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Tornai alla locanda, e la bloccai per altre due notti, che non si poteva mai sapere dove mi avrebbe portato il destino, ma sicuramente mi serviva un tetto sopra la testa.
E a quel prezzo, era sicuramente un ottimo tetto. Aprii così la mia stanzetta, e mi lasciai cadere sul letto, restando immobile ad osservare il soffitto per un lunghissimo istante. Il tramonto che si intravedeva dalla finestra mi ricordò che mancava poco all'inaugurazione. Sospirai, sorridendo, l'idea della festa mi piaceva, anche se ero un po' preoccupata. Avrei saputo come comportarmi in un'occasione così formale? Lo sperai vivamente, perché dovevo assolutamente scoprire qualcosa di più sul mio passato, e forse le persone presenti a quella festa avrebbero potuto aiutarmi, se poi erano tutti disponibili come l'uomo con cui avevo parlato quella mattina, ero in buone mani. Decisi di dedicarmi alle cose importanti, ovvero tirar fuori il vestito dal pacchettino che mi aveva fatto il negoziante. Lo presi delicatamente, e lo appesi all'armadio, restando per un istante a guardarlo, soddisfatta. Avevo avuto proprio una bella idea. Nel vedere un manichino mi ero resa conto di non avere gioielli, né soldi per comprarli. Così lo sguardo mi era caduto su quello accanto. In quel momento decisi che sarebbe stato l'abito stesso ad essere il gioiello, non tutto o sarebbe stato troppo, più di quanto potessi permettermi ma anche più di quanto volessi indossare. Dopotutto non volevo mettermi in mostra, dovevo solo essere all'altezza della situazione, dove le dame dell'aristocrazia avrebbero sfoggiato i loro abiti migliori. Dunque non dovevo sembrare fuori luogo ma nemmeno sembrare una donna frivola che ama mettersi in mostra. Infondo avrei dovuto parlare con esperti di armi, e non volevo dar loro una cattiva impressione. Il negoziante aveva parlato del mio candore, forse voleva dire pallore, pensai sorridendo guardandomi allo specchio. Ad ogni modo, l'avevo trovata una definizione calzante, sì, era proprio quello che volevo portare con me. Ecco perché avevo scelto il bianco. E quell'abito racchiudeva proprio ciò che cercavo. Il corpetto era il gioiello, dove dei cristalli di vetro, adagiati su morbido tulle, creavano dei giochi di trasparenza che non arrivavano mai ad essere audaci, ma conferivano all'abito un tocco in più, come una punta di malizia involontaria, mai eccessiva, quasi inconsapevole. I cristalli poi riflettevano la luce, creando dei giochi luminosi mai uguali. La gonna invece era liscia, eterea e leggera, svolazzava ad ogni passo, avvolgendo la mia figura in un'aura quasi irreale. Ero decisamente soddisfatta della mia scelta e ringraziai mentalmente la fatina che, come in una favola, mi aveva fatto venire quell'idea. Sorrisi a quel pensiero, mentre acconciavo i capelli per la serata. Li lasciai sciolti, a coprire la scollatura sulla schiena, portai solo due ciocche sulla nuca, in modo che non mi finissero davanti agli occhi, e a queste intrecciai la rosa blu, che mi aveva dato la vecchia signora nella caffetteria. Quell'abito era troppo impalpabile per poter nascondere Damasgrada, ma dopotutto quella festa era per lei, così avevo fatto aggiungere una leggera cintura argentata, a cui avrei legato la bellissima spada, che dopotutto era il mio gioiello più bello. Era sera ormai, allora uscii, diretta al Palazzo dei Gigli. http://www.eonline.com/eol_images/En...-DA-112613.jpg |
Dacey tornò al suo albergo e si preparò.
Dopo un po' il rintocco del campanile annunciava l'ora di andare. Infatti bussò uno dei camerieri dell'albergo alla sua porta, avvertendola che Ottan era giù ad attenderla per andare all'inaugurazione. |
La porta si aprì e Gwen e Theris videro apparire un uomo.
Era alto, sulla sessantina, dallo sguardo magnetico e l'espressione impenetrabile. Un misterioso fascino avvolgeva la sua persona e restò a fissare i due giovani per un lungo istante, per poi, ad un tratto, sorridere. “Benvenuti...” disse. https://s-media-cache-ak0.pinimg.com...ec1fdc65aa.jpg |
Quando la porta si aprì, vedemmo apparire un uomo alto, sulla sessantina, dallo sguardo magnetico.
