![]() |
Le parole del conducente mi misero di buon umore...finalmente qualche buona parola e non solo attacchi alla mia persona.
"Penso potete portarmi dopo che Padre Tommaso sia sceso, come vi ho detto non sono di Evangelia e sono stanca, vorrei riposare". Guardai il diacono e gli sorrisi.."Ci vediamo presto...e gentilmente pregate per me oggi, e tutti i morti in questa assurda guerra..e sono pure curiosa di vedere questo forte militare". |
Vide Suor Ologna intenta a lavare dei panni nel cortile dell'ospedale. Stimava quella donna che era rimasta sola a dover accudire tutti quei malati, eppure non aveva esitato un attimo ed era rimasta a Evangelia. Proprio come lei.
Aveva bisogno di una persona che le insegnasse l'arte della medicina e del soccorso immediato, poichè il suo intento era quello di diventare infermiera e di salvare più legionari possibile. Non aveva mandato i bambini a Capomazda invano. "Suor Ologna, vi ricordate di me?" fece avvicinandosi alla donna. |
Prontamente risposi, << non io... Non ancora almeno... Forse perché non ho ancora trovato nessuno che abbia attirato davvero la mia attenzione...>> gli lanciai un sorriso per poi rivolgere a mia volta l'attenzione a Fines. Qualcosa in lui era sospetto.
<< Siete sicuro signore? Non pensavo che una passeggiatina vi sconvolgesse tanto....>> Io mi fidavo dei tre borghesi ma qualcosa ora mi diceva di stare all'erta. Guisgard e il telegramma e ora Fines. Ero circondata da persone che avevano comportamenti dubbi. E forse dovevo decidermi ad agire.... Rinunciai a quel pensiero per quel momento, avevo bisogno di più elementi per decidere qualcosa di concreto. Tuttavia guardia Guisgard, anche lui aveva capito che Fines nascondeva qualcosa. Forse io e lui insieme avremmo potuto capire cosa. |
Frammenti, insensati, incongruenti, l'uno dopo l'altro...
Il cielo all'alba visto dal mio aereo, le risate dei fratelli, la battaglia, le missioni, il Gufo Nero.. Era come se fluttuassi tra ricordi spezzettati e senza senso. C'era un volto, uno sguardo intenso, un volto a cui non sapevo dare un nome, un contesto, un'emozione. Mi chiesi se l'avessi mai incontrato. Poi d'improvviso una luce illuminò tutto attorno, fino a farlo sparire, a far sparire ogni cosa. D'improvviso aprii gli occhi. Tossi per la polvere. Mi guardai intorno: ero viva, e Damagrada aveva resistito all'impatto. "E bravo il mio gioiellino.." sorrisi, rendendomi conto che in qualche modo ero riuscito a salvarlo, anche se avrebbe avuto bisogno di molte cure. E probabilmente anche io, pensai, rendendomi conto del taglio sulla gamba. Bruciava da morire, ma fortunatamente era superficiale. Provai a muovermi, slacciai la cintura e aprii la calotta. Mi guardai attorno. Che avrei fatto da lì? Dovevo avvisare i miei che mi venissero a prendere con un rimorchiatore, ma probabilmente la strumentazione di bordo era andata. La controllai, nel dubbio, e poi guardai in alto, cercando di capire a che punto fosse la battaglia, sempre che si vedesse da laggiù. Ero viva e Damasgrada se la sarebbe cavata, erano queste le cose importanti, i mei ragazzi sarebbero venuti a prendermi, prima o poi, di questo ero sicura. Ora dovevano pensare alla battaglia. |
“Oh, ma certo, certo...” disse Goz a Gaynor “... si, certo...” con la mente visibilmente altrove “... ehi, Lyon!” Chiamò voltandosi verso la porta. “Lyon!”
“Capitano.” Entrando il legionario. “Occorre un telefono da montare nell'alloggio di miss Gaynor.” “Un telefono, signore?” “Certo, un telefono.” Seccato Goz. “Hai presente? L'apparecchio munito di cornetta e rotella per formulare i numeri?” “Certo, signore.” Annuì Lyon. “Dove si trova?” “Diamine!” Esclamò il capitano. “Un cavolo di telefono, Lyon! Prendine uno dal centralino o dall'ufficio trasmissioni! Un dannatissimo telefono da montare nell'alloggio di miss Gaynor!” “Subito, signore.” Disse Lyon, per poi uscire. “Tutto risolto, miss.” Sorridendo Goz alla diva. “Tra qualche minuto potrete telefonare in qualsiasi punto del globo terrestre.” |
Un altro bacio.
E stavolta più lungo ed intenso. Fermer baciò e strinse a sé Gwen. E proprio mentre era fra le sue braccia, l'infermiere notò un'altra lettera che fuoriusciva dal taschino del camice di lui. |
La camionetta si fermò proprio davanti al forte legionario e subito il conducente scese ed aprì la portiera per far uscire il chierico ed Altea.
“Grazie, figliolo.” Disse Don Tommaso. “Voi che avete deciso di fare?” Ad Altea. “Venite con me nel forte per incontrare il comandante?” |
Suor Ologna guardò Marwel e sorrise.
“Certo che mi ricordo di voi.” Disse la religiosa. “Come sta il bambino? Immagino si sia rimesso, vero?” Asciugandosi le mani. “Siete un Angelo a prendervi cura di quei bambini. Un vero Angelo.” Annuì. “In cosa posso aiutarvi, ditemi?” |
“Il fatto è che non sono abituato a camminare troppo...” disse Fines a Dacey, per poi bere il liquore datogli dal taverniere.
“Allora dovresti riposarti un po'.” Leones impegnato a fare un solitario con le carte da gioco. “Si, credo che andrò a stendermi un po'...” annuì Fines prima di salire al primo piano per riposare. “Vedo scosso il vostro compare...” Guisgard agli altri due borghesi. “Troppi eventi ultimamente.” Fece Poeh. “Non siamo uomini d'azione, ma di lettere.” “Già...” annuì il militare “... ma vedrete che i soldi daranno a ciascuno di voi un cuor di leone.” Guardando poi Dacey e facendole l'occhiolino. “Sarà comunque meglio tenere d'occhio il vostro amico.” “Perchè mai?” Fissandolo Leones. “Perchè la paura” mormorò Guisgard “e l'occasione rendono l'uomo ladro.” “Questa non l'avevo ancora sentita.” Ridendo Leones. “Non così almeno. L'avete coniata ora, capitano?” “Già e forse ci scriverò un libro.” Sarcastico Guisgard. “Vado a vedere come sta...” Poeh, per poi raggiungere Fines al primo piano. |
Clio riuscì ad uscire dal suo aereo, nonostante il fianco lacerato da quella lamiera.
Si rese così conto di essere finita abbastanza lontana dal luogo in cui imperversava la battaglia. Infatti non si udivano né il sibilo degli aerei, né i boati degli scontri. Era adesso in una sorta di basso canyon, quasi una profonda cavità scavata nella dura roccia del deserto. La luce del giorno penetrava a fatica attraverso lo stretto spiraglio formato dalle alte e ripide pareti di pietra che si alzavano verso il cielo. E come lei stessa aveva intuito, tutte le apparecchiature del suo Damasgrada erano ora fuori uso. |
Tutti gli orari sono GMT +2. Adesso sono le 22.42.55. |
Powered by vBulletin versione 3.8.11
Copyright ©2000 - 2025, Jelsoft Enterprises Ltd.
Copyright © 1998 - 2015 Massimiliano Tenerelli