Camelot, la patria della cavalleria

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Talia 29-04-2011 01.35.59

Avevo sempre avuto un carattere abbastanza deciso e raramente mi concedevo il lusso di tornare sulle mie decisioni o di modificare un’opinione... eppure in quel momento ogni mia singola certezza vacillò. In quel momento, con una forza come mai prima, il castello dei miei preconcetti tremò pericolosamente.
...chiedermi perdono...’?
...qualsiasi cosa mi abbia fatto...’? mi domandai... ‘qualsiasi cosa’?
Era in piedi dietro di me, ma io non avevo il coraggio di voltarmi a guardarlo, non avevo il coraggio di muovermi, quasi non avevo neanche il coraggio di respirare... e mi sorpresi a chiedermi chi accidenti fosse quell’uomo che mi stava parlando!
Ma proprio in quel momento entrò Izar...

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 29883)
“Milord, i baroni sono qui…” disse visibilmente
agitato “… vogliono rendervi omaggio… presto!”
Icarius allora si voltò di nuovo verso Talia.
La guardò per alcuni istanti.
Accennò allora un sorriso, come a volerla tranquillizzare.
Ed una luce attraversò i suoi occhi.
“Milord, vi prego…” provò ad insistere il filosofo “… non abbiamo molto tempo…”

Ero confusa... quello sguardo, quel sorriso, quella luce nei suoi occhi... non sapevo cosa pensare e non sapevo come comportarmi, non lo sapevo più!
E poi, improvvisamente, qualcosa si accese da qualche parte nella mia testa e rammentai il messaggio di Melisendra, il suo avvertimento... e capii che forse tutto il resto poteva aspettare, ma non il ducato, non più... agii quindi d’istinto: mi mossi in fretta e riafferrai la manica di mio marito un istante prima che uscisse dalla sala...
“Aspetta!” dissi “C’è una cosa che devi sapere, prima! Ho saputo... ti prego non chiedermi come... ma ho saputo che è intenzione di Cimarow attaccarci durante o subito dopo la tua incoronazione a duca! Pare possa contare su enormi arieti capaci di far tremare la Porta dei Leoni, oltre che sull’esercito di cui sappiamo!” osservai una breve pausa, poi lasciai andare il suo braccio e soggiunsi “Buona fortuna, milord!”

Melisendra 29-04-2011 01.36.52

Sobbalzai, quasi mi scivolò la coppa di mano.
La appoggiai rapidamente e lasciai che il nero mantello ci avvolgesse.
La mia testa era un frenetico riflettere, un incontrollabile viavai di pensieri che si accavallavano.
Mi conficcai le unghie nel palmo della mano e mi tranquillizzai.
Impossibile.
Se avesse avuto qualche sospetto non avrebbe esitato a impormi di parlare.
Gouf non era una persona paziente e nemmeno un abile diplomatico. Attaccava sempre in modo diretto. Fin troppo diretto.
Sospirai, come se fossi stata ancora assonnata.
"Là fuori, certo... qui dentro invece c'è calore e quiete..." sussurrai.
"Spero fosse un sogno piacevole... non mi piacerebbe aver attirato incubi nel tuo letto, Gouf..." scherzai. Mi sentivo uno scricciolo sotto quel mantello, appoggiata a lui.
Lo guardai negli occhi e sorrisi. C'era una velata malinconia nel suo sguardo.
Il temporale si era placato.
"La quiete dopo la tempesta...", accarezzai la sua guancia e azzardai "qualcosa ti affligge?"
Mi appoggiai a lui e ascoltai il suo respiro. La stoffa del mantello mi pizzicava la guancia, ma non avevo più freddo.

Morrigan 29-04-2011 01.48.03

L'uomo respirava a stento. Restò disteso, ancora semi immerso nel fango dal quale Finiwell l'aveva tirato fuori. Stava immobile, come se dovesse recuperare le forze.
Mentre anche Finiwell al suo fianco sembrava dover riprendere fiato, Morrigan guardò con attenzione colui che avevano salvato. Se avesse avuto la certezza di essersi solamente imbattuta in un povero viandante sfortunato, Morrigan avrebbe avuto pena di lui e della sua sorte. Ma il pensiero che quell'uomo potesse essere un bieco traditore della sua patria e del suo signore, le metteva addosso una rabbia irrefrenabile.
Così, senza nemmeno preoccuparsi della rudezza del suo gesto, si chinò verso l'uomo, l'afferrò per la collotta e gli tirò su il capo.

"Guardatelo, Finiwell!" esclamò, diretta al suo compagno "Lo riconoscete?"

Guisgard 29-04-2011 01.59.08

“Come avete avuto queste informazioni, milady? Rispondete, vi prego.” Disse Izar fissando Talia.
Poi guardò il suo signore, forse per comprenderne i pensieri.
“Vi prego, milady…” continuò “… chi vi ha rivelato quelle notizie?”
Icarius invece la fissava in silenzio.
“Mia signora…” di nuovo Izar “… cosa ci nascondete? Ditecelo, in nome del Cielo!”
"Vuoi forse dirmi qualcosa, Talia? Io ti ascolto, dimmi..." mormorò Icarius senza distogliere il suo sguardo da quello di lei.

Talia 29-04-2011 02.14.17

“Questo è tutto quello che so...” risposi a mio marito con lo stesso suo tono basso e ignorando totalmente Izar “Qualcuno ha voluto confessarmi queste notizie che aveva appreso, ma non c’è altro. Semplicemente io mi fido di questa persona... tu ti fidi di me, Icarius?”
Sospirai appena, poi soggiunsi: “Ti racconterò tutto, se vorrai... ma non adesso...” lanciai appena un’occhiata a Izar “Non qui! ...Adesso hai i tuoi baroni che ti aspettano, devi andare!”

Guisgard 29-04-2011 02.16.37

Gouf fissò Melisendra restando in silenzio per alcuni istanti.
“Sei diversa, Melisendra…” disse a bassa voce “… chiedi a me cosa sia ad affliggermi… ma è palese che qualcosa invece inquieta te...”
Tornò a fissare il cielo sopra la brughiera.
“Da piccolo ho udito una canzone da un bardo…” continuò “… recitava che madonna Morte giunge sotto forma di una bellissima donna… per ammaliare e confondere i cavalieri… solo così, cantava quel bardo, lei può vincerli… e tu, come sei giunta a me stanotte?” Chiese con un velo di malinconica inquietudine nella sua voce.

Guisgard 29-04-2011 02.34.27

Finiwell prese di peso l’uomo, ancora stordito per la paura delle sabbie mobili, e lo spinse contro un albero.
“Si, è lui…” disse il cavaliere “… ed ora noi tre faremo una bella chiacchierata… allora, verme, cosa c’è sotto a tutta questa storia?”
“Mi soffocate…” ansimò l’uomo.
“E questo è niente!” Esclamò Finiwell. “Chi è il tuo compare? Ormai è chiaro che siete delle spie al soldo di quel cane di Cimarow! Confessa, lurida carogna!”
Sul volto dell’uomo sorse un ghigno.
“Ormai avete il tempo contato…” disse “… non riuscirete ad evitare la vostra rovina… e quella donna che avete mandato come spia… presto verrà scoperta!”
“Bastardo…” ringhiò Finiwell “… come si arriva a quel castello? Parla, o ti farò parlare io!”
L’uomo allora portò, con gesto rapido ed improvviso, la mano alla bocca e toccò con la lingua il suo anello.
Un attimo dopo morì avvelenato per sua stessa mano.