Era una persona dall'aura particolare e ci fissò per alcuni istanti, per poi sorridere e salutarci. Io sorrisi di rimando e guardai poi Theris, lasciando che fosse lui a parlare per primo. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Vivian, nel suo meraviglioso abito di candore e cristalli, lasciò l'albergo e si diresse verso il Palazzo dei Gigli.
La sera era ormai giunta ed un caldo tramonto salutava il giorno morente. Le strade della capitale si perdevano così in un vago e romantico imbrunire, fatto di un gioco di chiaroscuro che rendeva tutto quasi fiabesco. La ragazza raggiunse infine il palazzo, già pronto ad accogliere l'attesa inaugurazione. Lampade di vari colori erano state appese lungo i cancelli, tra i rami degli alberi nel giardino e per tutta la lunghezza del viale fino al portone. Molti invitanti era già arrivati e ovunque i custodi circondavano l'ingresso, il cortile e l'androne oltre il portone. |
Quella sera la città sembrava ancora più bella.
Era una sera speciale, dopotutto, non certo una come un'altra. Quell'evento mondano la vestiva a festa, e l'aria frizzante si poteva quasi percepire pur non essendo ancora giunta al Palazzo. Poi lo vidi, ed era ancora più bello che quella mattina. Le luci tutto intorno erano uno spettacolo mozzafiato, e la gente cominciava ad affollare l'ingresso. I custodi erano dappertutto, immaginai per controllare chi avesse un regolare invito. Sorrisi, ringraziando mentalmente il simpatico signore incontrato quella mattina per avermi permesso di andare all'inaugurazione. Così, mi avvicinai ad uno dei custodi, mostrai l'invito, e specificai, come mi era stato detto, che ad invitarmi era stato il signor Ernot. |
Puntale. Pensai con un sorrido quando venni avvertita dal cameriere.
Afferrai la borsetta abbinata all'abito e raggiunsi la sala d'ingresso dell'hotel. Individuai facilmente il giornalista. << Buona sera>> con tono gentile prima di porgergli il braccio, << vogliamo andare?>> |
“Buonasera, professore...” disse sorridendo Theris “... posso presentarvi mia moglie Gwen?”
L'uomo annuì e si avvicinò ai due. “Una ragazza squisita.” Sorridendo. “I miei complimenti, ragazzo mio.” “Grazie, professore.” Annuì Theris. “Gwen, questi è il professor Ordifren...” “Prego, accomodatevi...” con cortesia l'uomo. |
Il custode controllò l'invito ufficiale e poi invitò Vivian ad entrare.
“Prego, madama...” disse, indicandole l'androne dove i vari invitati entravano. Ed attraverso l'androne si accedeva ad un corridoio interno, che poi dava in una vasta sala dove erano stati imbanditi diversi tavolini con antipasti, vini e liquori. E tra i presenti la ragazza notò Ernot. |
"Il piacere è mio" sorridendo all'uomo e prendendo posto accanto a Theris.
Non avevo idea di chi fosse il professor Ordifren, ma se a lui aveva cambiato la vita, qualcosa mi diceva che la zia non avrebbe approvato la nostra presenza qui, ma mi importava molto poco. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Sorrisi al custode, ed entrai in quel meraviglioso palazzo, guardandomi attorno con circospezione e meraviglia.
La tavola imbandita con le migliori leccornie, raffinate ed eleganti era un piacere per gli occhi e di sicuro lo sarebbe stata per il palato. C'era già della gente che chiacchierava, rideva. Sospirai, in quel momento mi sentii incredibilmente sola. Chissà se anche io avevo degli amici, che si stavano chiedendo dove fossi. Qualcuno con cui ridevo, scherzavo. La vista di Enot mi strappò da quei pensieri tristi, che avevano velato il mio sguardo di malinconia, ricordandomi perché mi trovavo lì. Così lo raggiunsi, approfittando di un momento in cui non stava parlano. "Messer Ernot.." lo salutai avvicinandomi "Sono venuta a ringraziarvi per il vostro invito.." sorridendo. |
Ottan, seduto ad attendere Dacey, nel vederla scendere restò poi a fissarla rapito.
