Camelot, la patria della cavalleria

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Talia 28-09-2011 16.06.18

Strinsi i pugni e serrai i denti... ero offesa, infuriata perfino! Come potevano insinuare quelle cose? Come? Io che... io...

“Vieni via, Talia!” le voce di Essien risuonò nella mie orecchie.
“No, lasciami!” ringhiai.
“Talia, vieni! Non c’è più niente qui! Nessuno! E’ pericoloso restare!”
“Al diavolo!”
“Sii ragionevole... ti prego!”
Sollevai gli occhi sul manifesto di fronte a me e lo lessi per l’ennesima volta, mentre calde lacrime mi rigavano le guance... lacrime amare, arrabbiate...
Non avevo più pianto dopo quel giorno!

Sollevai gli occhi su quello che aveva parlato per primo, il sangue mi bolliva.
“Io non ho compari!” sibilai “Né amici! Non ne ho mai avuti! Ricordatelo!”
D’impeto assestai un violento calcio a quello che mi teneva ferma e probabilmente lo colsi di sorpresa perché sentii la sua presa sul mio braccio allentarsi un po’... colsi così l’occasione e mi svicolai... afferrai allora un bastone abbandonato a terra da qualcuno e lo usai per colpire un paio di quegli uomini che si erano fatti sotto per riacciuffarmi, facendoli finire a terra sanguinanti...
Durò appena un attimo e subito mi ritrovai con le spalle al muro.
Sorrisi tuttavia... sollevai il braccio e frapposi il bastone tra me e loro, come a volerli tenere a distanza.
“Ecco!” dissi “Adesso, se non altro, avete un vero motivo per farmi fuori!”
Li scrutai tutti per un attimo, poi lasciai cadere il bastone e sollevai le mani: “Il fatto che io sia giunta qui con quei giovani sciocchi, non significa affatto che fossero miei amici... Al contrario, disprezzo ciò che fanno e il modo in cui lo fanno...”
Feci una piccola pausa, poi ripresi: “Io non ho alcuna intenzione di denunciarvi alla Guardia Repubblicana... e d’altra parte ciascuno di voi potrebbe fare lo stesso con me, no? Non occorre certo che vi dica quanto poco basta per venir arrestati, di questi tempi... basta un piccolo sospetto, un dubbio... basterebbe che qualcuno di voi mettesse in giro un piccolo sospetto su di me che finirei davanti al boia in un istante!”
Sorrisi, come a voler sminuire la cosa...
“Ma sarebbe uno spreco, credetemi! Sarebbe uno spreco enorme... quando invece potremo addivenire ad un accordo, voi ed io... un accordo molto interessante e vantaggioso per tutti noi! Allora... che cosa ne dite?”
Li fissai ancora per un secondo, poi incrociai le braccia: “Allora... non credete che mi sia guadagnata almeno il diritto di parlarne con il Capo?

Guisgard 28-09-2011 16.20.51

Carrinton sorrise lievemente e fissò la campagna dalla carrozza.
“Conosco anche io lady Sophia” disse ad Altea “e concordo con voi… ella detesta gli estranei… ma i miei uomini sono fidati, visto che garantisco io…” la fissò “… quanto a quel cavaliere, beh, il fatto che sia vostro marito non lo rende un novello Tristano… può essere un buon marito, ma non per questo anche un degno cavaliere… ah, si intravede la residenza di lady Sophia… è tanto che non passo a salutarla… ne approfitterò ora, così potrò ringraziarla di aver dato ospitalità a voi e a vostro marito, milady…”

Altea 28-09-2011 16.32.49

"Ah, che sorpresa, non immaginavo foste amico di milady Sophia, mi chiedo come mai non fosse al ballo oggi di corte dunque." Il cuore mi batteva forte, milady Sophia non era donna molto cortese, certo mi aveva ospitata ma solo per convenienza, anzi dovevo anche darle una piccola retta in modo tale da poterle permettere di comprarsi abiti e uscire con le sue amiche, non mi avrebbe difesa. E forse era meglio dire la verità da me prima che Lord Carrinton lo sapesse da lei, altrimenti sarei passata pure io nei guai per aver taciuto la verità e certo non volevo dormire in una strada. "Lord Carrinton" mi rischiarai la voce e sfoderai il mio miglior sorriso " vedete, c'è una cosa che dovete sapere. Messer Lyo, si è perdutamente invaghito di me penso che....mi vede pure come sua moglie. Non era una presa in giro nei vostri confronti" lo fissai intensamente e seriamente per far capire le mie ragioni "egli forse trovò una scusa banale per...baciarmi. Infatti spiegai poi al cavaliere che fu gesto sbagliato, anche nei miei confronti. Se accetto la vostra protezione e delle vostre guardie promettetemi di non prendervela con un ragazzo che ha solo sbagliato per essere innamorato".

Guisgard 28-09-2011 16.35.40

Talia aveva colto tutti loro di sorpresa.
Si era prima liberata da quella morsa, poi, raccogliendo un bastone, aveva addirittura ferito un paio di loro.
Poi quelle sue parole.
“Sta mentendo!” Gridò uno di loro.
“Si, anche io lo penso!” Aggiunse un altro. “E’ furba! Molto furba!”
“Sa bene che non possiamo denunciarla alla Guarda Repubblicana! Visto che siamo pedinati e spiati!”
“Si, uccidiamola!”
“Un momento…” disse colui che aveva parlato prima durante la riunione “… lasciatela parlare… vediamo cosa vuol dirci… per ucciderla ci sarà sempre tempo…”
http://www.freewebs.com/lizzie_swann/Elizabeth_5.jpeg

elisabeth 28-09-2011 16.55.59

Vivevo tra la luce e le tenebre e quella donna cosi' eterea con occhi che non avevano fine....un nodo strinse la mia gola, avevo l'odore delola morte che penetrava la mia mente...sino a quando la figura svani' e rimase solo l'immagine di quella giovane fanciulla tra le mani di gente che aveva paura...aveva ragione Monsieur vivere o morire...non c'era via di uscita..." venni trascinata via , la sua mano era salda e stringeva la mia, non era dolore cio' che provavo, era un ancora...." Monsieur......coem fate a ricordare il mio compleanno in questo momento, perche' non avete aiutato quella ragazza, siete un senza nome, ma siete rispettato.....ne sono sicura.....ho visto come si rivolgevano a voi, e non avete modi rudi, conoscete le buone maniere......."........mi aveva condotta fuori dalla grotta, ma eravamo usciti dalla parte opposta....c'era un bosco, fitto e freddo...e si udiva il rumore di una cascata....." Mi sembra di essere passata in un altra terra....dove ci troviamo.."...

Daniel 28-09-2011 19.05.18

L'uomo mi ignorò.. Si vedeva che aveva molta fretta.. Io e mio fratello ci nscondemmo dietro un cespuglio e dopo poco tempo vidi salire una dama su quella carrozza che partì a tutta velocità.. Decisi di andare insieme a mio fratello a chiedere a Sir Guisgard di chi era quella carrozza e chi era quella dama..

