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“Si, buona idea...” disse Azable a Clio “... i mercati pullulano di gente e sono un attimo modo per non dare nell'occhio, con tutta la confusione che vi domina. Andate pure a riposarvi ora. Domattina vi voglio in forma. Buonanotte.”
Ed usciti gli altri, anche il signorotto, seguito dal mastodontico Kog andò a riposare, con quest'ultimo pronto a sorvegliare i loro alloggi. |
L'abate restò turbato e perplesso a quelle parole di Elisabeth, ma in aiuto della donna giunse rapido il Priore Tommaso.
“Forse lady Elisabeth non ha tutti i torti.” Disse il Priore. “Guadagnare tempo, diceva Alcibiade di Atene, è il primo vantaggio da acquisire in battaglia.” “Siamo in battaglia?” Stupito l'abate. “E contro chi combattiamo?” “Contro la superstizione.” Rispose il Priore. “E sia...” annuì l'abate “... darò a voi la missiva da portare a Sua Grazia...” “Ve ne sono grato.” Sorridendo il Priore. Così, l'abate Elia, iniziò a scriverla davanti a loro. |
Ascoltai le parole di Cassaluia, quando un muro si rivelò un passaggio segreto e mi disse di seguirla e così la seguii, vi erano delle scale che portavano da qualche parte, immaginavo il suo laboratorio..."Stiamo andando al vostro laboratorio? Ho capito le parole dette, infatti se io non mi facessi domande non sarei qui ora e non avrei vissuto mille avventure in passato..ma quella ultima frase..celare..da cosa..?"
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Chi non doveva indagare andò a dormire, anche se Kog avrebbe protetto i nostri alloggi, quindi dovevo essere ancora più invisibile.
Tolsi quell'abito, per indossare abiti comodi neri come la notte, pantaloni stretti, camicia e giubba, oltre ad un lungo mantello che mi avrebbe coperto interamente. Così, silenziosa come un'ombra lasciai la mia stanza e mi diressi alla Villla delle Rose, controllando più volte di non essere seguita. |
“Ora lo scoprirete, milady.” Disse Cassaluia ad Altea, mentre le due donne scendevano quelle scale, come dirette in una sorta di mondo occulto e sotterraneo.
Infine si ritrovarono in un corridoio, simile ad una galleria scavata nella nuda terra, illuminato a stento da qualche lucerna che brillava in piccoli fori nelle pareti. Cassaluia però si muoveva con sicurezza in quella vaga penombra, quasi fosse un'ombra della notte sottratta per il giorno. Giunsero allora davanti ad una piccola porta di legno. Cassaluia prese delle grosse chiavi ed aprì quell'ingresso. Le due così si trovarono in una vasta stanza, piena di mobili traboccanti di libri, di bicchieri e fiale di vetro contenenti strani miscugli fumanti, animali di varie specie, perlopiù piccoli ratti e rettili, chiusi in gabbie di ferro e crani umani di diverse dimensioni, sui quali erano state apportate numerose operazioni chirurgiche. “Ecco, questo è il mio laboratorio, milady.” Rivelò Cassaluia. http://2.bp.blogspot.com/-2Yjv_XVYLT...lchemy_Lab.jpg |
Che fosse stata qualcuno dall'alto ad avermi mandato un essere celeste come il Priore ?.......sembrava leggermi nella mente......finalmente un uomo...e un uomo di chiesa con cui poter parlare apertamente...e dove non servivano ore di spiegazione per ogni pensiero o gesto......Alzai gli occhi al cielo e pensai....Qualsiasi sia tuo nome ti ringrazio......osservai l'Abate scrivere la lettera a sua Grazia.....lo vidi firmarla e apporvi il sigillo con la ceralacca.....fisso' negli occhi il Priore quando gliela diede.........ci salutammo promettendogli di portargli presto nostre notizie...........una volta fuori dal convento salimmo a cavallo....." Grazie.....pensavo mi avreste ostacolato...e pensavo che lo avreste fatto da subito......alle volte le sensazioni mi sorgono dall'anima.......e diventano il fuoco che alimenta la mia battaglia direi di proseguire per il Castello e' tardi...domani sarete gia' a metà strada...andrete da solo da sua Grazia....portare me non so se sia una buona idea.....in questo campo vi do piena libertà di azione.....se pensate che sia cosa buona e giusta verro' con voi...ma adesso..concediamoci un po' di riposo..avremo molto lavoro da fare e la sera sta già calando......."...
