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Uno scricchiolio...tremendo fece tremare lo scafo del carrozzone.......si aprino varie falle e l'acqua incomincio' a salire......" Altea...la stiva si sta riempendo di acqua......ascoltatemi il carrozzone sta andando a fondo, aiutatemi a tirare su Daniel e saliamo sul ponte........."......cosi' fu'......riuscii a salire sul ponte...il carrozzone si stava inclinando ..........e' ora di metterti all'opera Elisabeth.......Daniel aveva un braccio sulla mia spalla e l'altro su Altea....." Eppure amica mia......adesso faremo un salto.....avete visto giusto..la riva e' la nostra salvezza....".....schioccai le dita.....la verga prese vita nella mia mano e volammo...sulla riva.....del Fiume.........giusto in tempo per vedere il carrozzone andare a fondo....." Il vostro maestro e' vivo Altea..."........
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In pochi istanti sembrò l’Apocalisse.
Il Carrozzone si rovesciò ed imbarcò tanta di quell’acqua da non riuscire più a stare a galla. Daniel con un potente e difficile incantesimo aveva tentato di chiudere la falla, ma altre si erano aperte nello scafo. E l’acqua del Calars era davvero calda in quel punto, tanto da rovinare gran parte delle assi che fissavano lo scafo. Molti però preferirono gettarsi in acqua. Poco dopo, ciò che restava del Carrozzone si frantumò. Cavaliere25 riuscì a raggiungere le pareti rocciose, ma non vi era una riva e si ritrovò ben presto in balia di quella corrente. Finì per bere tantissima acqua, fino a perdere i sensi. Anche Elisabeth, che aveva con sé Altea e Daniel, non riuscì a trovare un posto a cui aggrapparsi, data la presenze di quelle rocce che di fatto impedivano ad una riva di formarsi. Ad un tratto la donna vide alcune assi galleggiare e ormai stremata, con Altea e Daniel, si posò su quelle. Goz, intanto, lasciò perdere il timone e corse nella sala dove si trovavano i due cigni. Li prese con sé e si tuffò in acqua. Molti trovarono riparo sulle assi galleggianti del Carrozzone e come tanti naufraghi restarono in balia della corrente del Calars. “Ci siete tutti?” Gridò Goz, aggrappato ad una tavola di legno e tenendo con sé i cigni. “Rispondete all’appello! Rispondete!” |
Acqua, acqua dappertutto...."Elisabeth..ve lo avevo detto era pericoloso". Subito ella mi zittì, e come mi disse presi Daniel, corremmo per le scale che ci avrebbero portato sul ponte, non sentivo il peso di quel ragazzo...ad un tratto un gesto innavvertito di Elisabeth, la sua verga...ci portò in salvo...ma ancora non del tutto, mi aggrappai a una grossa asse e li osservai il Carrozzone affondare senza nessuna speranza.
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io ero svenuto e nella mia mente galleggiavo e continuavo a essere in balia delle acque che mi portavano chissà dove forse lontano da quelle persone che mi erano amiche e che non avrei piu visto
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Vidi quel ragazzo...quello che conobbi sul ponte ed era insieme a dei chierici lentamente affondare nell'acqua "salvatelo" gridai "il boscaiolo sta annegando, pensate solo a salvare voi stessi?". Mi tuffai nell'acqua, di nuovo quel calore, il caldo del Calars, ad un tratto vidi una luce come se mi guidasse e trovai il ragazzo che stava scendendo, lo afferrai e riaffiorai nell'acqua...il fiume Calars...sa essere benevolo e malevolo, con chi lo merita.
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"Heyto..." ripetei, sdraiata sul prato. "Il cielo... è diventato di un bel colore ametista... sì, come le ametiste colorate..." Risi. "Che lingua strana è la vostra... suoni che costruiscono parole, che intrecciano significati e intenzioni! Heyto... cielo... ametista... padrone..."
Mi rigirai a pancia in giù e appoggiai il mento sulle mani. "Sarete felici quando avrete dato un nome a tutte le cose che esistono al mondo? Chissà..." Mi attorcigliai una ciocca di capelli intorno al dito e la srotolai lentamente. "Sono curiosa di conoscerlo... questo padrone... e di capire perchè lo ami tanto. Ci sono tante cose che voglio imparare..." Un suono cupo e prolungato mi fece rizzare a sedere. Non assomigliava a niente che avessi udito prima. Sentii dei rumori provenire dal palazzo e cercai di indovinare cosa avesse potuto risvegliare la quiete di quello strano luogo. La veste che ancora mi avvolgeva, del colore del tramonto e leggera quanto una nube, si gonfiò nella brezza serale. Quel soffio, come una promessa di libertà, mi scompigliò i capelli e mi fece sorridere. |
Chantal si accasciò, vinta dal dolore, dalla paura e dalla fatica.
