Camelot, la patria della cavalleria

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elisabeth 02-02-2012 21.12.04

Daniel stava veramente male,ormai era alla fine le sue forze stavano per svanire.....abbracciarti Daniel '...ti abbraccero' perche' starai davanti a me come il giovane sano e robusto che sei........si accascio' sul pavimento e il mio cuore fu trapassato da una lama.....i soldati lo aiutarono e noi fummo sospinte all'interno di un palazzo magnifico....mi rizzai sulla schiena nonostante avessi mani e caviglie con i ferri......Un Cavaliere apparve e tenne con la donna che ci aveva catturato una conversazione ben articolata.....ognuno voleva sfidarsi a duello...lei con la spada lui tra le lenzuola......e come animali attendemmo la fine della nauseabonda discussione......quando un valletto ci rese onore con la fine della discussione e nonostante il malcontento della Donna fummo introdotti nella sala del Trono......Una Donna stupenda dall'incarnito simile all'alabastro sedeva sul trono....una donna con una grande forza interiore.....il suo animo ebbe pieta' di Daniel e il mio pensiero ebbe motivo di gioia....la ricchezza di quel luogo era d ala sciar senza parole, un sogno dove l'arte di mille scalpellini...di orafi e vasai....uniti a grandi esperti di tessuti...diventava realta'...Altea prese la parola e spiego' l'accaduto....quando mi accorsi che era il mio turno..il silenzio in quel momento non aveva valore..........mi avvicinai ancor di piu' ad Altea....." La mia amica ha spiegato cosa ci e' successo.....forse la nostra poca umilta' ci ha portato a desiderare di varcare le porte di questo mondo......ma e' stata la natura stessa a trascinarci da questa parte......un'onda ha fatto si che ci ritrovassimo sulla vostra terra...tra le acque calde......siete stata clemente col ragazzo, avete il senso della giustizia, non siamo spie....non conosciamo i vostri nemici perche' non conosciamo i vostri amici.............la natura stessa non vi ha protetto....."........Speravo tanto che nessuno mi riconoscesse, infondo malconcia com'ero sarebbe stato impossibile...il mio sguardo si poso' su quella donna Clorinda...cosi' mi sembrava si chiamasse.....e se noi fossimo solo un modo per poter distrarre la Regina....da lei ?...chi era lavera spia.....

Guisgard 03-02-2012 00.45.06

Il nano avanzò verso il fuoco fissando Parsifal.
“Non allarmatevi, miei signori.” Disse ai due che gli puntavano contro le armi. “Vedete, noi nani abbiamo un codice di comportamento e da questo dipende il nostro unico vero bene… l’onore. Voi mi avete aiutato a fuggire, messere” fissando Parsifal “ed io sono in debito con voi.”
“Non hai alcun debito, nano.” Fece Redentos. “Anzi, forse ne abbiamo noi uno con quegli zingari, visto che ti abbiamo sottratto a loro.”
“Ero stato rapito da quegli individui, cavaliere” replicò il nano “e grazie a voi ora sono tornato libero.”
“E sia, allora.” Fissandolo Redentos. “La questione è dunque chiusa. Sei libero e vai con Dio.”
“No, cavaliere… sono in debito con il vostro amico” indicando Parsifal “ed il mio onore mi impone di seguirlo fino a quando non mi sarò sdebitato.”
Redentos si accorse che quel nano era alquanto determinato.
“E in che modo pensi di sdebitarti?” Domandò il cavaliere.
“Ripagando con la stessa moneta… salverò anche io la vita a questo ragazzo.”
“Sei dunque un guerriero?”
“No, un bardo.” Rispose il nano. “E questa è la mia sola arma.” Mostrando una crotta.
“Vuoi riscattare il tuo debito suonando e componendo versi?” Sorridendo Redentos.
“Lo riscatterò come il Cielo me ne darà la possibilità, milord.”
“Qual è il tuo nome?”
“Avid, il nano, milord.”
“Cosa ne pensi?” Chiese Redentos a Parsifal. “Accettiamo i suoi propositi?”

Guisgard 03-02-2012 01.04.15

La regina ascoltò prima le parole di Altea e poi quelle di Elisabeth.
“Che storia assurda!” Esclamò Shoyo. “Nessuno può navigare da Sud il Calars! E se anche fosse, nessuno ne uscirebbe indenne!”
“Vi siete eretta a giudice, milady?” La interruppe la regina. “Cosa sapete di queste persone? Solo che si trovavano nella selva, mi sembra di capire…”
Shoyo chinò il capo in segno di rispetto.
“La loro storia” continuò la regina “mi sembra molto simile a quella narrata dall’uomo dei cigni… anch’egli scambiato da voi per una spia…” fissando la donna cavaliere.
“E infatti ne sono ancora convinta, maestà.” Disse questa. “Come sono convinta che queste due donne mentono.”
“Vedremo…” fece la regina “... per ora resteranno al palazzo, come è accaduto per l’uomo dei cigni. Nel frattempo decideremo la loro sorte.”
“Lord Goxyo forse non approverà…”
“Sono io la regina!” La zittì la sovrana. “E ho parlato. Così sia scritto e così sia fatto.”
Shoyo chinò di nuovo il capo davanti alla monarca.
“Resterete qui a palazzo” disse la regina fissando Elisabeth e Altea “e sarete libere di muovervi fra le sue mura… ma per ora non vi sarà concesso di uscire.” E diede ordine ai servi di togliere loro le catene.

Guisgard 03-02-2012 01.11.59

Daniel fu condotto in una stanza per essere medicato.
“Cosa è accaduto a questo ragazzo?” Domandò un uomo ai due servitori che avevano portato lì Daniel.
“Ha avuto la sfortuna di incontrare i cavalieri di lady Shoyo.” Rispose uno dei due servi. “Dottore, fate attenzione, potrebbe essere un nemico.”
“Va bene…” annuendo l’uomo “… andate pure… mi occuperò io di lui…”
Daniel aveva perso molto sangue e la ferità cominciava ad infettarsi.
L’uomo allora sterilizzò il taglio e coprì la carne ancora viva con stoffa essiccata e poi bruciata, mista a fango e sughero.
Vi aggiunse poi alcuni unguenti particolari per fermare una possibile emorragia.
Dopo un pò Daniel riprese finalmente i sensi.
“Ben svegliato, ragazzo mio!” Disse l’uomo. “Ne avevi di sonno, eh!” E rise di gusto.

Parsifal25 03-02-2012 01.29.13

Rimasi esterefatto da quelle parole, io ho solo fatto il mio dovere..... un uomo non può privare la libertà ad altri uomini. Essa è il dono più grande.

"Maestro..... ho solo svolto il mio dovere e rispettato ciò che mi diceva il cuore. Non penso di meritare tutto ciò."

Riposi l'arco e dissi: "Messere, crede veramente che possa essere insignito di ciò?" chiesi al nano.

"Servendo me.....e come foste di nuovo prigioniero, ne vale la pena?"

Fissaì il Maestro e dissi:

"Maestro..... può unirsi a noi? Ma non come servo bensì come amico"

Tali parole sembravano stemperare il sospetto che avevo.... ma non era così. Il libro prestatomi non doveva cadere nelle mani di persone che avrebbero pensato a se stessi. Scopriremo con il tempo quali sono i suoi intenti. Per adesso, ci segua dissi tra me e me.

