Camelot, la patria della cavalleria

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Lady Gwen 09-05-2018 02.14.30

Riuscii a confinarlo in un angolo per tutto il tempo che rimanemmo nel capanno.
Un'ora, forse di più.
Giunse poi il crepuscolo e sì, ora si poteva tornare a casa.
Uscii fuori, sentendo l'aria fresca sulla pelle e sul viso ed iniziai a correre i quella che, secondo le tracce che sentivo nell'aria, doveva essere la giusta direzione.

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Guisgard 09-05-2018 02.28.07

Lys si inginocchiò davanti a lui e cominciò a provocarlo, a tormentarlo in un modo indicibile, insopportabile, senza dargli tregua, senza tabù, senza morale.
Lo faceva guardando Aegos, cercando la sua espressione.
Lo stalliere era in piedi, con tutti i muscoli del corpo tesi, i pugni stretti, la mascella serrata.
Era quasi incapace di continuare quella recita, quella farsa, con lei ai suoi piedi che senza pietà, divertita e perversa non cessava di affliggere quella virilità portata allo stremo della resistenza e della sopportazione.
“Ma... madama...” disse in un gemito, cercando di farsi forza per continuare la recita, quel gioco “... madama...” quasi in un piagnucolio “... io non resisto... non ce la faccio...” sforzandosi di scimmiottare un tono ancora fanciullesco, imbarazzato, ma che la sua prorompente mascolinità sbugiardava in maniera clamorosa.
Lys infatti non era ai piedi di un ragazzotto imbelle, ma ai piedi di un uomo vigoroso e dotato di una virilità non comune.



Gwen, con il favore del buio, uscì dal capanno e corse veloce verso la torre, seguita da Nikolaj.
Vi giunsero poco dopo, ritrovandosi così in quel luogo diroccato.
Elv ed Ivan erano ancora dove c'era la botola, ora però crollata al suo interno e dunque inutilizzabile.
I due vampiri erano palesemente preoccupati, non essendosi accorti del ritorno di Gwen e Nikolaj.

Lady Gwen 09-05-2018 02.34.34

Dopo un po' arrivammo alla torre e non vedendo Elv ed Ivan in giro, ipotizzai che fossero ancora al pozzo.
Infatti scesi e li trovai lì.
"Ehi..." sorridendo ai due, poi mi avvicinai ad Elv baciandolo col suo viso fra le mani "Ciao..." più piano e più dolcemente.
Ecco cosa mi era mancato, più dell'aria fresca e della libertà.

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Clio 09-05-2018 02.42.14

Adoravo quel gioco.
Non solo la recita cel cucciolino indifeso, no, proprio quel tormentare la punta sporgente del suo membro con le mie mani, con la mia lingua.
Ancora e ancora e ancora.
Questo mi mandava in estasi, accendeva ogni parte di me in un modo incredibile.
Poi la sua espressione, il suo cercare disperatamente di resistere mentre in realtà non c'era niente che potesse fare, perchè io non avrei smesso, perchè la mia eccitazione era così folle, così intensa che l'avrebbe consumato pezzo per pezzo.
Non era certo un ragazzino, ma ero pronta a scommettere che non avesse mai incontrato una donna come me, che riuscisse a metterlo alla prova così tanto, che lo trascinasse notte dopo notte in un mondo fatto di lussuria, eccitanti fantasie, piacere senza pari.
Quell'intesa tra noi era qualcosa di nuovo anche per me, era raro che un uomo sapesse tenermi testa in quel modo, che potesse riuscire a sorprendermi, eccitarmi con uno sguardo o una parola, che assecondasse le mie fantasie in quel modo così meraviglioso.
Lo adoravo, dovevo ammetterlo.
Certo probabilmente non lo avrei mai ammesso con lui, perchè era il mio servo, nulla di più, ma era così.
E quando poi continuò con quella farsa, mi accesi ancora di più!
"Allora sarà meglio che mi sbrighi, prima che tutto il ripieno venga fuori, non credi?" disegnando un cerchio attorno a quell'estremità così tormentata con la mia lingua, un movimento lento, intenso, esasperante.
"Io non resisto più!" dissi poi, in un sussurro, schiudendo le labbra e accogliendo tutto quel succoso pasticcino nella mia bocca calda e affamata, avvicinandomi sempre di più per farlo scendere lungo la gola il più possibile, pechè volevo assaporarlo tutto, perchè volevo farlo impazzire di piacere, perchè c'era il mio padrone che mi stava guardando e volevo eccitarlo a tal punto da farlo correre da me per prendermi con forza... perchè volevo farlo, disperatamente, e questo, per me, è un motivo sufficiente.
A quel punto cercai nuovamente il suo sguardo, perchè i suoi occhi ardenti erano così meravigliosi da incatenarmi, e solo allora iniziai a giocarci, a muovermi in modo ritmico, a stringere la mia bocca attorno a quella virilità che così a lungo avevo tormentato.
Ancora, ancora, ancora.. ed era solo l'inizio!