Melisendra 28-09-2011 21.22.22

Lo guardai con diffidenza.
"Farò ciò che chiedete, ma non dovrete torcere un capello a Giselle e dovrete rispettare i patti."
Riflettei un attimo.
"Se mi ingannate farò ciò che è necessario... il Giglio Verde si prenderà la vostra testa... e sarò io a porgergli il coltello con cui ve la staccherà dal collo."
Buttai il pugnale giù dalla scogliera e rinfoderai lo stiletto.
Il vento soffiava prepotentemente, gonfiandomi la gonna. L'aria era densa di odori marini e salsedine.
Arretrai e salii nuovamente a cavallo.

Guisgard 29-09-2011 01.22.49

Missan fissò Melisendra.
“Ma certo, madame…” avvicinandosi al cavallo della ragazza “… avete la mia parola che alla vostra Giselle nessuno torcerà un capello… ed in più, con un mio salvacondotto, potrete ritornare a Magnus per recuperare ciò che avete lasciato laggiù… come vedete so essere generoso…” sorrise “… ci terremo in contatto, madame… buona fortuna, dunque… per voi e per me…” gridò e frustò il cavallo della ragazza, che partì al galoppo.
E restò a fissarla mentre svaniva tra il sibilo del vento ed il ruggito delle onde che si infrangevano sulle scogliere sottostanti.

Melisendra 29-09-2011 01.47.33

Stavo galoppando a perdifiato verso la residenza di Lord Tudor, quando il cavallo si imbizzarrì e non riuscii a tenerlo oltre. Caddi.
Rimasi a terra.
Non sapevo più che fare della mia vita. Ero in un vicolo cieco.
Il cavallo scalpitò e si allontanò di corsa, seguendo la strada che giungeva al palazzo.
Mi alzai e spolverai i vestiti.
Mi doleva un braccio, ma sicuramente non era nulla di grave.
Mi incamminai dolorante verso il palazzo, che già potevo scorgere.

Guisgard 29-09-2011 02.04.11

Il Belvedere apparve davanti a Melisendra.
La ragazza, con l’abito sporco ed il viso stanco e stravolto, raggiunse poco dopo il grande cancello che dava l’accesso alla sontuosa residenza del duca.
Nel vederla alcune guardie le si avvicinarono.
E riconosciutala chiamarono subito sir Hagus.
“Milady!” Esclamò con sorpresa nel vederla. “I vostri abiti… cosa è accaduto? Venite, vi condurrò subito da lord Tudor. E’ stato tutto il giorno in pena per voi, dopo che siete svanita senza dare molte spiegazioni.”
La condusse così dal duca.
Questi era visibilmente inquieto e teneva ancora con sé il biglietto che proprio la ragazza aveva lasciato prima di andare via.
“Milady, finalmente!” Nel vederla arrivare. “Dove siete stata? E cosa voleva significare quel biglietto?”
Fece chiamare poi Jalem, ordinandogli di portare qualcosa di forte da bere.
“Bevete, milady…” disse il duca alla ragazza “… questo vi farà bene…”

Melisendra 29-09-2011 02.13.23

Ero esausta.
Bevvi avidamente ciò che mi veniva offerto e trasalii quando mi bruciò la gola, ma fui lieta di sentire nuovamente il calore diffondersi dentro di me.
Cosa dire loro?
"Io... avevano detto che avrebbero liberato Giselle se mi fossi recata all'appuntamento sulla scogliera... ma Giselle... non c'era." Abbassai lo sguardo. "Sono scampata per miracolo alla cattura, ma in prossimità del palazzo sono caduta da cavallo."
Piansi e diedi voce ai miei più terrificanti pensieri: "Temo non ci sia più niente da fare per Giselle!"
Crollai. La disperazione era troppa per contenerla, così calde lacrime scendevano sulle mie guance, come una pioggia fittissima.
Poi mi calmai. Avevo ancora una carta da giocare.
"Potreste portarmi carta, penna e calamaio?" Chiesi a Jalem. "Devo assolutamente scrivere a una persona... che forse potrà aiutarmi."

Guisgard 29-09-2011 02.26.26

“Siete stata imprudente ad andare da sola a quell’appuntamento!” Fece lord Tudor, visibilmente nervoso. “Era una trappola, mi sembra chiaro! Perché non avete chiesto il mio aiuto? Avrei mandato i miei uomini a quell’appuntamento! O almeno vi avrei fatta scortare!”
“Milord, vi prego…” intervenne Hagus “… credo che lady Melisendra sia già abbastanza scossa… piangere sul latte versato ora è inutile.”
“Avete ragione…” mormorò il duca “… avete scritto, nel biglietto, che dovevamo immaginare l’autore del rapimento…” rivolgendosi di nuovo a Melisendra “… parlavate di quel dannato ambasciatore, vero? Di quel Missan… è così?”
In quel momento Jalem portò alla ragazza carta, penna e calamaio, come lei aveva chiesto.

Melisendra 29-09-2011 03.04.30

"Temo... temo che ormai non ci sia più niente da fare... e Missan non ammetterà mai il suo coinvolgimento in questi fatti, dunque far scoppiare uno scandalo servirebbe solo ad ampliare la distanza e la diffidenza tra Inghilterra e Magnus. Invece avete bisogno di tenerli vicini e tranquilli... tieni vicini gli amici e ancor più vicini i tuoi nemici, diceva papà..." Mi asciugai le lacrime.
Quelle parole mi erano sgorgate dalle labbra come se stessi recitando una vecchia filastrocca d'infanzia. Nelle mie giornate liete trascorse a corte, trastullandomi con i suoi piaceri... che cosa mai avevo imparato senza accorgermene? Era come se stesse venendo alla luce qualcosa che non sapevo far parte di me.
Presi la carta e intinsi la penna nel calamaio.
"Vi ricordate di quel giovane... quel Tyler del Kent? L'avrete certamente visto insieme a mio padre, visto che lo accompagnava ovunque..."
Tyler. Nel menzionare quel nome mi tornò alla mente il suo sorriso.
Affascinante per essere un semplice capitano di ventura che aveva fatto la sua fortuna entrando nelle grazie di mio padre. Un parvenù, dicevano a corte, ma Tyler era ben più di quello. E mio padre lo aveva scovato durante uno dei suoi viaggi in Inghilterra. Aveva notato la sua abilità con la spada e un'efficienza fuori dal comune, quindi lo aveva ripulito e portato con sè, un po' come quando si adotta un cucciolo.
Il cucciolo era cresciuto. Ed era pure mordace.
C'era stato un periodo in cui mi ero infatuata di quel giovane uomo tanto differente dal resto della mia nobile compagnia. Ma, consapevole del mio dovere verso la mia famiglia, avevo arginato la tentazione e avevo abbandonato la residenza di Beauchamps, andando ad affogare ogni mia debolezza nella vivace corte della capitale. Era servito a poco, comunque, visto che papà, sospettoso, aveva a malincuore deciso di separarsi dal suo uomo di fiducia e lo aveva mandato in Inghilterra a prendersi cura dei nostri affari laggiù. Promosso e allontanato.
Non lo vedevo da molti mesi.
A quel punto era la mia unica speranza.
Sapevo del genere di lavori che svolgeva per mio padre. Adesso ero io ad avere bisogno dei suoi servigi.
Scrissi poche parole:
"Sono Melisendra Yolande Demetra Du Blois, dopo molte peripezie e vicessitudini ho trovato rifugio dai disastri che ci hanno travolti ad Animos, certamente avrete udito la triste notizia della morte di Alexandre Du Blois. Ora ho bisogno del vostro aiuto... e oso sperare che non me lo negherete.
Il latore della presente può condurvi nel luogo in cui ho riparato.
Vi saluto con l'affetto che si deve a un amico.
Vostra,
Melisendra."


