![]() |
Scena VII: Lo Sparviero Nero
“<<Ora,>> disse l'uomo sconosciuto <<addio bontà, addio umanità, addio riconoscenza... addio a tutti quei sentimenti che allargano il cuore!>>” (Alexandre Dumas, Il conte di Montecristo) Guisgard sorrise a Cavaliere25, per poi dargli una pacca sulla spalla. Raggiunse allora il centro del ponte e tutto l'equipaggio si voltò a fissarlo. “Equipaggio...” disse “... amici, fratelli... noi oggi abbiamo perso tutto ciò che fino a ieri credevamo indispensabile. Solo il mare ci resta, come casa, prigione, salvezza o dannazione.” Tutti lo ascoltavano. “Noi tutti siamo uomini senza più patria, né onore, né nome... cacciati, condannati ed odiati dal nostro paese... esiliati e banditi da ogni altro conosciuto... uomini rinnegati dai loro simili... uomini disperati, in cerca di disperata fortuna... per questo ci uniremo in questa confraternita di pirati... da cacciati, diventiamo cacciatori! E obbediremo solennemente a questo regolamento... primo, ci impegniamo a vivere fraternamente fra noi, dividendo fortune e avversità... secondo, tutto ciò che la nostra attività di corsari frutterà, verrà raccolto in un fondo comune, dal quale preleveremo soprattutto per equipaggiare e vettovagliare la Santa Rita, poi per ricompensare i feriti nella misura che segue... per la perdita della mano destra, trecento Fiorini d'oro. Per la sinistra, duecento. Per la gamba destra, cinquecento. Per la sinistra, quattrocento. Punto terzo... chiunque nasconda un tesoro ritrovato o predato, sarà punito con l'abbandono sulla spiaggia di un'isola deserta, con una bottiglia d'acqua, un pezzo di pane ed una pistola con un colpo solo. Chi tradirà un compagno sarà punito con la stessa sorte. E chi molesterà una donna prigioniera contro la sua volontà, riceverà la medesima condanna. Ora, amici miei, conoscete il nostro regolamento. Il mondo è contro di noi... noi siamo contro il mondo! Chi approva queste regole, allora alzi la mano destra e giuri solennemente!” Tutti allora giurarono con entusiasmo. “Allora prepariamoci a partire, amici!” Gridò Guisgard, saltando sul ponte di prua. “Nessuno vi frusterà o vi toglierà cibo e acqua! Tutti ai posti di manovra! Liberate le vele e che si riempiano di quel vento di libertà, unico nostro alleato e compagno!” La Santa Rita, così, magnifica e maestosa prese il mare, spinta da quel vento nuovo, fatto di sogni d'avventura e di libertà. Guisgard allora fissò il mare con un sorriso di vittoria. Ma quel sorriso, un attimo dopo, divenne malinconico. Guardava il mare ed immaginava invece la terra, dove aveva lasciato i suoi sogni più belli. Sogni che sembravano ora apparirgli racchiusi in uno sguardo e in un volto mai dimenticati. Uno sguardo e un volto che parevano ora lontanissimi ed irraggiungibili, separati com'erano da lui dall'immensità del mare e da un infinita malinconia. http://classicmoviestills.com/wp-con...Blood-1935.jpg |
Musan fissò con attenzione Talia.
I suoi occhi indagatori scrutavano la ragazza, come a volerne riconoscere ogni pensiero. “Citate i classici, Analopel...” disse “... ma qui, come detto, non siamo in Europa, né tanto meno nell'antica Grecia. I Greci sapevano riconoscere i barbari, ma furono i Romani poi a sconfiggerli. E sapete perchè? Perchè contro il caos e la violenza non servono poesia e filosofia, ma solo la spada. Roma imponeva prima il ferro delle sue armi e poi la forza dei suoi editti. I Sanniti, i Galli, i Cartaginesi, furono prima piegati nella polvere dei campi di battaglia e solo in seguiti dominati con il diritto nel lucente marmo del Senato. E quando la cultura della guerra venne meno a Roma, allora crollò tutto l'impero. Gli unni prima, i Goti e i Vandali poi distrussero ciò che restava di quel mondo, che si era illuso di fermare quelle furie solo con l'autorità delle sue leggi. Un po' come accade qui... queste terre sono barbare e vanno piegate con la spada, non con leggi senza alcuna forza. Quanto ad Agamennone...” fissandola “... se ricordo bene fu tradito da una donna... già, tradito dalla sua stessa moglie... Clitennestra era molto bella... e voi, Analopel? Voi vi sentite come Clitennestra?” Sorrise in modo enigmatico. “Io invece no... non sono come Agamennone... non mi fiderei mai di una donna tanto bella...” fece un passo verso Talia “... sono flegeese per metà, lo sapete... e amo il tè puro, non come si usa servirlo in Europa... né latte, né limone dunque, grazie...” |
Ascoltavo con interesse il maestro Lin ed era quasi come se davanti a me si aprisse un libro senza interruzioni ma di una storia continua a più capitoli fino a quando si soffermò a quella ultima parola..."pirati".
"Maestro" dissi incuriosita "da quando sono partita da terra inglese non faccio altro che ascoltare racconti sui pirati..sono reali...è leggenda? Dicono sono una minaccia qui su Las Baias ma io non vedo questa minaccia...e dopo aver letto il manoscritto del pirata Topasfier e del Tesoro Nascosto di Capitan Lanzaras sono ancora più curiosa." Vidi il volto del maestro sbiancare...e io mi accorsi di avere parlato troppo. |
mi avvicinai alla sponda della nave e restai li a guardare il mare e chiedermi quante avventure mi riserva questo viaggio e rimasi li appoggiato ero felice di quel viaggio perchè avevo trovato degli amici anche se non li conoscevo del tutto bene ma erano sempre persone con un cuore d'oro
|
"Certo Colonnello, le vostre richieste sono giuste e prometto che mi impegnerò a farsi si che il mio comportamento sia consono a questa casa.
Per quanto riguarda la religione penso che le parole di del signor Fhael: [QUOTE=Guisgard;49950] ... so che non siete Cattolica, ma credo che qualsiasi oggetto sacro, a qualunque Credo appartenga, possa donare qualcosa di speciale. Il mio confessore mi ripeteva sempre che non conta il nome che diamo alla nostra Fede, né quello con cui invochiamo il nostro Dio... ciò che conta veramente è solo credere in Qualcosa. Tutto nel Creato è sacro [QUOTE] siano molto sagge e riflettano in qualche modo il mio pensiero, ad ogni modo vi sono grata che rispettiate i miei dei, che mi hanno aiutata nei momenti più bui." "Sarei molto contenta di sapere di più su di voi, sulle vostre imprese...e anche qualcosa di vostro figlio..." |
L'idea del comandante non presentava alcuna imperfezione anche se ci si doveva pur sempre tener conto delle varie prove o codici da questi utilizzati.