Il fuggitivo, infatti, portò Chantal in casa, lasciandola davanti al camino acceso. Chantal era stata portata in casa dal suo stesso aggressore su ordine di Vayvent,il ferito. Priva di sensi,la fanciulla fu accomodata di fianco al fuoco acceso,adagiata sulla nuda pietra del pavimento. La governante cercò di cambiarle la veste con cura e premura,prelevando un abito dal baule pronto per il viaggio. L'amorevole donna,con grazia e delicatezza,le tolse la camicia lacerata di dosso,e la rivestì,ma poi, in apprensione perchè la ragazza non accennava a riprendersi,si agitò,cominciò a darle dei piccoli colpi sulle guance ed a scuoterla sollevandola per le spalle e poi ancora a tenerle il capo eretto stringendolo nelle sue mani. La donna,in preda al panico,prese a pronunciare il nome di Chantal ripetutamente,urlando mentre continuava a scuoterla,la stringeva forte al suo petto e piangeva,piangeva e continuava ad invocarla per nome. Ad un tratto la ragazza inspirò,inspirò così profondamente che la governante si rincuorò e pianse nel vederla finalmente riprendersi. Aperrti gli occhi tutto le vorticava intorno,tutto le appariva contornato da un alone vermiglio,e la figura di Moonty,stagliata poco ditstante dalle due donne,causò a Chantal un acceso dolore in petto,tanto che la ragazza gridò così forte da riuscire ad accogliere tutti le grida soffocate mentre l'uomo cercava di abusare di lei. Prese a respirare affannosamente,stringendosi in lacrimanti singhiozzi al petto della governante e in preda alla disperazione esprimeva pensieri incomprensibili alla donna.Tra le lacrime e i singhiozzi,infatti,le mancava il fiato all'evocare quella scena che le aveva attraversato la mente e che le toglieva la ragione.Non distingueva,infatti,tra il vero e l'incubo,non scindeva più quei momenti di concitazione dalle immagini che si animavano nei i suoi pensieri. La governante non comprendeva le confuse parole della ragazza che ora si tormentava costringendosi il petto con le mani mentre si affannava a ripetere:"Gli hanno spaccato il cuore...lo hanno ucciso come una fiera..Sangue,sangue.. solo sangue..le mie mani corrotte del suo sangue.."Diceva queste parole soffocando tra i singhiozzi. La governante era spaventata,stentava a seguirla in quel suo convulso e disperato discorrere in preda all'irrequietezza ed alla paura,cercò di trattenere la ragazza stringendole i polsi,allora vide sul palmo della mano di Chantal delle escoriazioni dalle quali grondava sangue,ma nonostante ciò non la seguiva,non capiva di cosa parlasse la ragazza,la credeva interdetta a causa del terrore che aveva vissuto,pensò solo che quell'uomo brutale l'avesse sconvolta. In realtà la ragazza s'era ferita nel tentativo di sradicare un tralcio d'edera dal tronco dove era stata scagliata durante l'aggressione. Chantal guardò le sue mani,poi se le portò alla testa per stringersi le tempie che le pulsavano irrefrenabilmente,il volto tutto bagnato di lacrime,i capelli appiccicati al viso ,sconvolti e umidii,e gli occhi rossi e sgranati palesavano il terrore da cui era posseduta. Ad un tratto la ragazza,con impeto,spinse indietro la governante,allontanandola da sè e svincolandosi dai suoi tentativi di abbracciarla,si sollevò in piedi,trasse quanta più aria possibile nei suoi polmoni,ma si reggeva appena sulle gambe che erano rigide come rigido era tutto il suo corpo,la voce,invece,le tremava.Ma nonostante ciò,guardò entrambi gli uomini,quello alla porta e quello accasciatosi a terra,incapace di realizzare che quest'ultimo fosse privo di cocienza,e con tutta l'aria che aveva nei polmoni gridò:"Lasciate la mia casa!..Lasciate..Lasciatela..."E scoppiò in un ininterrotto pianto che le rubò tutte le forze fino a farle perdere l'equilibrio,incapace di sorreggersi oltre. Un momento di follia sembrò attraversare realmente i pensieri della ragazza tanto che,incapace di rialzarsi,tremando e con le poche forze rimaste,si voltò verso il fuoco alle sue spalle,prelevò un tizzone ardente e puntandolo verso Monty ,tra singhiozzi e sussulti,riuscì a dire:"Lasciate ora questa casa...o io ..."Ma non concluse,non trovò la forza di portare a termine il suo pensiero. I suoi occhi erano fermi e spalancati nel vuoto,poi si portarono sul fuggiasco ferito,mentre il fiato le mancava e il braccio teso che reggeva il fusto ardente aveva preso a tremarle. La governante si spaventò,cercò di toglierle quel pezzo di legno infiammato dalle mani,ma Chantal lo stringeva con forza,pur tremando,la sua mano era così rigida,cos' stretta che la governante non riuscì a strapparglielo. Poi,ad un tratto,Chantal si capacitò e prese coscienza che l'uomo di nome Vayvent si era di nuovo abbandonato al dolore pe la ferita,ed era privo di sensi. L’essersi alzato e l’aver colpito poi Monty, gli aveva riaperto la ferita. ..e cadde a terra privo di conoscenza. La governante allora,in preda alla disperazione,disse alla ragazza che Vayvent era in pericolo di vita, la sua ferita si era riaperta e l'unica cosa da fare per tutti loro era confidare nel Cielo. Chantal,a quelle parole, lasciò cadere il tizzone,vinta da un tumulto di sensazioni che la sfiancavano,e la sua mano andava perdendo le forze un po' alla volta, si coprì gli occhi allagati di lacrime,poi si strinse le mani al petto tenendole congiunte serratamente,colta di nuovo da un profondo senso di pietà per quell'uomo moribondo e inerme, chiese alla governante:"Abbiate cura di lui,ve ne prego.." Infine anch'ella si accasciò nuovamente sulle ginocchia stremata,protendendo le braccia verso la governante per ricercare il suo abbraccio. |
Daniel......svegliati ti prego..lo afferrai di peso e misi parte del suo corpo su un'asse...lo tenevo ben saldo....senza sensi sarebba annegato...Altea cosrse in aiuto al Boscaliolo.....lo aveva trovato , con la verga feci in modo di aiutarla con le correnti...in mod che avrebbe potuto lasciarsi andare e poter trasportare il corpo del ragazzo vicino a noi.....ci radunammo, ci ritrovammo insieme mentre la voce di Goz .....chiamava tutti i superstiti......" Goz, non siamo tutti forse qualcuno e' svenuto e la corrente lo sta portando lontano...dobbiamo superare le colonne o non torveremo nessuna spona ad accoglierci..il problema e' che le acque si faranno piu' calde.....e le correnti saranno piu' forti se state vicini potro' aiutarvi a superare tutto questo..per il resto.....che Dio ci assista.....".....asciugai il volto di Daniel e lacrime amare comparvero tra i miei occhi.......Gran Dama dei laghi, una tua figlia e' qui in balia degli eventi.....so che oltrepassare le colonne sara' profanare il mondo della natura...ma aiutami almeno a mettere in salvo questa gente......La magia e' la cosa che ogni uomo desidera conoscere....il potere, ma quello che non sa e' che anche quel mondo ha delle regole e le regole devono sempre essere rispettate.......