Sospirai, speranzosa.
"Ecco, penso che lo troverete nella città del porto... so che amava frequentare... bè, i bassifondi... Spero che sia ancora così, altrimenti non saprei dove cercarlo." Esitai, poi mi tolsi la catenina con la foglia d'edera dei Du Blois e la consegnai a Jalem. "Mostrategli questo... potrebbe diffidare del messaggero altrimenti... e il Cielo sa quanto sia suscettibile quell'uomo..."

Guisgard 29-09-2011 03.32.17

Jalem prese la lettera dalle mani di Melisendra e dopo un cenno del duca uscì dalla stanza.
“Si, vagamente lo ricordo...ma in che modo potrà aiutarvi quell’uomo, milady?” Chiese lord Tudor alla ragazza. “Avete detto che è abile con la spada… ma buoni cavalieri qui non mancano. Spero davvero che tutto possa risolversi per il meglio.” Aggiunse preoccupato.
E mentre loro discutevano, una servitrice portò via il liquore che Jalem aveva servito loro.
“Suscettibile?” Entrando Guisgard nella stanza. “Di chi parlate? Vi è forse qualcuno di suscettibile qui? In verità dovrei esserlo io con i miei servitori…” il nipote del duca era in compagnia di alcune dame “… già, decisamente…”
“E perché mai, sir Guisgard?” Chiese una di quelle.
“Perché? Vi prendete gioco di me, milady?” Stupito il nobile rampollo. “Guardate qui i miei stivali… sono opachi, quando invece dovrebbero essere lucidi… ah, nulla è peggio che avere servi incapaci… queste cose mi fanno quasi invidiare i nostri vicini di Magnus… uguaglianza, fratellanza e niente più servitori!”
“Ma neanche più teste sul collo, milord!” Rispose lesta la dama.
“Si, ma almeno la gente va al patibolo con degli stivali decenti!”
“Siete sempre il solito, sir!” Ridendo le dame. “Amate scherzare su tutto!”
“Oh, lady Melisendra…” mostrando un cortese inchino Guisgard “… sempre vostro umile servitore…”
“Non è il momento per le tue fisse da damerino.” Lo riprese il duca.
“Damerino?” Fissando lo zio. “Dite invece la mia disperazione per la perdita del buongusto, caro zio.”
“Bah, che idiota!” Tornando alla sua scrivania il duca.

Melisendra 29-09-2011 03.49.20

Ero arruffata e piuttosto nervosa, non ero decisamente dell'umore adatto a scherzare con quell'uomo tanto singolare.
"Sir Guisgard... come al solito molto arguto..." dissi sarcastica, richiamando la cameriera per avere un altro bicchierino di liquore. Mia madre mi avrebbe rimproverata aspramente: una dama non beve liquore, tanto meno prima dell'ora di pranzo. Una dama no, ma ero pur sempre figlia di Alexandre Du Blois... non una sciocchina appesa al braccio del primo cavaliere che le era passato davanti.
"Attendo un vecchio amico i cuoi servigi mi saranno preziosi, in queste oscure circostanze... ma so che non vi occupate di politica, dunque non voglio annoiarvi..." Chinai il capo con modestia.
"Lord Tudor, non temete, agisco semplicemente augurandomi che un uomo che era fedele a mio padre sappia anche essere fedele a me... inoltre avrò bisogno di qualcuno che si occupi della mia sicurezza quando visiterò le terre dei Wendron... lui saprà organizzare un'ottima scorta... è stato il miglior uomo di mio padre, che confidava ciecamente nelle sue capacità... Sono una sciocca a non averci pensato prima..." Deposi carta e calamaio. Sorseggiai il liquore e mi scaldai.

Guisgard 29-09-2011 04.06.02

La servitrice diede a Melisendra altro liquore.
“Se quell’uomo riesce a farvi sentire più sicura, beh, che ben venga.” Disse lord Tudor alla ragazza. “Ovviamente, per qualsiasi cosa, io sono sempre a vostra disposizione, milady.”
“Oh, per l’Amor del Cielo!” Esclamò Guisgard. “Esistono davvero ancora uomini che risolvono le loro contese con una spada?”
“Fortunatamente si, milord.” Rispose una delle dame accanto a lui.
“Ma per carità, milady!” Scuotendo il capo Guisgard. “Lo trovo così fuori moda…”
“Io invece lo trovo romantico, sir.” Intervenne un’altra di quelle dame.
“E cosa ci sarebbe di romantico in un uomo che maneggia uno spillone?”
“Beh, immaginate, sir… magari si batte in un duello per una donna.”
“So che l’amore rende folli…” con sufficienza Guisgard “… ma non credevo anche sciocchi… io sono totalmente contrario alle armi… anzi, vi dirò, qualsiasi cosa che sia tagliente o contundente mi mette ansia… figuratevi che voglio insegnare al mio barbiere a radermi mentre dormo…”
“Oh, sir!” Esclamarono divertite le dame. “Con voi non si può mai essere seri!”
“Parlo di un uomo che ogni mattina mi passa una lama affilata sul viso” annoiato Guisgard “e voi dite che non sono serio?”
E tutte loro risero.
“Non scherzerei mai sul mio bel viso!” Esclamò il nobile nipote del duca. “E voi, invece, milady…” voltandosi verso Melisendra “… come trovate un uomo che ancora oggi maneggia la spada per risolvere i suoi problemi?”

