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In lontananza, mentre risalivo il promontorio, iniziarono a delinearsi le prime sagome del palazzo ove era possibile distinguere due figure aventi corporatura robusta.
Appena giunsi all'apice entrambe le guardie mi vennero innanzi ed una di essa chiese la motivazione della mia visita, rispondendo senza indugio: "Sono stato mandato presso il palazzo del governatore dal mio capitano di vascello, Sir Sniker. Mi ha indicato di venir a prender servigio in codesta area. Qui, ho la mia lettera di presentazione. E' possibile conferire con il vostro superiore?" |
Dopo una mezzora di viaggio in carrozza giungemno in una insenatura che si era trasformata col tempo in un lago. Li, aveva casa il Comandante.
scesi dalla carrozza e con Fhael ed un servitore mi diressi, tremante e incerta, verso il portone della villa. |
Le chiacchiere dei miei genitori erano contradditorie...non dovevo sposarmi ma poi parlavamo di conoscenze della alta società.
Poi quel servo e il biglietto...e la voce guizzante di mio padre nel leggerlo. Mi sentii tremare le gambe, mia madre era raggiante di felicità e con uno sguardo osservai Odette silenziosamente. "La cosa non mi piace affatto" affermai "avete visto? Iniziamo già con le passeggiate..da soli..e voi mi lascereste andare a camminare sola con un uomo appena conosciuto?"..stavo tirando fuori tutte le scuse, certo se il Governatore era un bell' uomo e intelligente la cosa sarebbe stata gradita. Mi rendevo conto, comunque, che non potevo negargli questo, avrei prima di tutto recato una offesa a una importante Autorità..e soprattutto messo nei guai mio padre. "D'accordo, ma lo faccio solo per voi padre...e mi auguro sarà la prima e ultima passeggiata...al chiaro di Luna col Governatore". Entrai in camera, guardai i vestiti...forse era colpa di quel vestito, era troppo ecclatante e cosi scelsi quello giallo, sempre elegante ma meno appariscente. Le due ore non passavano mai....ma ad un tratto vidi la carrozza sotto la locanda, mi feci accompagnare da Odette, il viaggio fu silenzioso, come sempre. Scendemmo dalla carrozza e aspettai qualcuno venisse a riceverci. |
Non riuscii a fermarla.
La rincorsi, sussultando, e giunsi alla finestra dove stava urlando. L'abbracciai dolcemente e tentai di coprirla con la coperta che si era portata dietro nell'alzarsi. "Stai tranquilla, sei al sicuro qui... Nessuno spettro verrà a prenderti" É dai vivi che dovresti guardarti, considerando gli individui che popolano questa nave... Evitai, tuttavia, di esternare questi pensieri a quella ragazza, già abbastanza spaventata. La sentii tremare, la tenni stretta. Non ero abituata a quel genere di storie. Per me le storie di fantasmi non erano altro che vecchi racconti per spaventare i bambini la notte di Ognissanti. Eppure cosa poteva aver visto per essere così terrorizzata? Forse aveva ragione Boyuke, era semplicemente pazza. Eppure nei suoi occhi spenti non c'era il lampo del folle, bensì dolore e terrore. Esitai per un po', poi ripresi coraggio e chiesi, quasi in un sussurro : "Che ne è stato del tuo Jean? Perché credi che gli spettri ti stiano cercando?" Mi morsi le labbra per non nominare il tesoro. Ma poi, vedendo che il tempo passava, chiusi gli occhi e continuai, quasi con rassegnazione : " che cosa stavate cercando? Quale tesoro vale un prezzo così alto?" Perdonami ragazza senza nome, so che sarà difficile ricordare, ma aiutami, fa che io possa salvarti dal Gufo Nero... Cercai di trasmettere questi pensieri alle mie braccia che l!avvolgevano delicatamente. |
Moriremo tutti se andiamo avanti cosi sono gia due morti su questa nave e il capitano neanche gli interessa continuai a dire ma che cuore di pietra che a neanche un gesto di tristezza solo freddezza e cattiveria a nei suoi occhi nei nostri confronti dissi ad alta voce a me non mi interessa se mi punisce ma cosi non si può piu andare avanti
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Sollevai gli occhi e fissai Jamiel per un momento, quasi sorpresa dalle sue parole...
contenta, aveva detto... contenta... era una cosa che non avevo affatto preso in considerazione, quella: la mia contentezza, il fatto che si supponeva dovessi essere felice riguardo all’attenzione di Musan per me... sì, si supponeva... e allora perché non lo ero? La strada che scendeva, irregolare e tortuosa, verso il mare era sconnessa e battuta, quel giorno, da un impetuoso vento. Io camminavo spedita, quasi saltando da un ciottolo all’altro... raggiunta la spiaggia, poi, mi fermai un istante e mi guardai intorno, stringendomi nello spesso ma corto mantello che il vento stava tentando di portarmi via dalle spalle. La spiaggia era ampia ed il mare lontano, il sole pallido si rifletteva sulla sabbia tra il grigio e l’ocra colpendo i miei occhi di mille e più bagliori... e così mi occorse qualche momento per distinguere quella figura, in piedi, che mi dava le spalle. La sua camicia candida sventolava, gonfiandoglisi sulle spalle, gli stivali affondavano appena nella sabbia, il cappello era stretto nella mano, abbandonata lungo il fianco... Lo raggiunsi quasi di corsa... ero sorpresa per quel biglietto che mi aveva mandato, la richiesta di vederci subito e proprio su quella spiaggia, proprio in quel giorno così freddo ed inclemente... una strana preoccupazione mi invase il cuore, mentre correvo verso di lui... ed iniziai a tremare, non più solo per il freddo... “Eccomi...” dissi, quando fu a portata di voce “Sono qui!” Lui si voltò, allora, ed io sorrisi nell’incontrare di nuovo i suoi occhi... sorrisi solo per un attimo, poi il mio sguardo cadde di nuovo su quel cappello stretto nella sua mano, la giacca accuratamente adagiata sull’altro braccio, gli stivali alti e lucidi... ebbi un tuffo al cuore... “Cosa significa?” domandai senza preamboli. “Parto!” rispose “Una chiamata improvvisa, ordini superiori... c’è una nave in partenza, occorre un ufficiale... parto tra un’ora!” Per qualche attimo rimasi immobile... come pietrificata da quella notizia improvvisa, fredda, ineluttabile... “Ma...” iniziai poi a dire, alzando di nuovo gli occhi nei suoi con la voce che tremava forte e l’aria di chi sta disperatamente cercando un appiglio da qualche parte “Ma... voglio dire... non sarà un viaggio lungo, vero? Non dovrai stare via per molto... tornerai presto... non è vero?” Lui chinò appena la testa... “Non lo so!” disse... poi prese fiato e, con un vago sorriso, tornò a guardarmi “Coraggio... non prendermi in giro, ora! Sono certo che non sentirai affatto la mia mancanza quando non ci sarò... forse non ne avrai neanche il tempo... con tutti i tuoi impegni, la bella vita che fai a casa di tuo nonno... e... chissà... forse, se mai un giorno tornerò, ti troverò anche felicemente convolata a giuste nozze...” Rise a quelle parole, quasi fosse qualche cosa di molto divertente. Io lo osservai per qualche attimo, incredula... mi sentii sciocca a quelle parole, mi sentii ferita... e quasi mi vergognai di quel dolore profondo che mi stava lacerando l’anima... E così, perché non lo vedesse, gli voltai le spalle. “Non c’è alcun bisogno di prendermi in giro...” sbottai, la voce cupa e ruvida, interrompendo la sua risata “Giacché, credo, tu lo abbia già fatto