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" Vorrei non mettere in repentaglio la vita di nessuno....vorrei non essere mai salita su quel carrozzone........eppure siamo qui....il boscaiolo lo lasceremo qui......le creature del bosco lo mettranno sulle nostre tracce a ppena si svegliera'.......noi torniamo indietro..ma non per la via solita.......passeremo nel tunnel che c'e' sotto terra......voglio andare a scovare la loro dimora.....seguiremo il rumore degli zoccoli......."...e cosi' il boscaiolo fu sistemato sotto un albero..protetto da ogni evenienza..intanto...mi aprii un varco tra le radici di una quercia...e mi calai tra le sue radici......" Vieni Altea non aver paura....
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La presi per mano e dei mondi a me oscuri si aprirono...sentivo tutti i profumi del bosco, vidi Elisabeth illuminata da una strana aurea, camminavamo in quel cunicolo, sentivo il freddo della terra e del muschio addosso ma anche il calore e la protezione della corteccia dell'albero.
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La colazione si tenne nella grande anticamera che dava sul magnifico giardino.
Melisendra servì della frutta e del succo al suo padrone, per poi limitarsi solo ad assaggiare un po’ di quel cibo servito dalle ancelle. “Si, esattamente…” rispose il padrone a quelle parole di Melisendra “… sei un fiore… uno fra i mille che colorano e profumano il mio giardino…” la fissò “… ma la debolezza della natura umana, mio bel fiorellino, spinge gli uomini ad avere preferenze… sta te divenire il fiore prediletto del tuo signore…” guardò poi i vassoi davanti alla ragazza “… bene, se a te non va di mangiare altro, c’è qualcosa che voglio mostrarti…” si alzò porgendo la mano a Melisendra. La condusse così nel cuore del giardino, tra gli austeri colori di fiori sconosciuti alla ragazza. Grandi palme adornavano una piazzetta animata da sculture dalle pose classicheggianti. Al centro vi era una vasca rivestita di laterizi policromi, con nel mezzo uno scoglio ricoperto di corallo e alghe. “Le mie ancelle” disse il padrone “mi hanno detto che nutri una profonda passione per l’acqua… questa vasca è profumata e se vuoi è sta riempita per te, Melisendra…” |
L'odore a me familiare mi diede forza..tenevo la mano di Altea ..dapprima fredda man mano piu' calda....ero attenta molto attenta...incominciavo a sentire i rumori degli zoccoli dei loro cavalli...erano nervosi, loro sentivano la mia presenza......" Altea cio' che vedi e' il mondo sotterraneo...e' la vita stessa che si nasconde alle malvagita' dell'uomo.....avete afferto la vostra vita per mio figlio e di questo tutta la natura vi sara' debitrice......".......mi fermai di colpo...e sentii il battito del cuore di Daniel....la mia ira era incalcolabile.......i loro cavalli cominciarono a nitrire e io mi fermai...dovevano spostarsi prima o poi ...e mi avrebbero mostrato la strada da seguire per la loro tana.......
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Seguivo silenziosamente elisabeth...e in quel silenzio si sentivano solo i nitriti e gli zoccoli dei cavalli...voci concitate di cavalieri.."i cavalieri del tulipano" pensai "il tulipano...eppure il maestro..il maestro mi narrò quella fantastica storia di una Mille e Una Notte..dove nei Paesi della Mezza Falce gli innamorati si donano quel fiore come pegno d'amore...e come mai questi cavalieri osavano profanarlo cosi con l'odio?"
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I misteriosi Cavalieri del Tulipano stavano all’erta.
Alcuni circondavano l’albero al quale era legato Daniel, ormai senza forze e conoscenza a causa del tanto sangue perso dalla ferita, altri invece fissavano la selva circostante, in attesa dell’arrivo dei fuggiaschi. “Tra poco farà buio, milady.” Disse uno di quei cavalieri. La donna fissò il Cielo e l’imbrunire che avanzava. “Forse è rischioso attardarci ancora…” fece un altro di loro “… tra un’ora le porte della città verranno chiuse…” “Lo so.” Lo zittì la donna cavaliere. Estrasse allora la spada. “Attenderemo per qualche altro istante…” continuò “… se non verranno, allora mozzerò la testa a questo ragazzo…” |
" Altea cara...l'Amore e l'odio viaggiano sulla stessa linea di forza.........e qui chi governa sono le forze......"...mi misi all'ascolto....non svrebbero portato con loro Daniel..lo avrebbero ucciso li', poteva esere la verita' ma poteva anche essere un giochetto perverso per farci uscire allo scoperto....della donna non mi fidavo...." Altea...ascolta io usciro di qui e tu avrai il varco aperto..quello che succedra' sara' pauroso ma tu dovrai farti forza sei l'unica salvezza....dovrai pensare tu a Daniel..io pensero' ai cavalieri.....".......Il mio abito si fece di erba fresca le mie braccia si tramutarono in rami..le mie mani in artigli..i miei capelli si sciolsero dalla treccia.....alzai le braccia in alto e sfondai la terra.....ed uscii fuori con un urlo da far tremare le tenebre.......
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Il fumo.
