![]() |
In un attimo i loro corpi furono nudi, liberati dai vestiti, dai timori, dalle esitazioni e dalle convenzioni.
Quella capanna era così simile ai rifugi degli animali selvatici, liberi ed istintivi, lontano dagli uomini e dalle loro miserie. E quella capanna divenne il loro nido d'Amore. Cominciarono gli sguardi audaci, le carezze, i sospiri. Gaynor avvertì il contatto dei loro corpi caldi e nudi. Le forme morbide di lei, i muscoli villosi di lui. Tocchi sempre più audaci e sguardi che facevano da preludio a ciò che entrambi desideravano con forza. Adespos stringeva i suoi seni, li palpava, per poi scendere, piano, sul ventre di lei. Scendere lentamente ed in modo inesorabile. Guardando Gaynor negli occhi mentre le sue mani si avvicinavano dove la donna era più calda, eccitata e sensibile. |
Continuai a camminare seguendo il sentiero, che poi sparì nella boscaglia.
Il cielo iniziava a schiarirsi, minacciando pioggia. All'improvviso, mi ritrovai davanti al castello. No... No, non poteva essere vero. Non potevo aver girato tondo, avevo seguito il sentiero. Era come se quel maniero non volesse lasciarmi andare, ma non mi importava, non era quella la vita che volevo. |
Didas sorrise ad Altea, per poi offrirle del vino liquoroso.
“Io” disse “cercare i briganti?” Sorrise. “Oh, no... sono una donna che a stento riesce a badare alla sua casa. Finirei col mettermi nei guai. In verità spero di non incontrare mai briganti. Non lo avete salvato? Quel brigante intendo? L'avete detto voi, no? O forse mi sto confondendo? Magari qualcuno avrà prestato soccorso ad uno dei briganti ed io ne avrò sentito parlare...” annuì “... vi hanno infranto i sogni? Se sono vostri e sono reali allora nessuno potrà privarvene, no?” |
Gwen era davanti al maniero.
Quasi come se ne fosse prigioniera. Vide allora alcune finestre aprirsi e la vita ricominciare per il nuovo giorno. E da una finestra si affacciò il padrone. Fissandola con uno sguardo enigmatico. |
Presi il vino liquoroso di Didas...annusai..ci mancava fosse un elisir o veleno...non mi sembrava molto scaltra questa ragazza...forse, ma sorrisi alle sue ultime parole.
"No, non ve l' ho detto" dissi pensierosa, lo avevo solo pensato "Si, potrebbe essere qualcuno abbia salvato quel brigante...ma come mai fate fatica a sostenere questa casa? Non vorrei essere troppo curiosa ovvio." Posi il bicchiere alle labbra..coraggio Altea..e ne bevvi un pò.."Si, sono veri...ma nessuno ci crede, ma io ai miei sentimenti ci credo" sospirando. |
Mi sentivo prigioniera, anche fuori da lì.
Vidi poi il castello svegliarsi; non ebbi il tempo di nascondermi, che il padrone mi vide. Bene, adesso ero nei guai. Non potevo andarmene, mi aveva vista... Decisi di affrontarlo, sperando in conseguenze non tropo nefaste. "Sembra che il vostro maniero mi abbia trovata anche in mezzo al bosco, pare non voglia lasciarmi andare..." ricambiando il suo sguardo. |
“Allora” disse Didas ad Altea “nessuno potrà toglierveli quei sogni.” Sorridendo. “Vivo qui da sola e portare avanti questa casa non è un lavoro facilissimo. Ma faccio del mio meglio. Non vi piace il vino liquoroso? Vedo esitate a bere... lo faccio io stessa, è naturale ed anche gustoso devo dire.” Divertita.
|
Le sorrisi.."Le vostre parole..sui miei sogni..mi hanno risollevata, d' altronde..tra donne ci si capisce". Guardai l' elisir e poi lei "Pure io tiro a campare...come posso, facendo la serva in taverna...lo avete fatto voi? Sarà squisito". Coraggio Altea...non essere sempre scettica e lo bevvi lentamente.
|
“Forse vi ha solo salvata...” disse il padrone a Gwen “... venite...”
Ed il portone del castello si aprì lentamente. Uscì un servo e fu sorpreso di trovare lì la ragazza. “Cosa ci fate qui fuori?” Stupito il servo. “Come siete uscita dal castello?” |
Eravamo nudi l'uno avvinghiato all'altra. Baci e carezze audaci che portavano al limite dell'esasperazione dei sensi, in un'atmosfera ebbra di passione e sensualità. Le sue mani sui miei seni a stringerli quasi con brutalità, facendomi sussultare per il piacere e il dolore insieme. Ma lui voleva di più, voleva sentirmi in totale abbandono, e così fece scorrere la sua mano fra le mie gambe, fino a raggiungere il centro della mia femminilità. Il suo tocco era deciso e forte, in quel momento non c'era spazio per la tenerezza, ma soltanto per la brutale passione che aveva ormai infiammato i nostri corpi. Anch'io mi lasciai andare senza remore, completamente in balìa dell'eccitazione, e presi nella mia morbida e piccola mano la sua turgida virilità, assaporando i gemiti che accompagnavano il mio tocco.
Inviato dal mio Z00D utilizzando Tapatalk |
Tutti gli orari sono GMT +2. Adesso sono le 17.42.34. |
Powered by vBulletin versione 3.8.11
Copyright ©2000 - 2025, Jelsoft Enterprises Ltd.
Copyright © 1998 - 2015 Massimiliano Tenerelli