Camelot, la patria della cavalleria

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Dacey Starklan 27-10-2015 16.12.14

Mi sporsi un po', sollevandomi sulle punte dei piedi per vedere meglio all'interno del locale. Il fumo era denso e offuscava la vista, riuscii però a tener d'occhio il tavolo dei tre borghesi e come avevo previsto arrivò il quarto uomo.

Riuscii a distinguere solo il suo abbigliamento, una divisa militare ma senza alcuna indicazione del grado. Aggrottai un po' la fronte perplessa e tentai di scoprire i lineamenti del viso del militare. Quando questi prese posto al tavolo finalmente ci riuscii. Era un uomo più giovane e di piacevole aspetto rispetto a quanto avevo pensato, soprattutto colpivano gli occhi azzurri e limpidi.

Guisgard 27-10-2015 16.13.40

“Duchessa...” disse Cadfel ad Altea “... restare neutrali è spesso un modo per prendere tempo. Voi dipingete a tinte fosche il governo di Canabias, reo secondo voi di voler imporre il suo regime. Ma anche Afralignone mira a controllare i suoi alleati. La differenza qual'è? I primi impongono una società di eguali, alla ricerca di una libertà assoluta e forse utopica, negando i privilegi della nobiltà e del Clero. I secondi invece dominano dall'alto della loro nobiltà, certo lasciando il popolo libero e difendendolo, ma pretendendo comunque il riconoscimento della loro superiorità. Voi siete disposta ad accettare il benessere in cambio di riconoscere uomini superiori a loro dire per Diritto Divino? Io no. Per me l'aristocrazia Afralignonese non ha nulla più della gente comune.”
I due si salutarono e Altea raggiunse Padre Abramo, con cui servirono cibo ai poveri giunti alla chiesetta.

Altea 27-10-2015 16.27.31

Mi misi a servire insieme a Padre Abramo e le suore ma i miei pensieri erano altrove..le parole di Cadfel. In fondo erano verità...noi stessi qui a Chevral non avevamo mai imposto al popolo sacrifici..quello che stava avvenendo ora ne era un esempio. Infatti era proprio quello che temevo di più..o cadere nelle mani di Canabias o di Afralignone per dare ad entrambi le nostre Terre...lo avevo detto io stessa non avrei donato un ettaro di terreno a un taddeide nemmeno sotto tortura.
Cercai di scacciare quei problemi...padre mio, quale incombenza mi hai dato assieme a mio nonno..Costanza era la maggiore, avevo voluto studiare ed essere diversa da tutte loro..eccone il risultato.
Finito il mio lavoro, aiutai suor Matilde a lavare i piatti e mi congedai prima del buio.."Padre Abramo, torno a Palazzo, vi sono pure ospiti e sembra maleducazione fare aspettare ma sapete tengo a tutto questo..devo dirvi mi costa molta fatica questo ballo..chi mai avrà invitato mio nonno Mandus e mia madre?" sospirai "Passerà..lo faccio solo per mia sorella Ellis. Domani non potrò essere presente, posso andare o avete bisogno di me?".

Guisgard 27-10-2015 16.38.11

“Il capitano Guisgard, presumo...” disse uno dei tre borghesi al militare.
“Dipende...” giocando a carte questi “... può anche darsi.”
“Noi siamo i tre a cui avete dato appuntamento, rammentate?”
“Ah, già...” fece il militare “... vedo...” rivolto al tavolo dei giocatori “... e rilancio di tre...” gettando una moneta nel piatto... tris di donne...” mostrando poi le sue carte.
“Scala, capitano!” L'altro giocatore. “Vi è andata male!” Accaparrandosi il piatto.
“Già...” lasciando le carte sul tavolo il militare “... purtroppo al gioco non sono mai stato granchè fortunato...” tornò a guardare i tre borghesi “... dicevate? Oh, si... si, sono io... beh, potevate dirlo prima, no? Vi aspettavo. Sono appunto a corto di denaro.”
“Auguriamoci allora” il borghese “che il nostro sodalizio sia fruttuoso.”
“Avanti, vi ascolto.” Mormorò Guisgard.
“Non ci sarebbe un posto più appartato per parlare?” Chiese il borghese.
“Andiamo in strada...” alzandosi Guisgard “... in questo borgo la gente ama farsi i fatti propri.”
Dacey vide così i quattro uscire dalla cantina.
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Guisgard 27-10-2015 16.42.31

“Qui c'è sempre bisogno, figliola.” Disse Padre Abramo ad Altea. “Ma anche tu hai le tue incombenze. Torna pure a corte. Dopotutto quello è il tuo mondo ed ognuno di noi può fare tanto per gli altri secondo le proprie possibilità.” Le sorrise e la benedisse, lasciandola così tornare al palazzo ducale.

