conosce dove sono i suoi limiti, si crede invincibile. Infatti gli dissi di non arrischiarsi a uscire con quell'occhio malconcio ma fa di testa sua. E non voglio nemmeno che Lord Carrinton compia qualche gesto di ira verso Lyo, sapete sembra un uomo duro ma in realtà io lo conosco per persona diversa. E se ora sentite quel parapiglia nei piani di sotto è tutta colpa mia". |
<<Non penso proprio milady.. Quello che sta succedendo là sotto è tutta colpa di Lyo.. Ha la testa dura.. Non capisce quando deve tacere e agisce d'impulso comunque non dovete per forza partire.. Io avrei un idea..>> Dissi con sguardo furtivo
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"Allora se lo dite anche voi, non sono solo mie supposizioni." esclamai stupita" un'idea? orbene, ditemi messere."
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<<Non bisogna per forza tornare in Irlanda milady.. Potete sempre andare in un'altra città di questo splendido paese e ricominciare una nuova vita.. Io vi scorterò ovunque vogliate.. Più di questo non posso fare.. Se poi volete tornare in Irlanda non sono io a impedirvelo però vi chiedo di non farlo.. Lyo è impulsivo ma ci tiene moltissimo a voi.. dovevate sentire quando parlava di voi.. Sembrava che parlasse di un Angelo.. è davvero innamorato di voi milady..>>
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"Infatti è qui il problema messere, il fatto che Lyo sia follemente innamorato di me, questo l'ho capito dal primo momento, ma io non provo sentimenti d'amore per lui, ma di grande amicizia, è ben diverso. Non voglio illuderlo di più, e lui non vuole capirlo. Non sarebbe qui ora, mi auguro solo che nei piani bassi non si stia pure svolgendo un duello, ci mancherebbe solo questo. Andare in un altro paese? Vedete, io sono venuta qui solo per vedere Camelot, poichè ho tanto desiderato vederla. Però potrei andare in altra casa, lontano da entrambi. Ad esempio parlavo prima con una sarta che venne qui per provare delle tende e farmi un vestito di una certa Lady Kate Stewart, è una duchessa, anche se abita vicino al palazzo di Lord Carrinton e il Belvedere. Forse la conoscete? è una donna veramente estroversa e allegra, diversa da tutte le dame di corte anche se donna di grande onore. Infatti non ho mai capito come mai frequentasse Lady Sophia, penso solo per buona facciata poichè a volte pure bisticciavano. Che ne pensate? siete disposto a mandarle una missiva da parte mia chiedendole ospitalità?". Ma lo dissi con rassegnazione, il dover separarmi da tutto ciò che circondava Lord Carrinton mi rabbuiava, mi stava affezionando troppo a lui.
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<<Che missiva Milady non servirà a niente! Lyo non vi lasceràmai andare.. E neanche Lord Carrinton.. Su preparatevi.. Fate i bagagli scapperemo ora vi accompagnerò da questa Dama e giuro sulla mia testa che vi accetterà tra e sue dame di compagnia! Non c'è tempo se quei due continuano a litigare domani saremo a un funerale.. Quando avrete finito di prepararvi e saremo già lontani il vostro servo andrà a dire ai due litiganti che ormai siete fuggita.. Che ne dite?>> Dissi guardando Lady Altea con sicurezza negli occhi
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Guardai sbigottitai il ragazzo "Messere...dama di compagnia? Ma io sono di famiglia aristocratica, mio padre è uno dei cavalieri migliori del regno in Irlanda. Comunque non soffermiamoci su queste cose, Lady Kate sa chi sono, quindi presto andiamo via di nascosto.."
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Fermai il mio cavallo, avrei voluto fargli mille domande.....ma non mi sembrava educato anche se ero una popolana...anzi una donna della foresta........" Perdonate Monsieur, ma il rintocco di campane ci segue da quando abbiamo lasciato la taverna dapprima lento, poi piu' insistente. Lamenti odo lamenti, ma non chiedetemi se di giovani o anziane donne, odore di sangue e sale.........non mi era mai successo.......andiamo avanti , proseguiamo non vi preoccupate.......Dicevate che potrei farvi solo una domanda.......bene.....da che parte state in tutta questa storia...?......Sacro o Profano ?...."..........una cosa mi aveva rattristato, prima o poi le nostre strade si sarebbero divise....provai uno strano senso di abbandono......era tutto cosi' strano
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A Carrinton Hall la tensione ora si poteva tagliare con un coltello.
