Camelot, la patria della cavalleria

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Guisgard 06-02-2012 15.23.51

“Allora non indugiamo oltre!” Disse Redentos al nano. “Partiamo subito!”
“Volete raggiungere il Calars ed imbarcarvi?” Domandò Avid.
“Si, naturale.”
“Dobbiamo procurarci una barca” fece il nano “e non ce ne sono molte che navigano su quel fiume…” aggiunse ironicamente.
“Pagheremo qualcuno.”
“Nessuno ci accompagnerà.”
“Allora acquisteremo una barca e partiremo da soli.” Replicò il cavaliere.
“Siete proprio deciso, milord…”
“Si.”
“Cosa si trova oltre il Calars che vi spinge a tanto?”
“La mia anima, il mio cuore, il mio mondo.”
Il nano restò in silenzio.
“Ora dormiamo…” sedendosi accanto al fuoco Redentos “… farò io il turno di guardia… non ho molto sonno…”
Trascorse così ciò che restava di quella notte.
Poco dopo l’alba, i tre partirono.
Raggiunsero verso metà mattinata un piccolo villaggio sulla sponda del Calars.
“Dove possiamo trovare un’imbarcazione per risalire il fiume?” Domandò Redentos ad una donna che vendeva frutta all’ingresso del centro abitato.
“Non troverete nessuno che vi porti sul Calars.” Spiegò la donna.
“E nessuno può venderci una barca qui?”
“L’unico che possiede delle barche” rispose quella “è il vecchio Maroc… lo troverete laggiù…” indicando una banchina presso la sponda orientale del fiume.
Redentos ringraziò e insieme a Parsifal e Avid raggiunse la banchina.

Guisgard 06-02-2012 15.30.34

Elisabeth ed Altea furono così condotte nella loro stanza da quel servitore.
Era una grande stanza, arredata con gusto e con una sottile predilezione per la luminosità.
Era infatti esposta a Sud, dunque ben illuminata, con due ampie bifore che davano sul parco e sul misterioso cancelletto d’oro.
I mobili erano intarsiati con avorio e madreperla, mentre tappeti dai vistosi colori ricoprivano il pavimento.
In due ciotole erano lasciate a bruciare alcune foglie di una qualche essenze sconosciuta alle due donne, ma che liberava nell’aria un delicato profumo.
Il servo andò via ed un istante dopo giunse una vecchia servitrice.
“Per qualsiasi vostro bisogno” disse ad Elisabeth e ad Altea “io sono a vostra disposizione.”
Si avvicinò poi alle finestre per sistemare le bellissime tende colorate e notò qualcuno passeggiare nel parco.
“Povera mia regina…” mormorò quasi senza badarci “… ogni giorno la stessa pena… ogni giorno a cogliere quel fiore promessole e mai più donatole…”

cavaliere25 06-02-2012 15.47.35

io non temo nessuno dissi guardando quel uomo neppure il demonio in persona e vi chiedo scusa se vi ho fatto innervosire se vi da fastidio me ne vado e trovo un altro posto e rimasi in silenzio e fisso a guardarlo

elisabeth 06-02-2012 16.00.57

Fummo condotte in una stanza , bella da lasciar senza fiato....era calda ed accogliente...un profumo particolarmente spezziato era diffuso in tutto l'ambiente............tolsi le scarpe e camminai sui tappeti dai colori brillanti mi sembrava di stare co i piedi in un prato pieno di fiori.........quando entro' una donna...era anziana, e con passo sicuro ando' verso le bifore....sistemo' le tende.....e senza volere mi avvicinai a lei...parlava della sua regina....seguii il suo sguaro......Ella passeggiava e il cancello d'oro era aperto...." Cosa succede alla vostra regina.......quale fiore potrebbe mancare in un posto cosi' bello......I desideri di una ragina sono esauditi ancor prima che ella le esprima..".....Mi avvicinai alla donna e la guardai......ci sono fiori che non esistono......nel mondo umano....

Guisgard 06-02-2012 16.04.46

Vayvet restò a fissare Chantal.
Astio e rabbia attraversarono i suoi occhi.
Era sudato, la barba incolta e l’espressione stravolta per la ferita.
Eppure i bei tratti del suo volto erano ancora ben visibili.
Forse, se non fosse stato ferito, avrebbe sfogato quell’impeto di rabbia, ma dovette trattenersi.
“Forse perché non mi va di scavare tombe senza nome, sciocca di una ragazza…” mormorò “… tentò poi di placare la sua ira “… riprendetevi il vostro velo e copritevi il capo…” con disprezzo “… e badate…” fissandola con i suoi occhi penetranti “… badate di non avvicinarvi troppo a me e di sfiorarmi di nuovo… forse non vi rendete conto cosa vul dire per un uomo restare chiuso quattro anni in un cella senza vedere mai una donna…”
Ad un tratto si udirono dei passi.
“Capo!” Entrando Monty come una furia. “Si stanno avvicinando due guardie! Forse provengono dalla prigione! Che facciamo? Le accoppiamo?”
“No…” scuotendo il capo Vayvet “… o presto ci ritroveremo un’intera squadriglia alle calcagna… chiama Haro e nascondetevi in casa…”
Monty annuì ed obbedì.
“Presto, voi…” rivolgendosi a Chantal “… mettevi lì, accanto al fuoco e reggetemi il gioco… e badate di non fare scherzi o vi sgozzeremo tutti come animali al macello…”
Un attimo dopo qualcuno bussò alla porta.
La governante aprì e due guardie entrarono in casa.

Guisgard 06-02-2012 16.22.44

Il chierico non rispose nulla alle parole di Cavaliere25.
Riempì allora due ciotole di minestra e ne offrì una al boscaiolo.
“Tu sai cosa c’è in quella scatola?” Domandò il chierico. “Hai mai chiesto ai monaci di cui parli di mostrarti il contenuto?”
Ad un tratto fissò il cielo da una delle finestre.
“E’ ora…” mormorò “… sono atteso… devo ammansire il dramma di quella gente…” si alzò di colpo e indossò un mantello per coprirsi dal freddo.
“Resta qui, al caldo…” disse a Cavaliere25 “… e bada che il fuoco non si spenga… io cercherò di tornare il prima possibile…” prese allora con sé la scatola ed uscì con fare misterioso.
Chi era quel chierico?
Perché aveva la scatola appartenuta ai due monaci amici di Cavaliere25?
Perché tanto mistero attorno a lui?
E se non fosse un vero chierico?
Se avesse ucciso o fatto del male a Jovinus e Plautus?

cavaliere25 06-02-2012 16.25.35

Aspettai che uscisse e poi usci anche io senza farmi notare lo segui dovevo capire chi fosse e perchè aveva quella scatola appartenente hai due monaci scomparsi chissà che non li ritrovo pensai dentro di me

