Camelot, la patria della cavalleria

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Guisgard 27-10-2015 03.07.31

Cadfel ascoltò ogni parola di Altea.
“Io credo” disse infine “che la neutralità sia l'unico mezzo concreto che vostro nonno ha per tentare di tenere le nostre terre fuori da quella guerra. Purtroppo non ho però dubbi che Canabias possa invaderci. Nell'antichità, proclamata la democrazia, gli abitanti di Atene formarono con i loro alleati la lega Delio-Attica, con lo scopo di essere più forti ed imporre la democrazia ovunque. E proprio con la scusa di voler portare la democrazia alle altre città, cominciò ad imporre il suo regime ad una città della lega che invece aveva conservato il suo governo aristocratico. Essa chiese aiuto a Sparta ed in seguito scoppiò la famosa Guerra del Peloponneso, che portò anni dopo alla sconfitta di Atene. Questo cosa significa? Che tirando in ballo la libertà gli uomini spesso hanno camuffato le loro vere intenzioni. Cos'è davvero la libertà? Essa è il diritto che ogni uomo ha di vivere come crede la propria vita, senza però limitare per questo quella degli altri. Ma purtroppo spesso la ricerca della libertà non è altro che il voler imporre il proprio pensiero sugli altri. Ecco cosa sta facendo Canabias.”

Lady Gwen 27-10-2015 03.07.36

Il paesaggio si faceva sempre piú aspro e selvaggio.
"Non ero diretta qui in realtá, ma a Capomazda. Poi ho visto un annuncio qui come infermiera e ho deciso di rimanere."

Guisgard 27-10-2015 03.16.32

La macchina procedeva il suo tragitto verso la base, con il militare alla guida che di tanto in tanto lanciava occhiate nello specchietto retrovisore per guardare il viso di Gaynor.
Egli l'aveva vista qualche volta al cinema e spesso sulle riviste.
Ed ovviamente ritrovandosela ora in auto era per lui una tentazione forte gettare lo sguardo alla bella diva seduta dietro di lui.
Infatti oltre Gaynor poco altro di così bello c'era da vedere intorno a loro.
Rocce e piante selvatiche, spazi sterminati ma desolati e silenziosi.
Un silenzio senza fine che dominava su tutte le cose di quello scenario.
“Eccoci, madama.” Disse il militare alla bella diva. “Ecco la base della Legione Straniera.” Per poi suonare più volte col clacson.
Alcune sentinelle dalle postazioni di guardia osservarono l'auto e si accertarono della sua autenticità.
Poco dopo le porte della base si aprirono e l'auto militare entrò.

Guisgard 27-10-2015 03.22.47

“Oh...” disse l'uomo al volante a Gwen “... beh, mi chiedo cosa vi abbia fatto cambiare idea... come si può preferire questo posto a Città di Capomazda? Oltretutto qui c'è la guerra... o forse” ridendo “qualcosa vi spinge a stare qui... magari siete la ragazza di uno dei piloti, giusto?” Divertito.

Lady Gwen 27-10-2015 03.27.56

"Vi assicuro di no" ridendo "É la prima volta che vengo qui e non conosco nessuno, dunque é solo per questo lavoro che sono venuta."

Dacey Starklan 27-10-2015 07.03.43

Rimasi in attesa all'esterno osservando le mosse dei tre, che si sedettero e presero da bere. Questo poteva significare che presto la loro attesa sarebbe stata interrotta dall'uomo tanto atteso.

Non mi restava che aspettare e tenere gli occhi vigili

Marwel 27-10-2015 10.09.13

Era un tipo sveglio e sapeva il fatto suo, questo Marwel non poteva negarlo e non poteva negare nemmeno il fatto che costui la mettesse in ansia e probabilmente senza nemmeno volerlo.
Disse che faceva bene a non fidarsi di nessuno e la fanciulla non potè che dargli ragione; non erano tempi facili, lei era giovane e più di una volta si era trovata in spiacevoli situazioni con gli uomini di quel borgo dimenticato da Dio.
Fece un inchino e la salutò in un modo non troppo formale, per poi sparire tra i cespugli. Marwel trasse un sospiro di sollievo, poi si voltò verso Iris e disse "ti prego, se vuoi bene a tua madre non sparire più in questo modo". La prese per mano e insieme tornarono all'orfanotrofio dove c'era Betty ad attenderli con il piccolo Edward tra le braccia.
La ragazzina si lamentò dei gemelli mentre rientrava in casa. Marwel rise: i gemelli li aveva trovati due anni prima di Oliver e avevano appena un anno. Erano stati abbandonati dentro una stalla, durante l'inverno più freddo che Marwel avesse mai visto. Nessuno dei due parlava e quindi la donna non potè far altro che dar loro dei nomi, come aveva fatto con Edward e Iris. Li aveva chiamati Marcus come suo zio e Antony come suo cugino, poichè entrambi avevano gli occhi blu proprio come loro e la prima volta che li vide si ricordò di loro.
Erano cresciuti sani e forti, ma soprattutto pestiferi; si davano forza l'uno con l'altro e ne combinavano di ogni colore alla povera Betty. Marwel pensava che con la febbre sarebbero stati buoni e invece, a quanto pareva, non bastava nemmeno quello a tenerli fermi.
La donna tolse sciarpa e cappello ai suoi bambini, poi disse loro di andare nelle rispettive camere e guardò Betty quel poco che bastasse a farle capire che sarebbe rimasta di nuovo da sola con i bambini.
Betty le chiese se stesse andando da Benji mentre cullava il neonato.
"Si, vado a vedere se sta meglio" rispose lei per poi posare un bacio sulla fronte di Edward. Betty notò che sotto gli occhi di Marwel stavano spuntando delle ombre violacee e pure i movimenti del suo corpo sembravano più lenti e pesanti.
Marwel non dormiva da quasi due giorni e i segni della stanchezza cominciavano a notarsi sul suo viso e spesso le mancavano le forze, ma Benjamin aveva bisogno di lei.
"Sto bene e tornerò presto" disse leggendo preoccupazione nello sguardo di Betty, poi uscì di casa stringendosi nel suo pesante mantello e si diresse verso l'ospedale.
I suoi passi erano incerti e tutto cominciò a girare attorno a lei come si fosse formato un uragano di case, strade e persone. Barcollò verso un muro e si sorresse cercando di riprendere fiato.
Oltre a non dormire non aveva nemmeno mangiato, era stata a contatto con molti bambini malati e la notte prima aveva sentito degli strani brividi correrle lungo la schiena. Non ebbe nemmeno il tempo di pensare di tornare indietro che crollò al suolo e tutto divenne buio.