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Raggiungemmo un corridoio buio e freddo, era come essere in un posto di altri mondi, mi strinsi tra le braccia...dalle sue parole capii che in quel laboratorio vi era la risposta alla ultima frase.
Cassaluia..una sorta di maga o donna dagli strani poteri..camminava sicura tra quella oscurità ed entrammo in una porta. Mi guardai attorno, vi erano alambicchi e boccette e vapore, come un laboratorio di Alchimia doveva essere, ma mi girai leggermente disgustata alla vista di quei crani e di quelle povere cavie sacrificate.."Ma che significa tutto questo? Fate esperimenti..perchè mi avete portato qui..avanti, ora basta coi giri di parole e passiamo al dunque..ditemi ciò che dovete dirmi" dissi guardandola freddamente. |
Clio scivolò fuori dalla locanda come un'ombra, per poi dissolversi tra le strette stradine secondarie che attraversavano la città.
La Villa delle Rose si trovava immersa nella campagna di fronte al Palazzo dei Taddei, dunque fuori le mura cittadine, abbandonata dove la brughiera diveniva meno lontana e con essa anche le sue spettrali leggende parevano prendere corpo. E attraversando lo stretto sentiero campestre, Clio ad un tratto vide una figura che si muoveva lenta nell'imbrunire inquieto. Poi prese ad avvicinarsi, come se avesse riconosciuto nella ragazza una possibile preda. Ma quando quella figura fu abbastanza vicina le ultime luci del giorno morente, ormai prossime al crepuscolo, permisero alla piratessa di riconoscerne i tratti. Era Ammone. “Ti aspettavo.” Disse sorridendo l'omone. |
Continuavo a guardarmi indietro, ma poi qualcuno spuntò dal buio e lo guardai sospetta.
Ma sorrisi nel vedere che era Ammone. "Ciao..." Salutai, gaiamente "Ci sono stati degli sviluppi interessanti... Ti racconto mentre andiamo...". Così raccontai all'omone di quanto era successo alla caserma. |
Il pazzo si voltò verso Galgan che gli aveva appena parlato.
“Oh, ma egli non proferì parola...” disse candidamente il folle “... neanche badò alla mia presenza... egli era in un campo, all'ombra di un salice... era intento a suonare l'ocarina...” “E tu non lo hai chiamato?” Chiese uno dei presenti. “Potevo?” Rispose il demente. “Ero come impazzito... pensavo di aver visto un fantasma... poi qualcosa mi fece capire di non stare sognando...” “Cosa?” Ancora l'uomo al pazzo. “Era circondato da pecore...” mormorò il folle “... come fosse un pastore... ed una di quelle pecore mi si avvicinò... io arrivai pure a sfiorarla... e fu allora che lui smise di suonare, si alzò e chiamò a sé la pecora... e per un attimo vidi i suoi occhi... occhi azzurri come quelli dei Taddei... un attimo dopo andò via con il suo gregge...” “Quest'uomo è completamente pazzo!” Esclamò un altro dei presenti. Intanto Galgan aveva ascoltato ogni parola. http://www.schottlandberater.de/uplo...roycountry.jpg |
“Sono d'accordo con voi.” Disse il Priore Tommaso ad Elisabeth. “Andrò io solo da Sua Grazia, mentre voi tornerete al castello per riposare. Io conosco una scorciatoia che mi porterà alla Cattedrale in breve tempo. Dunque separiamoci qui. Verrò io al castello con la risposta di Sua Grazia. A presto, milady.” E galoppò via.
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“Si, ma non qui...” disse Cassaluia ad Altea “... i versi di questi animali spaventati mi avviliscono...” ed aprì una porticina laterale, portando la dama de Bastian in una saletta adiacente.
