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Il militare fissò prima il vecchio Arkwin, poi quei documenti ed infine Talia.
“Ecco io...” disse quasi balbettando “... questi documenti... si, sono un po' datati...” e guardò allora i suoi uomini “... si, in effetti siamo qui per fatti molto più recenti...” “Appunto, sergente.” Fece Philip. “E non credo che troverete altro.” Il militare lo fissò. “Vi avverto che membri della Compagnia stanno venendo qui.” Continuò Philip. “E vedremo se semplici mercanti possono mettere a rischio la carriera di un militare.” “Capisco...” annuì pensieroso il sergente “... capisco...” si voltò di nuovo verso i suoi “... credo che non ci sia altro da fare qui... andiamo.” Salutò i presenti e poi, con i suoi, lasciò la villa. “E' inaudito...” mormorò Philip guardando tutto quel disordine “... inaudito... ma protesterò.” “Oh, Philip...” stravolta sua moglie “... oh, cara...” rivolgendosi poi a Talia ed abbracciandola “... hai sfoderato un coraggio incredibile, bambina mia...” Jamiel condusse dentro il vecchio Arkwin. “Padre...” fissandolo Philip “... avete udito? Per poco non ci facevate accusare tutti di tradimento.” “Philip, come ha detto Talia, sono documenti vecchi di trent'anni...” guardandolo sua moglie. “Non è questo il punto.” Scuotendo il capo l'uomo. “Prima Passapuor, poi quei documenti.” “Ma cosa cercavano i soldati?” Domandò sua moglie. “Cosa volevano a casa nostra?” “Non lo so...” pensieroso Philip “... e poi, il non essere ricevuto da sua eccellenza... i servi mi hanno detto che non era al palazzo, eppure ho veduto la carrozza ferma nel cortile... non so... per questo ho chiamato sir Whigan della Compagnia... verrà qui domani...” “Non cercate demoni, signore.” All'improvviso una voce. “Non qui, dove invece avete solo amici.” Sorridendo Musan. “Sua eccellenza è vostro amico. Ed io con lui.” Si voltò poi verso la moglie di Philip. “I miei omaggi, signora.” E poi verso Talia. “Sempre incantevole, Analopel.” E le baciò la mano. |
Nel salone Fhael mi pose subito il nocciolo della questione: restare e conoscere meglio il colonnello o andarmene subito.
Riflettei un attimo, lasciare questa casa e tutto ciò che avrebbe potuto essere per me lo ritenevo una sciocchezza. Ma quando capii che Fhael non sarebbe rimasto a sostenermi, fui presa dall' incertezza...il portoghese era l' unica persona amica che avevo e non volevo perderla. Mi ritrovai a combattere tra due sentimenti contrastanti, la voglia di sapere e la paura dell' abbandono. Alla fine il mio innato spirito di avventura, sostenuto dal mio bisogno di sapere di più sul mio passato, ebbe la meglio. Accettai così di passare un mese nella villa del Colonnelli, in modo tale da dare la possibilità ad entrambi di conoscerci meglio. Con Fhael invece, rimasi d'accordo che sarebbe tornato tra un mese per controllare le cose. Un mese, mi pareva un tempo così lungo, ora mai ero abituata alla presenza di Fhael e sapevo che mi sarebbe mancato.. Già mi immaginavo a contare i giorni per il suo ritorno.... |
"Credeva di essere maledetta" dissi guardando un punto indefinito nella stanza, come se la stretta di Giuff non mi sfiorasse.
"Credeva di essere la causa della tempesta, la considerava come la furia del cielo, o del mare diretta verso di lei... Così ha aperto quel cassetto e ci ha trovato un pugnale abbandonato.. E si è colpita a morte." I miei occhi erano fermi, vuoti, inespressivi : "avevo cominciato anche io a credere di essermi sbagliata sul suo conto, raccontava storie di spettri a guardia di un tesoro su un'isola introvabile, ma che loro hanno trovato... A prezzo della vita. Diceva che gli spettri avevano ucciso sia il suo amato che il capitano della nave. E ora erano venuti per lei. " Spostai lo sguardo sul capitano : "avevate ragione, capitano, era solo una povera pazza" Poi ripresi a guardare nel vuoto, quasi che una verità invisibile mi si parasse davanti. "Eppure" continuai con voce fioca " non appena ha esalato l'ultimo respiro, la tempesta si è placata." Mi presi la testa fra le mani. "Questo ha senso per voi, capitano?" |
Compresi la rabbia del capitano Gurenaiz.......e......da quel che sembra, suppongo che provi qualcosa per la dama rapita.
"Comprendo la sua rabbia......capitano, ma senza una meta o le coste ed il mare battuto dal nostro uomo......non la troveremo mai." Purtroppo era così non potevamo mandare la fregata e la ciurma alla deriva......ne avremo pagato le conseguenze in tema di uomini. E' brutto a dirlo e pensarlo ma si sarebbe rischiato l'ammutinamento. "Capitano Guirenaux è possibile visionare la carta nautica? Almeno, potremo dedurre il tratto di mare che il Gufo Nero predilige per le sue scorribande" |
Raramente concordavo con mio padre su faccende del genere... anzi,in effetti, raramente mi curavo di faccende del genere che invece tanto occupavano il tempo ed i pensieri di Philip van Johinson... eppure quella volta dovetti ammettere con me stessa che ciò che mio padre aveva detto era sensato. Anche io infatti dubitavo che Passapour fosse un bersaglio per sé stesso, dubitavo che quella faccenda sarebbe finita lì e dubitavo anche che il governatore e l'ammiraglio ne fossero estranei...
Stavo appunto rimuginando tra me questi cupi pensieri, quando udii quella voce... mi voltai e vidi Musan avanzare verso di noi... Il mio primo istinto, al suo gesto, sarebbe stato quello di ritrarre la mano... ma lo dominai appena in tempo... Lo fissai per qualche istante, tuttavia... senza rispondere al suo saluto... "Amici..." dissi poi, lentamente "che sono però arrivati un po' in ritardo questa volta, mi pare!" I miei occhi, freddi ed inclementi, rimasero su di lui per qualche altro istante, poi li distolsi e scesi le poche scale di fronte a me, fino a raggiungere Jamiel... "Credo di aver bisogno di una tazza di tè, Jamiel..." dissi "Vuoi essere così gentile da avvisare tua madre e farmela portare, quando sarà pronta?" Poi, senza aggiungere altro e senza guardare nessun altro, soprattutto Musan, mi avviai per il giardino, allontanandomi. |
Cheyenne scelse di restare a casa del colonnello.