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Non mi sareì mai aspettato tanta fiducia ripostami dal monaco, quando mi affidò il libro nelle mani venni attraversato da brividi di timore. Cercaì con lo sguardo il maestro Redentos ed un crocifisso, sarebbe stata una dura prova......quel libro non doveva condurmi verso la perdizione spirituale
Mi chinaì verso il monaco e dissi: "Padre, concedetemi la vostra benedizione". D'altro canto il Maestro Redentos mi sorprese per le splendide parole spese in mio favore: "Non la deluderò, maestro" dissi sorridendo. Il mio destino stava cambiando, codesto libro è un passo verso il cammino e preparazione del mio posto nel rango dei cavalieri. Era giunto il momento di riprendere la marcia. |
Riuscii ad aprire gli occhi e vidi me adagiato su una tavola.. Elisabeth era in difficoltà.. La mia vita in confronto alla sua? Niente.. Urlai con la mente verso tutti..
"SALVATI! Addio!" Detto questo con le poche forze rimaste mi lasciai cadere in acqua... Mentre scendevo giù negli abissi più profondi iniziò a passarmi davanti tutta la mia vita.. L'infanzia con Il Supremo Mago.. E anche L'adolescenza trascorsa in un orribile villaggio pieno di pregiudizi.. La morte di mio fratello.. E poi quel Giorno.. Il giorno in cui conobbi La Strega.. Lì la mia vita sarebbe cambiata per sempre.. Non avevo avuto una gran bella vita.. Però almeno prima di morire avevo conosciuto mia madre e saputo di mio padre.. |
Daniel riprese coscienza improvvisamente........ma la mia felicita' fu talmente breve che alle sue parole.....rimasi allibita...Salvarmi ?...ma io non stavo rischiando nulla......lo vidi scivoolare in acqua come un peso morto.....voleva andare giu'.....lsciai andare la tavola......e seguii il corpo di mio figlio..sino al fondo del fiume..li' l'acqua era calda e piu' densa....mille occhi ci osservavo .......Guardai Daniel adagiarsi....sul fondale..sembrava dormire...ma ero sua madre e se potevoleggere nel cuore degli uomini potevo benissimo leggere nel suo......mi avvinai a lui e mi inginocchiai vicino al suo corpo......gli accarezzavo il volto.....un volto che mavo....." Daniel...so che mi stai ascoltando.....la decisione di mollare tutto ed andare via spetta solo a te,tu sei un uomo libero ese vuoi andar via ripsettero' la tua decisione......ma forse,sarebbe stato bellissimo poter vivevere questa avventura insieme magari avrei avuto la possibilita' di starti vicino, la tua vita forse non e' stata un gran cosa.....eppure ti assicuro che serviva ad insegnarti ad essere un uomo giusto.....governare gli elementi e'un responsabilita'grandissima.......e poi..avevo sperato che avresti cercato tuo padre..........lui non e' morto............la cosa peggiore per un genitore e' sopravvivere ai figli........e ho perso tuo fratello.....perdere anche te.......sara' come morire completamente.....Adesso io mi alzero' e tendero' la mia mano...se vuoi puoi risalire con me...se deciderai di lasciarmi......bastera' sentire dalle tue labbra ADDIO......e io risaliro' da sola "...cosi' mi alzai e tesi la mia mano verso Daniel....nelmio cuore solo una mut preghiera...
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Mio padre era vivo?? Allora no! non dovevo morire.. non dovevo lasciare Elisabeth da sola..
"Se avessi la forza di muovermi tenderei la mano.." dissi con la mente.. Non avevo più forze.. |
Vidi Elisabeth che stava cercando di far rinvenire quel giovane ragazzo, ella mi guardò e con le sue magie riuscì a farmi trasportare vicino a lei "La magia esiste allora...e io che avevo datto tutto per scontato, invece niente è scontato" pensai. Cosi mi trovai vicino a lei, tenevo il boscaiolo stretto a me, non so ancora per quanto avrei resistito. "Goz" urlai "il mio maestro...dove si trova, non lo vedo".
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Sapevo che Daniel vrebbe fatto di tutto per ritrovare suo padre....fu un solo alito di vita.....ma Daniel veva trovato il motivo percui continuare a vivere......presi allora le sue mani e lo alzi verso di me.....lo presi tra le braccia e incominciai la risalita.....finche' non vidi la luce e uscimmo fuori.......c'erano ancora delle tavole sparse...ma tenevo Daniel e mi muovevo male...." Altea....tiprego Altea...aiutatemi a tirar su Daniel avvicinatemi una tavola........dobbiamo supoerare le colonne o non troveremo nessuna terra che potra' ospitarci "...
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Elisabeth sembrava chiedermi in una preghiera di aiutarla a salvare il giovane, mi guardavo attorno...possibile pensai che tutti pensano a salvare solo se stessi? vidi un pezzo del galeone piatto che oscillavano sul Calars, cercai di avvicinarmi, con la forza che mi rimaneva vi posi il giovane boscaiolo. "Elisabeth...spero solo la corrente non se lo porti via, poichè è privo di sensi". Mi tuffai sotto acqua...e in superfice vidi una tavola di legno molto lunga, riafforai, l'acqua era calda e pregai non potesse danneggiarmi, mi appoggiai ad essa e mi sedetti sopra...feci cenno a Elisabeth.."riesci ad arrivare fino qui?"
