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L’incanto della sera ed il fruscio del debole vento che accarezzava gli stendardi sulle mura, diffondevano una pacata e serena atmosfera.
Eppure l’animo di Icarius era un vortice di sensazioni ed emozioni. Rabbia, inquietudine, delusione, malinconia, paura. Camminava nella sera, in un cielo chiaro di stelle ed intriso dei surreali suoni che animano, come a volerla salutare, la fresca notte. Si avvicinò alle scuderie ed un nitrito attirò la sua attenzione. Tutti i cavalli dormivano, tranne uno. Matys, la superba cavalla giunta da Sygma sembrava animata delle stesse ansie che tormentavano Icarius. “Anche tu ti senti sola, amica mia…” disse avvicinandosi. Ma la cavalla, lanciando un nitrito nervoso, scosse la testa ed arretrò di qualche passo. “Calma, calma…” alzando le mani Icarius “… ho capito… non vuoi essere toccata… sembra che a tutti voi di Sygma io proprio non vada a genio…” mormorò con un sorriso malinconico e beffardo “… allora mi metterò qui… vedi? Qui, sulla paglia… e se mi ascolterai, prometto di non avvicinarmi… ci stai?” La cavalla lo fissava, scuotendo di tanto in tanto, la testa. “Cos’è che non ti piace quaggiù? Forse la campagna è troppo pianeggiante? I campi sono troppo verdi? O magari le città e i borghi sono troppi vicini, quasi gli sugli altri, a discapito dello spazio per correre libera?” La fissò, per poi sorridere. “Solitamente si dice, di qualcuno troppo eccentrico, che è matto come un cavallo…” continuò “… ma tu starai pensando questo di me, vero? Sai, forse sono in tanti a crederlo… almeno la metà di chi abita Capomazda… mentre l’altra metà credo mi odi… e tu? Mi odi anche tu? Ce l’hai con me perché ti hanno portata qui? Guarda che non ho colpa… almeno credo… che sciocco, forse sono matto davvero…” mormorò fissando uno scorcio di cielo da una delle finestre delle scuderie “… sto qui a parlare con un cavallo…” In quel momento Matys nitrì con vigore. “Si, hai ragione, scusami…” sorrise Icarius “… dopotutto ti avevo chiesto io ti ascoltarmi…” la fissò con aria sognante “… ti secca se resto qui a dormire? In fondo siamo soli tutti e due… estranei in questo posto… e vale la pena farci compagnia a vicenda… ecco, mi metto qui…” accomodando la paglia in un angolo “… vedrai che non ti disturberò… notte, amica mia…” http://blog.secretkeepergirl.com/wp-...2-tristan.jpeg |
Per un attimo lo osservai in silenzio... forse non aveva completamente torto: che cosa mi legava a Capomazda, dopotutto? Che cosa mi legava ai Taddei? Forse niente più e forse non c’era mai stato niente, forse era tutta un’illusione o un gioco, come lo aveva chiamato Matthias... e tuttavia le parole di Icarius mi tornarono alla mente ancora una volta... ogni singola parola, ogni pausa, ogni incertezza nella voce... poteva essere davvero solo finzione? Poteva davvero essere disposto a farmi tanto male solo per conservare il suo potere?
Non lo sapevo, non lo sapevo più. Però una cosa la sapevo... sapevo qual era il mio ruolo e conoscevo il mio compito. Abbassai quindi gli occhi un momento, poi tornai a guardarlo... “Basta!” dissi lentamente, la mia voce era ferma anche se da essa trapelava dolore per ciò che sentivo di dover dire “Matthias, vedi... qui non si tratta soltanto di me! Tu sei il migliore amico che io abbia mai avuto ed io ti voglio bene... ma le cose sono cambiate, io sono cambiata: che ti piaccia o no, io ho delle responsabilità qui ed ho intenzione di tenervi fede. Che ti piaccia o no, questo è un momento delicato ed è necessario tenerne conto. Ed è per tale motivo che, per la sicurezza di tutti, io non posso permettere che vi siano dissidi di nessun tipo all’interno di queste mura!” feci una breve pausa, durante la quale non distolsi mai gli occhi dai suoi, poi proseguii “Perciò ti chiedo di scegliere una posizione... una posizione che sarà definitiva. Se deciderai di restare qui, dovrai mettere da parte ogni tuo rancore verso questa terra e verso il suo duca, dovrai sforzarti di credere nel progetto di lord Rauger che voleva Capomazda e Sygma uniti e forti insieme, dovrai dimenticare tutto il resto, persino... persino me, se sarà necessario per il bene di Capomazda! Se invece pensi di non poter riuscire in questo, se pensi che niente potrebbe convincerti a mettere da parte ogni singolo risentimento, in tal caso io ti concederò la licenza di partire domani stesso per Sygma!” Rimasi in silenzio per alcuni istanti, il mio sguardo nel suo era profondamente addolorato ma allo stesso tempo determinato, poi conclusi: “Riflettici questa notte... e domani mattina mi comunicherai la tua risposta definitiva. Qualunque essa sarà, sappi che io la capirò e la appoggerò in ogni caso!” Mi avvicinai, sollevai una mano e la passai delicatamente sulla sua guancia, in una leggerissima carezza: “Buonanotte, Matthias!” mormorai. Poi mi voltai ed uscii. |
Ero rimasta un po' sorpresa dalla svolta inaspettata che avevano preso gli eventi.
Arretrai lentamente e tornai nella mia stanza. Ciò che aveva detto Aytli poteva essere interpretato solo in un modo: il desiderio di sbarazzarsi di me il più rapidamente possibile. Mi sembrava un'idea assurda: se ero -fantasiosamente- fuggita da Capomazda inseguita da due guardie... perchè rigettarmi là, dove probabilmente mi avrebbe aspettata una condanna, la prigionia... se non un rogo addirittura. Ero pensierosa appoggiata alla finestra e stavo cercando di stabilire se sarebbe stato più appropriato fuggire o restare. Per un attimo incrociai i miei stessi occhi nello specchio accanto alla finestra e mi dissi: "sciocca...". |
Tutti fissarono Aytli.
“Mandare lady Melisendra a Capomazda? Ma è una pazzia!” Disse Nyclos. “E’ assurdo! Lei è fuggita da quel posto, ricordate? Se vi tornasse la condannerebbero come ladra! Ha rubato uno dei gioielli dei Taddei!” “Milord, il suo ritorno sarebbe una copertura…” replicò Aytli “… l’unico modo per giungere lì senza attirarsi sospetti.” Gouf la fissava in silenzio. “In che modo, milady?” Chiese Cimarow. “Un cavaliere riporterebbe quella donna a Capomazda…” rispose Aytli “… un cavaliere fidato…” “ E poi?” Domandò Cimarow. “E poi quel cavaliere, dopo aver ricondotto la ladra ai capomazdesi, potrebbe indagare su cosa è realmente accaduto al nostro informatore.” “E cosa accadrà a lady Melisendra?” Chiese Nyclos. “Subirà un processo, immagino.” Rispose Aytli. “Quindi morirà!” Esclamò il giovane fratello del barone. “Morirà per il vostro assurdo piano!” “Siamo in guerra, milord…” replicò la donna “… madonna Morte è la nostra inseparabile compagna…” “Dunque lady Melisendra andrebbe sacrificata, milady?” Chiese Cimarow. “Non necessariamente, mio signore.” “E come?” “Dopo aver carpito le informazioni che ci occorrono, si potrebbe tentare di liberarla…” Gouf continuava ad ascoltarla in silenzio. “Il cavaliere inviato con lei potrebbe tentare e magari, con un po’ di fortuna, anche riuscirci.” Continuò Aytli. “Dovrà essere un cavaliere davvero in gamba” replicò Cimarow “per riuscire in una simile impresa.” “Potrei andarci io.” Disse Aytli. “Mi fingerei una cacciatrice di taglie che, riconosciuto il bracciale in possesso della donna, ha ricondotto la ladra a Capomazda.” “Avete la testa piena di utopie!” Esclamò Nyclos. “Cosa ne pensate, sir Gouf?” Domandò Cimarow. “E’ troppo rischioso.” Rispose il cavaliere. “Troppo rischioso per entrambe.” “Non hai più fiducia in me?” Chiese Aytli. “Non si tratta di fiducia. E’ quasi un suicidio.” “Io invece…” “Basta. L’argomento è chiuso.” La zittì Gouf. “E ora scusatemi, milord.” E salutato il suo signore, uscì dalla stanza. |
Quella mattina, a Capomazda, si presentava illuminato da un bel Sole primaverile, con l’aria resa mite da un deciso vento che soffiava dai monti vicini.
