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Dissi ma come è possibile che sia sparito cosi nel nulla e mi diressi per i corridoi a cercarlo sprando di trovarlo e capire chi era veramente non sapevo dove cercare allora segui gli altri cavalieri
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Io e Marco riferimmo dell'avvistamento degli zingari sulla strada raccontando tutto nei minimi particolari.. Finii e aspettai la sua risposta..
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"Giselle - è così che vi chiamate, vero? - Giselle... ascoltatemi bene perchè non so quanto tempo avrò a disposizione prima che Missan mi faccia richiamare... Io vi aiuterò ad uscire di qui, non so nè quando nè come, ma vi giuro sul mio onore che lo farò. So bene che vi risulta difficile fidarvi di me, ma nelle condizioni in cui siete non credo possiate ottenere di meglio. So che vorreste fuggire in questo stesso momento, ma ora come ora non saprei come fare ad eludere la sorveglianza, non ho preparato alcun piano di fuga... Vorrei trovare un modo per avvicinare lord Tudor, ma non è così semplice. Però ho avvertito la vostra padrona del pericolo che correva, quindi confido che possa essere lei stessa a parlare con lord Tudor, che così potrebbe decidere di mandarmi a chiamare con qualche scusa. Dopotutto, i mezzi non gli mancano di certo. Se avessi un minimo appoggio qui fuori, il che equivale a dire un paio di cavalli ed un uomo di scorta, non avrei alcun problema a farvi uscire di qui, le chiavi sono quelle appese alla parete, ma senza cavalli non possiamo nemmeno pensare di potercela fare... Vi prego, non piangete più, abbiate fiducia in me e vedrete che tutto si risolverà, nessuno vi farà dal male, non lo permetterò..."
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Missan era visibilmente agitato.
Gli occhi tradivano rabbia mista ad incredulità ed il respiro era rotto per la tensione. “Cercatelo in tutto il palazzo!” Urlò ai suoi uomini. “Cercatelo in ogni angolo, anche nei giardini! Ricorderò il nome di chi mi porterà quel chierico! Come quello di chi se lo farà sfuggire!” I suoi allora misero sottosopra il palazzo, ma del misterioso Presbitero Tommaso nemmeno l’ombra. Poco dopo Raos bussò allo studio di Missan. “Signore, è giunta questa lettera da Magnus.” Missan prese la lettera e congedò il fedele servitore. Intanto, gli uomini dell’ambasciatore erano ancora in cerca del misterioso chierico. “Quel prete doveva essere di sicuro un fantasma!” Esclamò il capitano della guardia. “Nessuno l’ha visto, eppure è svanito!” “Come è riuscito ad uscire dal palazzo senza lasciare tracce, capitano?” Chiese uno dei soldati. “Mi prenda un accidente se lo so!” Rispose il capitano. “Ormai sarà già lontano, quel dannato…” Riorganizzò allora i suoi uomini, assegnando loro turni di guardia e giri d’ispezione. “Tu, ragazzo…” rivolgendosi poi a Cavaliere25 “… qui ormai c’è poco da fare… torna nelle prigioni a sorvegliare la prigioniera, così da poter dare il cambio a Mercien.” |
Altea, pian piano, cominciava a prendere possesso di quella casa.
Era una dimora molto antica e lo sfarzo testimoniava la sua natura aristocratica. La nobildonna irlandese assaggiò la tisana calda insieme ai biscotti che Angry aveva preparato per lei. La vecchia governante seguiva Altea quasi come un’ombra e la ragazza sentiva gli occhi di Angry fissi su di lei. E non solo quelli. Quella casa, infatti, sembrava avere mille occhi inquieti ed indagatori che la seguivano: gli occhi di qualche ritratto, delle statue nei corridoi, persino gli elmi delle armature parevano fissarla. Ma anche qualcos’altro sembrò turbare Altea: il buio. La casa, infatti, era perennemente avvolta dalla penombra o, in certi passaggi, addirittura dal buio. Grosse e spesse tende coprivano molte delle finestre che si aprivano lungo i corridoi o nelle varie sale del palazzo. Angry seguì, a debita distanza, Altea fino a quando la giovane entrò nella biblioteca per leggere. “Tu non sarai mai come lei…” mormorò la vecchia governante, mentre chiudeva la porta della biblioteca “… nessuna di voi lo sarà mai…” Qualche istante dopo qualcuno bussò alla porta della biblioteca. “Perdonatemi, milady, se interrompo le vostre letture…” disse Roowey ad Altea “… volevo dirvi che ho consegnato la lettera secondo le vostre raccomandazioni… essa ora è in mano a sir Patrick Williams, che la consegnerà personalmente a vostro padre.” Sorrise. “Milady… sono lieto che siate venuta a dimorare in questo palazzo… era da tanto che mancava una gentile presenza femminile e sono certo che farete bene a questa vecchia casa e a tutti noi… la luminosità del vostro sguardo squarcerà le tenebre che ormai da troppo tempo avvolgono queste mura… ma che sciocco che sono!” Massaggiandosi il viso. “Vi sto annoiando con le mie chiacchiere e forse anche distraendo dalle vostre letture! Ora mi ritiro, col vostro permesso... per qualsiasi cosa chiamatemi ed io sarò da voi…” e mostrò un lieve inchino. |
“Degli zingari accampati qui vicino?” Ripeté Arthos dopo aver udito il racconto di Daniel e Marco. “Beh, si raccontano strane leggende su di loro, non è vero, ragazzi?” Voltandosi verso i soldati.