Ne usciva sempre di più dal pavimento ligneo. In pochi attimi la stanza ne fu invasa e solo a stento si riusciva a respirare. Il servo che doveva sorvegliare Talia fu subito preso dal panico. Si affacciò dalla finestra e cominciò a gridare: “Il castello va a fuoco!” Allora corse verso la porta per aprirla. Ma una fiammata lo prese in pieno, facendogli andare a fuoco la faccia. Cominciò a gridare e a correre per la stanza, fino a quando, giunto vicino alla finestra, finì per cadere di sotto. Talia allora guardò verso la porta ormai aperta ed uno spaventoso spettacolo si mostrò ai suoi occhi. Folgori, che consumavano le vecchie murature del castello e che incenerivano le assi in legno del soffitto, avevano generato un muro impenetrabile. Talia si sentì in trappola. Ad un tratto la ragazza vide qualcosa tra le fiamme. Due occhi fiammeggianti, come se un demone stesse emergendo da quell’Inferno. “Talia!” Gridò all’improvviso una voce. “Talia, dove sei? Talia!” Un attimo dopo, quegli occhi fiammeggianti che Talia aveva visto, emersero dal fuoco ed un superbo felino balzò nella stanza. http://www.artprints.com/images/EURO...o2400-1337.jpg |
Ero meravigliata. Non c'erano parole per descrivere la bellezza di quell'angolo del giardino. Eppure era inquietante.
Lo scoglio era bellissimo ed emanava bagliori perlati. La vegetazione era rigogliosa e le piante acquatiche galleggiavano con i loro colori al filo dell'acqua. L'interno della vasca era incrostato di ametista lucente, che riempiva l'acqua di bagliori violetti e azzurrini. Senza dire una parola accarezzai i fiori delicati. Sapevo che il mio rapporto col Blu era stato spezzato. Ero stata cacciata, come una discepola disubbidiente. La mia mano sfiorò l'acqua fresca e io osservai i bagliori riflettersi sulla mia pelle. Scostai le ninfee ed entrai nell'acqua, lentamente. Provai una sorta di conforto, mentre mi immergevo. Ma era un pallido ricordo della mia vita precedente. Niente avrebbe cambiato quello che ero diventata: umana. Mi appoggiai al bordo della vasca e guardai verso colui che era l'artefice di tutto quello. "Siete felice in questo giardino?" domandai in modo molto diretto e poi aggiunsi, dubbiosa "E se io... se io non volessi essere solo un fiore? Io voglio conoscere... apprendere... imparare... ci sono tante cose che ignoro. Solo così riuscirò a riempire il vuoto sento... non voglio morire con questo vuoto. Essere un fiore non può essere tutto..." Mi alzai e mi voltai verso di lui che mi guardava. "Non mi avete ancora detto il vostro nome..." Il vento mi appiccicò gli abiti al corpo, mentre io uscivo da quel luogo troppo bello per essere reale. |
Elisabeth con forza straordinaria, dopo avermi detto cosa fare...uscì da quella Terra, e si presentò davanti a quei cavalieri, uscii dal cunicolo. Non c'era più il sottobosco a proteggermi, cercai Daniel...e una scena raccappricciante si presentò. Lo vidi legato a un albero, sporco di sangue che usciva da una mano mozza, mi feci coraggio, non potevo deludere Elisabeth e mi avvicinai a lui, era privo di sensi, vidi a terra una pietra pungente e mi misi a tagliare la corda, che si spezzò e il giovane cadde a terra.
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A quel grido di Elisabeth, i cavalieri si voltarono verso di lei.
Altea, nel frattempo, si avvicinò a Daniel e tagliò le corde che lo tenevano legato all’albero. Ma fatto questo, la ragazza si ritrovò puntata contro la spada di uno di quei cavalieri. Allora a lei si avvicinò la donna cavaliere che la schiaffeggiò. “Sapevo che non avreste lasciato da solo questo sciocco ragazzo…” indicando Daniel “… bene, ora verrete con noi.” Fece un cenno ad alcuni dei suoi e subito questi incatenarono i polsi e le caviglie di Elisabeth e di Altea. Poi, altri due cavalieri presero Daniel svenuto e lo caricarono su uno dei cavalli. “Ora verrete con noi…” disse la donna cavaliere alle due prigioniere “… e badate di non crearci problemi… il vostro amico ha bisogno di cure o morirà dissanguato… più presto allora giungeremo a destinazione, più speranze avrà di conservare la sua miserabile vita.” Un attimo dopo, quei cavalieri partirono, portandosi dietro, come prigionieri, Elisabeth, Altea e Daniel. |
Melisendra uscì da quella vasca, con gli abiti bagnati, che modellavano ogni forma del suo corpo.
Il padrone allora fece un cenno alle ancelle e queste svestirono la ragazza di quegli abiti bagnati, asciugandola e rivestendola con un lungo velo di seta. “Non vuoi essere un fiore, Melisendra?” Fissandola il padrone. “Un fiore vive della luce del Sole, del nutrimento della terra, della vitalità dell’acqua… se un fiore viene strappato al suo giardino potrebbe morirne… tu non temi la morte?” In quel momento giunse Heyto nel giardino. “Salute a te, Melisendra.” Fece il giovane. “Vorrei parlarvi, mio signore.” Rivolgendosi poi al suo padrone.” Questi annuì e si mise in disparte col suo servitore. “Allora?” Fissandolo il padrone. “Siete deciso, padrone?” Questi però non rispose. “E’ lei?” Chiese Heyto. “E’ lei che avete scelto?” “Forse.” Rispose il padrone. “Devo dunque far preparare la nave?” “Non lo so ancora.” Pensieroso il signore del castello. “Forse deciderò stanotte…” “Signore non abbiamo molto tempo…” “Lo so…” |
No.. Non mi sarei arreso.. Ero pure un semplice apprendista.. Ma c'era un incantesimo abbsatnza facile da compiere e molto potente Che solo e soltanto Il Supremo Mago conosceva.. Mi insidiai con le poche forze rimaste nella mente della donna cavaliere e iniziai a Urlare.. Urla di dolore da far scoppiare la testa.. Nel frattempo chiesi ad Elisabeth..