Talia faceva colazione quando giunse Matthias. “Buongiorno.” Disse avvicinandosi alla tavola. “Fai colazione da sola? Una sala così grande per una sola persona… che stranezza!” Fissò fuori poi da una delle finestre. “Oggi c’è un forte vento che sembra soffiare contro le mura di questo palazzo con una forza non comune…” mormorò “… per un attimo, al mio risveglio, ho creduto di essere a Sygma… il vento che spira sulle nostre colline… ricordi?” Si voltò a fissarla. “Certo che lo ricordi…” continuò “… non voglio pensare che sei cambiata a tal punto da aver dimenticato la nostra terra…” esitò qualche istante “… ho ripensato a ieri sera… resterò qui, a prendermi cura di te, come giurato… ma se ti farà di nuovo soffrire, se ti farà altro male… me la pagherà… e anche questo lo giuro.” In quel momento entrò Izar nella sala. “Buongiorno, milady.” Salutando Talia, per poi voltarsi e con un cenno fare altrettanto verso Matthias. “Perdonate se vi disturbo mentre fate colazione… avete per caso visto sua signoria? Stamani non era nella sua camera ed i servi dicono di non averlo sentito rientrare stanotte… mi chiedevo se voi ne avevate notizie, milady…” “Un bel guaio, questo!” Ridendo Matthias. “Vi siete perso il duca!” |
Citazione:
Guardai il cavaliere allontanarsi, alzai gli occhi ancora una volta verso le piccole finestrelle delle prigioni, sperai di vedere Pasuan affacciarsi ma era impossibile "Ti tirerò io fuori di lì, Pasuan. Fidati di me..." pensai chiudendo gli occhi sperando che quella frase potesse in qualche modo arrivargli. Mi voltai e camminai veloce verso la porta d'ingresso del Palazzo Ducale, andavo così veloce che mi sembrava di volare. Intanto il bambino scalciava fortissimo. Ero così concentrata che non sentivo nulla e mi persi nei pensieri: "Dafne! Dafne! Dove sei?!" "Sono qui Friederich, qui in cucina, cosa c'è? Che ti prende? Perchè hai del sangue che ti esce dal labbro?!" "Lascia stare. Ascoltami bene: non devi mai più mettere piede a Palazzo, mi sono spiegato? Mai più! Nè con me e nemmeno da sola!" "Ma perchè Friederich? Che è successo? Vorrei ascoltarti ma lo sai che la duchessa Talia aveva promesso di invitarmi per un tè, come faccio a non andare? Le mancherei di rispetto..." "Non mi importa, Dafne! Inventati qualcosa, trova una scusa. Non ci devi più andare punto. Non si discute!" "Va bene... lo farò se è così importante. Ma tu??" "Io non c'andrò più se non sarà strettamente necessario. Prometti anche di non intrattenerti mai con il Duca, mai! Evitalo se lo vedi nel borgo!" Solo in seguito seppi che cos'era successo quel giorno e ne rimasi inorridita ma non feci mai parola con Friederich. Ora stavo disubbidendo a quella promessa ed ero terrorizzata all'idea di stare davanti a quell'uomo che aveva osato fare una proposta tanto squallida al mio povero marito che tanto gli era fedele. Mentre pensavo arrivai al cospetto delle guardie del portone e dissi in tono grave e distaccato: "Sono Lady Dafne, la vedova di Sir Friederich che fu uno dei primi cavalieri del Duca e che è morto servendo fedelmente il suo ducato. Chiedo di essere ricevuta da Lord Icarius e non ho intenzione di attendere troppo a lungo". |
La torre sembrava sospesa in quella notte senza Luna, mentre le stelle scintillavano senza sosta in quelle infinite tenebre.
Un vento freddo soffiava con un sibilo spettrale sulla campagna sterminata, facendo oscillare, come in una primordiale e mistica danza, le cime delle fiere querce che circondavano le mura di Capomazda. “E’ stato l’altra notte, milord…” disse uno dei soldati“… eravamo di guardia in cima alla torre e poco dopo mezzanotte quella figura è apparsa...” “Si, mio signore!” Intervenne l’altro soldato. “Una figura eterea e spettrale… si aggirava inquieta lungo la merlatura… diceva qualcosa, ma non siamo riusciti a comprenderne il senso…” “Più che parole, sembrava emettere lunghi e strazianti lamenti, signore…” aggiunse l’altro. “Il volto?” Domandò Icarius. “Avete visto il suo volto?” I due si scambiarono una rapida ed indecifrabile occhiata a quella domanda di Icarius. “Allora?” Li esortò il duca. “Milord…” mormorò il primo “… era buio e il volto non era facilmente riconoscibile...” “Ma la notte scorsa il vento aveva reso l’aria asciutta e limpida!” Disse Icarius. I due si scambiarono di nuovo quell’enigmatica occhiata. “Milord... sembrava… si, per quel che abbiamo potuto vedere, sembrava... sua signoria lord Rauger, vostro zio...” Icarius sgranò gli occhi e ammutolì. “Tornate ai vostri posti di guardia.” Ordinò poi. “E voi, mio signore?” “E’ quasi mezzanotte...” mormorò il duca “… voglio salire in cima alla torre…” “No, milord!” Gridarono insieme i due. “Quella visione potrebbe farvi del male, o rendervi folle con il suo apparire nella notte!” Ma Icarius, incurante delle loro parole, era già quasi in cima alla torre. “E non seguitemi!” Urlò. Giunto sulla torre, subito un senso di angoscia ed inquietudine lo prese. Fissò il buio per un tempo indefinito. Un buio profondo e senza fine. Un buio a cui era negata anche la consolazione della Luna. Ad un tratto Icarius udì un lamento lontano, poi delle confuse parole. “Roselide...” chiamava qualcuno “... gioia mia, dove sei?” Sembrava la voce di un vecchio. Un senso di paura lo raggiunse. Si voltò intorno, ma non vide nulla. Si affacciò allora dalla torre e notò una figura nella campagna. Era una donna. Ed osservandola ad Icarius parve di riconoscerla: era la moglie dell’Arciduca Ardeliao, Gyaia, della quale aveva visto il ritratto nel palazzo. Ma voltandosi improvvisamente quella donna mutò sembianze: era Talia. Icarius allora la chiamò, urlando nella notte e nel vento. La chiamò con quanto fiato aveva in gola. Lei si voltò, lo fissò e poi si incamminò nella campagna. “Aspettami, Talia!” Gridò disperato Icarius. Ad un tratto però udì dei rumori alle sue spalle. Qualcuno stava salendo dalle scale. Poi cominciò a picchiare forte contro la porta di legno che dava accesso al piano merlato della torre. Erano colpi poderosi, come se una furia volesse sfondare quella porta. E dopo l’ennesimo colpo la porta si frantumò in tanti pezzi. Un possente e gigantesco cavaliere, tutto bardato da una pesante corazza nera, si presentò davanti ad Icarius. Questi tentò di raggiungere le scale, ma il misterioso cavaliere lo afferrò per poi lanciarlo contro il parapetto interno della merlatura. Si avvicinò ad Icarius ed accennò un lieve inchino, come a volerlo sfidare in un fatale duello. Lo fissò e si abbandonò ad un profondo e allucinante grido di sadica disperazione. Un grido che sembrava provenire dagli oscuri e maledetti gironi dell’Inferno. Gridò e saltò su di colpo. Ansimò per qualche istante, per poi comprendere dove si trovava e cosa era accaduto. “Un incubo…” mormorò “… un incubo dannatamente reale…” Si massaggiò la testa, togliendosi la paglia dai capelli. In quel momento un nitrito attirò la sua attenzione. “Ah, buongiorno, amica mia!” Esclamò sorridendo a Matys. “Dormito bene? Si fa colazione ora?” E scoppiò a ridere, come a voler allontanare l’inquietudine ancora viva di quel misterioso sogno e dell’oscuro cavaliere apparso in esso. http://www.john-howe.com/portfolio/g...celot-port.jpg |
“Impossibile!” Disse la guardia a Dafne. “Il duca oggi non riceve nessuno del popolo! Tornate domani e forse sarete ricevuta!”
In quel momento, dalle scuderie, arrivò Icarius. Cosa accade qui, guardia?” Chiese. “Nulla, milord.” “Nulla?” Ripeté Icarius. “Eppure questa ragazza mi sembra alquanto preoccupata. Cosa accade, damigella?” Chiese a Dafne. |
Udendo le parole "Del Popolo" mi bollì il sangue nelle vene "del popolo io??? Questo sbarbatello non sa con chi ha a che fare!". Lo pensai solo e non dissi nulla vedendo arrivare Icarius, che disgusto.... "quel bavoso!" pensai... ma avevo una missione da compiere e scacciai ogni remora.
Mi inchinai profondamente in una riverenza perfetta "Mio Signore! Sono Lady Dafne, la vedova di Sir Friederich vostro feldele servitore. Sono qui per chiedervi la grazia per il cavaliere e il cadetto che sono rinchiusi nelle prigioni. Non è giusto che stiano lì, sono due valorosi guerrieri e mi hanno salvata da tre malviventi!" dissi mentre continuavo a tenere la testa bassa, non avevo il coraggio di guardarlo; proseguii "Sir Pasuan si sta prendendo cura di me e del figlio di Sir Friederich che porto in grembo, gli devo tutto quel che ho. Sono una donna sola, ho bisogno della sua protezione". |
Vedendo Finiwell dissi che bello rivederti amico mio non mi lamento ma vorrei uscire da questa cella Pasuan è un ottimo amico ora cerca di tirarci fuori di qui per favore continuai a dire non è posto adatto per noi vero amico mio dissi rivolgendomi a Pasuan
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L’uomo anziano fece finta di non accorgersi del gesto di Sayla ed alzatosi si avvicinò al tavolino lì accanto.