La ragazza infatti era bellissima ed elegante. Una bellezza bruna ed esotica, di un fascino particolare, quasi fiabesco come una delle tante principesse ed odalische de Le mille ed una notte. Indossava il suo abito con mirabile naturalezza, tanto che nessuno avrebbe potuto dubitare le sue origini occidentali, nonostante l'aspetto a metà tra una principessa greca ed un'esule persiana. “Medea ed Andromeda dovevano di certo avere il vostro aspetto.” Disse Ottan alzandosi e raggiungendola. “Come detto oggi, stasera sarò di certo il più invidiato all'inaugurazione.” Prese il suo braccio e si avviarono al Palazzo dei Gigli. Vi giunsero poco dopo, mostrando l'invito ad uno dei custodi che li fece entrare. E nel grande salone trovarono molti degli invitati, tutti come in attesa di qualcosa di straordinario. |
Gwen e Theris si sedettero e lo stesso fece Ordifren.
“Se dovessi paragonare questa giovane ad un'eroina dei miti” disse il professore fissando la ragazza “allora di certo l'accosterei ad Arianna di Cnosso.” Fissandola. “Dico bene, damigella?” Accendendosi la pipa. |
<< Voi sapete come fare un complimento >> sorridendo grata per quelle belle parole.
Era passato tanto tempo da quando qualcuno si era indirizzato a me in modo così cortese. Il viaggio in carrozza piacevole e quando arrivammo al Palazzo dei Gigli trovammo già molti degli invitati, molti erano i volti noti e più in vista della città ma nonostante ciò l'attenzione quella vera era rivolta a qualcosa. Qualcosa che non vedevo ma percepivo dai mormorii. Erano tutti ad attendere. Pensai che forse era un'attesa per qualcuno più che qualcosa. Forse per il misterioso proprietario della Taddeus. |
Ascoltai le sue parole e sorrisi.
"Beh, perché no?" sorridendo "In effetti amo la cultura greca, ma come mai avete scelto proprio lei?" chiesi, curiosa. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
“Madama...” disse Ernot voltandosi verso Vivian “... siete splendida.” Guardandola in quel suo meraviglioso abito. “Cosa gradite bere?” Avvicinandosi ad uno dei tavoli.
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Sorrisi ad Ernot, arrossendo lievemente a quel complimento.
"Vi ringrazio..." dissi piano, abbassando lo sguardo. Poi mi chiese che cosa volessi bere e sorrisi. "Vino bianco, grazie.." annuendo "Devo dire che avete fatto davvero le cose per bene.." sorrisi, guardandomi attorno. |
Dacey ed Ottan entrarono e raggiunsero il grande salone.
Qui uno dei camerieri offrì loro due coppe di vino frizzante. “Mmm... roba di classe...” disse il giornalista bevendo “... di sicuro qui non badano a spese... facciamo un gioco?” Fissando divertito Dacey. “Proviamo ad immaginare questo misterioso e megalomane capo della Taddeus...” divertito “... comincio io... secondo me è un gran spaccone... di quelli che amano spendere non per vivere meglio, ma solo per stupire e meravigliare gli altri...” ridendo piano “... questo differenza i ricchi da noi poveri mortali... loro non vogliono essere felici, ma solo invidiati.” |
“Perchè Arianna amava molto Teseo...” disse Ordifren a Gwen “... ed inoltre anche lei amava le arti magiche... non a caso è grazie al trucco del filo che l'eroe riesce ad uscire dal labirinto...” fissandola con i suoi occhi enigmatici.
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Ernot riempì due coppe con vino bianco e ne offrì una a Vivian.
“Si, in effetti stasera non si è badato a spese...” disse poi indicando la festa che li circondava “... è stato il capo a volere tutto ciò... credo che questa inaugurazione lo rappresenti bene...” |
Risposi con un sorriso, ma in realtà le sue parole mi avevano sorpresa, soprattutto quando aveva detto che "anche lei amava le arti magiche", e lì ero davvero rimasta spiazzata.
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Altea arrivò al Palazzo dei Gigli e fu fatta entrare da uno dei custodi.
Le fu però detto che il capo della Taddeus non era ancora giunto ed era atteso durante l'inaugurazione. Il salone era gremito e vi erano tavolini imbanditi con cibo, vini e liquori. Ed uno dei camerieri le offrì del vino. |
Lion annuì e seguì Gaynor, incuriosito su cosa intendesse fare la ragazza, che nonostante tutto aveva dimostrato di essere molto arguta.
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Il capo cominciò a guardare il dipinto.