Melisendra 29-04-2011 02.48.20

"Non desidero essere più la Dama della Morte per nessuno..." dissi, cercando di spostare il focus della conversazione. "Qualunque cosa tu pensi, Gouf, non sono qui per ucciderti... di nuovo..." mentii. Non fino a quando il mio segreto fosse stato al sicuro e la sua Bestia quieta.
"Ho lasciato il mio passato alle spalle... quello che ero non lo sono più, non da quando ho lasciato la mia prigione..." rabbrividii. "Prego di non tornarci mai più... e di tenermi stretta la mia libertà il più a lungo possibile. Quello che desidero ora è solo questo." E trovare un modo per mettere in salvo me stessa e Uriel dal mio antico signore... e da te se necessario., pensai.
"Non era mia intenzione capitare in mezzo a questa guerra, ma..." stentai a credere a quello che stavo per dire."Io..." balbettai "mi trovavo a Capomazda, quando ascoltai le chiacchiere di alcuni soldati dire che un certo Cavaliere del Gufo li aveva sconfitti... poi commisi l'imprudenza di appropriarmi di quell'insignificante bracciale e imboccai una strada che mi avrebbe portato in queste terre..." ero impazzita? Sospettai di esserlo, mentre le mie labbra intessevano questa storia incredibilmente credibile.
"Non ero certa fossi tu, mi pareva impossibile, ma volli venire ad accertarmene, non so nemmeno io cosa fosse a spingermi... poi mi accorsi di essere inseguita e per poco non rischiai l'osso del collo... il resto lo conosci."
Direi che avevo spostato abbastanza l'attenzione da qualunque altro genere di sospetto. Questo avrebbe dovuto soddisfare la sua curiosità.
Mi scostai un po' da lui, attendendo una sua reazione, guardinga e attenta come un gatto sospettoso.

Morrigan 29-04-2011 02.57.40

"Bell'affare..." commentò Morrigan, fissando con occhi indifferenti il viso dell'uomo che diventava di un rivoltante color giallastro "Non abbiamo cavato un ragno dal buco!"

Guardò per un istante Finiwell con disappunto. Erano stati al contempo fortunati e sfortunati. Evidentemente i piatti della Fortuna non avevano ancora deciso da quale lato pendere.

"Carichiamo questa carogna su uno dei cavalli" continuò allora "e portiamolo con noi. Forse se lo appendiamo alla forca al centro della città, chi di dovere comincerà a capire che non si deve scherzare con gli uomini di Capomazda... e comunque potremo sempre parlare con qualche uomo fidato per iniziare le ricerche dei traditori"

Disse questo, poi senza neanche voltarsi verso Finiwell, rimontò sul suo cavallo.
Quando dal silenzio dell'altro comprese che il cavaliere era rimasto colpito dalle sue parole e dal suo tono, si girò una volta ancora verso di lui.

"E se vi state chiedendo" aggiunse "come mai veder morire un uomo davanti ai miei occhi mi abbia lasciata del tutto indifferente, risparmiatevi la pena... chi tradisce non vale per me più di un insetto ... un insetto fastidioso..."

Guisgard 29-04-2011 03.01.38

Icarius fissò Talia.
“Ma è assurdo!” Disse Izar ad alta voce. “Una notizia senza nessun fondamento! Come la giustificheremo ai baroni?”
“Si, mi fido di te, Talia…” annuì Icarius.
“Ma, milord!”
“Raggiungete i baroni, Izar…” lo interruppe Icarius “… io vi seguirò fra un istante…”
“Milord…”
“Andate, Izar.”
Il filosofo accennò un inchino ed uscì.
“Temevo non andasse più via!” Disse sorridendo a sua moglie. “Il buon Izar è prudente e devoto, ma talvolta un tantino pedante! Quando vorrai parlarmi di quelle notizie io ti ascolterò… anche io ho qualcosa da rivelarti…” ritornando serio “… ora vado, mi attendono i pezzi grossi!”
Non sarebbe voluto andar via, ma l’attendevano.
La guardò un’ultima volta e sorrise, per poi uscire dalla biblioteca.
Un attimo dopo, Icarius ed Izar percorrevano velocemente il lungo corridoio che li avrebbe condotti nella grande Sala Ducale, dove si trovavano i baroni appena giunti a Capomazda.
“Avrei dovuto dirle ogni cosa…” disse Icarius.
“A cosa vi riferite, milord?”
“Avrei dovuto raccontare a Talia ogni cosa” mormorò Icarius “ed ero sul punto di farlo quando siete giunto nella biblioteca.”
“Raccontarle ogni cosa?” Ripeté turbato il filosofo. “Milord, non vorrete forse dire…”
“Si, sono stato uno sciocco e un idiota!” Si rimproverò il duca. “Lei è mia moglie, la persona con la quale dovrei condividere ogni cosa! No, voglio che lei sappia ogni cosa! Le racconterò di come ho perso ogni ricordo del mio passato!”
“Mio signore…” fermandosi Izar e costringendo quasi Icarius ad imitarlo “… io comprendo che l’incidente vi abbia scosso e che ora vi sentiate confuso… ma non bisogna perdere di vista la realtà delle cose. Siete il signore di queste terre e da come saprete affrontare questa guerra e le sue difficoltà dipenderà la sopravvivenza di Capomazda e della sua gente… non siete un uomo comune e non potete permettervi di fallire… comprendo che lady Talia sia una creatura incantevole, ricca di bellezza e virtù, ma non è del nostro sangue.”
I loro sguardi, a quelle parole, si fissarono l’uno nell’altro.
“Ella non è di Capomazda, né di qualsiasi altro ducato, contea o baronia di Afragogna. Appartiene ad un popolo diverso dal nostro, che ci vede come conquistatori e tiranni e che molto probabilmente non vede l’ora di liberarsi di noi… se voi rivelerete questa cosa a lady Talia, lo sapranno anche a Sygma e quasi sicuramente quella terra si ribellerà al nostro potere!”
“Talia è mia moglie” ribadì Icarius “e condividerà il mio stesso destino! Come accadrà anche per Capomazda e Sygma!”
“Milord…” scuotendo il capo Izar “… voi siete il signore di ogni cosa qui ed io vi obbedirò sempre… ma rammentate che per fare un’unione occorre che tutte le parti lo vogliano… e questo vale sia per le unioni politiche fra regni e sovrani, sia fra uomini e donne.”
A quelle parole di Izar, Icarius sentìun gran rabbia crescere dentro di sé.
Ma i due furono interrotti dall’arrivo di August.
“I baroni attendono, milord.”
“Discuteremo dopo di quella faccenda, milord…” fece Izar “… ora dobbiamo tener testa all’inquietudine dei baroni… e da come sapremo calmarli dipenderà il futuro di tutti noi.”
Un attimo dopo i tre entrarono nella sala dove li stavano attendendo i baroni.

Guisgard 29-04-2011 03.24.27

“Perché mi cercavi? Sei molte cose, ma non un’ingenua…” disse Gouf a Melisendra “… 9 su 10 ti avrei uccisa se mi avessi trovato davvero… eppure hai sfidato la morte… affermi di non sapere cosa ti ha spinto a farlo… solitamente gesti simili sono consigliati dall’amore, o dall’odio… e sappiamo bene che io e te non siamo in grado di provare amore…”
Si avvicinò di nuovo a lei, accarezzandole la spalla e la schiena, lasciate nude dalla coperta.
Per poi coprirla meglio.
“Non tradirmi, Melisendra…” sussurrò uscendo dalla stanza “… non farlo, o saprei essere spietato come non lo sono mai stato con nessuno…”
Un attimo dopo era rimasta sola in quella stanza.
Un senso di angoscia riempiva quelle quattro mura, riuscendo a giungere fino al cuore di Melisendra.
Fuori, intanto, il cielo si era ormai aperto sulla brughiera ed il Sole cominciava a riflettersi sui lontani e frastagliati spuntoni di roccia, che sembravano racchiudere quel desolato scenario come una prigione.
Una prigione dalla quale forse nessuno di loro sarebbe mai potuto fuggire.