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Altea aveva compiuto un miracolo era riuscita a trovare una tavola abbastanza grande da poterci stare sopra........incominciai a muovermi verso Altea sino a quando con il suoaiuto non tirammo su Daniel......" Grzie Altea.....datemi il tempo di recuperare ilboscaiolo....prima che la corrente lo porti troppo lontano....".....quindi andai verso il Boscaiolo......l'acqua era calda e i vestiti incominciavano a darmi fastidio......raggiunsi il giovane.....era ancora privo di sensi...ma Altea lo aveva appoggiato su una tavola....quidni non feci alcun sforzo e lo portai verso la piccola zattera di fortuna........" Ecco Altea aiutatemi a tirarlo su......perfetto......Altea,daniel e il boscaliolo erano sulla zattera.......io vi ero attaccata sopra.......Goz sembrava spaesato......arroccato su una tavola di fortuna.....ma del maestro sembrava non esserci l'ombra......." Altea.....dobbiamo andare oltre, spero che in cuor vostro questo lo abbiate compreso.....e spero anche che Goz...segua la nostra scia....."......gettai la verga sulla zattera e saltai su......mi guardai ancora qualche attimo attorno...e poi puntai la verga verso le colonne.
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L’acqua del Calars scorreva con forza, trascinando l’uno contro l’altro o contro le pareti di pietra i pezzi del Carrozzone, facendoli a brandelli.
“Rischiamo di restare schiacciati!” Urlò uno dei marinai superstiti, ancora aggrappato ad una delle assi galleggianti, sulle quali avevano trovato la salvezza coloro ancora in vita. Solo un terzo dell’equipaggio era ancora sopra la superficie delle acque. “Capitano…” gridò disperato Jovinus “… capitano… cosa facciamo?” Anche altri si rivolgevano a Goz. Ma questi sembrava ormai scosso da quella tragedia e si teneva stretto, con i suoi cigni, su ciò che restava dell’albero maestro. “Jovinus!” Gridava Plaurus. “Jovinus, dove sei?” “Sono qui, fratello!” Rispose l’altro frate. “Dio sia lodato! Siamo ancora vivi! E con quelle donne vedo anche Cavaliere25, grazie al Cielo!” Il boscaiolo, infatti, era, ancora privo di sensi, su una grossa zattera insieme ad Elisabeth, Altea e Daniel. “Capitano, cosa facciamo?” Urlò un altro dei marinai. Goz, finalmente sembrò destarsi e si voltò verso i suoi. “Non… non lo so…” mormorò “… non lo so, amici miei…” stringendo a sé i due cigni, come se fossero la cosa più preziosa del mondo. Ad un tratto il vento cominciò a soffiare ancora più forte sul fiume, generando onde sempre più alte che iniziarono a scagliarsi contro quei naufraghi. Alla fine, un’onda alta alcuni metri sconvolse le acque del Calars e tutti ne furono travolti. Il Sole. Splendeva sulle lussureggianti sponde del fiume, di un verde intenso e attraversato da riflessi rossi, rosati e giallini, frutto dei meravigliosi fiori che sbocciavano in quella terra. Uccelli di un raro piumaggio animavano quel luogo, ingentilendolo con l’armonia del loro canto. Ora il paesaggio era completamente diverso e non si vedevano più le alte pareti rocciose. Elisabeth fu la prima a riprendere conoscenza. Era ancora sulla zattera e con lei c’erano Altea, Cavaliere25 e Daniel, che poco dopo ripresero anche loro i sensi. I quattro si guardarono intorno: il Calars sembrava essersi calmato e le acque scorrevano tranquille. Tuttavia non c’era più traccia del resto dell’equipaggio attorno a loro. All’improvviso i quattro videro del fumo alzarsi dalla boscaglia. |
Heyto sorrise nel vedere Melisendra così sognante.
Cominciò nuovamente ad accarezzare la sua cetra, liberando, stavolta, una musica che sembrava possedere qualcosa di magico. E iniziò a cantare: “Tu sei una creatura speciale, Melisendra… da un nome ad ogni cosa ed esse nasceranno a vita nuova… il mondo è un giardino e tu sei la Primavera che fa sbocciare fiori nuovi, sconosciuti a chi ha attraversato l’Inverno… guardati intorno e specchiati in ciò che ti circonda… e tutto sarà a tua immagine, Melisendra…” Un’ultima nota vibrò più delle altre, sciogliendosi poi in un eco che si confuse col vento che per un istante attraversò il giardino. Poi il portone del maniero si aprì ed una sfarzosa carrozza entrò. Tutti accorsero a rendere omaggio al signore del castello. “Vieni, Melisendra…” dandole la mano Heyto “… ora conoscerai il tuo signore…” E, da un piccolo cancelletto laterale del giardino, la condusse nel castello, in una vasta e sontuosa sala, al cui centro si trovava una tavola riccamente imbandita. |
Rendetos e Parsifal trascorsero così la notte ospiti del chierico.
Al mattino il cavaliere chiese di confessarsi prima di riprendere il cammino. Un’ora dopo, maestro e apprendista ripresero il loro viaggio. Giunti in una radura, i due incontrarono una carovana di zingari. “Salute a voi…” avvicinandosi a quelli Redentos “… vedo che possedete diversi cavalli… ne vorrei acquistarne uno per me ed uno per il mio apprendista…” Uno di quegli zingari annuì e fece cenno al cavaliere di seguirlo. “Aspettami qui, farò presto.” Disse Redentos a Parsifal. Ma mentre attendeva il ritorno del suo maestro, l’apprendista udì una voce che lo chiamava: “Ehi, messere… sono qui, nel carro…” Era un nano legato con una catena al collo. “Di grazia…” continuò “… potrei avere qualcosa da mangiare? Vedete, sono incatenato qui da due giorni e questi zingari non mi danno cibo… aspettano di vendermi, ma temo che morirò di fame prima di trovare padrone…” aggiunse fissando Parsifal. http://www.supershadow.com/starwars/...n_kenobi_3.jpg |
Presi la mano di Heyto e lo seguii fiduciosa delle sue parole, anche se il dubbio se ritenermi una prigioniera o meno, mi faceva rimanere in allerta, alla ricerca di una via d'uscita da quel giardino.