abbastanza! Vattene, se vuoi... e lasciami in pace!” “Non ti ho mai presa in giro...” mormorò dopo qualche istante. “Vattene!” “Talia...” “Si, che lo hai fatto...” urlai, voltandomi a guardarlo con gli occhi lucidi “Lo hai fatto ogni volta che mi hai fatto una promessa, ogni volta che mi parlavi al chiaro di luna... sapevi che niente di quello che hai detto sarebbe durato, ma mi hai fatto credere il contrario... e io ti odio, ti odio per questo! Ed ora vattene!” Esitò solo per un attimo... poi si infilò la giacca, si rimise il cappello, si voltò e si allontanò. Aveva fatto solo qualche passo quando si fermò di nuovo... “Non erano bugie!” disse senza voltarsi “Niente di ciò che ho detto lo era... mai! E tu lo sai! Tutto era vero... lo è ancora!” “E allora guardami...” mormorai “Guardami e dimmi che tornerai, dimmi che desideri soltanto questo. Dimmelo ed io ti crederò!” Lentamente tornò indietro e prese il mio volto tra le mani... “Lo sai... lo sai che non c’è nessun altro posto dove voglia stare... lo sai che non c’è niente al mondo che io desideri più di questo, di tornare qui... e posso giurartelo, posso giurartelo su quanto ho di più sacro!” “Non devi giurare, ti credo...” mormorai, chiudendo gli occhi ed abbandonando la fronte contro il suo petto “Ti credo!” Battei appena le palpebre e quel ricordo scivolò via, dolce e languido come era giunto. La felicità, ripetei tra me e me, la contentezza... quella era stata la vera, sottile felicità... così intensa, vera, potente... molto, molto al di sopra di qualsiasi sciocco pugnale Musan potesse donarmi, al di sopra di qualsiasi sua intenzioni di ‘scegliermi’... ‘scegliermi’, pensai... quasi fossi solo un oggetto... Ripensai agli occhi dello spagnolo, allora, a quel lampo gelido che avevo scorto in fondo a quegli occhi, ripensai alla sensazione di disagio e quasi di oppressione che avevo provato stando con lui in giardino... Nascondeva qualcosa Musan, ne ero certa... nascondeva un lato oscuro... ed io non potei fare altro, per il momento, se non sentirmi sollevata che fosse molto lontano da lì. I miei occhi scrutarono Jamiel ancora per qualche momento... mi fissava a sua volta e nel suo sguardo potevo scorgere un moto di preoccupazione... ma era solo un bambino, Jamiel, ed io non volevo che stesse in pena per me... così gli sorrisi. E fu proprio in quel momento che quelle grida ci raggiunsero e mi indussero a correre in casa, dove arrivai appena in tempo per vedere mio padre gridare contro il nonno e Passapour... Citazione:
Sospirai. “Nonno...” dissi, facendomi appena avanti “Nonno... ti prego... voi non lo sapete, ma questi sono momenti difficili per mio padre... è molto agitato e sotto pressione... è teso...” Esitai... “Non dite così, Passapour, per favore... posso provare a parlargli io di questo, se volete...” |
Scena VI: Ammutinati
“Prospero: <<E della nave del re, e dei marinai, e degli altri vascelli della flotta, che cosa hai fatto?>>” (William Shakespeare, La Tempesta) La massa sterminata e bianchissima di nuvole, che si rifletteva luminosissima ed imponente sul dorato riverbero del mare, era simile a monti lontani, grandiosi e innevati, che si stagliavano lungo l'orizzonte sconfinato, dando quasi l'idea che terre sconosciute e vergini da ogni rotta emergessero oltre quei confini. La Santa Rita solcava sicura e magnifica quel mare calmo, di un blu profondo, squarciandone le acque con il suo scafo e lasciando una scia spumosa alle sue spalle. Le vele e la bandiera inglese erano al vento e sembravano quasi animarsi tra il rumore delle onde che cullavano la nave nel suo viaggio. Ma quelle quiete, reale o falsa che fosse, venne all'improvviso rotta da alcune voci. “Fermatelo” disse Fidan agli altri dell'equipaggio “o si farà del male!” Un marinaio, infatti, delirava, correndo e gridando per il ponte. Alla fine, lo stesso Fidan ed Emas riuscirono a bloccarlo. “Dacci una mano anche tu, Cavaliere25!” Fece Emas al suo giovane compagno. “E' come impazzito e solo a stento noi due riusciamo a tenerlo fermo!” “Il mare...” farfugliava il marinaio delirante “... è infinito... quanta acqua... voglio tornare a casa... dalla mia donna... quella donna!” Urlò di colpo per il delirio. “Quella donna non sa che sono qui!” Poi cominciò a piangere. “Ma non è colpa sua... il mare è senza fine... e la carne... ora è come carbone e brucia... mi consuma... voglio tornare a casa...” “Su, sta calmo, amico...” tentando di tranquillizzarlo Fidan. “Cosa succede?” Avvicinandosi Guisgard. “Questo pazzo” rispose Emas, indicando il marinaio “in preda alla sete ha bevuto acqua di mare.” “Ne siete certi?” Chiese il tenente. “Si, signor Guisgard.” Annuì Fidan. “L'abbiamo visto noi stessi... ha bevuto l'acqua salmastra penetrata nella stiva...” “Beh, bisognerà allora legarlo” fece Guisgard “o finirà per farsi male. Ammesso che sopravviva.” “Sopravvivere?” Ripeté Emas. “Impossibile. A meno che non gli diamo un po' d'acqua dolce. Solo così possiamo lavargli gli intestini.” “Impossibile, Emas.” Scuotendo il capo il tenente. “Sai meglio di me che ci sono ordini precisi.” “La mia casa...” nel delirio quel marinaio “... voglio solo... la mia casa... qui c'è troppo mare... e l'acqua brucia... mi brucerà l'anima ed andrò all'Inferno... io credo all'Inferno... sono un buon Cristiano io...” “Su, calmati, amico...” mormorò Emas. Guisgard restò a fissare quel poveretto che rischiava di impazzire definitivamente e forse morire sotto i suoi occhi. “E tre, signor Guisgard?” Avvicinandosi all'improvviso Rynos. “E togliti di mezzo!” Spingendolo via il tenente, per poi scendere sottocoperta. “Complimenti!” Esclamò Emas, fissando con rabbia Rynos. “Tu hai il raro dono di sbagliarti su tutto!” “Lascialo stare...” disse Fidan ad Emas “... almeno con le sue parole ci ha dato una speranza...” In quel momento, però, Guisgard tornò sul ponte. Aveva con sé il ramaiolo. Si avvicinò al barile con l'acqua e lo riempì. Ma proprio in quell'istante arrivò il capitano Sumond. “Signor Guisgard...” fece il capitano “... potrei avere una spiegazione?” Guisgard rigettò l'acqua nel barile e si avvicinò a Sumond. “Quel marinaio, signore...” spiegò “... ha bevuto acqua di mare... volevo così dargli un po' d'acqua dolce, altrimenti potrebbe morire.” “Voi non darete l'acqua a nessuno senza mio ordine.” Fissandolo Sumond. “E ora riportate sottocoperta quel ramaiolo.” E si allontanò di qualche passo. Guisgard restò qualche istante in silenzio, con una strana espressione sul viso, inquieta ed impenetrabile. Prese allora il ramaiolo, ma invece di portarlo sottocoperta, come ordinato dal comandante, lo immerse nel barile d'acqua e diede poi da bere al povero marinaio. E Sumond, davanti a quell'inaspettata scena, preso da un impeto di rabbia, si avvicinò a Guisgard, che era chino a far bere quel marinaio e con un calcio fece volare via il ramaiolo. A quel punto, con gesto improvviso, Guisgard si alzò di scatto e colpì il capitano, facendolo cadere a terra. “Lurido, sporco bastardo!” Con rabbia il tenente. “Non osate mai più toccarmi!” Sumond, allora, dopo un attimo di smarrimento, rise e si rialzò. http://2.bp.blogspot.com/-JjPKX4nhTm...eLaughton2.png |
La guardia lesse la lettera di presentazione mostrata da Parsifal e poi pregò il giovane ufficiale di seguirlo.