Fhael allora salutò l'ex militare e questi lo ringraziò per il suo impegno, augurandosi la riuscita di quella storia. Il portoghese salutò poi Cheyenne. “Vedrete, vi troverete bene qui.” Disse sorridendole. “Il colonnello è un uomo perbene, dai grandi valori. In Spagna è considerato quasi un eroe nazionale. In questo mese vi tratterrà bene, con tutti i riguardi, come se davvero vedesse in voi sua nipote. Non vi negherà protezione, né tutto ciò che il denaro può acquistare. Tra un mese poi vedremo cosa sarà accaduto. Prendete questo...” dandole un Rosario “... so che non siete Cattolica, ma credo che qualsiasi oggetto sacro, a qualunque Credo appartenga, possa donare qualcosa di speciale. Il mio confessore mi ripeteva sempre che non conta il nome che diamo alla nostra Fede, né quello con cui invochiamo il nostro Dio... ciò che conta veramente è solo credere in Qualcosa. Tutto nel Creato è sacro.” Prese la sua mano e la baciò. “Vi auguro buona fortuna, Cheyenne. E al mio ritorno spero di trovarvi felice in questa nuova vita.” E partì. Poco dopo un servitore informò Cheyenne che il colonnello la stava attendendo in giardino per prendere insieme il tè. |
“Si, padrona...” disse Hitiky ad Altea “... io sono in questa casa da anni e ho sempre prestato servizio a coloro che ne hanno preso possesso... prima di voi questa dimora è appartenuta all'ammiraglio Vaikun e alla sua famiglia... egli era al servizio dell'ex governatore di Las Baias... ma quando prese l'incarico il suo successore, ossia l'attuale governatore, l'ammiraglio cadde in disgrazia per alcuni oscuri motivi, mai chiariti del tutto ed al suo posto fu nominato l'ammiraglio Guidaux.” Fissò Altea con uno sguardo enigmatico. “Vostro padre vi manda a dire che presto arriverà il vostro nuovo maestro. Vi prega dunque di prepararvi per poterlo incontrare.”
Infatti, circa mezz'ora dopo, una carrozza si fermò davanti alla villa. E Fletcher mandò subito a chiamare sua figlia Altea. Il nuovo maestro era giunto. |
Storm fissò Elisabeth.
“Quegli uomini” disse “erano cacciatori di taglie... già, volevano la taglia che pende sulla mia testa... si, perchè la mia testa vale un bel gruzzolo, se vi interessa... indipendentemente dalla mia vita o dalla mia morte...” si accomodò la camicia “... avranno preso la vostra governante per ricattarvi e arrivare a me...” tornò a fissarla “... volete sapere dunque di me? Ebbene, io sono un contrabbandiere, uno che elude la legge, anzi, uno che non ha legge, né onore, né dignità... e nemmeno affetti... un uomo abituato a non amare e a non essere amato, a non chiedere e a non dare... un uomo che non può restare oltre in questo posto... ecco, questo sono io... voi parlate di fiducia meritata... e voi, ditemi? Voi avete fiducia in me?” |
Giuff ascoltò Clio, per poi scuotere la testa.
“Già...” disse “... era una povera matta e forse io ho sbagliato a darti retta, ragazza... potevo darla alla mia ciurma, così, tanto per far divertire i miei uomini... invece ho dato retta a te... bah, che il diavolo mi porti!” Esclamò. Ma sulla porta stava fermo un uomo a fissare il cadavere di Loren. “Cosa fai lì, Rage?” Domandò il Gufo Nero. “Un'isola introvabile...” mormorò Rage. “Ma cosa diavolo ti prende?” Fissandolo Giuff. “Invece di star lì come un allocco, prendi il corpo della ragazza e gettalo in mare!” “Capitano...” fissandolo a sua volta Rage “... ho udito cosa dicevate... l'isola introvabile... è l'Isola Perduta!” “Hai bevuto?” “No, capitano...” scuotendo il capo Rage “... c'era troppa acqua che penetrava nella nave fino a poco fa... e la tempesta la spingeva con una forza innaturale, come a volerci affondare... ed io odio l'acqua... non posso berne neanche un sorso...” “Insomma, cosa diamine vuoi?” “Forse non era pazza...” fece Rage “... almeno non lo era prima di vedere l'Isola Perduta...” “Isola Perduta?” Ripetè Giuff. “Noi vecchi bucanieri conosciamo da sempre la leggenda dell'Isola Perduta e del suo tesoro maledetto...” spiegò il pirata al suo capitano “... ci è stata raccontata da piccoli, poi, cresciuti, abbiamo fatto finta di crederci più... ma quella ragazza...” indicando il cadavere “... lei era troppo giovane e non poteva conoscere la leggenda... ciò vuol dire che l'ha vista... ha visto l'Isola Perduta e gli spettri, per questo, sono venuti a prenderla...” “Esiste un'isola con un tesoro?” Chiese Giuff. “Si, capitano...” annuì Rage “... ma nessuno ne conosce l'ubicazione...” Il Gufo Nero si voltò allora verso Clio. “Cosa ti ha detto di questa storia?” Chiese alla ragazza. “Rispondimi, cosa ti ha detto dell'isola e del tesoro?” |
“Ovviamente” disse Gurenaiz a Parsifal “abbiamo più rotte su cui muoverci...” prese delle carte nautiche e le mostrò al suo Guardiamarina “... tutte ruotano più o meno attorno all'isola della Portuga... si tratta di un'isola ora completamente alla mercé dei bucanieri... un vero e proprio covo per quei dannati... da qui poi è possibile raggiungere altre zone battute da navi pirata...” fissò Parsifal “... il piano è questo... sbarcheremo a Portuga e cercheremo informazioni sul Gufo Nero...”
“Ma, signore...” turbato un altro ufficiale di bordo “... volete andare a Portuga? Ma è un suicidio! Non ci faranno neanche avvicinare!” “Nasconderemo la nave a poche miglia dalla costa” spiegò Gurenaiz “e con un lancia pochi di noi, travestiti, scenderanno a terra... così da non destare sospetti...” |
Talia uscì così in giardino.