Guisgard 03-02-2012 02.15.42

Redentos sorrise a quelle parole di Parsifal.
“Hai sentito, Avid?” Fissando poi il nano. “Ti unirai a noi come amico, non come servo.”
“Di più non posso osare chiedere.” Rispose il nano. “Preferirei avere al mio fianco un amico fraterno, anziché mille servi. Madonna Amicizia mi aiuterà a sdebitarmi col vostro giovane amico.”
Redentos allora invitò il nano a scaldarsi accanto al fuoco insieme a loro.
“Siete cavalieri erranti, miei signori?”
“Una specie…” sistemando altra legna sul fuoco Redentos “… del resto ogni cavaliere è sempre in cerca di qualcosa…”
“E voi di cosa siete in cerca, di grazia?”
“Non sono poi tanto diverso da te, buon nano…” rispose Redentos “… la differenza è che tu vuoi sdebitarti, mentre io invece devo riscuotere un credito…”
“E a chi domanderete quel credito, milord?”
“A Dio Onnipotente…”
Il nano si segnò tre volte e così fece anche Redentos.
“E dove riscuoterete il vostro debito?”
“In un luogo tanto lontano e ignoto” fissando l’immensità della notte il cavaliere “che nessuno sembra conoscerlo… un luogo chiamato Tylesia…”
“Tylesia…” ripeté il nano “… la città posta tra le acque e i Cieli…”
Redentos lo fissò turbato.
“Conosci quel luogo?” Domandò quasi incredulo.
“Ne conosco la fama, milord…” rispose il nano “… e forse anche la sua ubicazione…”

Altea 03-02-2012 08.08.35

Elisabeth continuò dove io non ebbi coraggio di parlare più, la Regina sembrava benevola, e iniziò una accesa discussione con Lady Shoyo, quella donna non mi piaceva per niente, doveva celare qualche mistero.
Poi udii parlare di un uomo dei cigni...."Goz?" pensai....volevo esporre alla regina che il capitano della nave era proprio lui, ma pensai che forse dovevo aspettare il momento giusto.
La regina ordinò di liberarci, finalmente potevo sentire le mie mani e i piedi liberi.."Vi ringrazio..maestà, grazie per averci dato una possibilità." Ma non ero sicura dentro di me, dovevo stare attenta alla donna cavaliere e il suo seguito.

Daniel 03-02-2012 08.35.02

Mi svegliai in una specie di studio medico.. Stavo un pò meglio ma mi sentivo ancora male.. Prima non ero molto cosciente di ciò che mi accadeva ma ora sì.. Mi guardai la mano e urlai..
<<AAAAH! DOV'è LA Mia MANO?'>>
Guardai con occhi disperati quell'uomo che rideva..

elisabeth 03-02-2012 10.40.06

Lady Shoyo era oltremodo contrariata, era come se dovesse trovare dei colpevoli ad ogni costo e piu' ne trovava piu' la sua strada sarebbe stata sgrombra per i suoi strani piani, la Regina era una donna saggia. Potei avvertire cio' che succedeva a Daniel, era stato portato dal Cerusico e lo aveva medicato con cio' che il bosco gli aveva donato.......evitandogli un'emorragia.......era sveglio e florido la sua forza potevo sentirla vibrare in tutto ill mio essere.....la mia mente si mise in contatto con la sua.." Daniel....ascoltami ti prego...sii cordiale col cerusico..non esplodere nella tua arte magica, scopriamo prima cosa succede e bada nessuno deve sapere chi sei...forse e' l'unico modo per uscire vivi da questa storia.."...cosi' la mia mente invase Daniel........" Mia Regina vi ringrazio per averci dimostrato il vostro intendere la giustizia.....nessuno di noi due oltrepassera' mai le mura della vostra citta', chiedo solo di poter vedere il ragazzo..la sua salute mi sta molto a cuore....spero che lady Altea sia felice di accompagnarmi......e inoltre desidero dirvi che madre Natura ha un suo disegno...e alle volte cio' che noi sembra impossibile..puo' veramente accadere...essere qui e' stato solo un suo volere...".......liberata dalle catene mi massaggiai i polsi..erano doloranti ma meglio il dolore che una morte spietata e Lady Shoyo.....sapeva come infliggere pene dolenti ai suoi nemici.........Chi ero lo avrei tenuto in serbo.....a tempo debito i conti si sarebbero pareggiati.........la pazienza conduceva alla saggezza e la saggezza apriva le porte all'equilibrio....ogni cosa avrebbe trovato posto.....mi voltai verso Altea " Cara amica mia un po' di respiro in questo momento di grande affanno.....voi e mio figlio siete sato il dono piu' bello e solo per un Taddeo....".....

cavaliere25 03-02-2012 10.49.59

si dissi posso muovermi guardando quel uomo poi io non ero a fare una gita ero in cerca di lavoro in città e incontrai due monaci che erano diretti in un posto per costruire una chiesa è la prima volta che vedo questi posti non li conosco voi dove alloggiate? sapete dopo posso passare la notte ? chiesi e aspettai la risposta

Parsifal25 03-02-2012 13.26.33

Avid conosceva il luogo che il Maestro Redentos ricerca da anni...... ecco perchè riconobbe quel libro.... Avid conosceva leggende, magie e arcani misteri, il mio sospetto andava declinando, ma era meglio essere accorti.....

Interuppi il silenzio per informare il Maestro dei risultati sulla mia ricerca in quel monastero.

"Maestro, ho trovato molte traccie e risolto molti enigmi in quella biblioteca.... penso sia giunto il momento di conferire."

Tiraì fuori il mio diario di viaggio e gli spiegaì il significato mistico di quel crine.

"Ecco qui, il crine di cavallo che abbiamo ritrovato presso la casa nella radura, è una pratica pagana. La leggenda narra che un demonio che sconfinava nella valle indisturbato creò codesto amuleto. Serviva per renderlo forte ma nello stesso tempo per condannarlo.... infatti tale pratica venne attuata da un contadino che appendendo un crine di cavallo fuori la porta per evitare di essere ucciso, obbligò il demonio ad intrecciarlo e ad allontanarsi da qual luogo"

Inoltre dal diario stesso tiraì fuori la lettera che avevo trovato e la consegnaì al mio Maestro

"Maestro le consegno anche questa lettera.....non ho aperto perchè Lei la doveva prima vedere. Ecco a lei...... "Di Lattanzio Falcone, sul resoconto dei padri domenicani oltre il Calars"

Guisgard 03-02-2012 14.12.27

Daniel si svegliò di colpo e cominciò ad urlare.
“Già, la tua mano…” disse l’uomo che l’aveva medicato “… è stata tagliata di netto e attorno alla manica c’erano tracce di erbe e fiori particolari... ti hanno catturato nella selva sul Calars, vero?” Si avvicinò al giovane apprendista e controllò il polso del ragazzo. “Si, l’infezione si è arrestata… guarda il lato positivo, non hai più una mano, ma almeno la cancrena non ti mangerà anche il resto del corpo.” Lo fissò. “Chi sei? Perché ti hanno mozzato una mano?”