Lo guardava con attenzione. “E' orribile questa immagine...” disse “... bah, ognuno ha i suoi gusti... a me interessa solo che paghi...” annuì “... ci farò un bel gruzzolo...” fissando poi Nyoko. Ad un tratto qualcuno bussò. “Ecco, il nostro cliente che viene a ritirare il dipinto...” mormorò il capo, per poi aprire la porta. |
Sorrisi portando il bicchiere alle labbra, soddisfatta nel tenermi conto che fosse dell'ottimo vino.
Una di quelle cose che non sapevo bene come potevo saperla, ma la sapevo e basta. E il vino bianco frizzante doveva essere il mio preferito, sì, decisamente. "L'ho notato.. ma ho notato anche il buongusto.." guardandomi attorno. Poi sorrisi a quelle parole "Ah, il vostro misterioso capo, quello da cui dipende la mia ricerca, no?" sorridendo "Dev'essere un tipo singolare... tornerà in tempo per l'inaugurazione o è ancora fuori città? Anche se beh, certo non avrà mai tempo per me". |
Ordifren restò per un altro lungo istante a fissare Gwen, mentre il fumo della sua pipa saliva odoroso per la stanza.
“Volevo che Gwen vi conoscesse, professore...” disse Theris “... lei è l'unica persona di cui io mi fidi ciecamente... l'unica con cui mi confido...” “Naturale, è tua moglie, ragazzo mio...” fumando il professore “... e tua zia?” “Lei non comprende...” rispose Theris. |
“In verità” disse Ernot a Vivian “che io sappia dovrebbe giungere in tempo. Anzi, mi aspettavo di vederlo già qui...” guardandosi intorno “... e comunque non temete... sono certo che stasera troveremo informazioni sulla vostra spada. Dopotutto siete nel posto giusto.” Sorridendo.
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Restò a fissarmi a lungo ed io ricambiai quello sguardo, mentre il fumo invadeva la stanza.
Sorrisi alla frase di Theris e intrecciai la mia mano alla sua, poggiando la testa sulla sua spalla. "Dubito esistano persone che possano comprendere..." con un leggero sorriso velato di amarezza "Meno che meno lei..." Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
“Rassegnatevi...” disse Ordifren a Gwen “... è sempre stato così e così sarà sempre... la verità per sua natura è compresa da pochi... per questo è compito, è dovere dei pochi eletti che sanno riconoscerla difenderla e diffonderla...”
“Si, avete ragione, professore...” annuì Theris. |
"Già, è così..." annuendo.
Aveva ragione, eccome se aveva ragione, e non avremmo fatto di tutto per diffonderla. Pensai che in effetti aveva ragione Theris, era davvero una persona particolare. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Capitolo II: Il fiore e la spada
“E di fronte allo specchio, Scaramouche, si inchinò al proprio riflesso.” (Rafael Sabatini, Scaramouche) La cantina, quasi una stanza segreta, nascosta oltre la cisterna e la fossa biologica, accessibile solo attraverso una stretta e consumata serie di scalini di pietra, chiudeva la labirintica struttura sotterranea del castello. Un luogo posto in profondità, umido e silenzioso, celato e protetto da due arcate murate ad una parete di mattoni. Il professore gliene aveva parlato dopo un pomeriggio di studi, nel cortile dell'accademia tempo fa. Ora quel biglietto, così improvviso, enigmatico, inquietante. Il ragazzo arrivò poco prima dell'alba, quando il castello era ormai buio e silenzioso. Scese nei sotterranei e come un novello Teseo trovò dopo un po' l'accesso alla cantina. E lì lo vide. “Professor Nigros...” disse trovando l'uomo a terra, privo di conoscenza e con chiari segni da colluttazione “... professore!” Chinandosi su di lui e cercando di farlo rinvenire. “Ra...” aprendo gli occhi l'uomo “... ragazz... ragazzo mio...” “Non sforzatevi, professore...” lui “... ora vi porterò fuori da qui, avete bisogno di cure...” “No... n... non... c'è tempo...” a fatica il professore “... a... ascoltami... ti prego... sono anni che lavoro ad una nuova... una nuova lega...” sforzandosi “... un materiale... capace... di tagliare... di tagliare ogni superficie... sono riuscito ad ottenerlo... forgiando... forgiando