Entrarono nel palazzo, fino a raggiungere una sala ben arredata, con cimeli e trofei riguardanti la marina militare. Nella sala vi era un altro ufficiale. “Signore...” disse entrando il militare “... è appena giunto un nuovo ufficiale col compito di prendere servizio qui e mettersi ai vostri ordini.” Mostrando poi la lettera di presentazione all'ufficiale. “Puoi andare.” Fece l'ufficiale e il militare uscì. “Venite pure avanti...” rivolgendosi poi a Parsifal “... e così voi siete il nuovo ufficiale di vascello... io sono l'ammiraglio Guidaux e voi da oggi prenderete servizio nella mia flotta qui a Las Baias.” |
Il servitore condusse così Fhael e Cheyenne nella villa, fino ad una vasta sala, arredata con mobili d'ebano alla moda orientale, tavolini intarsiati con gusto esotico e diversi dipinti alle pareti, raffiguranti scene di caccia alle balene, traversate nei mari del Sud, scenari tropicali e battaglie navali.
Ovunque vi erano poi porcellane del Giappone, ceramiche smaltate con motivi a carattere blu, candelabri d'oro, manufatti del posto e vari oggetti di chiara origine europea. Da una grande vetrata era possibile guardare il lago nella sua interezza e godere della bellissima vista offerta da quello scenario. “Il Comandante” disse il servitore ai due visitatori “verrà tra breve.” Ed uscì. Ad un tratto, però, Gon sgattaiolò dalle braccia di Cheyenne e si mise a saltellare per tutta la sala. |
La carrozza condusse Altea di nuovo al palazzo del governatore.
Qui subito un servo giunse a ricevere la ragazza, per poi accompagnarla all'interno della reggia. Altea attese circa un quarto d'ora, per poi vedere il governatore entrare nella sala. “Mia cara.” Disse sorridente l'uomo nel vederla. “Ma che splendore. Quest'abito vi dona ancor più del precedente. Ma prego, accomodatevi.” Suonò una piccola campana ottonata e subito un servo di colore portò un vassoio con due calici. “Assaggiate questo elisir, mia cara...” porgendo alla ragazza uno dei due calici “... non si trova in Europa, essendo prodotto dagli indigeni... pare sia fatto con frutta essiccata e poi aromatizzata con delle spezie sconosciute nel Vecchio Mondo... spero vi piaccia.” Poi, finito di bere, si alzò e prese da una credenza un piccolo scrigno. Lo aprì e mostrò alla ragazza il contenuto. All'interno vi erano pietre preziose di tutti i tipi. “Un dono per la vostra bellezza, mia cara...” disse il governatore ad Altea “... scegliete quella che preferita.” |
Alla fine Clio riuscì a tranquillizzare quella ragazza.
Pian piano adagiò il capo sulla sua spalla e chiuse gli occhi. Il suo respiro era ora regolare. “Jean...” disse a Clio “... siamo fuggiti insieme... i miei genitori ostacolavano il nostro amare e siamo fuggiti... ci siamo imbarcati su un battello di un contrabbandiere per farci condurre lontano, in un porto dove salpano navi per la Giamaica ed essere finalmente felici laggiù... ma prima di sbarcarci a destinazione, il capitano doveva passare per un'isoletta e raccogliere due dei suoi uomini... ma giunti sull'isola, trovammo solo morte... i due contrabbandieri avevano aperto il fuoco contro una pattuglia di soldati giunti a cercarli ed erano rimasti uccisi... trovammo così le loro due tombe... a seppellirli era stato un frate... viveva da tempo su quell'isola tutto solo... forse era anche un po' matto... ci raccontò allora di essere naufragato sull'isola anni prima, mentre era imbarcato con alcuni marinai che cercavano un tesoro... il capitano lo fece ubriacare ed il frate raccontò tutto... raccontò dell'Isola Perduta e del Tesoro in essa custodita... quel raccontò stregò sia il capitano che Jean... e vollero partire per cercarlo...” In quel momento arrivò Boyuke. “Allora?” Fissando Clio. “Come procede qui? Si è calmata? Oppure devo portarla dal capitano?” |
Talia era rimasta ferma sulla soglia e non solo Philip, ma anche Passapour e il vecchio Arkwin non si erano accorti subito di lei.