L'aria era fresca e limpida, a causa del vento che sembrava voler portare grosse nuvole da Occidente. Poco dopo Jamiel raggiunse Talia. “Analopel...” disse avvicinandosi alla ragazza “... ecco il tuo tè... mia madre ha preparato anche dei biscotti...” “Gli amici” all'improvviso una voce “non arrivano mai tardi... del resto, il Tempo è una virtù lodevole...” sorridendo Musan “... una poesia flegeese narra di come il Tempo sia il primo servitore del Fato... ma io sono cresciuto anche in Europa e so che molti pensatori dell'antica Grecia nutrivano dubbi reali sull'effettiva esistenza del Tempo...” fece cenno a Jamiel di andare via “... si racconta” avvicinandosi a Talia “che donna Ximena attirò in un giardino con uno sguardo, durante il loro primo incontro, Rui Diaz... e voi, Analopel? Voi perchè mi avete attirato in questo giardino? Perchè volevate farvi seguire? Per chiedere protezione? Per voi e per la vostra famiglia? O forse solo per restare con me?” La fissò. “Analopel... la Perla d'Oro... ed è vero... racchiudete la bellezza di due mondi...” fece qualche altro passo verso di lei. Jameil, invece, si era allontanato solo di pochi passi, fermandosi poi accanto ad una palma e restando a fissare quella scena. |
Cavaliere25 tornò sul ponte con tutto ciò che Guisgard gli aveva chiesto.
Il capo degli ammutinati ordinò poi al nostromo di prendere tutti gli oggetti personali di Sumond. “Emas, Fidan, Mc Keu...” disse Guisgard ad alcuni dei suoi ammutinati “... portate il signor Sumond presso la lancia...” raggiunse poi il centro del ponte “... equipaggio, imbarcheremo il signor Sumond in una lancia... chiunque vuol seguirlo si avvicini a lui.” Tutti coloro che non avevano preso parte alla rivolta si avvicinarono al capitano. La lancia fu messa in acqua e quegli uomini, uno alla volta, cominciarono a salirci a bordo. “Signor Guisgard...” avvicinandosi alcuni marinai al capo degli ammutinati “... ecco, noi...” “Beh, cosa?” “Ecco... ci siamo consultati... e... noi vorremmo stare con voi, ma abbiamo famiglia...” “Unitevi a quelli che sbarcheranno allora.” Fece Guisgard. “Ha bevuto un bel po' d'acqua fresca...” disse Austus a Guisgard, mentre faceva bere il marinaio che aveva bevuto in precedenza acqua di mare “... credo che si riprenderà...” sorrise “... Guisgard... sono fiero di stare dalla tua parte.” “Beh, ti sei guadagnato i gradi di criminale, amico mio.” Sarcastico il capo degli ammutinati. “Non c'è che dire, ne hai fatta di strada... sei al tuo primo imbarco, ma già puoi vantare una condanna a morte sulla testa.” Raggiunse poi il capitano. “Come sapete, a Nord Est si trova l'arcipelago di Dragoa...” un marinaio gli consegnò del materiale e lui lo diede a Sumond “... qui ci sono la carte nautiche e la bussola. Il sestante è mio, dunque sapete che è preciso. Nella lancia abbiamo imbarcato viveri a sufficienza.” Lo fissò. “E ora, signor Sumond...” indicando al capitano la lancia. “Avete modi da gentiluomo, ma siete solo uno sporco traditore.” Mormorò Sumond, per poi guardare la lancia e gli uomini che erano a bordo. “Siamo sovraccarichi... un uomo ancora e affonderemo.” “Quand'è così” disse Emas “m'offro volontario!” E tutti a bordo risero. “Fermate l'imbarco!” Ordinò Guisgard. “E noi?” Turbati quelli che volevano andare con Sumond. “Cosa ne sarà di noi?” “Desiderio far sapere” disse Guisgard “a voi” rivolgendosi al capitano “e a voi altri” fissando poi quelli sulla lancia “che costoro” indicando coloro che non potevano più imbarcarsi “non hanno preso parte alla rivolta.” “E cosa faremo?” “Vi sbarcheremo appena possibile in un porto britannico.” Rispose Guisgard. “Chi ci assicurerà di questo?” “Avete la mia parola.” Fissandoli Guisgard. “Non vogliamo venire con voi!” “Fidan, portali di sotto e sorvegliali.” Fece Guisgard. “Non voglio che ci creino problemi. Appena possibile, come detto, li sbarcheremo al primo porto britannico.” “Questo criminale di Guisgard” cominciò a dire Sumond agli ammutinati “vi ha detto cosa accadrà ora? O preferisce tenervi all'oscuro di tutto? Allora vi dirò io la verità... tutta la marina non avrà pace fino a quando l'ultimo degli ammutinati non sarà catturato e giustiziato. Ovunque andrete, ovunque vi nasconderete ci saranno decine di navi che vi daranno la caccia!” “Che ci provino!” Esclamò Emas. “E se non fosse per il signor Guisgard, gli darei un altro motivo per farlo!” Puntando il fucile contro il capitano. “Signor Sumond...” avvicinandosi Guisgard al capitano “... volete imbarcarvi o devo costringervi io a farlo?” Prese poi la frusta con cui il capitano aveva inflitto terribili punizioni ai suoi marinai e la posò sulla sua spalla. “E non dimenticate questa... è la vostra bandiera.” “Non mi serve nessuna bandiera...” con disprezzo Sumond, per poi gettare a terra la frusta “... io, a differenza vostra, possiedo ancora una patria.” E si imbarcò con gli altri sulla lancia. Furono allora mollate le cime che la tenevano attaccata alla Santa Rita e la lancia prese il mare. “Addio maiale!” Ridendo l'equipaggio. “Buon viaggio, negriero!” “Mi mandi alla deriva a centinaia di miglia dalla costa più vicina!” Gridò Sumond. “Credi di avermi sconfitto, Guisgard? Ma io condurrò questa lancia in capo al mondo, se necessario! E tornerò per darvi la caccia, fino a quando non vi vedrò penzolare tutti dal più alto pennone della flotta inglese!” “Lo vedremo, carogna!” Urlò Emas, per poi prendere il fucile e puntarlo verso la lancia. “Emas!” Gridò Guisgard, strappandogli il fucile e facendolo così sparare in aria. “Sei un idiota! Non voglio che sia versato altro sangue!” E tornarono tutti a guardare la lancia di Sumond e dei suoi fedeli che si allontanava, mentre il capitano li fissava con tutto il suo odio. http://upload.wikimedia.org/wikipedi...y_bounty_1.jpg |
" Se mio passe sapesse quale feccia frequento.....sarebbe infuriato......avete una testa preziosa, sappiate che io non ho bisogno di soldi......quindi non vendero' la vostra testa a nessuno , ho fiducia in voi ?......se devo dire il vero sino ad ora mi avete minacciata e io ho dovuto ricucirvi e toglirvi dai guai.......e' la verita' quando dite che Ingrid sara' solo il mezzo per riavere voi, per quanto riguarda cio' che siete...non amate, non volete essere amato...nessuno vi ha chiesto amore...io rivoglio la mia Ingrid e la mia vita..........e ora escogitate qualcosa...perche' sono molto arrabbiata e anche stanca.....stanca di essere invischiata in una faccenda che non mi riguarda.....non posso far altro che avere fiducia in voi...".......non mi mossi mai dal tavolo dove stavo disegnando ....ma alla luce di una candela il volto bellissimo di uan ragazza apparve ......incomincio' a battermi forte il cuore...io non avevo disegnato quel volto....appallottolai il foglio e lo gettai sul pavimento..quasi fosse di fuoco....
