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Hem no signore è che non cera nessuno e poi lo presa solo in prestito dissi tutto intimorito l'avrei riportata appena avrei potuto voi chi siete dissi guardando quel ignota figura
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A quelle parole di Altea, Angry accennò un lieve e forzato inchino, per poi andare via.
Roowey invece si ammutolì, limitandosi solo a fissare Altea. Sembrava intimorito da quella donna, da Angry. “Ecco…” mormorò “… Dark Moon è pronto… e siate prudente, mia signora…” Uscita dal palazzo, Altea prese la strada verso la dimora di lord Carrinton. Vi giunse poco dopo e trovò all’ingresso alcune guardie che la fermarono, chiedendone l’identità. |
Dark Moon galoppava veloce e sicuro, sembrava quasi sapesse le mie intenzioni portandomi verso il palazzo, arrivammo davanti ad un enorme cancello con un grande stemma. Il palazzo era enorme e sontuoso, venni destata da delle guardie che mi intimarono di presentarmi. Tolsi il cappuccio e mostrai loro il mio volto "Sono milady Altea Costance O' Kenninghton, è una cosa urgente, devo conferire con Milord Carrinton. Potete avvisarlo della mia presenza?".
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La navata di quella chiesetta era semibuia e tutto appariva sfocato in quell'austera penombra.
“In prestito?” Ripeté quell’ombra il cui volto era coperto da buio. “Mi credi tanto sciocco, ragazzo? Stavi rubando… rubando nella casa del Signore… e questo porta alla dannazione…” Dalla penombra allora emersero i suoi occhi azzurri e luminosi, come attraversati da uno scintillio di mille folgori. “Io chi sono?” Fissando con quei suoi occhi Cavaliere25. “Sono una di queste statue” indicando con una mano i Santi che si trovavano lungo le pareti della navata “che si è animata per punirti…” Ed infatti, una delle nicchie che ospitavano le statue dei Santi era vuota… |
<<Wow..>> Doveva proprio essere innamorato di quella ragazza pensai.. L'aveva descritta come una dea.. Poco dopo ci ritrovammo di fronte a un grande palazzo.. Il cancello era di ferro battuto pieno di ghirigori.. Il palazzo era una reggia.. Fatto di mattoni rossi e pietra grigia.. Aveva un portone riccamente decorato.. Le finestre erano bifore placcate in oro... <<è bellissimo..>> Una guardia si avvicinò a noi.. Era molto alta.. Aveva un'armatura splendente.. E con fare minacciosa ci disse:
<<Chi siete?>> Guardai Lyo.. |
Le guardie si scambiarono un rapido sguardo.
“Lord Carrinton non si trova qui a palazzo, milady.” Rispose una di loro ad Altea. “E’ uscito stamani presto. Non sappiamo quando ritornerà.” “E’ uscito con la sua carrozza” intervenne l’altra guardia “e ciò vuol dire che erano faccende d’affari, milady. Temo dunque che tornerà solo in tarda serata.” |
Guardai qella figura con occhi rammaricati e dissi è che una donna che hanno portato qui che ora sta in cella mi a chiesto di procuragli una bibbia me lo a chiesto per favore io non sono un ladro dissi lo so che dovevo chiedere il mermeso ma nessuno sa che io sono qua e se lo sanno verrò messo dietro le sbarre per aver portato queta bibbia a quella donna lo sto facendo per un atto di cuore verso quela donna mi capite signore dissi con voce stridula non ho mai rubato invita mia ve lo giuro ora dovrei andare prima che mi vengano a cercare e aspettai una sua risposta
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Guardai sgomenta le guardie, certo loro non potevano sapere dove si recasse il milord e ricordo disse aveva un affare urgente.
"Si so, il milord oggi ha trascorso la giornata assieme a me. Vorrei chiedervi una cortesia, io dimoro a Carringhton Hall. Potete avvertire il milord al suo ritorno di venire subito nella dimora dove risiedo? Io lo aspetterò a qualsiasi ora, ditegli che è un affare importante, ma nulla di grave. Non voglio egli si spaventi inutilmente." Rimasi delusa, ma non mi arrendevo, a costo di aspettarlo tutta la nottata, già ero pronta a partire per l'Irlanda. E poi l'ora era tarda, era strano che fosse ancora fuori per affari importanti. Ringraziai le guardie con un cenno della mano, e ripresi il mio cammino verso quella casa, Angry sarebbe stata felice nel vedermi tornare cosi, ma non dovevo nessuna spiegazione, non doveva nemmeno sapere se avessi incontrato il milord. Se fosse stato per lei mi avrebbe dato in pasto ai briganti, mentre il buon vecchio Roowey si era preoccupato per me. |
Lyo fece un cenno a Daniel e a Marco, come a volerli tranquillizzare.
“Sono Lyo Bahyle e sono un cavaliere di lord Tudor…” presentandosi “… vorrei vedere lady Altea. Sono… sono un suo amico…” La guardia fissò i tre. “Lady Altea non è più ospite in questo palazzo, messere.” Disse. “Come sarebbe?” Stupito Lyo. “Ci penso io, grazie Carow.” Giungendo lady Sophia e congedando la sua guardia. “Lady Altea non è più qui.” “E dove si trova, milady?” Chiese Lyo. “Vedete…” con finto pudore la dama “… è ospite di lord Carrinton.” “Ospite?” “Si, messere…” annuendo lei “… temo di si… donne come quella sembra si affezionino presto… specialmente se i loro protettori sono affascinanti e ricchi. Sono spiacente… siete un bravo giovane e meritate di certo una dama degna del vostro nobile animo.” “Voi mentite!” Gridò Lyo. “Mentite, infangando l’onore di lady Altea!” “Sarà meglio portarlo via…” mormorò sottovoce Marco a Daniel “… o finirà col mettersi nei guai…” “Badate a come parlate, messere.” Accigliata lady Sophia. “O ne parlerò con lord Tudor.” “Risponderete a lui di queste vostre menzogne!” Urlò Lyo. “Allora vi consiglio di recarvi a Carrinton Hall, la residenza di caccia di lord Carrinton…” sorridendo la dama “… così appurerete voi stesso se le mie sono menzogne o meno.” |
Altea si avviò così verso Carrinton Hall.