Arkwin bisbigliò qualcosa al suo fedele e quello annuì. “Si, avete ragione...” disse “... dobbiamo capire cosa sta per accadere a Balunga e verificare le informazioni che ci sono giunte...” Talia era riuscita ad ascoltare, pur senza essere inizialmente vista, la strana conversazione tra suo nonno e Passapour. Poi, alle parole della ragazza, il vecchio annuì, accennando un sorriso. “Si, avete ragione, signorina...” sorridendo anche Passapour a Talia “... è stato un attimo di tensione, ma siamo felici di essere tornati qui con voi.” Annuì nuovamente. “Beh, ora è meglio che vada, però... domattina partirò presto... devo recarmi poco lontano, a salutare dei vecchi amici. Ma so che vostro nonno, con voi, sarà in ottime mani.” Salutò allora Talia e preso in braccio il vecchio marinaio si ritirarono per la notte. Il mattino giunse presto e Passapour, come da lui stesso annunciato, partì. Verso Mezzogiorno anche Philip e sua moglie lasciarono la villa, per un pranzo d'affari presso un altro membro della Compagnia. Talia restò così ad accudire suo nonno. Il tempo trascorse piacevole fra i due e Talia, com'era suo solito fare in Olanda, lesse poesie e racconti al vecchio Arkwin. E nel tardo meriggio, finalmente, Philip e sua moglie ritornarono. Ma i loro volti erano tesi e scuri. Maria appariva addirittura sconvolta. “Padre...” avvicinandosi Philip ad Arkwin “... è accaduta una cosa terribile, che forse avrà conseguenza drammatiche su queste terre... a Balunga il Viceré e la sua corte sono stati trucidati... i colpevoli sono tutt'ora ignoti, anche se si crede sia stata una banda di indigeni datisi alla macchia...” scosse il capo “... fatto sta che questo annullerà tutto ciò che di buono è stato fatto per la civile convivenza tra il nostro governo e quello spagnolo...” E a quelle parole del figlio, il vecchio Arkwin mutò espressione e qualcosa di inquieto si accese nei suoi occhi. E quell'espressione inquieta di suo nonno non sfuggì a Talia. http://madeinatlantis.com/keira_knig.../262bbcec0.jpg |
La scena a teatro, poteva muoversi con estrema lentezza sino a diventare una furia irragionevole......i due uomini ritornarono prima del previsto e nonostante lo stupore, furono abbastanza lesti da estrarre le loro pistole, rimasi con alcuni pezzi di carta strappati da un moto di collera, che non provavo piu'.......ero tesa e il respiro sembrava essersi fermato in gola, sangue sangue ovunque, odore di polvere da sparo e di morte....non mi era mai capitato prima e non mi era mai capitato di dover decidere qual'era la mia posizione.......l'uomo aveva la pistola in mano e Storm era sotto tiro......e io, cosa dovevo fare ?......scegliere...cos'era il male e cos'era il bene in poco tempo, attimi eppure dovetti fare una scelta.......accanto a me c'era la sagoma in argilla della testa di un uomo e facendo finta di pormi alle spalle del bravo uomo per essere protetta........presi la scultura e gliela ruppi in testa...lo vidi svenire o morire, non lo sapevo.......guardai Storm..." Forse ora sono in balia del peggiore degli assassini....o forse no....ma vi ho salvato la vita e dovete aiutarmi a ritrovare Ingrid.....in questi guai mi ci avete messa voi...".....
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Con un leggero inchino salutai il Governatore..iniziammo a conversare, o meglio iniziai ad ascoltare le sue conversazioni noiose guardandomi il vestito giallo pensando che avevo fallito tutto..poi quello scrigno aperto davanti a me e il suo sorriso..vero o falso? Voleva forse comprarmi con gioielli e vestiti come tutte le dame che frequentava? Presi i gioielli e li osservai ad uno ad uno, erano di fattura perfetta...ecco una ametista, una acquamarina, un topazio, una ambra, un rubino, uno smeraldo e molti molti ancora..rimanevo in silenzio e lo fissavo quando all'improvviso gli chiesi.."Come mai volete farmi dono di uno di questi splendidi gioielli Governatore? Non mi conoscete nemmeno...e come mai mi avete invitata qui..da sola?"
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Corsi ad aiutare gli altri a tenere fermo il marinaio delirante dissi èrendete una corda e legatelo prima che si faccia male non slegatelo finche non gli passa il delirio presto non abbiamo tutto il tempo per tenerlo immobile e aspettai che si calmasse vidi la scena tra i due e dissi hei state calmi che vi prende chiesi ad alta voce qui mi sembra che stiamo andando fuori di testa tutti quant cerchiamo di non scaldarci troppo il viaggio è ancora lungo cerchiamo di arrivare a destinazione tutti interi e in vita e restai fermo a guardare
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Fummo condotti all' interno di una vasta sala, e nell' attesa dell' arrivo del Comandante, mi misi a osservare le decorazione e i preziosi oggetti che riempivano l' ambiente.
Persa nel guardare il lusso dell' abitazione, non riuscii a fermare Gon che iniziò a saltellare sul pavimento. La scimmietta si mise a giocherellare con un prezioso vaso antico e fu per un soffio che riuscii a prenderglielo dalle zampe prima che lo facesse cadere. "Sei proprio una pestifera Gon, a volte riesci a farmi pentire di averti portata con me." le dissi con tono severo. Gon si sedette intimorita vicino alle mie gambe, le accarezzai la testa e la presi in braccio. "Scusa piccolina, non devo sfogarmi con te ma sono molto nervosa per l' incontro che mi aspetta". Rimasi seduta, tamburellando con un piede sul pavimento, trepidante per l' attesa. |
Osservai fredda Boyuke che era appena entrato, ovviamente interrompendo il racconto della ragazza nel momento meno opportuno.
"Si sta riprendendo, il capitano dovrà aspettare, per ora ha bisogno di qualcuno che si prenda cura di lei, e che riesca a capire che cosa le è successo. Dite pure al capitano che non è affatto pazza. Ha solo avuto una sorte avversa." La tenevo stretta, facendo scudo col mio corpo in modo che Boyuke non la spaventasse. "Ah, quasi dimenticavo, se volete gentilmente ricordare al vostro uomo di portarci ciò che gli ho chiesto, si rimetterà molto più facilmente." Detto ciò, smisi di prestargli attenzione, cercando di fargli capire che non avrebbe parlato in sua presenza. Voltai così le spalle al tagliagole e dissi dolcemente alla ragazza: " spesso lo spirito degli uomini è troppo sensibile al denaro, sono disposti a rischiare tutto per un bottino. Siete riusciti a trovare il tesoro di cui parlava almeno? O tutto questo scompiglio non è valso a nulla?" Mi chiesi se Boyuke avesse sentito quelle parole, ma poco importava : almeno avrebbe capito che c'era davvero di mezzo un tesoro. |
La giornata con il nonno passò serena.