“Andate vi da questa casa” minacciò lord Carrinton “finché potete farlo con le vostre gambe.” “Voi non mi fate alcuna paura, milord…” “Ovvio…” replicò Carrinton “… feccia come voi, con sangue bastardo nelle vene, non si rende neanche conto della nobiltà quando la vede.” Lyo allora, fuori di sé dalla rabbia, colpì al volto Carrinton. Questi sorrise. “Vi rendete conto, vero, di ciò che avete fatto?” Con aria compiaciuta. “E di cosa accadrà ora?” “Sono a vostra disposizione…” con orgoglio Lyo. “Domani mattina, dietro il vecchio monastero Dei tre Arcangeli.” “Ci sarò.” “Avete dei padrini?” Domandò Carrinton. “I due scudieri che sono con me.” “A domani allora.” Lyo annuì, poi si voltò verso Marco. “Chiama Daniel…” disse “… qui non abbiamo altro da fare.” Marco allora corse a cercare Daniel. |
Sentii delle urla più concitate, mi affacciai alla balaustra di radica e udii quelle parole. "Messere, ho sentito parlare di un duello domani mattina". Scesi le scale e mi scagliai contro Lord Carrinton prendogli le mani: "vi prego milord, per il mio bene e se tenete a me, lasciate perdere, non voglio nessun duello vi prego. Ricordatevi ciò che vi dissi su come mi vede il mio cuore, ora vi vedo con occhi diversi."
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Tafferuille avanzò di qualche passo nella campagna, seguito in religioso silenzio dal vecchio Essien.
Il vento era ancora forte sopra Cardien ed il suo sibilo sembrava fare eco nel cuore del capocomico che, conoscendo ormai il suo misterioso amico, sentiva come uno strano presentimento. “Essien, ascolta.” Cominciò a dire il pittoresco Tafferuille. “Una volta, colui che ora ricordo come mio maestro sul grande palcoscenico della vita mi disse…<<ragazzo mio, vuoi davvero diventare attore?>>... ed io …<<si, credo di si...>> lui allora mi fissò… <<ascoltami… essere attore è cosa buona… non essere attore è ugualmente cosa buona... ma credere, sperare o tentare di essere qualsiasi cosa è il modo migliore per non essere nulla nella vita…>>.” Essien lo fissava turbato e col viso un po’ da ebete. “Non comprendo, amico mio…” “E’ presto detto.” Appoggiandosi ad un albero Tafferuille. “Nella vita occorre ambizione, anche per dei burattinai della sorte come noi… Cardien non è differente da Coupon, come Cardiff non è migliore di Ansel…” “Non comprendo…” fece Essien “… eppure abbiamo riscosso un po’ successo nei teatri di questi paesini…” “Occorre ambizione, amico mio.” Sentenziò quasi Tafferuille. “Il paese è in ginocchio; la gente ha la stessa fame di prima, se non di più, ha visto l’oppressione dei nobili sostituita da quella dei Ginestrini, non ha più un Dio da incolpare per le sue miserie e vive con lo spettro tutt’altro che fasullo di una possibile invasione da parte delle grandi potenze cattoliche d’Europa!” Lo fissò, quasi ad aspettarsi chissà quale reazione dal vecchio capocomico. “Il teatro può dunque essere l’unico modo per evadere dalla triste e cupa realtà in cui è piombata la gente di questa nazione.” Essien annuì quasi come un riflesso incondizionato. “Non comprendi, vecchio mio?” Domandò Tafferuille. “E’ il nostro tempo!” Esclamò. “Ed abbiamo approfittarne!” “Ma come?” “Ci occorre un giusto scenario…” fissandolo Tafferuille “… il Théatre Royal di Ostyen!” Essien sbiancò e fu solo per un caso che non stramazzò a terra senza sensi. “Ma…” balbettò “… ma è assurdo… lì si esibiscono attori veri…” Tafferuille lo fissò di traverso. “No, non volevo dire che tu…” correggendosi Essien “… si, insomma… oltre te nessuno di noi ha grande esperienza… si, Gobert è stato costumista al Théatre di Saint Giuly, ma non vi ha mai recitato… Fantine ha nozioni di dizione e Tissier è figlio di uno dei più antichi burattinai di Lilla, ma queste cose non li rendono certo degli attori… Talia è vispa, bella ed intelligente e probabilmente potrebbe realizzare qualsiasi cosa, ma su un palcoscenico come il Théatre Royal temo perderebbe la favella per l’emozione… quanto a Renart… bah… non