Guisgard 29-09-2011 04.15.00

“Eh, questa donna” spiegò Mercien a Cavaliere25 “è una nemica del popolo. Una traditrice, amico mio. Ecco perché l’ambasciatore Missan ci ha ordinato di rapirla. Lei e la sua padrona, l’ex duchessa Melisendra Du Blois, hanno tramato contro la repubblica. E vedrai che presto anche lei finirà nelle nostre prigioni.” Si alzò sgranchendosi le gambe. “Non farti dunque impietosire da lei.”
Si voltò allora verso le sbarre della cella. “Non abbiate paura, madame…” rivolgendosi a Giselle “… vedrete che non sarà poi così spiacevole questo vostro soggiorno qui… non siete una brutta donna e i soldati dell’ambasciatore si stanno già giocando la vostra gonna!” E scoppiò a ridere, mentre Giselle si lasciò cadere quasi senza sensi. “Bada che nessuno si avvicini, ragazzo.” Voltandosi verso Cavaliere25. “Io vado a fare un giretto e poi verrò a darti il cambio.”

Melisendra 29-09-2011 04.23.41

"Oh, Sir Guisgard..." buttai giù l'ultimo sorso e mi strinsi nella coperta che mi avvolgeva. "Ammiro molto gli abili spadaccini... rapidi ed efficienti. E' il modo più rapido per eliminare le seccature! Tuttavia credo che la sola abilità non basti, ci vuole anche astuzia e ingegno..." Posai il bicchierino sul vassoio che mi veniva porto. "Il Giglio verde, ad esempio, dev'essere un uomo di tal fatta, viste le sue continue imprese." Sorrisi, persa tra i vaghi ricordi che avevo di quell'uomo. No, non sarei riuscita a tradirlo, ma dovevo assolutamente scovarlo. Nel contempo pensare a Tyler mi fece sobbalzare il cuore nel petto. Chissà se sarebbe venuto in mio aiuto. C'erano tante cose che non ci eravamo detti... ero partita così precipitosamente...

Guisgard 29-09-2011 04.30.16

Carrinton, ad udire quelle parole di Altea, restò visibilmente turbato.
“E’ arrivato a tanto quel gaglioffo!” Esclamò. “E voi avete permesso una cosa simile a quel dannato?” Cercò di calmarsi. “Ditemi… ha approfittato di voi? Ha usato quella meschina bugia per disonorarvi?” Tirò un pugno contro lo sportello della carrozza. “Che sciocco che sono! Avrei dovuto comprendere che era una farsa la sua! Avrei dovuto leggere la perplessità sul vostro volto! E sia… per compiacervi accetterò di non punire la sua insolenza, milady… ma se si avvicinerà ancora a voi… giuro che lo infilzerò io stesso!”
Un lampo in quel momento attraversò lo sguardo di Carrinton.
Il volto, gradevole e gentile, mutò per un attimo espressione ed una smorfia di rabbia ed astio alterò i suoi bei lineamenti.
Carrinton aveva pronunciato quelle sue ultime parole non come una minaccia, ma come una promessa.
Egli era infatti considerato da tutti il miglior spadaccino di Camelot.
Ad un tratto la carrozza imboccò un viale alberato, per giungere poi davanti ad una sontuosa residenza.
“Eccoci arrivati al palazzo di lady Sophia.” Disse Carrinton ad Altea.

Guisgard 29-09-2011 04.52.03

“Il Giglio Verde!” Esclamò visibilmente eccitata una di quelle dame. “Ma allora esiste davvero!”
“Oh, certo che si!” Rispose un’altra. “E’ un uomo d’altri tempi!”
“Il Giglio Verde, il Giglio Verde!” Sbuffò Guisgard. “Sembra che non si parli d’altro in tutta Camelot! Sono stato al circolo e ne parlavano! Persino il mio cocchiere! Ed ora anche qui! Basta, non se ne può più! Protesto vivamente!”
“Siete un po’ geloso, caro sir Guisgard?” Domandò maliziosa una dama.
“Geloso?” Ripeté lui. “Di un uomo di cui non si conosce nemmeno il viso? Magari è brutto come la peste!”
“E’ tanto affascinante quanto misterioso!” Esclamò un’altra dama.
“Vi prego, milady.” Annoiato Guisgard. “Controllatevi.”
“Mah… secondo me stiamo idealizzando quell’uomo…” mormorò lord Tudor.
“Ben detto, zio!” Sorridendo Guisgard. “E poi, detto tra noi, non credo neanche sia inglese… decisamente. Vedendone l’indole, direi italiano, o al massimo spagnolo. Si, credo appartenga ai popoli latini.” Si voltò poi di nuovo verso Melisendra. “Voi donne francesi, milady, avete una normale predisposizione verso gli animi turbolenti e romantici… questo è ciò che vi differenzia dalle donne inglesi… voi amate più una sera a teatro, mentre invece loro un piovoso pomeriggio immerse nella lettura di qualche vecchio romanzo…”
In quel momento la servitrice entrò nella sala.
“Milord…” guardando Guisgard “… il vostro scudiero desidera parlarvi.”
“Perdonatemi, mie signore.” Con un lieve inchino Guisgard. “Vi lascio ai vostri affari, caro zio… ed ai vostri sogni da romanzo, milady…” sorridendo a Melisendra.
Uscito poi dalla stanza, incontrò Daniel e suo fratello Marco.

Guisgard 29-09-2011 04.59.59

“Allora, campione?” Chiese Guisgard a Daniel. “Ti piace il tuo nuovo lavoro?”
Ascoltò poi il racconto di Daniel, sulla carrozza e la dama portata via.
“Una carrozza e una dama…” pensieroso Guisgard “… non c’è che dire, sei un ragazzo sveglio…” abbandonando quell’espressione pensierosa e tornando ad assumere la sua normale aria di sufficienza “… ecco, queste sono per voi due.” Dando loro alcune monete. “Vi concedo una mattinata di libertà. Potete andare al villaggio a godervi questo permesso speciale… e, magari, scoprire qualche informazione su quella carrozza e quella sua misteriosa passeggera…” sorrise e li salutò “… ah…” voltandosi “… mi avete incuriosito con quella storia della carrozza… se scoprite qualche altra cosa, mi piacerebbe saperlo.” Fece loro l’occhiolino e andò via.
“Ehi, Daniel!” Felice Marco. “Ora ci divertiremo alla grande con queste monete al villaggio!”

Guisgard 29-09-2011 05.14.46

Esetien annuì a quelle parole di Chantal e continuò il suo racconto.