"Comandante......non ho alcuna obiezione, ma credo che dovremo pur sempre tenerci in contatto con la nostra flotta per eventuali aggiornamenti in qualche modo" "Forse...." pensaì fra me......." un'ottima copertura può esser anche un atto compiuto in nome della pirateria.....sà......per far colpo su eventuali indagatori i quali saranno stessi loro ad avvicinarci, almeno credo......." |
A quelle parole di Altea, effettivamente il volto di Lin sbiancò.
Il maestro la fissò prima con uno sguardo sorpreso, poi turbato. “Altea...” disse quasi in un mormorio “... cosa avete detto? Il Tesoro di Capitan Lanzaras? Dove avete letto quel nome?” |
Il colonnello fissò Cheyenne, per poi guardare verso il lago.
“Preferirei toccare questo argomento un altro giorno...” disse “... quanto a me, c'è poco da sapere... un vecchio vive quasi esclusivamente di ricordi, poiché, a differenza di un cuore giovane come il tuo, il passato per me è molto più ricco di quanto potrà esserlo il futuro...” sorrise “... ma non ti consiglio di sollecitare la memoria di un vecchio come me, altrimenti sarai poi costretta a sorbirti racconti della mia giovinezza e temo ti annoieresti a morte.” Finì il suo tè. “Ora, appena avrai finito il tuo tè, come detto, vorrei mostrarti una cosa. Una sorpresa, diciamo...” e di nuovo un sorriso apparve sul suo volto. |
Gurenaiz annuì a quelle parole di Parsifal.
“Si, avete ragione.” Disse al Guardiamarina. “Scenderemo in tre... io, voi e il nostromo Harvey... noi poi penetreremo in quegli ambienti, mentre lui resterà al porto. E al primo sospetto, avvertirà i nostri sulla nave.” Così si prepararono e poco dopo con una lancia raggiunsero Portuga. Come deciso, Harvey si mescolò tra i bucanieri del porto, mentre Gurenaiz e Parsifal raggiunsero la locanda. “Ora però ci occorrono dei nomi per la nostra copertura...” fece Gurenaiz prima di entrare “... i nostri veri nomi potrebbero essere già noti a qualche filibustiere, del resto hanno spie ovunque... io allora sarò Daiser e voi Casaran... siamo due disertori evasi e sfuggiti al capestro, ora in cerca di una nuova vita...” Ed entrarono nella locanda. |
Il gran fragore arrivava dall'interno del negozio, un garzone aveva fatto involontariamente cadere un vassoio pieno di bottigliette...il padrone fu' oltremodo violento con lui....e pur stavo facendo le fusa a Storm ero tentata di entrare dentro e prenderea calci il padrone della bottega.....lo avrei fatto se non fosse stato per uno dei due soldati....l'invito sembrava normale e Storm, aveva simpaticamente accettato la cosa......" Ma che bel pensiero...certo che vi aiutero' a scegliere il regalo per la vostra signora, mi alletta la cosa......non vi aspettate che mio marito entri in negozio...gli verrebbe l'orticaria....".......Entrammo quindi nell'angusta bottega....vetri a terra che povero ragazzo raccoglieva....vidi il negoziante fare inchini oltremodo nauseabondi.....piu' degli odori che sentivo, dov'erano i profumi che mio padre mi faceva arrivare dalla Francia.." Non so che tipo sia vostra moglie, ma per aver sposato un tipo come voi deve essere una bella persona...prendetele questa boccetta....e' un'olio d'Ambra con chiodi garofano........" gli porsi la boccetta.....era intagliata, sembrava un bellissimo cristallo.......guardai sopra le spalle del soldato e vidi Storm faceva avanti e indietro nervosamente....forse era tempo che io lasciassi tutti......." Spero di esservi stata d'aiuto....e che vostra moglie sia contenta della scelta....".....
|
Elisabeth era all'interno del negozio con quel soldato che sembrava aver gradito il suo consiglio su quel regalo.
Storm invece era fuori che aspettava. Ad un tratto l'altro soldato gli si avvicinò. “Molto gentile vostra moglie.” Disse. “E anche bella, se posso permettermi.” Storm annuì e sorrise. “Da dove venite?” “Uhm...” mormorò Storm “... in verità siamo arrivati da poco. Siamo qui per via dei miei affari.” “E di cosa vi occupate?” “Sono un commerciante di tè.” “Capisco.” Annuendo il militare. “Ed è qui a Las Baias la vostra imbarcazione?” “Si.” Rispose Storm. “Ora però alcuni carpentieri si stanno occupando della sua manutenzione.” “E dove alloggiate?” “Da un vecchio amico. Lassù, oltre il promontorio.” Indicò Storm. “Ora siamo diretti là.” “Benissimo!” Esclamò il soldato. “Allora faremo la stessa strada! Anche noi siamo diretti lassù, al palazzo di sua eccellenza il governatore.” |
I miei occhi, glaciali ed indagatori, erano fissi su Musan.
Lo osservai per un lungo momento... osservai ogni suo movimento ed ogni suo gesto, ascoltai ogni sua parola ed ogni pausa... lo osservavo e lo studiavo, tentando di comprendere l’essenza della sua indole, che tuttavia continuava a sfuggirmi... ed oro sicura che lui stesse valutando me allo stesso modo. “Agamennone...” dissi lentamente “Non dimenticate, però, che Agamennone fu la causa principe della sua stessa rovina: aveva fatto molto male, e con molto male fu ripagato!” Lo osservai ancora per un attimo... “La guerra non rende l’uomo immortale, Heer Musan... il conflitto, la lotta, la prevaricazione non rendono un uomo migliore di un altro. Lo rendono più potente, forse... ma il potere è artificio... e passa presto!” |
Indietreggiai lentamente...che errore..mi era venuto spontaneo narrare quella storia, fissai il maestro, il suo volto trasaliva qualcosa di enigmatico, non riuscivo a capire se fosse paura o sorpresa..."Io..io.." mi bloccai perplessa, ma non potevo continuare a tenere quel segreto a lungo.."ho comprato il libro delle Confessioni del Pirata Topasfier in un emporio presso il molo, ho letto qualche pagina, ma alcune sono in spagnolo e non le capisco. Vi sono pure dei disegni...e quel pirata è l'unico superstite della nave affondata di Capitan Lanzaras..anche se dicono..sia solo leggenda".
|
“Il bene e il male” disse Musan a Talia “sono concetti relativi, Analopel. Acquistano valore asseconda dove ci si trova. Un gentiluomo europeo non uccide un nemico disarmato, mentre è normale farlo per un guerriero flegeese. E non è vigliaccheria, ma solo una cultura differente.” Sorrise. “E voi sottovalutate il potere, Analopel. Forse nelle poesie e nella filosofia vi fate troppo sedurre dalle parole...”
