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Pintos era pieno di rabbia e le parole di Clio non fecero altro che farlo innervosire ancor di più.
Alla fine tornò al suo posto ed il biondo tenente poté andare nel suo alloggio. Ormai la notte era quasi giunta al termine e di lì a poco sarebbe spuntata l'alba. Ossia l'ora della sfida con Reddas. |
Osservai Pintos andare via, rendendomi conto che non mi aveva detto perché non si trovava dove gli avevo ordinato di andare ore prima.
Ma avevo altro a cui pensare in quel momento. Riuscii a riposare poco, ma poco basta per un soldato. Poco prima dell'alba uscii e raggiunsi il mio hangar, dove il mio gioiellino riposava indisturbato. Restai ad osservarlo sfiorandolo piano, mente lo sguardo vagava sulla fiamma rossa dipinta sulla coda. Damasgrada non mi aveva mai delusa finora, anche quando tutto sembrava perduto, mi aveva portato in salvo, e aveva fatto strage di nemici. Dopotutto portava il nome di una spada leggendaria, perché se noi eravamo cavalieri, cos'altro erano i nostri aerei se non le nostre inseparabili spade? Osservai il sole sorgere, il tempo era giunto. E io ero pronta. |
Dopo quella notte lunga e appassionata, ci addormentammo, felici, stremati e soddisfatti.
Quando mi svegliai, l'alba stava giá sorgendo nel deserto. I nostri corpi eravo avvolti nelle coperte, intrise del nostro profumo e la mia mano, come notai con un sorriso, era intrecciata alla sua. Mi sentivo cosí bene, come se quella fosse la situazione ideale di perfetto equilibrio ricercatada tempo. Avevo creduto fin dall'inizio che ci fosse un motivo se i miei occhi erano caduti sull'annuncio su quel giornale, ma questo andava oltre ogni mia aspettativa. Poiché Fermer dormiva ancora, con un'espressione rilassata e appagata dipinta sul suo bellissimo viso, poggiai di nuovo il capo sul suo petto e aspettai che si svegliasse. |
Clio, dopo aver riposato un po', raggiunse l'hangar,dove si trovava il suo aereo.
E mentre raccoglieva pensieri e sensazioni, qualcuno la raggiunse. “Signore...” disse Lyon “... c'è un problema... stamani al contrappello mancavano due reclute... sono uscite dalla base ieri notte e non sono più rientrate... si teme un episodio di diserzione...” |
Gwen restò sul petto di Fermer, che ancora dormiva.
La ragazza così, sul respiro di lui, vide il cielo illuminarsi sempre più. Spuntò l'alba ed il nuovo giorno fece il suo ingresso, dopo quella lunga e calda dotte di passione. E pian piano Fermer iniziò a svegliarsi, ritrovando Gwen accanto a lui. |
La mia quiete fu interrotta da Lyon, mi voltai verso il ragazzo per poi alzare gli occhi al cielo.
"Ci mancava solo questa adesso!" Esclamai "Chi manca?" Chiesi. "Chiunque sia, andate a cercarli, subito... Risponderanno del loro comportamento, e se si tratterà di diserzione ci regoleremo di conseguenza.." Annuii "Magari è solo una bravata, speriamo.." Sospirai. |
L'alba avanzava sempre di piú, mentre io, cullata dal suo respiro, guardavo il nuovo giorno nascere.
Poi, finalmente si sveglió. "Ehi, ciao dottore..." sussurrai sorridendo. |
“Mancano il cadetto Icarius ed il cadetto Palos, signore.” Disse Lyon a Clio. “Si, li farò cercare subito. Volete che informi anche il capitano Goz? Sapete che da regolamento in tal caso il comandante può fare rapporto al Comando Generale della Legione Straniera e chiedere un processo davanti alla corte Marziale.”
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“Ciao, infermiera...” disse Fermer a Gwen, tenendo ancora gli occhi socchiusi per luce del Sole che diventava sempre più insistente “... cosa ho fatto per meritare di svegliarmi con te accanto? Mi hai forse curato tutta la notte, infermiera?” Sorridendo e stringendo la ragazza a sé, per poi baciarla dolcemente.
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Il Meridian Express correva nella notte, fumando e fischiando.
Attraversava quella regione divenuta impervia, desolata e desertica. Per miglia e miglia non si intravide nessun villaggio, o altro centro abitato. Neanche qualche isolata casa o capanna. Solo rocce e piante grasse e selvatiche. Alture brulle, gole di pietra e distese starminate di rocce, scorpioni e serpenti. Di tanto in tanto si poteva vedere qualche fabbrica abbandonata o qualche vecchia stazione di rifornimento in disuso. Quasi nulla infatti resisteva a lungo in un territorio così impervio e selvaggio. Il treno percorreva rapido quelle lande dimenticate dove la civiltà neanche si intravedeva. E continuò la sua corsa fino a quando l'alba cominciò a schiarire l'Oriente. Allora quel mondo desertico prese a svelare ogni sua fattezza e forma. Intanto Rodian, pochi posti distanti da Altea, tirò fuori alcune cartine spiegazzate e iniziò ad osservarle con molta attenzione. |
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