<<Come.. stai?>> Ero molto stanco.. |
Passeggiai a lungo nel giardino, ammirandone tutto lo splendore e apprezzando la bella giornata soleggiata.
Ancora non riuscivo a capire quale fosse, da lì in poi, lo scopo della mia vita. Avevo sempre custodito il fiume e vissuto in perfetta armonia con esso. Non avevo mai avuto altro scopo o desiderio che non fosse di seguire la sua corrente e rimanere lì, sempre mutevole e uguale a me stessa, proprio come l'acqua, che cambia di forma, ma mai di sostanza. Rimasi seduta all'ombra di un albero, mentre il sole iniziava a scendere dietro le mura. Le guardai con insofferenza. Non volevo rimanere rinchiusa per sempre. Tornai alla vasca e mi sembrò piccola e scioccamente bella. Stavo seguendo il perimetro del giardino, quando giunsi a un grande cancello. Osservai quel poco del mondo di fuori che potevo scorgere attraverso la porta riccamente intarsiata. Mi parve di vedere qualcosa, ma forse erano solo ombre, perciò feci per tornare verso il palazzo. Ero ansiosa e nervosa come un uccellino in gabbia. |
Heyto restò a fissare il suo padrone senza dire nulla.
L’uomo sembrava tormentato da mille e più pensieri. Il suo sguardo, scuro ed indecifrabile, ora appariva incerto, incapace di lasciarsi attraversare da quei bagliori che spesso correvano nei suoi occhi, segno di impeto ed ardore non comuni. “Ho giurato, Heyto…” mormorò “… ho giurato che li avrei liberati… che avrei pagato qualsiasi prezzo…” “Lo so, mio signore.” Annuì lievemente il servitore. “E’ bella, vero?” “Si, mio signore.” Rispose Heyto. “E’ giovane è bella.” “Hai mai veduto una ragazza più bella ed innocente?” Fissandolo il padrone. “Talvolta, quando mi fermo a guardarla, mi sembra quasi di vedere una creatura non di questo mondo… forse un Angelo… ed io la sto…” “Mio signore…” lo interruppe Heyto “… sapevamo che era un prezzo troppo alto… un peso troppo grande da pagare… ma non abbiamo altra scelta…” “Quante ragazze hai sbarcato questo mese?” “Non pensateci, signore…” “Dimmelo, Heyto!” “Sette, padrone…” “Sette…” mormorò il padrone del maniero “… sette innocenti… e l’altro mese?” “Padrone, non angustiatevi oltre…” “Quante, Heyto?” Fissandolo il suo padrone. “Quante ne hai sbarcate l’altro mese oltre il Calars?” “Otto, mio signore…” “Mio Dio…” sussurrò il padrone. “Pensate però che quella gente è ancora in vita…” fece Heyto, posando una mano sulla spalla del suo padrone “… se la città non è stata ancora presa è solo grazie a voi…” “Non è vero, Heyto…” scuotendo lievemente il capo “… non sono serviti a niente quei sacrifici… quelle poverette sono state sacrificate per niente…” In quel momento Melisendra si avvicinò, come a voler tornare verso il palazzo. Heyto fece un cenno al suo padrone, per indicare la ragazza. “Hai già finito il tuo bagno, Melisendra?” Domandò il padrone, voltandosi verso di lei. |
Ero molto scettico..... quel nano non me la conta giusta, poichè risulta impossibile che un si faccia catturare in quel modo.
Inoltre risulta troppo strano che possa conoscere la magia. I nani sono addestrati per il combattimento e l'arte della forgiatura. "I suoi occhi sono caduti su questo libro messere..... non sapevo che anche la sua razza amasse la magia?". Il libro lo nascosi per bene e iniziai ad ottenerlo sott'occhio. "D'accordo....la libererò ma non ora.....le lascerò una punta di freccia in modo che possa tagliare le corde." Nell'attimo in cui stavo per consegnare la lama, il Maestro Redentos tornò con le nuove cavalcature. Non vi era altra soluzione, affidaì la lametta tra le mani del nano raccomandandogli ciò: "Faccia attenzione,esca e fugga quando lo zingaro sarà distratto. Li conosco bene i metodi di questa gentaglia......" Mi allontanaì dal carro e raggiunsi il Maestro. |
Redentos ritornò con due nuovi cavalli.
Scambio un cenno d’intesa con lo zingaro e si voltò poi verso Parsifal. “Possiamo riprendere il cammino, ragazzo mio.” Disse il cavaliere al suo discepolo. “Ora abbiamo la possibilità di far riposare i cavalli ad intervalli regolari e questo ci permetterà di spostarci con notevole velocità.” I due ripresero così il cammino. Galopparono per alcune miglia, fiancheggiando il Calars, fino a quando, poco prima del crepuscolo, decisero di accamparsi in una radura irregolare. Redentos accese il fuoco e con la balestra catturò una lepre. La cucinò per bene sul fuoco e la divise poi col suo apprendista. “Questo nostro viaggio…” mormorò il cavaliere, mentre il fuoco animava bagliori nei suoi occhi “… mi chiedo quando avrà fine… non vi è nulla di più incerto e tormentato che vagare in cerca di una terra ignota… Ulisse era ben più fortunato di noi… lui almeno conosceva l’aspetto della sua Itaca e la rotta per raggiungerla…” Ad un tratto un rumore nel buio interruppe le parole di Redentos. “Chi è là!” Gridò il cavaliere estraendo la sua spada. “Avanzate e annunciatevi!” Un attimo dopo, dalle tenebre, una grottesca figura prese forma, avanzando verso di loro. E quando il fuoco riuscì ad illuminarla, quella figura mostrò il suo aspetto ai due cavalieri. Era il nano che Parsifal aveva visto presso la carovana degli zingari. |
Cavaliere25 era stato lasciato da Elisabeth e Altea in una parte della selva abbastanza distante dal luogo in cui si trovavano i misteriosi Cavalieri del Tulipano.