La strada che tagliava in due la campagna inglese era densa dei profumi che annunciavano ormai l’imminente Autunno. Il Sole accarezzava quel verdeggiante scenario con i suoi raggi prossimi a baciare il cielo d’Occidente. Carrinton Hall apparve alla fine della strada, quasi incantata e ingentilita dalle querce che circondavano il suo viale d’accesso. Il cancello si aprì e la dama portò Dark Moon nelle scuderie, che erano insolitamente vuote. E recandosi verso l’ingresso, dalle cucine Altea udì una conversazione. “Lei non è la padrona qui.” Disse Angry. “Nessuna potrà mai più esserlo. Non a Carrinton Hall.” “Beh, il padrone sembra essersi molto affezionato e…” “Che sciocchezze!” Lo zittì Angry, rompendo uno dei piatti che stava lavando. “Si stancherà presto di lei!” “Questa casa ha bisogno di una ventata di vita…” mormorò Roowey “… ci sono troppi fantasmi qui…” “Ora basta!” Voltandosi la vecchia servitrice. “Questa casa ha avuto già una sua padrona e nessuna potrà mai prendere il suo posto!” Con astio la donna. “Ed ora torna al tuo lavoro!” Roowey allora si alzò e tornò nelle scuderie. |
Ascoltai il discorso tra i due, e irruppi nella stanza "Fermatevi Roowey, ho portato Dark Moon a riposarsi. Ordunque chi era questa padrona? Non preoccupatevi Angry, sarà Lord Carrinton a dirmelo, non voglio risposte da voi, se egli non proferirà parola sparirò presto da questa casa, cosi come sono venuta. Se invece Lord Carrinton mi chiarirà ogni cosa, sappiate che è mia intenzione rimanere e chiederò una giovane dama di compagnia, ovviamente voi rimarrete qui Angry, per la fedeltà con cui avete servito i Carrinton fino ad oggi". Mi sedetti sulla sedia e chiesi una buona tazza di the fumante, quando improvvisamente il fattore Jones arrivò correndo annunciando l'arrivo a Carrinton Hall di tre giovani: un cavaliere in compagnia di due scudieri. Dissi di farli entrare.
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sedetti obbediente li' dove l'oste mi aveva indicato e rimasi in silenzio ascoltando il suo racconto, potei avvertire l'odore del sudore misto alla paura degli uomini in attesa delle fustate.......ricordavo il mio quando attendevo le cinghiate del mio padrigno......per me mai nessuno prese le mie difese....il cuore mi batteva in petto come se avesse voluto uscire fuori da quella gabbia che lo imprigionava........l'oste fini' il suo racconto e io ripresi fiato......" Non so come si chiama, dopo avermi tirato fuori dai guai..mi disse di chiamarlo Monsieur e di non fare domande...ho rispettato la sua richiesta, rispetto gli altri sperando che gli altri rispettino me, non so chi sia e dove sia diretto.....voi mi chiedete se per lui posso decidere di rallentare la mia ricerca.......io mi trovo qui e non so dove questa strada mi portera' e non gli e lo chiedero', non lo faro' mai,lui sa dove devo andare e perche'....sono una sciocca vero ?...mi fido di un uomo che non conosco, ma voi pensate veramente che si possa conoscere qualcuno ?........Sinceramente penso che non conosco neanche me stessa, dovrei diffidare di lui, come dovrei diffidare di voi.......ma se lo facessi..dovrei diffidare della vita stessa...di tutto cio' che mi circonda......mi avete raccontato una storia bellissima, il vostro dolore la paura di aver perso tutto...e invece avete trovato colui che oggi chiamate Fratello.....non so cosa mi riserva tutto questo, non so se riusciro' nella mia impresa......sino ad ora Monsieur mi ha trattata con rispetto.....ed io lo ripaghero' con tutto l'Amore che conosco.......e badate che io parlo di un Amore che e' al di sopra del terreno sentimento....".......
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Il taverniere fissò incuriosito Elisabeth.
“Beh, del resto come si può amare un uomo di cui non si conosce nulla?” Mormorò. “Né il nome, né la storia della sua vita.” Riempì due bicchieri di vino. “Beveteci su, madame… l’amore è forse l’ultimo pensiero di noi miserabili… forse è solo per i ricchi aristocratici, i valorosi cavalieri e le belle dame che ispirano le loro gesta… quanto a lui, poi… beh, l’uomo che chiamate Monsieur non credo si sia mai innamorato… forse per lui l’amore neanche esiste…” la fissò “… dite… volete conoscere il suo vero nome? O per voi un nome non conta nulla?” |
".....Io parlo di un Amore che non tiene confini, non parlo dell'a more che vivono i ricchi o gli aristocratici....io parlo dell' Amore per un essere umano, e pre tutto cio' che di bello ci puo' donare la vita.....non mi sono chiesta se lui ha mai amato, ama o amera'.....la cosa non e' affar mio...mi basta chiamarlo Monsieur...se vorra' e quando vorra'...sara' lui a dirmi il suo nome...."...
