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Guisgard si svegliò da quell’inquietante sogno.
Sheylon fissava i figli del maestro. “Non abbiate paura…” mormorò Guisgard avvicinandosi al laghetto e lavandosi la faccia “… Sheylon aggredisce solo gli estranei…” si asciugò il viso “… ah, dimenticavo… gli estranei qui siamo solo io e la mia tigre…” I fratelli ascoltavano le sue parole in silenzio. “Tranquilli, non sarete più costretti a preoccuparvi per me…” continuò il cavaliere “… oggi stesso ripartirò…” Stupore e meraviglia attraversò il volto dei suoi fratelli. “Tanto qui non c’è più posto per me…” aggiunse Guisgard “… e poi ho una faccenda da sistemare…” il volto di Fyellon attraversò, per un momento, la sua mente “… si, sarà meglio per tutti…” “Vigliacco!” Gridò uno di quelli. “Sei solo un vigliacco! Sai solo fuggire! Si, vattene! Se solo ci fosse Fyellon!” “Idiota!” Colpendolo Guisgard e facendolo cadere. “Si, bravo…” fece il fratello colpito “… si, picchiami ancora… e poi picchiaci tutti… ti credi forte, vero? Ma sei solo un vigliacco… penseremo noi al Casale e a Talia… vattene via…” “Scusami, non dovevo…” porgendogli la mano Guisgard “… perdonami, ti prego…” Ma lui rifiutò la mano del cavaliere. “E’ meglio che io vada…” mormorò Guisgard “… dov’è Talia? Voglio salutarla…” “E’ al castello…” rispose uno di loro “… per difendere il nostro diritto sul Casale…” “Al castello?” Stupito il cavaliere. “Che castello? Da sola?” “Si, erano le condizioni…” “Perché non mi avete avvertito?” Urlò Guisgard. “Perché non ti è mai importato nulla di noi…” Sheylon balzò in piedi. http://imgb.fulltono.es/planetatierr...e-vengala2.jpg Al castello, del signorotto, intanto, Talia era rimasta sola con lui. “Davvero vi interessa così tanto quel posto?” Fissandola lui. “E forse possiamo intenderci… Talia…” accarezzandole le braccia “… sei molto bella sai… resta qui stanotte… anzi per una settimana… e forse rinuncerò al Casale… non credo che una trovatella come te abbia scrupoli di questo genere… dietro quel viso angelico so che hai il fuoco vivo addosso…” e le strinse forte un braccio. |
io non riuscivo a svegliarmi era come se ero morto e navigavo navigavo per chissà dove nella mia mente ad un tratto mi svegliai di colpo apri gli occhi e rimasi immobile per capire dove mi trovavo mi guardai in torno e mi ritrovai su una zattera mi chiesi come ci ero finito li
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“Sta zitta!” Tuonò uno di quei cavalieri ad Altea. “Le spie non hanno diritto di parlare!”
“Cosa ne facciamo?” Domandò ai suoi uno di quelli. “Li giustiziamo qui?” In quel momento dalla selva avanzarono altri tre di quei cavalieri. “Cosa succede?” Domandò uno di quelli, tradendo però una voce femminile. “Chi sono questi?” Fissando Altea, Elisabeth, Daniel e Cavaliere25. “Credo siano spie, milady.” “Chi siete voi?” Domandò il cavaliere donna ai quattro sopravvissuti del Carrozzone. |
Nel vedere il suo volto non fu la maschera a colpirmi, ma i suoi occhi.
Erano profondi e scuri. "Ma... io vi conosco... non è così?" Sembrava pazzesco perfino a me. "Ho già visto i vostri occhi! Voi... conoscete i segreti del nostro fiume..." Per un attimo i ricordi affiorarono in superficie. Tornai a non avere altro che non il mio corpo fatto di luce e acqua. C'erano tutte le mie sorelle e insieme ci prendevamo cura del fiume, mentre il Blu si prendeva cura di noi. Ci era stato impedito di risalire il fiume fino alla sorgente, ma io, disubbidiente, mi avventuravo sempre più lontano dai luoghi sicuri. Dopo la morte del mio poeta ero piombata nella malinconia... un umore insolito per noi figlie del fiume. Ero sempre più tormentata dalle domande e dalla curiosità. Perchè sorrideva ancora, il mio poeta, quando lo avevo adagiato ormai morto nel canneto? Perchè era andato incontro alla sua fine con quel sorriso sul volto? Cosa lo aveva spinto a risalire il fiume? Quella tempesta di domande creava uno stridore nell'armonia del fiume, perciò iniziai a nuotare sempre più lontano dalle mie sorelle. Avevo trovato una laguna in cui trascorrevo la maggior parte del giorno, accarezzando i giunchi e districando i fiori selvatici perchè crescessero rigogliosi. Talvolta mi addormentavo sotto un salice, al sicuro tra le sue radici, mente il vento faceva oscillare la sua lunga chioma. Sentivo il corpo sempre più pesante, come se le mie preoccupazioni gli avessero fatto perdere leggerezza. Ogni volta, dopo essere uscita dal fiume, era sempre più difficile tornarvi. Un giorno, stavo versando lacrime d'acqua nel punto in cui avevo celato il corpo del mio suonatore, quando un rumore mi sorprese. Mi voltai di scatto, ma nella penombra della vegetazione non riuscii a vedere altro che due occhi scuri e profondi che mi guardavano. Guardavano proprio me. Ero talmente scioccata dal fatto che un umano mi avesse vista che rimasi immobile sulla riva. Era vietato. Non potevo mostrarmi al mondo umano. Mi mossi verso l'acqua e vi entrai fino alla cintola, ma rimasi lì, immobile ed eretta nella luce del sole morente. Improvvisamente mi senti cingere da molte mani e trascinare verso la corrente. Vidi i loro volti sotto la superficie