“Si dice che mangino i ragazzi troppo curiosi!” Disse uno di questi. “E che con la loro pelle facciano strumenti musicali!” Aggiunse un altro. “Però, pare, che le loro donne siano bellissime!” Fece eco ai primi due un terzo soldato. “Davvero?” Fece Arthos. “E voi, ragazzi, ne avete visto di belle donne fra loro?” Chiese a Daniel e a suo fratello. “Beh, se sono ritornati qui, non credo ne abbiano incontrate!” Intervenne uno dei soldati, per poi scoppiare a ridere. Un attimo dopo tutti gli altri lo imitarono. “Suvvia, ragazzi!” Ridendo anche Arthos. “Stiamo scherzando! Del resto svagarsi un po’ fa sempre bene!” Fissando i due fratelli. “Già, magari con qualche bella zingara!” Aggiunse uno dei soldati continuando a ridere. “Quegli zingari staranno cercando solo un luogo in cui accamparsi” tornando serio Arthos “e fino a quando non causano noie possono pure restare dove sono.” In quel momento apparve una figura davanti a loro. “Lyo, cosa ci fai in piedi?” Stupito Arthos. “Devi riposare!” “Sto meglio, tranquillo, amico mio…” rispose il giovane cavaliere “… sono stanco di restare chiuso fra quattro mura… ho bisogno di uscire, cavalcare nella campagna…” “Ti sei bevuto il cervello?” “Vuoi vedermi rammollito, Arthos? Ho bisogno d’aria… voglio uscire col mio cavallo.” “E dove saresti diretto, di grazia?” Domandò Arthos. “Non so…” rispose Lyo “… ho bisogno d’aria…” “Perché una vocina mi dice che vuoi recarti da lady Sophia?” Lyo non rispose. “Devi toglietela dalla testa, amico mio…” continuò Arhos. “Di chi parli? Io non ti capisco…” “Lo sai… parlo della bella irlandese… lady Altea… amico, lei non prova alcun interesse per te… su, devi dimenticarla, al mondo ci sono tante altre ragazze…” “Smettila di dirmi cosa fare o non fare!” Lo interruppe Lyo. “Non sei mio padre!” Montò allora sul suo cavallo. “Aspetta, Lyo…” prendendo le redini Arthos “… bada però di non toglierti la benda sull’occhio ferito… il dottore ha detto che il rischio di perderlo è ancora molto alto… e per essere più tranquillo ti farò accompagnare da due uomini… ehi, voi due!” Rivolgendosi a Daniel e Marco. “Andrete con lui e gli farete da scorta.” E così, Lyo, Daniel e Marco, presero la strada verso il palazzo di lady Sophia. |
Giselle ascoltò le parole di Gaynor.
Prima con sospetto, poi, vedendo la passione con cui la bella ginestrina le parlava, cominciò a nutrire una sorta di esile speranza nel cuore. “Ditemi…” mormorò Giselle “… perché volete tradire i vostri compagni? Io vengo da quella che un tempo si chiamava Animos e conosco bene la fazione di voi ginestrini… siete dei fanatici imbevuti delle vostre convinzioni… ora dite che siete disposta ad aiutarmi, a tradire coloro che fino a ieri erano come fratelli per voi… perché? Perché dovrei fidarmi?” Ma un attimo dopo qualcuno si avvicinò alle due donne. “Madame…” disse Mercien a Gaynor “… l’ambasciatore vi ha mandata a chiamare… vuole che lo raggiungiate subito nel suo studio… pare sia cosa urgente.” |
Certo signore vado subito alle prigioni e mi incamminai verso la prigione a dare il cambio a Mercien
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Osservavo scrupolosamente i tomi nella biblioteca ben fornita, presi uno a casaccio e mi accomodai sulla poltrona. Quella stanza era buia, come del resto tutto il palazzo, qualcosa di tetro avvolgeva l'aria e non capivo perchè Angry continuava a seguire ogni mio passo e mi guardasse con quello sguardo astioso. Aprii il libro, parlava di gesta di antichi cavalieri e mi appassionai alla lettura quando qualcuno bussò alla porta. "Prego, avanti" esclamai. Era Roowey, mi informò della avvenuta consegna della lettera e tutto di un fiato lo udii proferire strane parole, per poi uscire frettolosamente. Anche Roowey sembrava parlare in modo alquanto oscuro, come avrei potuto io ridare splendore a questa dimora, e perchè mai? Chiusi il libro, quella casa e quel buio mi stava soffocando, sapevo di avere un appuntamento con Lord Carrinton, non sapevo a che ora fosse venuto e decisi di uscire, volevo respirare aria pura nonostante il vento soffiava forte. Se il milord desiderava incontrarmi sarebbe venuto a cercarmi lui. Certo mi aveva dato ospitalità nella sua dimora, ma quella sembrava una prigione.
"Angry, io esco. Vi informo perchè Lord Carrinton doveva venire a prendermi, vado a fare una sana cavalcata tra il verde di questo meraviglioso paesaggio". Uscii senza dare altre spiegazioni, entrai nella stalla e trovai Roowey, chiesi di sellare un cavallo e subito mi presentò davanti un bellissimo destriero dal manto color corvino. Gli accarezzai il muso per tranquilizzarlo, salii in groppa e arrivai al cancello di uscita. In quei pressi si trovava Jones, il fattore, chiesi di aprire il cancello e subito mi sentii meglio fuori da quelle mura, e iniziai a galoppare finchè trovai il posto tanto desiderato, i verdi prati e il ruscello e la piccola cascata. Mi guardai attorno, del capanno nessuna traccia, portai il destriero ad abbeverarsi e mi sedetti in riva al fiume fissando la mia immagine riflessa sulle acque cristalline del ruscello. "E' tutto cosi strano" pensavo, quel luogo era l'ideale per rischiararsi le idee "perchè il milord si è preso tanto a cura di me, per poi lasciarmi sola in quella casa buia, quella casa è peggio di quella di Lady Sophia, almeno laggiù vi era vita. Sembra quasi mi voglia tenere rinchiusa da tutto e da tutti." |
La notte fu agitata e quanto mai il risveglio.....mi avvolsi nel mantello e mi affacciai alla finestra, qualcuno faceva un rumore scadenzato......ricordavo il sogno fatto e il volto di Monsieur........ero in ansia, quell'uomo ora prendeva vita anche nei miei sogni.....potevo ancora sentire la brezza del mare, invece era un soffio di vento che entrava dalla finestra, non mi sporsi.....rimasi ferma..potevo vedere benissimo cio' che succedeva sotto..Monsieur, spaccava la legna, era a petto nudo e potevo immaginare il suo volto sudato dalla fatica......stavo rientrando, non volevo che mi vedesse, non era conveniente....ma qualcosa attrasse la mia attenzione, uno strano luccichio sulla sua schiena,erano delle sottili strisce di pelle cicatrizzata, lunghi cordoni su tutta la shiena...erano segni di fustate......allora mi venne in mente il sogno....." la campane suonano quando qualcuno evade dalla prigione" e io a tavola avevo sentito suonare le campane..........Monsieur, non mi aveva rivelato chi fosse, questi erano i patti......ma non mi sembrava una cattiva persona. Cosi' mi vestii e lasciai il mantello e la sacca in stanza, scesi nello spazio che si trovava dietro la locanda......" Fate sempre esercizio prima di colazione ?.......pensavo di potermi sedere con voi e poi riprendere la strada......" ...feci finta di andar dietro ad un'oca e mi trovai alle sue spalle......non seppi quale fu l'impulso che mi fece appoggiare la mano su quelle cicatrici.....ma le sentii ancora brucianti e colme di sangue......" Non vi e' stato fatto un gran regalo in questa vita......se un giorno vorrete parlarne, sappiate che di cicatrici ne posseggo tante anch'io "........." bene Monsieur se riuscite a mettervi in ordine in poco tempo, ve ne sarei grata..ho una fame da Lupo di Mare....."