Guisgard 03-02-2012 14.23.38

Il chierico fissò Cavaliere25 ed abbozzò un sorriso.
“Cerchi dei monaci ed un luogo per dormire?” Dandogli la mano ed aiutandolo ad alzarsi da terra. “Allora oggi è il tuo giorno fortunato, ragazzo! Andiamo, non è tanto sicuro restare qui.”
I due, così, attraversarono un tratto di quella selva, fino a raggiungere un grosso spuntone roccioso sul quale era addossata un’antica costruzione.
Si trattava di un qualche edificio di origine militare, adattato a chiesa.
Il chierico aprì la pesante porta e fece segno al boscaiolo di entrare dentro.
Richiusa la porta alle loro spalle, l’uomo riavviò il fuoco nel cammino e mise una pentola accanto al fuoco.
“Riscaldati pure…” disse poi a Cavaliere25.
Ma proprio in quel momento, il boscaiolo vide una piccola scatola in legno adagiata su un mobile: era la stessa che avevano i due monaci, Jovinus e Plautus, saliti con lui sul Carrozzone.

Daniel 03-02-2012 17.44.57

La mia mano? L'avevano tagliata? Mi alzai di scatto e iniziai a correre in tondo urlando:
<<Lamiamanolamiamanolamiamanolamiamanolamiamanolam iamanolamiamanolamiamanolamiamano>>
L'uomo mi guardava male ma io ero nel panico non avevo più la mano!

elisabeth 03-02-2012 18.02.57

Mi si rizzarono i capelli sulla testa..le urla furiose di Daniel mi arrivarono come fulmini a ciel sereno......incominciavi a diventare ansiosa...dovevo trovare Daniel....." Mia Regina se permettete io mi congederei......ore su quel carro in catene....ho bisogno di camminare.....che ne dite lady Altea, ci sono giardini stupendi e fontane dagli zampilli di acqua pura.....andiamo a medicare il nostro corpo e la nostra anima...con queste stupende visioni....".....feci un inchino ed attesi che Altea salutasse

Altea 03-02-2012 18.06.28

Ad un tratto sentii delle urla di ragazzo...sembravano quelle di Daniel, che stava succedendo, rabbrividii. Elisabeth cercò di congedarsi dalla Regina e capii vi era un motivo..."Maestà, grazie per questa ospitalità, pure io desidererei finalmente godere della bellezza di questo posto, chiedo congedo, sono a Vostra disposizione per ogni evenienza" e mi congedai con un leggero inchino.

elisabeth 03-02-2012 18.12.24

E cosi' uscii dalla sala del Trono.....ero perfettamente consapevole che lady Shoyo ci avrebbe fatto pedinare, ma io non volevo far altro che cercare Daniel...era uscito fuori di mente........e incominciammo a percorrere un lungo corridoio...le urla di daniel eran forti.....ma sembrava che il corridoio si allungasse..piu' camminavamo piu' il corridoio si allungava..." Alteae' la mia impressione o noi nonstiamo facendo nessun passo.....sembra di non ruscire ad andare avanti..."....

Altea 03-02-2012 18.29.12

Uscimmo da quella bellissima stanza...passai davanti a uno specchio, mi vidi stanca, scompigliata, con miseri vesti.."come mi sono presentata davanti a una bellissima Regina" pensai. Iniziammo a camminare per il corridoio, il mio sguardo era attento, non mi fidavo di Lady Shoyo ma ancor di più di quell'uomo con cui aveva parlato. Ad un tratto Elisabeth mi parlò..il corridoio..."si.. hai ragione sembra allungarsi, una illusione ottica?"

elisabeth 03-02-2012 18.39.17

Le parlai...mentre la vidi specchiarsi.....e si...eravamo veramente due spie di ultima categoria, sporche i vestiti a tratti strappati e i capelli che avevano l'aria di non vedere acqua da tempo......." Lady Altea non crucciatevi oltremodo.....forse il nostro abbigliamento avra' rafforzato il nostro racconto...due spie in brandelli, credo che la Regina abbia avuto un atto di compassione nei nostri confronti.......e per quanto riguarda questo corridoio...e' cosi' strano.....guardate un uscita nel giardino.....arrivare a Daniel sara' un problema...forse un po' d'aria ci fara' bene, sino ad ora abbiamo pensato poco a noi stesse......"....

Altea 03-02-2012 18.48.39

"Avete ragione Elisabeth, cosi siamo più credibili....due vere naufraghe, solo mi chiedo per quanto dovremmo stare in queste condizioni...spero almeno ci diano una stanza e non ci facciano dormire in una fredda prigione." Elisabeth mi indicò una uscita sul giardino, l'idea mi allettava, poichè avevo visto dei fiori meravigliosi e volevo finalmente godere di quelle bellezza rara. "Andiamo cara amica..dopo di voi..e non temete a Daniel ci penseremo dopo, non penso gli faranno del male, forse urlava per il dolore alla mano."

elisabeth 03-02-2012 19.00.53

Altea aveva ragione......eravamo una vera pezza, nel vedere il giardino e l'acqua calda con i suoi vapori...chiusi gli occhi e pensai .....come mi mancavano i privilegi del bosco.....mi sentivo pienamente Donna e cosi' guardai quei splendidi fiori......" Altea guarda, la natura e' stupenda....e anche se non siamo decenti....ella mi ha riconosciuta..."

Altea 03-02-2012 19.19.12

Il giardino emanava profumi di ogni genere dovuto alle varie varietà dei fiori, Elisabeth mi mostrò un laghetto, toccai l'acqua, era calda e emanava vapori, e sopra vi era un maestoso gelsomino dal profumo intenso.."E' vero Elisabeth, la natura ci offre doni che l'essere umano non è in grado di fare...sapete?? vorrei tuffarmi in questo laghetto per rigenerarmi e godere della Natura stessa, ma presumo siamo...controllate".

elisabeth 03-02-2012 19.26.40

L'acqua era invitante....ma non potevamo toccarla....alcune fonti potevano essere sacre...." Per ora possiamo solo guardare....non c'e' stato vietato nulla se non uscire dalle mura..ma non c'e' stata offerta alcuna possibilta' di ristoro e questo vorra' dire qualcosa..un'ospitalita' un po' particolare..per ora godiamoci queste meraviglie......anche perche' nessuno puo' impedircelo..." Mi sedetti sul bordo della fontana.....riuscendone a sentirne il calore......avevo una gran desiderio di vedere Daniel.....ma avevo anche la voglia di interropere quel senso di inutilita' che mi opprimeva.......guardai Altea.....era una donna forte.....ed ingenua......aveva voglia della vita stessa.....avevo avuto fortuna ad incontarre lei...speriamo che la fortuna continuava a sorriderci....