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Sollevai un sopracciglio e lo osservai mentre mi voltava le spalle e si allontanava... un vago sorriso mi aleggiò sulle labbra per un momento, ma lo repressi e ripresi a camminare in fretta.
“Sai cosa trovo divertente?” dissi, accordando il mio passo al suo “Il fatto che, dopotutto, il misterioso Tafferuille e l’impulsivo Renart non siano in fin dei conti così diversi... Finite con il credere alle stesse cose, indulgete agli stessi stereotipi e finite con il fare gli stessi madornali errori...” Sospirai e sollevai gli occhi al cielo... “Tu credi davvero che Colombina sia così docile? Credi davvero che sotto quell’aspetto sognante e sospiroso non vi sia nient’altro? Che non possa avere un'anima, un cervello, delle capacità... o dei desideri? Già... certo che lo pensi! Questo è ciò che ogni uomo pensa, è quello che vi piace credere...” Di scatto tornai a guardarlo... “...ed è precisamente questo il motivo per cui io entrerò ad Ostyen ed arriverò esattamente dove voglio arrivare! Dopotutto la dolce, remissiva, sospirosa, innamorata Colombina che paura può fare ad un esercito di intrepidi soldati? Perché mai dovrebbero, tutti quegli uomini, prestarle più attenzione di quella bastevole ad accarezzarle i capelli?” Intravedevo, sotto il cappuccio, appena il bagliore dei suoi occhi fissi su di me... ricambiai lo sguardo con un mezzo sorriso poi, facendogli allegramente l'occhiolino, ripresi a camminare tranquillamente. |
L’uomo col cappuccio scosse il capo come a volersi mostrare indifferente a quelle parole di Talia.
“Io e lui somigliarci?” Mormorò. “Questo è da vedersi.” Sentenziò. “Quanto a Colombina… io la conosco bene, come pochi altri potrei dire… il teatro è la mia vita e ogni sua maschera non ha alcun segreto per me… di Talia invece ignoro ogni cosa… ma solo perché di lei non me ne occupo… per me il mondo inizia e finisce sulla scena, racchiuso dal sipario e dal sfondo… un vero attore è colui che sa unire se stesso alla maschera che indossa… e tu…” fissandola con i suoi occhi chiari “… tu, puoi dire di riuscirci?” Si accomodò meglio il cappuccio. “Gli attori che vivono soltanto sulla scena i loro personaggi sono esseri meschini, degne figure dello squallore di questo mondo senza slanci… ombre destinate all’infelicità… quanto poi ai soldati di Ostyen… beh, non dubito che si lasceranno ammaliare, come tutti, dalla dolcezza della tua Colombina…” sottolineando quel tua…”… per il resto, per me puoi arrivare ad Ostyen, a Parigi o anche in capo al mondo… non è affar mio…” ed affrettò il passo, come a volersi allontanare da lei. Intanto, da lontano, cominciò a mostrarsi il paese ed il luogo in cui Talia aveva dato appuntamento a Renart. |
“Oh, suvvia, monsieur Tafferuille...” sorrisi “Non ti pare di peccare un tantino di presunzione a parlare così? La cosa più importante per un attore, sostiene qualcuno, è la vita e il viverla... in ogni sua emozione ed in ogni sua pur minuscola piega... niente conta di più, non le sue convinzione e tantomeno il suo ‘io’!”
Eravamo alla porta della città, ormai... la varcammo in silenzio e in silenzio piegammo per una delle stradine che portava alla piazza centrale. “Quanto alla mia Colombina... non so quanto valga! Non oso sperare che sia buona secondo le tue aspettative...” soggiunsi, non senza una punta di pungente ironia “...ma sarà mia cura migliorarla! Sarà mia cura diventare lei o forse, non potendo far ciò, sarà mia cura farla diventare me... Dopotutto tu mi insegni, monsieur, che fin troppo labile è il confine tra realtà e sogno, tra finzione e verità, tra il teatro e la vita...” Avevamo quasi raggiunto il luogo in cui Renart doveva ormai essere ad attendermi, così tacqui. |
Il sibilo di uno schiaffo lacerò l'aria e Gaynor fissò compiaciuta il segno rosso sulla guancia di Missan. "Non provarci mai più, viscido verme, o ti giuro sul mio onore che ti pianto un coltello nel cuore con le mie stesse mani." Gaynor fremeva di rabbia, ma si impose di continuare a parlare. "E per quanto riguarda le tue minacce, so bene che non hai il potere esecutivo di vita o di morte sulle persone, non sei abbastanza in alto, per quello ci pensa De Jeon. Ed io a questo punto mi imbarcherò ben volentieri, così almeno ti starò lontano. E non credo che De Jeon sarà così contento della tua condotta verso di me, dalle minacce alle avances... E dire che ti volevo bene veramente, che mi fidavo di te... Ora dammi quella busta, ho una missione da portare a termine."