Padre Adam allora si avvicinò ai due soldati repubblicani.
“Volevate bere, no? Avanti, fateci compagnia. Oste, un altro bicchiere!” Gridò uno dei due soldati.
La bottiglia era piena solo a metà e i due soldati sembravano intenzionati a finirla tutta.
“Veramente non è per me il vino…” fece padre Adam.
“Ah no?” Stupito il soldato. “E per chi?”
“In verità è ospite a casa un mio vecchio compagno d’arme…” rispose il chierico “... e volevo offrirgli del buon vino...”
“Bah, questo vino non è poi tutto questo granché!”
“Meglio di niente, però.”
“Non pensateci e bevete voi piuttosto.” Disse l’altro soldato.
Padre Adam osservava la bottiglia svuotarsi sempre di più.
E i due soldati erano sempre più sbronzi.
Il chierico comprese allora che doveva agire.
“Stamani ho assistito all’esecuzione di un monaco...” mormorò padre Adam “… alla fine hanno lanciato al popolo che assisteva ciò che quel monaco aveva con sé…”
Mise allora sul tavolo tre immaginette sante.
“Stant’Antonio Abate e San Cristoforo perdono, la Vergine invece vince.”
Mischiò sotto i loro occhi le tre immaginette.
“Allora, dov’è la Vergine?” Chiese.
“Questa a sinistra!”
“Per me è questa al centro!”
“No, questa a destra!” Esclamò il chierico, girando le immaginette.
“Voglio riprovarci.” Disse uno dei due soldati.
“E sia.” Annuì il chierico. “Ci giochiamo quanto resta di quella bottiglia?”
“La bottiglia è la nostra.” Replicò uno dei due. “Voi invece cosa scommettete?”
“Una moneta d’argento.” Rispose il chierico.
Il gioco allora riprese e tutte le volte il chierico vinse.
“C’è qualcosa che non va…” insospettito uno dei due soldati “… voglio fare un altro giro...”
“E sia, ma solo un altro.” Annuì il chierico, per poi mescolare di nuovo le immaginette.
“Mescolate più lentamente...”
“Il gioco sta nell’abilità di chi mescola, amico mio.”
“Vi ho detto di farlo più lentamente…”
“Va bene…” mormorò padre Adam.
“Io dico questa al centro!” Esclamò il soldato, bloccando l’immaginetta con una mano.
“I miei complimenti, avete indovinato!” Sorridendo il chierico. “E come pattuito ecco la vostra moneta."
Ma mentre prendeva la moneta d’argento, dalla tasca cadde un rosario.
“E questo?”
“Era anche questo del monaco giustiziato.” Rispose padre Adam.
Ma i soldati si erano ormai insospettiti.
Ed uno di loro si avvicinò al chierico e gli strappò il lungo mantello.
“E tutta questa roba?” Mostrandogli gli oggetti per la funzione che gli avevano trovato addosso. “Quanti monaci hai visto giustiziare, eh?”
“E’ uno sporco chierico…” disse l’altro, per poi colpire al volto padre Adam.
Un attimo dopo i due soldati portarono via il chierico.

“Ecco…” in lacrime Esetien “… questo è ciò che è accaduto… io ho seguito per un po’ i due soldati… li ho seguiti fino a quando sono giunti al palazzo del procuratore della repubblica… poi, disperato, sono corso qui…”

Guisgard 29-09-2011 05.18.01

Monsieur camminava tenendo per mano Elisabeth, quasi a trascinarla via con sé.
“Non potevo fare nulla per quella ragazza, madame…” disse “… lei aveva fatto la sua scelta, quella di seguire quei giovani… sono le scelte che ci differenziano dagli altri… ogni uomo è ciò che sceglie di essere…”
Uscirono allora da quelle catacombe, ritrovandosi in un bosco.
Seguirono le sponde di un fiumiciattolo, per ritrovarsi poi presso una cascata.
Poco vicino vi era una tavernella, chiamata Dei Ponti, perché sorgeva a poca distanza dai resti di un vecchio acquedotto romano.
“Ci hanno detto che qui è possibile assaggiare le migliori focacce di noci e miele della zona…” entrando in quella tavernella Monsieur.
“Siete in errore, signore.” Risentito il taverniere. “Qui si possono assaggiare le migliori focacce della nazione. Anzi, della Francia intera.”
“Tonto Vincel!” Esclamò divertito Monsieur. “Non riconosci più i vecchi amici?”
“Per la barba del demonio!” Stupito il taverniere. “Sei proprio tu!” E corse ad abbracciarlo. “Come stai, vecchio mio?”
“Bene, amico mio!” Rispose Monsieur.
“E questa bella signora?” Fissando poi Elisabeth. “E’ forse tua moglie? Come ha fatto un brutto muso come te a farsi sposare da una donna tanto bella?”
“No, non è mia moglie.” Rispose Monsieur. “Ma di che t’impicci poi! Avanti, portaci qualcuna delle tue famose focacce, del formaggio e dei salumi. E non dimenticare di innaffiare il tutto con del buon vino della casa!”
“Tranquilli, vi servirò un pranzetto con i fiocchi.” Ridendo il Taverniere. “Su, prendete posto ad uno dei tavoli, amici miei!”

Altea 29-09-2011 08.44.05

"Milord, non arrabbiatevi per carità. Messer Lyo è cavaliere d'onore", sbigotitta da quella collera improvvisa ma rasserenata pensando che Lyo fosse almeno in salvo dalle mani di Carrinton.
Scesi dalla carrozza e seguii in silenzi il milord, era meglio non contraddirlo, ma dubbiosa dal suo interessamento. Entrammo in casa e subito la serva di Lady Sophia arrivò e si inchinò davanti a Lord Carrinton mentre mi lanciava il solito sguardo astioso. "Jolie, potrebbe annunciare a Lady Sophia l'arrivo di Lord Carrinton" mi rivolsi a lei in tono scorbutico.

elisabeth 29-09-2011 09.03.59

Si la vita era una scelta, a volte forzata, ma pur sempre una scelta.....mi sentii trascinata tra le foreste che avevano accoto la mia adolescenza, odore di terra bagnata e scroscio di acqua......i miei piedi volavano sulla terra umida.....Monsieur forse non sie ra accorto che mi stava trascinando via, erano due giorni che vivevo in balia delle sue necessità, avevo imparato molte cose.....come un uomo potesse vivere guardandosi alle spalle......ed avere la prontezza di reagire per salvare la sua vita e quella di chi gli stava accanto. L'orrore della morte mi aveva lasciato uno strano odore addosso.....di foglie marce.......ma ero trascinata da lui e la mia vita non era piu' una scelta sugli eventi.....ma in balia degli eventi........La Taverna era piccola ma molto accogliente e quel vecchio ponte faceva di quel posto un paesaggio da favola...quanto le cose potessero cambiare da un momento all'altro era quasi impossibile solo immaginarlo........All'interno poche persone,ma l'atmosfera sembrava serena....L'oste un omone dal viso rubicondo ci venne incontro....qualche scambio sulla bonta' della sua cucina e poi......e poi un abbraccio di vera amicizia.....Monsieur conesca tutti, non c'era luogo dove non fosse riconosciuto....forse in quel momento non doveva essere proprio un bene. Ci sedemmo ad un tavolo da cui potevamo vedere la porta d'entrata......."....Monsieur se continuate a trascinarmi con voi vi rovinero' la piazza.....e' un bel posto qui mi rircorda il posto da cui provengo, la foresta di Scissy sul Mont Saint Michel, eppure ho un senso di smarrimento, la mia vita e' cambiata nel giro di qualche settimana e la cosa mi disorienta . Pensate che riusciro' a consegnare al piu' presto il mio libro ?.......!!...Incomincia a sentire un senso di torpore, fu istintivo togliere il mio mantello e poggiarlo insieme alla borsa accanto alla sedia posta vicino a Monsieur......il Giglio che avevo sul braccio incomincio' a farsi sentire.....lo avevo sempre tenuto nascosto agli occhi degli altri...ma ora non mi importava, la mia vista si annebbio' e cominciai a sentire rintocchi di campane.......e voci di uomini e donne.....suoni di lacrime Celtiche......ritornai in me ....qualcuno cercava di riportarmi alla realta'.....istintivamente mi riparai il volto...