Guisgard 03-02-2012 20.32.38

Redentos prese quella lettera dalle mani di Parsifal e cominciò a leggerla:

“Monsignore, abbiamo da poco attraversato la sponda ovest del Calars.
Ormai credo di poter dire che siamo giunti in una regione sconosciuta. I monti che la racchiudono sono alti ed imbiancati dalla nave, a dimostrazione del clima freddo che imperversa in queste terre.
Eppure il fiume continua ad essere caldo, liberando nell’aria dense vampate di calore.
Frate Sardus, insigne studioso di teologia e appassionato delle discipline naturalistiche, ci aveva messo in guardia…a suo dire il contrasto tra il calore liberato dal fiume e l’aria gelida di questa regione può generare violente variazioni climatiche.
E di questo ne avemmo conferma dopo qualche giorno…
Mentre il nostro viaggio proseguiva, ci ritrovammo all’improvviso in una stretta gola di pietra, sotto i colpi di un formidabile vento.
Las nostra imbarcazione si rovesciò, spezzandosi poi in più parti.
Alla fine solo alcuni di noi si salvarono da quel terribile naufragio.
La Provvidenza volle donarci un rifugio tra le rocce.
Attendemmo in quella grotta la fine della tempesta, per poi ritornare indietro, attraverso un folto ed impenetrabile bosco.
La nostra spedizione verso le sorgenti del Calars è fallita miseramente.”

Redentos ripiegò la lettera e restò pensieroso.
“Già…” mormorò “… molti ricercano quelle sorgenti… per alcuni, oltre il fiume si trovano inestimabili tesori… per altri un luogo paradisiaco… per altri ancora, oltre il Calars vive una civiltà tanto antica quanto avanzata… chissà cosa si nasconde davvero oltre quel fiume…”
“Tutto ciò che avete detto, milord.” Rispose Avid il nano.
Redentos lo fissò incuriosito.
“Secondo le leggende che si raccontano nelle mie terre, alle sorgenti del Calars vi è la mitica città che state cercando… Tylesia…”

Guisgard 03-02-2012 20.48.46

Elisabeth ed Altea, congedatesi dalla regina, raggiunsero un bellissimo parco.
Stradine lastricate ed abbellite da statue di gusto classicheggiante, cespugli coperti di fiori, alberi carichi di frutti e fontane che disegnavano superbi giochi d’acqua si mostrarono alle due naufraghe.
L’aria era fredda ed il cielo pulito e nel parco dominava un’intensa varietà di profumi, tutti nascenti da quei meravigliosi fiori.
Ad un tratto Elisabeth e Altea videro, poco distante da loro, un cancello tutto in oro battuto, con lance a testa d’alabastro come grate.
Un massiccio lucchetto di diamante, dunque impossibile anche solo da scalfire, teneva chiuso quel cancello.
Un servo allora si avvicinò alle due donne.
“La regina vi manda queste pelli…” disse “… qui il clima è freddo e i vostri abiti non potranno ripararvi dal gelo della notte.”
Erano delle bellissime pellicce, che avrebbero coperto e riparato dal freddo le due belle naufraghe.

cavaliere25 03-02-2012 21.39.17

Guardai quella scatola e dissi dove l'avete presa quella o chi ve la data avvicinandomi al l'uomo che fine hanno fatto i miei amici continuai a dire dove ci troviamo di chi è questo posto chiesi ancora e mentre parlavo mi guardavo intorno

Altea 03-02-2012 22.11.09

Scrutavo quel bellissimo parco, c'era quiete e si sentiva solo il rumore dei zampilli dell'acqua e del cinguettio degli uccelli..sentivo il profumo del gelsomino, a me tanto caro.
Ad un tratto il sole fece luccicare un cancello..mi avvicinai, era superbamente ricco, d'oro e guardai il lucchetto, era di diamante. Rimasi sbalordita da tale ricchezza...chissà dove si trovava la chiave. Era impossibile rompere il lucchetto, poichè fatto strano della natura solo il diamante scalfisce se stesso.
Iniziava a fare freddo, rabbrivvidii e ci raggiunse un servitore con delle pellicce in mano, dicendoci che la regina, benevolmente, ce le aveva fatte pervenire per non passare la notte all'agghiaccio. "Come scusate? Potete ritornarle alla Regina, ringraziando,siamo sopravvissuti a un naufragio e non ho paura certo del gelo. Noto che siete molto ospitali in questo Regno, dovremmo pure dormire nel giardino..è cosi sia e la mia coperta sarà la Volta Celeste con la Luna splendente e le stelle a farle da contorno." Mi sedetti su una panchina...non mi importava se recassi offesa, ma io mi sentivo offesa, mi ero già sottomessa abbastanza, e forse...forse...avremmo potuto scappare da quel cancello.

Chantal 03-02-2012 23.10.31

“Come sta?” Chiese alla governate.
“Sta…” mormorò questa “… sta meglio… grazie a voi…” e strinse ancor più Chantal.
“Sono settimane che fuggiamo attraverso il bosco…” fece Vayvet “… senza incontrare nemmeno un prete… non posso biasimare i miei uomini…”
“Quell’uomo…” fissandolo la governante “… ha tentato di…”
“Fatela coprire meglio…” la interruppe il fuggiasco “… magari anche i capelli…”

Come si sentisse,si domandava quell'uomo di Chantal.
Neanche la ragazza sapeva darsi una risposta,si sentiva svuotata dei pensieri e incapace di reagire nel corpo.
Era provata,disillusa,forse.
Disillusa del mondo e dei buoni sentimenti che aveva senpre creduto reggerlo.
Poi quelle parole..
“Fatela coprire meglio… magari anche i capelli…”
Chantal ascoltava silenziosamente,e a quelle parole seguì un istintivo gesto da parte della ragazza,cioè sfiorarsi i capelli e tentare di raccoglierli.
Si,Chantal aveva dato molta importanza all'incoraggiamento del fuggiasco verso la governante perchè la aiutasse a rivestirsi ed a coprirsi anche i capelli.
Lasciare giù i capelli,per Chantal,significava denudare una parte della sua intimità,significava mostrarsi vulnerabile,ma in quel momento era importante per lei tenere i capelli sciolti,cascanti sul viso,perchè la facevano sentire protetta,il fatto che le ciocche le cadessero sulle guance e sugli occhi, coprendoli in parte,la rassicurava,la faceva sentire rifugiata dentro un piccolo mondo impenetrabile e inviolabile,dietro il quale nascondeva anche i suoi pensieri.
I suoi pensieri .. erano immobili come i suoi occhi.
E i suoi occhi erano sconcertati,umidi,e temeva che fossero spenti dinnanzi all'orrore di quella notte.
Invece non erano spenti i suoi occhi.No,erano vividi e luminosi,di una luce che piano piano stava affiorando nuovamente ai suoi pensieri.
La governante le porse un lembo ricamato,un fazzoletto bianco prelevato sempre dal baule,quello che Chantal usava per coprirsi il capo quando si recava in chiesa.Era di fattura semplice e di trama impalpabile,Chantal lo raccosle e se lo posò sui capelli,ma senza annodarselo,e questo le procurò che le scivolasse presto sulle spalle sebbene in parte le tenesse nascosti i capelli che le cadevano sulla schiena.
Chantal nutrì un senso di disagio improvviso,percepiva gli occhi del fuggiasco su di lei.
Ed era così.La ragazza se ne stava accoccolata vicino al fuoco,ancora scossa dai brividi,si era portate le ginocchia al petto e le tratteneva con le braccia avvolte intorno ad esse,le sue mani,fredde e pallide,le penzolavano,invece,come se non avesse forza di reggerle e muoverle,nè permettere loro di compiere il minimo gesto.,mentre il ferito la guardava.
Per un momento Chantal voltò il capo verso il fuoco lasciando che la luce delle fiamme come un riverbero si posasse nei suoi occhi,il viso prese un po' di quel rossore che le veniva dal calore del focolare,ed i muscoli,prima irrigiditi dalla paura e dal freddo,presero a sciogliersi con morbidezza.
Chantal sospirò leggermente,aveva preso coscienza dell'accaduto ed ora si sentiva più sollevata,anche più rincuorata.
Guardò attraverso le fessure dei battenti i primi raggi di sole che si affacciavano alla casa sul Calars filtrando tra gli infissi,penetrando dolcemente ad accarezzare l'aria ed i suoi contenuti.Quella luce,flebile e sinuosa,le distendeva i sensi,sciogliendo le sue paure.
Non riuscuva a rendersi conto del tempo che scorreva inesorabile,non seppe quqntizzare quanto a lungo fosse rimasta così,in raccogimento con i suoi pensieri,in balia dei suoi stati d'animo.
Poi di nuovo quella voce..