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Prese le carte......tracciaì, lungo le linee delle idrobare una strana simbologia che ho imparato ad utilizzare nel corso del mio operato in marina.
"......il rischio è elevato......poichè nei pressi dell'isola di Portuga e del suo arcipelago potremo aspettarci delle navi di bucanieri, pronte a darci battaglia......" Scrutaì le vele, il vessillo e la nave stessa e presentaì la mia idea: "potremo.....camuffare la nostra fregata......almeno non subiremo gli attacchi dei guardiacosta di Portuga.......". Il primo passo era stato presentato, ma non bisognava lasciar nulla al caso....... "Comandante, il suo piano è ottimo ma se.......codesti pirati adottano un loro codice di comunicazione ed onore......non potremo sospettare che abbiano una parola d'ordine?" |
Mi avicinai a Guisgard e dissi ora che si fa signore chiesi gentilmente la nostra rotta sapete già dove andremo? che facciamo ora lo so che sto domandando troppo ma sapete io mi ero imbarcato su questa nave per lavorare ma alla fine ho trovato solo guai e problemi e aspettai una sua risposta
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Scesi per conoscere il maestro, avevo dei dubbi...era stato ingaggiato dal Governatore.. avrebbe cercato di esaltare la figura di sua Eccellenza?
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Ero seccata per ciò che era accaduto... ero seccata per il modo in cui quei soldati erano venuti a casa nostra ed avevano frugato tra le carte del nonno, ero seccata per il modo in cui si erano rivolti a mia madre, ero seccata per tutta quella faccenda che assomigliava tanto ad una sordida macchinazione, ma più di tutto ero seccata per il modo in cui Musan si era rivolto a noi, a mio padre e poi a me, quasi a volersi atteggiare a nostro unico e solo possibile salvatore... mi seccava e mi spaventava questa idea, mi rifiutavo di pensare a quale sarebbe stata la contropartita richiesta da Musan per il suo aiuto.
E poi pensavo a Balunga... a ciò che era avvenuto là, all’orrore che dovevano aver provato... un orrore che mi pervadeva se pensavo che solo poche ore prima il Viceré era stato in nostra compagnia, se pensato che avevamo mangiato alla sua tavola, se pensavo a quanto cortese e gentile era stato con noi... perché era morto, dunque? Era stata davvero solo una banda di indigeni e di ladri? Era possibile? E se questa non era la verità, chi poteva essere stato? Chi avrebbe tratto profitto dalla morte del Viceré spagnolo? Immersa in questi mille e più pensieri, sussultai violentemente quando udii la voce di Musan proprio dietro di me. Citazione:
Per giunta ero sorpresa: come poteva sostenere che io lo avessi attirato lì, quando invece era l’ultima persona che avrei voluto vedere o con cui avrei mai desiderato rimanere da sola? Rimasi, dunque, immobile e silenziosa per qualche lungo momento... infine sorrisi e sollevai il mento, gettandogli in faccia uno sguardo altero... “Protezione?” dissi “E perché mai? Voi credete, forse, che ne avremo bisogno?” Tacqui appena per un istante poi, prima che potesse dire alcunché, soggiunsi... “Non capisco, milord... rassicurate mio padre, dicendogli che si trova tra amici e che non ha dunque niente da temere, e poi chiedete a me se desidero protezione... noterete che vi è una sottile nota conflittuale tra le due cose... a quale delle due versioni devo credere, dunque?” sorrisi appena “Oh, ma non c’è bisogno che me lo diciate... io so a quale versione credere. Dopotutto la verità è chiara e palese: a Balunga è accaduta una cosa orribile e raccapricciante, qualcosa di indicibile... ma io so che non è stato Passapour a perpetrare un simile orrore, so che non avrebbe mai potuto giacché la testimonianza che io stessa vi ho fornito esclude la sua presenza a Balunga pressoché nel solito momento. Questa è la verità, milord... ed io non temo la verità, poiché so che due uomini dabbene come voi ed il Governatore non possono che ricercare questa stessa verità. E dunque... mi perdonerete... ma ho la presunzione di credere che non necessito di protezione alcuna!” Conclusi in discorso con l’aria di chi sta esponendo il più ovvio dei ragionamenti e non teme smentita, anche se la verità era ben altra e la mia preoccupazione era invece profonda. |
Storm sorrise a quelle parole di Elisabeth.