Poco dopo, il boscaiolo si svegliò, ritrovandosi da solo in quel luogo. Ma, alcuni istanti dopo aver aperto gli occhi, sentì dei passi attorno a sé. All’improvviso un uomo apparve davanti a lui. http://images.movieplayer.it/2003/11...639_medium.jpg |
Vidi la donna arrivare addosso a me, uno schiaffo e la mia guancia bruciava..."Non permettetevi mai più, chi vi da questo diritto". Non ebbe nemmeno il tempo di ribattere che i cavalieri furono addosso a noi e ci fecero prigioni...ascoltai le parole della donna cavaliere, sembrava volesse salvare la vita a Daniel. Non potevo reagire, ero legata mani e piedi...e ora..dove ci porteranno??
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La magia molto spesso e' un arte antica di forze alle quali l'uomo non e' abituato a reagire.....ma una seppur grande maga davanti alla vita del figlio abbassa le sue difese....non potevo e non volevo finche' ne avrei avuta speranza lasciar morire Daniel...mi sentivo sconfitta, inutile .... mi lasciai legare mani e piedi.....mi lasciai portare sul carro e con me c'era Altea, a cui chiesi in una muta preghiera di scusarmi.......l'unica felicita' era poter stare accanto a Daniel......la mia forza gli accarezzo' il volto, le mie lacrme bagnarono le sue aride labbra......e con un filo di voce mi chiese come stavo ?
" Daniel tesoro mio.....vederti vivo mi fa brillare l'anima.....hai disperso tutte le tue forze.....usare la magia e' un grande dono e va usato centellinando ogni tua decisione.....ti prego, se mi vuoi bene abbi fiducia in me, riprenditi e rafforzati solo cosi' mi potrai essere d'aiuto...! ".......guardai Altea, tra donne c'era un legame straordinario....le menti si comprendevano..." Altea segui sempre il tuo cuore vedrai che non ti trarra' ma in inganno.......insieme usciremo da questa storia......fosse l'ultima cosa che faccio.....".... |
Elisabeth mi fissava, i suoi occhi penetravano i miei e il mio cuore..potevo sentire..quel dolore. "Elisabeth" pensai "quanto devi star male per quel ragazzo, che sembra curi come tuo figlio, e io ho voluto portartelo in salvo. Ce la faremo, siamo arrivate fin qui..indenni...e continueremo indenni."
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chi siete voi dissi guardando quel uomo dove sono i miei amici che sta succedendo dannazione continuai a dire e aspettai una risposta da quel uomo
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V Quadro: Tylesia
(“Guai, però, a chi sente la nostalgia del mondo esterno e abbandona la valle: ecco che il tempo in agguato piomba sull’impaziente fuggitivo, il quale, aggredito dall’età, invecchia rapidamente e muore.”) (James Hilton, "Orizzonte perduto") Elisabeth, Altea e Daniel erano stati fatti prigionieri da quei misteriosi cavalieri. Furono così condotti, incatenati, attraverso quella folta selva. Il Calars continuava a scorrere liberando nell’aria i suoi caldi aloni di vapore, ma tutt’intorno la temperatura si era sensibilmente abbassata. Era una regione fredda quella e i prigionieri cominciarono ad avvertire sempre più l’aria gelida. La compagnia, così, giunse in una piccola radura ed il Cielo che li sovrastava assunse un colore indefinito, mentre sterminati banchi di nuvole lo attraversavano. Ma, ad un tratto, quelle nuvole mutarono forma e si mostrarono per quel che erano davvero. I raggi del Sole, investendole, traevano da quelle nuvole sfolgoranti bagliori che andarono a disegnare centinaia e centinaia di cupole dorate. E più la compagnia di quei cavalieri avanzava, più nel Cielo quelle immagini prendevano forma. E dopo le cupole, si mostrarono infiniti torri, palazzi, bastioni e cattedrali. E poi, l’alone che avvolgeva quell’incredibile visione svanì, disegnando altissime mura che sembravano avere le proprie fondamenta nel cuore stesso della terra. Un’incommensurabile città, magnifica e superba, si mostrò ai loro occhi. Una città arroccata in cima ad una rupe, circondata da una verdeggiante laguna alimentata da centinaia di piccole cascate di acqua calda. Le sue cupole erano di ambra verde pallida, le guglie d’oro purissimo e d’argento scintillante, i camminamenti merlati lastricati di porcellana e agata, le mura, investite dalla luce solare riflessa sulla laguna, di infinite e mutevoli tonalità policrome. Uno dei cavalieri suonò il corno e la porta di quella magnifica città si aprì, permettendo alla compagnia dei Tulipani e ai loro prigionieri di entrare fra quelle ciclopiche mura. http://images.ados.fr/photo/72678387...2664348ad7.jpg |
Quel viaggio sembrava infinito, dato da quel silenzio, me ne stavo zitta, non osavo proferire parola, ogni tanto ascoltavo i cavalieri parlare ma non capivo. Perchè mai ci avevano fatto prigionieri? La giustizia insegna che qualcuno che abbia compiuto un peccato o delitto sarebbe stato punito, ma noi quale avevamo compiuto?