“Come hai trascorso la mattinata?” Chiese Talia dopo averlo raggiunto e salutato. “Probabilmente” rispose lui “non diversamente da te. Con la sola differenza che mentre io studiavo latitudine e longitudine, tu eri alle prese con i tuoi studi di poesia e letteratura.” Sorrise. “Ma forse con l'eccezione che io ho trascorso la maggior parte del tempo a pensarti. Per il resto, come vedi, abbiamo fatto quasi le stesse cose.” “Come fai a dire questo?” Fissandolo Talia. “Mi sbaglio?” “Tanto non mi crederesti...” “Prova a dirmelo, allora...” fece lui “... sai che poi ti credo sempre.” “Se sei qui ora” replicò lei “allora vuol dire che hai ricevuto il mio biglietto. Ebbene, se ho pensato subito di fartelo avere, per informarti di questa mia uscita, allora vuol dire che eri nei miei pensieri, no?” “Anche io ho mandato un messaggio al tenente di vascello” con un sorriso ironico lui “ma questo non vuol dire che ho pensato poi a quel mio superiore per il resto della mattinata.” “Oh... capisco... ed è la stessa cosa, a tuo avviso?” Accigliata lei. “Fammi capire... gli hai dato appuntamento per stasera a quel tipo, avendo avuto prima cura di avvisare il mondo intero che anche di fronte ad una questione di vita o di morte, tu stasera in capitaneria non ci saresti stato?” Lui sorrise nuovamente e si avvicinò, cingendole i fianchi. “Lo vedi?” Sussurrò lui. “Che oscuro potere hai su di me, biondina? Riesci sempre a convincermi.” E le sfiorò i capelli con le labbra. “Già...” chinando il capo lei “... ho saputo che ieri c'è stata una festa, tra gli ufficiali con le loro mogli... sarà stata bella, immagino... e ci saranno state dame bellissime...” “Si, molto.” “E tu, per dovere, avrai detto molte cose carine, credo...” “Si, per dovere.” “Già...” sospirando lei “... a volte mi chiedo quanto tu possa immedesimarti quando dici quelle cose...” Lui la strinse ancor più a sé. “Sento il tuo cuore battere...” disse sottovoce, mentre i capelli di lei accarezzavano il suo viso “... e darei qualsiasi cosa per sapere che sta battendo per gelosia...” Lei tentò allora di staccarsi, ma lui la tenne ferma. “Ciò che dico alle altre” mormorò lui “è solo per l'etichetta e per il dovere. Devo farlo, sono un Guardiamarina ed è un obbligo essere cortesi con i superiori e con le loro famiglie. Ma sono solo frasi vuote e di circostanza... non basta una donna con un abito scollato, o con gli occhi chiari per farmi dimenticare di te... anzi, più guardo le altre donne, più comprendo che nessuna sarà mai come te...” “Ti prego, no...” tentò d'interromperlo lei “... non dire le cose solo per farmi rasserenare, o per farmi piacere...” “Volevo scriverti stanotte...” stringendola sempre a sé “... anzi, ho qui il biglietto che volevo lasciarti sotto il balcone...” “Leggimelo, ti prego...” sussurrò lei. “Come si riempiono i giorni?” Cominciando a leggere lui. “E le ore? E gli attimi, i momenti, fino all'ultimo istante di cui è fatta l'Eternità? Col Tempo, con la bellezza? O forse con l'onore e la gloria? No, io l'Eternità la riempio con le parole, che come frammenti di sogni raccolgo e ricucio ogni notte, talvolta al chiaro di una Luna magnifica e muta, altre volte al solo scintillio delle stelle lontane. E di quelle parole io ne faccio arte, racconti, storie, immagini, suoni e profumi. Ogni parola per me non ha più segreti, che sia forgiata dagli uomini o concepita nei Cieli. Che sia bianca, nera o d'infiniti colori, io gioco con ognuna di essa, traendone ogni volta bagliori, riverberi, riflessi e sfolgorii con cui ornare i tuoi occhi, i tuoi capelli, la tua bocca o il tuo viso. Si, perchè solo con le parole sussurrate al silenzio della mia solitudine e della mia malinconia io riesco ogni volta a rievocare la tua immagine. Ed allora essa, come tutte le parole del mondo che faccio mie come dardi per il mio arco, mi appartiene e diviene materia stessa dei miei sogni, con cui vivere infinite volte ogni tuo ricordo e generandone ogni volta uno nuovo. Si, quando scrivo di te, tu appartieni a me e a me solo. E come te, anche il mondo intero che con le parole rendo lo scenario per ogni mia storia, dove tu sei e sarai sempre l'unica eroina.” Lei si voltò a fissarlo ed i loro occhi si unirono, così come le loro labbra. Unite e perse nel medesimo riflesso che il mare abbandonava nel crepuscolo. “Le parole...” ripetè Musan, destando Talia da quel ricordo “... le parole passano. Il potere invece è fatto d'altro. Di testimonianze di forza.” Si avvicinò e mostrò un lieve inchino. “Ora vi saluto... ma ci rivedremo presto. Molto presto...” ed andò via. “Analopel...” avvicinandosi Jamiel a Talia “... chi è quell'uomo? Quello che ti ha regalato il pugnale? E' lui? Allora lo sposerai?” E fissò il volto di Talia. http://www.movieactors.com/photos-st...nblood-079.jpg |
Uscii dal negozio..pedinata dal soldato con la sua boccetta e mi accorsi dello strano colorito del volto di Storm, certo lapresenza edil parlottare del soldato non dovevano essere di suo gradimento......ma lo vedevo nervoso....mi avvicinai a Storm..e lo presi sotto braccio...." Ti vedo stanco amore mio, oggi ti ho fatto girare per tutti i negozi.......e non ti ho ancora accontentato......scusateci adesso, vi auguro la buona serata...e ...fate i miei complimenti alla vostra Signora......".....feci un mezzo inchino e mi trascinai Storm verso una piccola locanda li' vicino, credo che si bevesse e si mangiasse.....non sapevo niente di quel luogo.." Che cosa ti stavi raccontando con quel soldato ?..eri pallido come la morte......se non fossi una signora, ti direi che avrei bisogno di una sana sbronza...".....Speravo in cuor mio di raggiungere quel posto senza intoppi...
|
Mi ritrovai di nuovo nella taverna di Potuga. Guardai la porta da cui avevo visto entrare Dydas non molto tempo prima. Una vena di tristezza accarezzò la mia mente.