increspata dalla brezza: erano arrivate a prendermi. Con un sospiro, lasciai che mi abbracciassero. Sentii la mia pelle tornare liquida e i miei capelli confondersi con la corrente. Tornammo a casa. Ma avevo infranto una delle nostre leggi. Il respiro mi si fermò in gola, quando fui consapevole della realtà: esiliata, ero stata esiliata. "Non tornerò mai a casa..." mormorai con voce rotta. "Non le rivedrò mai più..." Era troppo doloroso per accettarlo. Un sentimento fino ad allora sconosciuto mi fece fremere l'animo di sdegno e furia. "Devozione? Voi volete la mia devozione? Avevo già dato la mia devozione a chi doveva amarmi e proteggermi dal mondo... eppure non mi ha protetto da quegli uomini, quando mi hanno trascinata fuori dall'acqua! Che valore può avere la devozione in questo vostro mondo?" Nascosi il volto tra le mani e sentii lacrime vere bagnare le mie guance. |
Uno dei cavalieri inveì contro di me, intimandomi il silenzio..volevo reagire a tale arroganza ma era meglio tacere. Altro rumore di cavalli a galoppo e arrivarono altri cavalieri, lo stesso tulipano come simbolo. Ci pensavo su..il tulipano, perchè quello stemma?
Rimasi ancora più perplessa nell'udire la voce di una donna dietro quegli elmi..doveva essere a capo della cavalleria e senza esitare ci chiese notizie. La fissavo, chissà cosa si celava dietro..."Milady, come spiegavo a questi cavalieri siamo dei naufraghi, il nostro battello è affondato e ci troviamo qui, senza sapere che Terra sia. Siamo in pace" |
Il padrone fissò Melisendra.
La fissava come se potesse leggere attraverso i suoi occhi. I profondi occhi scuri di lui davvero sembravano avere questo potere. “La tua devozione” disse il padrone a Melisendra “l’ho acquista e mi spetta… sarai tu a decidere come… data da te… o presa con la forza da me…” In quel momento entrarono due ancelle con dei vassoi. Ma mentre servivano, una di quelle fece cadere del vino sulla tavola. Il padrone allora la prese con forza ed estrasse un pugnale affilato. “Abbiate pietà, mio signore!” Piangendo l’ancella. “Al mio servizio voglio la massima devozione!” Urlò lui, per poi strapparla la veste e mostrando il ventre nudo di lei. Fissò allora Melisendra. “Ecco come mi faccio obbedire, Melisendra!” Disse, mentre si apprestava ad uccidere l’ancella. |
Citazione:
Tentai di sottrarre il braccio a quella presa... ma era troppo forte per le mie sole forze. “Milord, vi prego...” Il cuore mi stava sprofondando in basso... sempre più in basso... gli occhi del signorotto erano su di me, potevo sentirli ardere sulla mia pelle... avrei dato qualsiasi cosa perché la smettesse di guardarmi in quel modo, avrei dato qualsiasi cosa per essere da un’altra parte, avrei dato qualsiasi cosa per non sentirmi tanto sola... “Talia... è una sciocchezza!” “Vi dico di no!” “Non ce la puoi fare...” “Si, invece! Si che posso!” “E’ una follia... il Maestro si arrabbierà!” “Voi lo fate... lo farò anche io!” ribattei “Ve lo farò vedere io!” Ansimavo per la fatica... ma ero determinata, una determinazione che probabilmente assomigliava molto a testardaggine. Era una specie di prova, quella... una prova di abilità e di equilibrio cui i miei fratelli, a turno, si sottoponevano... una volta per ciascuno, solo coloro che ne avevano il coraggio ala forza. Quel giorno io, Fyellon, Sabant e Pidge ci eravamo lanciati in una discussione che ci avrebbe portati lontano: loro sostenevano che solo i più forti tra loro erano in grado di superare la Prova e che alcuni dei fratelli non sarebbero mai stati in grado neanche di tentare... io me ne stavo in silenzio, ascoltandoli, finché quei discorsi e una buona dose di quel loro malcelato compiacimenti mi indussero a dir loro che secondo me chiunque poteva affrontarla... Era stata una sciocchezza, ora lo sapevo... ma loro avevano riso di me, avevano detto che solo i più forti potevano affrontare la Prova... Nestos e Brand ad esempio non ce l’avrebbero mai fatta... e di certo non io, una ragazza! Era stato allora che mi ero alzata stizzita ed ero corsa al torrente, con loro al seguito... Ed era per quello che ora mi trovavo lì, a vari metri di altezza, sospesa sopra le rapide di quel gelido torrente... Tentai di riprendere fiato... ma le mani mi erano diventate fredde e riuscivo a tenermi a fatica... “Ammettilo, Talia... non ce la fai!” commentò Pidge, con uno sgradevole ghigno di vittoria sul volto. “Stai zitto, sciocco!” sbottai, con quel filo di voce che mi era rimasto... E feci un altro passo, poi ancora uno... avevo freddo ora, avevo freddo dappertutto, ma mi sentivo i polmoni in fiamme e ad ogni respiro era peggio... Ancora un passo, piano... Ma l’umidità aveva reso scivoloso il ponticello, e all’ennesimo passo... fu un attimo... un grido! I miei piedi sfiorarono l’acqua gelida ed una scarpa fu trascinata via, l’orlo del mio abito si bagnò... ma le mie mani strinsero la corda ed io rimasi appesa a mezz’aria, con l’acqua corrente che mi lambiva le caviglie ed un profondo terrore sul viso... “Talia... Talia, tieniti forte!” “Aiuto!” gridai, volgendo lo sguardo sui miei fratelli “Aiutatemi... per favore!” Ma loro erano quasi più spaventati di me... e se ne