“Vi ha fatto male, Monty?” Domandò Vayvet appena rimasto solo con Chantal. “Sto parlando con voi…” fissandola “… e guardatemi quando vi rivolgo la parola…”

Quella voce la stava forzando ad scoltare,a rispondere,ad abbandonare il suo ssilenzio e sforzarsi di interloquire con quell'uomo ancora debole ed accasciato poco distante da lei.
Non credeva di riuscirci,eppure..la risposta le uscì limpida,decisa,come capace du superare la berriera di difesa che aveva creato intorno a lei nel momento in cui aveva abbandonato la follia di commettere una terribile sciocchezza.
Perchè una vera sciocchezza era quella che le aveva attraversato la mente quando,impugnando un tronchetto acceso,aveva desiderato di incendiare la casa per porre termine allo scempio.
Ora,però,si sentiva disarmata di fronte a quella domanda che,dietro la brusca cornice di severità,celava una sentita premura verso di lei da parte di quell'uomo i cui occhi non recavano il cupo velo di uno spirito sanguinario,sebbene lo fosse stato in quella notte per necesità,e che invece adesso appariva a Chantal solo come un ricercatore di quiete e pace,il perseguitore di una qualche tregua al suo cruento mondo di malvagità.
Allora Chantal desiderò di guardarlo negli occhi e leggervi direttamente ciò che stava sentendo,e proprio negli occhi del fuggiasco ferito trovò quella conferma,e la forza necessaria a rispondergli.
"Ho avuto paura,monsieur."Rispose la ragazza scrutando il suo sguardo con benevolenza,per poi chinare il capo e tornare a fissare un raggio di Sole che disegnava una luminosa scia sospesa attraverso la quale minuscoli e impercettibili corpuscoli fluttuavano anche solo al suo respiro che smuoveva l'immobilità dell'aria.
"E la vostra ferita,"concluse a tono di voce molto basso"vi fa male?"

Parsifal25 03-02-2012 23.55.31

Le mie orecchie non potevano credere a ciò che ero riuscito a riportare alla luce, una lettera scritta di mano presso l'ingresso di Tylesia. Rimasi basito dinanzi a ciò.

Il Maestro Redentos sembrava molto preoccupato su ciò. Lo fissaì e chiesi:

"Maestro....come mai questa espressione così cupa? Non siete contento, finalmente avete ottenuto che, probabilmente, Tylesia non è frutto della vostra immaginazione. Manterette i vostri propositi".

Guardaì Avid e dissi: "Caro amico, siete sicuro che ciò che raccontano le leggende corrisponda a realtà, sapete..... io credo molto in queste "vere fantasie".... proprio come il dilemma che racchiude questa croce donatami. Possiamo raggiungerla?"

Non potevamo buttare la spugna, eravamo ad un passo per svelare la verità sulla "leggendaria" Tylesia.

Guisgard 04-02-2012 01.04.14

Il servitore sorrise a quelle parole di Altea.
“Le pellicce” spiegò “occorrono per ripararvi dal freddo, poiché avete deciso di passeggiare nel parco del palazzo. Sua maestà ha già ordinato di farvi preparare una stanza. E ovviamente potete prendere possesso in qualsiasi momento del vostro alloggio, mie signore.” Chinò il capo. “Io stesso vi condurrò alla vostra stanza.”

Guisgard 04-02-2012 01.11.07

Il chierico sistemò il fuoco e poi mescolò la minestra che aveva messo a riscaldare.
“I tuoi amici?” Fissando Cavaliere25. “Non conosco i tuoi amici. Perché dovrei sapere della loro sorte?” Si voltò poi a fissare la scatola di Jovinus. “Sei curioso, sai?” Tornando a guardare il boscaiolo. “Non sai che è scortese fare troppe domande quando si è ospiti in casa d’altri?”

Guisgard 04-02-2012 01.29.54

Avid fissò Parsifal.
“Conosco sin da piccolo” disse “la leggenda della mitica Città posta tra le acque e i Cieli… e ciò che è stato scritto in quella lettera” indicando il documento appena letto da Redentos “è conosciuto da sempre dai membri del mio villaggio. Nessuno può pensare di raggiungere Tylesia sfidando il Calars. La città si trova in una regione freddissima e il contrasto dell’aria col calore sprigionato dal fiume genere terribili tempeste.”
“Per terra è possibile raggiungere quella città?” Chiese Redentos.
“Impossibile, milord.” Rispose il nano. “Tylesia è protetta dalle acque nascenti del Calars. Solo risalendo il fiume è possibile raggiungerla.”
“Il nostro viaggio è dunque destinato a fallire?”
“Forse no, milord…”
Redentos lo fissò.
“Secondo la tradizione” continuò il nano “vi è un momento in cui il Calars si ammansisce e diviene navigabile per tutto il suo corso…”
“In quale momento?”
“Il Primo Venerdì di ogni mese…” rispose Avid.
“Allora risaliremo il Calars proprio quel giorno.” Disse Redentos. “Ora conosciamo la meta del nostro viaggio, allievo…” rivolgendosi poi a Parsifal “… lì troverò ciò che cerco… e forse anche tu scoprirai qualcosa riguardo al simbolo che porti sempre con te…” indicando la Croce di Longiniu.

Guisgard 04-02-2012 01.47.51

Vayvet si sistemò meglio sulla sedia.
Con una smorfia tradì il dolore che quella ferita ancora gli procurava.
“Siete combattuta, vero?” Domandò a Chantal. “Non sapete se sperare o meno nella mia morte. Si, posso leggere il disprezzo nei vostri occhi, ogni volta li posate su di me… se io morissi, chi terrebbe a bada i miei compagni? Questo pensate, vero? Tuttavia, la mia presenza vi provoca disgusto… come vi chiamate?” Chiese alla ragazza. “Questa è l’ultima volta che ve lo chiedo…” mormorò con tono minaccioso.