Dacey Starklan 27-10-2015 16.45.13

Non mi pareva un uomo avvezzo al rigore militare visto quel suo giocare d'azzardo senza porsi dei limiti.

I quattro parlottarono tra loro per poi prendere la decisione di lasciare quella sala e dirigersi all'esterno.

Mi finsi intenta a guardare altrove celando sempre il mio viso con un foulard mentre gli uomini uscirono. Presi a camminare piano, come se stessi passeggiando, aspettando di capire cosa avrebbero fatto ora.

Altea 27-10-2015 16.49.17

Sorrisi e scossi il capo "Qui è come fosse casa mia, perchè è la Casa del Signore".
Dopo la benedizione uscii e presi, quasi correndo, la via più corta per il Palazzo prima facesse buio...e ora mettiti questa maschera e sorridi..sorridi.

Guisgard 27-10-2015 16.51.38

Le porte del fortino si aprirono e l'auto entrò al suo interno.
Subito vi fu curiosità verso la vettura da parte dei legionari che si trovavano nel cortile centrale.
Infatti non era solito che un'auto simile arrivasse alla base.
“Eccoci, madama.” Disse il militare al volante a Gaynor.
Scese e subito aprì lo sportello della macchina per far scendere la diva.
Un attimo dopo però un nutrito gruppo di soldati circondò l'auto.
“Ehi, che sventola!” Esclamò uno di quelli.
“Siamo nel deserto, sarà di certo un miraggio!” Un altro.
“A me sembra vera...” fece un altro ancora “... ora la tocco per accertarmene!”
“E sentite com'è profumata!” Un altro di quei soldati.
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Lady Gaynor 27-10-2015 17.04.41

Una volta entrata nel forte, l'automobile fu accerchiata da un discreto numero di soldati, che probabilmente non vedevano una bella donna da tempo immemore. Sentivo i loro commenti, e un brivido mi percorse la schiena. Ero abituata a trattare con gli uomini, ma dei legionari in guerra non erano certo ciò che frequentavo di solito. Dentro di me nutrivo forte la speranza che la mia permanenza alla base fosse piacevole e soprattutto breve, non ero ancora scesa dall'auto che già sentivo nostalgia della bella vita a Capomazda. Mi feci coraggio e scesi a terra.

Guisgard 27-10-2015 17.31.17

I quattro uomini presero a camminare nella strada che andava a farsi avvolgere dall'imbrunire.
Dacey li seguiva poco distante, attenta a non farsi notare e ad ascoltare quanto loro dicessero.
“Lasciate che anche noi ci presentiamo...” disse uno dei tre borghesi “... io sono l'avvocato Leones, questi sono invece i miei soci... il notaio Fines e Poeh, nostro consulente.” Indicando gli altri due.
“Bene, il piacere è tutto mio.” Fece Guisgard. “Veniamo a noi ora...”
“Siete un uomo molto pratico e ciò mi piace.” Sorridendo Leones. “Lo studio legale che noi rappresentiamo cura gli interessi della Gran Baronessa Matilde dell'ex regno di Animos, oggi Repubblica di Canabias. La donna è fuggita dal suo paese poco prima della rivoluzione che ne ha insanguinato l'aristocrazia e messo in fuga i chierici. Tutta la sua famiglia è stata sterminata, eccezion fatta, forse, per sua nipote, la futura Gran Baronessa Dacey.”
“Che vuol dire forse?” Fissandolo Guisgard.
“Che le voci in merito alla sopravvivenza della ragazza sono alquanto confuse.” Spiegò Leones. “Qualcuno, fedele alla famiglia reale, giura che i corpi sotterrati erano sei, ossia il re, la regina e le due figlie, oltre a due dame di compagnia. Sei capite e non sette. Ed il corpo mancante potrebbe essere proprio quello della ragazza.”
“State perdendo tempo...” con fare indifferente Guisgard “... non si scampa ad un plotone d'esecuzione. Conosco per fama le milizie di Canabias e posso dirvi che nessuno le batte quando c'è da farsi giustizia sommaria. Le voci sulla ragazza sono false. Capita spesso che si tengano in vita simili fandonie, per lasciare ai nostalgici e ai fedelissimi la speranza di poter lottare per qualcosa. Dunque tonatevene pure al vostro studio legale e dite alla Gran Baronessa di mettersi l'anima in pace.”


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