stavano lì immobili, come pietrificati... E la corda scivolava tra le mie mani... scivolava sempre più... Guardavo l’acqua... e quelle rocce proprio sotto di me... E il terrore aumentava... Poi d’un tratto, inaspettatamente, una mano si serrò intorno al mio polso... “Non guardare giù!” disse una voce a me tanto cara e familiare “Guarda su! Guarda me!” I miei occhi, già pieni di lacrime, si sollevarono verso quella voce ed un sorriso affiorò sulle mie labbra... “Guisgard...” mormorai “Guisgard... non lasciarmi!” “Non ti lascio!” rispose il ragazzino, sforzandosi di tirarmi su “Certo che non ti lascio... dai, vieni su. Aiutami!” Con qualche sforzo e con il suo aiuto, riuscii a issarmi di nuovo sul ponticello e a raggiungere la sponda più vicina... “Ma che cosa credevi di fare?” sbottò poi, appena fummo entrambi al sicuro “Sei matta? E voi, poi... che cosa...” Ma fu interrotto dal mio abbraccio. “Hai ragione!” mormorai stringendolo forte con entrambe le braccia “Hai ragione, hai ragione, hai ragione...” “Saresti potuta cadere...” mormorò a sua volta. “Lo so...” mi sentivo sollevata ora, così tanto sollevata che calde lacrime di paura e di gioia presero a rigarmi le guance, mentre tornavo a guardarlo. “Promettimi che non farai più una cosa tanto stupida!” disse. “E tu promettimi che, in ogni caso, ci sarai!” risposi. Quel ricordo lambì la mia mente e vi portò una ventata di aria fresca... Guisgard... oh, Guisgard... avrei dato qualsiasi cosa per vederlo entrare in quella stanza e risolvere tutto, come quando eravamo bambini... E invece non eravamo più bambini... e le cose erano più complicate ora... Sollevai gli occhi e fissai il signorotto... “Vi prego...” mormorai “Vi prego, lasciatemi. Mi state facendo male!” |
"No!" gridai. "Vi prego! Fermatevi!"
Ricacciai indietro rabbia e lacrime. Sebbene fossi rimasta attonita da quel gesto violento, accorsi verso di lui, che brandiva un pugnale e posai la mia mano sull'elsa. "Non fatelo..." Le mie mani sfiorarono la lama affilata e la sentii premere. "Avete ragione..." guardai nei suoi occhi scuri come la notte "Ma siate misericordioso e sarete amato e obbedito... e io vi obbedirò." Una volta pronunciate quelle parole mi parve di cadere in un vortice che mi strappava ogni speranza di libertà e mi soffocava con lacci stretti come quelle trappole che spezzavano le zampe agli uccellini. "Heyto vi ama con tutta la sua musica... ci deve essere qualcosa in voi che abbia suscitato il suo amore... mostratemi la vostra misericordia." Lo supplicai. |
“Avanti, non essere sciocca…” disse il signorotto a Talia, ormai preso dalla sua lussuria “… non fare la difficile, vedrai che ti piacerà…” e la spinse sul seggio.
“Sciocca trovatella…” togliendosi la giubba “… dovresti essere felice che un nobile si interessi ad un’orfana come te…” In quel momento entrò il suo fedele cavaliere. “Cosa vuoi?” Gridò il signorotto. “Devo parlarvi, signore…” “Adesso?” “Si, è importante…” “Cosa vuoi?” Avvicinandosi al suo fedele. “Non vedi cosa sto facendo qui?” “Si, ho visto…” gettando uno sguardo verso Talia “… siete impazzito?” “Come sarebbe?” “Volete bruciare all’Inferno?” Fissandolo il fedele. “Quella ragazza è una sacerdotessa… è consacrata! Si era deciso di costringerla a concedersi… non a prenderla con la forza…” “Sono solo sciocchezze!” “Davvero?” Replicò il cavaliere al signorotto. “Sapete a chi erano devoti i cavalieri della Luna Nascente? Ai tre Arcangeli! Non temete la loro ira, signore?” Il signorotto fu attraversato da un brivido. “Voglio quella ragazza!” Disse dopo un attimo di silenzio. In quel momento entrò un servitore. “Milord…” “Cos’altro c’è?” Gridò il signorotto. “C’è un cavaliere che chiede di essere ricevuto.” “Non ho tempo!” “Che cavaliere?” Domandò il fedele. “Dice di essere un membro dell’Ordine della Luna Nascente…” “Cosa?” Turbato il nobile. “Come può essere?” “Sei sicuro?” Chiese il fedele al servitore. Questi annuì. “Esistono ancora?” Fece il signorotto. “Pare di si…” mormorò il fedele “… meglio scendere giù e riceverlo, milord…” “Sorveglia la ragazza.” Ordinò il nobile al servo. E insieme al suo fedele cavaliere scesero ad incontrare il misterioso visitatore. Nella sala delle udienze trovarono un cavaliere abbigliato alla maniera dei membri della Luna Nascente: lungo mantello scuro e cappuccio a celare il capo. http://25.img.v4.skyrock.net/258/val...10_small_1.jpg |
Daniel era buffo nel suo pannolone verde foglia.....ma questo era cio' che la natura ci offriva.....Altea aveva visto il fumo in lontananza e fumo non voleva sempre dire focolare ....... Daniel sembrava spaventatissimo..guardava Altea con terrore, gli andai vicino..... " Daniel tranquillo, era solo una visione....il pannolone ti sta benissimo.." cercai di tranquillizzarlo.......e il fumo si fece polvere e la polvere si fece rumori zoccoli.....e cavalieri si presentarono al nostro cospetto.......Altea ebbe la prima reazione e si presento' loro ...gridando pace....." Signora....siete la signora di queste terre ?.....Siamo naufraghi.....le onde dello stesso fiume ci hanno portato su queste lande...siete padrona delle nostre vite....se e' il sangue che vi interessa....."