Melisendra 29-04-2011 03.41.49

Mi afflosciai sul letto come un mucchio di stracci.
Per ora potevo dirmi in salvo. Se fosse arrivato qualcuno ad accusarmi di tradimento avrei avuto qualche argomentazione per difendermi... ancor di più visto che non c'era modo di comunicare con l'esterno... e io di certo non nascondevo piccioni viaggiatori nelle maniche dei miei vestiti. E nessuno al di fuori della Lady sapeva del mio dono.
Sospirai e mi agitai tra le coperte.
Mi vestii alla meglio e mi avventurai fuori dagli appartamenti di Gouf, cercando di ritornare nelle mie stanze senza dare troppo nell'occhio.
I capelli sciolti sulle spalle, il vestito della sera precedente, probabilmente le servette che si occupavano di me al mattino avevano già iniziato a blaterare sulla mia assenza. I pettegolezzi viaggiano sempre troppo rapidi.
Per un attimo mi sentii l'ombra di Aytli sulla schiena. Udii dei passi alle mie spalle.

Guisgard 29-04-2011 03.53.14

“Non credo sia stato un totale fallimento.” Disse Finiwell. “Almeno abbiamo evitato che quel bastardo corresse da Cimarow per smascherare lady Melisendra.”
Fissò ilo cadavere dell’uomo ed aggiunse:
“Si, sono d’accordo con te… lo porteremo a Capomazda. Lì poi riferiremo l’accaduto al capitano Monteguard.”
Finiwell, poi, caricò il cadavere sul suo cavallo e si preparò per ritornare al palazzo.
“In verità” disse a Morrigan “ho smesso di farmi domande su di te. Sei una donna strana, particolare. Hai una gran voglia di apparire molto più dura e determinata di quel che sei realmente. Non so perché, ma credo sia così. Ma comunque, alla fine, la cosa non mi riguarda più di tanto. Ora torniamo a Capomazda, prima che qualche fiera senta l’odore della carcassa di questo verme!”

Guisgard 29-04-2011 04.07.16

“Milady, vi ho cercata per tutto il castello…” disse una voce alle sue spalle.
Un attimo dopo Nyclos l’aveva già raggiunta.
“Ho chiesto di voi a quella vecchia servitrice…” continuò “… ma ha farfugliato qualcosa di incomprensibile… ho sempre avuto il sospetto che fosse pazza.”
Fissò poi Melisendra con più attenzione e restò perplesso, quasi turbato.
“Dove siete stata? Se non sbaglio questo è il vestito che avevate ieri sera al banchetto…”
“La nostra bella e misteriosa ospite” intervenne Aytli appena giunta nel corridoio “avrà pure il diritto di divertirsi. E magari per i suoi desideri non va neanche tanto per il sottile… nel buio della notte, tra le lenzuola, un robusto servo, o un rude stalliere, non devono apparire poi troppo diversi da un nobile signore, o da un valoroso cavaliere!” E rise di gusto.

Melisendra 29-04-2011 04.33.14

Lanciai un'occhiata di accorata preoccupazione verso Aitly.
"Questo è il tipo di considerazione che può fare solo qualcuno ancora totalmente all'oscuro di ciò che accade sotto le lenzuola... ricordatemi di redarguire la vostra balia in merito..." le sorrisi benevola "una fanciulla della vostra età dovrebbe avere più buonsenso."
Mi voltai verso il giovane Nyclos che attendeva una risposta.
"Milord, mi sono svegliata prima dell'alba e non ho svegliato le cameriere per vestirmi come si conviene. Sono andata a passeggiare nel porticato, ammirando il temporale. Non riuscivo a prendere sonno... non sono abituata a stare troppo nello stesso luogo, certe volte mi sento come se mi mancasse il respiro...", assunsi un'espressione corrucciata.
Avrei voluto ringraziare quella vecchia pazza per il servigio resomi.
Forse avrei iniziato a meglio tollerare quella sua voce e quella risata inquietante.
"Sono lieta che mi abbiate trovata..." gli sorrisi.

Guisgard 29-04-2011 05.11.46

“Voi invece” disse Aytli cambiando espressione “avete l’aspetto di chi conosce bene ciò che accade sotto le lenzuola! E i vostri capelli?” Chiese. “Immagino li abbia spettinati il vento! Un vento, però, che sembra non aver portato nemmeno una goccia di pioggia sul vostro abito. Ora vogliate scusarmi, milord.” Rivolgendosi a Nyclos. “Ma mi attende il mio solito giro mattutino d’ispezione.”
Salutò il fratello del signore del castello e lanciò un’occhiata carica d’ostilità verso Melisendra, prima di allontanarsi.
Un attimo dopo apparve Gouf.
“Nessuna notizia del nostro uomo, milord?” Domandò a Nyclos.
“Nessuna, cavaliere.” Rispose questi.
“E la cosa non v’insospettisce?”
“Dovrebbe?”
Gouf lo fissò senza rispondere nulla.
“La brughiera è vasta” continuò il nobile signore “e questo può giustificare un giorno di ritardo. Cosa volete che sia un giorno solo di ritardo? Che Capomazda cada un giorno prima, o uno dopo che differenza volete che faccia! Piuttosto, cavaliere… io e lady Melisendra andremo a fare colazione… possiamo contare sulla vostra compagnia?”
Gouf fissò prima lui, poi Melisendra.
“Non ho molta fame, stamattina…” rispose senza togliere lo sguardo dalla ragazza “… ed ora mi attendono i miei uomini… qualcuno dovrà pur combatterla questa guerra… vogliate scusarmi, milord…”.
Accennò un orgoglioso inchino ed andò via.

Guisgard 29-04-2011 05.18.36

Guisgard fissò con attenzione quella strana monaca.
“Sapete? Non avete l’aria di una monaca.” Disse a Llamrei. “Ah, ovvio che non vuole essere un’offesa questa. Tutt’altro, direi!”
Accennò un sorriso e continuò:
“Ma perché mai siete tanto interessata alle storie su quella fantomatica maledizione? Guardate che dobbiamo preoccuparci di chi ci odia ed è in vita, non di spettri e fantasmi! E comunque, mia monaca dagli occhi blu e dai capelli rossi… ah, a proposito, forse dovreste accomodarvi quella ciocca che vi esce dalla cuffia… sapete, potrebbe indurre in tentazione qualche buon Cristiano… non sono mica tutti saldi e controllati come me!”
E rise di gusto.

Melisendra 29-04-2011 05.33.26

L'insolenza di Aytli non mi aveva sfiorata... ero ciò che ero.
L'assurdità di quella situazione almeno aveva portato una buona notizia... e io sperai che la spia in arrivo da Capomazda si fosse rotta l'osso del collo contro qualche roccia.
L'insistenza di lord Nyclos mi irritò, almeno quanto l'indecifrabile sguardo che mi lanciò Gouf prima di andarsene.
Prima di scendere ad assaporare la colazione chiesi il permesso di andare a rendermi presentabile.
Appena misi piede nelle mie stanze chiamai le cameriere perchè mi portassero dell'acqua e dei vestiti puliti. Rapidamente mi rinfrescai e rivestii.
Fui quasi sollevata dall'essermi liberata di quell'abito dal colore tanto infausto.
Lasciai che mi spazzolassero i capelli, ma li lasciai sciolti.
Quindi scesi nuovamente verso il salottino.
Mi domandai per quando fosse stata organizzato l'assalto decisivo a Capomazda e mi imposi di riuscire a scoprirlo.
Mi inchinai e mi sedetti con il giovane Lord.

cavaliere25 29-04-2011 10.59.05

Cavaliere il comandante vi vuole vedere ho raccontato l'accaduto devo dirvi che ho detto che voi mi avevate lasciato la mia spada visto che il comandante mi a detto che siete un ottimo spadaccino è meglio che andate da lui e di corsa e rimasi fermo ad aspettare un suo commento

