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Il sacco fu lanciato nelle putride acque del Lagno, causando un gran tonfo.
Un attimo dopo si stava già inabissando, trascinato sul fondo melmoso dalla pesante palla di ferro stretta ad un piede del condannato. Innumerevoli altri corpi erano stati lasciati in quell'abisso di oblio, rendendo quelle acque un vero e proprio Cimitero di anime senza nome e senza memoria. E tirare fuori da quel fondale qualcosa era praticamente impossibile. Ma la Fortuna, come accade a quegli eroi di Menandro e di Terenzio, così inimicati al genere umano e vittime di eventi ingiusti ed avversi, talvolta si rammenta di questi cercatori dell'impossibile, di questi eroi del nulla e decide di intervenire in loro aiuto. E così fu per il corpo della maschera di ferro. La corrente, infatti, era quella sera particolarmente ed insolitamente forte, tanto da rivoltare quel sacco e spingerlo nonostante il peso verso alcuni robusti arbusti caduti in acqua, facendo si che restasse impigliato in essi. Intanto, alla casa di Edwig, Tessa aveva parlato con sincerità a Pirros. “E sia...” disse l'uomo “... non voglio obbligarti a rinnegare i tuoi propositi, sebbene li trovo assurdi... fa dunque come credi... ma prima...” la fissò negli occhi e un attimo dopo la baciò “... ti aspetterò... fa presto...” Così, Tessa e Edwig, accompagnate da Mertin, raggiunsero il Lagno. Tutto era buio attorno a loro, ma la pallida Luna sulla brughiera illuminava quelle acque verdastre. E i tre si accorsero del sacco impigliato negli arbusti fra le acque. http://footage.framepool.com/shotimg...a-corrente.jpg |
Altea si avvicinò alla cripta e cominciò ad ascoltare quelle voci.
“Io sono il duca...” disse una di quelle voci “... io il vero e solo Arciduca di Capomazda... eppure sono costretto a nascondermi come uno spettro tra queste tombe...” “Portate pazienza, milord...” un'altra voce “... restare qui è saggio... ed è l'unica cosa da fare... fidatevi di noi... vi siamo fedeli...” |
Le voci si fecero sempre più nitide, il buio mi aiutava a non farmi notare e si udivano solo i versi degli animali notturni.
Erano degli uomini che parlavano tra loro..e udii la discussione, un uomo sembrava adirato. Ma quando capii quello che si dissero le mie ginocchia quasi cedettero...ma stavo sognando? Era la mia testa a pensare tutto questo? Presi coraggio e guardai oltre quella porta semichiusa col cuore in gola...sempre non fosse qualche folle pensasse di essere l' Arciduca, ma in cuor mio speravo fosse proprio lui. |
Il tocco lieve e caldo di Velven sul mio volto ebbe un effetto rinvigorente su di me, quel momento perfetto, pero`, fu spezzato da un gran vociare proveniente da fuori.
Velven si sporse dalla finestra per chiedere informazioni e un passante gli disse che il duca stava leggendo pubblicamente il suo testamento. Un attimo dopo, vidi un'espressione strana farsi strada sul volto dell'ufficiale. |
Gli sorrisi e presi il bicchiere che mi porgeva, la sera era giunta in punta di piedi, senza che me ne accorgessi.
Ma ormai non mi stupivo più di nulla. "Già, ma sono sicura che ne troverete una... O magari più di una..." Con un leggero sorriso divertito. Arrivò la servitrice ad avvisarci che la cena era pronta, ma prima che potessimo pensare a quello si udì un sibilo sinistro e terribile come un basso ululato mortale dalla brughiera. Restai immobile, circospetta e attenta, come un gatto che drizza le orecchie fiutando il pericolo. Cosa poteva essere stato? La servitrice sembrava spaventata a morte, dunque sapeva di che si trattava. Aneas invece sembrava più tranquillo, ma probabilmente celava bene la sua inquietudine. Che fosse quella, la Gioia di cui avevano tanta paura? |
Capii subito che quello incastrato fra gli arbusti era il corpo del prigioniero.