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“Ditemi…” mormorò Giselle “… perché volete tradire i vostri compagni? Io vengo da quella che un tempo si chiamava Animos e conosco bene la fazione di voi ginestrini… siete dei fanatici imbevuti delle vostre convinzioni… ora dite che siete disposta ad aiutarmi, a tradire coloro che fino a ieri erano come fratelli per voi… perché? Perché dovrei fidarmi?”
"Io non sono come loro..." Gaynor stava per continuare a spiegarsi, quando fu interrotta dall'arrivo di Mercien, così si zittì subito. “Madame…” disse Mercien a Gaynor “… l’ambasciatore vi ha mandata a chiamare… vuole che lo raggiungiate subito nel suo studio… pare sia cosa urgente.” "Benissimo, vado immediatamente... In quanto a te " disse rivolgendosi a Giselle, "ti lascio in buona compagnia, finiremo il nostro bel discorsetto un'altra volta." |
I rumori mi avevano fatto accorrere all'esterno delle scuderie. Sentivo nell'aria che Tyler si era cacciato in qualche guaio. Ormai riuscivo a fiutarli i guai.
Osservai la scena con indignazione e mi schiarii la gola per attirare l'attenzione dei contendenti. "Monsieur! Che cosa succede qui?" domandai imperiosa. |
Hagus fissò Melisendra, per poi tornare a guardare il centro della scena.
“Non lo so, milady…” mormorò “… sto cercando di comprenderlo anche io…” “Ora la pagherai, canaglia!” Gridò sir Whigan a Tyler. “Milord!” Intervenne Hagus. “Cosa sta succedendo?” “Noi permettiamo a questi bifolchi di camminare liberi nella nostra terra” rispose Whigan “e loro credono di poter fare il bello e cattivo tempo! Ma ora costui avrà una degna lezione… così impererà che bisogna tremare di fronte a chi gli è superiore per nascita!” “Essere nobili” ringhiò Tyler “da forse il diritto di mancare di rispetto ad una dama?” “Zitto, cane!” Urlò Whigan con la spada in pugno. “Prima disonorate il buon nome di una nobile di Francia e poi attaccate un uomo disarmato…” fissandolo con rabbia Tyler. “Le bestie come te non godono dei normali diritti che si concedono agli uomini liberi!” “Io non sono lo schiavo di nessuno!” Replicò Tyler. “Milord, costui è disarmato.” Disse Hagus a Whigan. “Peggio per lui allora!” Hagus allora estrasse la sua spada e la lanciò a Tyler. “Rovinate dunque la mia questione, sir?” Voltandosi Whigan. “Affatto, sir.” Rispose Hagus. “La rendo soltanto equa, visto che avete deciso di conferire a tale questione il valore di sentenza.” “E così sarà!” Sentenziò Whigan, per poi lanciarsi contro Tyler. Un attimo dopo la parola passò alle armi. |
"Signori! Siete impazziti?" gridai, mentre la gente lì radunata li incitava alla lotta e ormai il clamore delle spade risuonava nell'aria del giorno.
Rimasi in silenzio, col cuore in gola, a osservare l'esito di quello scontro che mi appariva tanto insensato. Dentro di me ero certa dell'abilità di Tyler con la spada, già molte volte ne aveva dato prova, ma in quel momento era quella sua predisposizione per le dispute e le questioni d'onore a irritarmi. Un uomo con più buonsenso non avrebbe dato alcun peso alle parole di quello sbruffone addobbato a festa che presto si sarebbe trovato a faccia in giù nel fango della strada. Sospirai spazientita, mentre i due uomini si battevano. |
Le parole di Melisendra non sortirono effetto e la contesa continuò.
Whigan menava fendenti con rabbia, ma Tyler parava e ribatteva ogni colpo. Ad un tratto Whigan cercò un affondo, ma Tyler lo schivò, per poi ferire al volto il superbo aristocratico. “Maiale, come hai osato?” Portandosi la mano sul volto sanguinante Whigan. “Il mio volto! Il mio volto!” “Milord, lasciate che veda!” Correndo un suo servitore. “Ora nessuna donna vi degnerà più di uno sguardo…” con disprezzo Tyler “… neanche quelle di strada… forse le uniche che ancora vi concedevano le loro grazie…” “Giuro che me la pagherai, cane…” mormorò Whigan. “Il primo sangue!” Intervenne Hagus. “Secondo le regole il duello e dunque terminato!” Tyler allora consegnò la spada a Hagus e raccolse il suo mantello da terra. Fissò poi Melisendra, senza però dire nulla. “Ora, milady, vi prego di affrettarci.” Disse Hagus a Melisendra. “Dopo questo duello non è più sicuro per il vostro amico restare qui… i servitori di sir Whigan staranno già meditando vendetta… i cavalli sono pronti, sarà meglio partire subito per il Belvedere.” |
"Avete ragione, Sir Hagus... dovremmo affrettarci a lasciare questo luogo."
Montai a cavallo e, quando fummo tutti pronti a partire, lo spronai rapidamente al galoppo. Quando fummo sufficientemente lontani dal luogo del duello, rallentammo la nostra corsa. Mi affiancai a Tyler sulla stradina polverosa, tenendo un passo che mi consentisse di parlargli. "Era proprio necessario?" ero seria. "Non potevi semplicemente lasciare perdere?" |
Tyler lanciò solo un’occhiata a Melisendra.