Passapour era uscito presto ed anche i miei genitori avevano lasciato la villa nella tarda mattinata, io avevo chiesto al padre di Jamiel di aiutarmi così io ed il nonno eravamo potuti scendere in giardino dove ci eravamo seduti al sole e là avevo passato la giornata leggendo per Arkwin. Al nonno era sempre piaciuto ascoltarmi leggere, fin da quando ero piccola... in Olanda avevo sempre letto per lui ogni genere di cosa, talvolta erano poesie, altre volte racconti, anche se ciò che preferivo era leggergli le lettere che il nonno aveva scritto a sua moglie duranti i suoi lunghi viaggi per mare e che lei aveva conservato. La nonna era morta molti anni prima, tanti che io non la ricordavo che a fatica, ma leggere quelle lettere mi aiutava ad immaginarla e ad immaginare ciò che doveva aver provato nel riceverle... Quel giorno, tuttavia, al pallio sole invernale di Las Baias, lessi per il nonno principalmente delle poesie. Eravamo ancora là, seduti in giardino, quando i miei genitori tornarono... Citazione:
il Viceré... com’era possibile? Eravamo stati là soltanto il giorno prima... come era possibile che fosse accaduto quello scempio? Era orribile! Fissai mio padre per qualche momento... era sbigottita... eppure ciò che disse parve alle mie orecchie, per qualche ragione, strano... una banda di indigeni, aveva detto... ma come poteva una semplice banda di indigeni riuscire a penetrare nel palazzo del Viceré, eludere la sorveglianza e giungere a trucidare un’intera corte per poi sparire nel nulla? I miei occhi si spostarono sul nonno, dunque... quasi automaticamente... quasi cercassero in lui la loro stessa sorpresa, la loro stessa incredulità... ed invece, sorprendentemente, non fu questo che vi trovai. No, non lessi né sorpresa né incredulità negli occhi del nonno... vi lessi piuttosto preoccupazione, rabbia, una viva inquietudine... Lo osservai per qualche attimo... tentando di capire... e fu in quel momento che mi tornarono alla mente le poche parole che avevo casualmente colto tra il nonno e Passapour la sera precedente... ricordavo di aver sentito accennare a Balunga, a delle informazioni e al doverle verificare... Rimasi sovrappensiero per qualche istante... poi tornai a guardare Philip... “Ma è orribile, padre!” mormorai “Terribile! E, diteci, vi prego... non ci sono sopravvissuti? Nessuno che possa dirci che cosa è accaduto?” |
“Nessun sopravvissuto.” Disse Philip a Talia. “Sono stati sterminati tutti. Del resto gli indigeni non avevano certo bisogno di risparmiare qualcuno, visto che sono entrati nel palazzo quasi sicuramente per rubare. Anche se poi non hanno preso nulla. Ma questo si deve al pronto ritorno di Musan con i suoi uomini. Erano usciti per un giro d'ispezione in zona, forse allarmati già da qualche sospetto. E' stato infatti lo spagnolo a scoprire il massacro. Una tragedia...”
Arkwin ascoltava quelle parole con un'espressione indefinita, come se una marea di pensieri attraversasse la sua mente. I suoi occhi erano come trafitti da un bagliore enigmatico, sfuggente, che sembrava dire tutto, o niente. “Speriamo che i colpevoli” aggiunse Philip “siano presto assicurati alla giustizia.” Chiamò allora il padre di Jamiel e chiese di condurre in casa il vecchio Arkwin. Talia, nel frattempo, aveva udito il racconto della morte del Vicerè e percepiva l'angoscia dei suoi genitori e l'inquietudine di suo nonno. Era ferma, nel bel mezzo del giardino, con ancora il libro di poesie in mano. E proprio in quel momento dalle pagine cadde qualcosa. Un biglietto che nessuno vide. Nessuno tranne lei. Era piegato più volte e recava sul bordo una massima di Mecenate: “Vi sono uomini capaci di amare come nessun altro, il cui amore non può essere scalfito né dal tempo, né dalla morte.” Con accanto poi una dedica: “E quegli stessi uomini sanno anche sentire tristezza e malinconia come nessun altro, quando chi amano è lontana... e la tua bellezza mi sembra un miraggio in queste lunghe notti sul mare sterminato..." |
Davanti a quel gesto improvviso ed audace di Elisabeth, Storm restò per un momento stupito.
Ma fu solo un momento. Raggiunse il corpo di Brizzon e prese la sua pistola. “E' ancora vivo...” disse chinandosi su di lui “... questo gran bastardo è ancora vivo...” si alzò e si tenne il braccio sanguinante “... ma è comunque riuscito a farmi un bel regalino...” fissando la sua ferita. Guardò poi Odeys che giaceva poco distante. “Per Odeys invece non c'è più nulla da fare.” Scuotendo il capo. “Come per quell'altro cane.” Voltandosi poi verso il cadavere di Yllio. “Immagino debba ringraziarvi.” Guardando poi Elisabeth e sorridendo. “E per la seconda volta. Devo dire che non mi era mai capitato di essere salvato da una donna. Mai, prima di conoscere voi... perchè l'avete fatto? In quell'albergo eravate praticamente costretta a farlo, ma qui? Forse devo pensare di aver fatto colpo su di voi?” Rise. “Ora però smettete di star lì ferma, a tremare e venite a darmi una mano...” indicò il corpo di Brizzon “... dobbiamo immobilizzarlo, oppure ce lo ritroveremo addosso appena ripresi i sensi...” fissò l'uomo a terra “... certo, potrei accopparlo in questo stesso momento, ma non uccido gente inerme... non sono un assassino...” e guardò Elisabeth con uno sguardo fiero. http://2.bp.blogspot.com/_4iB9RenE0X...17-15%255D.JPG |
Fissai mio padre per un tempo indefinito quando ebbe finito di spiegarci ciò che era accaduto, rabbrividendo dalla testa ai piedi alle sue parole e non riuscendo affatto a trattenere quel tremito di orrore che mi attraversò tutta la schiena.
Ma a colpirmi più di tutto fu la rivelazione della scoperta... Musan, di ritorno da un giro di ispezione con i suoi uomini, aveva trovato i corpi... Mi morsi il labbro inferiore, riflettendo... C’era qualche cosa che stonava in quel quadro, lo sentivo... qualche cosa che mi pareva non tornare... Ma prima che potessi fare altre domande, mio padre chiese che mio nonno fosse riportato in casa, giacché l’aria lì nel giardino si stava raffrescando troppo... incrociai gli occhi di Arkwin solo per un attimo... anche lui era inquieto come me, lo vedevo... Sospirai, dunque, e mi apprestai a seguire gli altri in casa, quando notai qualche cosa che scivolava giù dalle pagine del libro che tenevo tra le mani... incuriosita, mi chinai e lo raccolsi... Era un foglio di carta spessa e lucida di ricca fattura, piegata su se stessa diverse volte... i miei occhi lessero le parole scritte sul margine, e subito trasalii... i polsi mi tremarono forte al ricordo del momento, anni prima, in cui avevo nascosto quel biglietto in quel libro... una vampata di calore mi salì al viso, rendendolo probabilmente più rosso del dovuto... Inspirai profondamente, chiudendo gli occhi, e strinsi quel biglietto nel palmo della mano... e rividi tutto, rividi lui. |
Quel biglietto riportò Talia indietro nel tempo.