una spada... unica ed indistruttibile...” “Chi vi ha ridotto così?” Chiese il ragazzo. “Ascolta...” mormorò l'uomo “... la cercavano... la... la volevano...” “Chi?” “Loro...” a stento il professore “... volevano la spada... M... Mia... Mia Amata... ma non ho ceduto...” “Chi erano?” Fissandolo con i suoi occhi azzurri il ragazzo. “Chi erano?” “La...” con le ultime forze l'uomo “... la banda... degli... degli... Ill... Illuministi... ci... volevano... la spada...” gli strinse la mano “... giura... giura... che la custodirai... e che... dife... difenderai... il nostro mondo... i... nostri valori... da quei... f... folli... criminali... giura...” “Lo giuro...” in lacrime lui “... lo giuro...” “Ne... nella parete destra...” con un fil di voce il professore “... il... tre... tredicesimo m... mattone... della... della nona... fila... è... è vuoto... rompilo... troverai... la spada... va... ora... posso... morire in pace...” e morì, tra le lacrime e la rabbia del ragazzo. Dopo un po', si alzò, raggiunse la parete e trovò, seguendo le indicazioni del professore, il mattone vuoto. Lo ruppe e dietro scovò una piccola nicchia. In essa erano conservati uno strano fiore di metallo solidissimo ed un libello, firmato da un misterioso Illuministico. Comprese allora che quello era il testamento spirituale del professor Nigros. Il libello di un folle e visionario criminale, insieme alla spada per poterlo fermare. Quel ricordo lontano fu interrotto dalla risata falsamente ingenua della donna, che continuava a fissarlo standosene con la mano su quella di suo marito. Quel giovane uomo infatti aveva da subito attirato l'attenzione della bella moglie di Anglars, uomo di robusti affari ora interessato alle armi prodotte dalla famosa Taddeus e che aveva portato con sé la propria coniuge. “La Taddes” disse Anglars “è rinomata per la qualità delle sue armi. Capirete dunque che la sicurezza è la cosa più importante per chi come me governa uno scoglio in mezzo al mare, in balia di pirati e contrabbandieri.” “Perfettamente, signor Anglar...” annuendo il giovane uomo dagli occhi azzurri e l'aria a metà tra l'insoddisfazione e l'indifferenza “... io non potrei mai vivere in un'isola sperduta tra acque internazionali, a metà tra Occidente ed Oriente... capirete dunque la mia sorpresa sul fatto che una donna tanto affascinante come vostra moglie abbia scelto di seguirvi in quell'angolo di mondo così selvaggio...” annusando il suo fazzoletto di Batista intriso di profumo. “Cosa volete che vi dica, messere?” Sorridendo la donna, mentre agitava il suo ventaglio piumato. “Per Amore si segue il proprio uomo in capo al mondo.” Con uno sguardo che in realtà diceva tutt'altro. “Ma piuttosto... sono dicerie ciò che si legge sui giornali?” “Per principio non leggo mai i giornali, se non per sorprendermi e divertirmi.” Il giovane. “A cosa dunque vi riferite, madama?” “Che abbiate speso in un solo anno la fortuna di un principe per costruire quel cannone?” La donna a lui. “Infatti, madama...” sorridendo lui “... ho speso molto di più... e avendo visto il cannone ne cmprendete il motivo...” “Eh, immagino siano finiti i tempi in cui un uomo dava via il suo patrimonio per conquistare una donna...” annoiata lei “... oggi credo sia più redditizio spendere denaro per acquisire altra ricchezza e fama...” “L'esperienza mi insegna, madama, che donne ed armi sono diversissime fra loro...” il ragazzo dagli occhi azzurri “... le prime infatti hanno come caratteristica principale l'instabilità, cosa questa invece che sarebbe inaccettabile per la funzionalità delle seconde...” “Non pretenderete di poterci usare come fate con le armi, spero?” Divertita lei. “Sapete benissimo, madama, che in realtà siete voi donne che usate noi.” Replicò lui. “Ah, questa è bella!” Esclamò Anglar. “Di certo io so come trattare le armi, cosa invece che ignoro riguardo le donne!” Ridendo. “Io sono certa che non vi siete mai davvero innamorato, messere...” ignorando suo marito la donna “... mentre