“Certo che era necessario…” disse, tornando a fissare la strada davanti a loro “… quel pallone gonfiato aveva bisogno di una lezione… anche chi non ha sangue blu nelle vene possiede un orgoglio, cosa credi… ma tu cosa ne puoi sapere… non hai mai capito niente di me… lo diceva sempre tuo padre… io appartengo ad un altro mondo… un mondo diverso dal vostro…” tornò a fissarla “… e sai cosa? Sono felice di non essere come te.” E spronò il cavallo, aumentando così la sua andatura. In lontananza, intanto, apparve la sagoma del Belvedere che dominava tutto il paesaggio. |
Spronai il cavallo.
"Cosa? Non sei come me? Non sei come noi?" lo inseguii. Lo avevo appena ritrovato, ma era già riuscito a seccarmi. "Testardo e puntiglioso! E questa storia dell'onore... esiste perfino il buonsenso, lo sai? E questo buonsenso dobbiamo usarlo per non dare nell'occhio in queste circostanze!" Lo fulminai con un'occhiata. "A cosa ci ha portati l'orgoglio se non alla rovina? Mio padre si sbagliava su di te... sei esattamente come noi! Sei proprio come ti ha insegnato che un uomo deve essere! Ma impara a usare la testa, in nome di Dio!" Non avevo mai imprecato in vita mia, ma quello mi parve il momento opportuno per iniziare, sottolineando il risentimento che provavo per le parole di disprezzo che Tyler mi aveva gettato addosso. |
Tyler si voltò di scatto verso Melisendra e quasi la fulminò con lo sguardo.
“Ah, sono dunque come voi ora?” Con astio. “Davvero? E allora perché tuo padre mi allontanò da casa vostra? Perché mi fece andar via? Forse perché avevo messo gli occhi sulla sua preziosa figlia? Aveva forse paura che il mio sangue impuro, sangue di bastardo, potesse mischiarsi a quello blu della sua gemma?” Un lampo d’ira attraversò i suoi occhi. “Ma ora che hai bisogno di me sono diventato improvvisamente del tuo stesso rango! Ora che sei rimasta sola, vero? Beh, cerca allora di trattenere il tuo orgoglio!” Restò a fissarla con una smorfia di profondo rancore. “Tu… tu non sai neppure cosa aveva detto quell’uomo… tu… tu non hai mai capito nulla…” “Va tutto bene, milady?” Chiese Hagus davanti a quella scena. “Si…” rispose Tyler senza distogliere i suoi occhi da quelli di Melisendra “… state tranquillo, sir… va tutto bene…” e galoppò veloce verso il Belvedere. |
Le acque erano limpide e Altea poteva specchiarsi chiaramente in quel ruscello a cui il Sole, che filtrava tra i rami degli alberi, donava riflessi di giada.
Il vento che soffiava a Carrinton Hall in quell’angolo di bosco era divenuto lieve brezza che sembrava accarezzare, col suo soffio, i rossi capelli della ragazza. Ad un tratto Altea sentì un profumo. Ma non ebbe il tempo di voltarsi, perché due mani alle sue spalle, delicatamente, le misero al collo un particolare monile. Era formato da una piastra di ottone con sopra incastonato un meraviglioso corallo. “Questo ciondolo” disse lord Carrinton alle sue spalle “mi fu venduto da un pellegrino che tornava da Tessalonica… mi raccontò di averlo ricevuto in dono da un domenicano alla corte dell’Arconte di Atene…” sfiorò delicatamente i capelli di Altea “… si narra che abbia uno speciale dono… in esso pare infatti che vi sia racchiuso un desiderio… provate ad esprimerlo quando ci sarà la Luna piena…” si sedette accanto alla ragazza, sulla sponda di quel ruscello “… un cantastorie una volta recitò una ballata… in essa si diceva che non vi è dono più bello di un desiderio… ed io, oggi, faccio a voi tale dono…” e le sfiorò la mano con un bacio “… perdonatemi se vi ho raggiunta qui, ma a Carrinton Hall Angry mi ha detto della vostra uscita a cavallo… e qualcosa mi diceva che vi avrei trovata qui… infatti in questo luogo è avvenuto il nostro primo incontro…” sorrise "... ditemi, milady, vi trovate bene a Carrinton Hall?" |
Cavaliere25, come gli era stato ordinato, raggiunse le prigioni dove trovò ad attenderlo Mercien.
“Eccoti finalmente.” Disse l’uomo al ragazzo. “Ho bisogno di bere qualcosa. Mi raccomando, sorveglia bene questa prigioniera.” E si allontanò. E dopo qualche istante Cavaliere25 si sentì chiamare. “Signore, per favore, vorrei chiedervi una grazia…” fece Giselle “… vorrei… vorrei avere una Bibbia… ho bisogno di pregare… vi prego, portatemi una Bibbia…” |
La mano di Elisabeth.
La mano di Elisabeth sulla sua schiena causò un brivido al misterioso Monsieur. I muscoli dell’uomo, umidi per il sudore e resi caldi dalla fatica e dal sole, ebbero quasi un sussulto al tocco di Elisabeth. L’uomo si voltò allora di scatto, afferrando la mano della donna. I suoi occhi fissarono quelli di Elisabeth per alcuni, interminabili, istanti. “Le vere cicatrici sono quelle dell’anima…” mormorò, rompendo finalmente quel silenzio “… quelle non smettono mai di bruciare…” Stringeva con forza la mano di Elisabeth. La donna era quasi alla sua mercè, come abbandonata al volere di quell’uomo per lei senza nome e senza passato. Gli occhi di lui scesero su tutta la figura di lei. Era bella Elisabeth, avvolta in quella lunga veste accarezzata dal vento. “Non dovreste parlare delle vostre cicatrici…” aggiunse Monsieur “… né di ciò che vi riguarda così intimamente… siete una donna… una bella donna… e viaggiare da sola potrebbe essere pericoloso…” Lasciò finalmente la mano di Elisabeth. Prese poi uno straccio e si asciugò il petto e le spalle dal sudore. “Si, anche a me è venuta fame, madame…” disse dopo essersi rimesso la sua camicia “… andiamo ad assaggiare le famose focacce del nostro taverniere.” |
Gaynor, ricevuto il messaggio di Mercien, raggiunse subito Missan.