E quest'ambiente si mostrava completamente differente dal laboratorio. Era arredata con sobrio ma in qualche modo elegante gusto, con pareti foderate e vari dipinti alle pareti, tutti raffiguranti scene di nudo e di sesso. E nella saletta vi era anche un magnifico pianoforte, con una candela accesa sopra. Come se fino ad un attimo prima qualcuno vi fosse stato in quella stanza. “Amica mia...” sedendosi Cassaluia ed invitando Altea a fare lo stesso su una delle poltrone “... quel ciondolo è una mappa... una mappa che conduce ad un tesoro... un tesoro che io sola so dove si trova... ed un tesoro che voglio dare a voi... perchè? Forse perchè vi trovo simile a me... come una sorella... volete essermi sorella? Io vi ripagherò come neanche immaginate...” |
Ammone ascoltò ogni parola di Clio, fino a quando i due avvistarono una grossa sagoma in lontananza.
Era una vasta e signorile costruzione, i cui tratti nobiliari erano ancora visibili nonostante il tempo trascorso. Era disabitata ed abbandonata e qualcosa di sinistro, che veniva narrato intorno ad essa, teneva lontani possibili acquirenti. E nel suo spettrale ed enigmatico torpore, quella grande villa pareva fissare Capomazda costantemente, notte e giorno, indifferente, sembrava, al suo Destino. “Eccoci arrivati.” Disse Ammone. “Vi attendevamo.” Ad un tratto un'ombra alle loro spalle. “Prego, seguitemi.” E li condusse all'interno della magione. Qui, Clio ed Ammone, trovarono un pugno di uomini, tutti abbigliati con mantelli e cappuccio. “Vi attendevamo...” alzandosi uno di quelli “... sono messer Rodolfo, capo del Patto delle Civette...” |
Forse Cassaluia mi vedeva spaventata e mi portò in una stanza tranquilla laterale e guardai quelle scene dipinte..ma che posto era mai quello? Ma dove ero finita...uomini e donne nude che facevano sesso esplicitamente.
Ma le parole di Cassaluia mi irrigidirono..una mappa di un tesoro..allora cercava proprio me.."Dunque, non crediate sia una dama sprovveduta e non mi scandalizzano queste scene..punto primo io ne ho già quattro di sorelle e non vi ritengo tale...e dalle vostre parole deduco voi mi conoscevate già..per qualche motivo che non volete dire appunto...parlatemi di questo Tesoro..voi pensate io posso fidarmi cosi..non ho nulla contro di voi ma voi dovete essere sincera e per favore, basta con questi slanci affettivi..vi ascolto..non sono cattiva..questo è il mio carattere". |
"L'anima non porta niente con sé nell'altro mondo tranne la propria educazione e cultura" citai Platone, per poi proseguire "Quindi, Sir Pirros, vi prego di credermi se dico che la mia educazione e la mia cultura, mi sono costate anni di studio e sacrifici. Voi parlate come uomo e io come donna di lettere, per cui, se non vi dispiace, avrei premura di iniziare a svolgere il compito per il quale sono stata condotta qua."
Senza attendere risposta presi un tomo, lo posai sopra un tavolaccio polveroso e lo aprii. Sir Pirros e il curato si fecero più vicini. Ma un istante dopo trasalimmo tutti: alcune pagine erano state inequivocabilmente strappate. |
Sorrisi alle parole dell'uomo. Mi era stata spesso raccontata la storia di Ginevra e Lancillotto, dei cavalieri della tavola rotonda e di Re Artu`, le cui spoglie, si diceva si trovassero proprio ad Avalon.
"Vi ringrazio, Messere. Ma sapete, non sono in cerca d'amore, bensi` di una nuova me. Ho vissuto ad Avalon fino a qualche giorno fa e ora voglio vedere il mondo e scoprire se cio` che Messer Fato ha in serbo per me si trova oltre le nebbie della mia isola natale". |
Giungemmo infine alla Villa, dove ci scortarono alcuni individui.
Una volta all'interno, fummo ricevuti dal loro capo, un certo messer Rodolfo. Salutai lui e gli altri con un educato cenno del capo. "Salute a voi, il mio nome è Clio, e lui è Ammone.." indicando l'omone "Lieta di fare la vostra conoscenza.." sorrisi appena "Credo di avere delle informazioni che potrebbero esservi utili, se vorrete ascoltarle..". |
“Bella e saggia, la nostra Crisemide.” Disse Ozzillon a quelle parole di Gwen. “Si, davvero una ragazza d'oro. Un'acuta ninfa, direi.” Suonò allora un fischietto che gli pendeva sulla giubba e poco dopo, da una delle finestre del suo carrozzone spuntò una testa.