Altea 09-05-2018 14.56.45

Annuii al contadino. Forse mi sbagliavo ma andare a dare un'occhiata non costava tanto. "Si grazie.. Sono appassionata di vecchi ruderi" dissi per non destare sospetti "Ha qualche storia particolare? Sa a chi apparteneva?" mentre l'uomo finiva la sua pietanza.

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Dacey Starklan 09-05-2018 15.04.49

La leggenda della Pieve di Monsperone
 
Sospirai, ed io ancora che ci perdevo tempo.
Erano in simili occasioni che mi rendevo conto di quanto difettasse mio fratello, vedevo i suoi limiti e mi chiedevo quando ancora sarebbe riuscito ad andare avanti nelle sue aspirazioni se non si migliorava.
Era potente, forte, non si faceva scrupoli a usare la violenza ed era preparato in campo militare ma non aveva la sottigliezza di capire i sotto intesi, la finezza di ascoltare tra le righe, l’astuzia di osservare gli altri e i loro difetti per usarli a proprio vantaggio, mancava di scaltrezza e acume, fors’anche di intelligenza.
A lui i muscoli e a me il cervello.

“ Mi hai chiesto di controllare che quell’artista fosse all’altezza. Ti dico che non lo è.
Intendi prendere provvedimenti in merito o quando questi rovinerà la serata a tutti, dovrò indicare te come il responsabile?”

Non mi restava che essere schietta e minacciosa, per quanto il mio viso e la mia voce potessero esserlo.
Sapevo bene che neanche ad impegnarmi sarei riuscita a mettergli paura ma forse così mi avrebbe ascoltata.

.....

“ Dacey dove sei? Vieni fuori, smettila di nasconderti come un ratto.”
“ Vattene via!”
“ Dacey, sono tuo fratello, non devi nasconderti da me.”
“ Non mi sto nascondendo da te.... ma da lui...”

La bambina sussurrò intimidita, puntando un ditino verso l’angolo opposto nella stanza.

Lei se ne rannicchiata e tremolante sotto le coperte del suo letto, improvvisamente gelido.
Era corsa in camera poco prima, una lacrime a causa del fratello e dei suoi continui dispetti.
Era corsa in camera per sfuggirli.
Era corsa in camera per calmarsi e trovare rifugio.
Era corsa in camera ma si era accorta di non essere sola.
Due occhi rossi come il sangue la fissavano, profondi e penetranti, capaci di entrarle in quell’animo di bambina e scovare i lati meno innocenti.

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Poi la voce, maschile e cupa, eppure melodica alla orecchie di Dacey, una voce che la chiamava, la implorava di seguirla, le ordinava di farlo, la incantava, la terrificava.
D’istinto la bambina si nascose sotto come coperte, come se esse fungessero da scudo impenetrabile ma la voce era sempre lì a tormentarla e gli occhi, rosso rubino, la seguivano anche nel buio.

“ Dacey, non c’è niente lì. Sei solo una frignona!”
Suo fratello non vide nulla, una volta in camera anche lui e come sempre approfitto per prenderla in giro invece di rassicurarla per poi andar via ridendo di lei.
Ma Dacey lo vedeva, vedeva gli occhi e una forma confusa del viso, pallido, di un pallido mortale.
Lui ripresa a parlare, sensuale, conturbante, con voce carica di promesse.



E così detto la figura si avvicinò, lentamente ma in modo inesorabile.
E Dacey urlò. Urlò con tutta la voce che poteva avere una bambina in preda al più puro dei terrori.
La misteriosa figura si fermò e rise.
Rise e si passò la lingua a inumidire le labbra.