In una mattinata trascorsa tra scaramucce e incomprensioni, forse solo frutto della voglia di stare insieme. E poi al pomeriggio, quando solo poche parole bastarono a rasserenare ogni cosa. Il ricordo allora le parlò del mattino successivo, quando, appena sveglia, tra i fiori del suo balcone trovò quel biglietto. E nel biglietto lesse quei versi, racchiusi tutti in due sole parole. La parola “T'amo” che dava il titolo a quei pensieri e ne segnava la chiusura. E “bellezza”, a cui quella composizione era dedicata. La sua bellezza. Quei versi non erano stati scritti da un poeta. E nemmeno da un marinaio, da un cavaliere o da un pirata. Ma da un innamorato che forse racchiudeva tutte quelle cose in lui, perchè un innamorato può essere molte cose. E allora lei ripensò alle sue parole della sera prima. “E cosa chiede un innamorato alla sua amata?” Disse fissandola lui. “Una sola cosa... essere creduto da lei... e in cambio di questo prezioso dono, un innamorato offre in pegno il mondo intero. E se il mondo intero non dovesse essere abbastanza bello per farla sognare, allora lui ne descriverà un altro... un altro abbastanza magico. E spetterà poi al suo amore far divenire vero quel mondo, quanto può esserlo quello reale che ci circonda. Tutto, affinché quei sogni si realizzino.” Sussurrò infine con dolcezza. http://1.bp.blogspot.com/_zLEDkZ2IEm...d%2520pic2.jpg “Analopel!” Chiamò all'improvviso Jamiel, destandola da quel ricordo. “E' tornato il signor Passapour!” Il fedele servitore di Arkwin era infatti appena tornato alla villa. “Salute a voi, signorina.” Sorridendo a Talia. “Eh, che viaggio stancante, ma finalmente di nuovo a casa! Vostro nonno immagino sia rientrato. Mi accompagnereste da lui?” |
Fhael osservò quella scena divertito.
“In effetti” disse sorridendo a Cheyenne “quella scimmietta è tutt'altro che docile.” Ma proprio in quel momento una porta si aprì ed una figura entrò nella stanza. Era un uomo anziano, alto e con una solenne postura. I capelli erano corti e bianchissimi, così come i baffi, curati ed eleganti. Si sedette su un grosso seggio e fece cenno a Fhael di avvicinarsi. “Vi attendevo giorni fa.” Disse al portoghese. “Perdonatemi, signore, ma la ricerca non è stata affatto facile.” “Venite avanti, insieme alla ragazza.” Fhael allora prese per mano Cheyenne e si avvicinarono all'uomo seduto. Questi osservò con attenzione la ragazza, per poi fissare i suoi occhi in quelli di lei. “Conosce la nostra lingua?” Chiese a Fhael. “Potete chiederlo voi stesso a lei, signore.” Sorridendo il portoghese. |
A quelle parole di Altea il governatore sorrise.
“Oh, mia cara, lo trovo del tutto normale.” Disse. “Queste pietre non brillano di luce propria, ma hanno bisogno della vostra bellezza per risplendere. Non siete d'accordo? Eh, voi siete come la Luna ed io sono il vostro Sole.” Rise. “Su, scegliete la pietra che più vi piace. Altrimenti mi offenderò. Eh, sapete, il mio amico, l'ammiraglio Guidaux, mi ha fatto notare che voi e la vostra famiglia siete ancora alloggiati in quell'albergo. Ed io non posso permetterlo. Per questo, se ciò vi aggrada, ho disposto per voi e per i vostri cari una nuova sistemazione...” indicò alla ragazza di avvicinarsi con lui ad una delle finestre e guardare in basso “... vedete quella villa, giù sul promontorio? Per un fortunato caso è libera da inquilini ed io vorrei offrirla a voi e ai vostri familiari come nuova e più degna sistemazione.” Prese allora una chiave da una tasca e la pose nelle mani di Altea. “Potete prenderne possesso anche adesso, mia cara. Ovviamente non prima di aver scelto la vostra pietra preferita da quello scrigno.” |
L' uomo mi fisso intensamente, mi parve che il suo sgardo scrutasse la mia anima che un tempo interminabile.
Chiese a Fhael se sapessi la sua lingua e ritenni opportuno rispondergli direttamente. " Si signore, capisco perfettamente la vostra lingua e la parlo discretamente, sebbene io abbia un accento nordico." |
A quelle parole, Boyuke ebbe un sussulto.
“Un momento...” disse “... ho capito bene? State parlando di un tesoro? Quale tesoro? E come fai a dire che non è pazza?” Chiese a Clio, per poi avvicinarsi di qualche passo alle due. “Che storie racconta? Sono credibili? Non può essere il delirio dovuto alla febbre? E se avesse bevuto acqua di mare?” Fece un altro passo per avvicinarsi ancora, ma la ragazza si strinse ancor più a Clio e riprese a tremare. Il pirata allora si allontanò. “Per me è solo una povera pazza” mormorò con disprezzo “e stiamo perdendo solo tempo con lei.” Fissò Clio. “Bada che il capitano non attenderà molto prima di darla in premio alla sua ciurma, se davvero si dimostrerà solo una demente.” E uscì dalla cabina. Poco dopo entrò un uomo, portando con sé le cose che Clio aveva chiesto. Gettò uno sguardo sulle due ragazze, per poi uscire e andare via. |
Rabbrivvidii.. i suoi discorsi volevano mettermi in trappola, avevo capito ciò che voleva il Governatore,. pensai rigirando quella chiave in mano.
Ad un tratto sicura di me gliela porsi.."Vi ringrazio però sapete mio padre ha abbastanza denaro per acquistare quella bella dimora la quale mi affascina molto, parlatene con lui, cercavamo proprio casa" notai il volto stupito dell'uomo..Con una scusa mi allontanai dallo scrigno.."Dovete scusarmi..un improvviso mal di testa..forse e' meglio ritorni a casa"..e finsi di perdere i sensi, cosi potevo sviare alla scelta del gioiello e alla passeggiata. |
C'era una piccola stanza che sino a qualche momento fa sembrava quella di un pittore o di un folle scultore.....e ora era solo una stanza con due cadaveri e una persona ancora svenuta, fogli per terra, sculture rotte vista la colluttazione, ma la scultura sotto il tavolo era perfetta......." Sinceramente uno strano istinto mi ha convinta a stare dalla vostra parte, e non e' nessun tipo di attrazione, mi avete minacciata e' vero...ma lo avete fatto perchè eravate braccato, loro hanno rapito Ingrid per trovare voi, se fossero state delle brave persone come dicevano, non c'era bisogno di rapirla.....questa e' la differenza, voi non siete un assassino, spero in cuor mio siate sincero.....e adesso sistemiamo l'unica persona che puo' darci problemi.......una cosa sola aiutatemi a mettere da parte quel volto di donna, forse era molto caro ad Odeys ....ed morto per voi..,..."......cercai qualcosa da legare e trovai un cordone in seta, forse molto tempo fa era servito per tenere una tenda pregiata..." Questo potrebbe servirci....facciamo in fretta "
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Quel ricordo tornò a sfiorarmi la mente... dolce, felice... per un momento. Poi lentamente scivolò via, mentre ancora stringevo quel foglietto tra le mani, e, come sempre più spesso accadeva da quando ero stata costretta a lasciare l’Olanda, un vago senso di vuoto e di tristezza mi invase il cuore...