Guisgard 06-02-2012 16.29.04

La servitrice lanciò uno sguardo su Elisabeth e si pentì di aver parlato ad alta voce.
“Nulla, non badateci…” mormorò “… madonna Malinconia non risparmia nessuno, indifferente com’è al colore del sangue… che sia rosso o blu poco conta… le umane tristezze e miserie il Buon Dio le Ha distribuite su tutti, grandi e piccoli, ricchi e poveri…” mostrò un lieve inchino ed uscì.
Nel parco, intanto, ben visibile dalla stanza di Elisabeth ed Altea, un uomo si avvicinò alla regina.
Era ben fatto e vestiva un’uniforme.
Moro, con leggeri baffi, aveva modi gentili e cortesi.
Si inchinò alla sovrana e scambiò con lei qualche battuta.
Lei però appariva distante.
Annuì, fece cenno al militare di alzarsi e poi si allontanò.
L’uomo allora restò a fissarla, per poi avvicinarsi al cancello d’oro.
E lì restò alcuni istanti, mentre un freddo e malinconico vento soffiò sulla città.

elisabeth 06-02-2012 17.09.26

Lo sguardo della donna era pieno di rammarico....e le sue parole erano giuste, Il destino di ogni uomo qualsiasi fosse la sua provenienza......era costellato di gioia e di tristezza......c'erano cuori pero' che sembravano non riuscire a sopportarne il fardello......il mio sguardo la sguii sino a che usci' dalla stanza e io tornai a spiare quella Donna cosi' fragile che sembrava essere il fiore piu' delicato di quel meraviglioso giardino....Un uomo in divisa le venne accanto....un sorriso....una parola briosa, in undiscorso che non aveva ascolto....Lei rimase indifferente...solo un cenno e lui rimase solo, accanto al cancello d'oro............Un vento gelido....che porta la voce della malinconia...un soffio freddo che filtra sotto ogni porta in quella grande citta'...eppure l'uomo era li', neanche un movimento.....solo i suoi pensieri...sembravano prendere vita.....intanto il soffio di quel vento entro' nella mia stanza....il mio vestito vibro' e la mia pelle divenne chiara come alabastro....e la malinconia invase il mio essere............accasciandomi al suolo......come foglie secche d'inverno.....

Guisgard 06-02-2012 19.02.06

Il medico allora bloccò Daniel, che sembrava come impazzito dopo essersi svegliato ed aver visto il suo polso mozzo.
“Stai calmo!” Urlò. “Stai calmo!”
Lo prese di peso e lo portò, a fatica, sul letto dove fino a quel momento il giovane apprendista aveva dormito.
Gli fece allora odorare alcuni sali che subito calmarono Daniel.
“Ecco…” fece il medico “… ora rasserenati e fa lunghi respiri “uno… due… così… tre… quattro…”
Si sedette così accanto a lui.
“Sei stato fortunato a perdere solo la mano…” continuò “… ora su, raccontami tutto… chi sei, da dove vieni e cosa hai fatto per farti mozzare una mano dai cavalieri di lord Goxyo…”

Guisgard 06-02-2012 19.14.13

Cavaliere25 attese qualche istante e poi uscì per seguire il chierico che l’aveva ospitato.
Si addentrò così nella selva che appariva impenetrabile e sterminata.
L’aria era gelida e i monti tutt’intorno erano imbiancati dalla neve, mentre un freddo vento si abbatteva con una furia non comune.
Tuttavia il Calars continuava ad emanare fumi caldi che salivano al cielo e si addensavano come sottili nuvole.
Il sibilo del vento, simile ad un insieme indefinito di voci lontane, ben presto confuse il boscaiolo, facendogli perdere le tracce del chierico.
Ad un tratto cominciò a sentire dei rumori.
Rumori che divenivano sempre più chiari e riconoscibili: erano passi di animali.
Diversi animali.
Qualche istante dopo, Cavaliere25 vide dei bagliori nel buio.
Poi quei bagliori presero forma: erano gli occhi di un branco di feroci lupi.
http://songshuhui.net/forum/attachme...b80ccde640.jpg

Guisgard 06-02-2012 19.22.18

Elisabeth restò così, malinconica e silenziosa, nella sua stanza.
Poi qualcosa la destò.
Era un leggero canto.
Il canto era dell’uomo in uniforme che aveva parlato qualche istante prima con la regina.
Ora, davanti a quel cancello, fissava Venere che per prima illuminava il Cielo lasciato orfano dal crepuscolo e la bellezza ancestrale della Luna, resa ancora più magica dalle alte e fredde nuvole che la velavano.
Cantava quel militare.
Cantava una canzone.
Una canzone fatta di malinconiche immagine smarrite in un passato lontano e reso fiabesco dalla tristezza del presente.

cavaliere25 06-02-2012 19.32.25

mi girai e mi vidi circondato da lupi con denti ben affilati e che ringhiavano ero in trappola se mi muovevo mi avrebbero attaccato e sbranato allora cercai di stare calmo e di non agitarmi per non dare a loro una buona scusa per attaccarmi allora iniziai a guardare intorno per cercare un appiglio ho una via di fuga ma in quel buio non riuscivo a vedere nulla
guardai a terra e vidi vicino a me un ramo lo raccolsi e lo tenni ben stretto e pronto a difendermi

Guisgard 06-02-2012 19.45.06

I lupi in breve circondarono Cavaliere25.
Ringhiavano e lo fissavano con i loro occhi feroci.
L’aria era gelida e la fame li aveva resi ancora più pericolosi.
E dopo un istante che parve infinito, una di quelle belve balzò verso il boscaiolo, afferrando con le zanne il ramo che quello brandiva per difendersi.
Anche un altro lupo balzò, azzannando il braccio del ragazzo e facendolo cadere a terra nella neve.

cavaliere25 06-02-2012 19.48.26

rimasi a terra con il braccio sanguinante non avevo speranza era arrivato il mio momento non sarei riuscito a uscirne vivo pregai che quei lupi affamati se ne andassero ma era una cosa improbabile sapendo di avere trovato carne fresca

elisabeth 06-02-2012 19.54.02

Ero persa persa nel momento stesso in cui vidi quella scena.....
ma ogni cosa si riesce a destare......e la voce di quell'uomo volo'
verso l'alto....La luna splendida e luminosa rischiarava il buio di quella notte il
vento soffiava impetuoso lasciando posto al silenzio........ma Venere illuminava gli occchi di quell'uomo....non potevo vederlo ma lo vedevo con gli occhi della mia anima.....quel canto....quel canto mi lascio' stordita....io conoscevo quel canto, io conoscevo quella voce......mi allontanai inorridita dalla finestra.....mentre il cuore mi martellava in petto.....non badai al fatto che non avevo nulla che un semplice vestito fatto di foglie, ma uscii dalla mia stanza correndo, raggiungendo il giardino.......seguendo quello che era un canto al passato....

Guisgard 06-02-2012 20.13.32

I lupi si lanciarono tutti su Cavaliere25, lacerandogli i vestiti e graffiandolo su gran parte del corpo.
Il boscaiolo vedeva la ferocia di quelle belve e i loro occhi spietati.
Poi il buio.

Un lupo si lanciò contro di lui e lo azzannò alla gola, fino a strappargli via la carne e le vene.