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“Capisco, siete una filosofa, madame…” disse il taverniere ad Elisabeth, mandando giù l’ultimo sorso di vino nel suo bicchiere “… beh…” continuò “… sappiate che l’uomo che chiamate Monsieur è diverso da tutti gli altri… in lui il bene ed il male sembrano annullarsi… ha un codice di comportamento tutto suo… un codice che farebbe impallidire un chierico e infuriare un soldato… egli è un uomo di un’altra epoca, capace di amare ed odiare come nessun altro… è un filosofo, un contrabbandiere, un guerriero, talvolta persino un poeta… vive in un mondo suo, un mondo che sembra aver smarrito… è un Ulisse che vaga in balia delle miserie di questo mondo, che come onde tentano di avvilirlo… è un Enea che sulle spalle porta un Anchise fatto di dolore e malinconia…è un Cesare che oltrepassa ogni giorno il Rubiconde che separa il mondo dei vivi da quello dei morti…” la fissò “… egli è il tipo d’uomo che, se io fossi donna, non potrei fare a meno di innamorarmene…” sorrise “… ma che stupido!” Esclamò. “Sono in compagnia di una bella donna e perdo tempo parlando di un altro uomo!” Cambiò poi di colpo espressione. “Per Giove!” Alzandosi di scatto. “Dimenticavo i Salmi del prete!” E corse a prendere un libro nella vecchia credenza davanti a loro. “Questo libro di Salmi mi fu consegnato un mese fa da un prete… era un uomo strano… troppo affascinante per essere un chierico, ma troppo dotto per essere un nobile… mi disse di darlo solo ad una persona, che prima o poi sarebbe di certo passata da qui… e sapete chi è quella persona alla quale consegnare questo libro? Il vostro Monsieur…” fissando Elisabeth.
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Lyo aveva gli occhi rossi di rabbia dopo aver udito quelle parole di lady Sophia.
Il suo volto era una smorfia di astio e delusione. Saltò allora in sella al suo cavallo e galoppò verso Carrinton Hall. “Presto, Daniel!” Gridò Marco. “Seguiamolo! Credo possa mettersi nei guai, visto lo stato in cui si trova!” I tre così giunsero alla dimora di caccia di lord Carrinton. Qui, il fattore Jones li condusse da Altea. E quando Lyo si trovò davanti alla bella irlandese, il suo volto divenne una maschera di ghiaccio. “Allora è vero…” mormorò fissando Altea “… vivete qui… ospite di quell’uomo… che sciocco sono stato…” In quel momento arrivò anche Roowey. “Cosa succede qui?” Domandò. “Va tutto bene, milady?” Rivolgendosi poi ad Altea. “State tranquillo…” disse Lyo “… la vostra padrona non ha nulla da temere da me… non la toccherei neanche con un dito ora…” |
Missan si toccò la guancia colpita da Gaynor.
La fissò ed ebbe un impeto di rabbia. “Sciocca!” Afferrandola per le braccia. “Credi davvero che mi manchino i mezzi per farti rimangiare questo tuo odio? Credi davvero che non abbia il potere di farti torturare fino a sentirti gridare parole di pietà ed amore verso di me?” La fissò per un istante che alla ragazza parve infinito. Poi, improvvisamente, quella morsa si allentò. Missan la lasciò e si avvicinò ad una delle finestre. “Non dimenticare mai ciò che io ho fatto per te…” mormorò guardando la campagna avvolta nel silenzio della notte “… grazie a me tu sei entrata nel partito dei Ginestrini… ti sono stato accanto in ogni momento… ti ho protetta, difesa e proposta ai vertici del governo… dimentichi quando mi ferirono nella guerriglia scoppiata a rue du Tucaire? La sciabola di quel soldato era destinata a te… e fu il mio corpo a farti da scudo… chi ti ha introdotto in questo mondo fatto di ideali, libertà ed uguaglianza? Tu forse avrai dimenticato le lunghe chiacchierate, le letture che facevamo nel palazzo delle Ginestre… io invece no, non l’ho dimenticato… chi ti ha insegnato a tirare di spada?” Si voltò fissandola di nuovo. “Stai cambiando, Gaynor…” sussurrò “… qualcosa in te sta mutando… lo leggo chiaramente nei tuoi occhi… il mio è stato un impulso, un impeto di rabbia… sono stato ospitato tante volte a casa tua… la tua famiglia mi è cara come fosse la mia… non potrei mai farvi del male…” il suo sguardo finì sulla lettera che era sul tavolo “… prendi quella lettera e portala a De Jeon… la repubblica ha bisogno di noi… lo gridano i suoi ideali ed il sangue dei suoi martiri… va, Gaynor… va e torna presto…” |
“Tu non sarai mai la mia Colombina.” Disse con tono freddo Tafferuille a Talia. “Non potresti mai esserlo.” Da quel cappuccio emergevano solo quei suoi occhi azzurri come un cielo inquieto e tormentato.
Il paese di Cardien. Il crepuscolo ormai era prossimo e l’imbrunire tingeva col suo manto le case ammassate lungo le viuzze e raccolte tra le vecchie mura di età gallica. Renart li vide da lontano. Riconobbe Talia e cominciò a chiamarla, per poi raggiungerli. “Ehi,, ma dove eri finita?” Chiese. “Sono qui da un pezzo! E questo chi è?” Voltandosi verso l’uomo col cappuccio. Ma questi, senza rispondere nulla, continuò a camminare, dirigendosi dove era accampata la compagnia. “Ma chi diavolo era quello?” Domandò di nuovo Renart a Talia. |
La misteriosa ombra fissò con quei suoi occhi chiari Cavaliere25.