Lady Dafne 29-04-2011 16.07.53

Guardai Pasuan scendere dal letto in un baleno appena vide entrare in casa Cavaliere25, io rimasi in disparte mentre i due uomini si guardavano, entrambi sembravano preoccupati e mi preoccupai anch'io.
Mi avvicinai a Pasuan e mi agganciai al suo braccio. Lo vidi sbiancare mentre Cavaliere25 gli diceva che il capitano era furente, non riuscivo a immaginarmi che cosa gli sarebbe successo e proprio per questo avevo ancora più paura. Me lo immaginavo già rinchiuso in gattabuia legato ai ceppi.
Corsi in camera e presi la camicia che gli avevo tolto per medicargli il braccio, gliela posi sulle spalle e lo aiutai mentre lui si rivestiva lentamente per non sentire dolore. Gli passai il cinturone della spada attorno alla vita allacciandogli la fibbia dato che lui, con una sola mano, non ci sarebbe riuscito. Poi mi alzai e la guardai dicendogli:

"Stai attento al braccio, ricordati che devi tenerlo a riposo per almeno tre giorni ancora, non dargli peso!" la voce mi usciva appena, mi sentivo in colpa per i guai che stava passando.
"Torna presto da me, non posso stare senza di te ormai" lo abbracciai forse e lo baciai con trasporto.
Ero decisa a seguirli in caserma così se avessi potuto fare qalcosa l'avrei di certo fatto!!
Intanto il bambino dentro la mia pancia si muoveva, scalciava e si agitava come se si ribellasse a quell'allontanamento. Presi la mano di Pasuan e l'appoggiai al pancione, il piccolo si calmò.

Guisgard 29-04-2011 17.47.06

Melisendra aveva raggiunto la sala in cui sarebbe stata servita la colazione.
Insieme a lei ed al giovane lord, giunse anche il signore del castello.
Lord Cimarow sembrava di buon umore e si concesse anche qualche battuta di spirito per allietare quella mattinata.
Nyclos invece sembrava del tutto preso dal fascino di Melisendra e fu, per tutta la colazione, galante e premuroso.
Finito il tutto, invitò poi la bella incantatrice a passeggiare nel giardino del castello.
Il luogo era animato da diverse specie di piante e fiori, tutto circondato da un basso muretto di mattoni dalle diverse policromie e da alcune statue di gusto romanico.
Ad un tratto però Melisendra avvertì qualcosa.
C’era nervosismo al castello ed un servitore venne a chiamare Nyclos.
“Milord, sir Gouf vuole parlare con voi e vostro fratello.” Disse “Anche alcuni baroni sono stati chiamati al castello. Credo si tratti di cosa urgente e delicata.”
“Attendetemi qui, milady…” fece Nyclos a Melisendra “… non credo mi prenderà troppo tempo questo fastidioso imprevisto… godetevi l’aria mite e soleggiata di questa giornata… al mio ritorno vi farò visitare il resto del castello che ancora non conoscete.”
Le baciò la mano e andò via col servitore.

Guisgard 29-04-2011 17.53.12

“Tre giorni? Vuoi che mi curi il braccio da solo per tre giorni? Tutto questo tempo vuoi che resti lontano da te!” Disse Pasuan sforzandosi di sorridere per non far preoccupare Dafne.
Poi quel bacio e le mani di lui che accarezzarono le spalle di ed i fianchi di lei.
“E’… è meraviglioso…” sussurrò poi il cavaliere quando Dafne portò la mano di Pasuan sulla sua pancia “… lo sento… si muove…”
Un ultimo bacio e poi si girò verso Cavaliere25.
“Andiamo, ragazzo…” mormorò facendosi serio.
Si voltò ancora una volta verso Dafne, prima di uscire e le sorrise.
Un attimo dopo lui e il giovane cadetto erano già sulla strada che portava al palazzo.
“Il capitano vi attende…” disse una sentinella nel vederli arrivare alla caserma.
Attesero qualche istante, poi furono chiamati nella stanza di Monteguard.
Questi li accolse senza neanche guardarli.
Completò la lettura di alcuni documenti, dopo di che si alzò e cominciò a camminare nella stanza.
“Siete due idioti!” Urlò all’improvviso. “Ma soprattutto tu, Pasuan! Con la tua bravata hai messo in pericolo te stesso, questo giovane cadetto e la sicurezza di Capomazda! Ora ne pagherete entrambi le conseguenze! “
Sbuffò nervosamente ed aggiunse:
“Prima che continui… cosa avete da dire a vostra discopla?”

Guisgard 29-04-2011 18.02.39

Icarius, Izar ed August giunsero davanti alla Sala Ducale, dove erano ad attenderli i baroni giunti poco prima a Capomazda.
“Ascoltate attentamente ciò che vi diranno, milord…” disse il filosofo ad Icarius “… poi lasciate che risponda io per voi.”
Icarius lo fissò.
“Fidatevi di me, milord.” Aggiunse Izar.
“Milord…” lo chiamò una voce “… i miei omaggi.” Disse il priore Hadoss.
“Monsignore, voi qui…”
“Oggi è un gran giorno… i grandi del ducato vengono a rendervi omaggio.”
“Già…” mormorò Icarius.
“Questo giorno è ricco di celebrazioni anche a Sygma, sapete?”
“Davvero? E perché mai?”
“Si festeggia la venerazione a Santa Caterina, patrona e protettrice, insieme a San Giovanni Battista, delle nostre terre.”
Icarius sorrise, come se le parole del priore, almeno per un breve momento, lo avessero sollevato dalle sue preoccupazioni.
“Allora è festa anche un pò qui a Capomazda…” fece il duca “… Sygma e queste terre sono ormai un'unica realtà.”
Hadoss annuì.
“Dovremmo celebrare una messa in onore di Santa Caterina, non trovate? Qui nella nostra Cappella della Vergine!” Continuò Icarius.
“Si, sarebbe bello…” rispose il priore “… Santa Caterina veglia su di voi e sulle nostre terre, mio signore.”
“Quando terminerà l’incontro con i baroni la celebreremo.” Con vivo entusiasmo Icarius. “Vorrei che foste a celebrarla… insieme al nostro buon Ravus, ovviamente!” Aggiunse sorridente appena il chierico comparve nel corridoio.
“Si, milord.” Annuì Hadoss. “Ora andate, i baroni vi attendono, mio signore.”
Icarius allora, accompagnato da Izar, Ravus ed August si presentò ai baroni.
Questi lo omaggiarono e fecero rapporto sulla situazione nelle loro terre e sugli ultimi avvenimenti della guerra contro Cimarow.
Icarius ascoltò ogni parola, ma lascio ad Izar, come il filosofo stesso aveva suggerito, il compito di rispondere alle loro richieste.
E quando la nobile assemblea fu sciolta, come aveva voluto lo stesso duca, le campane di Capomazda annunciarono le solenne messa per celebrare la festività di Santa Caterina.