Era un giovane dal volto asciutto e serio, lo sguardo pacato ma attento, con l'espressione di chi osserva bene ciò che lo circonda. “Mi hai chiamato, capo?” Chiese. “Certo.” Annuì Ozzillon. “Ti risulta forse che altri posseggano un fischietto come il mio? Ma soprattutto tanto fiato da poter intimare Eolo stesso?” Scosse il capo. “Comunque... prendi uno dei miei copioni e controlla se da qualche parte ho scritto una parte di una qualche eroina per una commedia.” “Nevio? Terenzio?” Fissandolo il giovane. “No, qualcosa scritto da me.” Sbottò Ozzillon. “Si dia il caso che questa novella Ginevra mi abbia appeno ispirato.” Si voltò verso Gwen facendole l'occhiolino. |
Rodolfo fissò e Clio, per poi annuire alle sue parole.
“Certo che vi ascolteremo.” Disse infine. “Parlateci pure di queste notizie.” Ed anche gli altri, avvicinandosi alla ragazza, mostrarono curiosità ed impazienza per ciò che lei aveva da dire a tutti loro. |
Annuii a quegli uomini.
"Molto bene.." sorridendo cordialmente. Narrai così il motivo del mio ritorno a Capomazda, il pericolo che correvano Parusia e Mia Amata, ovunque fosse, e narrai del recente incontro alla caserma, il fatto che Gvineth sapesse della riunione ma non conoscesse il luogo, che ci aveva incaricato di scovare proprio loro, senza tralasciare le ultime ambigue parole di Gvineth sul fatto che poteva donarci una delle due spade dei Taddei. "Io credo che si possa utilizzare la situazione a nostro vantaggio, per questo ve ne ho parlato.." conclusi "Così potremo fare in modo che si scopra solo quello che deciderete..". |
Rodolfo e gli altri ascoltarono attentamente Clio.
“Quel cane di Gvineth...” disse il capo del Patto delle Civette “... come osa promettere le spade dei Taddei?” “E se stesse bluffando?” Uno di quelli a Rodolfo. “Si, lo penso anche io...” pensieroso Rodolfo “... ma non possiamo esserne certi... Parusia è al sicuro nella Cappella di Palazzo e nessuno oserebbe toccarla senza il permesso del vescovo... ma Mia Amata è andata perduta la notte stessa in cui lord Guisgard fu trovato morto... e il dubbio che possano averla presa loro, beh, mi ha sempre assillato...” “Non è stata la maledizione ha prenderla?” Disse Ammone. “Andiamo, siamo seri...” seccato Rodolfo. |
Quell'uomo sconosciuto iniziava a starmi simpatico. Ad un certo punto, prese un fischietto e quando lo stumento emise il suo suono, un giovane dagli occhi attenti e svegli fece capolino da dentro il carrozzone.
Un momento. Avevo sentito bene? Eroina in una commedia? Io? "Voi volete farmi recitare, messere?" chiesi stupita. In fondo, volevo scoprire lati di me che non conoscevo e chissa` che non potessi riuscirci proprio interpretando qualcun'altro. |
Ozzillon rise allo stupore di Gwen.
“Mia cara ragazza, vi trovate davanti al più grande autore, drammaturgo, nonché attore che il teatro, da Dioniso ad oggi, abbia mai avuto. Molti mi definiscono il re della Commedia dell'Arte, ma in realtà io la trasformo nell'Arte della Commedia!” Compiaciuto. “E ad uno col mio talento non può sfuggire un volto come il vostro. Si...” annuì con aria boriosa “... ebbene, si... vi ho scelta come mia prossima attrice e protagonista del nostro prossimo capolavoro. Ho già il titolo per la locandina...” assumendo una posa scenica “... la giovane Gwen, un nome ed un destino...” sorrise “... si, funzionerà...” tornò a guardarla “... i miei complimenti, mia novella Ginevra!” Esclamò. “Da oggi fate parte della nostra compagnia itinerante!” “Ehi, magari a lei non interessa, capo.” Disse il giovane ancora affacciato alla finestra del carrozzone. “Dici?” Stupito Ozzillon. “Impossibile! Nessuno rifiuterebbe l'arte e la fama!” |
Annuii "Sì certo, possono benissimo aver bluffato... Ma avevano l'aria di chi venererebbe la propria madre per affermare il potere..." sospirai "Anche se credo che non arriverebbero a tanto, voglio dire.. avere le spade dei Taddei può fare molto comodo, anche a livelli propagandistici..".