Il boscaiolo saltò su e gridò.
Qualche istante dopo comprese che aveva solo sognato.
Era in un letto ed il suo corpo aveva bende ed unguenti dappertutto.
Il chierico si avvicinò al suo letto, porgendogli una ciotola fumante.
“Bevi questo, ti sentirai meglio…” mormorò col suo solito accento severo “… sei stato fortunato… si, tanto sciocco, quanto fortunato… abbiamo sentito i passi dei lupi e siamo tornati indietro…”
Infatti nella stanza c’era anche un altro uomo.
“Grazie al Cielo” disse questi “quelle bestiacce l’hanno solo ferito… certo che è da pazzi attraversare la selva col buio…”
“Da pazzi?” Ripeté il chierico. “Da idioti!”

Guisgard 06-02-2012 20.16.31

Elisabeth corse così nel parco, guidata da quel canto.
E vedendola arrivare, il militare smise di cantare.
“Salute a voi, milady.” Fissandola meravigliato. “Non fa un tantino freddo per uscire così?” Indicando il suo strano abitato. “Siete forse una ninfa dei boschi? Beh, spero per voi che le creature fatate non abbiano i nostri stessi sensi, o vi buscherete un malanno!” Rise di gusto e le si avvicinò, per poi coprirla col suo mantello.
http://www.odysseeducinema.fr/image/Ohara2.jpg

cavaliere25 06-02-2012 20.18.06

guardavo quei due uomini e dissi grazie di avermi salvato avevo pensato il peggio lo so sono stato idiota ad avventurarmi in quella selva e di sera mi dispiace davvero e rimasi in silenzio mentre bevevo quel liquido che era nella ciotola e dissi che roba è che sto bevendo? poi continuai a dire anche se morivo non avrebbe importato a nessuno non ho nessuno qui non ho piu amici gli unici che avevo conosciuto sono scomparsi

Guisgard 06-02-2012 20.22.08

Mentre fissava ed ascoltava Talia, Guisgard fu attraversato da una marea di sensazioni ed emozioni.
E negli occhi di lei, il cavaliere vedeva la stessa luce di quel giorno lontano…

Il giorno dopo il suo arrivo al Casale, lui se ne stava da solo presso il giardino degli aceri.
Gli altri bambini lo guardavano con curiosità e anche con un pizzico di diffidenza.
Lui appariva ombroso e malinconico.
Aveva detto si è no qualche parola ed era rimasto quasi sempre accanto all’uomo che l’aveva trovato presso le antiche rovine.
Solo di lui sembrava fidarsi.
Poi c’era lei.
Quella ragazzina dai capelli chiari che aveva sorriso nel vederlo.
Trascorsa la prima notte al Casale, il piccolo Guisgard era uscito presto per starsene da solo nel giardino.
Ad un tratto, incuriosito, decise di muovere i primi passi per esplorare e conoscere quel mondo per lui nuovo e misterioso.
E si ritrovò davanti al Tempio.
Qui, su una mezza colonna di marmo, vi trovò adagiato un libro.
I suoi occhi si fermarono su quel volume e spinto da un’irrefrenabile curiosità, allungò una mano e lo prese.
Sulla copertina vi era impresso un nome a lettere colorate.
“Talia.” Lesse, per poi restare turbato.
Era un nome o una parola per lui sconosciuta, scritta magari in una lingua a lui ignota?
Cominciò allora a sfogliare quel libro.
Su alcune pagine c’erano scritte frasi e pensieri, mentre in altre vi erano dei disegni.
Sfogliando quel libro, Guisgard si sentì agitato da una sensazione a lui ignota.
Qualcosa di dolce colpì il cuore del ragazzino.
Ad un tratto udì dei passi e chiuse subito quel libro.
Giunse così l’uomo che l’aveva trovato.
Ma non era solo.
Dietro di lui avanzava una bambina e nel vederla Guisgard non poté trattenere un’espressione meravigliata.
Era la ragazzina che gli aveva sorriso la sera prima.
Aveva sui sette anni, dalla figura aggraziata, snella ed elegante, dall’aspetto luminoso e gioviale, con fianchi così stretti da essere afferrati da una mano adulta.
La pelle era chiara come l’alabastro e fresca come un fiore di campo appena sbocciato.
Aveva una testolina graziosa ed ammirabile, con due occhi vispi e luminosissimi, nei quali i vivaci raggi del Sole mattutino correvano e danzavano, donando bagliori e riflessi di ambrato splendore.
Folti e lunghi capelli chiari scendevano con vivace disordine, come un manto simile al pittoresco chiarore che ricopre le colline quando l’Estate comincia a ritrarsi per lasciare il posto all’Autunno nascente.
“Ed ecco qui il nostro nuovo ospite, mia cara!” Esclamò il maestro rivolgendosi alla bambina.
“Non parla molto però.” Sorridendo lei.
Sorrideva spesso.
“Vedo che ti ha incuriosito il mio libro.” Continuò lei.
Guisgard non rispose nulla.
“Vedrai che qui ti troverai bene…” fissandolo la bambina “… questa è una grande famiglia e qui siamo tutti fratelli... e nessuno ci separerà mai, vero maestro?” Alzando poi gli occhi sull’uomo accanto a lei.
Questi annuì.
“Mi dici il tuo nome?” Domandò lei al ragazzino. “Oh, ma che scortese… io non ti ho detto ancora il mio... piacere, io sono Talia…” facendo un passo avanti e mostrando un leggero inchino.

Con un’impercettibile movimento del capo, Guisgard sembrò destarsi da quel ricordo.
“Sono qui, no?” Fissandola ed accennando un velato sorriso. “Non avrei mai potuto lasciarti qui, da sola... ora…” mormorò “... ora non pensare più a ciò che è successo... vieni, ti riporto a casa…”
Sheylon grugnì.
Tornarono allora verso il Casale, senza che il cavaliere dicesse nulla per tutto il tragitto.
Sembrava incupito nei suoi pensieri.
Arrivati a casa, trovarono ad attenderli gli altri fratelli.
Tutti allora si avvicinarono a Talia per abbracciarla forte.
Lei aveva il viso sporco di fuliggine ed era spettinata, mentre il suo abito appariva spiegazzato.
“Come stai, sorellina?” Chiese uno di loro.
Il cavaliere, intanto, quasi evitando tutti loro, riportò nel Tempio la spada del maestro, che aveva utilizzato per fingere la sua appartenenza all’ordine della Luna Nascente.
Poi restò davanti all’altare a pregare.

elisabeth 06-02-2012 20.37.21

Arrivai sino a lui scarmigliata ed affannata, sembravo una ragazzina in attesa di qualcuno che si conosce da tanto tempo e di cui si aspetta il ritorno....smise il suo canto e potei finalmente guardarlo negli occhi.....quegli occhi.....ero li' ad ascoltare la sua risata, il mio vestito....giusto il mio abito, cosi' strano, cosi' fuori da ogni logica....." perdonate se vi ho disturbato, ma ho sentito quel canto e ho avuto la sensazione di conoscervi.......".......mi poso' il suo manto sulle spalle e uno strano calore pervase l'intero mio essere........"......Avete indovinato Signore...sono una creatura dei boschi e il freddo non e' mio nemico.."...Mi tolsi il manto dalle spalle....lo baciai e glielo resi......" Grazie per vostro canto....."...Mi voltai e ripresi la strada per il palazzo.......