Melisendra 29-04-2011 18.49.38

Quel fermento improvviso mi insospettì, ma non potevo intrufolarmi ad origliare. Troppo pericoloso.
Avrei avuto modo di rivolgere qualche discreta domanda solo in seguito.
I giardini erano belli e rilassanti, una sorta di oasi dalla brutalità che ci circondava, ma non avrei potuto nascondermi a lungo lì dentro, non mentre quella guerra continuava a furoreggiare là fuori. Abbandonai quel luogo, non senza una punta di dispiacere.
Nelle mie stanze le cameriere stavano adempiendo alle loro mansioni.
Chiesi che andassero a chiamare l'anziana donna dalla risata pungente.
Quando mi trovai faccia a faccia con quei suoi occhi furbi, congedai le altre e mi sedetti. Con un gesto le indicai una sedia lì vicino e la osservai, cercando di andare oltre alla luce di vivace follia che illuminava il suo sguardo. Quella luce sembrava troppo convincente per essere autentica.
"Temo di non essere stata giusta con te... non è stato cortese lanciarti quella spazzola..." valutai bene il suo sguardo e proseguii "ho come l'impressione che tu ti stia prendendo cura di me più di quanto io sappia, nonnina... chi siete? E perché per due volte avete coperto il mio gioco?"
Ricordavo quando aveva aperto la porta e, trovandomi in ginocchio intenta ai miei piccoli incantesimi, non aveva detto nulla ai signori del castello. In un primo momento temetti che se avesse parlato mi avrebbero interrogata, poi pensai che avrebbe potuto ricattarmi, ma da quella bocca rugosa non era emersa nessuna minaccia. Solo i consueti borbottii... e quella mattina aveva tenuto nascosto a Nyclos la mia attività notturna. Dal momento che le cameriere non mi erano parse particolarmente eccitate o ridaciane, ritenni anche che le avesse tenute alla larga dalle mie stanze per buona parte della mattina. La osservai con un misto di apprensione e curiosità.
Gli uomini probabilmente in quel momento stavano discutendo qualche strategia bellica, per qualche ora sarei stata libera di muovermi liberamente nel castello. Anche se Aytli mi stava addosso.
Aytli... sarebbe diventata un bel problema. Ancora di più se avesse scoperto in quali appartamenti avevo trascorso la notte. Avevo imparato a non sottovalutare una fanciulla gelosa... in quel caso particolare la fanciulla in questione era anche armata di tutto punto.
Accennai alla donna di parlare. Ero impaziente.

Talia 29-04-2011 20.17.23

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 29898)
Icarius fissò Talia.
“Ma è assurdo!” Disse Izar ad alta voce. “Una notizia senza nessun fondamento! Come la giustificheremo ai baroni?”
“Si, mi fido di te, Talia…” annuì Icarius.
“Ma, milord!”
“Raggiungete i baroni, Izar…” lo interruppe Icarius “… io vi seguirò fra un istante…”
“Milord…”
“Andate, Izar.”
Il filosofo accennò un inchino ed uscì.
“Temevo non andasse più via!” Disse sorridendo a sua moglie. “Il buon Izar è prudente e devoto, ma talvolta un tantino pedante! Quando vorrai parlarmi di quelle notizie io ti ascolterò… anche io ho qualcosa da rivelarti…” ritornando serio “… ora vado, mi attendono i pezzi grossi!”
Non sarebbe voluto andar via, ma l’attendevano.
La guardò un’ultima volta e sorrise, per poi uscire dalla biblioteca.

Rimasi immobile là dove mi trovavo, osservando la porta dalla quale era uscito... ogni cosa che faceva, ogni sua parola, ogni suo sorriso contribuivano a confondermi sempre più...
Mi sentivo combattuta... incerta... una parte di me avrebbe voluto credergli, il mio cuore desiderava ardentemente credergli, ma la mia testa si opponeva strenuamente e mi rimproverava ingenuità e imprudenza.
E fu probabilmente per cercare di fuggire da questa estenuante battaglia interiore che la mia mente iniziò a vagare altrove... e in quel vagare, magari per le troppe preoccupazioni o magari solo per quel nervosismo che da quando avevo lasciato la pieve ancora non mi aveva abbandonata, proprio in quel vagare notò qualcosa di insolito...
All’inizio non fu che una sensazione, una curiosa e strana sensazione... ma subito iniziarono a vorticarmi in mente volti più o meno noti, sguardi, gesti, allusioni, cose dette e soprattutto cose non dette, momenti, parole...
E sopra tutto ciò un volto...
Un volto che richiamò un ricordo lontano e una altrettanto lontana sensazione che era stata forse troppo fugace per esser tenuta in considerazione all’epoca...

Scesi dalla carrozza e la luminosità di quella limpida mattina mi colpì in pieno. Passando, avevo osservato il paesaggio dal finestrino... la campagna e le mura che si avvicinavano sempre più, quella porta imponente sotto cui eravamo passati, poi le case che sfilavano via in fretta, la gente festante al bordo della strada... ero felice.
Quando la carrozza si era arrestata nel cortile del palazzo, avevo preso un lungo sospiro prima di scendere... le gambe mi tremavano, sebbene tentassi di non badarci.
“Milady... benvenuta a Capomazda!” disse un uomo, venendomi incontro con un caldo sorriso sul volto “Io sono lord Rauger de’ Taddei...”
“Milord...” mormorai, inchinandomi garbatamente “E’ un piacere e un onore per me conoscervi!”
Lui mi prese la mano e mi invitò a rialzarmi: “Il piacere è mio, mia cara...”
E poi non ascoltai più cosa mi diceva, perché i miei occhi e tutta la mia attenzione si era spostata altrove, in cerca dell’unico volto che conoscevo, sebbene solo tramite un ritratto.
“Mio nipote non è qui, purtroppo!” disse l’anziano duca, interpretando giustamente la mia distrazione “Aveva... aveva importanti impegni! Ci raggiungerà questa sera!”
Lord Rauger aveva esitato in quel momento ma io, troppo felice e ancora ignara, non lo avevo notato.
“Vorrei però presentarti il mio saggio consigliere, nonché buon amico...” proseguì lui, in tono leggero “Vieni, Izar!”
Mi voltai e vidi un altro uomo farsi avanti dal gruppo più vicino di astanti... era sorridente e si inchinò devotamente, eppure qualcosa in quell’uomo mi parve stonare in quel momento... i suoi movimenti erano rapidi e fin troppo misurati, la voce era cadenzata e il largo sorriso sulle sue labbra non si estendeva affatto agli occhi, freddi, attenti e quasi calcolatori...

Avevo del tutto rimosso quel ricordo in virtù di tutto quello che era accaduto in seguito, e quella sensazione che mi aveva provocato quel primo incontro con il consigliere del duca aveva seguito la stessa sorte. Ma in quel momento tutto mi tornò alla mante e un’idea iniziò a farsi largo tra i miei pensieri.
Mi occorse qualche istante perché la mia mente si rassegnasse ad elaborare quell’idea... un’idea folle, forse... un’idea impudente... un’idea che si impose, tuttavia, sfacciatamente ai miei occhi in un modo tale che non fosse per me ormai più possibile ignorarla.
Quell’idea mi fece tremare forte le gambe e mi dovetti appoggiare ad un tavolo per non cadere.
Continuavo a dirmi che non era possibile... ma era vero?
Continuavo a dirmi che mi stavo sbagliando... ma se non fosse stato così?
Continuavo a dirmi che nessuno a Capomazda avrebbe mai voluto, o osato, prendere in considerazione una simile eventualità... ma era forse questo un buon motivo per ignorarla?

Lady Dafne 30-04-2011 00.04.55

Appena Pasuan e Cavaliere25 avevano chiuso la porta di casa io mi ero messa il mantello con tanto di cappuccio sulla testa ed ero uscita sperando di seguirli fino alla caserma.

"Ho già perso un marito per colpa "del codice cavalleresco" non ho intenzione di perdere anche quest'uomo che mi vuol bene sinceramente!"

Iniziai a camminare a tratti lenta e a tratti veloce mentre in bambino scalciava, scalciava che sembrava impazzito. A volte mi mancava il fiato ma procedevo. Mi sarei appostata appena fuori dalla caserma

"Se portano Pasuan in prigione deve per forza passare di qui e in qualche modo lo porterò via!"

Cercai di non rendermi sospetta agli occhi delle guardie sbattendo le ciglia, sotto il mantello il pancione non si vedeva e speravo di stordirli un po' con qualche occhiatina. Ci riuscii, mi lasciarono liberamente sedere sulla panca posta fuori dallo stabile.

Morrigan 02-05-2011 01.34.34

"Io sono come sono..." rispose Morrigan, mentre già si erano messi a cavallo diretti a Capomazda "e francamente non mi sono mai posta il problema di piacere o non piacere a chicchessia!"