Sopra vi erano varie bottiglie, tutte di colori diversi, con all’interno strani ed esotici elisir. Riempì un bicchiere con uno di questi liquori e lo servì alla ragazza. “Bevete, ragazza mia…” disse a Sayla “… questo ammansirà le vostre fatiche.” Si avvicino poi ad un grosso tavolo rettangolare e cominciò a lavorare su alcune statuine di legno. “Il legno è il materiale che preferisco…” fece mentre sceglieva con cura i propri attrezzi “… è morbido, si lascia lavorare, ma sa durare nel tempo…” Levigò una statuina raffigurante un piccolo animale e poi ci soffiò sopra, come a voler spazzar via la polvere. Ed incredibilmente, appena il vecchio posò la statuina sul tavolo, questa si animò e cominciò a muoversi. Un attimo dopo riassunse la posa originaria e tornò immobile. “Cosa avete, ragazza mia?” Domandò il vecchio. “Avete visto qualcosa che vi ha stupita, o meravigliata?” Sorrise. “Spesso i nostri occhi ci ingannano, mostrandoci cose irreali… non è magia, ma solo illusione…” Rimise allora a posto i suoi attrezzi. “Vedrete molte cose strane d’ora in poi…” aggiunse “… alcune vi sembreranno incredibili, altre terribili… starà a voi non lasciarvi incantare…” Guardò poi il cielo che accoglieva l’imbrunire. “La cena sarà quasi pronta…” indicandole la sala per cenare “… andiamo, sarete mia ospite… ho già fatto preparare un’accogliente stanza tutta per voi, dove potrete riposarvi fino a domani, a Dio piacendo.” |
Avevo dormito profondamente quella notte. Nonostante i molti pensieri, o forse proprio in virtù di quelli, ero scivolata immediatamente in un sonno profondo e senza sogni, dal quale non mi ero risvegliata che alle prima luci dell’alba.
Stavo facendo colazione, sola, come di consueto, quando giunse Matthias. Mi voltai verso la porta al suono della sua voce e gli sorrisi, vedendolo entrare... “Dimenticare Sygma?” domandai alle sue parole “Dimenticare il vento che accarezza le colline e si infrange sulle mura delle nostre città? Dimenticare il profumo che quel vento porta e il turbinio delle foglie nella valle... credi che potrei? Ma, come hai visto oggi, anche Capomazda può dare le stesse emozioni, talvolta...” Feci una piccola pausa e, alle sue parole, tornai a guardarlo... “E’ escluso!” risposi, sorridevo ma il mio tono era severo “Conosci le mie regole: se resti, la tua cura sarà per Capomazda, non per me. Se resti Icarius sarà il tuo duca e tu lo tratterai con rispetto!” Fu in quell’istante che giunse Izar... Citazione:
“Non lo vedo da quando...” esitai appena un istante “...da quando ci siamo salutati, ieri sera! Ma... beh, non è la prima volta che Sua signoria non dorme nel suo letto, sbaglio forse?” domandai, in un tono che non riuscì a suonare del tutto privo di stizza “E mai c’è stato da preoccuparsi, mi pare! Non vedo come mai questa volta dovrebbe esser diverso!” Osservai Izar per un attimo e, curiosamente, mi parve imbarazzato. E tuttavia non ci feci molto caso. Mi alzai e mi inchinai leggermente ad entrambi: “Ora... vogliate scusarmi, ma ho un appuntamento al quale non intendo mancare!” Uscii dalla stanza in fretta e in fretta percorsi scale e corridoio, fino a giungere nel cortile... lo attraversai senza guardarmi troppo intorno e, rapidamente, varcai la piccola porta che dava sui giardini. “Ciao, mi piccolo amico...” dissi felice, non appena giunsi presso i vecchio forno e vidi il draghetto che, festosamente, saltava fuori dalla sua vasca e correva verso di me. E cosa che mi sorprese ancor più fu il trovare lì, seduto sul suo muro, anche Pascal... sorrisi, vagamente divertita. |
“Siete così carina” disse Icarius sollevando, delicatamente, con una mano il volto di Dafne “eppure parlate a capo chino.”
Le sorrise ed aggiunse: “Deve essere una persona speciale quel cavaliere, se ha deciso di restarvi accanto in un momento così importante per voi… ma anche il capitano è un uomo in gamba e sa il fatto suo… sono certo che quando sarà il momento libererà il vostro amico e quel cadetto… perché non vi recate nella nostra Cappella della Vergine per pregare?” Indicandole il sacro edificio. “Vedrete che tutto si risolverà. Ora scusatemi, ma devo andare… i miei omaggi, damigella.” “Come invidio quel cavaliere, la cui vita preme tanto a quella ragazza…” pensava mentre si allontanava “…e nessuno dovrebbe soffrire per le pene d’amore… posso ben dirlo io…” Icarius giunse in caserma. Nel vederlo i soldati presenti salutarono subito il proprio signore. “Vorrei vedere il capitano.” “Vi accompagno da lui, milord.” Fece una guardia. “Mio signore…” stupito nel vederlo Monteguard “… a cosa devo quest’onore?” “Salute a voi, capitano.” Sorridendo Icarius. “Mi occorrevano un paio dei vostri uomini per regolare una certa faccenda.” “Tutti gli uomini sono a vostra disposizione, milord.” “Non vedo però quelli a cui avevo intenzione di affidare quella certa cosa…” “Dunque avete già deciso chi scegliere.” “Si, sir Pasuan ed un cadetto…non conosco il nome, ma il volto si e qui non lo vedo...” ”Impossibile, milord!” Scuotendo il capo Monteguard. “Quegli uomini sono agli arresti!” “Hanno commesso qualche grave reato?” “L’essere indisciplinati è sempre una grave colpa, mio signore!” “Comprendo…” fingendosi rassegnato Icarius “… siete uomo troppo esperto perché io possa criticare le vostre scelte… sapete che vanno benissimo i miei allenamenti?” Cambiando discorso. “Sir August è un valente maestro ed anche il buon Lho sa il fatto suo. Ormai ho ripreso tranquillamente a tirare di spada ed a tendere l’arco!” “Me ne compiaccio, milord.” Sorridendo il capitano. “Nessuno può essere più felice di me nell’udirvi raccontare queste cose. I Taddei sono da sempre grandi guerrieri ed anche voi non potevate aver dimenticato la vostra abilità con le armi.” “I greci affermavano” prendendo una delle mele che il capitano aveva in un cesto per la sua colazione “che anticamente gli esseri umani erano per metà uomini e per metà donne. Poi peccarono contro gli dei e Zeus li punì… divise ogni essere dalla sua metà e da quel momento l’umanità trascorre la propria esistenza nel cercare la parte perduta… il mito dell’anima gemella. Affascinante, non trovate? Immaginate di dividere questa mela in due parti… esse poi, ricomponendola, combacerebbero alla perfezione!” “Si, gli antichi erano molto saggi, milord.” Rispose il capitano, cercando di comprendere dove volesse arrivare il suo signore. “Eh… l’amore…” sospirò Icarius “… è la più grande forza che muove l’intero Creato… vi andrebbe di vedermi all’opera? Magari con arco e freccia?” “Sarebbe una gioia, milord!” Rispose Monteguard. “Scommettiamo che riesco a spaccare proprio questa mela al primo colpo?” Mostrando il frutto al capitano. “Scommettiamo la libertà dei due prigionieri?” “Spaccate questa mela, milord” sorridendo il capitano “e poi ne riparleremo.” I due, sotto gli occhi dei soldati incuriositi, si recarono nello spiazzo che sorgeva dietro la caserma, dove solitamente si addestravano i cadetti. Uno dei soldati portò la mela su un treppiedi. “Troppo lontana, milord?” Chiese Monteguard. “Fatelo arretrare di altri dieci passi, grazie.” Rispose Icarius, intento a sistemare il proprio arco. “Vedo che siete sicuro di voi!” Disse Monteguard, facendo cenno al soldato di arretrare ancora. Icarius allora tese l’arco fino al suo orecchio ed un attimo dopo scoccò il dardo verso quella mela, spaccandola in due parti uguali. “Fantastico, milord!” Gridarono alcuni soldati. “Ora tocca a voi, capitano, ricomporre le due parti della mela!” Esclamò divertito Icarius. “Liberate i due prigionieri!” Ordinò il capitano ai suoi. “Liberateli dando loro forti pedate, in modo che se la ricorderanno bene questa lezione!” “Vi sono debitore, capitano!” Esclamò Icarius prima di andare via. http://guidatv.sky.it/app/guidatv/im...dri-visore.jpg |
Il draghetto sguazzava nell’acqua, fermandosi di tanto in tanto, come ad invogliare Talia a giocare con lui, per poi riprendere i suoi rapidi e grotteschi movimenti.
Pascal invece li fissava, un pò in disparte, incuriosito e perplesso per quella scenetta. “Qualcuno dei saggi che il buon Izar mi impone di leggere…” disse all’improvviso Icarius a Talia “… afferma che gli animali hanno una speciale sensibilità a comprendere le persone… tu sei speciale, unica… e loro lo percepiscono.” Sorrise. “Perdonami se sono rimasto qui a fissarti…” aggiunse “… ma era una bellissima immagine…” Si avvicinò ed accarezzò il draghetto. “Sai, mi chiedevo…” fissandola di nuovo “… quella bellissima cavalla portatami da Sygma, che tu sei riuscita a cavalcare… mi chiedevo… verresti con me a convincerla che non sono poi tanto terribile come molti mi dipingono? Sempre se” sorridendole “anche tu non la pensi come quei molti.” Rise. “Una delle poesie che secondo Izar cantano la gloria dei miei avi e che puntualmente mi impone di imparare a memoria, recita che i Taddei sono predestinati a governare perché hanno gli occhi chiari… segno questo, secondo il poeta, di sincerità. Comprendi quindi che merito una possibilità? Dai, su…” prendendola per le mani e tirandola su con entusiasmo “… vieni con me, Talia!” |
Balzai in piedi al suono della sua voce.