Di fronte alla tavola imbandita il mio spirito cedette e allungai la mano verso il vassoio d'uva scintillante che troneggiava come centrotavola. Non avevo mai assaggiato cibo umano. Non mi ero accorta di provare appetito, semplicemente non vi avevo dato alcun peso. Quando finalmente assaggiai un chicco d'uva, dolce e tuttavia asprigno, quasi feci un gridolino di gioia. Era deliziosa. "I corpi hanno bisogno di nutrimento" mormorai, per tenerlo a mente. "Lo ignoravo..." Sorrisi. Rumori di passi, sempre più vicini alla sala, mi fecero voltare verso la porta dorata, da cui presagivo che presto qualcuno sarebbe entrato a decidere della mia sorte. Intimidita, mi disposi dietro a Heyto, come se la sua musica avesse potuto proteggermi da quello che sarebbe successo. |
La notte trascorse così, inquieta, con Chantal stretta alla sua governante.
Vayvet si lamentò per gran parte del suo sonno, a causa dello sforzo fatto per alzarsi e colpire poi il suo compagno. All’albeggiare, finalmente, smise di lamentarsi. Si svegliò circa tre ore dopo, sudato e visibilmente stremato. Ma era vivo e cosciente. Tentò di alzarsi, ma riuscì solo a sistemarsi alla meglio su quel giaciglio improvvisato. “Come sta?” Chiese alla governate. “Sta…” mormorò questa “… sta meglio… grazie a voi…” e strinse ancor più Chantal. “Sono settimane che fuggiamo attraverso il bosco…” fece Vayvet “… senza incontrare nemmeno un prete… non posso biasimare i miei uomini…” “Quell’uomo…” fissandolo la governante “… ha tentato di…” “Fatela coprire meglio…” la interruppe il fuggiasco “… magari anche i capelli…” “Sono uomini o bestie?” “Mi sono fedeli…” replicò Vayvet “… e non sono tanto diversi da me… forse, se non fossi ferito, anche io avrei tentato…” “No, voi non siete come loro!” Lo zittì la governante, forse per darsi forza ella stessa. “Lo credete davvero?” Fissandola Vayvet. “Non giudicate chi non conoscete… ora preparate qualcosa da mangiare… abbiamo bisogno di essere in forze, io e i miei uomini… ci attende un lungo viaggio…” “Allora ripartirete!” Esclamò rincuorata la governante. “Andate, vi ho detto…” disse Vayvet “… e lasciate qui la ragazza…” “No, non la lascerò da sola!” “Andate, vi dico.” Con tono fermo il fuggitivo. La governante, allora, chinò il capo e andò a preparare del cibo. “Vi ha fatto male, Monty?” Domandò Vayvet appena rimasto solo con Chantal. “Sto parlando con voi…” fissandola “… e guardatemi quando vi rivolgo la parola…” |
Melisendra si nascose dietro Heyto, come intimorita.
“Non devi aver paura…” sorridendo dolcemente lui “… vieni avanti e mostra la tua bellezza, amica mia…” prendendola per mano e guardandola negli occhi “… hai dei bellissimi occhi… ed il mondo sarà bellissimo riflesso in essi…” In quel momento la porta si aprì ed una figura entrò nella sala. C’era penombra in quell’ambiente e solo attorno alla tavola le candele accese riuscivano a dissiparla. La figura si avvicinò ad una delle finestre e fissò la foresta circostante. “Puoi andare, Heyto.” Disse l’uomo appena entrato. Heyto mostrò a quello un lieve inchino e poi fissò Melisendra sorridendole. Un attimo dopo abbandonò la sala. “Non hai fame?” Chiese l’uomo a Melisendra, sempre dandole le spalle e celando il suo volto nella penombra. “Siediti pure…” indicando con un gesto la tavola imbandita.” |
Talia trovò ad attenderla alcuni cavalieri.
Appena videro la ragazza presentarsi, i tre si scambiarono fra loro rapidissime occhiate che sembravano celare una sorta di tacita intesa. La sciarono allora il Casale degli Aceri per recarsi al maniero del signorotto. L’edificio appariva grezzo, con un grosso dongione centrale, al quale era addossata una struttura gentilizia di stile però grossolano e dall’aspetto poco curato, che spuntava da una folta vegetazione che aveva ormai quasi del tutto coperto una cinta muraria con base a scarpa e rafforzata da contrafforti. Talia fu poi condotta in una vasta sala, scarsamente arredata e col soffitto in legno che l’umidità aveva appesantito notevolmente. Qui trovò il signorotto svogliatamente abbandonato su un seggio dalla forma grossolana, che si divertiva ad infilzare una mela con un coltello. Seduto al grosso tavolo al centro della sala stava un chierico intento a leggere un piccolo omeliario. “Venite pure avanti, mia cara.” Disse il signorotto a Talia, andandole incontro. Un attimo dopo nella sala entrò uno dei cavalieri del signorotto. “Allora, abate, cosa ci dite?” Domandò il signorotto al chierico. “Intendo qualche notizia riguardo al Casale degli Aceri.” “Cosa volete che vi dica, milord…” chiudendo, quasi infastidito, il suo libro di preghiere il chierico “… dovrebbe esserci un contratto da qualche parte, o delle annotazioni in qualche registro che chiariscano un po’ la questione…” “Vostro…” con un ghigno il signorotto a Talia “… vostro padre ha mai posseduto simili registri?” “Se li avesse avuti, milord, non sarebbe certo giunta qui.” Intervenne il chierico. “E perché mai?” “Perché, se così fosse, avrebbe dalla sua la protezione conferitale dal diritto.” “Dunque nulla attesta le vostre pretese?” Rivolgendosi di nuovo a Talia il signorotto. “Perdonatemi, non ricordo il vostro nome…” Il Casale avvolto da alte palme, che davano all’edificio un gusto esotico, come ricordo delle campagne in Oriente da parte dei cavalieri della Luna Nascente, si ergeva solenne e maestoso nel cuore del bosco di