Il Calars emanava vapore caldo, il caldo iniziò a farsi pesante, poi all'improvviso...freddo, nuvole. Era una sensazione strana, il sudore causato dal vapore caldo del Calars e anche dalla paura dava una sensazione strana addosso a contatto con il vento freddo. "Per favore, lasciateci liberi" urlai ai cavalieri, ma loro non ascoltavano. Chiusi gli occhi...quella era una lenta agonia. Un tratto, una piccola luce proveniente dalle nubi mi sfiorò il viso..il Sole sembrava volesse consolarmi o parlarmi. Le nuvole prendevano sembianze strane e d'un tratto davanti a noi si presentò una città..era meravigliosa. "Mio Dio pensai...mai ho visto una città del genere, non ricordo nemmeno nei miei studi col maestro so solo che è affascinante..ma chissà potrebbe essere pericolosa. Dove vorranno portarci ora? In qualche prigione immagino, che destino questo, ho peccato forse perchè ho voluto vedere ciò che vi è aldilà del mondo?" pensai. E fissavo quelle cupole dei colori ambrati propri del bosco, e gli elementi dell'oro e argento, cosi diversi tra loro, uno luminoso e l'altro freddo...la porcellana e mille altre bellezze. E una laguna e il rumore scrosciante delle cascate che voleva rasserenare il mio animo inquieto. |
Osservai un'ultima volta il sole che rifletteva i ruoi raggi sulle mura di quel luogo.
"Non vedo niente di buono nel colore dei raggi del sole morente... e il vento soffia triste lontano da qui. L'acqua è muta." Una folata di vento si portò via le mie parole e gonfiò i veli della mia tunica. "C'è qualcosa... in questo luogo immobile... qualcosa che nessuno riesce a pronunciare..." Si era alzato il vento. Forse ancora riuscivo a sentire le voci lontane che mi portava. E forse lui riusciva a sentire me, come quando mi accarezzava e giocava con la superficie dell'acqua del fiume. Ondeggiai su me stessa, come se volessi volare via e lo sentii avvolgermi. Accompagnò i miei movimenti, come un danzatore. O come la carezza d'addio di un innamorato. Danzammo insieme finchè, con un bacio leggero sulla mia guancia, non volò via, mentre la sera si avvicinava sempre di più. "Non mi abbandonare..." mormorai... "Digli che mi dispiace!" Lo pregai. |
Semmai il viaggio di un uomo fosse segnato dal tempo il mio era segnato dallaconsapevolezza...." Grazie Altea poter contare su qualcuno e' la cosa piu' importante al mondo...non ci sono beni terreni che possono ricompensare l'amicizia di una persona nella sua piu' grande lealta'.....ce la faremo perche' al mondo nulla abbiamo fatto....ecco perche' ce la faremo ".......e cosi' fu il grido di Altea ai cavalieri e il loro silenzio.....la vita di Daniel...appesa al tempo, al tempo che non esiste...........e poi la magnificenza,la visione eccelsa di mondo capovolto...il riflesso dell'immensa ricchezza alchiarore delle nuvole...come cielo cosi' in terra.......avevo freddo, eppure rivoli di sudore percorrevano le parti pu' intime della mia pelle.......freddo e caldo....tutti i sensi erano svegli ...e Al suono del corno le porte furono aperte..e il carro degli impuri entro' nelle mura della citta'.......tutto doveva rimanere cheto in me, nessuna perdita di forze, perche' sapevo che giustrizia sarebbe stata fatta.......forse avremmo dovuto lottare per ottenerla.....ma forse questo doveva essere...per un' Altea che aveva sete di conoscenza..per un Daniel che avrebbe dovuto imparare l'umilta' e il rigore dell'anima....e per me ..perche' forse non avevo sofferto abbastanza......." Altea.....ricordatevi che conoscere voi e' stata un dono del cielo.....mi siete stata vicina anche qundo avete dubitato di me......ed ora siamo pronte ad andare avanti...l'inizio della storia sta solo prendendo forma".......e il carro continuava ad andare avanti
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Il carro continuava ad andare avanti, guardando Elisabeth, i suoi occhi parlavano da soli, e solo chi ha l'animo puro ha il potere di farlo. Le sorrisi, per celare la mia paura.
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Cavaliere25 aveva finalmente ripreso i sensi.
Si era ritrovato da solo in mezzo a quella selva e i suoi compagni di viaggio, Elisabeth, Altea e Daniel, sembravano essere spariti. Davanti a lui però vi era un uomo. Era alto, di robusta costituzione e indossava un saio. Aveva occhi penetranti con i quali fissava il boscaiolo. “Sembra che il Calars” disse il chierico “abbia attirato un bel pò di visitatori da queste parti…” sorrise “… vuoi forse seguire le orme di Giacobbe o di Mosé? O magari ti hanno venduto i tuoi fratelli, come accadde a Giuseppe? Ma hai fatto male ad avventurarti in questi luoghi… loro avevano il favore di Dio!” E scoppiò a ridere. |
Il padrone fissò Melisendra che si avvicinava.
Il vento accarezzava i suoi capelli e la veste che la copriva. “Avete ordini per me, signore?” Chiese Heyto, come chi è pronto a congedarsi. “Si, stasera sarò occupato a causa di una certa faccenda.” Rispose il padrone. “Farai tu compagnia a Melisendra. Esaudisci ogni suo desiderio.” “Sarà fatto, mio signore.” Chinandosi col capo Heyto. Il signore del castello fissò per qualche altro istante Melisendra, per poi allontanarsi ed uscire dal giardino. “Allora, Melisendra…” sorridendo Heyto “… come preferisci trascorrere questa sera?” |
La compagnia dei Tulipani entrò così in quella magnifica e fiabesca città.