cavaliere25 29-09-2011 09.57.31

Va bene dissi andate pure qui controllero io la situazione e mi sedetti sulla sedia e continuavo a guardare la donna che brutta fine che vi aspetta dissi guardandola e rimasi fermo a guardare il suo viso

Daniel 29-09-2011 16.25.33

<<No Marco.. Dbbiamo scoprire qualcosa di più su quella carrozza.. andiamo alle scuderie...>>
Andammo nelle scuderie e vidi che c'erano soltanto due cavalli.. Starlight di Gonzaga e il cavallo di Sir Guisgard.. Guardai Marco e dissi
<<Facciamo finta di portarli a abbeverarli al fiume ahah!>> Sellammo i cavalli e andammo verso i villaggio.. Ma nella foresta trovammo un carro...
Appartieneva ad alcuni zingari che stavano bevendo e giocando ai dadi...
<<Chi saranno?>> Decisi di tornare subito da Sir Guisgard a riferire tutto..

Melisendra 29-09-2011 19.55.35

Salutai Sir Guisgard con un cenno del capo e poi mi ritirai nelle mie stanze.
Mi sembrarono vuote e ancora più estranee senza la presenza della mia cara governante, della mia confidente e unica amica.
Colta dal nervosismo liquidai le cameriere con un gesto imperioso e rimasi da sola a immergermi nella tinozza.
Il braccio mi doleva ancora, ma non c'era ragione per soffermarsi sulle sofferenze del corpo, quando il mio cuore era in pena per Giselle.
Uscii dalla vasca e mi asciugai, quindi cercai un abito e indossai il primo che mi capitò sotto mano.
Nel sole pomeridiano ogni cosa splendeva con grazia. Gli stucchi dorati riflettevano una luce gradevole e rassicurante.
Scesi in giardino a passeggiare, rimanendovi fino al tramonto del sole.
Mi augurai che Jalem potesse completare la sua missione e portare con sè Tyler.
Sdraiata sotto un noce rimasi a osservare l'orizzonte. L'aria iniziava a soffiare e in lontananza una lieve foschia saliva dal terreno. Ricaddi all'indietro, esausta, ad ammirare il cielo che si rannuvolava sopra di me.

Guisgard 30-09-2011 01.00.44

Il giardino era immerso nel sognante e rasserenante incanto di quel pomeriggio di fine Settembre.
Le nuvole, sospese sopra il Belvedere, assumevano tonalità di vivo vermiglio, man mano che il Sole, scendendo verso Occidente, le investiva col suo alone.
Melisendra si lasciava quasi baciare da quella fresca e riposante brezza che soffiava da Nord, mentre l’ultimo canto degli uccellini annunciava l’imminente crepuscolo.
Ad un tratto la ragazza udì un rumore di cavalli.
Una carrozza era giunta al palazzo.
Da essa scese Jalem che fu subito raggiunto da Hagus.
I due parlottarono tra loro e poi Hagus corse a riferire al duca.
Pochi istanti dopo un servo raggiunse Melisendra.
“Milady, sua signoria vi prega di raggiungerlo nella biblioteca…” riferì alla ragazza.

Melisendra 30-09-2011 01.08.32

Mi voltai verso quella voce che aveva infranto l'incanto della sera e i miei pensieri. Sollevai un sopracciglio, preoccupata, poi mi alzai e seguii il servitore.
Entrai come un turbine nella biblioteca, capelli sciolti e guance arrossate dall'aria fresca.
"Milord," mi inchinai "mi avete fatta chiamare?"

Guisgard 30-09-2011 01.31.29

Nella biblioteca c’erano lord Tudor, Hagus e Jalem.
Appena Melisendra entrò nella sala, subito calamitò gli sguardi dei tre.
“Jalem è appena tornato dal porto, milady.” Disse il duca, per poi fare un cenno al suo servitore.
“Milady, sono stato al porto e ho cercato l’uomo di cui ci avete accennato.” Fece questi. “Non è stato facile, ma alla fine sono riuscito a trovarlo grazie ad alcuni marinai che avevano prestato servizio sotto lord Tudor. Ed incontrato quell’uomo gli ho subito consegnato la vostra lettera…”
“Non credo sia un soggetto facile, milady.” Intervenne Hagus. “Da ciò che ci ha riferito Jalem, sembra si tratti di un individuo assai singolare.”
“Ha preso con sé la lettera e la catenina con la foglia d’edera…” riprese a raccontare Jalem “… ma non mi ha voluto seguire al palazzo… ha detto che dovete essere voi a raggiungerlo… vi attende alla locanda delle Due Rose, milady.”
“E’ inaudito!” Tuonò lord Tudor. “Un misero marinaio pretende che una dama lo raggiunga in una locanda! Come osa?”
“In effetti sembra un tipo molto particolare.” Annuendo Hagus. “Probabilmente non si fida.”
“Ma se ha ricevuto la lettera e la collanina come prova!” Esclamò lord Tudor.
“Non saprei…” pensieroso Hagus “… come vi comporterete, milady?” Fissando Melisendra.

Melisendra 30-09-2011 01.45.30

Ero sulle spine, ma quando udii con le mie orecchie che quegli uomini erano riusciti nella loro impresa, finalmente presi fiato. Risposi quasi di getto.
"Acconsento, naturalmente..." guardai Lord Tudor "So bene, milord, quanto possa sembrarvi singolare, ma è stato uno degli uomini più fedeli a mio padre e non ho nulla da temere da lui..." Parlai con sicurezza e tranquillità. Una nuova quiete era scesa nel mio cuore e tacitava ogni timore.
"Non c'è tempo per preparare una carrozza, posso benissimo cavalcare..." supplicai Lord Tudor con lo sguardo. Ero testarda e le circostanze richiedevano tempestività.

Guisgard 30-09-2011 01.57.31

Lord Tudor si alzò dalla sedia e cominciò a passeggiare nervosamente nella stanza.
“Spero che sia vero ciò che dite e non soltanto frutto del vostro entusiasmo ed ottimismo, milady…” fissando Melisendra.
I suoi occhi erano gli stessi di quelli di sua madre e lui mai era stato capace di negarle qualcosa.
“E sia…” mormorò “… andate alla locanda delle Due Rose… si trova nel villaggio. Però Hagus vi seguirà. Non sono tranquillo a sapervi da sola in quel luogo. Jalem, conduci lady Melisendra nelle scuderie. Mi raccomando, messere.” Fissando poi Hagus, come a volergli affidare la sicurezza della ragazza.
"State tranquillo, milord." Rispose Hagus.
Pochi istanti dopo i cavalli erano pronti.