invece scommetterei qualunque cosa che ne avete fatte innamorare molte... vero?” “Vedete, madama...” candidamente il giovane proprietario della Taddeus “... per voi donne innamorarsi è una necessità, un bisogno... vi è indispensabile per sognare la felicità... un uomo invece aspira al massimo soltanto alla tranquillità.” “Naturalmente.” Annuì lei. “Noi donne siamo romantiche, mentre voi uomini solo cinici.” “Preferisco definire voi donne poesia e noi uomini prosa.” Fece lui. “Interessante dicotomia.” Lei. “Ma è praticamente ciò che ho detto io.” “Infatti non mi sognerei mai di sconfessarvi, madama...” ridendo piano lui “... vi amo troppo per farlo.” “Voi mi amate?” Civettuola lei. “Avanti, vi prendete gioco di me... io credo che uomini come voi siano incapaci di amare.” “Perchè mai?” “Perchè siete troppo ricco ed affascinante, messere.” “Ahimè, vi rivelerò che sono affetto da una misteriosa e romantica patologia...” guardando dal finestrino della carrozza lui “... si, la nota Sindrome di Lancillotto...” “Sarebbe a dire?” Incuriosita lei. “Un morbo che mi porta ad amare ogni donna che salvo...” “Voi non mi avete salvata, messere.” “Credete?” Divertito lui. “Eppure il mio cannone renderà il castello di vostro marito una fortezza inespugnabile.” “Si, ne sono certo.” Disse Anglars. “Rammentate, amico mio...” il giovane ricco “... l'arma migliore è quella che si usa una sola volta... come il Cavallo di Troia ed il cannone dei Turchi che prese Costantinopoli.” La carrozza si fermò. “Eccoci giunti.” Anglars. “Quando mi farete recapitare il mortaio?” “Massimo fra una quindicina di giorni.” Rispose il giovane uomo. “Bene.” Sorridendo l'uomo. Allora il giovane salutò lui e baciò la mano di lei, per poi saltare giù dalla carrozza che ripartì subito. Rimasto solo, un calesse spuntò dalla vegetazione guidato da un uomo anziano. “Ehilà, Bafon...” avvicinandosi il giovane. “E' andato a buon fine la vendita?” Chiese il vecchio. “Certo, ne dubitavate?” Salendo sul calesse il giovane, tradendo un'agilità non comune. “Affatto, capo.” Scuotendo il capo il vecchio. “Direi di partire subito. Stasera ci sarà l'inaugurazione e tutti non aspettano altro che di vederti... vedere il famoso Guisgard de' Taddei.” “Allora non facciamoli aspettare.” Guisgard cogliendo un fiore. Ed il calesse partì. https://s-media-cache-ak0.pinimg.com...c92ecbd4c7.jpg |
Mi unii alle altre persone..già si doveva aspettare e mi sedetti poiché ero profondamente turbata per il fatto della valigia e sorseggiai del vino frizzante cono uno stuzzichino.
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Presi una coppa di champagne ma non lo bevetti subito. Sorrisi al mio cavaliere, annuendo. Sarebbe stato pur sempre un modo per ingannare l'attesa.
Scossi appena la testa alla sua ipotetica descrizione e poi esposi la mia idea, la testa che mi ero fatta quando avevo udito parlare dell'uomo tra la folla. " Probabilmente porta barba o baffi, o entrambi" aggiunsi poi," per sembrare più saggio e autorevole. Secondo me usa i soldi per colmare un vuoto. Non è sposato o lo era ma è rimasto vedovo. Perché questo sperpera il suo denaro in questo lusso. Così i suoi occhi vengono distolti dalla tristezza" Mi resi conti di parlare anche di me in parte della descrizione, l'enorme dolore che mi portavo dietro dal mio passato c'era sempre ma tentavo di attenuarlo concedendomi qualche agio. " Di solito sono le donne a farsi aspettare" mormorai lievemente infastidita per tutta quell'attesa e sorseggiai un po' del vino. " Ma ditemi qualcosa di voi. So solo il vostro mestiere e poco più..." https://www.ebuzztoday.com/wp-conten...otoshoot-1.jpg |
Il capo mi sorrise maligno col dipinto in mano e presto vennero a bussare alla porta.
Era quel uomo oscuro che con sguardo ancora più cupo entrava nella mia stanza. "Il dipinto è ultimato" dissi puntando il dipinto fra le mani del capo. |
Marwel passò una notte serena, per quanto il vociare di alcuni ragazzini l'avevano tenuta sveglia fino a tardi.