Daniel 06-02-2012 22.00.21

Mi stesi e iniziai a parlare:
<<Sono Daniel.. Dominatore dei quattro elementi e allievo del Supremo Mago.. Giorni fa arrivò Goz in città per portarci con la sua nave alla sorgente del Calars.. ma a metà strada salì Isolde sulla barca.. Un orribile strega che c'è ne ha fatte passare di tutti i colori prima di farci schiantare contro le rocce.. Mi sono risvegliato sulla sponda del Calars quando arrivano i cavalieri e quella pazza del loro comandate.. Io sono un pò troppo esuberante e mi hanno tagliato la mano.. Poi mi hanno diviso da mia madre e una mia amica e sono arrivato qui..>>
Era come togliersi un peso mi sentivo svuotato..

Melisendra 06-02-2012 22.54.00

Mi ero inoltrata nuovamente nel giardino, ignorando Heyto. Forse mi avrebbe seguita, ma in quel momento avevo altro per la testa e non c'erano lussi e piccoli piaceri a sufficienza per distogliermi dalle domande che il vento aveva portato con sè.
Rimasi a lungo in meditazione, sdraiata sulla nuda terra, affondando le dita nel terriccio, mentre potevo quasi sentire l'erba crescere attorno al mio corpo.

E' morto... Devi fartene una ragione... Non puoi rimanere attaccata al suo ricordo... sai, che non è nella nostra natura... fermarci... Noi scorriamo libere come l'acqua di cui siamo fatte... niente ci imprigiona... nemmeno il ricordo...
Soffiavano attraverso di me, cercando di vincere la mia ostinazione con le loro voci gorgoglianti.
Ma io ero muta. Ero diventata come un sasso lanciato sul fondo del fiume.
Non lasciare che ti fermi... non lasciare che questo ci separi... non potrai più nuotare con noi, nè tornare al Blu... Ti preghiamo... vieni via... via... via... con noi...
Mi raggomitolai sempre di più, col mio corpo che si faceva sempre più pesante. Non riuscivo più a seguire il fiume. Già troppe volte avevo sfidato il nostro divieto di risalirlo oltre il limite. Ero arrivata fino alle cascate e ben oltre. Avevo udito il vento raccontarmi di luoghi meravigliosi e pericolosi. Lui vi era stato e anche il mio suonatore.
Addio, sorellina... Addio...
Il mio corpo era andato a fondo. E per la prima volta aprii gli occhi e gridai nel silenzio delle acque Blu.

La notte trascorse rapida, finchè l'alba non mi colse all'improvviso. Mi ero addormentata.
Camminai sulla rugiada mattutina e mi immersi nella vasca color ametista. I colori si riflettevano con miriadi di sfumature. Chiusi gli occhi, mentre i capelli mi galleggiavano attorno come una corona. Mi abbandonai all'incanto e rimasi sott'acqua tanto a lungo che quasi mi parve di essere tornata a casa.
La superficie si infranse sopra di me e sentii qualcuno estrarmi a forza da quel calore quasi materno, in cui si erano persi i miei pensieri.

Talia 06-02-2012 23.11.17

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 43520)
Tornarono allora verso il Casale, senza che il cavaliere dicesse nulla per tutto il tragitto.
Sembrava incupito nei suoi pensieri.
Arrivati a casa, trovarono ad attenderli gli altri fratelli.
Tutti allora si avvicinarono a Talia per abbracciarla forte.
Lei aveva il viso sporco di fuliggine ed era spettinata, mentre il suo abito appariva spiegazzato.
“Come stai, sorellina?” Chiese uno di loro.

“Bene...” mormorai, abbracciando e rassicurando uno ad uno tutti i miei fratelli “Va tutto bene! Davvero!”
Dovevo avere un aspetto pessimo, stropicciato e malconcio... non ci avevo fatto caso fino a quel momento, ma me ne resi conto allora dal modo in cui i miei fratelli mi guardavano, dalle loro parole e dalle domande preoccupate che iniziarono a pormi una dopo l’altra...
Tentai di arginare quella loro preoccupazione, tentai di frenare le domande... ma non era semplice.
Notai che Guisgard evitò quell’incontro, così come aveva evitato di parlarmi e di guardarmi per tutta la strada fino al Casale, preferendo deviare verso il Tempio... e mi chiesi che cosa gli stesse passando per la mente. Il primo istinto fu di seguirlo... ma lo dominai: probabilmente aveva davvero bisogno di restare un po’ da solo... e probabilmente gli altri fratelli, in quel momento, avevano ben più bisogno di me.
Lasciai che mi conducessero in casa, quindi. Mi sedetti con loro, parlando e raccontando tutto ciò che era accaduto al castello, riportando le parole del chierico e i gesti del signorotto, descrivendo l’arrivo di Guisgard e di Sheylon...
I miei occhi, di tanto in tanto, correvano alla finestra... lentamente il cielo iniziò a scurirsi e l’aria a farsi cupa... il giardino, tuttavia, rimase deserto: nessuno vi si aggirava, né vidi nessuno uscire dal Tempio...
Era passato del tempo ed era ormai piuttosto tardi quando convinsi i miei fratelli a ritirarsi nelle proprie stanze... ad uno ad uno si alzarono e, salutando, si diressero verso la scala...
Io rimasi immobile al mio posto, dando loro ad uno ad uno la buonanotte... e solo quando rimasi da sola nell’ampia sala mi decisi ad alzarmi a mia volta.
Lentamente raggiunsi la scala e la oltrepassai, dirigendomi verso l’alta porta vetrata che dava sul giardino... la aprii e la varcai, silenziosamente... il giardino era ampio e, anche a quella tarda ora, profumato...
Mi aggirai per qualche momento tra le piante, godendomi il silenzio e l’aria serena, poi mi diressi verso il Tempio... vi era, a poca distanza dalla porta della Cappella, un enorme sasso squadrato... lo raggiunsi, dunque, e qui mi sedetti... non volevo disturbare Guisgard nel Tempio, né importunarlo prima che fosse pronto... ma lo avrei atteso.

Guisgard 07-02-2012 00.48.54

“Ehi, voi!” Chiamò quel militare. “Lady dei boschi!” Corse allora verso Elisabeth. “Non credo di conoscervi…” rise “… e almeno per due motivi… non frequento creature dei boschi e solitamente non dimentico una bella donna una volta vista.” Rimise il mantello sulle spalle di Elisabeth. “Questo potete tenerlo, almeno fino a quando non indosserete qualcosa di altrettanto caldo.”
Rise.
“Sono sir Reas, capitano della guardia di sua maestà.” Presentandosi ad Elisabeth. “E voi, misteriosa creatura dei boschi?”