“Allora siete una gran dama.” Disse. “Benestante e forse anche aristocratica. I miei complimenti, milady.” Mostrando ironico un vistoso inchino. “I miei omaggi. Sono vostro umile servitore.” Rise di gusto. “Dovreste essere più prudente, sapete? Rivelare così le vostre fortune ad uno sconosciuto che inoltre vi ha appena detto di essere un malfattore. Beh, devo avervi davvero conquistata, se già mi fate certe confidenze. Ah, che sciocco! Tra noi non ci sono più segreti, visto che abbiamo anche diviso lo stesso letto.” Rise di nuovo. “Non temete, non voglio e non posso restar qui in eterno. Questa città pullula di guardie e cacciatori di taglie.” Si avvicinò ad una delle finestrelle e guardò fuori. “Sembra calmo lì fuori... tra poco comincerà a far buio e noi usciremo...” cercò allora in un grosso armadio malmesso e tirò fuori una mantellina “... indossatela...” dandola ad Elisabeth “... io invece metterò questa...” indossando una lunga giacca blu “... sembro quasi un gentiluomo, no?” Voltandosi verso Elisabeth. |
Risposi all'inchino....." vi sono sembrata leggera, nel darvi informazioni su di me ?...come avete detto voi, abbiamo condiviso lo stesso letto...come potreste essere malvagio e poco sensibile verso la donna con cui avete diviso una grande intimita'..........."......mi misi sulla punta dei piedi e gli diedi un buffetto affettuoso sulla guancia.....non ebbi problemi a farmimettere il mantello sulle spalle....e lui una giacca blu ....." Avete ragione Milord....datemi ill braccio e usciamo da qui.."...
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Altea scese così nella stanza dove suo padre aveva fatto accomodare il nuovo maestro.
“Ecco a voi mia figlia.” Disse Fletcher al maestro, presentando così la ragazza. “Salute a voi, milady.” Mostrando un lieve inchino il maestro. “Sono Lin Voledo e sono stato nominato da sua eccellenza il governatore come vostro maestro di studi.” “Si, sua eccellenza ci aveva avvertito di questa sua piacevole e opportuna cortesia nei nostri confronti.” Fece Fletcher. “Siamo da poco giunti a Las Baias, dopo un lungo viaggio dall'Inghilterra. E per questo, sfortunatamente, mia figlia Altea non ha potuto continuare i suoi studi. Ma prego, accomodiamoci, così da poter discutere riguardo agli studi che mia figlia dovrà sostenere.” Hitiky servì loro del tè e dei pasticcini. “Prima di decidere” disse Lin “vorrei un po' conoscere quali sono le discipline che sua figlia ha studiato in Inghilterra, in modo così da poter decidere come organizzare al meglio la sua preparazione.” |
Lin Voledo...sembrava una persona carismatica e affidabile.
Ci sedemmo e prendemmo il the..e udii la domanda del maestro, mi voltai verso mio padre e prima rispondesse lui ebbi uno scatto veloce e sicuro nello rispondere..."Maestro..vedete..io sono interessata alla letteratura, alle lingue straniere, all'arte. Non amo gli studi matematici...ma per favore, niente olandese. Io ho studiato il francese". |
Dopo un'oretta, Elisabeth e Storm, sottobraccio, uscirono da quella casa, cominciando a passeggiare per il porto.
“Camminate come se niente fosse” disse sottovoce alla donna “e fingete di conversare con me, come se fossimo due innamorati o marito e moglie se volete. Farfugliate pure tutte quelle cose che solitamente voi donne ritenete indispensabili per vivere, come abiti, gioielli o profumi. Al resto penserò io.” La fissò, facendole l'occhiolino. “Ah, non dimenticate di sorridermi di tanto in tanto.” |
Ascolatavo Storm mentre in maniera carina e confidenziale mi dava delle dritte su come comportarmi per non dare nell'occhio.....l'aria era piu' fresca e quel mantello mi dava un senso di tepore, poggiai la mia mano sul braccio di Storm e gli sorrisi amorevolmente come se mia vesse detto la cosa piu' carina del mondo......" Diciamo allora che vi parlero' di profumi costosi creati da essenze provenienti dall'oriente, di gioielli meravigliosi le cui pietre sono il colore della natura fusa in gemme preziose......vi diro' che il mio amore per voi e' talmente profondo che potrebbe essere paragonato all'abbisso piu' profondo dove pesci nascosti ad occhio umano vivono in sintonia col divino........come vi sembro....mio caro, abbastanza innamorata ?...."...risi con tutta la dolcezza che avevo in cuore.......ma un rumore strano, proveniente da tutto quello che era l'anima del porto..catturo' la mia attenzione, ma non avevo occhi abituati alla vita del porto..ed istinto strinsi il braccio di Storm....." Che succede ?.."..
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Lin sorrise a quelle parole di Altea.
“Vedete, milady...” disse “... una dama di alta società deve conoscere almeno tre lingue. Quella che parla sin dalla nascita, quella del paese che evidentemente la ospita ed il latino. Io sono di origini spagnole, ma essendo al servizio di sua eccellenza non ho potuto non imparare l'olandese. Quanto al resto, ci dedicheremo agli studi generali ed entreremo nello specifico riguardo alle discipline da voi illustrate.” “Beh, credo che vi occorra un po' di tempo da passare insieme per decidere queste cose.” Fece Fletcher. “Perchè non andate in biblioteca?” Lin annuì e Hitiky condusse lui ed Altea in quella stanza. “Direi di cominciare” mormorò Lin appena rimasti soli “con un po' di storia delle Flegee. Sono la vostra nuova casa ed è giusto conoscere il luogo in cui si vive. Cosa ne dite?” |
Scossi il capo quando si parlò delle lingue..ma non obiettai..e mi trovai nella biblioteca.
Vi era un odore particolare, di polvere mista a muffa ma i libri erano ben tenuti.."Come..storia delle Flegee?" risposi un pò sbuffando, però convenii che il maestro avesse ragione, era giusto conoscere le radici di questo posto fantastico.."'D'accordo sono pronta ad ascoltarvi" e mi sedetti in un piccolo sgabello. |
Gurenaiz ascoltò Parsifal ed annuì.
“Si, il vostro ragionamento è giusto...” disse al Guardiamarina “... tuttavia ho pensato anche a questo... ecco il nostro piano... la nave si fermerà pressò Capo Morn... lì raggiungeremo Portuga con una lancia... saremo solo noi due, io e voi... meno siamo, meno rischi incontreremo... ci camufferemo da marinai rinnegati in cerca di un'imbarcazione... e giunti lì cercheremo di scoprire notizie sul Gufo Nero... cosa ve ne pare? Avete suggerimenti, signor Parsifal?” |
Mi voltai di scatto verso il vecchio marinaio.