Ascoltai le parole su Mia Amata "Devo dire che ho sperato fino infondo che Mia Amata fosse stata messa a sicuro da qualcuno fedele a Guisgard... perché l'altra ipotesi, naturalmente, ha tormentato anche me, che l'abbiano presa quei due, intendo.. anche se.." pensierosa "Perché l'avrebbero dovuta tenere nascosta? Anzi, poteva essere un bel vantaggio nella contesa possederla..". Alzai gli occhi su Ammone "Ho sempre sperato che la Gioia fosse solo una terribile leggenda..." mormorai, mentre un velo di tristezza velò il mio sguardo. |
“Si, avete ragione...” disse Rodolfo a Clio “... se davvero l'avessero presa loro, non la terrebbero di certo nascosta...”
Poi le parole della ragazza sulla Gioia. “Andiamo, è solo una leggenda popolare.” Mormorò Rodolfo. “Non esiste nessuna maledizione. Tutti i grandi di ogni tempo hanno fomentato miti e leggende per accrescere un'aura di misticismo su di loro... i Tolomei nell'antico Egitto usavano sposarsi tra fratelli e sorelle per non mischiarsi ai comuni mortali... i Delfini di Francia affermavano di avere poteri taumaturgici... insomma, sono cose tanto diffuse, quanto insulse...” “Allora Guisgard com'è morto, maledizione?” Con rabbia Ammone. “A noi non interessa sapere della sua morte” rispose Rodolfo “ma piuttosto ricordare della sua vita.” In quel momento arrivò un altro di loro. “Novità?” Chiese Rodolfo al nuovo arrivato. “Si...” annuì quello “... gli altri sono riusciti a trovare il pazzo. Era nascosto in un convento.” “Dov'è adesso?” Domandò Rodolfo. “Al sicuro, al Vecchio Casello con gli altri.” Rispose il nuovo arrivato. |
Cassaluia rise.
“Si, comprendo...” disse ad Altea “... comprendo che non sia facile fidarsi di una sconosciuta... ma sappiate che sono stata sincera con voi sin dall'inizio... purtroppo io non ho nessuno, né parenti, né sorelle... e siccome mi ritengo abbastanza sensibile da saper leggere nell'animo altrui, ho compreso che voi siete molto simile a me... tutto qui, lady Altea. Non ho secondi fini, né mire particolari... non voglio ingannarvi, né farvi del male... perchè poi? Non siete una regina o la moglie di qualche pezzo importante... dunque, come vedete, non possedete nulla che io non abbia già... almeno materialmente parlando... voglio solo la vostra amicizia, tutto qui... quanto al ciondolo, vi dirò tutto... l'ho costruito io... tempo fa, per avere la mappa al tesoro di cui vi ho detto... un tesoro che dona qualcosa di grande... rileggete le parole del ciondolo e capirete... il tesoro di cui parla l'iscrizione è un elisir... un elisir in grado di rendere invisibili...” |
Annuii a Rodolfo, anche io avevo sempre sperato che fosse solo una leggenda.
Non ne avevo mai parlato con lui, e cercavo semplicemente di non pensarci. "A me interessa scoprire come è morto..." Sospirai "Anche perché la morte naturale non mi sembra molto plausibile... Ma ora abbiamo altro a cui pensare..". Ricordare la sua vita, non lo facevo ogni giorno? "Voi conoscevate personalmente l'Arciduca, Messer Rodolfo?" Chiesi, incuriosita. Ma poi fummo distratti. Osservai l'uomo sorridendo "Ah, parlate dell'uomo che dice di aver visto Guisgard?" Sempre più interessata. |
“Lo conoscevo come si può conoscere il proprio signore in una corte.” Disse Rodolfo a Clio. “Naturalmente non come invece avevo conosciuto l'Austero. E poi nel breve periodo in cui ha avuto il potere lord Guisgard, io sono stato poco nel ducato, visti i miei affari in altre zone del regno. Io mi occupo di alcune miniere di rame appartenenti da secoli alla mia famiglia.”