E fu quello che Giuff vide, probabilmente, quando mi offrì il rum. Lo allontanai con una mano. "Non l'avete ancora capito, capitano? Dalle mie parti le virtù che decantate le possiede una pinta di birra. Se mi volete allegra dovete offrirmi una di quelle." Dissi indicando il boccale che alcuni uomini avevano al tavolo. "E non aspettatevi granché dalla mappa, non conosco questi luoghi. Possiedo solo le informazioni della ragazza." Rabbrividii pensando alle parole di Loren. Citazione:
Sperai, sapendo di mentire a me stessa. |
Risposi con un sorriso a quello del colonnello.
"Sono certa che le vostre memorie sono interessanti e sarò lieta di ascoltarle quando ne avrete voglia". Mi alzai dalla tavola e attesi che mi mostrasse la " sorpresa" |
Sospirai profondamente...
I miei occhi erano fissi di fronte a me, osservando Musan che si allontanava lentamente ma senza vederlo davvero. L’eco di quel ricordo, salito alla mia mente inaspettatamente e senza alcun preavviso, rimbombava nella mia anima, rimbalzando tra mille altri ricordi, sensazioni, sentimenti, emozioni... chiusi gli occhi un momento, dunque, cercando di fare ordine... lui... le sue parole... la sua voce... il suo sorriso... le sue mani che sfioravano le mie, facendomi battere il cuore... Citazione:
Poi spostai gli occhi e fissai Jamiel per qualche momento... sorpresa... colpita... Quella domanda così semplice, ingenua... ...lo sposerai?... rabbrividii. E non risposi. |
Storm annuì e salutati i due militari, con Elisabeth si avviò poi nella locanda.
Qui si sedettero ad un tavolo e subito il locandiere si avvicinò. “Portateci la specialità della casa.” Disse Storm. “E del vino... anzi, del rum.” Il locandiere annuì e si allontanò. “Siete stata brava poco fa...” rivolgendosi Storm ad Elisabeth “... si, davvero brava... siete rimasta calma... in effetti quel soldato cominciava ad essere seccante...” Tornò il locandiere e servì in tavola. Ma proprio in quel momento nella locanda entrarono anche i due militari, prendendo posto proprio ad un tavolo accanto a quello di Storm e di Elisabeth. “Coincidenza oppure no?” Mormorò a voce bassa Storm fissando Elisabeth. “Avevano detto di essere diretti dal governatore ed invece ce li ritroviamo di nuovo dietro...” |
“Bene.” Disse il colonnello nel vedere Cheyenne che attendeva la sua sorpresa. “Allora possiamo andare.” Chiamò un servitore. “Accompagnaci alle scuderie.”
Giunti alle scuderie, gli stallieri del colonnello condussero verso il loro padrone un magnifico cavallo bianco. “Ecco la tua sorpresa.” Sorridendo il colonnello. “E' un magnifico cavallo di Spagna, costato ben settecento Fiorini d'oro. E' tuo.” Fissando Cheyenne. “Qualsiasi dama di Madrid, Barcellona o Castiglia deve saper cavalcare. E' quasi d'obbligo in una nazione civile. Naturalmente il cavallo è stato domato, ma mai cavalcato al di fuori del proprio recinto e questo lo rende praticamente solo tuo, ragazza mia. Ti toccherà anche dargli un nome. Su, laggiù” indicando un vestibolo che si affacciava nello spiazzo “troverai abiti adatti e degni di una vera Amazzone. Va a cambiarti, così potrai subito provare il tuo cavallo.” http://daqache.com/uploads/posts/201...che.com005.jpg |
Lin ascoltò con attenzione le parole di Altea, per poi restare in silenzio a riflettere.
“Si...” disse “... in qualche emporio o bottega del porto è possibile imbattersi in libri simili... il più delle volte sono dei falsi per attirare qualche allocco o, come nel vostro caso, stranieri interessati al folclore del posto... la gente vede i pirati come circondati da un alone di epico romanticismo e dunque è attratta da tutto ciò che i ricorda... molto probabilmente il libretto che avete letto è poco più di un libro di favole. Certo, magari accattivante, intrigante, ma con ben poco di reale. Tuttavia vorrei vedere quel libretto... vi va di mostrarmelo, Altea?” |
La Locanda pullulava di volti tutt'altro che raccomandabili.
L'ambiente sembrava animato da una variegata umanità e tutta appartenente alla peggior specie. Bucanieri con un uncino al posto di una mano, filibustieri con una gamba di legno o guerci, pirati dal volto sfregiato e altri con tatuaggi diffusi in ogni parte del corpo. E poi ancora prostitute, mendicanti, accattoni e persino rinnegati con indosso divise sgualcite o rammendate, appartenenti alla marina olandese, inglese o spagnola. “Diavolo di una ragazza...” disse Giuff fissando Clio “... non hai peli sulla lingua, vero? Ma infondo è questo che mi piace di te. Sai cosa? Saresti una gran corsara!” E rise di gusto. Chiamò allora il locandiere ed ordinò della birra per lei. “Ora possiamo brindare...” fece Giuff “... brindiamo alla nostra fortuna, allora!” Ma proprio in quel momento entrarono due uomini nella locanda e subito Clio li notò. Ed uno dei due attirò subito la sua attenzione. Nel locale c'era fumo e le luci non illuminavano abbastanza quello stanzone, eppure la ragazza sembrò riconoscere in lui qualcosa. Qualcosa di familiare. E ad un tratto, raggiungendo il bancone del locandiere, i due nuovi arrivati furono investiti subito dalla luce di una torcia e Clio vide più chiaramente il suo volto. Sembrava Gurenaiz. |
Talia non rispose nulla a Jamiel, che restò così a fissarla per alcuni istanti.
Il crepuscolo era ormai prossimo a svanire nell'imbrunire sempre più marcato, eppure chiaro di stelle grazie alla fresca brezza che soffiava dal mare. La ragazza rientrò in casa, dove cenò con suo nonno ed i suoi genitori. La serata trascorse così, con l'atmosfera pesante ed intrisa di inquietudine e forse di un pizzico di paura. Anche la notte passò così, scura ed enigmatica, senza consiglio e senza sogni. Solo la luce del faro, che dal promontorio scendeva ad illuminare il golfo di Las Baias, sembrava voler squarciare quelle mute tenebre, senza però riuscirvi. Il mattino si presentò invece luminoso e animato dai vivaci rumori che salivano dal porto e dalla parte bassa di Las Baias. Philip uscì molto presto, deciso, com'era, a voler coinvolgere i suoi potenti amici della Compagnia in quella situazione. Ma nella tarda mattinata accadde qualche altra cosa. Jamiel corse in casa tutto affannato e visibilmente preoccupato. “Padrona...” disse ansimando alla madre di Talia “... ci sono nuovamente i soldati...” Alcuni istanti dopo, i militari si presentarono a Talia e a sua madre. Nella stanza vi era anche il vecchio Arkwin. Il sergente li fissò e fece un passo avanti. “Signora...” salutando Maria “... signorina...” poi Talia “... mi spiace giungere qui così... ma reco notizie poco piacevoli... il signor Passapour ieri è stato sottoposto ad un nuovo interrogatorio ed alla fine è crollato, confessando di essere lui il colpevole della strage di Balunga...” Maria riuscì a stento a soffocare un grido. “E nel confessare” continuò il sergente “ha ammesso che il mandante è stato... il signor Arkwin Van Johinson ... mi spiace...” avvicinandosi al vecchio “... dovete venire con noi, signore...” E lo sguardo di Arkwin sembrò perdersi nel vuoto, inquieto, come chi sa di essere caduto in una trappola e non avere alcuna via d'uscita. |
Guisgard e i suoi, avevano ormai intrapreso la strada della pirateria.