Melisendra 30-09-2011 02.16.45

"Vi ringrazio, Milord..." sorrisi.
Non ero mai stata entusiasta dei lunghi viaggi in carrozza e neppure del modo aggraziato, ma tutt'altro che pratico, di cavalcare all'amazzone. Montai a cavallo coperta di un mantello scuro che celava il mio volto e spronai il cavallo.
La strada sembrava non finire mai e quando scorsi in lontananza le luci di una cittadina, strinsi ancora più saldamente le redini e lanciai il cavallo al galoppo. Il mio accompagnatore non mi perdeva di vista e non cedeva di una distanza.
Una volta giunti nei pressi delle prime case, cedetti il passo a Sir Hagus e mi lasciai guidare fino alla locanda.
Mi domandai se avrei rivisto negli occhi di Tyler ancora lo stesso ragazzo che avevo conosciuto quando era giunto tra noi a Beauchamps. Dietro i modi sbrigativi dell'avventuriero c'era ancora quel giovane che non riusciva a incrociare il mio sguardo? Era stata quella singolare timidezza, nascosta sotto una dura scorza a farmi avvicinare pericolosamente a lui.
Varcai la soglia della locanda.

Guisgard 30-09-2011 02.48.46

La locanda delle Due Rose era gremita di gente.
Giocatori di dadi e bari, zingare e prostitute, parassiti e mendicanti.
E questa svariata umanità, tra vizi e miserie, animava quella scena fatta di volti, voci, sguardi, risate.
Melisendra cominciò a cercare fra quei volti, quelle voci, quegli sguardi e quelle risate.
Hagus restò in disparte al bancone, senza però perdere mai di vista la ragazza.
“Hey, bel marinaio, per quella collanina posso leggerti la mano e svelarti il presente ed il futuro!” Disse all’improvviso la voce di una zingara. “E se come sembra è anche di valore…” aggiunse la zingara “… posso darti anche qualche altra cosa, bel marinaio…”
“Il presente ed il futuro?” Mormorò Tyler alla zingara, senza però distogliere lo sguardo da Melisendra. “Invece è solo il passato ad aver valore per questa collanina…” e mostrò la mano con quel gioiello intrecciato tra le sue dita “… ben ritrovata, madame…” disse poi a Melisendra.
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Melisendra 30-09-2011 03.04.21

Lo guardai con sorpresa. Era lì, davanti a me. Non avrei mai creduto di rivederlo.
"Tyler..." mormorai, sgranando gli occhi e scostando il cappuccio. La massa di boccoli rossi mi scivolò sulle spalle, rilucendo della luce soffusa delle candele.
"Il passato..." abbassai gli occhi. Il suo sguardo. C'era qualcosa di nuovo nel suo sguardo che non riuscivo a cogliere. "E' tutto un cumulo di macerie... tra tutti io sono l'unica che si è salvata." Sollevai lo sguardo e questa volta fissai gli occhi nei suoi. "Ho... ho bisogno di te."

Guisgard 30-09-2011 03.06.41

“Mont Saint Michel…” ripeté Monsieur, mentre il taverniere servì loro quanto ordinato “… ci sono stato anni fa… credo sia un posto unico, dove davvero il Cielo sembra congiungersi con la terra… quella marea pare voler ricoprire ogni cosa e mutare ciò che vediamo… allora la terra scompare e le acque dominano… davanti a quello spettacolo si arriva a rimpiangere di non essere un poeta…” restò un attimo pensieroso “… ieri era il giorno di San Michele… al mio paese è festa grande… ci manco da così tanto tempo che quasi mi sembra di non esserci mai stato…” sorseggiò del vino “... voi rovinarmi la piazza?” Sorridendo ad Elisabeth. “Ed in che modo? Nessuna donna potrebbe essere gelosa di voi, visto che non manifestate alcun interesse verso di me.”
Il taverniere portò le focacce col miele in tavola.
“Un ottimo dolce per festeggiare il vostro compleanno, madame.” Disse Monsieur. “Fulgenzio scriveva che per acquietare i latrati di Cerbero occorrono proprio focacce e miele.”
“Eh, il nostro amico è un gran filosofo, madame.” Sorridendo il taverniere. “Non lasciatevi ingannare dalle sue parole… egli è un dotto col cuore di un filibustiere!” E rise di gusto.
“E tu un cuoco con la lingua troppo lunga!” Replicò Monsieur. “Ti vedrei bene in una commedia di Menandro o di Aristofane!”
“Ah, eccolo!” Scuotendo il capo. “Quando dico il vero e non sa come smentirmi, ecco che cerca di confondermi con le sue lettere!”
Ed entrambi risero.
“Ma voi siete stanca, madame…” fece Monsieur fissando Elisabeth “… forse vi ho davvero fatto affaticare troppo…”
“Ma dove siete stati?” Domandò il taverniere.
“Nell’Oltretomba…” mormorò Monsieur “… come Orfeo ed Euridice…”
“E chi sarebbero?”
“Mostraci una stanza per far riposare madame…”
“Si, subito.” Annuendo il taverniere. “Seguitemi, prego.”
Un attimo dopo il taverniere mostrò la stanza ad Elisabeth.
“Ora riposatevi, madame…” disse Monsieur “… io attenderò il vostro risveglio… e dopo potrete riprendere la vostra missione.”

Guisgard 30-09-2011 03.30.03

Tyler fissò Melisendra per alcuni istanti.
I suoi occhi scivolavano sulla pelle d’alabastro di lei e tra quei boccoli rossi.
Gli occhi di lei.
Tyler li fissava, come se vi vedesse altro dentro.
Un mondo, tanto rimpianto, quanto lontano.

“La barca che deve condurmi dall’altra parte della baia è pronta?” Chiese Melisendra.
Tyler era sulla prua e la fissò senza rispondere nulla.
“Allora? Hai sentito ciò che ti ho detto?”
“Le nuvole si stanno gonfiando troppo velocemente…” mormorò lui “... ed il vento ha cambiato direzione... non mi piace il mare oggi…”
“A me non interessa cosa ti piace o meno…” seccata lei “... devi portarmi dall’altra parte della baia! O vuoi che vada a riferire questo tuo comportamento a mio padre?”
“Vostro padre mi ha affidato la sua barca...” saltando giù da essa lui “... e non posso salpare con questo tempo... i vostri amici aspetteranno il sereno…”
“Come osi?” Adirata lei. “Cosa ne sai tu di una festa dell’alta società? Sei solo un povero marinaio grezzo ed ignorante!”
“Cosa accade qui?” Correndo un altro marinaio.
“Philip, vi prego, portatemi voi dall’altra parte della baia!” Alterata Melisendra. “Al mio ritorno poi riferirò l’accaduto a mio padre!”
Ad un tratto Tyler saltò sulla barca e mollò la cima, per prendere il largo ed allontanarsi.
“Dove diamine vai?” Gridò Philip. “Torna indietro!” Scuotendo il capo. “Quello è tutto matto!”