Cavaliere25 sembrava in preda ad una grande confusione.....lo eravamo tutti....ma la mia verga incomincio' a mandare segni alla mia mano.... |
“Messere, vi supplico…” fece il nano a Parsifal “… datemi da mangiare… questi zingari non lo faranno… aspettano che qualcuno mi acquisti, ma di questo passo morirò di fame… siate clemente, messere…” fissò poi il libro che l’apprendista aveva conservato “… ah, vedo che vi interessate ai libri di magia, messere…”
In quel momento Redentos e lo zingaro ritornarono. “Ho acquista due cavalli” disse il cavaliere a Parsifal “che ci permetteranno di dare il cambio ai due destrieri che cavalchiamo. Così avremo sempre cavalcature riposate durante il viaggio.” |
Elisabeth sembrava più sicura di me, io temevo invece..per la nostra sorte.."è cosi" pensai "il Calars ha voluto farci credere di averci salvato la vita ma ha voluto farci prolungare la nostra agonia...ci uccideranno..è giunto il mio momento..Dio mi preservi".
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Cavalieri.. Inveivano contro di noi.. Ci accusavano di essere spie.. Allora mi avvicinai senza paura.. E alzai la manica mostrando il tatuaggio che mi conferiva La Dominazione degli Elementi..
<<Io Sono Daniel Dominatore degli elementi.. Lei è Elisabeth Regina Dei Boschi mentre loro due sono semplici apprendisti.. Come vedete non possiamo essere spie!>> Tenevo lo sguardo fissi verso il Cavaliere-Donna.. |
Il signorotto mi spinse con tanta forza da farmi cadere sul seggio...
“No...” gridai “No... cosa fate?” Tentai di alzarmi, di fuggire... ma lui mi teneva. Fui sollevata quando entrò quel cavaliere... Poi giunse anche il servitore... Citazione:
Ci fu qualche minuto di silenzio, minuti nei quali cercai di tornare in me, di accantonare per un istante quello spavento e quel senso di smarrimento... C’era un cavaliere, avevano detto... Un Cavaliere della Luna Nascente... Ed era lì, in quel palazzo... A quel pensiero, per qualche ragione, mi sentii infinitamente sollevata. Poi i miei occhi caddero sul servitore... se se stava immobile ed in silenzio, vicino alla porta... come chi è abituato a dover essere invisibile, quasi inesistente... Ma nessun uomo è invisibile, mi aveva insegnato il Maestro... ogni uomo merita la nostra attenzione ed ogni riguardo... Gli sorrisi dunque, accennando verso di lui un minuscolo inchino in segno di saluto e di rispetto. |
Il padrone fissò Melisendra con i suoi profondi ed enigmatici occhi neri.
Restò per qualche istante senza dire nulla, poi, con un gesto improvviso e forse meditato, rimise a posto il suo pugnale. “Per questa volta…” disse fissando la misteriosa ragazza giunta dal blu “… ti concederò quanto chiedi…” lasciò allora andare l’ancella che per lo spavento si accasciò poi in lacrime. “Andate via…” ordinò alla sue due schiave, per tornare poi a mangiare .Di tanto in tanto fissava con quel suo inquietante sguardo la ragazza seduta di fronte a lui. Finito di cenare, due servi entrarono per portare via i suoi piatti e la coppa nella quale aveva bevuto. “Questo palazzo è molto grande…” rivolgendosi a Melisendra “… nessuno dei miei servitori conosce l’esatto numero delle stanze che si trovano in esso… se qualcuno si perdesse attraversando i lunghi corridoi, potrebbe impiegare giorni a ritrovare l’uscita…” un servo gli portò un piccolo vassoio sul quale c’era un boccettino contenente un pallido elisir ed un bicchiere di cristallo “… acquistai tempo fa questo palazzo…” continuò sorseggiando un po’ di quell’elisir “… si dice sia maledetto… l’antico proprietario uccideva le donne che sposava, per poi nascondere i cadaveri nelle stanze di questo oscuro labirinto… ogni qualvolta restava vedovo si risposa… e la catena dei suoi omicidi restava ininterrotta…” smise di bere “… sai, Melisendra, perché ho acquistato questo maniero? Perché forse quell’antico proprietario era un mio antenato… ed è per questo che celo il mio volto… forse per non farmi riconoscere, visto, come affermano molti, l’incredibile somiglianza fra me e quel sanguinario assassino…” si alzò, avvicinandosi alla ragazza “… pare uccidesse le sue mogli durante la prima notte di nozze… dopo aver fatto più e più volte l’amore con quelle sfortunate… prima la passione, poi la morte… non trovi che sia una fatale ed affascinante unione? Quasi mistica direi… passione e morte… piacere e dolore… come fare l’amore col demonio in persona… cedere la propria anima tra i sussulti che il piacere sa dare… e poi, prima dell’alba, perdere anche il corpo…” Si avvicinò ancor di più a Melisendra, come a volerla baciare. Un attimo dopo la ragazza si perse nell’infinito buio che regnava negli occhi del suo misterioso padrone. Al mattino, destata dal chiarore del nuovo giorno che illuminava la sua stanza, Melisendra si svegliò da sola in un morbido letto, avvolta tra lenzuola bianchisse e profumate. Ed udì una musica provenire dal corridoio. Non era però la cetra di Heyto. http://sp2.fotolog.com/photo/18/18/6...93258318_f.jpg |
Riuscivo a malapena a tenermi in piedi, quando scesi dal letto barcollai run poco e dovetti sedermi nuovamente. Mi girava la testa e dentro di me non riuscivo a trovare pace.