La Santa Rita cominciò allora a solcare i mari e tutte le navi finite sulla sua strada, olandesi, inglesi, spagnole, portoghesi o francesi, venivano attaccate e predate. Nessun veliero o galeone era in grado di opporsi ai mortai della Santa Rita e nello scontro ravvicinato la superba imbarcazione era in grado di muoversi con rapidità e agilità, sia negli stretti passaggi tra le isole flegeesi, sia in alto mare, dove le sue robuste vele erano capaci di dominare i forti venti settentrionali come nessun'altra. Pian piano le imprese di Guisgard e dei suoi uomini cominciarono a diffondersi nelle isole prima e nei litorali poi. I marinai indigeni avevano imparato a chiamarlo Lo Sparviero Nero, per via della rapidità dei suoi attacchi e della capacità che la sua nave aveva nel raggiungere ogni altra imbarcazione. “Ecco fatto...” disse Emas a Cavaliere25 “... ci abbiamo lavorato per un bel po', ma alla fine ci siamo riusciti... avanti, andiamo dal capitano e mostriamogli il nostro lavoro ultimato.” I due, infatti, avevano ricevuto l'incarico da parte di Guisgard di preparare la loro nuova bandiera. “Capitano!” Correndo Emas da Guisgard e sempre seguito da Cavaliere25. “La bandiera è pronta!” “Bene!” Esclamò Guisgard. “Allora lasciamola sventolare! Issatela!” La bandiera fu issata e tutta la ciurma esultò con gioia nel vederla gonfiarsi al vento. http://www.wall-pix.net/cache/art-3D...024909_700.jpg |
Annuii e uscii dalla biblioteca, entrai nella mia stanza e aprii il piccolo scrigno...eccolo li il manoscritto...vero o fasullo? Una copia...chissà, lo sfogliai e vidi mappe e rotte oltre i racconti del pirata Topasfier, arrivai fino alla fine e vidi una firma autografata, la misi controluce....ero perplessa.
Ad un tratto una veloce folata di vento freddo mi fece cadere il manoscritto fino la loggia, lo seguii e riuscii ad afferrarlo prima volasse via, sotto vi erano alcuni soldati e marinai che bisticciavano...in questa rocca vi era molta tranquillità e solitudine, non il viavai della Rosa dei Venti. Fosse stato un segnale..il vento cessò. Rimisi il manoscritto nello scrigno e mi affrettai a tornare in biblioteca..."Maestro Lin, non lo trovo davvero, devo averlo messo tra i vari romanzi che mi diletto a leggere nei momenti di tranquillità, appena lo trovo ve lo mostrerò..tanto" dissi scrollando le spalle " è solo leggenda vero? E magari una favola inventata...meglio dimenticarlo. Ora..se permettete mi è venuto un tremendo mal di testa, tornerei nelle mie stanze" dissi fingendo di nuovo spudoratamente, non volevo andare oltre quella storia. |
Ammiccai solamente a quelle parole di Giuff.
Io, una corsara? No, non mi ci vedevo proprio. Anzi, quella permanenza a bordo dell'Antigua Maria mi aveva solo fatto accarezzare l'idea di accompagnare Guerenaiz nella sua lotta alla pirateria. Già, Guerenaiz, e i suoi discorsi su quella gentaglia con cui mi trovavo a convivere da più tempo di quello che avrei voluto. D'un tratto il campanellino attaccato alla porta attirò la mia attenzione. Due uomini entrarono. Quasi sussultai quando lo vidi. Possibile che fosse davvero lui? La birra, pensai, mi giocava brutti scherzi. Ma quando raggiunse il bancone, e la luce della finestra illuminò il suo viso restai con il boccale a mezz'aria, come paralizzata da quella visione. Eppure mi sembrava irreale. Come poteva trovarsi lì? Non era certo abbigliato alla solita impeccabile maniera, anche se non mi parve strano: se aveva deciso di avventurarsi in un luogo simile, senza dubbio dovrà celare la sua identità. Non sarei stata certo io a smascherarlo. Infondo, pensai, se si trovava in quella bettola doveva essere ancora sulle tracce del Gufo Nero, e forse, sperai, non aveva abbandonato l'idea di salvarmi. Pensai come muovermi. Non potevo certo alzarmi, andare da lui: se Giuff avesse capito chi era lo avrebbe ucciso. Decisi di giocare d'astuzia. D'altra parte, pensai, l'ultima volta aveva funzionato. "Avete ragione, capitano.." Presi così il mio boccale e lo alzai alto sopra la testa, guardando negli occhi Giuff, sorridendo soavemente. "Brindiamo alla fortuna del Gufo Nero". La mia voce rieccheggiò chiara e limpida tra il vociare, e molti tra i presenti alzarono i bocchieri o le bottiglie di rum per rendere omaggio al temibile pirata. Sprofondai nella panca e bevvi risolutamente un sorso dal mio boccale. Avevo lanciato l'esca. Se l'uomo al bancone era davvero Guerenaiz, cosa su cui cominciavo a contare vivamente, avrebbe udito la mia voce, e sapevo bene che la rammentava, e il nome del gufo nero. Si sarebbe girato, e avrebbe incontrato il mio sguardo che ora vagava inerme come assorto in folti pensieri. Ma in realtà ero vigile e attenta, pronta a cogliere ogni movimento di quell'uomo, così simile al bel capitano. |
Il colonnello mi condusse nelle scuderie e mi mostrò un magnificio stallone bianco.