Suessyon, battuto com’era dall’asciutto vento che correva fino a scontarsi con i monti lontani. Guisgard giunse correndo davanti al Tempio, dove trovò ad attenderlo il suo maestro. “Maestro…” disse il cavaliere. “Cosa cerchi qui, figliolo?” “Voglio vedere Talia…” “Da oggi non potrai più vederla.” Un brivido corse per tutto il corpo di Guisgard a quelle parole. Avrebbe voluto chiedere il perché, ma tacque. Allora si voltò a fissare la porta del Tempio: era chiusa. Corse vicino a quella per tentare di entrare, ma la porta sembrava impossibile da aprire. “Non puoi entrare nel Tempio.” “Perché?” Voltandosi verso il maestro. “Sta avvenendo la consacrazione di tua sorella.” Rispose questi. “Sapevi che questo giorno sarebbe arrivato. A questo era destinata.” “Non è vero!” Con rabbia Guisgard, tentando inutilmente di aprire quella porta. “Oggi le avevo promesso di portarla nel bosco con me!” Il maestro lo fissava in silenzio. “Lei mi sta aspettando!” Continuò Guisgard. “Le avevo promesso che sarei venuto! E non le ho mai mentito!” “Quei momenti nel bosco erano solo sogni…” mormorò il maestro “... inutili e sciocchi momenti in cui chiudevi gli occhi davanti alla realtà...” Guisgard cominciò allora a battere i pugni contro il pesante legno della porta del Tempio. “Apri questa porta, maestro!” Ma il vecchio cavaliere restò a fissarlo senza dire nulla. “La…” all’improvviso Guisgard “... la vetrata laterale... si, entrerò da lì…” E corse verso il lato del Tempio. Ma qui vide una figura. “Fyellon…” mormorò nel riconoscerlo Quello lo fissava con un ghigno, per poi estrarre la spada. “Figlio contro figlio…” urlò una voce come condotta dal vento “... fratello contro fratello... morte chiama morte...” era la voce del maestro. Guisgard si voltò verso quella voce e vide tre tombe. Quella al centro recava proprio il nome del vecchio cavaliere, mentre le altre due erano senza nome. Il cavaliere si avvicinò alle tombe, ma proprio in quel momento udì le campane del Tempio. Corse allora di nuovo verso la porta, pensando di non trovare più il maestro ad impedirgli di entrare. Giunto davanti al sacro edificio, trovò la porta finalmente aperta e vi entrò. Ma il Tempio era vuoto. Guisgard fissò allora le sei statue che adornavano, tre per parte, le due navate laterali: la Carità, la Fede, la Misericordia, l’Obbedienza, l’Umiltà e il Perdono. “Talia!” Cominciò a gridare. “Talia, dove sei?” “Talia!” Gridò, destandosi da quel sogno. Sheylon lo fissò mugugnando. Guisgard ansimava e stringeva fra le mani la fredda erba che aveva fatto da giaciglio al suo tormentato riposo. Dopo un attimo di smarrimento si guardò intorno e riconobbe il laghetto poco distante dal Casale. Aveva dormito all’ombra di un albero presso la sponda. Alzò poi gli occhi e si accorse di non essere solo con la sua tigre in quel posto. Davanti a lui, infatti, erano appena giunti i suoi fratelli. http://www.shambhoo.com/wp-content/u...allayingsm.jpg |
L'appetito mi era improvvisamente passato.
Non sapevo nemmeno io se quello che covavo dentro di me fosse nervosismo o curiosità. Mi avvicinai alla tavola e mi sedetti. "Sei tu quello che chiamano padrone... non è così?" domandai, accigliata. "Per quale motivo mi trovo qui? Perchè non posso tornare dal luogo da cui provengo?" Mi imbronciai, ripensando a tutte le disavventure che erano successe da quando avevo lasciato il Blu. |
Il panico era totale...se solo avessi potuto salvare tutti...osservai Goz e come teneva quei cigni, una morsa al cuore!! Ad un tratto ascoltai Elisabeth.."come pensai...il mio maestro non si vede", un rivolo di lacrime scendeva sul mio viso, ma non fui nemmeno in tempo a pensare che una grossa onda si impossessò di noi, dopodichè il buio.
Una luce lieve e calda mi sveglio, aprii lentamente gli occhi, vidi solo il volto di Elisabeth, mi alzai di scatto. "Dove siamo??" le chiesi. Davanti a me si presentava un paesaggio surreale, fantastico. Vidi vicino a noi Daniel e il boscaiolo...e nessun altro. Il Calars sembrava ci avesse salvati? O era un altro dei suoi inganni. Il posto sembrava un Paradiso in Terra. |
Goz era sfinito e la sua forza era svanita, stringeva quei cigni come fossero la sua vita stessa...." Goz avvicinati a noi...non stare li' ".....cercai di trascinarlo con la verga, ma non ne ebbi il tempo ....un muro di acqua ci travolse e fu un attimo...un attimo interminabile..in cui non persi il tempo......la quiete....una musica impercettibbile che mi fece aprire gli occhi, eravamo li' solo Daniel Alte e il boscaiolo....solo noi all'apparenza......il cuore prese a battermi in petto come non mai.......Altea stava incominciando a svegliarsi, " Altea siamo passati oltre.....non piangete vi prego....il vostro maestro non e' morto...state tranquilla...e adesso approdiamo....dobbiamo toccare terra..i nostri vestiti sono ormai cotti......"...e cosi' la verga ci condusse a terra....dove adagiammo i due giovani....ancora imbambolati......non avevo il cuor leggero.....quel paradiso era per pochi.....ma ero la regina dei boschi e dovunque mi trovassi....era il mio regno...cosi' improvvisamente il mio abito prese forma...un intreccio di erba e fiori...e cosi' feci per Altea e i due giovani....mi sedetti allora pensierosa...solo noi in salvo ?....assurdo...tanta grazia solo per loro......Altea e il boscaiolo erano i profani....qualcosa doveva ancora accadere.......