Altea 04-02-2012 08.10.37

Il servitore scoppiò in una sonora risata "Ride" pensai "io vi trovo molto da piangere". Egli, però, con sorpresa ci disse che quelle pellicce erano per la nostra passeggiata e che ci avevano assegnato una stanza. Mi coprii con una pelliccia, è vero...il vento era implacabile e freddo, era quello che ci voleva. Era strano come qui il tempo cambiasse in modo cosi repentino.
"Le nostre stanze?" dissi al servitore "grazie, se volete accompagnarci anche perchè sarei molto stanca". Guardai Elisabeth chiedendomi se ci avrebbero messe assieme o lontane per non comunicare.

cavaliere25 04-02-2012 11.33.41

Scusatemi signore per le mie domande ma quella scatola lo vista in mano hai due clerici che stavano con me e vedendola qui mi è venuto spontaneo chiedere dove la avete presa sembra saporita la minestra da suo profumo dissi sorridendo a quel uomo

Talia 04-02-2012 14.55.30

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 43419)
“Come stai, Talia?” Ansimando Guisgard. “Ma cosa ti è saltato in mente?” Cambiando umore e accigliandosi. “Perché sei venuta da sola in questo posto? Cosa volevi fare? Se ti fosse accaduto qualcosa?” Avvicinandosi e stringendola per le braccia. “Rispondi! Rispondi Talia! Perché non sei venuta prima da me?” I suoi occhi erano ancora lucidi a causa del fumo che avevano attraversato.
Ma incontrati quelli di lei, in breve ripresero il loro colore naturale ed anche l’animo del cavaliere si rasserenò.
“Li…” mormorò “… li ho uccisi tutti… chi non è caduto sulla mia lama è poi morto tra le fiamme…” parlava come se volesse scacciare la paura.
La paura di averla persa.

La sua voce, leggermente più alta del solito, e quel tono incalzante, agitato...
Lo fissavo con gli occhi spalancati e lucidi, incapace di parlare... ero talmente felice di vederlo... talmente felice che fosse lì...
Ma a quelle ultime parole abbassai lo sguardo per un istante, poi lo portai lontano... verso ciò che restava di quel grigio maniero... e allora, lentamente, mi allontanai da lui di qualche passo...
“Li hai uccisi...” mormorai con voce rotta “Li hai uccisi a causa mia... potrai mai perdonarmi?”
Rimasi in silenzio per qualche istante, poi sospirai...
“L’ho fatto per loro!” ripresi a dire, con gli occhi sempre fissi su quelle rovine fumanti “Per loro... loro sono la mia famiglia. La nostra famiglia! Ed io mi sento così responsabile... se il Maestro non c’è più è principalmente per colpa mia, e non potevo permettere che venissero anche buttati fuori dal Casale... non potevo... non avrebbero avuto nessun altro posto dove andare! Io... io pensavo che quest’uomo volesse soltanto conoscere le nostre ragioni, che volesse soltanto parlare dei nostri diritti...”
Un brivido improvviso mi corse lungo la schiena, scuotendomi tutta...
“Come ho potuto essere tanto sciocca?” mormorai, la voce carica di rimprovero verso me stessa...
Chiusi gli occhi, cercando di controllare quel brivido di orrore e di paura... ma fu vano.
E allora, d’istinto, mi voltai di nuovo verso di lui e lo abbracciai, stringendomi forte a lui... potevo sentire il suo cuore battere contro il mio e il suo respiro sereno, anche se leggermente alterato... questo mi tranquillizzò un poco.
“Ti ricordi...” mormorai poi, sollevando appena lo sguardo e portandolo nel suo “Ti ricordi quando mi promettesti che ci saresti stato sempre per me? Eravamo solo due bambini... ma io mi fidavo così tanto di te... mi sembrava che non ci fosse cosa che tu non potessi fare o situazione che tu non potessi risolvere...”
I miei occhi si fecero appena più cupi...
“Se solo tu sapessi quante volte ho pensato a quel giorno, durante questi dieci anni... se solo sapessi quanto ho pensato a te... quanto ti ho atteso... quanto...” esitai solo un attimo poi soggiunsi “Quanto ho sofferto per la tua partenza. Credevo che non ti importasse più niente di noi... che non ti importasse più niente di me...”

Grida... urla... parole basse e cariche ti rabbia...
Immobile, in cima alle scale, li sentivo litigare... ma non avevo il coraggio di scendere...
Era anche colpa mia se stavano litigando, ed io non avevo il coraggio di scendere ad affrontarli...
Poi, ad un tratto, quelle parole...
“Vuoi attaccarmi, Guisgard?”
“Ti odio, Maestro... ti odio e tu odi me... non tornerò mai più qui!”
Passi affrettati, poi la porta sbatté e tutto ciò che rimase fu silenzio.
Un silenzio rotto, dopo appena qualche istante, dalla voce del Maestro...
“Fyellon...” disse “...non deve più avvicinarsi a Talia!”
“Forse non tornerà più, Maestro...” replicò il figlio.
Io rimasi immobile lì dove mi trovavo per un istante, il sangue gelato nelle vene...
Mi sentivo sprofondare... sprofondare sempre più... non poteva andarsene, non poteva... aveva promesso!
Di scatto, allora, mi alzai e corsi nella mia stanza, verso la finestra... e lo vidi... stava percorrendo il viale...
“Voltati...” mormorai contro il vetro freddo “Voltati, ti prego... voltati...”
Ma non lo fece e pochi minuti dopo era sparito alla mia vista.
Un nero terrore si impossessò di me, le ginocchia mi cedettero ed io scivolai a terra, distrutta.
Non so quanto tempo passò, non so per quanto tempo rimasi lì, immobile, respirando a fatica... ma ad un tratto qualche leggero colpetto sulla porta mi ridestò.
Non risposi.
Ancora due colpi, poi la voce del Maestro...
“Talia... sei sveglia? Posso entrare?”
Ancora una volta non mi mossi, non parlai...
Silenzio, immobilismo... poi la porta si socchiuse e la testa del Maestro fece capolino...
“Talia...” mormorò, poi però mi vide ed il suo tono cambiò...
“Talia!” esclamò allora allarmato, corse verso di me e mi raccolse dal pavimento “Talia, mia piccola bambina...”
Con delicatezza mi adagiò sul mio letto, restando poi immobile e fissarmi...
Io tenevo il volto basso, scrutando il pavimento di fronte a me ma senza vederlo davvero.
“Talia, ti prego...” mormorò dopo qualche momento, la voce ora tremante di preoccupazione “Ti prego, dì qualcosa!”
Mi occorse un grande sforzo per ritrovare le parole e tornare a parlare, sentivo come qualcosa nella gola che mi impediva di dire alcunché e il cuore era diventato pesante.
“Se n’è andato!” mormorai infine, senza muovere lo sguardo “L’ho visto... l’ho visto percorrere il viale e...”
“Talia... a proposito di questo...”
“Perché l’ha fatto?” lo interruppi, senza neanche ascoltarlo “Perché? Io mi fidavo di lui! E lui se n’è andato... mi ha lasciata... esattamente come hanno fatto mio padre e mia madre... perché? Io credevo che lui fosse diverso...”
“Talia, ascolta...”
“No!” gridai, sentendo all’improvviso una gelida furia sopraffare tutto quel dolore, come se la mia anima stesse disperatamente cercando un modo per sopravvivere “Non voglio ascoltare... non voglio più ascoltare nessuno! Io... io gli volevo bene... io ero... e... e credevo che anche lui fosse... credevo che tenesse a me... credevo che ci sarebbe stato sempre... me lo aveva promesso!”
Gli occhi dell’uomo si allargarono a dismisura...
“Ora basta, Talia!” ingiunse, poi “Tu non sai quello che dici. Ed io non voglio più sentir parlare di questo, intesi?”
Finalmente alzai lo sguardo e lo puntai su di lui... i miei occhi erano rossi e lucidi ma il mio tono, quando parlai, era fermo...
“Va’ via, Maestro!” dissi “Voglio restare sola!”
“Talia...”
“Va’ via!”
I giorni che seguirono furono tra i più cupi che io rammentassi... dolore, incertezza, solitudine e quell’oscuro senso di abbandono...
Finché, una mattina, non trovai il Maestro che piangeva sulle rive del lago... e capii molte cose.