Lo osservai con gli occhi che brillavano, non avevo mai visto un cavallo così, abituata ai possenti cavalli nordici. Il colonnello mi disse che era mio. Non riuscivo a credere alle mie orecchie, mi pareva di sognare. Lo stallone, disse il colonnello, non era mai stato governato da nessuno fuori da un recinto e toccava a me cavalcarlo per la prima volta in uno spazio aperto. La cosa non mi preoccupava, avevo imparato da schiava a trattare con i cavalli. Mi avvicinai al cavallo e tesi la mano verso il suo muso. L'animale non si ritrasse e poi così stabilire un primo contatto con lui. Presi gli abiti da Amazzone e corsi a cambiarmi. Tornata poi nelle stalle, il cavallo era gia stato sellato con magnifici finimenti ed era pronto,agile e scattante, per la cavalcata. Montai con un salto in groppa allo stallone e con un lieve tocco dei talloni partimmo. Feci procedere l'animale al passo per qualche metro ma sentivo la sua impazienz di aumentare la velocità. Così, facevo un rumore con la lingua gli feci capire di cambiare passo. Lo stallone iniziò prima a trottare poi, dato che lo incitavo, si mise a galoppare in tutto il suo splendore. Correndo, la sua criniera veniva mossa dal vento e il sole le dave dei particolari riflessi dorati. Fu in quel momento, guardando il gioco di luce sul pelo del cavallo, che decisi il suo nome. Gulltoppr, criniera dorata. |
Abbiamo fatto un ottimo lavoro amico mio hai visto ora che ce il nuovo comandante tutti sembrano piu felici e contenti inizia di nuovo a piacermi questo viaggio dissi rivolgendomi a Emas e guardai la bandiera con occhi fieri e gioiosi del lavoro portato a termine
|
Avevo dormito poco e male quella notte, avevo continuato ad agitarmi e a svegliarmi, avevo fatto sogni confusi ed inquieti... ed in ogni sogno c’era lui: il giorno il cui l’avevo incontrato ed il giorno in cui eravamo stati costretti a separarci, le passeggiate che facevamo, le cose che mi diceva, il modo in cui sapeva farmi sognare... iniziò a mancarmi l’aria, nascosi il viso nel cuscino... avevo poi sognato il nonno e Passapour, avevo sognato Balunga, Las Baias e l’Olanda, avevo sognato il mare...
Infine, scossa, mi alzai, mi infilai la veste da camera ed uscii sul terrazzo. Non era neanche l’alba, ancora, e l’aria era fresca e limpida sul mare piatto... rimasi lì immobile per molto tempo, pensando, sognando ad occhi aperti. Mio padre se ne andò presto quella mattina... subito dopo colazione si fece preparare la carrozza e lasciò la villa, diretto in città. Io raggiunsi il nonno nell’ampia sala, ornata da ampie ed alte finestre che guardavano il mare... avevo con me il suo libro di poesie preferito, che poco dopo iniziai a leggere ad alta voce... ne avevo letto solo poche pagine quando mi interruppi... quei pensieri continuavano a vorticarmi in mente ed io non riuscivo più a tenerli a freno... “Sai... ho fatto dei sogni stanotte!” dissi, senza sollevare gli occhi dalla pagina “Ho fatto molti sogni... ed in ogni sogno c’era lui!” Esitai... poi sollevai lo sguardo ed incrociai quello del nonno... mi stava fissando. Sapevo che il nonno non aveva bisogno che gli spiegassi chi fosse lui... giacché sapeva che vi era una sola persona al mondo cui io potevo riferirmi, parlando a quel modo... “Lo sogno spesso...” proseguii, riabbassando lo sguardo “E mi chiedevo... insomma, io mi chiedevo se... se tu lo hai più visto... o se hai sue notizie...” Di nuovo esitai... nel momento esatto in cui avevamo lasciato l’Olanda, due anni prima, mio padre mi aveva fatto divieto assoluto di parlare mai più di quella storia, mai più di lui... il nonno era il primo con cui infrangevo quella regola. “Io...” ripresi, la voce che tremava forte “Io, nonno, mi stavo chiedendo se...” Ma fui interrotta dall’ingresso di mia madre nella sala e tacqui. Pochi istanti dopo giunse anche Jamiel. Citazione:
E tuttavia ciò che disse dopo mi sorprese ancora di più... mi colpì... mi ferì... Vidi i soldati muoversi verso il nonno ed un improvviso moto di rabbia si impadronì di me. “Fermi!” dissi, e la mia voce gelida risuonò nella sala. Lentamente avanzai e mi frapposi tra il nonno, immobile sulla poltrona, ed il manipolo di soldati. “Ciò che dite è sfortunatamente impossibile da attuare, sergente!” spiegai, la voce misurata ed altera “Mio nonno, a causa del suo incidente, sfortunatamente non può muoversi. Ogni spostamento potrebbe essere fatale per lui e per la sue salute. Ne consegue, mi perdonerete, che io non possa permettervi di portarlo via, a meno che i mezzi di trasporto con cui desiderate trasferirlo non siano appropriati alla sua condizione...” Lo osservai per un attimo con aria scettica... “E non credo che lo siano!” conclusi. Notai sorpresa e sconcerto tra i miei soldati a quelle mie parole, ma non detti segno di averlo notato... al contrario, sorrisi amabilmente. “Ovviamente, sergente, sarà nostra cura operare perché possiate interrogarlo qui, se lo desiderate... avrete, da parte nostra, tutto l’aiuto di cui abbisognate, siatene certo! Anzi... potete lasciare qui qualcuno dei vostri soldati, se lo gradite, mentre voi tornate in città per organizzarvi... possono accomodarsi nell’ingresso e controllare che nessuno entri o esca da qui... anche se...” gettai un’occhiata al nonno, poi una sarcastica al sergente “Anche se non credo temiate che fugga, non è vero?” Il mio sguardo si mosse tra loro, amabile e cortese... poi tornò sul sergente e di nuovo diventò glaciale... “Intanto, fatemi la cortesia di portarmi in città con voi... è mio desiderio, infatti, incontrare il signor Passapour ed ascoltare personalmente la sua accusa. Come vi ho già detto in passato, sergente, io non sono né un politico né un militare, ma credo che incontrare l’accusatore in vece di mio nonno che non può farlo rientri tra i miei diritti!” |
Lin fissò Altea ed ascoltò con attenzione le sue parole.
