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“Si, forse è meglio...” disse Leones a Dacey “... ma siate prudente...”
“E' un piccolo borgo” fece Poeh “e i pericoli vengono solo dal cielo. Vi aspetteremo qui, Diana. E cercate di convincerlo...” Infatti i tre borghesi non erano certo dei cuor di leoni. |
Gwen arrivò nell'ambulatorio e subito i legionari si voltarono a guardarla, per poi scambiarsi rapide occhiate compiaciute.
“Dottore...” disse uno dei militari a Fermer “... sicuro che a farvi fare tardi sia stato il vino?” E scoppiarono a ridere. |
Furono momenti di tensione. .il partigiano guardava il mio documento in ogni parte e notai la strana preoccupazione di Rodian...e per fortuna tutto andò bene. Ma prese di mira una suora..dovevo stare calma. Un uomo curioso si fece avanti e sfidò il partigiano.
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<< Si lo sarò, voi non fatevi problemi a non accompagnarmi eh...>> dissi con una nota di ironia prima di lasciare il cortile della taverna.
Mi coprii per bene e inizia a cercare Guisgard, seguendo la strada che gli avevo visto prendere. |
Osservai le rapide occhiate dei militari e ascoltai le loro battute, ma non mi scomposi piú di tanto. Sapevo come rispondere.
"Signori, sicuro che siete stati arruolati per fare una guerra come soldati e non per spettegolare come donnicciole di fontana?" chiesi loro con uno sorriso. Un sorriso che peró non raggiunse i miei occhi, che li squadravano uno ad uno. |
Facemmo ritorno alla base e Zac si congedò da noi, dicendo di dover sviluppare i suoi rullini. Così, proposi a Park un caffè da Armand. Poi gli chiesi: "Cosa ne pensate di quel tipo del rottamaio? Mi ha incuriosita... sono convinta che nascondesse qualcosa..."
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Dacey cominciò a cercare Guisgard per tutto il borgo.
Era ormai tarda mattina e tutte le botteghe ed i negozi erano regolarmente aperti. Inoltre un vivace movimento c'era nelle stradine. E passando davanti all'ufficio postale, la ragazza intravide proprio il militare, intento a spedire un telegramma. “Avanti, scrivete...” disse Guisgard all'impiegata allo sportello “... mi trovo fuori Città di Capomazda stop... ho per le mani un certo affare stop... un affare da milioni di Taddei stop...” “Un affare di milioni di Taddei?” Stupita l'impiegata. “Su, su...” con un cenno Guisgard “... non fate l'oca e scrivete...” “Oh, scusate...” fece lei. “Continuate...” Guisgard “... dunque... presto potrei essere un eroe stop... voglio essere riammesso nell'esercito stop... mi farò vivo io stop...” e diede l'indirizzo all'impiegata, per poi pagare il telegramma. |
Gaynor e Park andarono da Armand per un caffè.
“In effetti è un tipo curioso...” disse l'ex pilota collaudatore “... ha la divisa, ma sembra in congedo, o comunque in licenza... ma in lui vi è qualcosa di strano... ho idea sia un graduato... un ufficiale... eppure il suo modo di fare è diverso dagli altri militari... mi sorge il dubbio che sia un disertore...” bevendo il caffè. |
A quelle parole di Gwen, i legionari tornarono seri.
Le visite terminarono ed andarono via. “Che spiritosi...” disse Fermer dopo essere rimasto solo con l'infermiera “... vabbè... facciamo colazione?” Fissando Gwen. |
Il passeggero ed il partigiano iniziarono a giocare.
“Muovetele piano queste immagini...” disse il ribelle. Il passeggerò annuì. “Dove si trova Santa Caterina?” “Qui.” Indicò il partigiano. “San Giovanni!” Esclamò l'uomo. “Peccato!” “Sono queste immagini che mi portano sfortuna!” Infastidito il partigiano. “Mi spiace, non porto mai carte da gioco con me.” Sorridendo il passeggero. Ma quegli attimi di distrazione permisero ad un altro passeggero di sbloccare la porta. I controllori entrarono piano nella carrozza e con loro vi era un agente della polizia ferroviaria. “Fermo!” Gridò questi al partigiano. Ma il ribelle si lanciò dal finestrino. L'agente si affacciò, sparò e lo uccise. “Che Dio lo perdoni...” segnandosi il passeggero con i Santini “... dopotutto un uomo per scegliere una cosa innaturale come il Comunismo deve avere qualche problema in testa...” e si aprì il bavero, mostrando il colletto bianco. Era infatti un prete. |
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