Elisabeth, Altea e Daniel erano partiti col Carrozzone di Goz per raggiungere le leggendarie sorgenti del Calars, ma ora, dopo quel lungo viaggio, avevano finalmente visto quel luogo, scoprendo quell’incredibile città tra le acque ed il Cielo. Appena la compagnia attraversò la grande porta della città, Elisabeth, Altea e Daniel videro un maestoso arco, con al centro una lastra di marmo finemente incisa, che recava la scritta: “Porta della Concordia” Nel vedere entrare il manipolo di cavalieri con quei prigionieri, la gente che affollava le strade della città si avvicinò incuriosita. La compagnia avanzò attraverso la grandiosa strada lastricata che tagliava in due la città, tra l’attenzione e lo stupore del popolo. “Sono loro, milady?” Avvicinandosi un ragazzino alla donna cavaliere che guidava la compagnia. “Sono i nostri nemici? Li avete catturati? Siamo salvi dunque?” Ma la donna ignorò quel ragazzino. Tutti fissavano quei tre prigionieri. Li fissavano con stupore, curiosità, diffidenza. La strada pullulava di passanti che come greggi irregolari riempiva ogni angolo ed ogni passaggio. Un grande bazar correva sul lato sinistro della strada, nel quale si accalcava una ressa senza precedenti. Odori e profumi, essenze ed aromi, colori e bagliori riempivano quel luogo, attirando gente come la luce richiama le falene. Superata quella moltitudine, i cavalieri con i loro prigionieri salirono l’Agorà, che sorgeva al centro della città e ne era il suo punto più alto. Da lì era possibile vedere il camminamento che correva sulla cinta muraria e parte del favoloso paesaggio che circondava la città. Al centro della piazza dominava la maestosa cattedrale, di un’architettura tanto prodigiosa quanto ignota alle nostre conoscenze. Accanto a questa, sempre nel centro della piazza, si ergeva il magnifico palazzo reale. Una superba costruzione che sembrava eretta per raggiungere i Cieli. Costruita con una pietra sconosciuta nelle nostre terre, che emanava, a contatto con la luce del giorno e sotto gli effetti dei caldi fumi del Calars, un alone cangiante e multicolore. Ben sette torri racchiudevano il perimetro del palazzo e da ciascuna di esse scaturiva un colore diverso: rosa perla, verde acqua, azzurro madreperla, pallida aurora, bianco puro, viola crepuscolare e vermiglio tramonto. E tra il palazzo e la cattedrale stava una statua di superbe fattezze, sul cui piedistallo si trovava una lastra dai riflessi di ametista e argento. E sulla lastra erano incise queste parole: “A Vigilyo, che brevemente vegliò su questa città e per sempre veglierà nella sua anima. Regina Destefya” Arrivati davanti al palazzo, si fecero avanti alcuni valletti. “Salute a voi, lady Shoyo.” Salutò uno di quelli nel vedere la donna cavaliere. “Abbiamo qui dei prigionieri…” disse lei “… avvertite lord Goxyo." Il valletto annuì e i cavalieri con i tre prigionieri furono fatti entrare nel palazzo reale. http://lh5.ggpht.com/-XgiVDW6tCM8/Tm...20Pictures.jpg |
Entrammo nella città magica e surreale..."è un sogno" pensai "e presto mi sveglierò da dove sono venuta e vicino alla mia arcigna madre"..il carro procedeva, la gente ci attorniava..nemici?? liberazione? Ma come ci accusavamo di crimini senza prima sapere chi fossimo, guardai Elisabeth e continuai a starmene zitta...ero troppo nervosa per apprezzare lo scintillio, lo sfarzo di quella città, il bazar era stupendo, volevo correrre con quella gente e poter godere di quei profumi dolci e inebrianti. Ci trovammo di fronte al palazzo, le porte si aprirono, dentro rispecchiava la bellezza di quella città, le pietre più belle risplendevano. Finalmente il nostro viaggio sembrava avessi avuto fine, i cavalieri fecero chiamare un milord, forse era il padrone del castello?? Non mi importava più di niente...ma speravo almeno egli avrebbe ascoltato le nostre ragioni.
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ma voi chi siete e cosa potete capire dei miei amici dissi ci siamo persi lungo il viaggio ancora non mi avete detto come vi chiamate e csa ci faccio qui io ero insieme a due clerici avevo una missione da portare avanti ma a quanto pare il destino mi a giocato un brutto scherzo e abbassai lo sguardo e rimasi zitto
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"Il viaggio sarebbe terminato presto"..... avreì voluto dire al Maestro, ma non potevo ancora dirlo. Non avevo ancora avuto modo di presentargli la lettera che ho trovato e ciò che ero riuscito a scoprire da qual libro che mi era stato donato.
Sarebbe stato l'attimo buono, ma ad un tratto la spada del Maestro Redentos vibrò nell'aria ed io, puntaì e caricaì il mio arco verso il cespuglio. La figura che avanzava era tozza e muscolosa, quell'immagine non mi era nuova. Improvvisamente la luce del fuoco scandagliò quell'ombra, era il nano che avevo liberato. "Messere che ci fa qui? Adesso è libero di andare dove vuole perchè ci ha seguito. Spero non abbia qualche intenzione sul libro che mi ha visto." |
Il carro andava avanti ed entrammo in citta' la cosa mi lascio' indifferente, la gente voleva i colpevoli......e in quel carro sembravamo delle bestie, ed era quello che mi stava dando un fastidio senza precedente, non ci avevanoneanche dato il tempo di aprire bocca e gia' ci condannavano.......Umano...spaventosamente umano.....il volto di Daniel era bianco....come la neve mai calpestata.....avevo paura per lui, ma la paura avrebbe frenato le mie doti e dovevo essere forte....." Altea, vi siete irrigidita, purtroppo non e' un sogno.......sarebbe stupendo se cosi' fosse e invece eccoci in Piazza ad aspettare una sentenza......Saro' una vecchia maga da strapazzo eppure sento ancora un filo di buona energia......forse ci sara' chi ascoltera' le nostre parole.....forse ci sara' chi non lascera' morire mio figlio.....Voglio vedere il sorriso sul vostro volto in noi non c'e' peccato...."......non potevo stringerle la mano...eravamo incatenate da ore....ma Altea sapeva che sopra le nuvole c'e' sempre il sole......