“Milady...” disse accennando un sorriso “... sapete cosa diceva Crizia? Egli era un politico ed un filosofo che governò per breve tempo ad Atene dopo la disfatta nella Guerra del Peloponneso. Ebbene, Crizia affermava che nel modo di parlare, combinato alle caratteristiche delle persone, è possibile scorgere dei segni particolarissimi, capaci di svelarci le intenzioni e gli umori. E la bellezza, sempre secondo il nostro filosofo, è un dissuasivo a chi cerca di celare la verità. In pratica, le persone troppo belle, come lo siete voi, difficilmente riescono a nascondere per troppo tempo la verità dietro una bugia senza tradirsi. Ovviamente quella di Crizia è solo un'ipotesi, ma vi assicuro che molti dotti hanno prestato fede a questa sua convinzione.” Prese i suoi libri e poi il suo cappello. “Credo che per oggi possa bastare...” aggiunse “... tornerò domani per cominciare le nostre lezioni. Ammesso che vi fidiate abbastanza di me per continuare a volermi come vostro maestro. I miei omaggi, milady.” Accennando un lieve inchino, per poi uscire e andare via. Lasciando Altea sola nella sua stanza. http://25.media.tumblr.com/tumblr_m7...lo1_r1_500.png |
Cheyenne in sella al suo Gulltoppr si era lanciata nella vasta tenuta del colonnello, col vento che gonfiava i suoi capelli e rendeva sognanti i suoi occhi.
Quel cavallo sembrava avere le ali, tanto era veloce e quella corsa pareva donare alla ragazza un forte senso di libertà. Dopo un po' giunsero presso uno stagno e Gulltoppr si fermò a bere. “Ehi, vedo che mio zio ora lascia cavalcare liberamente la sua servitù...” disse all'improvviso una voce “... o forse lo fa soltanto con coloro che finiscono nelle sue simpatie?” Era un giovane anch'egli in sella ad un cavallo, che fissava Cheyenne con uno strano sguardo. |
La voce di Clio echeggiò nella locanda e molti dei presenti risposero al suo brindisi.
E nell'udire quella voce molti di coloro che erano al bancone fecero altrettanto. Ma fra essi qualcuno non partecipò a quel brindisi. Gurenaiz, entrato in incognito insieme al Guardiamarina Parsifal, era rimasto di stucco nell'udire la voce della ragazza, voltandosi così di scatto al suo brindisi. La fissava, tra l'incredulità e la meraviglia, senza dire e fare niente. La vedeva accanto a dei pirati, quasi a suo agio, almeno così parve all'ufficiale del re, con quel boccale in mano che brindava ed inneggiava con i presenti. Ad un tratto i loro sguardi si incontrarono. E gli occhi inquieti di Gurenaiz finirono in quelli azzurri di Clio. “Voi...” disse all'improvviso un uomo ai due olandesi in incognito “... chi siete? Non vi ho mai visto da queste parti!” Era un uomo grande e grosso, con una bandana lercia e maleodorante avvolta sulla testa rasata e tatuata. “E a noi non piacciono le facce nuove...” e spintonò Parsifal. Gurenaiz allora fissò il suo Guardiamarina e con uno sguardo eloquente gli fece segno di restar calmo. |
Il Militare fissò Talia con uno sguardo inizialmente sorpreso, poi perplesso.
Spostò allora lo sguardo su Arkwin e sulla sua condizione menomata. “Si, posso comprendere...” disse “... ma mi è stato dato l'ordine di portare via il sospettato...” “Mia figlia ha ragione!” Intervenne Maria. “Mio suocero non può muoversi! Se avete dubbi a riguardo, allora contattate il dottor Afelaby che tiene in cura mio suocero sin dal suo arrivo a Las Baias!” “E sia.” Annuì il sergente. “Contatteremo il vostro medico. Nel frattempo lascerò qui un soldato a... a controllare che tutto sia in regola.” Si voltò poi verso Talia. “Si, credo sia opportuno che un membro della vostra famiglia ci segua per rappresentare il signor Van Johinson ...” Allora, lasciato un soldato a sorvegliare Arkwin e la sua casa, il sergente e i suoi uomini andarono via, seguiti da Talia. Giunsero così al palazzo del governatore e raggiunsero un bastione fortificato secondario, che fungeva da caserma per la Guardia Cittadina. Talia fu lasciata ad attendere circa un'ora in una piccola saletta laterale. Ad un tratto un soldato arrivò e chiese alla ragazza di seguirlo. Fu così condotta in un'altra stanza in attesa di un funzionario. Dopo un po' entrò qualcuno. “E' sempre un piacere ed una gioia rivedervi, Analopel.” Fissandola Musan. “Peccato che tutti i nostri ultimi incontri siano stati a causa di situazioni poco piacevoli.” Sorrise. “Mi è stato riferito che vostro nonno è impossibilitato, pare, a presentarsi qui, davanti alla Legge. Si, posso comprendere le vostre premure, ma vi assicuro che non usiamo maltrattare gli imputati qui. E poi, un uomo come vostro nonno, da ciò che ho sentito dire, merita ogni rispetto e onore.” I suoi occhi si accesero di una strana fiamma. “Ebbene... posso sapere a cosa devo questa vostra visita? Perdonatemi ma non riesco ad immaginarvi nelle vesti di vostro nonno.” Di nuovo quel suo ambiguo sorriso. “Ma ditemi, dunque, Analopel. Avete tutta la mia attenzione. Come sempre.” |
Le notti nei mari Flegeesi sono diverse che in tutti gli altri luoghi.