Anche quel ricordo lontano sembrò attraversare il mondo che Tyler vedeva negli occhi di Melisendra.
“Già…” mormorò “… non è rimasto più niente di quel passato… ho saputo della sorte toccata alla vostra famiglia, madame… ma dubito che io possa aiutarvi ora… sono solo un povero marinaio grezzo ed ignorante…” e fissò la catenina che aveva in mano.

Guisgard 30-09-2011 04.03.33

Jolie condusse Altea e Carrinton nella sala degli Arazzi, dove lady Sophia si rifugiava per dedicarsi alle sue amate letture.
Era questa una donna di vecchio stampo, legata alle antiche consuetudini dell’aristocrazia inglese.
Severa ed austera, lady Sophia non amava troppo quegli slanci e quegli impeti che invece animano spesso i comportamenti dei giovani.
Legata alle sua abitudini, amava apparire sempre ben vestita e del tutto conforme ai canoni della vecchia nobiltà inglese.
Aveva accettato di accogliere in casa sua la bella Altea in cambio di una cospicua rendita, che il padre della giovane le aveva assicurato.
“Siete tornata, finalmente.” Fissando Altea. “Ormai vi davo per dispersa. Non sta bene che una dama vada in giro da sola per la campagna. Se lo sapesse vostro padre, si adirerebbe molto. Tanto con voi, quanto con me.” Riponendo sul tavolino il libro che stava leggendo. “Oh, ma vedo che non siete giunta sola…” alzandosi in piedi “… lord Carrinton, ma che piacere!”
“Il piacere, come sempre, è il mio, milady.” Con un lieve inchino. “Vi prego, non adiratevi con lady Altea… ci siamo conosciuti mentre ci recavamo entrambi al ricevimento di lord Tudor e non ho saputo rinunciare alla sua cortese compagnia… se c’è qualcuno da punire, milady, temo di essere io…”
“Come potrei punirvi, milord?” Sorridendo lady Sophia. “Siete un campione di cortesia e cavalleria… e sinceramente non comprendo cosa vi abbia attratto della nostra Altea… i suoi modi ed i suoi costumi” continuò la nobildonna “sono così diversi dai nostri… l’Irlanda è tanto bella, ma temo che potrei passarci solo le mie vacanze di Primavera… anzi, non credo che un aristocratico possa vivere in un luogo tanto selvaggio.”
“Milady…” replicò con garbo Carrinton “… eppure anche in luoghi tanto selvaggi sanno sbocciare fiori dai rari colori e dagli straordinari profumi…” fissando poi Altea “… per questo, perdonatemi, sarei quasi tentato di vendere ogni mio bene per recarmi in quei luoghi…”
“Siete il solito galante, milord!” Esclamò lady Sophia. “Se non vi conoscessi, sarei quasi disposta a prendervi sul serio!”

Melisendra 30-09-2011 04.10.46

Sorrisi un po' malinconicamente.
"E io... come dicevi? Ah sì... una pupattola dorata..." alzai gli occhi al cielo a quel ricordo. Eravamo poco più che ragazzini e litigavamo spesso. "Ti detestavo, Tyler... eri il figlio maschio che mio padre aveva sempre voluto... E se lo fossi stata, forse, non sarebbe finita così."
Ordinai da bere un bicchiere di vino per me e uno per lui. Glielo offrii.
"Ringrazio il Cielo che almeno tu ti sia salvato... la sorte ha voluto che non ti trovassi a Beauchamps durante la rivolta..."

"Padre! Papà! Che lungo viaggio dalla capitale... lungo e polveroso!" sorrisi scendendo dalla carrozza e trovando mio padre ad attendermi a Beauchamps. Insieme a lui, a darmi il bentornato c'erano i suoi uomini e le dame di mia madre. Mi guardai intorno, istintivamente, alla ricerca di un volto familiare che non scorgevo. Ma celai quell'ansia dietro a un sorriso.
"Bambina... il tuo ritorno ci ha sorpresi... eri così ansiosa di tornare alla vita di corte che non pensavamo di vederti tornare così presto. Il tuo biglietto, però, è giunto tempestivamente." Mia madre parlava con quel lieve accento straniero che rendeva affascinante ogni sua parola, come se scivolasse su un tappeto di velluto.
Abbracciai mio padre, ma il suo sguardo era indecifrabile. Inarcai un sopracciglio.
"Vuoi scusarci, mia cara? Vorrei parlare da solo con nostra figlia..." A un suo cenno il cortile si svuotò. Ero quanto meno stupita.
"Padre..." riuscii a dire con aria interrogativa.
"No, Melisendra... non dire una sola parola..." i suoi occhi erano freddi. Non era mai stato così freddo con me. "Lui non c'è. Due giorni fa abbiamo ricevuto il biglietto che annunciava il tuo ritorno e io... io l'ho allontanato. Si trova in Inghilterra adesso. Ed è meglio che te ne dimentichi."
Sgranai gli occhi. Mi si seccò la gola.
"Ma..." cercai di spiegarmi.
"Ma niente! Non sono vecchio tanto da non accorgermi di certe cose!" I suoi occhi fiammeggiarono. "Non voglio sapere nulla di quel che è o non è successo! Anche perchè è un uomo d'onore e in quanto tale sono certo che non sia accaduto nulla di irreparabile, ma questo non giustifica la tua leggerezza! Se fosse stato chiunque altro... lo avrei fatto fustigare, giustiziare e gettare a mare il suo corpo!" Lo guardai talmente esterrefatta che si addolcì un pochino. "Non ne parleremo più... anche perchè ho deciso! Ti ho tenuta fin troppo con me... devi sposarti e ti sto combinando un buon matrimonio."
Mi sentii raggelare.
"Ti sposerai e sarà bene che il tuo futuro marito non rimanga insoddisfatto di te... ci siamo capiti?" Mi accarezzò dolcemente il capo. "Non fare così... è per il tuo bene e per quello del nostro casato. Sarai felice... lo prometto..."
Non ne parlammo mai più.

Una cameriera ci portò una candela e io potei osservare meglio il suo viso. Sorrisi. Posi la mia mano sulla sua che stringeva la catenina e racchiusi le mie dita attorno alle sue, che stringevano la foglia d'edera.
"Suvvia, Tyler... il passato è andato come doveva andare, lo sai anche tu... ma ne conserviamo anche dei bei ricordi, no?" Era strano rivederlo senza l'uniforme nera bordata di cremisi che indossava al servizio di mio padre. E dov'era finita la sua spada? "Cosa fai qui? Credevo fossi tornato nel Kent... temevo non ti avrei più trovato..."


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