"Mertin, Edwig, aiutatemi a tirarlo sulla sponda, presto!" dissi sottovoce, nel timore che qualche carceriere fosse ancora nella zona. Protetti dal buio, in tre e dopo notevoli sforzi, riuscimmo a trascinare il corpo sulla sponda, al riparo della vegetazione. Edwig tirò fuori dalla scarsella un coltellaccio, con cui probabilmente tagliava le erbe nel bosco e presto, riuscimmo a liberare il prigioniero dal sacco di stoffa in cui era stato avvolto. "Mertin, corri come il vento e va' a prendere il tuo cavallo, presto!" ordinai al giovane. Tornò da lì a poco con un vecchio cavallo, portando con sè il fratello Gunvald. Entrambi i giovani erano fedeli servitori della Madre Superiora che, quando erano ancora ragazzini, aveva salvato la loro famiglia dalla fame e dalla miseria. I due giovani caricarono sul cavallo il corpo del prigioniero, che nel frattempo Edwig aveva corroborato con i suoi infusi prodigiosi, ma che versava ancora in stato di incoscienza. "Edwig, dove lo portiamo? Credi che il convento sia un luogo sicuro?" chiesi alla guaritrice. |
Avanzai di qualche passo, senza proferire parola; il silenzio, in quel momento e in quel luogo, mi parve il più saldo rifugio che uomo potesse desiderare.....Ci sarebbe stato tempo per le parole.....
Avanzai ancora, fino a trovarmi a distanza di sicurezza dalla figura seduta, e lì rimasi in attesa di una sua reazione. |
Quell'ululato.
Stridulo e grottesco, lungo ed avvilente. Echeggiava sulla brughiera come un lamento, un monito a chiunque volesse attraversarla. Come se quelle lande appartenessero per diritto al predatore ed alla sua preda. “Milord...” disse preoccupata la servitrice. “Hai chiuso i cancelli?” Chiese Aneas, con uno sguardo inquieto. “Si...” annuì la vecchia. “Anche quello del cortile?” “Ho dato ordine allo stalliere di chiuderli...” “Accertatene.” Ordinò l'uomo dagli occhi azzurri. “Poi accompagna la nostra ospite in una delle stanze. E fa che si chiuda dentro. A chiave.” Guardò per un istante la ragazza di Miral. “Domani la riaccompagneremo ovunque vorrà.” La vecchia servitrice con un cenno chiese alla giovane di seguirla. Aneas invece restò a fissare il buio della sera da una finestra. |
Gwen e Rida erano poco distanti dalla finestra in cui si era affacciato Velven, per capire cosa animasse in quel modo la gente in strada.
“Ebbene...” disse l'ufficiale al passante “... cosa ha rivelato la lettura pubblica del testamento di Sua Signoria?” “Egli ha designato come suo erede il governo di una città straniera chiamata Maruania.” Spiegò il passante. “Ora ci penseranno bene prima di ucciderlo o scacciarlo.” “Maruania...” ripetè pensieroso Velven mentre richiudeva la finestra. “Cosa succede, messere?” Chiese Rida. “Non lo so ancora...” con tono inquieto Velven "... Maruania... che posto sarà mai?" |
Altea si sporse un po' in avanti per cercare di vedere l'aspetto di coloro che parlavano, ma l'interno di quella cripta era abbastanza vasto da impedire alla dama di Bastian di poter ben vedere la scena che in essa stava avvenendo.
Intravide però delle ombre, grazie alla lampada che illuminava quel luogo. Erano due uomini che parlavano in piedi. “Chissà” disse uno dei due “cosa sta accadendo a Capomazda ora... chissà quali piani sta attuando quel cane di Cimmiero per consolidare il potere che per diritto di sangue spetta a me...” “Calmatevi, milord.” L'altro. “Dobbiamo solo pazientare. Il vescovo non riconoscerà mai le pretese di Cimmiero.” |
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