Quel ricordo mi sfiorò la mente ed attraversò i miei occhi mentre il mio sguardo era nel suo... erano passati tanti anni e tante cose erano successe, mi chiesi se e quanto anche noi eravamo cambiati...

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 43419)
Ad un tratto un brontolio seguito da un grugnito.
“Già, mi stavo dimenticando di te…” fece il cavaliere voltandosi verso la sua tigre “… si, hai ragione, amico mio… non vi siete ancora presentati… Talia, questo gattone è Sheylon!”

Mi riscossi e volsi lo sguardo sulla tigre...
“Sheylon...” mormorai con un sorriso, avvicinandomi cautamente e chinandomi appena “Oh... ti ringrazio infinitamente, Sheylon, per avermi trovata là dentro... e sono assolutamente felice di fare la tua conoscenza!”
Allungai una mano e sfiorai con la punta delle dita la testa dell’enorme felino... era bellissimo e la sua pelliccia era morbida e liscia... per qualche istante mi persi nella contemplazione di Sheylon... mi sentivo più tranquilla, ora, come se quella creatura avesse il potere di donare serenità alla mia anima...
Poi tornai a guardare Guisgard.
Lo osservai per un lungo istante, incerta... tutte le parole del mondo non sarebbero bastate ad esprimere tutto quello che avevo da dirgli, tutto quello che provavo per lui, da sempre... e forse non sarebbe neanche stato necessario... non era mai stato necessario parlare molto per comprenderci, fin da quando eravamo bambini.
Infine sospirai...
“Vorrei che tu potessi giurarmelo di nuovo, sai Guisgard?” mormorai, avvicinandomi a lui “...O che tu volessi giurarmelo di nuovo! Anche adesso! Qui! Come facesti quel giorno... quando mi promettesti che non mi avresti mai lasciata e che ti saresti preso cura di me!”

elisabeth 04-02-2012 19.23.09

Osservavo tutto con molta attenzione.....sino ad arrivare a quel bellissimo cancello in oro..un diamante per chiusura...alabrastro per adorno....che sfarzo, che magnifico sfarzo.......passai la mano sul diamante...la pietra era fredda e sotto la mia mano cambio' colore....il blu diede vita al verde e il verde si tramuto' in rosso.........Preziosa roccia....un servitore fermo' la mia mano..e i miei pensieri, pelli.....pelli per riscaldarmi,animali del bosco e mi vennero i brividi........ne presi una tra le mie mani ma non la misi sulle spalle........sorrisi quando ascoltai Altea....amava dire le cose come le sentiva, senza molte cerimonie......" Grazie, portate i nostri ringraziamenti......alla Regina, e' stata molto ospitale verso degli sconosciuti....".......Avrei voluto passare la notte nel giardino, tra il mio mondo....avrei voluto vestirmi di petali di rosa..........ma non mi era ancora concesso.......appoggiai la mia mano sul braccio di Altea..." Andiamo amica mia..andiamo a riposarci, avete gli occhi pieni di pianto....vedrete che vi sentirete meglio......rendiamoci presentabili....."...mentre seguivamo il servo sussurrai ad Altea " non preoccupatevi se non staremo nelle stesse stanze......nessuno potra' dividerci...."......

Chantal 04-02-2012 19.59.32

Vayvet si sistemò meglio sulla sedia.
Con una smorfia tradì il dolore che quella ferita ancora gli procurava.

Il volto contratto,il fiato corto,il petto ansimante,questo vedeva di quell'uomo Chantal.E poi..poi c'erano i suoi occhi.
Quegli occhi che talvolta le esprimevano disprezzo,talaltre,invece,premura.
Chi era realmente?
E da cosa e chi fosse in fuga?
Chantal si domandava questo e temeva di compatirlo,temeva di nutrire pena,sapeva non essere giusto compatire gli uomini,eppure,non riusciva a comprendere quali fossero i sentimenti suscitati dentro di lei da quell'uomo e dai suoi incongruenti atteggiamenti.
Incongruenti come le sensazioni che nutriva lei,altalenanti tra la pietà e la rabbia,la misericordia e la condanna.
Condannarlo,poi,per cosa?
Condannarlo per aver strappato arbitrariamente la vita ai suoi ingannatori?Che,probabilmente,non avrebbero esitato a fare lo stesso con lui?
Oppure difenderlo,giutifiucarlo perchè aveva avuto pietà di lei impedendo che il suo complice le usasse violenza,consumando la sua innocenza per sempre.Si,per sempre.

“Siete combattuta, vero?” Domandò a Chantal. “Non sapete se sperare o meno nella mia morte. Si, posso leggere il disprezzo nei vostri occhi, ogni volta li posate su di me… se io morissi, chi terrebbe a bada i miei compagni? Questo pensate, vero? Tuttavia, la mia presenza vi provoca disgusto.."

A quelle parole rivoltele con tanta arroganza Chantal rimase impietrita,tuttavia,usare ancora silenzio a quell'uomo avrebbe significato esprimergli davvero disprezzo o rancore,e lei sapeva di non nutrirne,sapeva di non essere realmente capace di sentimenti così forti e discutibili.Sentì,allora,di doverlo fronteggiare,sentì di doversi esprimere e mettere in chiaro la sua verità.
Pertanto,si alzò lentamente da quell'angolino,suo rifugio,vicino al focolare,e mosse qualche passo verso l'uomo.
Camminò adagio,camminò con incertezza,ma giunse proprio di fronte a lui,ad un passo dalle sue gambe tenute allungate con incuranza mentre cercava,senza troppa formalità,di sostenersi sulla sedia sulla quale si era riversato,e in posizione sconcia per il troppo dolore.
Quando lo potè scrutare bene in volto arginò ogni suo sopetto,ogni malcontento e gli rispose:"Voi,milord,giudicate me ed il mio cuore incurante dei sentimenti che lo attraversano.Forse..forse..se voi foste capace di arginare il disprezzo che si riversa dai vostri occhi,potreste comprendere che non mi causate certo disgusto,monsieur."
Inspirò,poi, profondamente,e in quel frangente quel fazzoletto che le copriva le spalle scivolò sul pavimento.Chantal lo raccolse,chinandosi e abbasando lo sguardo sul candore di quel lembo di tessuto.Rimase così per qualche istante,infine lo raccolse,e si sollevò in piedi irrigidendosi e rimanendo immobile di fronte a quell'uomo,sentiva che lo stava fronteggiando e doveva reggere il suo sguardo per convincerlo di ciò che certamente non provava in quel momento,e Chantal non provava disprezzo,ma tenerezza,forse.Teneva quel fazzoletto sul palmo della mano,trabordante da esso.
Allungò il braccio verso l'uomo ferito,e lasciò che il fazzoletto di voile usato per coprirsi i capelli fluttuasse fino a giacere sulle gambe dell'uomo che egli ancora teneva allungate.E con voce ferma aggiunse:"E' bianco,lo vedete?"Indicando il fazzoletto."Eppure..eppure..sono certa che non riusciate a vederlo che nero!E,magari,riterrete di essere anche nella ragione!"
L'uomo la guardò con severità,quasi interdetto.
Esitò un momento,Chantal,prima di riprendere:"E,forse è questo il vostro errore,vedere in altri ciò che,invece,voi nutrite dentro di voi."
Poi,il ferito le domandò ancora il suo nome.