Guisgard 07-02-2012 00.57.48

“E’ una tisana che ti rimetterà al mondo.” Disse il chierico a Cavaliere25. “Queste sciocchezze sono dettate dallo spavento e dalle ferite” fissandolo con sguardo severo “oppure sei solito fare uscite del genere?” Scosse il capo. “Non esistono uomini inutili e veramente soli… io vivo da solo in questa selva eppure mi sento tutt’altro che solo…”
“Padre…” alzandosi l’uomo e avvicinandosi al chierico “… per mia figlia?”
“Sta tranquillo, Maltoc…” dandogli una pacca sulla spalla il chierico “… appena la neve smetterà di cadere, io tornerò da te…”
“Forse sarà troppo tardi…”
“Purtroppo hai visto anche tu…” fissandolo il chierico “… il sentiero è bloccato e ci sono lupi ovunque…”
“La bestia peggiore è nella mia casa…”
“Su, ora reciterai con me i Divini Misteri del Gaudio…” prendendo un Rosario il chierico “… vedrai che la Vergine aiuterà te e la tua famiglia…” si voltò poi verso il boscaiolo “… dovresti pregare anche tu con noi, per ringraziare il Cielo di esserti salvato dai lupi.”
L’uomo annuì e il chierico cominciò a recitare il Santo Rosario.

Guisgard 07-02-2012 01.06.21

Il medico ascoltò con attenzione il racconto di Daniel.
“Siete giunti qui risalendo il Calars?” Meravigliato. “Beh, devo dire che è una bella pazzia! Quanto ai cavalieri che ti hanno mozzato la mano… sei stato fortunato che non abbiano scelto invece di farti volare via la testa… sono dei mercenari, assoldati per difendere Tylesia… sono detti la Legione del Tulipano Imperiale…” si lisciò i baffi “… comunque io sono Vigros, medico di corte... ah… hai citato una strega nel tuo racconto… si, ora rammento… hai detto Isolde… perché dici che è una strega? Ne sei certo? Accusare qualcuno di stregoneria è molto grave… soprattutto se si tratta della prima consigliera della regina…”

Guisgard 07-02-2012 01.18.26

Due robusti servitori fecero uscire Melisendra dall’acqua.
L’avvolsero in una coperta di lino e la condussero poi nel palazzo.
Mentre attraversava i lunghi corridoi insieme a quei servitori, Melisendra udì di nuovo la musica dell’organo.
Era travolgente, avvolgente, inebriante.
Chi la stava suonando, era chiaro, viveva totalmente quelle emozioni che racchiudeva nella musica.
Melisendra fu riportata nuovamente nel gineceo, dove fu lasciata alle cure delle ancelle.
Queste l’abbellirono con sete, diademi e gioielli vari.
Fili d’oro e d’argento furono intrecciati anche nei suoi morbidi capelli.
Una delle ancelle lasciò cadere una boccettina di profumo ai piedi della ragazza e si chinò poi per raccoglierla.
“Devi essere forte…” rivolgendosi sottovoce a Melisendra e fingendo di temporeggiare “… ovunque ti porteranno, devi essere forte ed affrontare con coraggio il tuo destino…”
Poco dopo giunse Heyto.
“Sei molto bella, sai?” Fissandola. “Vieni, siamo pronti per partire.”

Guisgard 07-02-2012 01.48.50

Talia restò a parlare per un po’ con i suoi fratelli.
Dopo il racconto di quanto accaduto al castello del signorotto, alcuni di loro restarono perplessi.
Si divisero così su come giudicare Guisgard.
Certi cominciarono ad ammorbidirsi nei suoi confronti, altri invece restarono fermi sulle loro convinzioni.
Prima di andare a letto, poi, accennarono alla ragazza di una proposta del vescovo: egli li aveva invitati ad arruolarsi tutti nella sua guardia, come gesto di affetto e rispetto verso il loro padre adottivo, sempre fedele e devoto alla Chiesa.
Avevano tre giorni per decidere su quella proposta.
Detto ciò e salutata la loro sorella, i ragazzi andarono a letto.



Nel Tempio, intanto, Guisgard era ancora davanti all’altare.
Fissava la spada del maestro e numerose immagini correvano nel suo cuore e nella sua mente.

“Diventerò un cavaliere, maestro! Il Primo fra tutti i cavalieri!”
Il maestro sorrideva ed annuiva.
“Qual è il segreto dell’invulnerabilità di un vero cavaliere, maestro?” Serrando i pugni lui. “Dimmelo, maestro!”
“Non è nella corazza o nelle sue armi…” fissandolo il maestro “... ma nel suo cuore... segui sempre il tuo cuore, Guisgard... esso non ti mentirà...”
“Perché hai ucciso il cavallo, maestro?”
“Perché era rimasto zoppo e soffriva.”
“La mamma non poteva accudirlo?”
“No, era solo al mondo.” Rispose il maestro. “Ed era vecchio. Tutti invecchiano… anche io un giorno sarò vecchio e debole.”
“Ma penserò io a te, maestro!”
Il maestro rise.
“Non mi credi?” Fissandolo lui. “Io ti difenderò sempre! Lo giuro, maestro!”
“Lo so, ragazzo mio!” Prendendolo in braccio. “Lo so!”

“Perdonami, maestro…” mormorò in lacrime “… perdonami se sono stato un pessimo allievo e un pessimo figlio… perdonami se ho abbandonato tutti voi… perdonami e che possa perdonarmi anche il Cielo per non essere stato qui quando…” pianse amaramente “… Dio mio, perdonami…”
Trascorse così buona parte della notte.
Poi, verso l’albeggiare, finalmente Guisgard uscì dal Tempio.
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elisabeth 07-02-2012 08.42.28

Mi avvolse nel suo caldo mantello.....no..non mi conosceva, ma a tratti aveva per me un'aria cosi' familiare.....mi portava inidetro nel tempo, quando conobbi il padre di Daniel...forse era questo che mi aveva fatto sussultare..." Non avete mai conosciuto una creatura dei boschi ?....e' quasi incredibile sentirvelo dire, qui dove la natura ne fa da padrona.....comunque il mio vestito e' reduce di tante burrasche e ha assunto un aspetto...misero..vi assicuro che era molto meglio....ma se ci tenete portero' il vostro manto almeno sino a quando non riusciro' a mettere qualcosa di piu' decente.....Siete quindi il comandante delle guardie della regina, ho fatto un incontro importante stanotte.....mi chiamo Elisabeth e sono solo una naufraga niente re e regine nella mia vita........"..mi voltai e lo guardai negli occhi..."...Siete cosi' galante....e poi non sono una gran bellezza.....ma vi chiedo una cortesia....mio figlio e' a palazzo..e' stato curato dal vostro cerusico......mi accompagnereste da lui ?..."......poggiai la mia mano sulla sua...e d'istinto la tolsi immediatamente........una forte vibrazione passo' tra me e lui.....