Altea 27-10-2015 15.15.00

Ascoltai Cadfel attentamente, mi fidavo di lui e al giorno d'oggi potersi fidare di qualcuno in questi venti di guerra era davvero un dono prezioso.."Allora se pure voi pensate dobbiamo rimanere neutrali non ho altre possibilità" abbozzando un lieve sorriso.."La libertà..e se Canabias ce la togliesse, fino a quando vivremmo in questo stato di libertà. Dio solo lo sa, e speriamo davvero Afralignone e Capomazda saranno di parola se succederà il peggio" aprendo le mani in segno di evidenza ma non rassegnazione.
Suor Matilde mi chiamò, mi ero trattenuta più del dovuto.."Ci vedremo domani sera a Palazzo allora, Sara vi avrà detto la mia terza sorella compie 16 anni e vi sarà una grande festa ed è già iniziata da oggi. Infatti presumo quando arriverò a Palazzo vi saranno i primi ospiti venuti dai posti più lontani, insomma un modo per farci dimenticare queste angustie. Io non ero d' accordo e poi sapete detesto queste feste frivole, un dispendio di soldi..e siamo scesi a patti ed infatti ho disposto vi sarà festa pure al borgo vicino e per tutto il nostro popolo, sperando sappiano ancora chi siamo" sorrisi pensando all' incontro con l' aspirante legionario anche se perplessa.."A domani pomeriggio signor Cadfel e saluti Sara..le dica di essere impeccabile come sempre, un pò di positività ci vuole e forse questo farà notare al popolo che nulla è cambiato".
Lo salutai ed entrai con suor Matilde nello spazio dove si stava cucinando, mio nonno aveva offerto un abbondante pasto pure ai bisognosi per questa occasione, vi era un intenso profumo e udivo lo sfrigolio della carne sulla brace e l' allegria tra la gente che mi salutava con cordialità.
Tutto era pronto e pure Padre Abramo si avvicinò.." Padre, scusate il ritardo ma strani fatti sono successi, penso la gente abbia fame, possiamo andare in refettorio a servire, la cena è pronta noto..e vi è pure vino abbondante".
In fondo era vero..come potevo lasciare tutto questo e permettere mi rubassero una parte di me..Chevral non era solo dei de Bastian ma della gente..il problema era Canabias..dovevamo fare in fretta, sapevo mi aspettavano a Corte ma sapevo pure mia madre e mie sorelle avrebbero intrattenuto le povere vittime con futili discorsi e vari canti, risi tra me e me sperando gli ospiti non sarebbero fuggiti prima del ballo di domani.

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Lady Gaynor 27-10-2015 15.48.38

Poco dopo arrivammo alla base. Che strana costruzione mi ritrovai a pensare, guardando il fortino dalla forma cilindrica, che somigliava ad una gigantesca botte di vino. Si, un bel bicchiere di vino bianco gelato, ecco cosa ci vorrebbe... mi sento così tesa! Le sentinelle controllarono la nostra identità ed un attimo dopo le porte della base si spalancarono di fronte a me. Andiamo, ragazza mia, l'avventura comincia!

Guisgard 27-10-2015 16.05.42

Dacey dall'esterno della cantina continuava ad osservare ciò che accadeva all'interno.
I tre borghesi avevano preso un tavolo ed era stato servito loro da bere.
Ad un tratto dal retro della cantina arrivò qualcuno.
C'era fumo e la ragazza non riuscì subito a cogliere il volto del nuovo arrivato.
Era però vestito da militare, con un giubbotto da aviatore ed un cappello da ufficiale, sebbene non mostrasse alcun tipo di grado.
E dai suoi studi a corte lei comprese subito che le ragioni di ciò potevano essere molteplici.
Poteva infatti trattarsi di un disertore, di soldato espulso o magari solo qualcuno sotto falsa copertura.
Il militare raggiunse il centro del locale e subito si sedette al tavolo di alcuni che giocavano a carte, per unirsi a loro.
Il barista allora fece un cenno ai tre borghesi e quelli si avvicinarono al tavolo dei giocatori.
Ora Dacey poteva vederlo meglio quel militare.
Nonostante i modi spicci, aveva il viso pulito ed era di bell'aspetto, con due occhi azzurri che subito cominciarono ad osservare i tre borghesi in piedi accanto a lui.
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