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Successe tutto in fretta... il fumo, che aveva iniziato a filtrare appena tra le assi del pavimento, in breve tempo riempì la stanza e l’aria divenne irrespirabile...
Il servitore perse la testa... iniziò a gridare e a correre da una parte all’altra della stanza... io no... io, pietrificata dal terrore, mi accostai ad una parete e lì rimasi... lo osservavo... lo osservavo con gli occhi sbarrati, incapace di muovermi e di parlare... Infine, sempre più in preda al panico, l’uomo scivolò, perse l’equilibrio e precipitò giù dalla finestra che aveva appena aperto... Gridai. Il fumo intanto stava saturando l’aria della stanza... iniziai a sentirmi debole, sempre più debole... non riuscivo più a respirare. Lingue di fuoco lambivano le pareti, incendiando i tendaggi e gli arredi lignei... il seggio aveva preso fuoco così come il tavolo... E lentamente, un po’ per la paura e un po’ per la mancanza d’aria, mi accasciai sul pavimento. Citazione:
Lo fissai per appena un istante, poi mi concentrai su quella voce... quella voce che avevo sentito e che mi stava chiamando... Era reale quella voce, mi chiesi, o soltanto frutto della mia immaginazione? “Guisgard...” mormorai, con la poca aria che mi era rimasta “Guisgard... sono qui... aiuto!” |
Il chierico fissò Cavaliere25 e poi scosse il capo.
“Volevate fare una gita di piacere sul Calars?” Con tono di rimprovero. “Solo gli stolti affrontano una natura avversa! Come vi sentite?” Domandò poi al boscaiolo. “Potete muovervi? Tra poco farà buio e non è prudente restare qui.” |
Il fuoco.
Consumava tutto, compresa l’aria. Talia, infatti, faticava a respirare e pian piano anche a vedere davanti a sé. Poi, all’improvviso, quell’animale emerse dalle fiamme. Un ruggito e poi i suoi occhi sulla ragazza. Poi quella voce che Talia riconobbe. Un attimo dopo, guidato dalla voce di lei, apparve il cavaliere. Si calò il cappuccio e si avvicinò a lei. “Come stai, Talia?” Sheylon ruggì nuovamente: tutto sembrava sul punto di crollare. Guisgard si tolse il mantello e con quello avvolse la testa e le spalle di Talia. Prese con sé la ragazza e seguì la sua tigre che si lanciò tra quelle lingue di fuoco. Di corsa scesero le scale che già scricchiolavano sotto quell’Averno di fiamme. Fortunatamente il dongione, dove era stata rinchiusa Talia, fu la parte che più resistette all’incendio. Così, i due, preceduti dalla tigre, raggiunsero prima il cortile, poi il portone e si ritrovarono finalmente fuori da quella trappola incandescente. Pochi istanti dopo e gran parte del castello crollò orma carbonizzato. “Come stai, Talia?” Ansimando Guisgard. “Ma cosa ti è saltato in mente?” Cambiando umore e accigliandosi. “Perché sei venuta da sola in questo posto? Cosa volevi fare? Se ti fosse accaduto qualcosa?” Avvicinandosi e stringendola per le braccia. “Rispondi! Rispondi Talia! Perché non sei venuta prima da me?” I suoi occhi erano ancora lucidi a causa del fumo che avevano attraversato. Ma incontrati quelli di lei, in breve ripresero il loro colore naturale ed anche l’animo del cavaliere si rasserenò. “Li…” mormorò “… li ho uccisi tutti… chi non è caduto sulla mia lama è poi morto tra le fiamme…” parlava come se volesse scacciare la paura. La paura di averla persa. Ad un tratto un brontolio seguito da un grugnito. “Già, mi stavo dimenticando di te…” fece il cavaliere voltandosi verso la sua tigre “… si, hai ragione, amico mio… non vi siete ancora presentati… Talia, questo gattone è Sheylon!” |
Il carro ci porto in una mistica città magica.. Sentivo la magia dappertutto.. Non avevo più le orze.. Lo sentivo stavo per morire.. Col pensiero chiamai Elisabeth e Altea e dissi:
"Elisabeth.. Se non avessi mai intrapreso questo viaggio non ti avrei mai conosciuta.. E quindi anche se ho erso la vita sono contento di aver conoscuto mia madre.. Non dirmi di resitere perchè ormai è inutile.. Sento l'energia che mi abbandona mi rimane poco.. Vorrei abbracciarti per un ultima volta ma non possiamo.. BEh.. Addio.." Detto questo mi ritirai nella mia mente e lì sul pavimento di uno schifoso carro aspettavo la morte.. |
Elisabeth, Altea e Daniel furono fatti scendere dal carro e ancora incatenati condotti in una monumentale sala.
