“Non lo so...” disse Affone guardando il cielo che andava velandosi “... ma di sicuro vi è un significato...”
Era già il tardo pomeriggio.
“Sarà meglio tornare al castello ora...” mormorò Icarius.
“A presto, signorino.” Con un cenno Affone. “Salute, madama.” Ad Altea e andò via con le pecore.
“Rivestiamoci e torniamo al castello...” Icarius fissando la gitana.

Clio scese dal carro ed assumendo un andamento adatto alle richieste dell'uomo cominciò a camminare.
“Si, potrebbe andare...” disse sbuffando l'uomo “... magari con un abito adatto...” annuì svogliatamente “... va bene, prendo questa.”
“E noi?” Una delle ragazze sul carro.
“Ho poco tempo, cocchine.” Rispose l'uomo. “Magari sarà per la prossima volta.” E chiamò un soldato per fare andare via il carro. “Su, seguimi tu.” A Clio.
La condusse in un vestibolo pieno di costumi.
“Indossa il più provocante che trovi.” Indicò l'uomo alla ribelle. “Fa presto, ti aspetto fuori.” Ed uscì.

Il gentil pastore se ne andò.
Mi tolsi lentamente la camicia davanti a lui e gliela porsi in modo malizioso.."Grazie...si vestiamoci non posso andare via nuda..mi sembra di avere il tuo profumo addosso..signorino.." e gli misi la camicia e gli sfiorai il petto nudo e poi gliela abbottonai.."No, non sono una mogliettina premurosa lo so" e poi mi vestii prendendo la sottoveste a terra bagnata.
Presi il cavallo e sospirando dissi.."Però sembra per un motivo o altro veniamo interrotti sul più bello..ehh..ma non possiamo correre il rischio di..perdere la visione..e come ha detto quell' uomo..vorrà dirci qualcosa di importante" e ricambiai il suo sguardo..quello sguardo che celava chissà quale suo pensiero.

Ce l'avevo fatta!
Sorrisi all'uomo e lo seguii docilmente.
Bene, in un modo o nell'altro almeno avrei avuto la possibilità di fare qualcosa.
Poi mi condusse in un androne pieno di costumi.
Già, un abito provocante... Ma dovevo sceglierlo bene considerando che avevo sempre Damasgrada da nascondere.
Frugai un po' tra quegli abiti e alla fine trovai quello adatto.
Era un abito rosso, che si allacciava sul collo, lasciando la schiena completamene scoperta, eccezion fatta per una specie di catenina che pendeva da un fiocco dietro il collo.
Lasciava una bella scollatura, ma era sufficientemente lungo perché potessi nascondere la spada contro la gamba sinistra, sufficientemente drappeggiata perché non si notasse la spada.
Sulla gamba destra invece c'era un grosso spacco.
Era il compromesso perfetto.
Indossai un paio di scarpe adeguate ed uscii.
"Eccomi..." Sorrisi all'uomo "Vado bene così?".

Icarius sorrise ad Altea, ma la sua mente era presa da altro.
Da ciò che stava succedendo.
I due si rivestirono e poi tornarono al castello, dove trovarono Palos, Pepino, Sammone, Pinto e Rancesco.
“Capo...” disse andandogli incontro Pepino.
“Ragazzi, mancano poche ore...” fece lui “... mangiamo qualcosa e poi appena fatto buio monteremo di guardia sulla torre...”
Così Pepino preparò loro da mangiare.

Clio uscì dal vestibolo e mostrò come quel vestito ben metteva in mostra la sua sensualità.
Certo, rispetto alle ragazze di Maruania lei non aveva quel portamento volgare ed i suoi modi tradivano il candore di una bellezza pulita e solare.
Ma tutto ciò era difficile, se non impossibile, da cogliere per quell'uomo.
“Su, andiamo...” disse con fare indifferente a Clio “... non abbiamo tutto il tempo del mondo.”
Raggiunsero così una stanza dove c'erano altri individui.
Ed entrando Clio subito riconobbe gli attori e loro, naturalmente, riconobbero lei.
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Arrivammo al maniero, Icarius sorrise ma notavo il suo turbamento, al ritorno era taciturno...non capivo...ma doveva essere qualcosa di veramente importante..forse per lui stesso.
Arrivati vidi gli uomini che furono chiamati e Pepino preparò la cena, mi sedetti al tavolo vicino Icarius e guardando gli altri uomini presi coraggio.."Prima si parlava di una nave...avete una nave" guardando i nuovi arrivati "Ho sempre sognato di prendere una nave e provare il senso di libertà..beh, io sono sempre stata una gitana..la libertà la conosco."

Sapien sorrise a quelle parole di Elisabeth.
“Lavare piatti” disse poi “non vi rende una donna indegna. Qui a Maruania molte donne non lavano piatti, ma fanno cose ben peggiori che le macchiano a vita. Il tarlo per costoro è quello di come trascorrere il tempo senza annoiarsi, quasi temessero che la vita possa sfuggire loro senza neanche accorgersene. E forse hanno ragione. A Maruania non vi è vita. No...” scuotendo il capo “... non come la si intende... non vi è etica, né morale, né soprattutto rispetto... i poeti Stinolvisti fiorentini definivano la donna come un qualcosa di aureo, di Divino, in grado di condurre l'uomo a Dio... che becera e ripugnante creatura è invece diventata la donna di Maruania... ma lasciamo perdere quella miserevole gente... dunque voi sarete la mia compagna, possiamo allora darci del tu, unica confidenza che vi chiederò per meglio sostenere la nostra farsa in pubblico... siete d'accordo, Elisabeth?”
In quel momento il panfilo cominciò ad atterrare.
Erano giunti a destinazione.

Entrai in una stanza dove, come immaginavo, c'erano gli attori.
Sorrisi, gaiamente.
"Oh, buongiorno..." Cinguettai "Il mio nome è Clio.. Piacere di conoscervi..." Guardando gli attori in modo che capissero che non dovevano dire di conoscermi.

Gli attori nel vedere Clio restarono sorpresi e si scambiarono lunghe occhiate.
Ma l'ingresso di un uomo attirò l'attenzione di tutti.
“Bene...” disse il Primo Ministro Bumid “... come procede il tutto?”
“Ehm, bene...” sforzandosi di sorridere Junior.
“Ottimo...” accarezzando la Gabbianella Blu il ministro “... ottimo davvero... su, continuate... continuate pure...” mettendosi a sedere.
“Si, certo...” mormorò Orden “... certo, eccellenza...”
“Tu, vieni avanti!” Il regista a Clio. “Tu sei una prostituta d'alto borgo che vuol sedurre il protagonista” indicando Orden “ma quello ha deciso di restare con l'amata e dunque insieme affrontano il patibolo... ora voglio che tu ti avvicini a lui e provi a sedurlo... cominciamo!”