Soprattutto dopo una giornata di vento e pioggia, quando poi il cielo comincia a schiarirsi, liberando un firmamento sterminato e tappezzato di stelle scintillanti come pietre preziose di ogni genere. E la falce della Luna nuova, luminosa, pallida e incantata, che sorge da Ponente appare simile ad un pendaglio d'argento levigato che sembra declinare sul giaciglio che solo poco prima ha visto spegnersi il crepuscolo. E in tutto questo il mare si mostra liscio, muto, splendente dei bagliori che la volta celeste abbandona e diffonde sulle sue acque. E in quel mare le vele si gonfiavano senza incontrare ostacoli e su entrambe le fiancate della Santa Rita due profondi solchi d'acqua, spumosi e fruscianti, scuotevano quell'intatto scintillio. A bordo c'erano musica, canti e risate tra i membri dell'equipaggio, che sembravano inneggiare alla vita libera che il mare aveva offerto loro. “Avanti, Cavaliere25.” Disse ridendo Emas. “Perchè non balli? Su, ogni buon marinaio deve saper ballare! Su, non farti pregare!” Lo esortava con un viso rosso e gli occhi lucidi, segni indiscutibili della sbornia causatagli dal troppo rum. “Dai, il vecchio Mc Pherson ti accompagnerà con il suo fischio!” Ad un tratto la vedetta sull'albero maestro segnalò una nave a babordo. “Nave inglese a sinistra!” Gridava. “Ehi, in coperta! Nave inglese a sinistra!” Guisgard allora prese il cannocchiale e affacciandosi a prua cominciò a guardare la nave avvistata in lontananza. “Per bacco!” Esclamò. “E sembra anche una gran bella nave! Cosa ne dite, amici? Andiamo a far visita al suo equipaggio?” “Ma no, capitano!” Scuotendo il capo Rynos. “Abbiamo ancora l'oro di quella nave portoghese da spartire fra noi! E gli uomini poi sono ansiosi di giungere a Portuga per spendere quell'oro!” “Già, l'oro brucia le tasche, Guisgard.” Aggiunse sorridendo Austus. “Ah, vedo che è in atto un ammutinamento!” Ironico Guisgard. E tutti scoppiarono a ridere. “E sta bene...” mormorò Guisgard, tornando a fissare quella nave “... torna pure in patria, amica mia... in quella patria che ora ci cerca e ci rinnega... quella patria che non rivedremo...” “Guisgard...” avvicinandosi a lui Austus “... vieni, deve presiedere alla spartizione del bottino... spetta a te scegliere per primo.” “Va tu, Austus...” fece il pirata “... stavolta presiederai tu alla divisione del bottino... io voglio restare a fissare ancora un po' questo cielo incantato... e forse dal firmamento sceglierò la mia parte di bottino...” sospirò “... amo guardare le stelle che scintillano sul mare in notti come queste... come se fossero gemme e pietre preziose... ma quando hai scelto quella che vuoi, la più bella fra tutte le altre, allora tenti di afferrarla... e in quel momento ti accorgi di quanto sia lontana e temi che neanche la magia di una notte come questa possa annullare tale distanza...” e malinconico restò a guardare il firmamento che splendeva sui mari flegeesi. http://monsterhunter.coldfusionvideo...in-Blood-3.jpg |
Ma non sono capace di ballare dissi chi mi da lezioni di ballo??? continuai a dire ridendo mentre guardavo gli altri marinai divertirsi e ridendo insieme come se era una gran festa
|
Annuì alle sue parole e ci incamminammo verso la Locanda. Giunti alla banchina, vidi per le strade e vicino a dei barili la feccia che corollava il quadretto: artiste del Burlesquè, ubriaconi, giocatori d'azzardo etc., non era un posto per tutti.....
Aprimmo la porta della locanda ed il fumo, l'odore di birra e le giovani cameriere ci circondarono. Ebbi un pò di mal di testa, ma poco dopo passò. Mi avvicinaì all'oste e chiesi: "Birra e un pasto caldo, sapete abbiamo viaggiato a lungo......c'è un tavolo per sedersi?" |
A quelle parole del maestro avvampai..il maestro aveva capito tutto..aveva letto nella mia anima..ma non mi diede diritto di replica e lo vidi andarsene via per aspettarlo l'indomani.
Sprofondai in una poltrona, certamente sapeva di avermi lasciata nel dubbio se mostrargli il manoscritto o meno..fidarmi di lui?Ma se lo conoscevo appena..e poi lo aveva ingaggiato il Governatore e non sapevo se lo avesse dissuaso a insegnarmi e dirmi ciò che il Governatore volesse. Mi alzai di scatto furente, da quel momento avrei agito da me..non avrei permesso a nessuno di decidere per me e non avrei mostrato il manoscritto.. mi guardai alla finestra che dava sul Golfo..e Crizia non mi conosceva affatto per poter dire che le persone belle sovente mentivano ed erano facilmente riconoscibili..dipendeva anche..dalla bellezza dell' animo. |
Cavalcai fino al lago e lascia bere il cavallo.
Mentre accarezzavo il suo candido manto sentii una voce alle mie spalle. Mi voltai e mi trovai di fronte ad un giovane che si riferiva al colonnello come zio. "Sono un' ospite del Colonnello, signore, il mio nome é Cheyenne. Posso sapere il vostro?" |
Come previsto, lo sguardo dello sconosciuto si posò su di me. Trasalii. Era davvero lui! Anche se non avevo mai visto il suo accompagnatore.
Posai il boccale sul tavolo e lo fissai negli occhi, con uno sguardo d'intesa. Cercai di trasmettere a quello sguardo tutte le parole che non potevo dire, tutte le emozioni che non potevo esternare. I nostri occhi si erano sempre capiti nelle settimane di viaggio. Pregai perché mi leggesse nel cuore. Ma non potevo permettermi che fraintendesse la mia posizione, non mi piaceva affatto il modo con cui mi guardava, con una faccia incredula e interrogativa. Così, senza distogliere lo sguardo dal suo, strizzai velocemente l'occhio destro, poi chinai il capo nel prendere il bicchiere come per annuire, in risposta al suo sguardo sorpreso. Tuttavia non fui l'unica ad accorgermi di loro, vidi un uomo avvicinarsi e strattonare l'uomo insieme a Guerenaiz. Sgranai gli occhi, per un istante, pensando a cosa avrei potuto fare. Ma sapevo che se li avessi difesi avrei ottenuto l'effetto contrario, così decisi di tentare. "Io vi conosco" dissi alzandomi in piedi, rivolta ai due uomini "Eravate alla taverna di Las Baias il giorno che sbarcai su queste maledette isole!" Risi, sarcastica. "Eravate, ubriachi al bancone.. Poco prima che le guardie del governatore venissero a prendermi... " Per un momento il mio sguardo si fece inquisitorio" le notizie volano in quel porticciolo eh!" Poi ripresi a ridere di gusto :"Hai poi chiesto di sposarti alla bella e prosperosa Josefine?" Dissi rivolta all'uomo che non conoscevo, sperando capisse il mio intento di farli passare per comuni malviventi. "E tu? " rivolgendomi a Guerenaiz . Hai salvato la tua "promessa sposa" rapita dai pirati? No, decisamente dovevo inventarmi qualcosa di più convincente. "Non ricordo chi giuravi e spergiuravi che avresti ucciso, tra una bottiglia e l'altra!" Incrociai le braccia, divertita, sperando che il mio diversivo servisse a calmare la tensione. |
Trascorse così la serata e poi la notte.
Un cielo chiaro di stelle avvolse le ore notturne, fino al mattino, quando il Sole tornò a splendere su Las Baias. Altea scese in giardino per fare colazione insieme ai suoi genitori. “Dimmi, Altea...” disse all'improvviso suo padre “... come trovi il tuo nuovo maestro? Lo trovi all'altezza? E' stato scelto da sua eccellenza in persona, dunque immagino sia degno di tale carica. Ma tu cosa ne pensi?” “Io trovo che sia molto intelligente.” Intervenne sua madre. “Ed anche perspicace. E poi è molto affascinante e questo di certo non guasta. Gli ho anche chiesto consiglio su qualche lettura e lui mi ha promesso dei libri che a suo dire sono adattissimi al mio gusto e ai miei interessi.” |
Tutti gli orari sono GMT +2. Adesso sono le 06.46.58. |
Powered by vBulletin versione 3.8.11
Copyright ©2000 - 2025, Jelsoft Enterprises Ltd.
Copyright © 1998 - 2015 Massimiliano Tenerelli