Due fila di colonne di granito correvano fino ad un alto e vasto abside, nel quale stava un sontuoso seggio. Daniel non riuscì nemmeno a fare un passo e cadde a terra senza forze. “Alzati, cane!” Gli intimò uno di quei cavalieri. “Non ne ha la forza.” Disse lady Shoyo. “Aiutatelo… deciderà lord Goxyo sulla sua sorte e su quella di queste due donne.” Daniel fu così aiutato da due cavalieri. I tre prigionieri furono poi condotti davanti al seggio sotto l’abside. Un attimo dopo, da una tenda laterale, uscì un cavaliere. Era alto e magro. “Lady Shoyo…” sorridente questi “… vedere voi è come restare incantati davanti alla Luna…” “Un uomo come voi, sir Kojo, non si lascia certo incantare dalla Luna…” rispose la donna. “Eh, milady…” scuotendo il capo lui “… quell’armatura può ingannare gli altri, ma non me… sotto quell’acciaio si nasconde una donna… una bellissima donna…” “Sir…” quasi incurante lei “… posso sciogliere ogni vostro dubbio in qualsiasi momento, circa il mio valore cavalleresco… scegliete voi il luogo e duelleremo.” “Il luogo?” Ridendo lui. “Ma io già so dove vorrei affrontarvi, mia bellissima Clorinda… nelle mie stanze!” E rise di gusto. “Mi concedete un vantaggio, dunque!” Fissandolo lei. “Lì siete di sicuro meno pericoloso, che sul campo di battaglia!” A quelle parole, il cavaliere restò in silenzio. “Voglio vedere lord Goxyo.” Disse Shoyo. “Subito.” In quel momento entrò un valletto. “Miei signori, sua maestà vuole che siano condotti a lei i prigionieri.” Annunciò il nuovo entrato. “Dite alla regina” replicò Kojo “che penseremo noi ai prigionieri.” “Perdonatemi, miei signori…” spiegò il valletto “… ma ella insiste…” Shojo annuì e fece cenno ai suoi di condurre i prigionieri nella sala del trono. “Dannazione…” mormorò Kojo “… quando impareranno che ora comandiamo noi!” Shojo lo fissò, per poi seguire i suoi uomini verso la sala del trono. Così, Elisabeth, Altea e Daniel furono portati nella stanza più importante del palazzo. Mosaici, dipinti e arazzi con scene di caccia e di guerre animavano le sue pareti, mentre centinaia di candele ardevano in candelabri d’oro massiccio come se fosse mezzogiorno. Larghi finestroni correvano tutti intorno al soffitto e sotto ciascuno di essi vi era una pianta dai frutti sconosciuti per noi abitanti del mondo al di qua del Calars. Tre sontuose fontane abbellivano la sala con getti d’acqua colorata e con ogni specie di fiore che galleggiava tutt’intorno. In fondo alla sala c’era il magnifico trono, tutto in oro bianco, corallo e giada, sul quale erano adagiate pelli d’ermellino. E una bellissima donna era seduta su quel seggio. “Portate qui i prigionieri.” Ordinò. I tre furono allora condotti davanti a lei. “Pensiamo siano spie, maestà.” Disse Shoyo. “Spie?” Fissandola la donna sul trono. “E per conto di chi?” “Dei nostri nemici, mia regina.” “Ignoravo che i demoni si servissero di spie.” Disse la regina. “Quel ragazzo sanguina ed è pallido.” Fissando Daniel. “Si è meritato quella punizione.” Spiegò Shoyo. “Se non erro non sono stati ancora dichiarati colpevoli.” Replicò la regina. “E fino a quando ciò non avverrà, saranno trattati con umanità. Medicate quel ragazzo.” Ordinò ai suoi servi la regina. Daniel fu così condotto in una stanza per essere medicato. “Chi siete?” Domandò la regina ad Elisabeth e ad Altea. “Parlate! Come e perché siete giunti qui?” http://pad.mymovies.it/cinemanews/20..._blanchett.jpg |
Ci accompagnarono per i lunghi corridoi di quel palazzo...si sentivano solo i nostri passi pesanti, guardavo Daniel, stava male...temevo per la sua vita.
Ci fecero accomodare in una sala e apparve un misterioso uomo, con mia sorpresa si mise a proferir parole d'amore con la donna cavaliere..."Che sciocchezze" pensai "Noi stiamo qui a pensare alla nostra sorte e loro amoreggiano come niente fosse?" Guardai Elisabeth, se solo avessi potuto parlare...ma ad un tratto entrò un valletto, parlando di una regina. Capii dalle parole che non scorreva buon sangue tra loro e la loro regina, come se forse si fossero impossessati di quel regno o stessero tramando qualcosa. Seguimmo la donna guerriera, che capii si chiamava Lady Shoyo, e ci fece accomodare in una stanza veramente sontusa, guardai il soffitto e rimasi a bocca aperta...ma che meraviglia, sopra di me sembrava scorrere il Calars con la sua bellezza...ma una voce mi destò, una voce alquanto benevola..era la regina, mai vidi una creatura cosi meravigliosa, elegante ed eterea, sembrava uscita da una favola. Ella si premurò della salute di Daniel e pure della nostra sorte...e poi si rivolse a Elisabeth e me, lanciai alla mia compagnia di venture uno sguardo d'intesa. Feci un leggero inchino..."I miei omaggi...vi ringrazio prima di tutto per averci accolto con benevoli parole. Non sappiamo perchè ci troviamo qui, ma vi giuro che siamo venuti in pace, e infatti Daniel fu ingiustamente punito. Siamo partiti da una città lontana, in una specie di barca dove un uomo, messer Goz, voleva scoprire cosa vi fosse al di là del Calars...ma la sventura ha voluto che la nave affondò e noi naufraghi ci trovammo ignari nelle vostre Terre." Non avevo più la forza di parlare, ella mi fissava e mi spiazzava. |
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