lo farebbero neanche entrare in un teatro come quello!” “Ovvio che l’arte dell’improvvisazione non può essere proposta in un teatro simile…” disse Tafferuille “… ma la compagnia non è poi tanto malmessa e credo che potrebbe imparare ed interpretare degnamente almeno un tre o quattro sceneggiature di buon livello.” “E chi le scriverebbe?” “Si potrebbero affittare le capacità di uno scrivano e le competenze di qualche drammaturgo fallito.” Rispose Tafferuille. “In una grande città d’arte come Ostyen madonna sfortuna ha molti figli, credimi.” “Cosa c’è sotto?” Chiese improvvisamente Essien. “Non sei tipo da voli pindarici o alla Icaro… perché mi hai fatto questa proposta?” “Perché non voglio che la parola falliti sia abbinata alla nostra compagnia.” Rispose Tafferuille fissandolo con quei suoi magnetici occhi azzurri. |
Gaynor ebbe un fremito di paura. Chi l'aveva catturata e portata in quel posto? E perchè era nuda? D'un tratto si alzò dal letto avvolgendosi un lenzuolo intorno al corpo e si avvicinò al giovane moro, parlandogli in francese: "Chi sei tu? E perchè sono qui? Rispondimi, ti prego, spiegami cosa sta succendendo..."
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Presi i documenti e li sfogliai. Non sapevo nulla di come si leggessero.
Era sempre stato mio padre a occuparsi di quelle cose. Le poche volte che mi ero dimostrata interessata all'amministrazione mi era stato intimato gentilmente di tornare con gioia a occupazioni meno noiose e di lasciare che fossero gli uomini a portare il fardello di tali seccature. Certamente lui sarebbe stato capace di trovarmi un marito all'altezza di quei compiti e non mi avrebbe costretta a stare china sui conti con gli amministratori delle nostre proprietà fino a farmi dolere gli occhi. Mi ricordai di come ero docilmente tornata sui miei passi e, fuori dalla biblioteca, ero tornata nel solarium dove Giselle e mia madre sedevano con le altre dame. "Mio signore, siete stato oltremodo gentile nell'occuparvi in questo modo di me..." mi inchinai "Ve ne sarò per sempre riconoscente." Esitai. Non ero certa che fosse la cosa migliore da fare... precipitarmi là? Una parte di me desiderava correre verso quella che prometteva di diventare la mia nuova casa. Là forse avrei saputo qualcosa di più su mia madre. Non era mai stata prodiga di racconti sulla sua giovinezza o sulla sua terra d'origine. Non sapevo nulla neppure della sua famiglia. Avevo tante cose da imparare su di lei. "Manderò un messaggio perchè si preparino per il mio arrivo... e leggerò attentamente questi documenti stasera stessa. Ignoro cosa mi abbia lasciato in eredità mia madre e spero solo di essere all'altezza del compito..." Mi voltai verso Tyler e lo presentai al Lord. "Milord, costui è l'uomo di cui vi parlavo... Tyler del Kent... è stato uno dei più valorosi e fidati uomini di mio padre e mi proteggerà dalle trame dei repubblicani." |
Marco era riuscito a ritrovare Daniel ed insieme a Lyo avevano poi abbandonato Carrinton Hall.
Durante il tragitto verso il Belvedere, Lyo non disse nulla. Aveva il volto cupo e lo sguardo scuro. Sapeva che l’indomani avrebbe dovuto affrontare quello che veniva considerato da tutti come il miglior spadaccino di Camelot. Lord Carrinton aveva affrontato diversi duelli e ne era sempre uscito vincitore. E Lyo sapeva tutte queste cose. Marco fissava in silenzio suo fratello. Neanche lui aveva molta voglia di parlare. Poi, si fece forza: “Ci andrai al duello, Lyo?” “Ovvio, che domande.” Voltandosi il giovane cavaliere verso Marco. “Ma lui è…” “Lo so.” Interrompendolo Lyo. “Vorrà dire che morirò per mano del migliore spadaccino del regno…” “Non mi piaci quando parli così…” “Non piaccio a me stesso.” Fissando la strada Lyo. “Domani verrete con me, ragazzi, a farmi da padrini…” si voltò verso i due fratelli “… grazie per essermi stati sempre accanto, amici miei…” sorridendo con un velo di malinconia nello sguardo. |
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