Quindi tacque, e non disse più nulla, fino a quando non entrarono in città.
Quando furono arrivati nel largo spiazzo della corte, scesero da cavallo.

"Andate a chiamare il vostro capitano," disse a Finiwell, e indicandogli il corpo del traditore con un sorrido sarcastico "e fategli vedere il nostro strano trofeo di caccia!"

Si allontanò da lui di qualche passo, poi riprese.

"Io vi attenderò qui, fatemi sapere quali ordini..."

Si voltò e cominciò a passeggiare, misurando a larghi passi lenti un lato della corte. Quando fu sicura che Finiwell non potesse più vederla, estrasse dalla tasca un piccolo oggetto che rigirò tra le dita per qualche istante.
Avrebbe voluto spostarsi verso un lume, per poterlo studiare meglio, ma due voci in quel momento si levarono poco distante da lei, la fecero sobbalzare, e Morrigan rimise in tutta fretta l'oggetto nella piccola tasca del suo giustacuore.
Sollevò lo sguardo per vedere chi avesse interrotto il suo ragionare, e davanti a sè vide Guisgard intento a parlare scherzosamente con una donna che indossava evidentemente un abito monacale... si vede che Guisgard non è di queste parti... qui sembrano tutti così timorati di Dio che stento a credere che oserebbero familiarizzare così, in piena notte, con una sposa di Cristo!
A quel pensiero, ancora una volta provò un'istintiva simpatia per Guisgard e per quel suo modo scanzonato, o almeno apparentemente tale, di affrontare gli eventi. Così si decise, e andò loro incontro, con in faccia un sorriso divertito.

"Buonasera, messer Guisgard... avete appena perso una splendida battuta di caccia stanotte... caccia al serpente!" rise, poi si voltò verso Llamrei.

"Buonasera, sorella... io sono lady Morrigan. Ricordatevi di me nelle vostre preghiere!"

cavaliere25 02-05-2011 11.29.21

Dissi capitano la cosa è stata risolta vi chiedo solo di non punire Pasuan ve ne prego punite me e non lui dissi io sono alle prime armi invece lui a più esperienza di me e se lo mettere in prigione peggiorerete solo le cose la colpa è stata mia che avevo visto quei malviventi dovevo avvertire le guardie invece ho fatto di testa mia e li ho seguiti prendete provvedimenti solo su di me e chinai il capo e aspettai una risposta

Hastatus77 02-05-2011 13.08.34

Dal giorno del ritorno del duca, il clima a Capomazda era cambiato.
Mi accorgevo che la gente sembrava più allegra e disinteressata, come se non ci fosse nessuna guerra in corso.
Ed ora, erano stati addirittura convocati tutti i baroni.

Non avevo più avuto modo di parlare con Monteguard, ma ero rimasto a Capomazda, e mi aggiravo sui bastioni difensivi solo per aggiungere altri due occhi alle centinaia che già vigilavano sulla sicurezza degli abitanti del castello.

Lady Morgana 02-05-2011 21.51.49

Guardai con apparente curiosità l'alta torre, il vecchio ed infine il cane...

Ma cosa ci fa una torre in mezzo ad un bosco folto come questo? e quel vecchio...mi sembra quasi di conoscerlo, anche questo lago ha qualcosa di familiare...

Varcai la porta della torre e mi ritrovai faccia a faccia con l'anziano signore "Voi mi lusingate, signore. Ma credo di non essere paragonabile alla bellezza di uno splendido fenomeno della natura come l'arcobaleno..."
Mi tolsi il cappuccio e lasciai cadere i miei lunghi capelli sulle spalle; non so perchè, ma mi fidai di quell'uomo.

Ha qualcosa di familiare.

Fissai di nuovo quel vecchio, ed ebbi ancora la senzazione di conoscerlo.
Entrai nella torre e cominciai a salire i gradini che portavano alla cima della torre, sembravano infiniti, ma improvvisamente mi ritrovai davanti ad una porta di legno con cui terminavano le scale.
Quando l'aprì vidi una stanza enorme, con un solo letto, un solo tavolo, una sola sedia, ma moltissimi scaffali colmi di libri di vario genere. Restai immobile sulla soglia senza saper cosa fare. Mi guardai intorno e vidi che l'anziano signore sedeva sul letto; mi avvicinai e mi sedetti di fianco a lui e lo fissai. Vidi le sue labbra muoversi, senza emettere alcun suono... ma io so leggere il labbiale.

No, non è assolutamente possibile... questo vecchio conosce il nome che mi venne dato dalle Sacerdotesse!!! Nessuno lo conosce tranne me...

In preda all'angoscia presi fra le mani il mio medaglione e feci scattare il meccanismo; come al solito comparve il pezzo di pergamena su cui era scritto il mio nome. Richiusi il medaglione e lo nascosi sotto la tunica in tutta fretta...

Guisgard 03-05-2011 00.40.22

La vecchia cominciò a ridere.
Prima piano, a denti stretti, per poi abbandonarsi ad una folle e grottesca risata.
“La giovane crede nella bellezza, nell’ardore e nella gioia…” disse tirando fuori da una tasca tre fili di stoffa stropicciati “… e crede che tutto ciò possa durare per sempre… questo ci differisce e nulla più! Tu hai la bellezza e l’illusione di poter essere felice…” la fissò, smettendo per un attimo di ridere “… io invece non credo più a queste favole… quelle come te e come me non possono fare gli stessi sogni di tutte le altre donne… tu credi di poter prendere dagli altri in eterno e forse hai ragione… anche io lo credevo in gioventù… ma poi ho compreso che la vita ci succhia l’anima come noi stesse facciamo con gli altri!”
Mostrò poi a Melisendra i tre fili di stoffa stropicciati.
“Tre fili che si intrecciano tra loro…” continuò “… tre fili distinti, ma che solo slegandoli, uno ad uno, si potrà, forse, mettere ordine in questo caos…”
E scoppiò a ridere.

Melisendra 03-05-2011 01.36.43

Sorrisi. Era così pazza che quasi mi piaceva.
"Non è il caos che mi preoccupa, ma chi lo alimenta", sussurrai. "D'altro canto... non ho mai pensato che essere come sono fosse una benedizione. Siamo creature del caso, che ci piaccia o no. E quello che facciamo raramente conduce alla felicità."
Tamburellai con le dita sul bracciolo della poltrona.
"Sapreste dirmi cosa ha scatenato questo improvviso fermento tra le mura del castello?" Avevo i miei dubbi, ma forse aveva visto qualcosa o sapeva chi lo avesse provocato.

Guisgard 03-05-2011 01.56.57

Il pugno del capitano Monteguard picchiò con forza sul tavolo.
“Vedo che avete già legato bene, voi due!” Disse sforzandosi di ridere. “Ma è giusto, l’unione è la vera forza di chi combatte insieme per la stessa causa! Peccato però che io non affiderò mai la difesa del ducato a due scapestrati come voi due! E niente mi impedirà di sbattervi dentro per un tempo indefinito!”
“Capitano…” provò ad interromperlo Pasuan.
“Non mi sembra di aver finito, razza d’idiota!” Tuonò Monteguard.
“Capitano!” Quasi prendendo la parola a forza Pasuan. “Ho sbagliato e mi sono dimostrato indegno della vostra fiducia! Accetterò qualsiasi punizione, compresa quella di essere cacciato dai cavalieri del ducato… ma Cavaliere25 non ha fatto nulla di male! Anzi, è grazie a lui se quei tipi non hanno fatto del male a…”
“Alla dama di turno, immagino!” Urlò Monteguard. “Chi era stavolta? La moglie di qualche ufficiale? O forse qualche contadinella?”
“Capitano, voi parlate senza sapere…”
“Silenzio!” Lo zittì Monteguard. “Ora finirete in gattabuia entrambi, a riflettere su ciò che avete fatto!”
Chiamò allora una guardia, dando ordine di portare in prigione Pasuan e Cavaliere25.
Poco dopo i due furono condotti verso la prigione.
“Scusami, ragazzo…” mormorò Pasuan al compagno di sventure.
E proprio in quel momento i due passarono a poca distanza da Dafne.