"Si, avete ragione, la chiamava proprio Isola Perduta" Poi mi rivolsi a Giuff che puntava i suoi occhi imperscrutabili su di me. "Si capitano, vaneggiava di un tesoro, un tesoro maledetto a quanto pare, dato che è protetto da degli spettri che uccidono chiunque tenti di scovarlo." La testa sembrava scoppiarmi, sapevo che quella ragazza non mentiva, ero io la prima a credere, ma come potevo credere a ... questo? "Diceva di essere scappata e di essersi imbattuta in un monaco che, ubriaco, ha rivelato dell'isola e del suo tesoro a lei e agli altri della sua nave" continuai guardando Loren che giaceva ancora a terra. Difficilmente il capitano avrebbe capito le vicende del suo cuore, così non mi dilungai. "Poi, durante una tempesta l'isola è emersa dal mare. Sono scesi a terra i due uomini, insieme a lei, e, a quanto diceva, sono stati uccisi dagli spettri, lei è riuscita a scappare ma l'hanno trovata lo stesso". Sorrisi, di un sorriso triste e amaro, pensando al volto di Loren prima che prendesse il pugnale. |
Musan sorrise a quelle parole di Talia.
Sorrise come chi ha il vantaggio della prossima mossa. Una mossa che sa di non poter sbagliare. “Sapete, Analopel...” disse voltandosi a guardare il giardino “... qui non siamo in Olanda e neanche in qualche altro stato del Vecchio Mondo... le Flegee sono una nuova terra ed è dunque naturale che qui la vita segua un altro corso... un po' come avveniva nel Medioevo in Europa... i costumi sono per molti aspetti barbari, la violenza più immediata è quasi la normalità e tutto ciò che noi possiamo ritenere civile ed umano qui assume un significato relativo...” si voltò a fissarla “... comprenderete ora che in simili condizioni di vita è giusto, anzi doveroso, che pochi uomini amministrino ciò che invece in una società evoluta è affidato ad organi secolari. Così, la legge e la giustizia devono essere amministrate con metodi diversi, perchè solo così è possibile far valere l'ordine e spesso la forza è l'unica cosa in grado di legittimare l'autorità. Non affidatevi dunque a costumi che ritenete normali e consuetudinari. La vita quaggiù è diversa. E la legge non sempre è facilmente interpretabile. E una ragazza come voi, intelligente e arguta, oltre che bellissima, non farà fatica a comprendere che in un simile scenario è vitale avere amici potenti.” Ed il suo sguardo fu attraversato da un lampo. “Molto potenti, a cui poter ricorrere in cambio di protezione.” |
Giuff fissò Clio con una strana espressione.
“Dì un pò, ragazza...” disse il pirata “... mi prendi per un babbeo? Un'Isola che spunta dal mare? Spettri che tornano a prendersi le persone? Mi stai prendendo in giro?” Estrasse un coltello e lo puntò contro il viso della ragazza. “Non ci metto niente a farti un bel tatuaggio sul tuo bel visino... tanto il tuo capitano, se ti ama davvero, ti riscatterà lo stesso...” agitò il coltellaccio sotto gli occhi di Clio “... ora ricominciamo dall'inizio e senza favole o altre stupidaggini... a me interessa di quel tesoro... raccontami tutto ciò che quella ragazza ti ha detto...” si sedette e mandò via Rage “... avanti, ti ascolto... e cerca di essere convincente, ragazza...” |
Storm ed Elisabeth si voltarono di scatto.
Due soldati camminavano dietro di loro. “Forse stanno solo facendo il loro giro d'ispezione...” disse sottovoce ad Elisabeth “... facciamo finta di niente... anzi, fermiamoci alla prossima vetrina, fingendo di voler comprare qualcosa...” Si fermarono così davanti ad un negozio. E dietro di loro fecero la stessa cosa anche i due soldati, restando così a fissare la vetrina. “Possibile” parlando Storm ad alta voce ad Elisabeth “che ogni volta si esca a passeggiare tu debba sempre essere attratta da vestiti o profumi, cara?” E la fissò, come a volerla invitare a reggere il gioco. |
Guardai Giuff con uno sguardo chiaro, deciso.
"Credete che io mi beva queste storie? Vi sto solo dicendo ciò che mi ha detto lei prima di morire." Non staccai mai gli occhi da quelli del capitano. Poi, come un lampo attraversò i miei occhi. "L'unica indicazione di cui ha parlato è stata l'isola di Vivermagren, dicendo poi di navigare verso Nord, ma probabilmente è un altro luogo di miti e favole per bambini." Sorrisi, sarcastica. "Magari li ci sono le sirene.." Tornai a fissare seria il capitano. "È tutto quello che so, a parte il fatto che nei suoi occhi non c'era ombra di menzogna, per quanto assurde fossero le sue storie." |
Sembravano volerci seguire, ma Storm aveva ragione poteva solo essere un caso....mano nella mano guardammo quella vetrina con bottigliette di varie forme e misure piene di profumi.......l'odore che usciva dalla bottega in quel momento mi sembrava nauseabondo.....quando Storm mi chiese di reagire....." Sei il solito avaro....non ti sembra il caso di fare un bel regalo alla tua mogliettina ?.....".....mi appoggiai a lui alzando il viso come a volere un bacio....speravo che quell'atteggiamento cosi' intimo facesse andar via le guardie.....ma nella vita le cose non vanno sempre come si vuole e dal negozio venne fuori un fragore di vetri rotti......
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“Vivermagren...” disse pensieroso Giuff “... come poteva conoscerla? É molto lontana... quasi ai confini di questi mari... no, non può aver inventato anche questo...” i suoi occhi fissarono il sangue di Loren a terra “... forse vi è del buono in questa storia... val la pena di tentare...” guardò Clio “... e tu sei l'unica ad aver parlato con lei... dunque conosci la rotta...” si alzò “... tu ci condurrai lì... e vedremo se quel tesoro esiste davvero oppure no...”