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La notte trascorse serena; ed il mattino seguente un nuovo sole illuminò il nostro cammino. Prima di riprendere la marcia, il Maestro De' Punici si confessò dal prete ed io rimasi ad attenderlo eseguendo un paio di rosari.
Terminato il tutto, salutammo il monaco e continuammo la marcia. Era giunto il momento di parlargli di ciò che avevo scoperto, ma nell'attimo in cui volevo cominciare il Maestro decise di fermarsi a comprare dei cavalli, cosa alquanto strana, Belfagor era allenato per compiere lunghi viaggi; probabilmente li voleva far riposare. Trovammo una carovana di zingari e codesti vendevano i destrieri, il Maestro si allontanò con loro ed io rimasi ad attendere. Non mi fidavo degli zingari hanno sempre secondi fini..... passò del tempo e vedendo che il Maestro non tornava iniziaì a preoccuparmi. Scesi da cavallo è mi misi alla ricerca, ma nell'istante in cui posso piede per terra sento una voce che chiedeva aiuto. Non mi fidavo, i miei sensi erano allerta affidaì il libro e la borsa a Belfagor e gli sussuraì: "Amico, se vedi qualche strano movimento nasconditi e corri verso la radura. Attendimi vicino all'albero più vecchio." Caricaì il Covenant e andaì verso il carro, un nano era prigioniero. Che ci faceva in quel posto, mi chiesi. |
Mi guardai, le mie vesti erano cambiate...i colori erano quelli di un bosco quieto..il verde del fresco muschio e i colori delicati dei fiori. Scossi il capo..."Elisabeth...siete stava voi?? ho preso i colori del vostro Regno". Guardai l'orizzonte....indicai un rivolo di fumo che si levava..."Guarda Elisabeth...se c'è del fumo, significa che qualcuno ci deve abitare penso..dobbiamo svegliare Daniel e il boscaiolo". Mi avvicinai al giovane boscaiolo, toccai la mano, era calda...lo scuotevo per svegliarlo.
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La tavola era imbandita con diverse pietanze dall’aspetto delizioso e vari liquori ed elisir dai colori brillanti.
Le candele emanavano una luce calda e rassicurante e rendevano gli occhi di Melisendra ancor più luminosi. “Si, sono il tuo padrone…” disse il misterioso uomo “… e questa sarà la tua casa…” In quel momento entrò un servitore nella sala. Si inchinò al suo signore e poi cominciò a servire in tavola. “Sei qui per ubbidire ad ogni mio volere…” continuò il padrone “… e la tua sorte dipenderà dalla tua devozione verso di me…” Il servitore, finito il suo compito, si voltò verso il padrone, inchinandosi nuovamente. “Mangia…” disse il padrone “… tutto è stato preparato per te…” aggiunse per poi voltarsi verso Melisendra e mostrando finalmente il suo volto. Un volto celato da una maschera di porcellana. http://images.movieplayer.it/2003/02...opera-5283.jpg |
Quel posto non mi piaceva!
Varcai con i cavalieri il pesante portone che dava accesso al cortile centrale di quel grezzo maniero, poi fui introdotta in una sorta di saletta di rappresentanza e da qui in una vasta sala che un tempo, forse, poteva anche essere stata ricca ma che ormai risultava, come a mio avviso il resto dell’edificio, trascurata e cadente. Mi guardai intorno un istante con circospezione, senza riuscire del tutto a cancellare dal mio viso quell’aria largamente critica... poi notai il signorotto che, alzatosi dal suo rude seggio, si stava avvicinando a me. Mi inchinai appena. Citazione:
Avvertivo su di me gli sguardi del signorotto e di quel chierico, dall’aspetto tanto mellifluo e compiacente da darmi i brividi, ma non lasciai che essi influissero sul mio umore né, tantomeno, sul mio contegno. I miei occhi rimasero per qualche momento in quelli del signorotto, sorridendo serenamente come chi non teme menzogne né raggiri... infine, con un lieve sorriso sulle labbra, iniziai a parlare. “Vi sono degli antichi testi, conservati al Casale, che narrano di quando e come quei possedimenti furono concessi ai Cavalieri della Luna Nascente, di come essi li accettarono per loro stessi e per i loro figli e figli dei loro figli finché i loro più sacri valori non fossero venuti meno... sono volumi molto antichi, redatti da un monaco di nome Edalberto e sarò ben lieta di mostrarveli, un giorno o l’altro...” Un breve momento di silenzio accolse le mie parole. Attesi appena un istante, poi ripresi... “Quanto poi ai documenti che attestano la veridicità di ciò che dico... è Sua Grazie, il Vescovo, che li conserva... e se voi...” soggiunsi, voltandomi verso il chierico “Se voi, padre, vorrete avere la compiacenza di scrivergli, sono certa che egli non potrà che confermare ciò che vi sto dicendo!” I miei occhi rimasero per un istante, inclementi, sul volto paffuto del chierico, per poi tornare sul signorotto... “Bene, mio signore... Vi ringrazio per avermi dato modo di spiegarvi ciò... e sono certa, alla luce di quanto vi ho appena detto, che ogni cosa si risolverà al meglio!” Sorrisi leggermente e, stando sempre bene attenta a mantenere il più stretto e il più rigido contegno, tornai ad inchinarmi appena... “Ed ora, milord... poiché suppongo che non vi siano altre faccende in cui potrei esservi utile, vi chiedo licenza di tornare a casa!” |
Non capivo più niente.. Sentivo voci lontane e acqua... Ad un certo punto sentii qualcosa di pesante travolgermi e il buio mi accolse nelle sue fredde braccia..