Chantal 07-02-2012 10.55.09

Vayvet restò a fissare Chantal.
Astio e rabbia attraversarono i suoi occhi.
Era sudato, la barba incolta e l’espressione stravolta per la ferita.
Eppure i bei tratti del suo volto erano ancora ben visibili.
Forse, se non fosse stato ferito, avrebbe sfogato quell’impeto di rabbia, ma dovette trattenersi.
“Forse perché non mi va di scavare tombe senza nome, sciocca di una ragazza…” mormorò “… tentò poi di placare la sua ira “… riprendetevi il vostro velo e copritevi il capo…” con disprezzo “… e badate…” fissandola con i suoi occhi penetranti “… badate di non avvicinarvi troppo a me e di sfiorarmi di nuovo… forse non vi rendete conto cosa vul dire per un uomo restare chiuso quattro anni in un cella senza vedere mai una donna…”

"Avete ragione,milord.Io non posso comprendere gli istinti che vi indurrebbero a prendere con la forza ciò che non vi è dovuto.Forse sono solo una sciocca ragazza come dite,ma non mi impedirete,finchè sarete ferito e sofferente,di starvi accanto."
Detto questo,Chantal raccolse il fazzoletto come le era stato ordinato,ma non per coprirsi i capelli,sebbene le fosse stato intimato.Lo ripiegò più volte su se stesso,con cura,era fresco di bucato,bianco e profumato,e la ragazza lo utilizzò per asciugare il sudore dal volto dell'uomo.
Questi cercò di impedirglielo ma la ragazza non smise di agire,non si interruppe perchè,nonostante tutto,nutriva tenerezza per le sofferenze di quel fuggiasco.
Ma questi sembrava non voler riconoscerle ragione alcuna,eppure,Chantal non si lasciò intimorire ancora..
"Non me lo impedite,ve ne prego"Disse sotto voce la ragazza all'uomo.."Non mi impedite di fare l'unica cosa che ritengo esservi dovuta,adesso,in nome della Grazia di Dio."
Man mano che gli tamponava la fronte,Chantal sentiva nel suo petto un acceso dispiacere.Era stata colta,talvolta,da un profondo senso di inutilità.Non aveva mai visto morire alcuno prima di quella sera,tuttavia,conosceva lo sguardo implorante di chi,in preda al terrore della morte,non distingue più d'essere in mani amiche o nemiche,ma si abbandona alla disperazione ed alla misericordia.
Ad un tratto,la ragazza ritrasse la mano bruscamente che anche il ferito percepì un repentino cambiamento negli occhi della ragazza.
Ella,infatti,aveva gli occhi lucidi e,in un gesto inconsulto,si portò la mano alla bocca come per ricacciare quel pensiero sopraggiunto improvvisamente..

Il padiglione del soccorso,allestito con alcune tende di fortuna,si trovava ai bordi di quel freddo terreno di battaglia,sulla collina verdeggiante del primo fresco sbocciare dei prati primanerili.
La tenda raggiunta da Chantal era stata armeggiata nel lato sud del campo,vi penetravano i tiepidi raggi del sole marzolino che facevano capolino in quell'aria appesantita dall'acre odore degli infusi alcoolici,dei tessuti carnei bruciati e del sangue fresco.
"Presto,adagiatelo lì!"Entrando e urlando due uomini con una brandina di fortuna sulla quale giaceva un uomo dal ventre trafitto.
"Chantal,cosa ci fai qui.Esci immeditamente!"La voce sopraggiunta in un secondo momento la ammoniva.
Ma Chantal era rimasta impietrita,incapace di muoversi od eseguire la volontà di quella voce.
"Ti ho detto di uscire,Chantal.Adesso!"
"Padre..io.."Senza ultimare la frase la ragazza,ancora immobile in un angolino mentre nella piccola tenda satura delle grida di dolore di quel moribondo si agitavano due guardie per adagiarlo su un giaciglio.
Ma la tenda era così andusta che d'improvviso Chantal si ritrovò addossata da quella brandica col ferito agonizzante.
"Ha tradito.Cosa facciamo?"Disse una delle guardie al comandante.
"Sta morendo.Non conta da che parte stia.Che muoia in pace."Rispose il comandante.
Poi questi,rivolgendosi a Chantal:"Piccola mia,vieni via..lascialo alla misericordi di Dio."
Ma in quel momento,una voce da fuori chiamò forte,era un altra guardia:"Comandante!Accorrete,presto!"E l'uomo uscì in fretta,e sull'uscio spostò un poco la cortina del padiglione e guardò sua figlia,come ad implorarle di abbandonare quel luogo,ma la ragazza esitò con gli occhi,e l'uomo cedette alla sua volontà.
Chantal se ne stava come di sasso vicino a quella barella di fortuna che era stata disposta tanto in fondo alla tenda da toccarle le ginocchia.Si chinò lievemente e passò la sua mano sulla fronte del moribondo,ma non aveva parole,nè sapeva cosa fare.E si rialzò,così,per lasciarlo morire dignitosamente,lontano dai suoi occhi a scrutarlo come a volerlo giudicare.
Lei,però,non voleva giudicarlo,nè violare quel momento così mistico ed inafferrabile di quando un'anima di sta dipartendo dal corpo,così ritenne di dovergli rispetto,ed il rispetto che in quel momento poteva usare a quell'uomo era lasciarlo morire senza il suo sguardo pietoso poggiato su di lui.Si alzò,allora,e fece per allontanarsi.
Ma fu trattenuta per la veste.
"Aspetta!"Si espresse l'uomo con un filo di voce,in preda all'agonia.
Allora Chantal si voltà indietro,titornò sui suoi passi e attese come le era stato chiesto.
"Mia figlia...ha la tua età.."Cercò di esprimere l'uomo,ma le parole venivano fuori sillabate e sofferte,interrotte dalla tosse e dall'affanno che lo attanagliava,poichè andava pian piano dissanguandosi.."Ho tradito...ma dille...dille.."Sempre più andando scemando le sue forze ed il tono affaticato della voce.."Dille..(mentre tossiva)..che ho combattuto fino alla fine.."
Nel dire questo,stringeva sempre con maggior impeto la piega della veste della ragazza con la quale la tratteneva a sè.
Chantal scoppiò in lacrime,la presa dell'uomo era così stretta da impedirle di muoversi dal suo posto.I muscoli del corpo del ferito erano già in preda agli spasmi che sembrava preannunciare quel rigor mortis che impressiona e raggela il sangue.
E gli occhi erano riversi mentre il flebile respiro ancora resisteva,nonostante quel ventre dilaniato e saguinante.
Chantal,immobile,rigida,in preda solo al pianto,non riusceva a muoversi,guardava il petto dell'uomo affaticarsi irrefrenabilemente e sollevarsi convulso con respiri sempre più corti e deboli,e la mano insanguinata,forte e chiusa,a trattenerle la veste vicino alle gambe la inquietava,ma non sapeva reagire.
Poi la prese nelle sue,pian piano aprì le dita serrate con violernza e l'uomo ,oramai privo di forze,la lasciò fare.
Allora Chantal si inginocchiò di nuovo al suo capezzale,gli strinse la mano appiccicosa di sangue rappreso nelle sue e gli sussurrò:"Un padre non è mai un traditore per una figlia,ma un eroe,da qualunque parte si schieri.."
L'uomo le sorrise,chiuse gli occhi,e lasciò che piano piano la sua mano scivolasse dalle palme della ragazza,abbandonandosi senza forze.
Respirava ancora,come chi non vuole cedere alla morte neanche al suo ultimo respiro.
E resisteva alle sue sofferenze.
Nel frattempo li raggiunse nuovamente il comandante,prese Chantal con la forza e la condusse fuori dalla tenda.
E lì la strinse al suo petto,per calmarla,per riscaldarla.
"Se avrai misericordia di lui.."Disse il comandante alla ragazza.."Dio lo accoglierà nella sua sfera degli Angeli e gli perdonerà i suoi peccati.."
E Chantal si strinse forte al petto del padre,armato e abietto di sangue.
Si strinse a lui così forte che sentì placarsi i suoi inghiozzi e le sue paure.
In quel momento uscì dalla tenda un soldato,fece cenno di no con la testa,il comandante,allora,stringendo con un braccio la ragazza con l'altro si segnò.
Chantal,invece,cercò gli occhi della guardia che aveva colto l'ultimo respiro del moribondo e questi,nel vederla,le disse."Se n'è andato col sorriso sulle labbra di chi ha ottenuto il perdono.."
E Chantal abbracciò più forte il padre.