“Allora non sei solo un ladro…” disse “… ma anche un assassino… sei complice dei rapitori di quella donna… credi forse che questa Bibbia possa lavare le tue colpe? Che possa assolvere i tuoi peccati? Credi davvero che la misericordia che stai mostrando per quell’infelice salvi la tua anima?” Accennò un sorriso beffardo. “No… le tue colpe sono peggiori di quelle dei tuoi complici… loro sono miscredenti, atei, rinnegati… ma tu invece, giungendo qui a rubare questa Bibbia, mostri di conoscere il dono della Fede… per questo per te non ci sarà la pietà mostrata al buon Samaritano, né il perdono concesso al Figliol Prodigo… no, per te ci sarà il giusto castigo…” Un raggio di Sole riuscì allora a penetrare nella navata, giungendo a sfiorare i volti delle statue di San Giacomo e di San Michele, che sembravano puntare le loro armi, la spada il primo e la lancia il secondo, verso Cavaliere25. Un attimo dopo la porta della chiesetta si aprì alle spalle di quella misteriosa ombra, rivelandone così finalmente il volto e dando forma ed immagine, grazie alla luce del giorno, a quel mondo fino a quel momento celato nella penombra. http://a2.sphotos.ak.fbcdn.net/hphot..._3214988_n.jpg |
Appena vidi arrivare Lyo con stupore gli corsi incontro, finalmente lo vedevo dopo molto tempo e volevo sincerarmi sul suo stato di salute. Rabbrividii nel vedere il suo volto gelido e sentire le sue parole taglienti come la spada che portava. "Lyo, che succede? Come stai? Perchè mi parli con questo tono, non è come credi, sono stata solo invitata qui a dimorare dal milord ma egli abita in altra dimora, questa ora è la mia dimora ora". Vidi indietreggiava con sguardo d'odio. "Accomodatevi in casa, vi prego, posso raccontarvi tutto"
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Lyo si ritrasse di colpo a quelle parole di Altea.
Nel suo sguardo vi erano astio e rancore. L’occhio libero dalla benda la fissava mentre vampate d’odio infiammavano il suo pallido chiarore. “La sola idea di mettere piede in questa casa” disse col più profondo disprezzo “mi da il voltastomaco.” “Cosa facciamo, Daniel?” Chiese sottovoce Marco a suo fratello. In quel momento si sentì una carrozza arrivare. Era quella di lord Carrinton. |
Ascoltai ogni parola di quell'omone, e quando lo defini' il MIO MONSIEUR......mi venne da sorridere.......le persone non appartenevano a nessuno che non a se stesse, questo era quello che la gente non comprendeva......." Io una filosofa......non mi sarei mai definuta tale....ma se vi fa piacere pensarlo a me va bene, ritenete Monsieur un uomo dagli antichi codici......forse e' per questo che non ho mai dubitato di lui.......voi mi avete detto cose stupende di lui.......e io non posso fare a meno di gioirne...."...guardavo incuriosita il libro che nel frattempo l'oste teneva tra le mani......il libro dei salmi......." Cosa curiosa.....anche per Monsieur il dono di un Libro.....il Libro Sacro per lui.....il Libro dell'universo per un altro uomo......posso vedere questo libro ?......ve lo rendo subito non dubitate ".....Lo presi cosi' dalle sue mani, aveva una copertina in cuio nero...ed un legaccio intorno, lo aprii con cura.....aveva l'odore delle foglie secche......incominciai a sfogliarlo sino a quando mi accorsi che c'era un cartoncino a mo' di segna pagina, anche se sapevo che non era corretto qualcosa mi spinse a seguire il segno, questo si aprii sul salmo 114 e 115...........Non a Noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome da' gloria,per il tuo amore, per la tua fedelta'............questa frase era segnata col carboncino nero.......richiusi il libro, avevo la sensazione di essermi intromessa in qualcosa di intimo e personale......" Ecco, ve lo rendo, vi sono grata per avermi parlato di lui......faro' in modo di proteggerlo da quel mondo a lui sconosciuto.......".....e per la prima volta mi bagnai le labbra con del vino...
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"Lyo, smettetela ora, non ho nulla da farmi perdonare nè da spiegare, vi state dimostrando come sempre arrogante e impulsivo, mille volte vi ho detto che questo non vi avrebbe giovato. E' cosi che mi vedete? Allora sarò la Altea che credete sia ora, non avete capito niente di me. Vi ho portato in salvo quella notte dell'agguato in groppa del vostro destriero fino al Belvedere, ho dovuto coprire le vostre bugie dette di fronte a Lord Carrinton, spacciandovi per mio consorte solo per avere un pretesto per baciarmi, ed egli voleva farvela pagare ma gli feci capire fu solo un gioco...da ragazzi. Anche se per me fu un gesto che non approvai.E quando vi salutai al Belvedere vi dissi chiaramente, che vi vedevo come un carissimo amico, cosa credevo foste fino a pochi minuti fa."
Ad un tratto udii un nitrito di cavalli e con stupore vidi arrivare la carrozza del milord. Il cuore iniziò a battere forte, temevo qualcosa di orribile potesse accadere a Lyo, in preda alla completa ira. Mi avvicinai ai due scudieri "Messeri, vi prego, portate via Lyo. Correrebbe gravi rischi se osasse dire una parola in più sulla mia persona davanti a Lord Carrinton. E soprattutto sarebbe in grado di compiere qualche gesto inconsulto temo". |
Come al solito l'esperienza da ladro torna utile.. Ci fiondammo in casa tra lo stupore generale.. Salimmo sul terrazzo.. Sotto c'era il giardino.. Lyo era una statua.. Marco spaventatissimo.. Dalla terrazza vidi che Lord Carrinton entarava.. Andammo sulla punta della terrazza.. Sotto c'era il muro della residenza..
<<è basso.. Dobbiamo buttarci.. Lyo e Marco andate per primi..>> Lyo e Marco saltarono giù.. Scavalcarono il muro e presero i cavalli.. Mi precipitai subito dopo di loro.. Presi il cavallo e urlai.. <<VIA! VIA!>> Mandammo i cavalli al galoppo.. Quando il castello era una macchiolina lontana dissi.. <<Ahahah c'è l'abbiamo fatta anche stavolta..>> e diedi il cinque a mio fratello.. |
rimasi immobile da quello che stava accadendo dentro nella chiesetta non riuscivo a parlare ero come pietrificato presi e scappai fuori dalla chiesetta e mi allontanai a tutta fretta dalla paura
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Guardai con sbigottimento quel guizzo felino che caratterizzava quello scudiero, quando sparirono dalla mia visuale senza nemmeno accorgermene.