Era forse quella la mia punizione? Che cosa sapevo io del mondo? Intorno a me c'erano molti oggetti che non avevo mai visto. Non avevo mai dormito così profondamente, ma quel letto... non mi piaceva. Malinconicamente ripensai a tutte le volte che mi ero addormentata lasciando che fosse la corrente a cullare la mia fantasia. Ripensai alle strane parole che mi aveva detto il padrone: amore... passione... e altri concetti che non avevo ben afferrato. Avrei interrogato Heyto in proposito. Spalancai le tende della camera e lasciai entrare il sole e il profumo del giardino. La musica che giungeva dal corridoio attirò la mia attenzione e così, senza curare di vestirmi, con indosso la sola veste da camera, mi avventurai fuori dalla stanza, seguendo le note. Non riuscii tuttavia a capire da dove provenisse quella musica e ben presto mi inoltrai in luoghi che non avevo mai visto, aprendo porte che non conoscevo e attraversando atrii. Mi fermai indecisa ad un bivio. Scelsi una porta di legno intagliato, dalla quale sentivo provenire quella musica che mi aveva come ipnotizzata. La aprii. |
Melisendra aprì quella porta e si ritrovò in una meravigliosa stanza piena di ritratti alle pareti e mobili di gusto antico.
Calici dorati, vasi d’argento e poi ceramiche pompose e dalla pregevole fattura, teste di animali impagliati, armi che pendevano dai muri e Immagini Sacre ovunque. La Santa Vergine col Bambino, gli Angeli e i Santi. E dall’altra parte della stanza stava un uomo che suonava con vigore e trasporto un organo. Sembrava voler domare e condurre emozioni, sensazioni e stati d’animo attraverso le note che forgiava su quell’organo. Quell’uomo viveva la sua musica e da quella musica sembravano prendere forma immagini inquietanti e sofferenti. Immagini che Melisendra quasi poteva vedere e comprendere. La musica, come il vento che oltrepassa il Cielo prima e la Terra poi, attraversava quella stanza, per poi penetrare nella mente e nel cuore di Melisendra. Alla fine, come vinto, quell’uomo fermò le sue mani sui tasti dell’organo, lasciando vibrare un ultimo eco di quella musica. “Ti avevo detto di non vagare in questo palazzo da sola…” disse senza voltarsi “… e non seguire mai questa musica quando la senti…” prese allora la maschera che stava accanto a lui e la indossò. “Ho dato ordine di servirci la colazione…” voltandosi finalmente verso la ragazza “… dopo mi accompagnerai nel giardino… ho bisogno d’aria e della luce del Sole…” Melisendrà notò i suoi occhi lucidi, come se il suo padrone avesse pianto fino a poco fa. L’uomo si avvicinò alla ragazza e insieme scesero nella sala per la colazione. |
Quei misteriosi cavalieri avevano circondato Elisabeth, Altea Daniel e Cavaliere25.
Daniel tentò di parlare, ma il cavaliere donna, che sembrava essere il comandante di quel manipolo, lo zittì con un calcio sul volto. “Non osare mai più” disse con disprezzo quella “alzare il tuo sguardo su di me…” “Mi sembra chiaro che siano spie, milady.” Fece uno dei cavalieri. Il cavaliere donna zittì con un cenno quel suo uomo e fissò Elisabeth ed Altea. “Naufragi?” Ripeté. “Volete dire che siete giunti attraverso il fiume?” “Questa è la prova che mentono, milady.” Fece un altro di quei cavalieri. “Nessuno può risalire da Sud il Calars.” “Perché avete navigato verso questa regione?” Chiese la donna ai quattro naufraghi. “Cosa cercavate in queste terre? Parlate, se tenete alla vita!” A quel punto si levò l’elmo e mostrò finalmente il suo volto ai quattro naufraghi. http://images5.fanpop.com/image/phot...24-624-272.jpg |
Il signorotto ed il suo fedele guardaspalle scesero nella sala dove solitamente si ricevevano gli ospiti.