Guisgard 03-05-2011 02.28.22

Il cielo di un azzurro che sembrava infinito ricopriva ogni cosa, nella luminosa e mite calura del Sole di Primavera.
Le risa degli invitati, l’odore dei capretti che si arrostivano sugli spiedi, il profumo della minestra calda, il colore della matura frutta di stagione.
Tousil rivedeva ogni cosa di quel giorno.
Ed il suo sguardo, tre le occhiate divertite e maliziose degli amici, cercava continuamente il volto dell’amata Rosanna.
Era bellissima.
I capelli bruni come l’ebano e la pelle scura, sensuale e vellutata.
Sorrideva ed era tutta presa dalle chiacchiere delle altre donne, senza però evitare, di tanto in tanto, di voltarsi verso il suo novello sposo.
Allora rispondeva con lo stesso sguardo alle occhiate di Tousil, aprendo lentamente le labbra, quasi a volergli sussurrare la voglia di restare sola con lui dopo la festa di nozze.
Ad un tratto però il silenziò calò su tutti loro.
Alcuni cominciarono a fissare la via che dava alla campagna, che separava l’abitato dal palazzo ducale di Capomazda.
Pochi istanti dopo le risate di alcuni uomini a cavallo riempirono quel silenzio piombato sulla festa.
Sembravano quattro cavalieri.
Attylus, il padre di Tousil, fece un cenno a suo figlio.
“Corri dal nipote di sua signoria…” disse “… vagli incontro! Sbrigati!”
Tousil raggiunse così il suo signore.
“Ehi, sembra che qui ci sia una festa!” Esclamò Icarius fissando i tre che lo accompagnavano.
“Si, milord…” mormorò Tousil.
“E cosa festeggiate?”
“Le mie nozze, milord.”
Alcune donne corsero verso il nobile signore e i cavalieri che lo seguivano, porgendo loro delle coppe di vino.
“Ci offri solo da bere?” chiese Icarius sorseggiando dalla coppa. “La carne forse è solo per gli invitati?”
“Prego, mio signore…” invitandolo “… sapete che qui tutto vi appartiene…”
“Come i capretti che stai arrostendo... qual è la punizione per chi caccia nel demanio ducale, Ruk?” Chiese Icarius ad uno dei suoi.
“Anche la morte, mio signore!”
“Dovrei allora ucciderti per aver cacciato nella mia terra!”
In quel momento Rosanna si avvicinò al cavallo di Icarius.
“Perdonate il mio sposo, milord…”
“E perché dovrei?” Domandò il duca fissando la bella sposa. “Magari potrei farlo per te...”
La ragazza chinò il capo.
“Non mi intendo molto degli usi della nobiltà…” fece Icarius voltandosi verso i suoi “… ma se non erro un antico diritto mi permetterebbe di… come dire, augurare fertilità alla sposa, vero?”
I quattro risero.
Poco dopo si allontanarono dalla casa portandosi via la giovane e bella sposa.
“Tranquillo, non le farò nulla che lei non voglia…” disse Icarius voltandosi un’ultima volta verso Tousil.

Quel ricordo, come una lama che si rivoltava nella carne, attraversò di nuovo, per l’ennesima volta, il suo sguardo.
Come se quella scena stesse accadendo di nuovo.
Stava immobile sulla grande Porta dei Leoni, confuso tra le guardie che andavano avanti e indietro, i mercanti, gli artigiani e qualche mendicante.
Restò lì per un tempo indefinito, fino a quando vide il duca uscire dal palazzo, accompagnato da alcuni dei suoi.
E quando il signore di Capomazda passò a pochi passi da lui, Tousil estrasse un lungo coltello, simile a quello che i contadini usavano per tagliare l’edera, e si lanciò su di lui.
Forse la disperazione, forse la rabbia, o forse solamente la forza di chi non ha più nulla da perdere permise all’uomo di raggiungere il duca in mezzo ai suoi uomini.
“Ora… ti ucciderò…” disse quasi balbettando, mentre fissava Icarius negli occhi.
In breve si scatenò il panico.
“Cane, allontanati dal duca, o ti sgozzeremo insieme a tutta la tua famiglia!” Lo minacciarono alcune guardie.
“Chi sei?” Domandò Icarius.
“Uno a cui hai tolto tutto…”
“Guardie, arrestatelo!” Gridò August.
“Fermi!” Ordinò Icarius, mentre si avvicinava a Tousil. “Cosa cerchi da me?”
“Voglio giustizia…”
“Ed io te ne darò…”
“Allora lascia che ti strappi il cuore…” mormorò l’uomo “… come tu hai fatto a me quel giorno…”
Icarius si avvicinò.
“In cosa ti ho fatto torto?”
“Lei… era bella… ed una vita di felicità ci attendeva… perché? Avevi tutte le donne di questo ducato… perché proprio lei? Da allora nulla è stato più come prima…”
Puntò allora il coltello contro il petto di Icarius, mentre questi restava immobile.
I loro sguardi si incrociarono, fino a quando Tousil lasciò cadere il coltello e scoppiò a piangere nel terreno.
“Perdonami…” disse Icarius accasciandosi accanto a lui. “Il giorno in cui vorrai soddisfazione io te ne concederò…”
Restarono così alcuni istanti, poi il duca ritornò verso il palazzo.
“August…” voltandosi verso l’amico che gli stava accanto “… dimmi… che razza di uomo sono stato?”
“Mio signore, dovete riposare…” rispose August “… andiamo, vi prego…”
“Lasciami solo…” e rientrò nel palazzo.

Talia 03-05-2011 03.13.58

Quei cupi pensieri mi riempivano la mente. In preda ad essi, o forse solo per trovarvi pace, uscii dalla biblioteca e presi a passeggiare distrattamente per i corridoio, lanciando di tanto in tanto un’occhiata fuori dalle alte finestre a bifora.
E fu così che assistetti a quella scena... fu rapida, tutto si svolse in pochi attimi e per tutto il tempo mi fu impossibile muovermi e respirare...
Ero molto distante e non potevo cogliere i piccoli gesti e certamente non le parole che venivano dette... eppure qualcosa in quella scena mi parve strano e ciò mi inquietò profondamente.
Esitai appena un istante, poi mi voltai e mi avviai per il corridoio... ero ancora sull’ultimo gradino della scala che conduceva al piano inferiore quando lo vidi: il duca camminava da solo, gli occhi persi chissà dove, il passo dolente...
Esitai, incerta se parlare o tacere.