Poi Clio chiese del pazzo all'uomo appena giunto. “Si, un demente che afferma di aver visto Sua Signoria pochi giorni fa.” Annuì questi. “Il vino fa miracoli.” Ridendo un altro dei presenti. “L'importate” fece Rodolfo “è che non sia caduto nelle mani di Gvineth e di Cimmiero. Lo avrebbero zittito per sempre. Invece a noi può essere utile. Si, decisamente... è capitato a fagiolo oserei dire...” |
"Dunque non lo conoscevate.." Sussurrai appena, tra me e me.
Mi chiedevo se ci fosse qualcuno di quegli uomini che non avesse soltanto una pallida immagine di Guisgard. Tanta fedeltà era ammirevole se non c'erano secondi fini dietro, ma i suoi amici più fidati erano tutti scappati? Sempre che ne avesse avuti a corte, eccetto quelli che lo seguivano fin dai tempi della Santa Caterina. A sentire quegli uomini capii che Don Nicola si sbagliava, non credevano affatto che fosse ancora vivo. Come poteva essere possibile, in fin dei conti? "Sono d'accordo con voi.. Beh, dal suo racconto potremo capire cosa ha visto, magari contiene dei dettagli che per lui non sono importanti ma possono esserlo agli occhi di chi riuscirebbe a riconoscere l'Arciduca... Uno di quelli, per intenderci, che dovrà essere avvisato del vostro piano per tempo, altrimenti si accorgerebbe lontano un miglio che quello non è Guisgard... anche perché, se ha visto qualcuno ed è convinto sia lui, fossi in voi cercherei di trovarlo, così da prenderlo in considerazione per il vostro piano, se gli somiglia così tanto... Sempre che non abbiate già un candidato.." Sorrisi "Vi sarei grata se potessi raggiungerlo insieme a voi..". |
“Non abbiamo un candidato.” Disse Rodolfo a Clio. “Ma dubito che quel pazzo abbia davvero visto qualcuno anche solo poco somigliante al duca. Probabilmente è il tipico villano ignorante imbevuto di superstizione. Ecco, queste sono le vere vittime delle fandonie che vengono raccontate sui Taddei. Gente convinta che davvero esistano maledizioni e fantasmi. Comunque si...” annuì “... lo incontreremo. E se volete potrete venire con noi. Stanotte stessa.”
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Annuii all'uomo.
"Vedremo cos'ha da dire.." Dissi soltanto. Proprio perché era solo un villano mi sembrava utile parlarci, c'erano dettagli che non poteva conoscere, naturalmente. "Vi seguo molto volentieri..." Mi voltai verso Ammone "Tu cosa ne dici?". |
“Andiamo.” Disse Ammone.
Rodolfo allora scelse due dei suoi e insieme a Clio e all'omone lasciarono la Villa delle Rose su una carrozza. Attraversarono la campagna ormai avvolta nel buio e poco dopo raggiunsero un'altra silenziosa costruzione, posta nel cuore di quelle terre. Era conosciuta come Vecchio Casello. Qui trovarono altri membri del Patto delle Civette riuniti e con loro vi era anche quell'uomo che tutti definivano pazzi. Ma tra i presenti vi erano anche un cavaliere ed il suo scudiero. Si trattava di Galgan e di Lucas. |
Sorrisi ad Ammone, lieta della sua presenza.
Così attraversammo la campagna solitaria, per giungere al Vecchio Castello. Qui c'erano altri membri, persino dei cavalieri. Salutai tutti educatamente, sempre più interessata a quest'uomo da tutti definito pazzo. |
Il pazzo, o presunto tale, stava seduto su uno sgabello di legno al centro di una sala illuminata da poche candele, quasi in un'atmosfera mistica, circondato da diversi uomini.