Mi avvicinai a Roowey e bisbigliai "Roowey mi raccomando, non dite nulla di quanto è accaduto oggi. Quel cavaliere era mio amico, mi salvò la vita e io salvai la sua, ma vedo che egli non mi è riconoscente come lo sono stata io. Questa storia mi ha rammaricata molto, e non vorrei discuterne con il milord", presi una mano dello stalliere e gli sorrisi amichevolmente, nei suoi occhi leggevo onestà e bontà. |
Gaynor cominciò a piangere, grossi lacrimoni le scendevano copiosi e silenziosi mentre ascoltava colui che fino a quel momento era stato il suo migliore amico. "Io non ho dimenticato niente... niente... sei tu che sei cambiato, sei tu che mi stai mostrando un volto che io non conoscevo..." Fra i singhiozzi, prese la lettera dal tavolo e corse via, verso la carrozza che l'avrebbe portata al porto.
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Tutto era accaduto in un lampo.
Daniel e Marco, come due audaci filibustieri, abituati alle situazioni precarie e rischiose, avevano tratto via Lyo da quell’impiccio. Ora correvano tutti e tre in direzione opposta a Carrinton Hall. Ma Lyo era confuso, arrabbiato e deluso. “Come stai?” Chiese Marco al cavaliere. “Mi sento un idiota…” rispose Lyo “… un grosso idiota… io non ho fatto altro che pensare a lei notte e giorno… e lei invece si cullava nello sfarzo e nel lusso di quel nobile… ma giuro sul mio onore che non finisce qui! Carrinton capirà che non può prendersi tutto ciò che vuole!” “Calmati ora.” Fece Marco. “Mettersi contro un aristocratico è sempre pericoloso… e poi ho sentito che lord Carrinton è il miglior spadaccino di Camelot.” “Questo lo vedremo…” mormorò Lyo, mentre nei suoi occhi non smetteva di ardere la fiamma dell’odio. Un attimo dopo però sembrò come destarsi da quegli inquieti pensieri. “Comunque, vi sono debitore ragazzi…” disse ai due fratelli “… se mi fossi ritrovato Carrinton davanti, avrei sicuramente perso le staffe… voi però siete davvero in gamba!” Esclamò. “Dal modo in cui siamo usciti da quel palazzo nessuno potrebbe prendervi per semplici scudieri!” “In verità, siamo cresciuti con la dura legge della strada…” fissandolo Marco “… e se non sai adattarti a quella legge, alla fine soccombi…” |
Elisabeth sfogliò delicatamente il libro e lesse il Salmo segnato col carboncino.
Richiuse poi il libro e lo rese al taverniere. Ma dalle pagine cadde a terra un biglietto. Era ripiegato più volte ed era stato nascosto con cura fra le pagine del testo sacro. “Un biglietto…” raccogliendolo il taverniere “… mah…” sbuffò “… meglio rimetterlo dov’era…” riponendolo fra le pagine del libro. Un attimo dopo Monsieur entrò nella tavernetta. “Rieccomi…” avanzando verso Elisabeth ed il suo amico taverniere “… ora abbiamo anche due buoni cavalli. Siete pronta per rimetterci in viaggio, madame?” Chiese ad Elisabeth. “A chi avevi detto del tuo arrivo qui?” Domandò il taverniere. “A nessuno.” Rispose Monsieur. “Anche perché solo all’ultimo momento ho deciso di venirci.” “Beh, allora c’è qualcuno capace di leggere il futuro, o di prevedere le tue mosse…” “Che vuoi dire?” “Qualcuno ha lasciato questo libro di Salmi per te.” Rispose il taverniere, dandogli il libro. “Era un prete.” “Un prete?” Ripeté Monsieur mentre prendeva il libro dalle mani del taverniere. Lo sfogliò rapidamente. “Ah, si…” sussurrò “… grazie per averlo conservato. E’ ora di andare, madame.” Fissando Elisabeth. “Mi raccomando…” disse il taverniere abbracciandolo “… stai sempre in guardia… che Dio ti assista, amico mio.” “Grazie, fratello.” Rispose Monsieur. “Che Dio preservi anche voi, madame.” Voltandosi il taverniere verso Elisabeth. I due allora uscirono dalla tavernetta e montarono in sella ai loro cavalli, per poi svanire, subito dopo, nella boscaglia circostante. |
Roowey sorrise ed annuì a quelle parole di Altea.
Un attimo dopo dalla carrozza di lord Carrinton scese qualcuno. Erano dei valletti, accompagnati da una donna. “Milady…” inchinandosi questa davanti ad Altea “… sono qui con le vostre stoffe. Ho cominciato a lavorarci ed ora mancano solo pochi aggiusti… se volete farmi la cortesia di mostrarmi i vostri gusti, terminerò in breve tempo il tutto. Così le vostre tende saranno pronte.” Aggiunse la sarta Liza. Questa spiegò poi ad Altea che alcuni servitori di lord Carrinton avevano portato le stoffe nella sua sartoria a Wirkley Street, pregandola di lavorarci su e recarsi poi a Carrinton Hall per terminare il tutto sotto la sguardo della dama irlandese. “E’ volontà di lord Carrinton incomodarvi il meno possibile” continuò la sarta “e per questo mi ha incaricato di venire qui ad ultimare il lavoro. I valletti hanno portato in casa le stoffe… controllate se il tutto è di vostro gradimento, milady.” |
Sollevai la mano per rassicurare Sir Hagus, che aveva un cipiglio un po' preoccupato.