Lo osservai avvicinarsi al drago come se niente fosse, come se non fosse stato lui a catturarlo prima di scomparire... lo ascoltai parlare... ero sorpresa e, per qualche ragione, affascinata! Avevo sempre provato una sorta di leggero disagio di fronte ai suoi occhi, ma questa volta era diverso... la luce che vi era in essi, unita al tono leggero delle sue parole, causava una strana sensazione in me... Mi prese le mani, quindi, tirandomi leggermente... io mi lasciai condurre per qualche passo, poi opposi resistenza e lo trattenni. “Aspetta!” dissi “Aspetta, Icarius... che cosa sta succedendo? Che cosa ti è successo?” Avevo quella domanda che mi bruciava sulle labbra dal momento in cui era tornato, e adesso non riuscii più a trattenerla. “Dimmelo, ti prego...” mormorai, in tono vagamente implorante “Dimmi perché ti comporti così... Io non capisco! Non capisco... e questo mi spaventa!” |
Icarius le sorrise.
“Cosa succede? Nulla succede!” Disse. “Sono solo felice di rivedere mia moglie! Non credo ci sia niente di male, non trovi?” Le strinse ancor più le mani e avvicinò a se Talia. “Vuoi sapere cosa mi succede? Semplice, sono innamorato!” Ed i suoi occhi si illuminarono ancora di più. “Innamorato della più bella ragazza di Capomazda, di Afragogna, di Sygma e del mondo intero! E sono felice… felice di poterti stare accanto… sai, quando si è rischiato di morire, quando tutto ciò che ti circonda sembra estraneo, quando non hai più dei ricordi per immaginare la tua felicità… allora la vita acquista tutto un altro valore… non dai più nulla per scontato… dalle cose più semplici, a quelle più grandi... cerchi allora di cogliere, conservare e vivere ogni attimo che ti viene concesso… quando mi sono risvegliato, dopo i fatti accaduti al Gorgo del Lagno, non avevo nulla… solo un gran vuoto dentro… un vuoto lasciato da un passato, da un’intera esistenza cancellata in un attimo… forse davvero la morte al Lagno ha cercato di portarmi via, ritrovandosi però tra le mani solo il mio passato…” esitò “… Talia, io dopo quel giorno ho perduto ogni memoria di me stesso… tutto qui mi è estraneo… non ricordavo e non ricordo niente del ducato, della sua storia, dei miei avi, del mio popolo e dei miei nemici… e cosa assurda è che non ricordavo neanche te…” portò le sue mani al petto e Talia sentì il cuore di lui battere forte “… qui tutti mi chiamano lord, signore, duca… si inchinano al mio passaggio e si prostrano ai miei piedi… ma io non so se tutto ciò è vero… non so chi sono, capisci? Io non mi sento il signore di nessuno, se non di me stesso!” Poi le sorrise teneramente e quella voce, che aveva accompagnato la passionalità e lo slancio di ogni sua singola parola, sembrò diventare musica, sulla quale scivolava la luce che emanavano i suoi occhi. Occhi del colore del cielo limpido di Primavera, dell’acqua pura di una fresca sorgente tra le rocce. Occhi dello stesso colore della giovinezza che sa ispirare i sogni più belli. Sogni che ora stavano attraversando quegli occhi. Sogni che avevano tutti la bellissima immagine di Talia. http://l.yimg.com/eb/ymv/us/img/hv/p...es_franco6.jpg |
"Vi ringrazio per la vostra generosità, messere. Ma quindi ditemi, avete mandato voi quella donna a chiamarmi?"
L'uomo non mi rispose, ma seguendo il suo sguardo notai un piccolo quadro appeso alla parete che ritraeva la donna che avevo visto quella notte. Gyaia... la donna del sogno... Senza proferire parola mi alzai e mi diressi verso la stanza in cui avrei riposato per ripensare ai fatti accaduti. Tutto ciò non può essere solo una coincidenza. Forse... devo scoprire qualcosa in più su questa donna e su questo vecchio. Il mio nome è troppo importante, non posso rischiare che qualcuno lo scopra. Dopo che avrò scoperto tutto ciò che mi serve...io lo... Un buonissimo odore interruppe i miei pensieri. la cena era pronta... |
L'incontro con il duca era stata la cosa più strana e fortunata che mi fosse capitata fino a quel momento nella mia vita. Mai avrei pensato che fosse stato così vicino a me. Mi sorprese anche il suo modo di fare, gli occhi penetranti con i quali mi aveva guardata la prima volta erano misteriosamente scomparsi, ora pareva proprio un uomo perbene
"Mah, sarà solo una mia impressione" pensai Dopo avermi parlato il si allontanò, io ripetei l'inchino. Poi decisi di seguire il consiglio che mi aveva dato e mi recai nella bella chiesetta che sorgeva lì in cittadella. Mi copersi il capo con lo scialle, spinsi la pesante porta di legno entrando nella cappella. Era illuminata dalle sole fiammelle delle candele. Non andai subito ad inginocchiarmi in uno dei banchi ma decisi di osservare una ad una le piccole cappelle laterali. Alcune custodivano vecchie lapidi di sepoltura sulle quali non si scorgevano quasi più le iscrizioni funerarie; altre avevano statue di angeli che sorreggevano dei grossi ceri. Erano molto belle quelle statue, imponenti e bianche mi parsero dei veri angeli. Presi una delle monete che avevo con me e la feci tintinnare all'interno della cassettina delle offerte, presi una candela e l'accesi pregando mentalmente per l'anima del buon Friederich, per il nostro bambino, per Pasuan e per me. Rimasi qualche istante a guardare la fiamma prendere vigore poi mi feci il segno della croce e presi posto tra i banchi. Mi inginocchiai e iniziai a pregare. |
Il delizioso profumo della cena invase il corridoio, fino a giungere presso la stanza dove riposava Sayla.
Poi un campanellino suonò. “Venite, damigella…” disse il vecchio invitando la giovane Sayla a prendere posto a tavola. Diversi piatti, dai profumi ammalianti e dagli intensi colori, erano serviti davanti alla ragazza. Ceramiche di gusto greco, terracotte di Cipro e cristalli delle Fiandre accoglievano quelle primizie, a dimostrare la nobiltà e la ricchezza del padrone di casa. Poi nella sala entrarono alcuni nani che, dopo aver salutato il loro signore e la sua giovane ospite, cominciarono a suonare gradevoli melodie per accompagnare quel delicato pasto. “Non ho potuto non notare” fece il vecchio a Sayla “il modo in cui guardavate quel ritratto alla parete. Amate l’arte forse? Sarebbe un portento data la vostra giovane età, oltre che cosa assai gradita da un vecchio appassionato come me.” Sorseggiò un po’ di vino. “Vedete, io amo le arti figurative e purtroppo per me non ho nessuno con cui discutere e confrontarmi riguardo questa mia passione.” Si voltò allora verso il ritratto della donna. Aveva un qualcosa di particolare, di enigmatico. Il suo sguardo, impreziosito da grandi ed intensi occhi verdi come le acque limpide e splendenti di una laguna all’albeggiare, sembrava fisso sul vecchio e su Sayla, eppure appariva come svuotato di qualcosa. Forse della vita stessa. Il viso invece, bellissimo con lineamenti puliti e solari, tradiva una sorta di malinconia, di indefinita tristezza. “Si, era davvero una donna bellissima…” mormorò il vecchio con lo sguardo perso in quel ritratto “… ed il ricordo della sua purezza aleggia ancora vivo in queste terre…” http://www.turismo.it/fnts/turismo/i...hino_di_pe.jpg |
Finiwell era ancora davanti alla cella dei due prigionieri, quando giunse un soldato.
“Libera i prigionieri.” Disse alla sentinella. “E’ un ordine del capitano Monteguard.” “Non pensavo durasse così poco la loro punizione.” Mormorò la sentinella mentre apriva la cella. “Forse al capitano gli si sta intenerendo il cuore!” Esclamò Finiwell. “Macchè, è stato sua signoria ad intervenire.” Fece il soldato. “Sua signoria?” Ripeté Pasuan mentre usciva dalla cella, seguito da Cavaliere25. “Come sarebbe a dire?” “Che ti importa il motivo? Ciò che conta è che ora siete liberi!” Esclamò Finiwell. “Non chiederlo a me.” Disse il soldato. “Magari ve lo spiegherà il capitano, ora che passerete da lui.” Poco dopo Pasuan e Cavaliere25, ormai liberi, si presentarono dal capitano Monteguard. Questi li liquidò con poche parole, facendo però capire ai due che non avrebbe tollerato altre bravate. “E ora toglietevi di mezzo, che ho molto lavoro da fare!” Con modi spicci il capitano. “Un’ultima cosa, capitano…” mormorò Pasuan “… è vero che dobbiamo la nostra liberazione a sua signoria?” “Si, è vero.” Rispose Monteguard. “Ma badate che la prossima stupidaggine che farete nessuno riuscirà a tirarvi fuori dai guai! Neanche sua maestà in persona! Sono stato chiaro? Perché se le parole non bastano, lo sapete, non ho problemi a prendervi a calci fino a Pentecoste! E ora filate! Vi voglio qui, di nuovo a pieno servizio, fra un giorno esatto! Nel frattempo meditate su quello che avete fatto! E’ tutto e non fatevi vedere prima che sia passato un giorno!” Pasuan e Cavaliere25 salutarono il capitano ed uscirono dalla caserma. “Finalmente!” Esclamò Finiwell nel rivederli. “Come è andato l’incontro col capitano?” “Lasciamo perdere…” scuotendo il capo Pasuan. “Ora andremo a farci un goccio per dimenticare gli ultimi accadimenti, amici miei!” Disse Finiwell. “Andiamo, offro io!” “Andate voi due…” fece Pasuan “… io devo andare in un posto…” “Ho capito, ho capito…” con un sorriso malizioso Finiwell e facendo l’occhiolino a Cavaliere25. “E sia!.” Prendendo sottobraccio il giovane cadetto. “Andiamo a farci questa bevuta noi due, ragazzo!” Pasuan allora salutò i due amici e corse a casa di Dafne. Correva veloce, attraversando il borgo, col cuore in gola e con un’irrefrenabile voglia di rivedere quella ragazza. Giunse così alla casa di lei e la chiamò a gran voce. “Chi cercate, cavaliere?” Domandò una donna. “Perdonate se vi ho recato disturbo, ma cerco la mia…” esitò e sorrise “… cerco la ragazza che vive qui.” “Credo sia andata al borgo.” Disse la donna. “E’ da un bel po’ che non la vedo… è una ragazza strana… sembra sempre intenta a fantasticare, a sognare… come se vivesse in una sorta di favola. Ma la vita è tutt’altra cosa!” Pasuan sorrise, rivedendo nella sua mente Dafne con quella sua sognante espressione, a lui tanto cara. “Si, è una ragazza piena di vita!” Esclamò Pasuan. “Allora attenderò qui il suo ritorno.” “Fate come volete, ma per carità, non chiamatela più ad alta voce o mi sveglierete i bambini, cavaliere!” E rientrò in casa. Pasuan allora si sedette sulla staccionata e restò a fissare le stelle che cominciavano a splendere nel limpido cielo di quella sera. Ripensò alle ultime parole di quella donna e sorrise. “Non dovrei chiamarla ad alta voce?” Sospirò. “Io invece vorrei gridare il suo nome così forte da far giungere la mia voce fino a quelle stelle perse in questo magnifico e limpido cielo!” E sorrise. http://www.bloggers.it/Peterpan/itco...lostellato.jpg |
non vedevo l'ora di uscire da quella cella dissi guardando Finiwell ora che faremo domandai gentilmente e mentre mi incamminai alla locanda
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"Vi prego, messere, parlatemi di quella donna. La conoscevate?"