Scomparve.
Nel nulla così come era arrivato.
Scomparve e Dacey provò a pensare che fosse un brutto sogno soltanto.
Ma da quel giorno la bambina fu in grado di vedere quelle che erano tutte le creature della notte, a sentirle, a rispettarle, ad apprezzarle, a capirle, fino ad amarle come amava gli abitanti nella luce.

....


Confusa, mi guardai intorno, ritrovandomi nella camera da letto, con mio fratello che mi fissava perplesso.
Mi ero totalmente persa in quel lontano ricordo che prepotentemente era riemerso, da aver scordato dove ero e che stavo facendo.
Tutto ciò che riuscivo a considerare erano le parole, le parole che avevo udito da bambina e che solo ora mi sembrava di capire appieno ma, a differenza della mia infanzia, non ne fui terrorizzata ma attratta. Terribilmente attratta.


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Guisgard 09-05-2018 16.38.02

Elv ed Ivan furono sorpresi ed allietati nel rivedere Gwen e Nikolaj.
“Ehi, mi hai fatto spaventare...” disse Elv, un attimo prima che Gwen catturasse le sue labbra per un dolce bacio “... mi mancavi...” assaporando le accoglienti labbra di lei.
“Ma dove siete stati?” Ivan a Nikolaj.
Quest'ultimo allora raccontò tutto ciò che avevano visto.



“Si sa solo che apparteneva ad un nobile signore Afragolignonese...” disse il contadino ad Altea “... da secoli è ormai abbandonato... io non ci vivrei neanche da fantasma.” Sarcastico mentre masticava.



Quel ricordo, così reale, vivo, quasi fosse stato vissuto in quel preciso momento da Dacey.
Un ricordo ora concreto più che mai, visto ciò che stava vivendo al palazzo di Monsperone.
Quegli occhi, rossi ed enigmatici, profondi e penetranti, misteriosi ed inquietanti al punto da turbarla nell'intimo, nel profondo della sua anima.
“Dacey...” disse il Maresciallo destandola da quel ricordo “... cosa vuoi che possa rovinare quel pagliaccio? Al massimo ci annoierà tutti.” Accennando una risata. “Credi forse valga più di un giullare o di un mimo? Sono cani da strada, artisti mendicanti e pezzenti. Lo faremo esibire giusto per sdebitarci. Dopotutto quel maiale ti ha riportata qui sana e salva.” Annuendo.

Altea 09-05-2018 16.44.39

A quelle parole del contadino trasalii, ma la cosa non era una novità visto non poteva essere solo di un nobile afragolignonese...ma le ultime parole mi interessarono di più.."In che senso? Perché non ci vivrebbe nemmeno da fantasma? Lo dice per l' aspetto fatiscente o per altro?" aspettando pazientemente finisse di mangiare.

Lady Gwen 09-05-2018 16.49.17

Sorrisi e lo baciai ancora.
"Anche tu mi sei mancato..." risposi piano, con un ultimo bacio prima di ascoltare Nikolaj.
"È come se questo posto si ergesse su un'enorme cripta. E quella mummia era davvero strana. Io ipotizzo che potrebbe avercela messa il barone stesso, magari per far credere di non essere lui lo stesso barone che doveva esserci sepolto lì. Dopotutto, è un vampiro ed è immortale, girerà su questa terra da chissà quanto tempo e magari avrà pensato che l'assenza di un cadavere potesse destare sospetti" dissi, sperando di aver fatto un buon ragionamento.

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Dacey Starklan 09-05-2018 16.50.51

“ So bene che mi ha aiutata. Ma potremmo pagarlo, dargli un pasto caldo e mandarlo via.
Mi meraviglia che proprio tu, con il tuo odio per gli artisti di strada, ora insisti per lasciare che si esibisca.”

Mi voltai, dando le spalle all’uomo e aprii l’armadio in noce per cercare il vestito adatto alla serata.
Sentivo l’impellente bisogno di essere bella, per qualcuno che dominava il mio ricordo ma di cui non conoscevo nulla se non lo sguardo rosso e la voce profonda.


“Non dire che non ti avevo avvisato!”

Sbottai infine spazientita ma soprattutto ormai totalmente incurante del discorso che stavamo portando avanti.
Quegli occhi. Continuavo a vederli, come un caldo e confortante ricordo, e desideravo vederli nuovamente, sentirli vagare sul mio corpo, nella mia mente, lasciando che vedessero tutto di me.
Avrei fatto qualsiasi cosa per poterli vedere ancora una volta.


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