Gwen seguì le note di Bach, suonate in maniera superba, ritrovandosi a salire una vecchia scala in legno e pietra, cigolante e scricchiolante.
Raggiunse un lungo corridoio, dal fondo del quale giungeva la musica.
Quando arrivò davanti ad una porta chiusa, dietro cui c'era il misterioso suonatore di organo, sentì il cellulare vibrare.
Era un messaggio di Elv e così diceva:

"Dimmi che stanotte faremo di nuovo l'Amore..."

Raggiunsi una scala, il cui cigolio creava uno strano contrappunto con la musica.
Disturbante, ma non del tutto fastidioso.
La scala mi diede accesso ad un lungo corridoio e quando arrivai ad una porta chiusa, oltre la quale le note erano più udibili, il mio cellulare vibrò per un messaggio.
Lessi che era di Elv e sorrisi divertita scuotendo la testa.
Decisi di rispondergli prima di entrare, per non farlo aspettare.

'Aspettavi giusto il momento in cui fossi arrivata al lavoro, per farti sentire? Ma in effetti, potrei pure meritare una ricompensa, a fine giornata...'

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Gwen inviò il messaggio ad Elv ed entrò nella stanza.
C'era l'organo e qualcuno lo stva suonando, dando le spalle alla porta.
Aveva lunghi capelli scuri, spalle larghe e indossava una camicia bianchissima, con stretti pantaloni di pelle nera.
In quell'istante il cellulare di Gwen vibrò per un nuovo messaggio.

Entrai in punta di piedi, mentre l'uomo che suonava l'organo continuava imperterrito, senza fermarsi.
Sembrava una persona decisamente curiosa, questo era certo.
Stavo per parlare, quando arrivò un altro messaggio.
Scossi appena la testa e mi voltai per rispondere.

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Gwen guardò il display del suo cellulare e lesse questo messaggio da un numero sconosciuto:

"Perchè non fai anche a me quello che hai fatto all'investigatore, piccola mia? Il mio è più grosso, sai?"

Sentii le mani sudare, mentre rimanevo pietrificata e senza parole.
Mi ero aspettata il tipico messaggio goliardico di Elv, ma non era successo.
Era, piuttosto, qualcosa che mi terrorizzava, lanciandomi brividi gelidi lungo la schiena e fitte allo stomaco.
Non capivo davvero chi fosse a prendersi gioco di me in questo modo, ma avevo davvero paura.
Molta.

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Quel messaggio erano le parole che il bambino aveva rivolto a Gwen.
"Salve." Disse ad un tratto l'uomo all'organo, smettendo di suonare, ma senza voltarsi. "Immagino lei sia l'inviata dal centro robotico, giusto?" Con un accento straniero, di cadenza slava.

Sobbalzai vistosamente, ché quasi il telefono non cadde a terra, quando parlò.
Il suo accento era straniero, dell'Est Europa forse, ma ero ancora troppo sconvolta per capire bene.
"Sì... Sono Gwen Ygraal, del centro Aesthetica..." dissi solo, cercando di tenere la voce ferma.

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Il viso diventò più rosso "Vi giuro, ho visto una donna vestita di nero e un lupo nero e si è fatto accarezzare, sembra ogni cosa faccia sia la mia mente ad inventarmelo, pure...pure quel giorno nella vostra camera" sospirai "Perchè volete affittare questo palazzo?" osservandolo seria e sembra imbronciata.

Continuai a guidare attraversando la città, il cielo stava imbrunendo mentre un filo di aria fresca passava dai finestrini abbassati.
Una volta giunta davanti a casa di Save, parcheggiai l’auto e scesi.
Camminai calma, i tacchi a risuonare sull’asfalto, e poi bussai alla porta.
Ero molto curiosa di sapere cosa mi avrebbe riservato quella serata.


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