Approccio sbagliato... non ha proprio intenzione di rispondere alle mie domande. Perchè? "Sapete, io credo di sapere chi è, ma non ne sono sicura. Prima che giungessi qui ho fatto un sogno alquanto realistico... c'era una donna che veniva giustiziata, una creta Gyaia; e io sono quasi certa che ella sia la donna del dipinto che stavamo osservando..." Mi alzaida tavola e mi diressi verso il ritratto; poi ritornai a fissare il vecchio. "Ora, invece, mi piacerebbe sapere chi siete voi, signore, e soprattutto sapere come fate a conoscere il mio nome, visto che fino a pochi anni fa nemmeno io ne ero a conoscenza...Ma di ciò, se non vi dispiace, ne discuteremo domani all'alba, ora desidero solo riposare." Feci un inchino e mi diressi verso le mie stanze, ma improvvisamente qualcuno mi afferrò il braccio con forza inaudita... Ma che diavolo... |
Uscii dopo diverso tempo dalla cappella. Tornai sotto la torre delle carceri, alzai ancora gli occhi verso le finestrelle, non si intravvedeva nessuno, nessuna mano, nessun segno di vita. Sospirai forte
"Ti mando un pensiero ed una bacio Pasuan..." mormorai Proseguii verso le botteghe, comprai della nuova stoffa per un vestito e del cibo. Mi avviai verso casa un po' appesantita da tutti i pacchi e i cestini con le provviste. Anche il bambino si muoveva molto dentro la pancia e mi faceva avanzare a fatica ma continuavo a camminare, sempre immersa nei miei pensieri, non riuscivo ad essere felice. Pensavo e ripensavo a Pasuan "Povero ragazzo! La sua carriera sarà compromessa per colpa mia. Speriamo almeno che il Duca riesca a fare qualcosa... povero Pasuan" Ero davvero molto triste mentre pensavo a queste cose. Piano piano mi avvicinavo a casa. Mi preoccupai parecchio quando vidi una figura maschile seduta davanti casa mia, non riuscivo a vedere molto bene, continuai ad avanzare. L'uomo era girato e osservava dei bambini giocare in mezzo alla strada, mi avvicinai ancora un po' titubante. Ad un tratto si girò "Pasuan! Sei tu?? Oddio!!" gettai tutto a terra ciò che avevo in mano appena mi accorsi che lui era lì, davanti a casa mia, libero! Iniziai a correre, non capivo più nulla, ero incredula. Corsi, corsi chiamandolo "Pasuan, Pasuan!! Sei libero!!" Piangevo e ridevo contemporaneamente poi, un attimo prima di raggiungerlo, sentii un fortissimo dolore al ventre. Mi accasciai al suolo, il dolore era quasi insopportabile. "No piccolo, non puoi nascere ora! E' ancora troppo presto! Nooooo!" |
Quella voce.
Lo destò dai suoi pensieri, rapendolo e conducendolo verso di essa. Pasuan si voltò di scatto e vide Dafne correre verso di lui. Il cavaliere allora, con un balzo, scese dalla staccionata e le corse in contro. Il suo sorriso, le sue lacrime che luccicavano mentre volavano via, i capelli che ondeggiavano per la corsa e poi le braccia protese verso di lui. Pasuan si sentiva pazzo di felicità e in un attimo tutte le sue fatiche erano svanite. E correva verso di lei. Ma quando fu sul punto di raggiungerla, Dafne si abbandonò ad una smorfia di dolore e si accasciò al suolo. Pasuan restò pietrificato e, dopo un attimo di smarrimento, corse ancora più velocemente verso di lei. “Dafne!” Disse scuotendola delicatamente. “Dafne, cosa succede? Cos’hai?” Ed udendo poi le parole di lei, Pasuan comprese tutto. Si guardò intorno confuso e spaventato. Allora un pensiero lo raggiunse. Avvolse Dafne nel suo mantello e con lei salì in sella al suo cavallo. Si lanciò allora in una corsa furiosa attraverso la campagna, giungendo poi nel folto bosco. Percorse una piccola stradina, più simile ad un sentiero in verità, fino a giungere in un piccolo villaggio. Giuntovi, il cavaliere si fermò davanti ad una delle tante case che in cerchio circondavano la piccola ed unica piazza dell’abitato. “Mamma!” Chiamò saltando giù dal cavallo e stringendo fra le braccia Dafne avvolta nel suo mantello. “Mamma! Nian! Dove siete?” Un attimo dopo una donna ed una ragazza apparvero sulla porta. “Pasuan, tu qui?” Gridò la donna. “Figlio mio, cosa accade?” “Non c’è tempo, mamma! Questa ragazza credo stia per partorire!” “Presto, portala dentro!” Disse la donna. “Nian, va a chiamare donna Heren e donna Soifan! Corri!” Rivolgendosi poi alla ragazza. Dafne fu messa a letto. “Coraggio, andrà tutto bene.” Sorridendole la madre di Pasuan, mentre le asciugava il sudore. Poco dopo ritornò Nian, insieme a donna Heren e a donna Soifan. “Ora esci tu.” Fece la madre a Pasuan. “Qui penseremo noi a tutto.” Il cavaliere allora, quasi spinto fuori da sua madre, cominciò a passeggiare nervosamente nello spiazzo davanti alla casa, in preda a mille preoccupazioni e pensieri. http://cmapspublic.ihmc.us/rid=11280...entis-Jedi.jpg |
Sayla stava andando nella sua stanza, quando qualcuno le afferrò la mano.
“Povera lady Gyaia…” disse una vecchia dai bellissimi occhi chiari inumiditi da lacrime “… ha pianto e sofferto tanto e anche stanotte ho cercato di consolarla quando è giunta… ma si sa… se in Cielo è scritto, in terra accadrà!” “Sissia!” La riprese l’uomo anziano. “Non spaventare la nostra ospite! Così facendo finirai per turbarla!” Prese con sé la vecchia donna e si scusò con la giovane ospite. “Perdonatela, damigella… Sissia ha perduto il senno in seguito a tristi accadimenti… ma è inoffensiva e non vi farà alcun male… ora andate pure a letto… vi auguro una serena notte.” E portò via la vecchia Sissia. Quella notte passò inquieta per Sayla. Il volto della donna del ritratto, le misteriose parole della povera Sissia e il malinconico incanto della brughiera attraversavano i suoi sogni ed angoscianti sensazioni sembravano prendere forma e vita nell’oscurità dei suoi sogni. Giunta poi l’alba, i primi raggi del mattino svegliarono Sayla. La giornata appariva già luminosa ed un profumo di latte caldo invadeva l’aria. |
Finiwell e Cavaliere25 giunsero così nella locanda.
“In verità” disse il cavaliere al giovane cadetto “sta succedendo qualcosa, ragazzo… qualcosa di grosso… guardami bene negli occhi e promettimi che non rivelerai ad anima viva ciò che sto per dirti… ricorda, io mi fido di te…” Fiiniwell lo fissò per alcuni istanti e poi cominciò a raccontare. "Io e lady Morrigan abbiamo scoperto due misteriosi individui che parlavano segretamente su quanto era accaduto ultimamente da queste parti. Uno dei due è poi uscito dalla cittadella per portare notizie al covo di Cimarow, il nostro mortale nemico. Ma lo abbiamo inseguito, raggiunto e bloccato. Volevamo farlo parlare, ma il bastardo si è tolto la vita pur di non rivelarci nulla. Questo è quanto. Ci sono altri traditori intorno a noi. Ne ignoriamo il numero, ma sono come serpenti pronti ad azzannarci. Occhio, ragazzo mio." |
Nel frattempo, Monteguard aveva raggiunto Izar.