In quel momento scese Boyuke. “Capitano, la tempesta si è placata. Dove ci dirigeremo?” Chiese. “A Portuga.” Rispose il Gufo Nero. “Ma ci scoveranno!” “Affatto.” Fece il capitano. “E' passato troppo tempo. Avranno armato una nave per partire e cercarci. Noi invece li giocheremo. Non si aspettano questa mossa. Avanti, a Portuga!” Ordinò. “Bouyke!” Esclamò. “Ti presento la nostra nuova socia!” Indicando Clio con tono sarcastico. “Ci renderà ricchi!” E rise forte. L'Antigua Maria prese così la rotta verso Portuga. |
Abbassai gli occhi mentre Musan parlava, li abbassai per non dover sostenere quello sguardo che tuttavia avvertivo su di me... era glaciale, quello sguardo, ed allo stesso tempo tagliente... e mi dava i brividi! Così come mi dettero i brividi le sue parole...
Le ascoltai in silenzio, tenendo lo sguardo lontano, apparentemente molto occupato a seguire lo scorrere delle nuvole oltre il cespuglio di rose europee che mia madre aveva fatto piantare lì al nostro arrivo... Infine tacque. Per qualche momento ancora rimasi immobile, poi lentamente mi accostai al vassoio d’argento che Jamiel mi aveva portato, presi con delicatezza la teiera e versai il tè nella tazza di fine porcellana... c’era una sola tazza, la riempii ma poi la lasciai dov’era... “Eh, milord... voi mi sopravvalutate...” iniziai a dire, sfoggiando il sorriso più vago e più innocente che riuscii a tirare fuori “Io sono solo una dama e molto poco mi intendo di politica, di alleanze, di processi, di arresti e di tutto ciò di cui dite... la filosofia, le lettere, la poesia: ecco ciò che conosco! I greci, avete nominato... Eschilo era uno dei miei preferiti...” Gentilmente spinsi verso di lui la tazza di tè, poi iniziai a recitare... “Non vi è riparo allo sterminio ed alla tua rovina per te, uomo, che, imbaldanzito dalla ricchezze, hai violato il grande altare della Giustizia!” Sorrisi innocentemente... “L’Agamennone!” spiegai. Poi, indicando il vassoio, soggiunsi “Latte o limone, milord?” |
Salutai Fhael con un nodo alla gola, sapendo che mi sarebbe mancato molto. Osservai attentamente tra le mie mani il Rosario che mi aveva dato in dono prima della sua partenza.
Era un oggetto a me praticamente sconosciuto, ma avevo capito dalle parole del portoghese, molto importante per molti europei. Mi misi a contare i grani azzurri lucenti e a guardare i giochi di luce prodotto sulla parete, al contatto del sole con lo zaffiro. Un servitore mi avvisò che il Colonnello mi attendeva in giardino per il tè. Mi misi il Rosaio attorno al collo e mi diressi, lungo un ampio corridoio, ad un patio dal quale si accedeva al giardino vero e proprio. Mi ritrovai immersa da una folta vegetazione quando meno esotica ma molto ben curata. Sulla sinistra poi, c'era un ampio spazio dedicato unicamente alle rose. Mi fermai un momento a guardarle, incantata dai molteplici colori delle sfumature di ogni specie di rosa presente. Gon, che non aveva smesso di seguirmi, mi tirò per la gonna, come per ricordarmi il mio dovere, così alla fine giunsi al tavolo del tè. |
Lin sorrise a quella reazione di Altea.
“Guardate, non è affatto noiosa la storia delle Flegge.” Disse divertito. “Anzi, tutt'altro. Vedete, la maggior parte delle persone odia la storia a causa delle date e dei nomi da ricordare. Ma la storia non è solo date e nomi. Anzi, paradossalmente quelle cose sono quasi secondarie. La storia è comprendere gli uomini che l'hanno fatta, perchè nei loro spiriti vive lo slancio per il quale si è compiuta. Immaginate la storia come un grande libro... come un romanzo... le battaglie dei popoli antichi, gli intrighi nella politica di Roma, la nascita delle nazioni, le Crociate... e poi ancora, i primi navigatori, le grandi scoperte... non manca nulla, perchè davvero la realtà può superare l'immaginazione. E per quanto riguarda le Flegee, sappiate che non mancano straordinarie figure e grandi avventure... olandesi, inglesi e spagnoli... e poi i pittoreschi pirati...” |
Ad un tratto, mentre Elisabeth e Storm fingevano scaramucce matrimoniali, dal negozio si udì un fragoroso rumore di vetri rotti.
Uno dei garzoni aveva fatto cadere un vassoio in esposizione, meritandosi poi i richiami del suo padrone. “Perdonate, milady...” disse all'improvviso uno dei due soldati ad Elisabeth “... mi occorre un vostro suggerimento... vedete, devo regalare qualcosa a mia moglie per il suo compleanno e magari il gusto di una donna può aiutarmi a scegliere. Voi siete d'accordo, milord?” Rivolgendosi poi a Storm. “Uh... si, certo...” annuì questi “... certo, certo...” |
Cheyenne, così, raggiunse il colonnello.
L'uomo la pregò di sedersi con lui e subito un servitore portò del tè con dei pasticcini. “Posso comprendere” disse l'uomo “questa situazione assai singolare e forse anche, almeno in parte, imbarazzante. Soprattutto per te. Inventarsi un legame dall'oggi al domani non è affatto semplice. Tutt'altro. Tuttavia dobbiamo pur relazionarci in qualche modo. Per questo è mio desiderio che tu sia il più naturale possibile. Io, per quanto mi riguarda, non ti negherò nulla, né ti imporrò abitudini a te estranee. Ciò che ti chiedo è di rispettare l'austerità e il decoro di questa casa, comportandoti come una dama spagnola di tal rango. Saluterai e ti presenterai agli ospiti che io riceverò, naturalmente come mia nipote, senza però l'obbligo di presiedere a tali incontri. Ovviamente non ti obbligherò a praticare i riti e le cerimonie cattoliche, fatta eccezione di accompagnarmi ogni Domenica alla piccola cappella di Sant'Anna, dove ascolto la messa, senza però, naturalmente, chiederti di restare ad ascoltare la Parola di Dio, visto che probabilmente il tuo Credo sarò tutt'altro. Alla fine della messa ritornerai a prendermi e faremo insieme la strada di ritorno verso casa. Tutto ciò che si trova in questa villa è mio come tuo e ne potrai usufruire senza alcun limite. Questo è quanto. Facciamo dunque del nostro meglio per rendere piacevole questa nostra convivenza.” Prese allora la sua tazza di tè e cominciò a sorseggiarla. “Prendi il tè, finché è ancora caldo. Dopo, quando avremo finito, c'è qualcosa che voglio mostrarti. Nel frattempo, hai qualche domanda che vuoi rivolgermi?” |
Appoggiata al parapetto, guardavo il mare. E per un istante chiusi gli occhi e ascoltai soltanto le onde infrangersi contro la chiglia.