Citazione:
“Grazie, Jamiel!” sorrisi al bambino, facendo un gesto con la mano per congedarlo. Osservai per un momento il ragazzino allontanarsi, poi sollevai gli occhi su Passapour... “Buonasera a voi...” dissi, senza che tuttavia neanche l’ombra di un sorriso sfiorasse le mie labbra e, anzi, scrutandolo con attenzione “Si, il nonno è rientrato proprio poco fa... iniziava ad essere freddo, qui!” Lo osservai ancora per un attimo, in silenzio... “E voi?” dissi poi, quasi con noncuranza, facendogli segno di seguirmi in casa “Avete fatto un viaggio stancante... ho visto che siete partito di buon’ora questa mattina... e che, per giunta, vi siete fatto sellare il cavallo più veloce della scuderia di mio padre... si più arrivare lontano con quel cavallo in un solo giorno... dove avete detto che siete andato?” domandai all’improvviso, voltandomi a guardarlo. Eravamo giunti di fronte alla porta chiusa della stanza del nonno... io fissai Passapour negli occhi per qualche momento, ma lo conoscevo da abbastanza tempo da sapere che non gli avrei estorto la pur minima informazione senza il benestare del suo capitano, così come ero certa che lui ed il nonno non erano venuti a stare da noi per puro piacere personale... I miei occhi e quelli di Passapour si studiarono per qualche momento... infine io, senza distogliere i miei, afferrai la maniglia della porta e la spinsi... “Dopo di voi...” dissi, sempre scrutandolo, invitandolo a precedermi nella stanza. Quando fu entrato, poi, lo seguii all’interno e richiusi la porta... le parole che avevo colto la sera precedente tra i due mi stavano ancora vorticando in mente... quelle parole, lo sguardo del nonno quando aveva appreso di Balunga, la sua preoccupazione e la rabbia malcelata... quei due sapevano qualcosa, ne ero certa... Entrai, dunque, richiusi la porta e mi voltai ad osservare il nonno e Passapour, in silenzio all’altro lato della stanza, mentre intorno a noi il buio della sera si infittiva rapidamente. |
Guisgard e Sumond erano faccia a faccia.
Il tenente con lo sguardo cupo, inquieto e l'espressione di chi aveva una tormenta nel cuore e nell'animo. Il capitano, invece, con quel suo ghigno sadico e soddisfatto stampato sul volto. E forse quella fu la prima volta che l'equipaggio vide ridere il proprio comandante. “Grazie...” disse Sumond a Guisgard “... grazie... pensavo ormai di non riuscire più a togliervi quella patina di superbia che vi portate addosso... quel disprezzo, quell'indifferenza verso tutto ciò che non è come voi, nobile e di alto lignaggio...” rise “... e invece mi avete aiutato voi a farlo... si, grazie...” si voltò poi verso l'equipaggio “... siete stati tutti testimoni del tradimento del signor Guisgard verso un suo superiore! Signor Great...” rivolgendosi all'altro ufficiale “... mettete ai ferri il signor Guisgard. Resterà in isolamento fino a quando non sarà giudicato e condannato da una Corte Marziale. In Giamaica o in qualche altro porto inglese delle Antille, mi auguro.” Great allora si avvicinò a Guisgard per condurlo in isolamento. Il tenente fece qualche passo verso l'ufficiale, col capo chino, ma poi, improvvisamente, lo colpì con un pugno facendolo cadere a terra. Si lanciò allora verso il nostromo e con una rapida mossa lo immobilizzò, per poi prendergli la spada dal cinturone. Corse così verso il capitano Sumond e gli puntò al petto l'arma. “Equipaggio!” Gridò Guisgard. “Assumo il comando della nave!” |
Vidi lo spettacolo tra i due e restai immobile e dentro di me dissi era ora che Guisgard prendesse una iniziativa mi voltai verso l'equipaggio e dissi ora possiamo bere senza paura e mangiare rischiuando di essere frustati o legati al albero maestro forza chi a sete vada a bere e mentre dissi questo mi voltai verso il capitano e gli dissi se le cercata signore a trovato qualcuno piu duro di lei e rimasi immobile a fissarlo
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Altea, fingendo quel mancamento, si accasciò su uno dei divani e subito il governatore le si avvicinò preoccupato.
“Oh, diamine...” disse “... cosa avete? Lady Altea? Mi sentite?” Suonò allora un campanellino e subito giunse un servo. “Presto, i sali!” Ordinò. Un attimo dopo, il servo tornò con i sali, che subito il governatore avvicinò al volto della giovane per farle riprendere conoscenza. |
Ovviamente potevo sentire tutto.ma avrei preferito rimanere così per sempre.
Feci finta di riprendermi poco a poco.."Che e ' successo? Oh Governatore deve essere stata questa giornata estenuante forse sarebbe meglio tornassi a casa" dissi con un quasi leggero sorriso di vittoria. |
“Oh, mi spiace...” disse il governatore ad Altea “... ma forse avete ragione... naturalmente vi accompagnerò io stesso a casa vostra.” Chiamò allora i servi e fece preparare la sua carrozza.
Così, Altea fu scortata al suo albergo dall'uomo più potente delle Flegee. Giunti alla Rosa dei Venti, il cocchiere aiutò la ragazza a rientrare nel suo alloggio, mentre Fletcher scese subito in strada a salutare e a ringraziare il governatore. Restarono così a discutere per un po', mentre Altea, salita in camera, fu subito accudita da Odette e da sua madre. Poco dopo Fletcher salì anche lui. “Come sta Altea?” Chiese ad Odette. “Sta meglio, signore.” “Bene, perchè ci sono straordinarie notizie!” Esclamò. “Ho parlato con sua eccellenza e mi ha promesso di inviare un maestro per gli studi di nostra figlia. Inoltre si è preoccupato di offrirci una nuova sistemazione. Una magnifica villa poco distante dal suo palazzo.” “Ma è meraviglioso!” Entusiasta sua moglie. |
L'uomo, allora, fissò Cheyenne con ancora più attenzione.
“Bene, allora ci intenderemo.” Disse. “Del resto conversare è uno dei pochi piaceri che mi sono rimasti, visto che quello sciocco del mio medico, il dottor Biscioth, ha pensato bene di negarmi anche il mio amato Porto.” Suonò un campanello e giunse un servitore. “Servi del Porto al signor Fhael e del tè alla ragazza.” Ordinò. Si accorse allora della scimmietta accanto a Cheyenne. “Gli animali e le donne” mormorò “hanno sempre avuto una forte affinità.” Fhael annuì e sorrise. “Ma visto che conosci bene la nostra lingua” rivolgendosi l'uomo di nuovo alla ragazza “penso sia il caso di cominciare subito con le presentazioni... io sono il colonnello Martin Rogerio De Gomera... e tu invece, ragazza dall'accento nordico?” |
Così, Elisabeth e Storm legarono con cura Brizzon che ancora giaceva senza conoscenza.
Lo sistemarono poi in un vestibolo laterale, preoccupandosi di stringergli ben bene un bavaglio attorno alla bocca. “Ecco fatto...” disse Storm “... almeno per un po' non ci darà noie... ma dobbiamo lasciare questa casa e prima che qualcuno scopra i cadaveri...” si portò d'istinto la mano sulla ferita che continuava a sanguinare “... ora però devo sistemare questa ferita... mi sento il braccio intorpidito e sarà meglio non perdere altro sangue...” fissò Elisabeth “... beh, non voglio mettere a rischio ciò che avete fatto oggi, salvandomi la vita... dunque mi aiuterete a medicare il mio braccio...” si sedette su una sedia ed indicò un baule alla donna “... lì dentro, Odeys teneva bende e qualche bottiglia di liquore... prendetele e aiutatemi a lavare e poi a bendare questa ferita...” |
Ascoltai sgomenta le parole di mio padre..."Vi avevo chiesto personalmente un maestro. e sapevo già della dimora " continuai ribattendo fingendo una aria sognante "Chissà.. forse il Governatore mi presenterà un bel ufficiale.. della sua eccelsa flotta..li trovo cosi affascinanti " e guardai Odette cercando un supporto..sospettavo un interesse del Governatore nei miei confronti.