Con loro c’era anche l’abate Ravus. “Ho mandato a chiamare anche sir Hastatus, essendo lui un rappresentante del re di Camelot, nostro valoroso alleato.” Disse il capitano. “Perché tutto questo mistero?” Chiese Izar. “Cosa è accaduto, capitano?” Monteguard allora raccontò ogni cosa. Delle misteriose figure scoperte da Morrigan e Finiwell e del loro inseguimento nella brughiera, fino al suicidio del misterioso traditore. “Che Dio ci aiuti!” Esclamò Ravus. “Vi sono dunque altre spie qui a Capomazda?” “Temo di si, monsignore.” Rispose Monteguard. “Ecco spiegato il perché delle nostre sconfitte…” mormorò Izar “… siamo in una specie di morsa…” “Bisogna riferire tutto a sua signoria.” Disse Monteguard. “Non ora…” mormorò Izar fissando dalla finestra Icarius e Talia nel giardino “… meglio prima saperne di più… sua signoria non è nello stato emotivo per affrontare anche questa situazione…” |
Se un uomo potesse, di tre sole cose non si stancherebbe mai di parlare: la donna amata, il proprio mestiere o vocazione e la terra in cui è cresciuto.
Delle fertili e tenere campagne, dei rigogliosi e verdeggianti boschi, come dei freschi e zampillanti ruscelli che animano ed incorniciano il regno di Afragogna abbiamo già raccontato. Questo lussureggiante, pastorale ed idilliaco mondo, che tanto ama le stagioni da specchiarsi nel loro susseguirsi di colori, suoni ed umori, è attraversato, come segno della civiltà portata dall’aristocrazia del regno, da un’arteria della nota via Francigena, che taglia ogni lembo del reame, congiungendo alla capitale tutti i domini dei duchi. Quest’arteria è chiamata Strada Mediana, poiché taglia proprio al centro il regno, dividendolo in due parti perfettamente uguali. Questa nobile strada, tanto amata da mercanti, pellegrini e militari, portò però danno a chi invece aveva affidato il proprio sostentamento ad altri passaggi un tempo obbligati ed oggi invece divenuti poco più che sentieri dimenticati. E su uno di questi si trovava una vecchia e malconcia locanda, circondata da un semplice steccato e preceduta da un rinsecchito orticello che il suo padrone con abbondante ottimismo ed immaginazione, ma forse solo per un’ingenua convenienza, chiamava giardino. In esso vegetavano alcuni ulivi ingialliti dal Sole e dalla polvere portata dal vento, ormai unico frequentatore di quel posto, qualche pino domestico e la poco rigogliosa verdura che il proprietario utilizzava per la cucina. Era costui un uomo dal volto semplice ma comune, dalla figura ben piantata ma poco avvezzo al voler troppo apparire. Il suo nome era Mamian e conduceva con sua moglie, Esetien, quella solitaria e desolata locanda, abbandonata in quell’angolo dimenticato tra Capomazda e la capitale del regno. Mamian stava, come ormai d’abitudine, dalla mattina alla sera sul limitare della porta per scorgere qualche passante, anche solo perdutosi in quel sentiero. Ed anche quel pomeriggio la sua disperata ed infaticabile aspettativa lo aveva inchiodato sulla porta, quando vide apparire sul sentiero un cavaliere a cavallo. Giunto davanti alla locanda, il cavaliere scese da cavallo e legò il suo destriero a ciò che restava di una staffa inchiodata alla staccionata. Con un deciso cenno del capo salutò lo stupido locandiere ed entrò. “Ai vostri comandi, messere!” Disse Mamian facendo strada al nuovo cliente ed invitandolo a prendere posto ad uno dei tavoli liberi. “La Primavera è dolce e sospirata, messere, ma talvolta porta con sé i propositi della nuova stagione che ci attende… gradite del vino? E’ di quello buono, della casa! Esetien presto, porta del vino! Quello buono!” Gridò eccitato il locandiere. “In cos’altro posso servirvi, mio signore?” Chiese poi al cavaliere. “Il vostro nome non è forse Mamian?” Chiese sorseggiando il vino datogli dalla donna. Questa, a vedere come il cavaliere conosceva il nome del marito, restò un attimo turbata e lo fissò con attenzione. “Si, messere.” Rispose lesto e altrettanto stupito il locandiere. “Il mio nome è Mamian. Per servirvi.” “Si, credo sia proprio il vostro il nome che cerco.” Annuendo il cavaliere. “Ma non fu sempre questa la vostra attività, vero? So che tempo fa esercitavate il mestiere di maniscalco presso il palazzo dei nobili Teddei. Dico bene?” “Si, esatto, mio signore.” Confermò Mamian. “Ma poi le cose volsero al peggio, come sempre accade quando la lealtà e la sincerità sono l’unico alimento dell’animo di un uomo, spingendomi così, insieme a mia moglie, ad abbandonare quel luogo e quell’attività.” “Virtuoso e sfortunato, dunque….” mormorò il cavaliere guardandosi intorno a fissare il meschino stato in cui versava la locanda “… ma forse, oggi, madonna Fortuna potrebbe essersi decisa a varcare la soglia della vostra casa, amico mio…” “Oh, è quanto chiedo da sempre, mio signore!” “La vita è fatta di incontri, possibilità e scelte, mio buon locandiere…” fissandolo il cavaliere “… e da come vi comporterete in proposito dipenderà il vostro futuro e quella di vostra moglie.” “Chi siete?” Chiese improvvisamente la donna. “Perché tanto mistero? Come conoscete il nome di mio marito?” “Vuoi star zitta!” La riprese il marito. “Perdonatela, messere, ella è una buona donna ma ignora la cortesia e la discrezione.” “Se siete l’uomo che cerco, vedrete che non vi sarà nulla di poco chiaro o nocivo per voi.” Sorridendo il cavaliere. “L’oro, che io sappia, non ha mai fatto male ad alcuno.” E fece tintinnare una moneta d’oro sul tavolo. “Un Taddeo d’oro!” Escamò Mamian. “E’ vostro se siete colui che cerco.” Mamian lo fissò. “Avete conosciuto una donna di nome lady Rasyel?” Chiese il cavaliere. “Una donna che venne a partorire proprio qui, alcuni anni fa?” “Sapevo che non dovevi fidarti, sciocco!” Urlò la moglie al marito. “Vattene in cucina, donna!” Scacciandola lui. “Vattene o ti prenderò a bastonate oggi! Perché la cercate, messere?” Rivolgendosi poi al cavaliere. “Non è affar vostro…” rispose il misterioso cliente “… ditemi se ella partorì qui come credo, visto che questa locanda fu lei a comprarvela per ripagare la vostra fedeltà ed il vostro silenzio.” “Si, la donna partorì qui…” “E dopo? Dopo dove andò con quel bambino?” “Non so, mio signore…” Il cavaliere allora lo prese per la camicia e cominciò a scuoterlo con forza. “So che conoscete i fatti, visto che poi foste voi a tradirla, rivelando ai suoi inseguitori dove si era nascosta insieme al bambino! Ora parlate o vi taglierò la gola davanti a vostra moglie!” “Pietà…” balbettando Mamian “… ero disperato e mi occorreva denaro… e poi loro mi avevano minacciato… fui costretto a rivelargli ogni cosa…” “Dov’è andò quella donna insieme al suo bambino?” “Al convento di Santa Maria nell’Artoin!” Urlò impaurito Mamian. “Pietà, mio signore!” Il cavaliere lo lasciò cadere su una sedia e si diresse verso l’uscita. “La moneta è vostra…” voltandosi indietro “… io pago sempre i miei debiti.” “Potrebbe essere maledetta quella moneta!” Urlò la moglie di Mamian uscendo dalla cucina. “Non sappiamo neanche chi siete!” “Il mio nome è Guisgard…” rivelò il cavaliere “… è l’unica cosa maledetta in tutta questa tragedia è stato solo il vostro tradimento…” Un attimo dopo, preso il suo cavallo, scomparve nel sentiero, nello stesso punto in cui era apparso. http://i25.photobucket.com/albums/c8...rlando6-14.jpg |
Rimasi in quella posizione, con le mani nelle sue poggiate sul suo petto, per un tempo indefinito quando ebbe finito di parlare, guardandolo... ero senza parole.
Ero senza parole, ma finalmente avevo capito! Era come se mi si fosse aperto un mondo intero, e finalmente compresi quel suo nuovo atteggiamento, compresi i suoi sguardi, compresi l’evidente sconcerto di Izar e le parole di August... Compresi quella curiosa sensazione che avevo provato rivedendolo... una sensazione nata da un istinto, il quale aveva capito tutto prima ancora che la ragione lo facesse. “Che cosa...” iniziai, ma un tremito improvviso mi colse e mi scosse tutta dalle testa ai piedi, facendo tremare forte la mia voce. La schiarii appena, poi riprovai: “Che cosa hai detto? Che cos’è che provi per... me?” mormorai. Ma mi vergognai subito di averlo chiesto e non riuscii a sostenere il suo sguardo... avevo imparato molto tempo prima a proteggermi da lui, ma adesso era come se non ci riuscissi più. Abbassai gli occhi in fretta e sospirai... “Tu davvero non ricordi niente?” chiesi quindi, come a voler scacciare quell’imbarazzo “Non ricordi chi eri, non ricordi il tuo ruolo, non ricordi Capomazda... non ricordi la gloria dei tuoi avi e quanto detestavi sentirne parlare...” poi la mia voce calò vertiginosamente di tono, tanto che terminò quasi in un sussurro “Non ricordi noi...” mormorai “non ricordi come eravamo prima?” Inspirai piano per riprendere fiato, poi lentamente mi azzardai a rialzare gli occhi sul suo volto... sollevai una mano e sfiorai piano la sua guancia... “Cos’è accaduto al Lagno, dunque?” |
Ascoltai Finiwell con attenzione poi dopo dissi come ci comportiamo chiesi io starò con gli occhi aperti e le orecchie bel aperte se sento qualcosa vengo a dirvelo subito
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Mi sedetti e appoggiai i gomiti sul tavolo. La testa tra le mani.