Guisgard 03-05-2011 03.17.13

Un irreale ed angosciante silenzio era sceso sulla brughiera.
Anche il vento si era fermato ed il grigiore del cielo, reso ancora più cupo con l’imbrunire, sembrava portare con sé funesti presagi.
Le torce sulle mura sembravano animate da agitata insofferenza, mentre le sentinelle che le impugnavano scrutavano in maniera ossessiva l’angosciante scenario che si apriva inquieto davanti a loro.
La cittadella di Corsus, racchiusa dalle sua antiche mura risalenti alla lontana occupazione latina, continuava a difendersi strenuamente ormai da settimane contro le milizie di Cimarow.
Corsus si trovava dove cominciava a sorgere la misteriosa brughiera, confinante dunque con i territori governati da Cimarow e troppo lontana da quelli sotto il controllo dei Taddei.
La fedeltà agli Arciduchi e la consapevolezza della malvagità del tiranno traditore, aveva spinto i suoi abitanti a questa drammatica ed infaticabile resistenza.
Ma quella sera appariva diversa.
Silenziosa, angosciante, inquietante, come attraversata da oscuri presagi di morte, pareva che in essa avessero deciso di ritrovarsi i lamenti e le maledizioni delle anime dannate.
Ad un tratto, quell’insopportabile silenzio svanì.
Un sordo boato lontano, appena percepibile, cominciò ad annunziarsi.
Prima lento ed irregolare, poi sempre più frequente e meccanicamente costante.
“Lo sentite? Si, si sente!” Disse qualcuno.
“Cosa sarà?” Domandò spaventato qualcuno dalle mura.
“Forse è l’esercito di Capomazda che viene a salvarci!” Gridarono alcuni dalle mura.
“Forse a quest’ora Capomazda non ha neanche più un duca!” Ammonirono rassegnati altri.
“Lo sento… è sempre più vicino…” urlava qualcun altro dalla torre “… è l’eco della primordiale battaglia tra gli Angeli buoni e quelli ribelli… segno che la nostra ora è ormai giunta…”
Tutti allora si affacciarono dalle mura e dalle torri, per scrutare l’implacabile brughiera già avvolta da un irreale crepuscolo, il cui avvento era stato anticipato dal cielo grigio.
Quegli sguardi, di centinaia, di migliaia di persone, persi lungo quel selvaggio orizzonte, ad un tratto videro una scena apocalittica.
Una mostruosa macchina da guerra, coperta da un lungo e massiccio tetto spiovente, trainata dalla forza di decine di schiavi flagellati a sangue, si muoveva verso la porta di Cursus.
La testa di quell’orrore era fatta di pietra e ferro e nella foschia della brughiera cominciava, man mano che si avvicinava, a mostrare il suo spaventoso volto.
Un infernale ariete da battaglia, sospinto dalla disperazione di quegli schiavi frustati con sadica determinazione, si muoveva contro le mura della cittadella.
Dalle mura allora, gli instancabili assediati, cominciarono a vomitare su quell’orrore una pioggia di dardi incandescenti, di olio bollente, pietre e qualsiasi altra cosa potesse in qualche modo ostacolare l’avanzata di quella macchina distruttiva.
Ma la robustezza del tetto proteggeva coloro che animavano quel mostro.
E se anche qualcuno cadeva, tutti gli altri schiavi, tormentati dai loro aguzzini, spingevano con ancora più forza, forse nell’utopia che presto quel supplizio sarebbe per loro terminato con la presa della sfortunata cittadella.
Alla fine, sotto i colpi di quell’ariete, la porta di Cursus si frantumò, permettendo alle armate di Cimarow di penetrare finalmente nella cittadella.
Allora grida, gemiti, maledizioni ed invocazioni di disperato aiuto si levarono nella brughiera, mentre alte colonne di fuoco e fumo salirono in breve verso il cielo.
Un Cielo che a quel punto, sopra a quell’immane tragedia, lasciò cadere la sua ira.
Una fitta pioggia giunse sui lamenti e suoi tormenti di Cursus, facendo scivolare il sangue dei suoi abitanti tra il fango ed il pietrisco delle sue strade.
Alla fine, dopo stupri, saccheggi, torture e massacri, la popolazione conobbe il suo atroce destino: tutti i maschi adulti furono sterminati, mentre donne e bambini vennero venduti come schiavi.

In quel momento un brivido attraverso il cuore di Melisendra e l’incantatrice avvertì, per un indefinito istante, mille voci che gridavano fino a spegnersi in un agghiacciante silenzio.
Strane e confuse immagini allora si accavallarono davanti ai suoi occhi.
Immagini di dolore e morte.
Melisendra comprese allora che qualcosa era accaduto.
Qualcosa di terribile ed inumano.
Qualcosa, la cui colpa, sarebbe caduta su tutti loro.
Poi la mano della vecchia servitrice lasciò il polso di Melidsendra.
“Ecco cosa occupa l’interesse di quei maledetti…” disse la vecchia, fissandola con occhi enigmatici.

Melisendra 03-05-2011 03.55.38

Una pena indicibile calò su di me.
Una pena simile a una gelata che distrugge ogni germoglio di speranza.
Non avevo parole, ma mi sforzai di pronunciarne qualcuna.
"E' peggio di quanto pensassi..."
La mia mente ancora si rifiutava di accettare la visione; quella donna mi aveva mostrato qualcosa che da solo era valso a farmi prendere una decisione.
La mia mente iniziava a pianificare lo sviluppo degli eventi e a prefigurare bivi, piani, scelte da compiere. L'addestramento a cui ero stata sottoposta riemergeva e mi offriva le armi da usare contro coloro i quali ci avrebbero trascinati in quel caos.
Attentare alla vita del Lord? Uccidere Gouf?
Alternative rischiose. Strade che una volta imboccate mi avrebbero condotta alla rovina e a una lenta morte.
C'erano alternative? Forse. La verità, a volte, è l'arma più disarmante.
Ma anche in quel caso avrei dovuto essere estremamente cauta.
Nauseata, mi alzai ed uscii di getto nei corridoi, corsi fino al cammino di ronda sulle alte mura. Quasi senza fiato, con le guance arrossate, mi guardai intorno. Ero quasi certa che, da qualche angolo dell'orizzonte, avrei visto levarsi del fumo grigio di sventura, rovina. Morte.

Guisgard 03-05-2011 05.14.28

Icarius camminava inquieto nei corridoi del palazzo, tra i ritratti dei suoi avi.
Lo fissavano, qualcuno compatendolo, qualcun altro biasimandolo.
Altri ancora lo fissavano in silenzio.
Un silenzio che sembrava una sentenza di condanna.
Una sentenza senza appello.
Una condanna per un passato che Icarius aveva solo ereditato per fatalità.
Un passato dal quale sarebbe fuggito via volentieri, se non ci fosse stata lei.
Già, lei.
E se sapesse?
Se conoscesse il male che lui ha saputo fare?
E se ne avesse fatto anche a lei?
Forse per questo lo odiava tanto?
Questo si ripeteva, mentre vagava tra quegli austeri ritratti.
E camminò fino a quando giunse davanti ad un ritratto speciale.
Il ritratto di Talia.
Lo fissava ed un mare di emozioni e di sensazioni lo raggiunsero e lo travolsero.
Felicità, esaltazione, ma anche smarrimento, paura.
Ad un tratto però avvertì qualcosa.
Si voltò di scatto e la vide.
Talia lo stava fissando.
E tutte quelle emozioni e quelle sensazioni divennero ancora più intense.
Ma su tutte, ora che lei era apparsa davanti ai suoi occhi, nel suo cuore dominava quella tanto cara e così fortemente negata da quell’oscuro fato ai nobili Taddei: la Gioia.
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Guisgard 03-05-2011 05.49.05

Melisendra raggiunse le alte mura e cominciò a scrutare l’orizzonte.
Ovunque dominava la brughiera, tetra, oscura, inquieta e tormentata.
Poi, scrutando con attenzione quello scenario sterminato, la ragazza vide alcune colonne di fumo che sembravano giungere fino a lambire i pilastri del Cielo, quasi a chiedere giustizia per i loro morti.
“Quel sangue ricadrà sui giusti colpevoli…” disse una voce alle sue spalle “… ma non li troverai qui, quei colpevoli.”
Melisendra si voltò e vide Aytli.
La ragazza la fissava con uno sguardo indecifrabile ed uno strano sorriso sul volto.

Guisgard 03-05-2011 06.13.48

Guisgard fissò incuriosito Morrigan, mentre Finiwell era già corso ad avvisare il capitano.
“Battuta di caccia? Non sapevo amavate escursioni nel cuore della notte, milady!” Disse Guisgard. “E cosa avete cacciato, di grazia? Forse qualche misterioso animale che vive nella brughiera?”
La fissò poi divertito.
“Fin dal primo momento vi ho sempre vista come una donna davvero particolare, animata da propositi non proprio adatti al gentil sesso…” continuò “… e poi quella vostra spada… non ne ho mai veduta una simile… come l’avete avuta?”


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