"… come vi chiamate?” Chiese alla ragazza. “Questa è l’ultima volta che ve lo chiedo…” mormorò con tono minaccioso.

A quel punto,tra i pensieri di Chantal si aprì uno squarcio.Un brivido la attraversò,gli occhi le si sgranarono e quel ricordo la percorse in ogni fibra con incoercibile forza.

Era il primo pomeriggio di un giugno assolato e caldo.
Fuori dai cancelli della sagrestia tutti i bambini attendevano impazienti l'ora della catechesi.
Tutti si intrattenevano con giochi freschi ed allegri,chi a rincorrere le farfalle nelle aiule ai bordi del sentiero,chi canticchiava i motivi corali della domenica,e chi si burlava dei suoi compagni.
Chantal,invece,se ne stava col suo libro in mano a ripetere la lezione che si portava come compito.
Un libro illustrato che la catechista le aveva donato con una graziosa ed amorevole dedica scritta solo per lei.Vi erano immagini sacre,luminosissime,in quel libro,e la bambina si perdeva in esse,ed una in particolare attraeva Chantal inverosimilmente,era la rappresentazione del Cristo attorniato dai bambini.Gesù che sorrideva loro,ed aveva le braccia aperte,come se quelle braccia planassero come ali verso le creature che gli andavano incontro.
Chantal,sotto quella luce pomeridiana,calda ed ambrata che conferiva un alone dorato alle ingiallite pagine del suo libro,sentì gli occhi affaticati,tanto che avvertì necessità di staccarli da quelle pagine che riflettevano bagliori chiarissimi,tanto da penetrarle,attraverso gli occhi,fino all'anima.
Sollevò gli occhi e,di fronte a lei,con la schiena rivolta verso il muretto,un bambino dai capelli d'oro e dagli occhi del chiarore del cielo la stava guardando attentamente.
Chantal nutrì imbarazzo,non lo conosceva,ma lui la guardava così incessantemente che le creava un senso di disagio.
Poi questi abbandonò la sua aria seria e prese a sorriderle,ma Chantal non gli sorrise di rimando,anzi,si fece più cupa in volto.Richiuse il suo libro,lo teneva in una mano e si sistemò il vestitino con l'altra per spezzare il suo imbarazzo,il vento e la corsa per raggiungere puntuale la lezione le avevano fatto slacciare il fiocco che portava al collo,Lo sistemò,prese,poi,a scuotere un po' l'ampia gonna dalla polvere e dal polline che le si era appiccicato addoso correndo per i campi che aveva attraversato per raggiungere la chiesa,ma quando sollevò la testa,quel bambino la stava ancora guardando.
Allora Chantal lo guardò a sua volta.
E questi,come incoraggiato,le domandò:"Come ti chiami?"
"Chantal!"Rispose con tono secco e deciso la ragazza.
E lui continuava a guardarla.
Allora Chantal sentì di dover ricambiare la domanda."E tu?"Chiese sempre con aria seria.
"Antoine!"Rispose questi.
I due bambini rimasero a fissarsi ininterrottamente,il sole brillava e tra le nuvole bianchissime s'era creata una deiscenza per permettere ad esso di mostrarsi radioso.
Giunse una suora ad aprire i cancelli,tutti i bambini si accalcarono ad entrare,tutit tranne Chantal ed Antoine che rimasero per un tempo lungo ad ascoltare l'eco dei nomi che si erano appena rivelati.
Quand'ecco che giunse Pierre,prese Chantal per mano e la attrasse a varcare la soglia del cancello per andare a seguire la lezione.
Chantal lo seguiva,col capo,però,rivolto a guardare quel bambino che,invece,non sarebbe andato con loro.
Ad un tratto Pierre le domandò:"Chi è?"
"Antoine"Rispose Chantal.
"Lo conoscevi di già?"
"No,l'ho conosciuto oggi!"Rispose la bambina.
Pierre si fermò di scatto,le afferrò le spelle e gliele strinse,scuotendola un poco.
"Gli hai rivelato il tuo nome?"Guardandola negli occhi con tono di rimprovero.
Chantal non rispose,allora Pierre comprese,e comprese anche d'essere stato tanto brusco da intimorirla.
Cambiò tono,allora,e prendendole le mani aggiunse:"Non farlo più.Un nome è intimo,non devi rivelarlo agli sconosciuti.!"
Chantal non apprese cosa volessero significare quelle parole,ma annuì.

Chantal ripensò a quel giorno,ed a quei momenti,e per un'ulteriore volta il figgiasco le domandava il suo nome.
Ma ella non rispose,e non rispose certo a causa di quel ricordo,non rispose perchè non avrebbe desiderato udirlo da quel ferito,perchè egli non riusciva a comprendequant'ella fosse stata sincera nell'esprimergli di non nutrire disprezzo per lui.
Ma,soprattutto,non desiderava lei stesso pronunciarlo.
Non lo desiderava perchè quel nome era una parte inviolabile di lei da indurla a custodirlo nell'antro dele sue corde vocali senza liberarlo.
E poi,e poi..non lo riteneva necessario dopo quella notte.
Allora sminuì i suoi pensieri pur consapevole di non dire il vero:"Il mio nome.Non è poi importante.E non occorre che voi lo conosciate,esso non cambierà quanto è accaduto questa notte ma,soprattutto,non cambierà voi dopo averlo appreso."

Parsifal25 05-02-2012 13.22.03

Avid conosceva quel posto.... le leggende della sua terra parlano chiaro ed anche questa lettera non può essere una menzogna.

Per un attimo, il Maestro sembrava che volesse tornare indietro sui suoi passi. Aveva paura di fallire. Anche l'uomo più eccelso ha i suoi cali, ma fortunatamente ciò è durato poco.

Avid spiegò che per raggiungere Tylesia dovevamo risalire il fiume e partire il Venerdì di questo mese, avevo perso la cognizione del tempo, chissà quando dovremo tempo abbiamo viaggiato......

Il Maestro richiamò la mia attenzione affermando che questa impresa avrebbe portato anche alla spiegazione del mio simbolo, non ero più nella pelle. Ero pronto a tutto pur di scoprire la verità e la fine della ricerca di Tylesia.....

Guisgard 06-02-2012 15.21.25

Il Chierico fissò Cavaliere25 con aria severa.
“Ho trovato quella scatola…” si avvicinò di colpo al boscaiolo “… non dovresti fare tante domande, sai! Potrebbe essere pericoloso! Meglio non impicciarsi degli affari altrui! Questa scatola l’ho sottratta durante un esorcismo! Non temi il demonio tu?”


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