E quando arrivarono Clio, Rodolfo, Ammone ed altri ancora di quegli uomini, l'attenzione di tutti i presenti si spostò su di loro. “Ebbene...” disse Rodolfo ai presenti “... novità?” “Quest'uomo è pazzo.” Fece uno di quelli, indicando il folle. “Completamente.” |
Pirros non rispose nulla a quelle parole di Tessa.
Di certo la ragazza si era dimostrata estremamente differente dalle tante ed ingenue ragazze che quell'uomo era abituato ad omaggiare e a corteggiare. E alla fine il capo di quelle prigioni si limitò ad annuire e ad indicare gli annali. Così, il curato Pipino, Tessa e Pirros cominciarono a consultare quegli antichi testi. Ma con loro grande stupore i tre si accorsero che mancavano alcune pagine. Erano stratte strappate brutalmente. “Accidenti...” disse deluso Pirros “... come può essere accaduto? Chi ha commesso un atto simile su testi così importanti?” “Una vera sciagura...” mormorò il curato “... mi chiedo chi davvero può essere stato e perchè...” “Ho letto che i primi Cristiani facevano scempi di opere antiche, scrivendo versi di testi sacri su codici di matematica, geometria e di altre discipline naturali.” Fece Pirros. “In verità” fissandolo il curato “non è certo il nostro caso questo.” Indicando gli annali davanti a loro. “Qui non sono state riscritte pagine, ma strappate. E comunque non vi è motivo religioso, visto si tratta di atti e registri che salvaguardano possessi e diritti di proprietà ecclesiastiche.” Pirros, non avendo argomenti, evitò di replicare. “Piuttosto” aggiunse il curato “mi viene da pensare che questi annali siano stati, come dire... censurati, ecco.” “Censurati?” Ripetè Pirros. “Si...” annuì il religioso “... infatti le pagine strappate, da quanto leggo, elencavano alcune concessioni e titoli promossi dai Taddei a vari monasteri di queste terre... magari qualcuno, volendo cancellare le tracce di quelle concessioni, approfittando della morte dei duchi ha pensato bene di eliminare l'unica documentazioni in grado di provarle.” Pirros a quelle supposizioni, essendo egli legato ai due uomini che adesso si contendevano il seggio che un tempo fu dei Taddei, preferì non rispondere. “Comunque...” si limitò a mormorare il capo del carcere “... mi servivano questi annali per capire dove terminava il Demanio Ducale intorno a queste prigioni, in quanto sono deciso ad allargarle.” Ma proprio in quel momento un soldato entrò. “Abbiamo problemi con il furioso, signore.” Rivolto a Pirros, quasi come se stesse parlando in codice al suo capo, per evitare di farsi capire dal curato e da Tessa. “Si, arrivo...” annuì Pirros “... vi chiedo scusa... e mi spiace avervi fatto venire qui per nulla... vi farò accompagnare all'uscita... buongiorno, padre... madama...” con un cenno del capo a Tessa. Ed uscì. Poco dopo arrivò un soldato. “Prego, vi accompagnerò all'uscita.” Disse al curato e alla ragazza. E mentre attraversavano un corridoio verso l'uscita, il curato Pipino e Tessa udirono due carcerieri che parlottavano. “Hai sentito?” Il primo all'altro. “Quel dannato furioso da ancora noie al signor Pirros...” “Ma perchè diamine non lo fanno fuori?” Sbottò l'altro. “Sei qui da mesi” replicò il primo “e ancora non hai capito che quello non è un prigioniero come gli altri.” Scosse il capo. “Io dico che è un uomo importante... si vede da come parla, da come si muove... e poi i suoi occhi... quegli occhi nascondono qualcosa... un segreto...” I loro discorsi però non furono uditi solo dal curato e da Tessa, ma anche dal soldato che li accompagnava all'uscita. “Vi due...” richiamandoli il soldato “... invece di star qui a parlottare e ad oziare, perchè non andate a lavorare? Forza, le segrete vanno pulite. Presto, canaglie.” E i due carcerieri obbedirono subito, scendendo nelle segrete, sotto lo sguardo turbato del curato Pipino. http://pad.mymovies.it/cinemanews/20...obinhood27.jpg |
Pazzo... Quante sfumature poteva nascondere quella definizione, quanto era semplice affibbiare un tale appellativo a qualcuno, con un sorriso bonario.