“Salute a voi, cavaliere…” disse il signorotto “… cosa vi ha spinto a farci visita?” Il cavaliere della Luna Nascente, sempre col capo celato dal cappuccio, salutò con un lieve inchino. “Sono tornato ora dalla Spagna, milord…” rispose “…gli infedeli si combattono anche lì, non solo in Terrasanta…” “Salverete così la vostra anima” sorridendo il signorotto “e quella di molti Cristiani, cavaliere.” “Non sempre è facile, milord…” mormorò il cavaliere “… vedete, il demonio s’impegna molto nel conquistarle… e spesso è troppo tardi per strapparle al suo fatale artiglio…” “Ignoravamo che il vostro Ordine esistesse ancora, cavaliere…” intervenne il fedele del signorotto “… l’ultimo membro della Luna Nascente pare sia morto qualche giorno fa…” “Non è facile uccidere un cavaliere della Luna Nascente, messere…” fissandolo il cavaliere “… siamo protetti dai Santi Arcangeli di Dio… Gabriele ci consiglia, Raffaele ci guida e Michele ci arma…” “E’ vero dunque ciò che si dice sul vostro valore, cavaliere…” fece il signorotto “… siete degni campioni della Cristianità… ma, mi perdonerete, ancora ignoro i motivi di questa vostra visita… cercate forse infedeli nel mio castello?” “E giusto per dissipare i nostri dubbi, cavaliere…” disse il fedele del signore del castello “… volete darci la prova della vostra appartenenza al Sacro Ordine della Luna Nascente?” Il cavaliere allora mostrò loro una spada che recava come simbolo una mezza Luna attorno ad una Croce. A quel simbolo, il signorotto ed il suo fedele soldato restarono meravigliati. Nella sala al piano di sopra, intanto, il servitore stava fermo sulla porta, come un cane che attende il ritorno del proprio padrone. I suoi occhi erano però fissi su Talia. “Dovresti essere furba…” disse, senza che sul suo viso si mostrasse la più impercettibile delle espressioni “… ormai il luogo dove hai vissuto fino ad oggi con i tuoi fratelli bastardi è destinato a finire nei domini del mio signore… se sarai accomodante con lui, forse, potrebbe tenerti qui per qualche mese, o magari anche per qualche anno… almeno fino a quando la tua bellezza non sia sfiorita… poi, se sarà misericordioso, potrebbe anche prenderti come sguattera e farti invecchiare qui… non disdegnare questa possibilità…” rise e mostrò una bocca con pochissimi denti “… anche a mia madre è toccata una sorte simile… la chiamò qui il padre del mio signore… io però sono nato in seguito alla storia che mia madre ebbe con uno stalliere… non guardarmi cosi!” Urlò all’improvviso. “Non guardarmi con quegli occhi! Io sono stato fortunato! Se fossi stato concepito durante le notti che mia madre passò col suo signore, a quest’ora sarei morto! Invece ora sono qui! Non giudicare mia madre, capito!” Ringhiò ancora contro Talia. “Tu non sei migliore di lei! Anche tu diventerai una concubina! E se il mio padrone dopo deciderà di cacciarti, allora finirai in mezzo ad una strada! E forse, quando uscirai da qui, i tuoi fratelli saranno tutti morti! Tutti!” Fissandola con uno sguardo carico di risentimento e cupa disperazione. Ad un tratto, Talia cominciò a sentire puzza di bruciato. Un attimo dopo del fumo iniziò ad uscire dal pavimento ligneo della stanza. |
Lo seguii senza dire una parola. Dire qualunque cosa sarebbe stato inutile... quello che avevo sentito attraverso la sua musica non poteva essere espresso a voce senza infrangerlo in mille pezzi.
Le ancelle andavano e venivano, trasportando vasi di succhi profumati e soffici cibi dal profumo speziato, che solleticavano il mio appetito. Sentivo lo sguardo del mio strano padrone su di me. La mia veste da camera, blu scuro, come le profondità delle acque che non avrei mai rivisto, era così leggera che svolazzava e si gonfiava ad ogni mio passo. Ripiegai con cura una manica su se stessa, mostrando un polso candido e sottile. Presi una delle brocche e imitai i movimenti delle altre ancelle. Gli servii una coppa di quel succo e gli porsi un vassoio di frutta. Assaggiai quello che le ancelle mi porgevano, ma mi accorsi che non ero abituata a quel cibo ricco, quindi mi limitai a piluccare qua e là. Esitai, ma a un certo punto infransi il silenzio: "Ancora non capisco... Cosa sono io? Un altro dei fiori e degli ornamenti del vostro giardino perfetto?" |
La donna era troppo sicura di se stessa, inveì contro Daniel, erano convinti fossimo delle spie..e ancor di più non ci credevano, poichè per loro era impossibile attraversare quel fiume misterioso. La donna mostrò le sue sembianze..forse era segno non voleva farci del male.