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“Non essere sciocca ora.” Disse Fletcher ad Altea. “Una ragazza della tua posizione sociale non può certo mettersi a guardare ufficiali e marinai.”
“Tuo padre dice bene.” Intervenne Odette. “Bene, direi allora di preparare i nostri bagagli e raggiungere subito la villa offertaci da sua eccellenza.” Così, preparato ogni cosa, Fletcher scese al pian terreno e pregò il proprietario dell'albergo di procurare una carrozza. Poco dopo partirono e dopo circa mezz'ora giunsero alla villa che il governatore aveva assegnato loro. “Salute a voi, signori.” Andando loro incontro un servitore di colore. “Il mio nome è Hitiky e sono al vostro servizio. Prego, vi mostrerò la vostra nuova dimora.” |
“Sono stato a trovare vecchi amici.” Disse Passapour a Talia, senza tradire la minima incertezza. “Si, è vero, quel cavallo è una bestia favolosa. Uno dei miei amici è un ottimo intenditore e ho scelto quel sauro proprio per mostrarglielo.” Sorrise e seguì la ragazza fino alla stanza del vecchio Arkwin.
E questi, nel veder ritornare il suo fedele servitore, fu subito scosso da un moto di inquietudine, come se attendesse chissà quali notizie. “Salute a voi, capitano.” Mostrando Passapour un lieve inchino al nonno della ragazza. “Tornare a casa e ritrovare la calda sicurezza del focolare domestico non possiede prezzo” voltandosi poi verso Talia “ma essere accolto da un angelo come voi, beh, rende il tutto ancora più bello. Ora però temo sia tardi, signorina e forse sarà il caso di andare a dormire. Anche vostro nonno mi sembra un tantino stanco.” Arkwin seguiva con lo sguardo il suo fedele compagno. “Vi auguro una serena notte, signorina.” Aggiunse Passapour. Talia comprese che quello era un chiaro invito a lasciarli soli. “Prego, capitano...” disse poi al vecchio Arkwin “... è l'ora del vostro salasso. Venite, l'acqua calda sarà già pronta. Poi finalmente potremo riposarci.” Prese allora il vecchio capitano in braccio e lo condusse in una stanza adiacente, adibita proprio per le cure del vecchio Arkwin. “Sono stato a Balunga...” fece Passapour appena rimasti soli “... un massacro. Naturalmente la storia degli indigeni è una bufala. Chi ha massacrato il Viceré e la sua corte è senza dubbio un esperto. Tutto è avvenuto in tempi brevissimi. Probabilmente il Viceré non ha neanche avuto il tempo di alzarsi dal letto, ma quasi sicuramente ha visto in viso i suoi assassini. Devo dirvi che sono molto preoccupato... chiunque sia stato è molto in gamba... e gente così in gamba mi preoccupa sempre averla come nemico...” Il vecchio Arkwin mormorò qualcosa e Passapour annuì. “Si, avete ragione...” fece il fedele “... da domani cercherò informazioni su questa storia... meglio dormire ora.” La notte trascorse così rapida, fino al mattino successivo, quando il Sole tornò ad illuminare la villa. E come sempre, tutta la famiglia si riunì in giardino per la colazione. Naturalmente anche Arkwin e Passapour si unirono a Talia e ai suoi genitori. “Cosa avete stamani, Passapour?” Chiese Philip. “Vi vedo inquieto.” “Che sciocco...” mormorò il fedele di Arkwin “... credo di aver perduto la mia stringa decorata... quella che mi guadagnai a Gibilterra...” “Meglio così, allora...” disse Philip continuando a sorseggiare il suo tè “... detesto vedervi indossare i vostri cimeli di guerra.” |
Guisgard fissava Sumond con uno sguardo di ghiaccio, puntandogli contro la spada.
“Signor Great...” disse Guisgard all'altro ufficiale, senza però alzare mai lo sguardo da Sumond “... datemi le chiavi dell'armeria!” “Voi non gli date proprio niente!” Urlò Sumond a Great. “Andate giù e armate la guardia di bordo!” A quell'ordine del capitano, Great fece per andare sottocoperta, ma Guisgard lo fermò. “Non muovetevi, Great!” Ferendo ad una gamba Sumond, che subito portò una mano sulla ferita. “Avete finito di comandare su questa nave, Sumond!” Gridò il tenente. “Voglio le chiavi dell'armeria, Great!” “Eseguite i miei ordini, Great!” Disse Sumond, quasi incurante di Guisgard e dell'arma che gli puntava contro. Allora il tenente ferì nuovamente il capitano, stavolta ad un braccio. “Un altro ordine, Sumond ed io vi farò saltare la testa!” Minacciò Guisgard. “Per Giove lo giuro!” “No, signore...” intervenne Great “... non fatelo...” e gli lanciò le chiavi. Guisgard le prese al volo. “Rynos!” Chiamò poi il tenente. “Vai a prendere le armi e distribuiscile poi a tutti quelli che sono noi!” Lanciando le chiavi al marinaio. “Si, signore!” Annuì Rynos, per poi correre sottocoperta. “E' sciocco istigare all'ammutinamento...” disse Sumond a Guisgard “... non potete vincere e voi lo sapete.” In quel momento uno degli ufficiali corse giù per dare l'allarme. “Fermalo, Emas!” Gridò Guisgard. Emas allora lo rincorse. “Allarme!” Gridò l'ufficiale. “Presto, bloccate l'armeria! Vogliono prendere la nave! C'è un ammutinamento!” Ma Emas lo assalì e subito scoppiò uno scontro tra marinai fedeli al capitano e quelli pronti ad ammutinarsi. Rynos fu raggiunto nell'armeria da un marinaio deciso a bloccarlo, ma con un pugno lo spinse fuori. Ovunque sottocoperta c'erano scontri. Sul ponte, intanto, si attendeva l'esito di quegli scontri. “Il vostro tentativo è fallito...” mormorò Sumond. “E' da vedersi...” fissandolo Guisgard “... voi comunque avete finito di nuocere.” Ad un tratto Rynos risalì sul ponte, con in mano diverse armi. “Signor Guisgard!” Gridò. “Siamo tutti armati!” “Bene.” Annuì Guisgard. “Distribuite le armi a tutti coloro che sono con noi.” “Avanti, chi sta dalla nostra parte?” Chiese Rynos agli uomini dell'equipaggio, mentre gli ammutinati circondarono Sumond. http://img1.douban.com/view/note/lar...33620004-3.jpg |
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