Evidentemente aveva già raccontato la sua storia, generando ilarità nei presenti. Così, mi avvicinai all'uomo, chinandomi perché potesse guardarmi negli occhi. "So che avete già parlato con questi uomini..." Gentilmente "Ma le parole riportate spesso perdono dei dettagli a prima vista insignificanti, ma non si può mai sapere..." Osservandolo con un sorriso rassicurante "Posso chiedervi di narrarmi che cosa avete visto? Dicono che abbiate visto Lord Guisgard..". |
Il folle fu sorpreso dalla gentilezza con cui Clio gli parlò.
Allora le sorrise. “Ho veduto lord Guisgard” disse “pochi giorni fa... io ero a vagare per la campagna, quando il belare di alcune pecore attirò la mia attenzione... allora mi avvicinai e vidi un gregge e poco distante stava un giovane... era steso sotto un salice e suonava l'ocarina... sono rimasto a fissarlo per un po', credendo di sognare o di vedere un fantasma... poi una di quelle pecore mi venne vicino, tanto che la sfiorai... allora lui smise di suonare, chiamò a sé la pecora e poi andò via col gregge... e prima di svanire vidi i suoi occhi... azzurri come quelli dei Taddei...” |
Soppesai le parole di Ozzillon. Io non avevo mai recitato in vita mia, non sapevo da dove iniziare.
In effetti, pero`, lui si sarebbe potuto rivelare un buon maestro. Dopotutto, quando avevo deciso di l partire, avevo acconsentito ad accettare qualsiasi esperienza. Cosi`, mi presi ancora un minuto e poi risposi. "Va bene, sono con voi". |
...“Hai sentito?” Il primo all'altro. “Quel dannato furioso da ancora noie al signor Pirros...”
“Ma perchè diamine non lo fanno fuori?” Sbottò l'altro. “Sei qui da mesi” replicò il primo “e ancora non hai capito che quello non è un prigioniero come gli altri.” Scosse il capo. “Io dico che è un uomo importante... si vede da come parla, da come si muove... e poi i suoi occhi... quegli occhi nascondono qualcosa... un segreto...” Alle parole dei due carcerieri, provai un moto di soddisfazione: parlavano del prigioniero dalla maschera di ferro! E la mia ipotesi, dunque, era giusta... Ma chi era quell'uomo tanto importante e tanto scomodo, da dover essere tenuto in vita a tutti i costi ma lontano dal mondo? La mia innata curiosità, mi spingeva a volerne sapere di più. Il buon senso, però, mi diceva di lasciar perdere. Era tardi, ero stanca e quel posto era talmente angosciante che, una volta condotti fuori da lì, io e il curato Pipino tirammo un respiro di sollievo. Sì, volevo tornare a casa, dalle monache e dai miei libri, archiviando per sempre la curiosità sul personaggio misterioso. "Curato Pipino, incamminatevi, vi raggiungerò fra un attimo!" esclamai, battendomi una mano sulla fronte. Nella fretta, uno degli annali era rimasto sul tavolo e dovevo assolutamente recuperarlo! La biblioteca e i libri in essa contenuti, erano mia responsabilità ed era mio dovere riportare indietro tutti i tomi. Così, mio malgrado e controvoglia, tornai indietro. |
Il mio sguardo non osò staccarsi dal folle, come fosse a lui legato da uno strano vincolo, un qualcosa che proprio in quel momento, e in quel luogo, era andato creandosi.
Talvolta, i pazzi sono Portatori di Segni, ed invero sempre questi Portatori sono apostrofati, dalle genti tutte, per insani di mente, o visionari. Talvolta lo sono realmente, talvolta in loro arde il Fuoco del Profeta. In che caso stavamo trovandoci, in quel momento? Bisognava liquidare il folle o investigare su quanto affermava? Chiaramente, la domanda che feci a me stesso fu retorica, perché in cuor mio avevo già imboccato un determinato sentiero.......Chi annunciò la resurrezione di Cristo, non fu forse, inizialmente, ricompensato da incredulità? -Fratello- mi rivolsi nuovamente al pazzo, cercando di essere il più rassicurante possibile; -Saresti in grado di condurmi nel luogo dove vedesti il pastore?- |
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