"Cosa cercavamo milady? perchè lo abbiamo attraversato? anche io me lo sto chiedendo...siamo stati attirati da un uomo che ci ha fatto rischiare la vita". Fissai Elisabeth in cerca di un suo aiuto. |
Vidi cadere Daniel...aveva del sangue che gli usciva dalla bocca...mi chinai e gli asciugai la bocca con i lembi del mio vestito......." Ti prego Daniel taci non sempre la magia..puo' essere esposta non subito per lo meno".....mi rialzai ed affrontai la donna....." Eravamo in viaggio sul fiume..come semplici spettatori di questa immensa bellezza che e' la natura......ma la natura non l'ha presa cosi' e ha mandato in frantumi la nostra imbarcazione..........eravamo in acqua......solo alcune assi ci hanno permesso di rimanere a galla senza andare giu' .......forse la natura ha compreso che degli innocenti non possono morire cosi' senza una logica spiegazione e un onda ci fatto oltrepassare le colonne............i fiume ci ha tolto, il fiume ci ha restituito......la vostra violenza non riesco a comprenderla.....non abbiamo armi..non abbiamo nulla....e voi avete solo sete di sangue...o avete imparato qualcosa di meglio in questo posto......di pace......?..."...andai vicina al suo cavallo...infondo ero figlia di quei luoghi e se c'era qualcuno che non era al suo posto era Lei e non io......chi erano ?.......Gli occhi si Lei erano scuri e oltraggiosi....e i miei le penetrano in corpo come una sana minaccia.........fai ancora del male a queste persone e ti prometto che non avri pace finche' vivi......
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Rabbia, frustrazione, disperazione, paura... tante e tante cupe emozioni potevo leggere nel volto di quel disgraziato.
Se ne stava fermo vicino alla porta, con le spalle un po’ curve... ma il tono aspro della sua voce aumentava ad ogni parola... Lo osservai per qualche istante, senza parlare... infine mi alzai e, con passo sereno, gli andai di fronte. “Io non ti giudico!” dissi, con voce dolce “Né giudico tua madre. Non potrei mai farlo! Ma una cosa penso... penso che sbagli su quest’uomo: egli non è il tuo padrone. Nessun uomo può possederne un altro. Nessun uomo può, o dovrebbe, poter decidere della vita e della morte dei suoi simili... Nessuno. Perché tutti, allo stesso modo, siamo creature del Cielo... tu, io, il tuo signore, tua madre... e ciò che ci rende diversi l’uno dall’altro sono soltanto le nostre azioni, le nostre scelte e ciò che di giusto facciamo...” Lo osservai ancora per un istante, mentre un leggero sorriso mi sfiorava le labbra... “Non sottovalutare il potere che non vedi, amico mio... perché esso non è certo inferiore a quello che vedi! E tu... tu sei ancora in tempo per fare ciò che è giusto...” mormorai “Non aver paura!” Citazione:
Mossi lo sguardo intorno per un istante, osservando quel fumo che filtrava dalle assi del pavimento... poi riportai gli occhi sull’uomo di fronte a me, senza una parola. |
Guardavo tutti i miei amici poi dissi dove sono i due frati li avete visti? domandai tutto preoccupato che succede ora continuai a dire siamo naufraghi e in terre a noi sconosciute e guardai quelle persone che dicevano che eravamo spie
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Vidi Elisabeth sicura rivolta verso la donna e i suoi cavalieri, quando mi accorsi che il giovane boscaiolo si era destato ed era spaesato. Mi avvicinai lentamente a lui, gli feci un cenno con la mano di attenzione.
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Vidi una donna che mi fece un segno con la mano la guardai e dissi mylady Altea state bene? chiesi gentilmente dove siamo e chi sono queste persone che fine hanno fatto i clerici che stavano con me e gli altri continuai a dire e aspettai una sua risposta
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Cercai di calmare il boscaiolo, si agitava...e se quelle persone si fossero innervosite o avvessimo compiuto un passo falso?
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Cosa si era permessa di fare? Darmi un calcio? Elisabeth mi zittiva ma io non avevo paura di loro.. Mi alzai in piedi e li immobbilizzai.. Grazie ai miei poteri non potevano muoversi.. Mi avvicinai e guardai negli occhi la donna..
<<Osa mettermi di nuovo una mano addosso Lurida sgualdrina e ti giuro e ti riempirò talmente tanto di calci da farti vomitare sangue! >> Poi presi Elisabeth sulle spalle e iniziai a correre nella foresta lasciandomi il mondo alle spalle.. |
Rimasi ferma ad osservare la scena, Daniel aveva perso la testa...aveva inveito contro quella donna, senza nemmeno sapere se era in buona fede..scappò via portandosi via Elisabeth, rimasi sola...ma non potevo lasciare il boscaiolo, si trovava sperduto..avrei potuto scappare..ancora due vie..due scelte...salvare lui e stare li o scappare?
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Dio dei Fulmini......ma che cosa aveva nel sangue questo ragazzo......insulto' la donna..la minaccio' per bene...lascio' tutti con un palmo di naso e mi sentii sollevare come un sacco sulle sue spalle......correva tra gli alberi..sino a quando non decisi di intervenire......." Daniel mettimi giu', hai combinato un guaio grande come tutto il nostro regno......"...Figurarsi era come parlare al muro.....allora .....invocai il tempo..." rallenta o tempo rallenta il suo andamento.....ferma o tempo il suo movimento....grazia o Silenzio la sua lingua..perche' il silenzio esca dalle sue labbra..."...e cosi' fu...rallento' la sua andatura sino a rimanere fermo di colpo......scesi dalle sue spalle..." Bene Daniel....il tuo primo pensiero e' stato salvare me...lo hai fatto..ora dobbiamo far arrivare sino a noi Altea e il boscaliolo...e il poveretto si trova in stato confusionale........vuoi utilizzare la tua magia ?....vogliamo giocare a fare i maghi.?...bene......ma prima vediamo di risolvere qualche problemino pratico....intanto..tu starai fermo e silente......" Luce di boschi....vola da Altea e fa che ella nel tempo e nell'aria raggiunga la vostra Regina.."...alzai la verga.....e la luce volo' via.....