L’ambasciatore era nel suo studio, ancora visibilmente agitato a causa dell’incontro col misterioso Presbitero Tommaso. “Vieni pure avanti, Gaynor…” disse Missan vedendola sulla porta “… odio questo paese…” mormorò “… sento che ci sono nemici ovunque… spie, traditori… siamo osservati, studiati, odiati, condannati...” terminò di scrivere la lettera che aveva davanti, per poi sigillarla con la ceralacca. “Voglio che tu parta stasera stessa per Animos.” Tornando a fissare la ragazza. “Consegnerai questa lettera direttamente a De Jeon… sono le liste di proscrizione a cui stavo lavorando… in esse ci sono nemici politici, perlopiù Pomerini, nobili ed ecclesiastici. Queste liste hanno già la convalida ufficiale del Tribunale del Popolo e quindi hanno valore di vere e proprie condanne a morte. De Jeon sta attendendo questi nomi da tempo ormai. Va dunque ed al tuo ritorno mi riferirai di suoi eventuali ordini. Non c’è altro. A Dover ti sta già attendendo la nave che ti porterà a Calais.” http://imagebox.cz.osobnosti.cz/foto...4939-bb421.jpg |
Citazione:
Mossi lo sguardo tra loro, esaminando ogni volto con attenzione, infine i miei occhi si posarono sull’uomo che aveva parlato per ultimo e su di lui rimasero per un tempo indefinito, regalandogli un leggero ed enigmatico sorriso. “Molto bene...” ripresi quindi a dire, portando le mani dietro la schiena e passeggiando tra loro, in modo da apparire perfettamente a mio agio “Come dicevo, sono più che certa che potremmo giungere ad un accordo, voi ed io... un accordo vantaggioso per tutti... un accordo che potrebbe portare voi finalmente fuori da queste umide catacombe, e me... beh, me esattamente dove voglio arrivare! Vedete... io ho i miei buoni motivi per desiderare di aiutarvi. Motivi personali, lo confesso! Motivi tutt’altro che politici! Ma, forse proprio per questo, non meno pressanti e valenti dei vostri. Non credete?” “Muoviti Talia!” disse il ragazzino, voltandosi e tendendomi la mano. “Aspetta, ti prego!” ansimai, tentando di stargli dietro. “Non c’è tempo!” mi incalzò lui “Dobbiamo correre se vuoi riuscire a tornare prima che le suore si accorgano che sei scappata...” Afferrai la sua mano e lasciai che mi aiutasse ad issarmi ancora più in alto... “E’ una pazzia esser saliti quassù!” mi lasciai sfuggire, gettando un’occhiata fugace al vuoto sotto di noi. Lui si voltò di scatto e mi squadrò con i suoi occhi neri e profondi... “Hai paura?” chiese seccamente, quasi con rimprovero, poi la sua voce si fece acre e carica di sarcasmo “O forse le tue preziose suore ti hanno infine convinta che è una cosa sbagliata? Sacrilega, perfino! Basta che lo dici, eh! Se non ti interessa più vedere la città dalla cima del campanile, basta che lo dici! Te ne puoi tornare giù anche subito! Da sola, però!” Si voltò per andarsene, ma io lo trattenni, afferrandolo per il bordo della maglia logora e sgualcita che indossava... “Non ho paura!” dissi con orgoglio “E non si tratta neanche del resto: io faccio quello che mi pare, lo sai... e se ti ho detto che voglio venire con te a vedere la città dall’alto, vuol dire che ci voglio venire!” Lo fissai per un istante, quasi mordendomi la lingua... non sapevo perché lui, con le sue parole, riuscisse sempre a farmi fare quello che voleva, eppure era così. Lo faceva con tutti. Aveva il dono naturale dell’eloquenza, quel ragazzino... e per giunta lo sapeva sfruttare! Sospirai... ormai era fatta, comunque! “Non ho paura!” ribadii, poi lanciai un’altra occhiata verso il basso e soggiunsi “Però dammi la mano. Per favore!” Lui sorrise e strinse la mia mano nella sua... e riprendemmo a scalare il tetto liscio del campanile. Battei le palpebre e quel ricordo scivolò via dalla mia mente così com’era giunto. Mi voltai e fissai i miei occhi di nuovo in quelli dell’uomo: “L’accordo è questo: io sono piuttosto convinta di poter arrivare ad Ostyen con una certa facilità. Sono attrice in una compagnia itinerante e come tale posso viaggiare molto senza destare troppi sospetti... posso raggiungere la capitale di Animos e tentare di avvicinare i luoghi del potere... Animos... o Magnus, come pare si debba dire di questi tempi! Da lì potrei fornirvi informazioni, potrei essere invisibile o appariscente a nostro vantaggio, potrei ascoltare e vedere, potrei essere i vostri occhi e le vostre orecchie nella capitale dei Ginestrini... un domani potrei giungere ad essere le vostre braccia... le vostre labbra, perfino!” Feci una pausa, che in quel momento mi parve di grande effetto teatrale, poi ripresi... quasi sussurrando... “Riflettete... quante possibilità ci sono che vi capiti un’altra occasione come questa? Quante occasioni per riuscire a tornare alla ribalta? Voi... costretti a nascondervi e a riunirvi in segreto... la bilancia, rimasta in equilibrio fino a questo momento, sta rischiando di pendere dalla parte dei vostri nemici, ormai! Ma io... io potrei essere quel minuscolo, insignificante piccolo peso che potrebbe riportare l’ago dalla vostra parte...” Feci qualche passo avanti, infine, e mi avvicinai all’uomo che mi stava di fronte, al centro del gruppo, quello che aveva parlato come fosse il capo, e piantai i miei occhi nei suoi, accostandomi a lui più di quanto non fosse necessario... “Riflettete, monsieur... non trovate che potrei esservi utile?” chiesi, in tono malizioso “Finanche molto utile?” |
Fui destata dai miei pensieri, dal sentire una presenza dietro di me, un delizioso profumo sembrò cingermi le spalle, non ebbi il tempo di voltarmi quando notai un bellissimo monile ornare il mio collo. Mi girai lievemente e vidi Lord Carrinton vicino a me, che mi sorrideva. Fissavo il milord mentre mi parlava, non si poteva notare la sua avvenenza, peccato che egli non sapesse quanto difficile fu anche in corte di Bretagna per molti cavalieri toccare il mio cuore. Cercavo un cavaliere che mentre mi faceva battere il cuore, nutrisse per me un profondo amore. Ma i cavalieri sembravano interessati più alla mia dote che ad altro.
