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“Allora” disse Fyellon al Maestro delle Imprese di Amore “potreste indicarci la strada per giungere in quella città?”
“Seguite il sentiero che corre verso Sud...” spiegò l'artista “... ma badate di lasciarlo mai... guardatevi dalla selva... alla fine vi ritroverete davanti alle mura di Sant'Agata di Gothia...” “Grazie.” Sorridendo Fyellon. “Partiamo, milady?” Rivolgendosi poi ad Altea. |
Ma giunto in quel luogo, Parsifal si ritrovò davanti alcuni cavalieri pesantemente armati.
Erano 13 e lo fissavano con aria cattiva. Alcuni di loro recavano palme nelle mani, altri invece dei Rosari. “Tylesia sarà distrutta, ragazzo.” Disse uno di loro a Parsifal. “Prendi il tuo cavallo e mettiti in salvo... per il Giovedì Santo pianto, lamento e lutto pioveranno su quella città.” |
Guisgard fissò prima Talia, la cui sicurezza e tranquillità in quella situazione quasi lo sconcertarono, poi la misteriosa figura apparsa sulla soglia della fabbrica.
Istintivamente portò la mano sulla cintura, in cerca della spada che però non aveva con sé. Era infatti rimasta nel palazzo. La figura li fissava, avvolta dalla sfolgorante luce che invadeva l'ambiente. E attorniata da quella intensa luminosità, quella figura sembrò come confondersi in quel bagliore. Le sue fattezze erano in gran parte celate dalla luce in cui era immersa e come un'ombra, che si ritrae dal chiarore del giorno fino a svanire, appariva mutevole e indefinibile. “Chi siete?” All'improvviso Guisgard. “Avanzate e annunciatevi!” “Questi tessuti” disse la figura “sono destinati ad adornare e ad impreziosire la corte di Capomazda, per questo sono così belli.” Ad un tratto, Guisgard e Talia udirono dei rumori alle loro spalle. Il cavaliere si voltò e vide diverse persone che li fissavano in silenzio. E ognuno era seduto al proprio posto di lavoro. “Chi siete voi?” Turbato Guisgard. “Come siete entrati qui?” |
La tensione di Guisgard era palpabile... la sentivo, la percepivo con assoluta chiarezza.
Ma la figura non parve notarlo... parlò con calma e la sua voce giunse a noi quasi come un’eco proveniente da molto molto lontano... “E’ vero!” risposi... E poi quell’idea improvvisa mi colse... un’idea folle, ma che si impose alla mia mente con assoluta chiarezza... esitai un istante... strinsi la mano di Guisgard che ancora stava tenendo la mia... e poi decisi che tanto valeva tentare... “E, certo, lo capiamo! Ma...” soggiunsi accennando appena al cavaliere al mio fianco “La richiesta di mio marito non è poi un grosso onere per voi, signore! Egli chiede solo la stoffa necessaria per confezionare un abito... ed io, che mai potrei desiderare qualcosa di diverso da lui, vi chiedo solo di accontentarlo! Non è molto, signore! Non trovate?” Citazione:
E, mio malgrado, rabbrividii. |
noi non abbiamo parlato provate a chiedere al falco e vedrete cosa vi risponderà dissi voi siete arrogante e presuntuoso continuai a dire e lo fissai al locandiere con uno sguardo di sfida
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“Son rientrato or ora dal palazzo dei Taddei...”
“Ebbene? L'avete visto? Lord Andros intendo...” “Credo sia sul punto di perdere il senno...” “Pazzia? Che dramma...” “Si, davvero...” “E' per via di quel suo sogno?” “Forse... del resto è impossibile scovare le cause della follia...” La figura finalmente si avvicinò e fuoriuscì da quell'alone luminoso che l'aveva avvolta fino a quel momento. “Abbiamo qui le stoffe che avevate chiesto, milord...” mostrando i tessuti a Guisgard e a Talia “... guardate, toccatele pure, milady...” “Sapevate del nostro arrivo?” Fissandolo Guisgard. “Ma voi...” fissando Talia quell'uomo “... oh, perdonatemi, milady...” con un cenno allora chiamò a sé due delle ragazze ai telai. “Chi vi ha detto di noi?” Domandò ancora Guisgard. “Seguiteci, milady.” Disse una delle ragazze a Talia. “Ora vi faremo indossare alcune stoffe, così giudicherete insieme a vostro marito.” E chiesero alla ragazza di andare con loro. “Chiedo scusa, milord...” disse l'uomo a Guisgard “... io non potevo sapere che la Granduchessa...” e indicò gli occhi. “Insomma, cosa sta succedendo?” Guardandosi intorno Guisgard. “Cosa sta succedendo?” Tutti lo guardarono. “Milord...” fissandolo l'uomo. “Dov'è il guardiano?” Sempre più turbato Guisgard. Nessuno rispose. Il cavaliere allora si guardò intorno, cercando con lo sguardo Talia. “E' con le ragazze, milord...” cercando di tranquillizzarlo l'uomo “... starà provando le stoffe più belle... del resto deve presentarsi al popolo che accorrerà al Belvedere per vederla...” “E' davvero incantevole, milord.” Fece una delle donne ai telai. “Questa è casa vostra, mio signore...” continuò l'uomo “... per sempre...” Un brivido attraversò la mente di Guisgard. |
“Davvero?” Fece il locandiere, fissando Cavaliere25. “Allora lo ripeterete davanti ai soldati!”
Ordinò poi al suo garzone di correre a chiamarli. “E ora cosa facciamo?” Domandò Tieste a Cavaliere25. |
Parai ogni colpo....Reas era forte e la sua arte era pregiata......sorridevo pensando ad Isolde, lei sapeva bene come avevo imparato l'arte del combattere...eravamo cresciute insieme...ma lei era troppo dedita alla sua bellezza, civettuala da sempre....faceva voltare ogni fiore..io ero piu' dedita alle cose maschile, accorgendomi di essere diventata donna e che avrei dovuto mantenere un certo decoro....".....Vi racconto una cosa Reas....ho imparato nei boschi e il mio maestro ha piu' di cento anni....e' un vecchio signore con la barba bianchissima.......e devo dire che per tenere testa a voi e' stato un barvo maestro.....voi non credete ?...."......avevo i capelli attaccati alla fronte.....ma dopo tanto tempo m sentivo benissimo....il combattere aveva fatto si che scaricassi le miei tensioni......" Isolde '..non ricordate anche voi...il nostro vecchio maestro ?..".......
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Lo scultore ci indicò un sentiero verso il Meridione.."Bene, Fyellon sono pronta...ma mi raccomando non dobbiamo perderci come ha detto il nostro caro amico scultore..mi affido a Voi". E salutato l'artista prendemmo la strada per il sentiero indicato..ma notavo Fyellon era nervoso, raramente lo avevo visto felice.
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tanto una notte al fresco non ci cambia la vita se questa persona non ci vuole credere non so cosa posso dire per fargli capire che non siamo stati noi a offenderlo e rimasi in attesa dei soldati poi guardai il falco e dissi poi con te facciamo i conti
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