Mi parve così di tornare sulla Moeder Recht, colma di speranza, e attesi di udire da un momento all'altro la voce gioviale di Guerenaiz. Possibile che fossero passati solo pochi giorni? Eppure una voce, flebile e minuta, dentro di me, mi parlava di speranza. Cominciavo a capire che potevano esserci stati mille motivi a trattenere Jhonn. E se l'idea che mi avesse allontanato cominciava a sbiadire, si faceva largo al suo posto il timore di non essere in grado di trovarlo... o di arrivare troppo tardi. Il sole si prestava a tramontare, e per quanto guardassi ripetutamente fuori dalla piccola finestra , lui non si vedeva. D'un tratto la porta si spalancò pigramente ed entrò un uomo giovane e snello, con lunghi capelli color del mogano e occhi dai riflessi ambrati. "Mi hai fatto stare in pensiero.." Proruppi con un gran sorriso, correndogli inoltro : " vieni, ti ho preparato una cena speciale. Che c'è, chi credevi preparasse il rancio all'accampamento?". Risi di gusto vedendo lo sguardo sorpreso di lui. "Devo parlanti, Clio.. " La sua voce spezzata mi indulse a posare il mestolo e correre accanto a lui. "Sono qui amor mio, dimmi..." Mi accovacciai a terra, tra lui e il camino r lo fissai con occhi titubanti e inquieti. "Ricordi.. Tempo fa... Ti parlai di una missione speciale per conto del Re, ma non sapevo di cosa si trattasse?" Annuii. "Oggi l'ho saputo". Silenzio. Mi avvicinai e gli presi la mano, senza dire una parola, sebbene il cuore tremasse come mai aveva fatto. "Mi manda nelle Flegee, insieme a dei soldati, su una nave di cui non ricordo il nome. A quanto ho capito un nobile è entrato nella mia bottega, quasi per caso, ed è rimasto talmente colpito dai miei disegni da parlarne al Re." Due anime lottavano dentro di me, dietro il mio viso candido. L'una, innamorata, era felice per il riconoscimento che aveva avuto il mio amore. L'altra, umana, urlava di angoscia e terrore per ciò che questo avrebbe comportato. "Quando devi partire?" Dissi, infine, con gli occhi gonfi. "Tra una settimana.." Rispose lui asciugandomi una lacrima indisciplinata. Sgranai gli occhi. "E il matrimonio? Non puoi partire tra una settimana, i preparativi non sono ancora finiti, non faremo mai in tempo!" Lui mi guardò e sorrise. "Lo so, non hai nemmeno l'abito da sposa..." In tono di dolce rimprovero. "Sposiamoci adesso, s'impicchi l'etichetta, andiamo in chiesa domani, solo io e te... Io... Troverò un vestito che mi stia bene." Con un mezzo sorriso divertito. "No,amor mio, non voglio rischiare di renderti vedova a vent'anni.." "Cedi forse che non lo sarei comunque, se tu... Se tu non.. Maledizione non voglio nemmeno pensarci!" Ora iniziai a singhiozzare, irrefrenabile. Lui mi abbracciò, dolcemente. "Su, Amor mio non fare così.. Non starò via molto, e per quando tornerò avrai tessuto uno splendido abito con le tue mani. Farai come quella regina greca che preparava l'abito da sposa mente lo sposo era per mare". Risi, Risi tra le lacrime e i singhiozzi. "Quella era Penelope, la moglie di Odisseo. Mente il marito era per mare, assalita dai pretendenti tesseva il velo da sposa di giorno e lo diafana di notte. Non credo che io farei in grande affare!" "Però Odisseo torna a casa..." Disse lui, rosso in volto, prendendomi tra le braccia. Risi, come allora al ricordo di quell' ingenuo errore. Mi portai una mano alla bocca per non destare sospetti. Guardai il mare, complice silenzioso. Mi chiesi se sarei mai riuscita a ritrovarlo, queste isole nascondevano insidie ad ogni angolo. Sentii un gran vociare, mi voltai, chiedendomi se fossimo già arrivati. |
Clio, abbandonata a quella velata malinconia, fissava quel mare che sembrava essere divenuto suo complice in quel calvario.
L'Antigua Maria, grazie ai venti favorevoli, navigava rapida verso la sua meta, con le vele gonfie e la bandiera del teschio che sventolava, sebbene fosse ammainata per metà. Ad un tratto la ragazza udì chiasso e si accorse dell'agitazione che ora regnava a bordo. Un pirata sull'albero maestro aveva avvistato Portuga. “Se quel tesoro esiste davvero” disse Giuff avvicinandosi a Clio “potrei anche prendere in considerazione l'idea di lasciarti andare, sai? Sarei ricco a quel punto e magari lascerò qualcosa anche a te. Dopotutto potresti rifarti una vita e dimenticare il tuo capitano...” rise “... e se stanotte ti sentirai sola e malinconica, allora non abbatterti... lascerò la porta della mia stanza aperta...” le sfiorò i capelli e si abbandonò ad una nuova risata, stavolta ancor più insopportabile. Poco dopo scesero a terra. “Volete che le incateni i polsi, capitano?” Chiese Boyuke indicando Clio. “No, stavolta no...” rispose Giuff “... non credo sia tanto stupida da scappare... quest'isola è piena di farabutti e rinnegati, pronti a molestare qualsiasi donna...” fissò Clio “... gli altri pirati non sono mica dei gentiluomini come me!” E rise di gusto. Raggiunsero così una locanda e Giuff ordinò subito da bere. “Bevi anche tu!” Disse a Clio. “Il rum possiede il raro dono di scacciare l'insofferenza e la tristezza. E stanotte voglio saperti allegra, visto che dovrai disegnarmi una mappa con la rotta che ti ha rivelato la pazza.” |
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