Rivedendo il volto contratto dal dolore e deturpato dal sudore freddo che copioso lo inumidiva di quel fuggiasco ferito,Chantal non aveva potuto far a meno di ripensare ad un momento in cui s'era trovata a fronteggiare gli occhi impauriti ed eloquenti di una sofferenza atroce e condannabile.
Condannabile perchè alcuno,buono od ingiusto che sia,dovrebbe conoscere quel dolore inferto dal ferro e venuto dal braccio di un altro uomo ad esercitare giustizia terrena.
Ma le sue erano ritenute debolezze di ingenua fanciulla che,sognante,credeva in valori incapaci di coesistere con la cruda realtà della malvagità dell'animo umano.
Si accorse d'essersi arrestata a quel pensiero,e mentre meditava di riprendere le cure del ferito fu scossa dalla voce di quell'uomo,suo aggressore e complice del fuggiasco.

“Capo!” Entrando Monty come una furia. “Si stanno avvicinando due guardie! Forse provengono dalla prigione! Che facciamo? Le accoppiamo?”
“No…” scuotendo il capo Vayvet “… o presto ci ritroveremo un’intera squadriglia alle calcagna… chiama Haro e nascondetevi in casa…”
Monty annuì ed obbedì.
“Presto, voi…” rivolgendosi a Chantal “… mettevi lì, accanto al fuoco e reggetemi il gioco… e badate di non fare scherzi o vi sgozzeremo tutti come animali al macello…”
Un attimo dopo qualcuno bussò alla porta.
La governante aprì e due guardie entrarono in casa.

Chantal si alzò in piedi e si diresse verso quegli uomini.Le guardie avevano già raggiunto il cuore della stanza,avanzando con imperioso atteggiamento.
"In cosa posso servirvi,miei signori?"Domandò,allora,la ragazza a questi,accennando un lieve inchino col capo e accomodandosi i capelli che le cadevano sciolti ed incuranti sulle spalle.

cavaliere25 07-02-2012 11.10.45

Ascoltai il clerico che recitava il rosario e mi misi anche io a pregare e dentro di me pensai chissà cosa il futuro avrà in riservo per me e guardai i due monaci e dissi vi ringrazio di cuore sognori per avermi salvato da quei lupi assetati di sangue e piegai il capo

Talia 07-02-2012 13.32.01

Rimasi a lungo seduta su quella pietra... pensando.
Il Vescovo aveva fatto un’offerta davvero generosa ai miei fratelli, proponendo loro di arruolarsi nella guardia vescovile... in questo modo avrebbero avuto di nuovo una casa, insieme alla possibilità di dimostrare il loro valore, facendo così dimenticare con le opere i loro natali non precisamente aristocratici...
Certo... se avessero accettato e fossero partiti, io non li avrei più visti per molto e molto tempo, forse mai più. Questo pensiero mi fece mancare l’aria: volevo infinitamente bene ai miei fratelli, a tutti ugualmente ed a ciascuno in modo diverso...
E tuttavia non potevo pensare a questo, in quel momento... nessuno di noi poteva pensarci, poiché in gioco c’era il loro bene e tutto il loro futuro. Ed era proprio per questo motivo che avevo suggerito loro di pensarci su durante la notte, ciascuno per se stesso... con l’intenzione di parlarne di nuovo il giorno seguente.
E poi c’era Guisgard... Guisgard, con quel suo animo indomito ed imprevedibile, con quella sua testa calda, con quel suo cuore grande che pure da sempre aveva cercato di tenere nascosto sotto quella spessa corazza... che cosa voleva fare Guisgard? Che cosa aveva in mente e nell’anima?
Sospirai...
Infine Fyellon... mi chiesi dove fosse e a che cosa stesse pensando... mi chiesi che cosa dovevo fare con quel mio fratello caduto così tanto in basso...
Tante, troppe domande e poche risposte si aggiravano dentro di me... mi ferivano... mi scuotevano...

“Ho fatto un sogno stanotte!” mormorai, togliendomi le scarpe e lasciando scivolare un piede alla volta nell’acqua fresca del lago.
Il Maestro mi lanciò appena un’occhiata fuggevole per poi tornare ad osservare i miei fratelli che, con l’acqua fino alla vita, erano intenti nei loro esercizi.
“Uno strano sogno...” proseguii io “Un sogno diverso da quelli che faccio talvolta... non so, Maestro... questo sembrava così... così vero!”
L’uomo di nuovo non parlò, ma i suoi occhi erano fermi adesso e io sapevo che mi stava ascoltando.
“Mi trovavo sulle sponde di un fiume in quel sogno, con gli altri... dal fiume si alzava una densa nebbia, simile a vapore... noi avevamo paura, paura di caderci dentro... poi ad un tratto tu sei comparso sull’altra riva. Nel vederti, alcuni di noi decisero di lanciarsi in acqua e raggiungerti... ma tu ce lo hai vietato, hai detto di tornare indietro perché nessuno può attraversare quel fiume... ricordo di aver avuto paura...”
Osservai per un attimo i miei fratelli, erano provati, affaticati... poi tornai a guardare il cavaliere...
“Perché faccio questi sogni, Maestro? Cosa significano?”
L’uomo tacque per un istante... infine sospirò...
“Non lo so, Talia! Non lo so, davvero! Io sono solo un cavaliere, mentre tu... tu possiedi un dono speciale! E se c’è qualcuno che può trovare delle risposte, piccola mia, quel qualcuno sei solo tu! Rammentalo!”