Rincorsi Tyler, spronando il cavallo e gli urlai: "Capito niente? Non hai mai voluto dirmi niente! Non mi hai mai parlato di te o di quello che pensi! Te ne stai sempre chiuso come un riccio, come se il mondo fosse sempre tutto contro di te! Sei maledettamente cocciuto!" Lo affiancai. "Per quanto riguarda papà... cosa pensavi che sarebbe successo? Me ne sono andata per evitarti problemi e per evitare di peggiorare le cose..." Strinsi le redini con nervosismo. "Siamo fortunati che gli sia nemmeno venuto il sospetto che..." la mia voce tremò, "siamo fortunati che ti abbia solo allontanato... perchè ti voleva bene. Altrimenti sarebbe stato peggio." Poi il risentimento rimontò dentro di me. "Ma cosa credi? Che sia sempre stato semplice per me? Solo con la prigionia ho capito che ho vissuto tutta la vita dentro una gabbia dorata! Mi sono sentita libera solo quando eravamo rimaste io e Giselle... decise a ricominciare una vita lontano da Animos..." sospirai "Che mio padre mi perdoni... ma cosa mi ha lasciato a parte doveri verso il nostro sangue, verso il nostro onore, verso il nome che mi ha dato? La sopravvivenza a ogni costo non è vita. Come non lo è stato crescere accanto a lui come un bel purosangue che un giorno avrebbe donato a qualcuno a suggello di un patto di alleanza..." esitai "Sai con chi ha stretto quel patto? Con un Pomerino... ecco con chi! Invece di accettare la sconfitta dei Du Blois... ora tutte le speranze gravano sulle mie spalle." Assestai al cavallo un lieve colpo con i talloni e lo lanciai al galoppo. "Se pensi di essere stato l'unico a soffrire... ti sbagli di grosso!" |
“Straordinario il tuo scritto di ieri, repubblicano!” Esclamò uno dei ragazzi che lo circondavano.
“Davvero notevole, amico mio!” Aggiunse un altro di loro. A turno, così, ciascuno di quegli studenti mostrò il proprio entusiasmo a Missan. Se De Jeon era il demagogo per eccellenza, colui in grado di malleare a suo piacimento gli umori delle masse, Missan era il filosofo del partito. L’uomo capace di fissare i punti fondamentali del movimento ginestrino, di elaborare teorie e dogmi sul ruolo spettante alla Ragione nella vita dell’uomo. “E dicci…” fece uno di quegli studenti che gli stavano attorno “… occorre una legge specifica per confiscare i beni ecclesiastici, oppure vengono considerati direttamente patrimonio del popolo?” “Secondo me dovrebbero essere venduti!” Disse un altro di loro. “Trovo sia pericoloso lasciare intatti quadri e statue di soggetto religioso! Il popolo deve dimenticare queste superstizioni!” “Si, bravi!” Intervenne una ragazza che aveva assistito a quel dibattito da lontano. “Pensavo che il nostro unico scopo fosse quello di liberarci dei tiranni, non pure della cultura!” “Gaynor.” Sorridendo Missan nel vederla arrivare. “Tu sei una donna, cosa ne sai di queste cose!” Con indifferenza l’ultimo studente che aveva parlato. “Non possiamo correre il rischio che il popolo continui a vivere nella superstizione!” “Si, ma neanche correre il rischio di vederlo sguazzare nell’ignoranza.” Replicò Gaynor. “Cosa ne sai, tu?” Intervenne un altro. “Passi il tuo tempo a leggere di poesie e romanzi sull’Amor Cortese! Quelli come te credono che l’arte sia migliore della filosofia, della retorica, della grammatica e degli scritti giuridici!” “Tanto si sa che le donne non utilizzano mai la Ragione per quello che dicono e fanno!” Aggiunse un altro di loro. “Falla tacere, Missan!” “Per secoli l’aristocrazia ed il Clero hanno fatto tacere il popolo” fece Missan “ed il solo pensiero di fare altrettanto mi da la nausea. Dite il vero, amici miei… il sonno della Ragione partorisce sempre belve voraci…ed il crederci arrivati è solo l’inizio della catastrofe, perché anche in cima al mondo vi è l’ombra dell’abisso che ci minaccia…” fissò poi Gaynor “… quanto alla poesia, essa non ha bisogno di nulla, neanche della verità… essa stessa genera la verità...” si allontanò allora da quel capannello di studenti e fece cenno a Gaynor di venir via con lui “… amici miei... non vi è nessuno tra voi che valga questa ragazza... ella non è solo Ragione… ma anche, e soprattutto, cuore...” La carrozza giunse al piccolo porto e Gaynor si destò da quel ricordo. Un ricordo intriso di amara malinconia per dei tempi che sembravano ormai smarriti in quella notte battuta dal vento. “Madame…” disse il cocchiere “… il battello per Calais vi sta attendendo.” |
Il vento.