"Milord, vi ringrazio per questo dono stupendo poichè stupendo è il valore del suo significato più del suo valore economico. Un desiderio? e cosi sia, ma se desiderio deve essere tale deve rimanere nascosto nel mio cuore". Egli era di estrema gentilezza, ma purtroppo il mio animo era tormentato da troppi pensieri, soprattutto quel quadro riapparve e non mi permetteva di parlare liberamente. Ma alla domanda su Carringhton Hall cambiai subito espressione e liberamente espressi il mio rammarico "Ah, mi chiedete della vostra lugubre dimora? Perdonatemi milord, ma è di atmosfera assai gotica. E' buio...e poi penso che Angry non mi abbia di buon occhio. Laggiù mi sento diversa, mi affievolisco e mi annoio molto. Non prendetevela a male milord, ma avete chiesto il mio parere e io ve l'ho dato. Ancora non mi conoscete ma sono di temperamento particolare. Non sarebbe possibile renderla più luminosa e piacevole?". Chiesi fissando i suoi profondi occhi neri, i quali celavano tutti i misteri che avrei voluto sapere come quella della dama misteriosa. "Altra cosa milord, un giorno vi vidi assieme a una bellisima dama. Ella cavalcava un meraviglio cavallo bianco, sembravate felici assieme e innamorati. Ella è la vostra gentile dama? Se cosi fosse, sarei lieta di conoscerla". Sorrisi, aspettando curiosa la reazione di Lord Carrinton, certo egli era forte di carattere, di potere, era abituato ad avere tutti ai suoi piedi, ma io ero molto arguta e nutrivo alcuni dubbi sui dileggi amorosi del nobile aristocratico. |
La mia mano divenne livida, era brutale nel modo di parlare , trattenni il respiro, sino a quando non decise di lasciarmi andare....." Monsieur, mi spiace, toccarvi e' stato solo un atteggiamento istintivo....non volevo procurarvi alcuna emozione.......le cicatrici dell'anima...sono piu' intime delle cicatrici del corpo........ e comunque non volevo diventare cosi' intima con voi......e se avreste voluto farmi del male, avreste avuto tutto il tempo per farlo.....Mangiamo e vi prego...voglio riprendere il cammino..questo viaggio sta durando un'eternita'....".....Presi a massaggiarmi la mano, mi sentivo agitata....come non lo ero mai stata........avevo i suoi occhi disegnati nei miei...mi aveva esplorato l'anima e non potevo permetterglielo...nessun uomo...nessuno...poteve leggere la mia anima....neanche Mensieur.....
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Nell’antro di quelle catacombe scese un irreale silenzio mentre Talia parlava a tutti loro.
“Già, un’attrice!” Esclamò all’improvviso uno di quelli. “E magari sta già recitando la sua parte con noi!” “Gaven ha ragione!” Intervenne un altro. “Perché dovremmo crederle? Magari sta mentendo solo per salvarsi la vita!” “Oppure, forse, la sua messa in scena nasconde solo una vile trappola! Una trappola preparata apposta per noi!” “Si e forse lei è proprio una ginestrina!” Gridò un altro ancora. “Silenzio…” disse colui che aveva dato la possibilità a Talia di parlare. Fissò allora la ragazza con i suoi occhi indagatori. “In verità” rivolgendosi poi a Talia “la vostra è un’ottima idea… Ostyen è la roccaforte dei Ginestrini, la loro città culto e simbolo del governo repubblicano… già, darei qualsiasi cosa per avere occhi, orecchie e labbra fra le sue mura…” “Signore, non possiamo fidarci…” intervenne uno di loro. “Già, darei qualsiasi cosa…” riprese l’uomo dopo aver zittito il suo compagno con un cenno “… ma non la vita dei miei uomini… se mi fidassi di voi, mademoiselle, metterei in pericolo la vita dei miei uomini e le ultime speranze di riportare questo stato alla ragione, quella vera…” esitò “… io non so quanto ci sia di vero nelle vostre parole e nelle vostre intenzioni, ma non posso correre il rischio di fidarmi di voi… sono tempi difficili, dove il fratello uccide il fratello ed il figlio tradisce la propria madre… essere il capo è una condanna, non un onore… si finisce per decidere costantemente sulla vita altrui… ed è angosciante… ma non posso fare diversamente… che Dio abbia pietà di tutti noi…” chiuse per un istante gli occhi, per poi aprirli e fissare nuovamente Talia “… uccidetela e fate fare al suo cadavere la stessa fine degli altri.” Sentenziò. “Si, signore!” Esclamò uno dei suoi. “Un momento!” Disse all’improvviso una voce celata fra loro. |
Monsieur ed Elisabeth ritornarono nella tavernetta e subito il taverniere servì loro delle focacce calde.
Il pasto era ottimo, degno della nomea delle focacce di quel posto, ma l’atmosfera era pesante. La colazione trascorse in un assoluto silenzio. Monsieur, cupo ed inquieto, non rivolse mai, per tutto il pasto, la parola ad Elisabeth. Finito di mangiare si alzò e si avviò verso l’uscita. “Preparatevi, madame…” voltandosi verso Elisabeth “… io intanto vado a procurare dei cavalli per il viaggio… sarò di ritorno fra un’ora al massimo.” Ed uscì. “Allora, madame…” sparecchiando il taverniere “… come erano le focacce? E come vi siete trovata nella mia tavernetta? Siete la compagna di viaggio del mio migliore amico, dell’uomo a cui devo la mia vita e dunque vi ho trattati come sangue del mio sangue.” |
Lord Carrinton sorrise e fissò il cielo che cominciava a tingersi dei colori della sera.