Presto forse avrei avuto notizia di ciò che si profilava nel mio futuro. Nel frattempo l'attesa era insopportabile. Qualcuno avrebbe parlato in mia difesa davanti al piano di Aytli? Perchè mai avrebbero dovuto? Forse Lord Nyclos per infatuazione. Quanto Gouf... aveva percepito che gli stavo nascondendo qualcosa. Se mi fosse successo qualcosa che ne sarebbe stato di Uriel? Certo, non si poteva ricordare di me, poiché troppo piccolo. Quando lo avevo lasciato non si reggeva ancora sulle gambine. Avevo la stessa consistenza di un sogno, nei suoi ricordi e in un certo senso avrebbe presto iniziato a capire che quello era l'unico modo per stargli accanto. Almeno finchè non mi fossi accertata di aver eliminato tutti i pericoli che incombevano su di noi. Appena lo avevo preso in braccio avevo percepito una natura simile alla mia... prima o poi i suoi poteri sarebbero germogliati e ci sarei stata io lì ad insegnargli come usarli. Non il mio vecchio signore, nè suo padre. Mi voltai verso la fiamma della candela appoggiata lì da una serva e la fissai intensamente. La fiamma brillò e crebbe... mi punsi con una spilla e, stringendo il mio cristallo feci sfrigolare la fiamma. Appena si levò il fumo comparve il sorriso che stavo aspettando di vedere... ma una morsa mi strinse il cuore e lo dissolsi rapidamente con il gesto della mano. Appoggiai la testa sulle braccia incrociate e chiusi gli occhi. |
Rimasi stupita e contrariata quando capii che Pasuan mi avrebbe condotta chissà dove con quel cavallo. Stavo per partoriere, non era per niente il momento di lanciarsi in gite o altro, volevo solo raggiungere il mio letto e lascire che la natura facesse il suo corso. Mentre il cavallo galoppava veloce io cercavo di dire tutto questo a Pasuan ma, sia per la concentrazione che aveva, sia per il dolore che provavo, decisi di fidarmi di lui come avevo fatto fino ad allora. Allora essecondai il movimento del cavallo e mi rannicchiai ancora di più contro il petto del cavaliere. Il dolore, così improvviso, mi aveva trovata completamente impreparata. Avevo molta paura di quel che sarebbe accaduto ma nello stesso tempo morivo dalla voglia di scoprire i lineamenti di quella creatura, sapere se stava bene, se era sana, se assomgliasse al suo povero padre e se fosse maschio o femmina. Avevo sempre pensato di aspettare un maschio ma ultimamente immaginare che un domani questo bambino avrebbe potuto rischiare la vita diventando cavaliere mi faceva sperare che si trattasse invece di una femmina.
Arrivammo in un piccolo borgo di case semplici, sembrava un paesino di contadini, nulla di più. Appena Pasuan ordinò al cavallo di arrestarsi lo guardai e gli dissi: "Pasuan, devi promettermi che se dovesse succedermi qualcosa, qualsiasi cosa, ti prenderai cura di questa creatura che sta venendo al mondo. Promettimelo per favore!" Sembrò aver capito, scendemmo da cavallo, avevo dei dolori sempre più forti e sempre più frequenti. Pasuan chiamò delle persone fermandosi davanti ad una delle case "Mamma?! Vuol dire che mi ha portata a casa sua?! Ossignore e ora che cosa faccio" pensai, ma non riuscivo a ragionare. Chiusi gli occhi e mi rasegnai a conservare qualsiasi tipo di energia, sia fisica che mentale, per il momento del parto imminente. Pochi istanti dopo fui adagiata in un letto. Mi sembrò di trovare un leggero conforto almeno alla schiena mentre portavo le mani sul ventre che sembrava in procinto di scoppiare. Entrarono nella camera altre due donne oltre alle due che già c'erano e cacciarono Pasuan. Ebbi solo il tempo di fargli un leggero sorriso prima che la porta si chiudesse. Mi sembrò molto preoccupato, aveva un'espressione di impotenza che non gli avevo mai visto sul volto. Presi la mano di quella che avevo capito essere la madre di Pasuan e le sussurrai con un filo di voce: "Signora, non pensi male di me, questo bambino non è il figlio illegittimo di suo figlio. Lui si sta solo prendendo cura di noi". http://img847.imageshack.us/img847/5...nnadelre2a.jpg |
Mi girai di scatto e vidi una vecchia. Parlò di cose senza senso, ma fui colpita dalle sue parole.
Deve essere davvero pazza, Gyaia è morta... Ma dopotutto anche io l'ho vista, l'altra notte. Il signore accorse verso di noi e portò via la vecchia, scusandosi per il suo strano modo di comportarsi. Quando mi lasciò il polso corsi nelle mie stanze e lo guardai; piccoli rivoli di sangue scorrevano veloci, macchiando di rosso la manica del vestito blu come la notte. Improvvisamente ricordai: già la scorsa notte ero mancata al nostro appuntamento, ma non sarebbe successo di nuovo. Guardai fuori dalla finestra e vidi splendere in cielo, la nostra stella; teneri ricordi riaffiorarono e un'immensa sensazione di pace si impossessò di me... -Guarda. Il cielo è bellissimo questa sera. Nessuna stella manca al suo appello...- -Aspetta, Verdammt... c'è una stella ritardataria. Rubira non è ancora comparsa in cielo. Sempre in ritardo, come te alle lezioni...- -Luna?- -Dimmi.- -Rubira sarà la nostra stella d'ora in poi... che ne dici?- -Sarebbe fantastico. Facciamo così, quando anche Rubira sarà comparsa in cielo io ti chiamerò...- -Sono felice, amica mia...ora anche io ho una stella... Ci vediamo domani, Luna...- -Buona notte, Verdammt...- Rubira è già comparsa in cielo! Mi sdraia velocemente sul letto, mi liberai da ogni pensiero e abbassai le difese della mia mente. Riconobbi immediatamente il suo tocco leggero, allora la chiamai, per esortarla ad entrare completamente nella mia testa... Vieni pure, Luna. La mia carissima amica Luna, cominciò a raccontarmi tutto ciò che era successo nella setta in quei giorni, di tutto il trambusto e il via vai che si era creato a causa della guerra di Cimarow contro i Taddei. Ascoltai con attenzione ogni sua singola parola, l'indomani sarei dovuta partire per Capomazda. Dopo aver salutato Luna mi addormentai e ebbi come al solito il sonno infestato dagli incubi. Il mattino dopo decisi di fare colazione e poi di dirigermi di soppiato a Capomazda per raggiungere Lady Talia. La stavo tirando troppo per le lunghe... "Buongiorno" nella sala da pranzo non c'era nessuno. Ma guardando meglio vidi la vecchia della sera prima. Decisi di non fare caso a lei e feci colazione in tutta tranquillità. Poi presi dei viveri e mi diressi fuori dalla torre dove stavano fischiettando un gruppetto di nani, intenti a lavorare del legno. Non fecero caso a me, ma il vecchio non sembrava molto propenso a lasciarmi andare via di lì... Ma, mi sbagliavo. L'anziano signore mi condusse alle scuderie e mi fece segno di prendere un cavallo, io di tutta risposta gli feci un inchino. "Vi ringrazio per la vostra generosità, messere, ma è ora che io parta e senza cavallo. Vorrei solo che cortesemente mi dicesse da quale parte devo dirigermi per poter arrivare alla nobile terra dei Taddei, Capomazda." Il vecchio indicò un sentiero e io senza nemmeno voltarmi a ringraziare corsi verso di esso e mi inoltrai di nuovo nel folto del bosco... destinazione Capomazda. |
“Sono innamorato.” Disse Icarius prendendo la mano di Talia che gli accarezzava la guancia. “Innamorato di mia moglie. Ecco cosa provo. Credo sia normale, non trovi!” E sorrise.
Poi si appoggiò ad uno degli alberi del giardino. “No, non ricordo nulla…” continuò guardando il cielo stellato che l’aria fresca della sera aveva reso chiaro e limpidissimo “… al Gorgo del Lagno mi sono risvegliato in questo stato, senza rammentare nulla del mio passato… sai, se mi fossi risvegliato in un mulino e mi avessero detto di cominciare ad impastare acqua e farina, ora forse sarai un panettiere!” E rise. “No, non ricordo assolutamente niente, del ducato, dei miei avi e della guerra che imperversa in questi luoghi…” ritornando serio “… e non ricordo nulla neanche di te… ma più ti guardo, più mi sembra di conoscerti da sempre…” La fissò allora negli occhi, restando per qualche istante in silenzio. “Sei bellissima…” sospirò “… ogni volta che ti guardo il tuo volto mi sembra diverso, più bello, come se scoprissi sempre qualcosa di nuovo… un po’ come questo meraviglioso cielo di inizio Maggio…” volgendo lo sguardo verso l’alto “… il vento che ha soffiato per tutto il giorno, ha reso l’aria limpidissima, mostrandoci stelle meravigliose che ieri invece erano celate dalla foschia…” E tornò a fissarla di nuovo. |
Continuavo a fissarlo... non riuscivo a staccare gli occhi dal suo volto, non riuscivo ad allontanarmi e mi sembrava quasi che non sarei più riuscita a formulare un pensiero razionale... mi sentivo soltanto molto confusa!