Ululava, correndo lungo la campagna. Sferzava le cime più orgogliose e superbe degli alberi, gonfiava le nuvole che navigavano da Occidente e schiariva l’aria fino ad allargare alla vista un orizzonte che sembrava ora sterminato. E, nel suo ululare, quel vento sembrava celare un lamento. Un lamento lontano. Melisendra, Hagus e Tyler cavalcavano in quel lamento, tra inquietudini e paure. Tyler non aveva risposto nulla a Melisendra. A quella sua durezza aveva opposto il suo rabbioso silenzio, come era suo solito fare. Poco dopo i tre giunsero al Belvedere, dove furono subito fatti entrare per poi essere ricevuti da lord Tudor. Il duca era nella biblioteca ed attendeva da un pezzo il loro ritorno. Hagus allora prese i documenti e gli atti che indicavano i signori di Du Blois come i legittimi proprietari di Trafford Bridge e li consegnò a Melisendra. “In qualsiasi momento, milady, potete prendere possesso della vostra dimora.” Disse lord Tudor a Melisendra. |
Con sorpresa vidi scendere la sarta Liza ma la feci accomodare in casa, guardai le stoffe e il lavoro e mi complimentai con ella. "Ottimo lavoro milady Liza, venite andiamo a vedere come accomodarle alle finestre". Notai Angry che ci seguiva con lo sguardo astioso, poi la feci accomodare nella mia stanza e mi raccomandai di mettervi tende color azzurro, bianco e oro.
Chiesi poi della stoffa aranciata, ella estrasse dei disegni, li scrutai accuratamente, chiusi la porta e scelsi il modello e la sarta iniziò a prendermi le misure "Milady Liza, vi ricordate di Lady Florencia de Mistrad? è una ragazza di buona famiglia, ricordo era la dama di compagnia di una anziana signora amica di Lady Sophia. Sapete dove ella dimora? Dovrei mandarle una missiva". Pensavo ancora a Lyo, trattenevo a stento le lacrime, e di Lord Carrinton non si sapeva ancora nulla. Forse avevo sbagliato tutto. |
Una carrozza nera trainata da una pariglia di robusti stalloni baschi raggiunse la scogliera in balia del vento.
Il Cielo si gonfiava e si contorceva di ampie ed inquiete nubi che sembravano voler avvolgere e sradicare i pilastri che reggevano la volta celeste. Un attimo dopo l’arrivo della carrozza, dagli alberi che lambivano quelle rocce una figura si avvicinò ad essa e vi entrò. All’interno la figura vi trovò un uomo, solo a stento illuminato dal grigiore del cielo che filtrava da una delle finestrelle. “Era necessario questo nostro incontro?” Chiese l’uomo a quella figura. “Temo di si…” rispose questa, che un attimo dopo allentò il bavero della giubba e si tolse il cappello, mostrando così il suo vero volto “… vi ricordo i nostri accordi…” aggiunse Missan. “Li rammento perfettamente.” Rispose l’uomo della carrozza. “Dobbiamo trovare il Giglio Verde…” fece Missan “… è in gioco la mia testa…” “Lo troveremo.” “Lui conosce ogni mia mossa…” “Come sarebbe?” “Lo so…” agitato Missan “… credo abbia spie ovunque… occhi in ogni angolo ed orecchi ad ogni angolo…” “Siete paranoico.” “Conoscete un certo Presbitero Tommaso?” “Mai sentito…” rispose l’uomo dopo un attimo di riflessione. “Quel prete affermava di conoscere il Giglio Verde!” Fissandolo Missan. “E’ giunto nel palazzo come un’ombra!” “Invece di occuparvi dei fantasmi, prestate attenzione ai vivi…” avvicinandosi l’uomo a Missan “… il palazzo di lord Tudor è un crocevia per i nostri nemici…” “Cosa intendete?” Stupito Missan. “Ho ragione di credere che strani movimenti avvengano in quel luogo…” spiegò l’uomo della carrozza “… quella nobile fuggita dal vostro paese, la dama di Du Blois...” “Ebbene?” Tradendo impazienza Missan. “Credo che presto prenderà possesso dei feudi appartenuti alla sua famiglia.” Rispose il misterioso uomo della carrozza. “Abbandonate ogni pretesa su quelle terre.” “Lo vedremo…” mormorò Missan, appoggiando la testa all’indietro “... la bella Melisendra non costituirà più un problema… ma, anzi, una potente alleata…” “C’è dell’altro…” fissandolo l’uomo “… ricordate il foglietto marchiato dal simbolo del Giglio che mi mostraste?” “Si, certo…” “Bene, l’ho fatto analizzare da un mio servitore greco… era intriso di un profumo particolare… lo stesso che usa un uomo di fiducia di lord Tudor…” “Chi?” “Sir Hagus.” Missan si morse la lingua. “Il profumo proviene dai fiori del giardino del palazzo dei Tudor” continuò l’uomo “e pare sia il preferito di sir Hagus.” “Interessante…” “Presto lord Tudor darà un nuovo ricevimento… e noi sapremo dove cercare…” “Ottimo, amico mio!” Esclamò Missan. “Sarete ricompensato a dovere!” “Lo spero bene.” “Io mantengo sempre la parola data.” “Ma il denaro pattuito non mi basta più.” “Come sarebbe a dire?” Turbato Missan. “A tempo debito conoscerete cosa voglio.” Disse l’uomo della carrozza. “Voi aiutatemi a catturare colui che presta il volto ed il cuore al Giglio Verde” con un ghigno Missan “ed io esaudirò ogni vostra richiesta.” Una stretta di mano sancì allora quel patto tra Faust ed il suo Mefistofele. Un attimo dopo, ricopertosi di nuovo, Missan scese dalla carrozza e questa scomparve nell’echeggiare di quel vento, mentre l'ambasciatore restò a fissare il mare agitato. http://farm5.static.flickr.com/4041/...bf24d35e70.jpg |
<<Già..>> dissi con voce malinconica.. Quella vita non mi mancava affatto.. Però mi ha accompagnato durante l'infanzia e l'adolescenza..
<<Comunque.. Caro Lyo che vuoi fare adesso?>> |
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