“Ho studiato e viaggiato nelle migliori corti europee, milady…” disse ad Altea “… conoscendo dame e cavalieri di ogni genere. Ed ho presto realizzato che la nobiltà, anche quella più antica, è spesso imprigionata nei suoi stessi limiti… come una bellissima donna che si vede riflessa in uno specchio e si compiace della propria bellezza… ma guardare solo in se stessi è, ahimé, un limite… spesso la ricerca della bellezza, dello sfarzo e della cortesia rende l’animo appassito e poi sterile… in un simile animo non dimorano la sincerità, la lealtà e la semplicità… le sole virtù degli animi nobili…” fissò il monile che le aveva appena donato “… ma in voi vedo che non difettano tali pregi… siete sincera e non temete di mostrarlo, milady…” sorrise “… conosco molte dame, mia signora… ma ciò non vuol dire che provi interesse per tutte loro… certo, mi piace la loro compagnia, trovo piacevole conversare, uscire a cavallo o passeggiare nella verde campagna che ci circonda insieme a loro, come, del resto, faccio con i miei amici o gli altri nobili del regno… spesso, milady, curare i rapporti in seno alla nostra aristocratica società è più un impegno, un dovere, che un vero piacere…” sorrise nuovamente “… quanto alla vecchia Angry, beh, in verità è al servizio della mia famiglia da molto tempo, ben prima della mia nascita ed è per questo che continuo a tenerla con me.” La fissò poi incuriosito. “Comunque è impossibile ciò che dite… ella non può avervi in antipatia… sinceramente credo sia impossibile nutrire per voi qualcosa che non sia ammirazione e, permettetemi, amore…” restò un attimo in silenzio “… voi siete la padrona a Carrinton Hall e potete disporre di quella casa a vostro piacimento…” riprese a dire “… la vecchia Angry forse trova inopportuno o fastidioso il Sole, il colore del cielo ed il canto degli uccelli. Strappate pure ogni tenda, anche le più preziose. Aprite ogni finestra o vetrata… ed invitate la luce del giorno ad invadere ogni angolo di quella dimora… trovo sia un’ingiustizia negare la vostra compagnia a qualcuno… anche al Sole, alla Luna ed a tutte le stelle del firmamento…” le sfiorò nuovamente la mano con un bacio. Poi la fissò con un sorriso compiaciuto. “Che ne dite di andare a comprare nuove tende per Carrinton Hall?” Propose alzandosi in piedi. “Conosco un piccolo e variopinto mercato frequentato dai migliori sarti e tessitori del reame! E sono certo che lì troveremo tende dai colori adatti a giovare al vostro umore, milady!” |
Mi girai verso la donna e dissi certamente ma ora non posso andarvela a prendere signora dissi devo aspettare che ritorni il mio amico e dopo ben volentieri ve la vado a prendere e rimasi fermo a guardarla
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"Grazie, gentile signore..." disse Giselle a Cavaliere25 "... voi... voi possedete un cuore nobile, misericordioso e caritatevole... che Dio vi protegga sempre..." sorridendo al giovane.
Poco dopo ritornò Mercien. "Ah, ci voleva quasta bella bevuta!" Stiracchiandosi. "Tutto bene qui?" Chiese poi a Cavaliere25. |
si si la prigioniera a chiesto una bibbia per pregare sarebbe possibili fargliela avere? domandai gentilmente mentre guardavo quella donna che non mi sembrava cattiva
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Ascoltando le parole di Lord Carinnton sembrava si sentisse prigioniero di un mondo che non le apparteneva, che faticosamente doveva curare e portare avanti un nome tanto nobile che forse un pò gli stava stretto, e in quel momento fui riconoscente ai miei genitori che mi hanno sempre resa libera nonostante il mio rango, ma forse se fossi nata di opposto sesso avrei dovuto rimpiangere tale libertà.
"Mi scusi se sono stata innopportuna con queste domande, sapete voi siete e lo sapete benissimo, di aspetto meraviglioso, nobile e curate le vostre ricchezze. E per questo, come la mia adorata madre mi spiegò, molte dame non si fanno scrupoli pur di avere un nobile come voi al loro fianco. Ma voi avete capito perfettamente il mio carattere noto, nonostante mi conoscete da poco. E mai avrei potuto osare rubarvi ad altra dama, anche se immagino avete e state spezzando molti cuori", sorrisi al nobile toccando il monile. "Ritornando ad Angry" e mi feci seria "non trovo compagnia assieme ad essa, si limita solo ai servigi. La mia dama di compagnia, invece, era solita parlare e scherzare, come mi manca. Ma la vostra proposta mi allieta, vi seguirò volentieri al mercato, la vostra dimora è cosi bella che deve risplendere di luce propria ai raggi del sole." Detto questo allungai il braccio e presi per mano il nobile aristocratico, un gesto raro da parte mia, ma sentivo che il milord in fondo era persona di animo buono. |
Nell'udire la richiesta di Missan, Gaynor andò su tutte le furie.
"Credi forse che io sia il tuo galoppino? Siamo venuti qui per compiere una missione insieme, ma non ho letto da alcuna parte che io debba essere ai tuoi ordini... Farmi altre due traversate per portare una lista di condannati a morte? Non se ne parla proprio, hai portato un servo con te, ebbene... servitene! Io per oggi ho terminato qui, ti saluto, caro compagno!" Così dicendo, Gaynor girò sui tacchi e uscì dalla stanza. |
Mercien fissò quasi stravolto Cavaliere25.
“Un Bibbia?” Ripeté. “Vuoi portare una Bibbia alla prigioniera? E sentiamo…” portando le mani sui fianchi “… vuoi chiederla direttamente all’ambasciatore? Spiegando che la tua intenzione è solo quella di salvare l’anima di questa sfortunata?” Rise forte. “Mio ingenuo amico… non sai che i Ginestrini non odiano nulla più della religione? Della Chiesa soprattutto? Loro non credono né in Dio, né nell’anima e né nella compassione e nella pietà per i nemici! Ora, se non vuoi fare la stessa fine della prigioniera, togliti queste sciocchezze dalla testa e cerca di parlare il meno possibile con lei!” Scosse il capo. “Ecco… mi è tornata di nuovo sete… vado a farmi un altro sorso… tu resta di guardia ed evita qualsiasi discussione con la prigioniera.” Ed andò via. |
Lord Carrinton sorrise ad Altea.