Certo, mi dissi, per lui il passato non esisteva più e sembrava non curarsene affatto... ma per me non era così. Io sapevo. Io ricordavo. Io potevo ancora vedere il suo sguardo più freddo di fronte a me, se solo avessi chiuso gli occhi per un momento. Eppure non ero arrabbiata con lui... tutt’altro! “Le stelle...” mormorai con un mezzo sorriso, alle sue parole “Sai che è la prima volta che guardiamo le stelle insieme?” Lentamente abbassai gli occhi... Pascal era venuto ai miei piedi e si stava strusciando contro il bordo del mio abito, facendo le fusa. Questo mi stupì: Pascal non era mai stato tanto tranquillo in presenza di mio marito. Mai! Mi chinai appena e lo presi in braccio, carezzandolo piano... “Lui è Pascal!” dissi ad Icarius, accennando al gatto con un piccolo sorriso. |
“Piacere, Pascal!” Disse Icarius accennando un inchino scherzoso. “Mi sa che io e te dovremmo farci una lunga chiacchierata, sai!” Avvicinandosi al gatto mentre questo saltellava sul muretto del giardino. “Ti rivelerò un segreto, amico mio…” fingendo di parlare sottovoce al gatto, ma fissando sorridente Talia “… sai, io sono follemente innamorato della tua bella padrona, ma lei, chissà poi perché, non sembra fidarsi troppo di me… tu che la conosci bene, Pascal, dimmi cosa devo fare per conquistarla? Non so… come ama trascorrere il tempo? Cosa fa nelle giornate di pioggia? Ed in quelle di Primavera? E soprattutto dimmi se vedi nei suoi occhi, quando scorge la mia figura, quella luce che i poeti descrivono per le eroine innamorate dei romanzi! Dammi una mano tu, Pascal!”
Si alzò allora, mentre il gatto si nascose nei cespugli. “Ora ho un valido alleato, gioia mia!” Esclamò Icarius. “Attenta quindi!” E sorrise. Fissò poi le stelle. “Davvero non abbiamo mai visto le stelle insieme? Allora capisco perché ho dimenticato tutto il mio passato… perché non c’era niente per cui valesse la pena ricordarlo…” mormorò fissandola negli occhi “… ora vieni con me a vedere la mia Matys?” Sorrise di nuovo. “Dai, lei non si lascia avvicinare da me… dimmi, hai mai galoppato nella sera?” |
Sorrisi... Pascal lo fissava con una strana espressione, poi saltò sul muro e si rifugiò tra i cespugli proprio di fianco alla vasca del draghetto, il quale adesso sguazzava felice.
Lui continuava a parlare... dolce, affascinante... e per un momento desiderai lasciarmi andare, desiderai dimenticare tutto il resto e perdermi in quell’attimo, in quel giardino... Ma fu un momento soltanto. “Basta, Icarius!” dissi poi, sollevando una mano e accostandola alle sue labbra “Basta, ti prego... Non giocare con me!” Lo dissi senza il pur minimo rimprovero nella voce, ma con un tremito che la attraversava e la spezzava appena... avevo paura e avevo bisogno di tempo per capire. Abbassai gli occhi un istante, poi tornai ad alzarli su di lui... “Vuoi vedere Matys?” domandai, lasciando che il tono delle mie parole si facesse più leggero “Vuoi provare a cavalcarla? E chiedi a me se ne sarei capace? Ah, mio signore... tu non lo ricordi, ma ti informo che noi abitanti di Sygma siamo i migliori domatori di cavalli mai esistiti! Io posso cavalcare meglio di qualsiasi tuo conterraneo...” lo punzecchiai poi, con un lieve sorriso sulle labbra “Tu compreso!” Mi avviai verso le scuderie, poi mi voltai e gli lanciai un’occhiata divertita... “Vedremo... se ti dimostrerai un cavaliere non troppo scadente, forse, potrò convincere Matys a lasciarsi cavalcare per un po’!” |
La madre di Pasuan accarezzò il volto di Dafne e asciugò il sudore che ne rigava la fronte.
“State tranquilla, ora…” disse dolcemente la donna “… dovete solo pensare al bambino… andrà tutto bene e sarà bello come voi.” Sorrise. “Nian, presto, porta delle lenzuola pulite e dell’acqua calda!” Disse poi a sua figlia, mentre le altre due donne preparavano il tutto per il parto. “Ora cominciate a fare lunghi respiri…” rivolgendosi di nuovo a Dafne “… lunghi e regolari… al resto penseremo noi…” Pasuan intanto fuori dalla casa, passeggiava nervosamente. Di tanto intanto si voltava verso la porta con l’istinto di correre dentro, ma poi, riacquistata un po’ di lucidità, abbandonava quell’idea. “Sei un cavaliere tu?” Chiese un ragazzino avvicinandosi. “Già…” rispose quasi senza badarci Pasuan. “La ragazza che avevi con te sul cavallo è la tua bella?” “Ehi, piccolo, ma oggi non hai nulla di meglio da fare? Corri a giocare, dai!” Lo esortò Pasuan. “Aveva un bambino nella pancia, vero?” Chiese il piccolo. “Nascerà presto? Come è successo alla mia mamma quando è nato il mio fratellino?” “Si, ma ora vai a giocare che qui ho da fare!” “Ma tanto fanno tutto le donne!” Esclamò il ragazzino. “Il mio papà stava in campagna quando mia mamma fece il bambino!” “Insomma, ragazzino, cosa cerchi da me?” “Se sei un cavaliere perché non hai l’armatura?” Domandò il ragazzino. “Vuoi saperlo?” Avvicinandosi Pasuan. “L’ha mangiata un grosso drago! E credo che ora sia diretto proprio qui! Sarà meglio che tu ora corra a chiuderti in casa!” “Ma tanto ci sei tu!” Esclamò il piccolo. “Sei un cavaliere, ammazzare i draghi è compito tuo!” Pasuan lo fissò scuotendo la testa. In quel momento però si udì un pianto di neonato. E dopo un attimo di meraviglia, come un fulmine, Pasuan corse dentro. Qui trovò sua madre, Nian e le due donne accanto a Dafne che, nel letto, teneva fra le braccia quella dolce creaturina. “E’ un bellissimo bambino, Pasuan.” Disse la madre sorridendogli. |
Il cielo, infinito, inquieto, tormentato da antiche ed inesorabile pene, copriva come un manto spettrale l’intera brughiera, fino ai monti che si stagliavano lungo l’orizzonte, quasi a delimitarne l’ultimo e fatale confine.
Squarci di bagliore rossastro si levavano sui quei monti, disegnando i contorni di quel mondo che sembrava prossimo alla sua Apocalisse. Un silenzio angosciante dominava ogni cosa e solo il vento sembrava aver accesso in quello scenario malinconico, col suo soffio simile ad un lamento straziante. Gouf, in cima ad una torre, fissava la brughiera quasi a volerla interrogare. “Non ti fidi più di me, mio signore? Dimmelo, ti prego…” disse Aytli giungendo alle sue spalle. “La fiducia in questo caso non c’entra niente.” “Quando mi unii ai tuoi legionari” fissando anch’ella quello scenario selvaggio “ben sapevo che la morte sarebbe stata la nostra inseparabile compagna… adesso come allora nulla è cambiato…” Il cavaliere restava in silenzio ad ascoltarla. “Ho sempre obbedito ad ogni tuo ordine, senza mai esitare…” continuò Aytli “… nessuno tra i tuoi cavalieri ti è devoto come lo sono io… ai miei occhi sei il più alto modello di cavalleria… ti ho sempre ammirato, imitato e… amato…” Pronunciata quella parola esitò qualche istante per poi proseguire: “Ma non ti ho mai chiesto nulla… ti ho amato da sempre, senza mai giudicarti… questo credo sia l’amore più grande… amare, al di sopra ed al di là di tutto… al tuo fianco non ho mai avuto paura di morire, né ti sbagliare… tu sei la mia vita e la mia morte, il mio bene ed il mio male…” Si avvicinò di qualche passo, fino a sfiorare il mantello di lui gonfiato dal vento. “Ma ora questo me lo devi…” aggiunse Aytli “… per la mia fedeltà ed il mio amore… se sei in pena per Melisendra, sappi che la proteggerò a costo della mia vita se è davvero innocente…” “Voglio che torniate entrambe sane e salve.” Disse Gouf senza voltarsi. “Se ella è innocente, non permetterò a nessuno di torcerle un capello.” “Va…” mormorò Gouf. Aytli si avvicinò ancora di più, fino ad affiancarlo. “Grazie, mio signore…” sospirò “… partiremo all’alba per Capomazda…” E prima di andar via sfiorò con le sue labbra la bocca di lui. Rimasto solo, un profondo ed insopportabile senso di angoscia attanagliò il cuore di Gouf ed improvvisamente il vento diventò freddo e tagliente. E quel vento condusse con sé un’immensa solitudine. http://pixhost.info/avaxhome/2008-01...us_in_cell.jpg |
Qualcuno bussò alla porta di Melisendra, destandola dal suo sonno.
“Dormivi? Ho visto il bagliore della candela dalla finestra…” disse Gouf entrando. Si avvicinò allora al tavolo e la fissò. “Cos’hai? Sei pallida…” mormorò fissandola con più attenzione “… i tuoi occhi… conosco quello sguardo... è lo stesso sguardo che vedo riflesso quando mi specchio... qualcosa ti tormenta…” Guardò poi dalla finestra. “Abbiamo bisogno di scoprire le mosse dei nostri nemici…” disse all’improvviso “… conoscere il giorno dell’incoronazione del duca… tu conosci bene il palazzo dei Taddei, visto che sei riuscita a rubare quel bracciale tanto prezioso e poi a fuggire via… voglio che tu conduca là un mio cavaliere…” |
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