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Una strana forza sembrava impossessarsi di me, fu come trovarsi in un dormiveglia..in un vortice, non capivo cosa stesse succedendo, ma mi trovai improvvisamente in una radura e il boscaiolo vicino a me...mi sedetti perplessa scuotendo la testa.
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Vortica vortice luce del mondo....eccoli qui ...e vidi Altea e il boscaiolo...ero davvero felice, Daniel..sapevo che era furioso, ma se solo avesse creduto in me....avrebbe compreso che volevo solo il oro bene...." Altea ben arrivata....spero sia tutto a posto.....prendete, e' un frutto..e' molto dolce ma vi fara' bene".....diedi il frutto ad Altea, ma avevo i sensi in allerta....quei cavalieri....non avrebbero abbandonato le loro prede...
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Davanti a me apparve Elisabeth..ora avevo capito tutto. Ella mi pose un frutto, lei era il Bosco e conosceva i suoi segreti.."Grazie Elisabeth" dissi mentre mangiavo il frutto "ma dove sono andati quei cavalieri che ne pensate voi?? In che Terra possiamo trovarci, il mio maestro..." mi fermai un attimo e un velo di tristezza si impossessò di me.
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Le vidi mangiare il frutto....ma la sua mente era un mulinello di pensieri.....il suo cuore era tra le braccia della tristezza..." Quante domade Altea, avete ragione magia.....viaggi nel tempo....e il vostro maestro, il vostro maestro e' tenuto in vita sul letto del fiume le mie sorelle lo stanno proteggendo.....quando sara' necessario saranno loro a riportarlo tra noi, non temete per lui, per quanto riguarda i Cavalieri.....loro sono i protettori.......questo e' un mondo stupendo..ma come ogni cosa, c'e' il male e il bene......e loro possono essere entrambi le cose......noi dobbiamo cercare di stare lontano da loro sino a quando non riusciremo a capirare chi sta dalla nostra parte.......Questo era il mondo che voleva Isolde......e questo non devo dimenticarlo......"......Intanto sciolsi dall' incantesimo Daniel.....e siccome le sue orecchie riuscivano a sentire..speravo bene che avesse udito cio' che avevo detto.....
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Guardai Elisabeth e quel frutto..."perchè mi state facendo mangiare questo frutto?? è strano vero come posso fidarmi di voi...potrebbe pure essere avvelenato. Sapete, io non do nulla per scontato nella vita, prima di fare qualcosa...mi devo fidare di quella persona" la guardai sorridendo.
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" Altea....mangiate tranquilla quel frutto...vi dara' solo la forza necessaria per affrontare le prossime ore...se avessi voluto farvi del male, di occasioni non me ne sono mancate......non e' da me che dovrete difendervi....e ora vi prego....sgombrate la vostra mente dai cattivi pensieri......riposate...".....
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Tutto era accaduto in fretta.
Troppo in fretta forse. La magia utilizzata da Daniel, essendo lui un semplice apprendista e non ancora un mago vero, riuscì ad intontire uno solo di quei cavalieri. Dopo la mente del ragazzo volò via, immaginando di portare Elisabeth in braccio via da lì. Ma era solo illusione. In realtà Daniel, con quel suo incantesimo, aveva perso le forze e restò alla mercè di quei cavalieri. Solo Elisabeth era riuscita nel suo intento: era infatti svanita portandosi dietro Altea e Cavaliere25. I cavalieri presero Daniel, a terra senza forze, per percuoterlo a sangue. Lo picchiarono fino a quando la donna cavaliere non li fermò facendo loro un cenno. “Sciocco ragazzo…” disse lei fissando Daniel “… ora imparerai che in queste terre comandiamo noi…” fissò allora i suoi ed annuì. Due cavalieri presero Daniel ed un terzo gli mozzò la mano sinistra. Il giovane apprendista quasi perse i sensi per il dolore. “Legatelo a quell’albero.” Ordinò poi la donna cavaliere. I suoi obbedirono. “E gli altri che sono fuggiti?” Domandò uno dei cavalieri. “Hanno usato la magia… dobbiamo inseguirli?” “No…” rispose la donna “… abbiamo catturato questo sciocco ragazzo… non lo lasceranno nelle nostre mani… sono certa che torneranno indietro e patteggeranno la resa…” |
Mi guardai attorno, sussultai...vicino a me vi era il boscaiolo..ma Daniel, fui destata da delle grida di un ragazzo...che stava succedendo?? " Elisabeth...ma non vi siete accorta che Daniel non c'è..e queste urla?"
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Daniel.......la mia mente aveva creato solo una visione......avevo creato una situazione che esisteva solo per togliermi dal cuore la verita'........Daniel non mi aveva salvato.....non avevo paralizzato la sua corsa........avevo solo salvato Altea e il boscaiolo.............Mio Dio stavo impazzendo......guardavo il frutto mangiato da Aleta.....il boscaiolo ancora li' e le urla di mio figlio......non potevo cadere nella loro trappola ma non potevo neanche lasciare mio figlio nelle loro mani......" Dio mio Altea....ho perso gia' un figlio..e perdere Daniel sarebbe insopportabile........".....
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Elisabeth era in preda al dolore, la abbracciai..."Non temere Elisabeth, lasciamo qui il boscaiolo, andiamo a cercare Daniel, sono con voi anche a costo di rischiare la mia vita."
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