Il tempo era passato lento ed inesorabile mentre mille ricordi, pensieri e domande si rincorrevano dentro di me...
L’aria si era fatta fredda, infine... rabbrividii, ma rimasi lì dove mi trovavo.
Infine, proprio quando l’oscurità iniziò a diradarsi ed il cielo ad assumere quella vaga sfumatura violetta che precede l’alba, Guisgard comparve sulla soglia del Tempio.
Il suo passo era stanco e lo sguardo affaticato, ma era lì... gli sorrisi dolcemente.

Guisgard 07-02-2012 15.01.35

Guisgard uscì dal Tempio e restò a fissare l’alba.
Pian piano un soffuso e roseo chiarore invase il paesaggio circostante ed una strana luce si accese nei suoi occhi.
Poi si voltò a fissare Talia.
“E’ sconveniente” disse “dire alla propria sorella che può benissimo gareggiare con l’alba?” Si avvicinò alla ragazza.
Aveva il viso pallido per il freddo.
“Da quanto tempo sei qui?” Strofinando le sue mani sulle spalle e sulle braccia di lei per scaldarla. “Non ti bastava battere l’aurora?” Sorridendo lui. “Volevi anche oscurare Venere?” Le accomodò una ciocca di capelli ribelli con una carezza. “Talia, la prima stella del mattino!” Rise.
Un attimo dopo, però, i suoi occhi tornarono cupi.
“Talia…” mormorò “… stanotte ho giurato… ho giurato davanti a Dio e sopra la spada del maestro… oggi lascerò il Casale…” esitò “… e partirò in cerca di Fyellon… vendicherò il maestro!”
In quel momento, un vento gelido si alzò sul Casale degli Aceri e un gemito partì da Sheylon che fissava i due.
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Guisgard 07-02-2012 15.17.58

Reas sorrise ad Elisabeth.
“Una donna non deve mai giudicarne un’altra…” disse “… neanche se stessa! Almeno così affermava un antico filosofo! Venite, qui è troppo freddo e le vostre foglie rischiano di cadere!” Rise di gusto. “Meglio dunque non dare scandalo!”
Si avviarono così verso il palazzo.
“Vostro figlio?” Ripeté poi. “Dunque siete sposata. E’ stato fatto prigioniero? Per quale motivo?”

Guisgard 07-02-2012 15.22.38

Il chierico, l’uomo e Cavaliere25 passarono così buona parte della notte a pregare.
La mattina non fu meno rigida per il freddo, ma la neve aveva smesso di cadere.
“Pensate sia possibile andare verso casa?” Domandò l’uomo.
“Si…” annuì il chierico.
Prepararono allora il tutto per partire.
Il chierico prese con sé dell’acqua benedetta e una stola viola.
“Il ragazzo viene con noi?” Chiese l’uomo. “Potrebbe esserci utile… lo vedo giovane e forte.”
“Vieni con noi, ragazzo.” Disse il chierico a Cavaliere25.

Talia 07-02-2012 15.23.58

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 43543)
“E’ sconveniente” disse “dire alla propria sorella che può benissimo gareggiare con l’alba?” Si avvicinò alla ragazza.
Aveva il viso pallido per il freddo.
“Da quanto tempo sei qui?” Strofinando le sue mani sulle spalle e sulle braccia di lei per scaldarla. “Non ti bastava battere l’aurora?” Sorridendo lui. “Volevi anche oscurare Venere?” Le accomodò una ciocca di capelli ribelli con una carezza. “Talia, la prima stella del mattino!” Rise.

Sorrisi, osservando i suoi occhi così chiari e profondi...
E quel modo che aveva di ridere... come a voler scacciare ogni cosa malvagia o triste.
“Sarebbe sconveniente se tu lo dicessi solo per cortesia, se non lo pensassi davvero!” mormorai. Poi soggiunsi: “Ho passato qui la notte... pensando. E aspettandoti.”
Tremavo appena per il freddo, ma le sue mani in breve scaldarono le mie braccia... e in quell’istante fui davvero felice. Completamente felice. Appena per un istante, poi...

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 43543)
Un attimo dopo, però, i suoi occhi tornarono cupi.
“Talia…” mormorò “… stanotte ho giurato… ho giurato davanti a Dio e sopra la spada del maestro… oggi lascerò il Casale…” esitò “… e partirò in cerca di Fyellon… vendicherò il maestro!”
In quel momento, un vento gelido si alzò sul Casale degli Aceri e un gemito partì da Sheylon che fissava i due.

I miei occhi si allargarono a dismisura... Per un attimo mi mancarono le parole, mi mancò l’aria, mi parve che la terra mi stesse franando sotto i piedi... tutto stava precipitando, tutto ciò che amavo stava crollando...
“No...” mormorai infine, con un filo di voce appena percettibile “No, ti prego! Ti prego, non farlo, non andare via! Non lasciarmi da sola... di nuovo!”

cavaliere25 07-02-2012 15.25.00

va bene dissi guardandoli mi alzai e mi sistemai per andare con loro ma dove siamo diretti domandai mentre li guardavo

elisabeth 07-02-2012 15.37.23

Mi lasciai coprire le spalle......e lo seguii all'interno del palazzo..." Avete ragione Comandante, meglio non dare scandalo....anche se devo confessarvi che non cadrebbe una foglia neanche se il vento avesse deciso di liberare tutte le sue forze.......Per quanto riguarda mio marito,diciamo che ha deciso di condividere la sua vita con un'altra donna io evidentemente non gli bastavo piu'....ma in tutto questo c'e' un figlio e non e' prigioniero..almeno spero......non abbiamo fatto nulla per essere considerati prigionieri.......anche se la guardia armata che mandate nei boschi, non e' dello stesso parere....se non fosse stato per la vostra Regina, le nostre teste rotolerebbero per le vie della citta'....ad esempioper tutti quelli che hanno intenzione di diventare spie.......".....mentre gli stavo accanto.....mi venne da ridere...." Spero che voi non pensiate che io sia una spia ?....."...

Guisgard 07-02-2012 15.42.07

Guisgard fissò Talia per alcuni istanti senza dire nulla.
Poi il suo sguardo, da cupo, si fece quasi di fuoco.
“Perché non vuoi?” Afferrandola per le braccia. “Dimmi perché, Talia? Non vuoi vedere morire fratello contro fratello? E’ per questo, vero? Perché nonostante tutto tu provi affetto anche per quel cane! Pensavi che dimenticassi tutto, continuando a vivere come se nulla fosse? Passare qui i miei giorni, fingendo di non avere rimorsi, di non provare pentimento e disprezzo per me stesso? Questo credevi, Talia?” La sua voce tremava quasi per la rabbia. “Restare qui ed aspettare di vederti consacrata ad una vita che non concepisce nessuno dei miei sogni? Io sono andato via da qui proprio per questo! Per questo!” Lasciò le braccia di lei e indietreggiò di qualche passo. “Io… io non ho famiglia… capisci? Non ho nessuno! Non voglio nessuno! Non ho mai avuto niente! Odio questo posto… odiavo il maestro e… odio me stesso!”
Sheylon si alzò in piedi.
Guisgard restò a fissare Talia.
“E… odio anche te…” e corse via, seguito poi dalla sua tigre.


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