“Un cuore, milady, non si spezza tanto facilmente, credetemi.” Disse. “Il cuore di una donna poi è molto più forte di quello di un uomo. Infatti voi dame potete legare ai vostri cuori anche quelli dei più valenti cavalieri di questo mondo.” Alzò lo sguardo verso il Cielo che il fresco ed asciutto vento aveva reso terso e luminosissimo. “Voi rubarmi ad alta dama, mia signora? Ma io non appartengo a nessuna ed oggi, col vostro consenso, sarò il vostro cavaliere, il vostro accompagnatore ed il vostro servitore.” Le tese la mano per aiutarla ad alzarsi. “La mia dimora, per essere bella come dite, chiede solo di risplendere della vostra bellezza, lady Altea.” Si avvicinò allora ai loro cavalli ed aiutò la dama d’Irlanda a salire in sella, per poi raggiungere entrambi il mercato delle stoffe di Camelot. Era questo un luogo vivacemente affollato ed animato da profumi, voci e suoni dei più svariati e pittoreschi tipi. La folla si accalcava lungo i bordi della viuzza nella quale i banchi facevano mostra di tessuti, stoffe e veli che caratterizzavano il mercato. Appena giunti, Carrinton attirò l’attenzione di un grosso omone che oziava ai piedi di una bottega. Nel vedere il bel nobile, l’omone lo raggiunse ed al cenno di lui cominciò a farsi spazio fra quella folla, permettendo così a Carrinton ed Altea di raggiungere un banco che si trovava nel bel mezzo di quella viuzza. “Milo, vedo che hai fortuna con la tua merce!” Disse Carrinton al venditore. “Mio signore!” Con un profondo inchino questi. “La mia fortuna è conoscere un grand’uomo come voi! Ciò che mi appartiene è vostro, compresa quella fortuna di cui dite!” “Milo è un mercante di stoffe molto abile…” fece Carrinton fissando Altea “… è un serbo e quindi conosce il fatto suo… ma forse riusciremo a fare buoni affari oggi.” “Oh, ma per le amiche del mio signore ci sono prodotti bellissimi e prezzi bassissimi.” Disse il mercante serbo. “Scegliete pure, mia signora…” rivolgendosi ad Altea “… ditemi qual è il vostro colore preferito ed io vi servirò.” |
Missan, davanti a quella reazione di Gaynor, ebbe un sussulto.
La raggiunse, per poi afferrarle un polso. “La repubblica richiede sacrifici da parte di tutti, mia cara compagna…” disse piantando i suoi occhi cupi in quelli verdi e luminosissimi di lei “… anche io preferirei fare altro che stare qui, in questo stramaledetto paese, a dar la caccia ad un gruppo di briganti mascherati. Ma devo, ragazza mia… lo devo alla repubblica e a me stesso… sai cosa ci capiterà se non riusciremo a catturare quel dannato Giglio Verde? Che le nostre teste balzeranno via dai nostri colli in un baleno. Capisci?” Ed un ghigno apparve sul suo volto. “Ricordi quel giorno nella piazza di Santa Maria della Guardia? Eravamo dietro le barricate… i soldati del principe marciavano verso di noi… ricordi ciò che mi dicesti quel giorno? Mi dicesti di non temere la morte… ma solo la disperazione dei tuoi familiari se tu fossi caduta sotto le armi dei soldati… ebbene, mia cara, dimmi… come stanno i tuoi adorati familiari? Oh, spero bene, perché occorre essere in salute per sopravvivere alle segrete del Castello di Sortuary, o a quelle della fortezza d’Avighion… vedi queste liste di proscrizione?” Mostrando la lettera alla ragazza. “Beh, se tu ora rifiuti ancora di obbedirmi… ecco… io sarò costretto ad aggiungere i nomi dei tuoi familiari… allora, mia bella rivoluzionaria, cosa mi rispondi?” E la fissò con uno sguardo che non prometteva misericordia o compassione. “Come vedi… ti tengo in pugno… non puoi fare altro che obbedirmi… obbedire ad ogni mio ordine, ad ogni mio capriccio…” e le accarezzò il volto, per poi tentare di baciarla. http://www.cinemovies.fr/images/data...1413017948.jpg |
Rimasi turbato da ciò che mi disse Mercien poi mi sedetti sulla sedia e rimasi a guardare in giro per quella stanza dentro di me mi chiesi perchè quella donna mi fece quella richiesta
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Andato via Mercien e rimasto solo davanti alla cella Cavaliere25, Giselle, facendosi coraggio, si avvicinò al suo giovane carceriere.
“Signore, per la Misericordia che il Buon Dio anche dall’alto della Sua Croce non ha smesso di donare ai Suoi figli, ve ne prego…” con la voce rotta “… chiedo solo una Bibbia per cercare il conforto e la forza nella preghiera… io provengo dalle terre di questi uomini che mi hanno catturata e so che odiano ogni cosa legata alla Fede… chiedo dunque a voi, mio buon giovane… chiedo a voi solo un atto di pietà… procuratemi una Bibbia e giuro davanti a Dio Onnipotente, dal quale invoco sostegno e forza, che non vi chiederò altro, né vi causerò problemi… solo questo vi chiedo… siete tanto giovane da poter essere mio figlio… e come una madre vi sto supplicando… aiutatemi ad affidarmi all’Onnipotente…” e scoppiò a piangere. |
Camminavo tra le vie del mercato, accanto al milord, la gente era veramente entusiasta oggi, notavo allegria, euforia, Fui attratta dalle stoffe da strani colori aranciati d'Oriente, mi soffermai per vederle, ma notai che Lord Carrrinton chiamava qualcuno. Egli mi prese il braccio e mi accompagnò presso un uomo possente che il milord chiamò "Milo", notavo un certo servilismo da parte di questo venditore. "Eh si, Lord Carrinton possedeva un forte carisma e potere, questo era il lato negativo di lui" pensai "sarebbe stato più bello un incontro tra due persone che non si vedevano da molto, senza inchini e smancerie. Perchè dover mostrare tanta umiltà?". Fui scossa dalle parole del venditore "I miei saluti messer Milo, è un piacere fare la vostra conoscenza. Mi chiedete quali sono i miei colori preferiti...l'azzurro del cielo che sovrasta la mia Irlanda, e il bianco delle nuvole che viene a trovarlo per divertirsi con egli, il verde splendente dei nostri prati che hanno dato colore ai miei occhi e l' oro come il sole che rende brillante tutti questi colori".
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