Mi risvegliai in una splendida penombra creata dagli alberi sulle rive del fiume.. Ero vestito di foglie.. Ero a petto nudo con una specie di bermuda casalingo fatto d foglie e qualche fiore blu.. Era opera di Elisabeth.. Infatti la trovai lì in un bellissimo vestito verde.. Mi avvicinai e le dissi ridendo.. <<Ma cos'è sto coso?>> oi tornando serio le dissi: <<Gli altri? Sento le loro Aure ma non li vedo..>> Ero preoccupato.. Sopratutto per la scia di fumo che vedevo in lontananza.. |
Mi girai e vidi Daniel in piedi vicino a Elisabeth..corsi verso lui... mi soffermai ad osservare il suo buffo vestimento, mentre io mai avevo avuto vesti cosi belle. "Daniel....sono Altea..perchè non rispondi?" dissi sorpresa, sembrava quasi non mi vedesse.
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Mi girai.. Qualcuno mi chiamava ma non vedevo nessuno..
<<CHi è?>> urlai.. |
Rimasi sbigottita..."Sono Altea...ti ricordi di me, non mi vedi...?"..anche qui ancora misteri pensai...allora è il Calars ad avere strani effetti. Mi sedetti sulla riva guardando il fiume, pensando che forse aveva portato via pure il maestro...e ora mi sentivo sola, pure invisibile alle persone che mi circondavano.
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Mi avvicinai allìaura di qualcuno che c'era sulla riva del Calars.. La toccai.. E puff ebi una visione del futuro.. Una donna della nave, Altea, era per terra morta.. Piena di sangue e orribili bestie si cibavano della sua carne..
<<NOOOOOOOO!>> Mi risvegliai e Altea era lì che mi guardava.. Che cos'era? |
“Quanta fretta, milady” Esclamò il signorotto, per poi avvicinarsi ancor di più a Talia. “Volete già andare via?”
“Perdonatemi, milady…” fece il chierico con aria insofferente “… ma temo che la questione sia un po’ più complessa… e di certo sua grazia non ha né il tempo, né probabilmente la voglia di intromettersi in simili questioni…” la fissò “… vedete, il sacro Ordine della Luna Nascente non esiste più… vostro, perdonatemi, il vostro tutore, perché di quello si trattava, è stato l’ultimo membro di quella compagnia… e secondo la regola dell’ordine quei cavalieri erano sotto il diretto controllo della Chiesa e dunque, naturalmente, ad essa vanno tutti i suoi beni…” “Abbiamo tra noi un nuovo Salomone!” Esclamò divertito il signorotto. “O forse, dovrei dire, un Santo, vista tanta saggezza! Chi era il più saggio tra i santi, padre?” “Per carità…” alzandosi il chierico “… lasciamo stare i Santi…” tornò a fissare Talia “… milady, per concludere, non vi sono eredi oltre la Chiesa… voi, come quelli che chiamate fratelli, siete orfani…” “Bastardi, padre…” intervenne il terzo uomo, il cavaliere entrato per ultimo “… voi non potete dirlo, lo dico dunque io…” “Si, le cose stanno così…” annuendo il chierico “… e dunque siete solo ospiti in quel Casale… visto che è già stata fatta un’offerta al vescovo per il suo acquisto…” Il signorotto rise. “Ora perdonatemi…” prendendo le sue cose il chierico “… ma temo che il mio compito sia finito… che Dio ci protegga e ci risparmi…” E accompagnato dal cavaliere lasciò la sala. “Sembra dunque che la questione sia risolata, milady…” disse il signorotto a Talia “… il Casale appartiene a me ora… a meno che…” accarezzando i lunghi capelli della ragazza “… non si riesca a trovare un accordo… diciamo, soddisfacente per entrambi…” |
Riflettevo guardando il Calars, ora scorrere lento...quando fui destata da un urlo...il cuore iniziò a battere forte...che succede?? mi voltai di scatto e vidi il volto impaurito di Daniel...che ora pronunciava il mio nome. Mi avvicinai a lui..."Che succede?" chiesi.
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Giunti sulla riva, Elisabeth, Altea, Daniel e Cavaliere25 sembravano alle prese con un altro sortilegio.
Uno dei tanti che li aveva colpiti da quando il Carrozzone di Goz si era avventurato in quel viaggio. Quel fumo che vedevano in lontananza cominciò ad aumentare. All’improvviso si udirono dei passi nella selva circostante. Ad un tratto diversi cavalieri dalle pesanti armature si mostrarono ai quattro. Avevano gli elmi che coprivano i loro volti ed un tulipano come stemma sugli scudi. “Chi siete voi?” Domandò uno di quelli. “Forse sono delle spie…” fece un altro di quei cavalieri. E subito Elisabeth, Altea, Cavaliere25 e Daniel si ritrovarono circondati da quelli. |
Guardai il chierico prendere le sue cose ed uscire... le sue parole ancora mi bruciavano sulla pelle... ciò che aveva detto, ma soprattutto il modo in cui lo aveva detto, avevano causato in me un forte senso di repulsione... e, probabilmente per la prima volta in vita mia, mi sorpresi ad odiare qualcuno!
Citazione:
Essere rimasta da sola in quella sala con quell’uomo mi fece rabbrividire. “Milord...” mormorai, indietreggiando istintivamente di alcuni passi “Milord, voi non avete bisogno del Casale... non vi occorre! Avete questo grande palazzo e molti uomini al vostro comando! Mentre noi... noi abbiamo solo quel posto, i nostri ricordi e... e i nostri valori! Vi prego... siate magnanimo ed il Cielo vi ricompenserà per questo!” |
Ad un tratto...rumore sordo e forte di zoccoli di cavallo, da dove provenivano? Uno scintillio offuscò i miei occhi, mi parai con le mani e la visuale sembrava più nitida...ma non meno scioccante...cavalieri?? chi erano quei cavalieri, avevano come stemma un tulipano e non sembravano affatto accomodanti, tutt'altro..ci intimarono di presentarci.
"Scusate cavalieri, forse siamo in territori di vostra proprietà, ma siamo qui per misteriose circostanze. Eravamo in un battello e naufragrammo, potete dirci in che terra ci troviamo?" |
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