Arrivò la sera dell'inaugurazione ed ella indossò l'abito più bello che aveva portato con se, di seta blu, impreziosito da alcuni cristalli. Si fece accompagnare dal cocchiere fino al Palazzo dei Gigli e li si fermò un istante ad ammirare la magnificenza di tale luogo. "Meraviglioso..." sussurrò mentre muoveva piano il suo ventaglio. Fece il suo ingresso nel Palazzo e si guardò attorno; era tutto così sconosciuto e fin troppo conosciuto al tempo stesso, tutto così sfarzoso ed elegante come gli innumerevoli balli a cui aveva partecipato nel corso della sua vita, eppure era lontana da casa come non lo era mai stata e questo le dava un profondo senso di disagio. Le offrirono una coppa di Champagne che ella accettò, ma ne bevve solo un piccolo sorso, poichè non amava perdere la lucidità. Il pettine decorato che teneva tra i capelli scintillava sotto la luce delle candele. Lo indossava spesso come porta fortuna e lei credeva che ci fosse sua nonna a proteggerla ogni qualvolta lo incastrava tra le ciocche corvine. I suoi occhi color del cielo passavano da una persona all'altra, cercando di carpire informazioni necessarie ad attaccar bottone. |
"Tenente" dissi rivolta all'ufficiale "Io credo che il tappeto debba aver preso fuoco all'interno della cattedrale, ma dev'essere stato portato subito fuori poiché altrimenti l'incendio si sarebbe presto esteso anche alle panche, che sono di legno... Se la mia teoria è giusta, dovremmo trovare delle tracce anche fuori, sulla scalinata..."
Ci dirigemmo verso l'uscita, ma, nello spingere il portale, notai l'impronta di una mano sulla porta di destra. Mi avvicinai e passai le dita su quell'impronta, ritirandole sporche come di fuliggine. Un brivido mi percorse la schiena... possibile che insieme al tappeto avesse preso fuoco anche il custode? "Tenente Lion, guardate qui..." richiamai la sua attenzione su ciò che avevo visto, esternandogli i miei dubbi sul vecchio custode. "Se così fosse, dev'essere stato orribile..." Inviato dal mio Z00D utilizzando Tapatalk |
Sorrisi a Ernot.
"Vi sono davvero grata per il vostro aiuto..". Ripensai poi alla folla del giorno prima. "Dovevate sentire come parlavano di lui i passanti ieri.." Risi appena "Sembra che ognuno abbia una teoria su di lui.." Divertita. |
Il salone brulicava di luci e di uomini dall'aspetto pomposo, con donne che parevano volteggiare come falene attratte dalla luce, fra bisbigli, sussurri, risate, vini pregiati e piatti prelibati.
Gli ospiti e gli invitati riempivano ogni angolo non solo del salone, ma anche dell'androne e dei vari corridoi comunicanti, tanto che ad un certo punto i servitori dovettero aprire alla festa il cortile e l'intero giardino. Naturalmente non mancava un'orchestra, sistemata sotto un grosso padiglione a balconcino, adornato con fiori e lampade dagli effetti policromi. Un'orchestra di musicisti specializzati, con oboe, tromboni, clarinetti, viole, flauti e tamburi grandi e piccoli. Fra i presenti l'ilarità, la spensieratezza ed il divertimento si facevano via via più facili di minuto in minuto, suscitate da ogni parola gioconda o vuoto complimento. Si tavolini facevano bella mostra antipasti scintillanti, salumi cotti o crudi, arricchiti ed impreziositi da insalate miste ed audaci, trionfi di verdure in salse esotiche e colorate gelatine di legumi e spezie. E poi gelati dai mille frutti e profumi, dessert da forno e liquori di marche tanto vecchie che nessuno dei presenti o quasi poteva riconoscerne il valore e l'esclusività. Altea se ne stava seduta, nel suo bell'abito, a sorseggiare vino e ad assaggiare stuzzichini, quando le si avvicinarono due giovani col chiaro intento di corteggiarla. “Madama...” disse uno dei due “... cosa gradite più in un uomo? La bellezza o la ricchezza?” Dacey invece era in compagnia di Ottan, passeggiando insieme tra lumi e tende di raro costo e valore, segno dello sfarzo che ostentava quell'ambiente. “Noto siete molto sottile nei giudizi.” Il giornalista alla bella e fredda dama. “Forse dovevate darvi alla carriera medica. Avete la stoffa dello strizzacervelli.” Divertito. “Io? Beh, cosa potrei raccontarvi ancora di me... vediamo... sono una persona semplice, profondamente liberale e ammetto di non avere una vita molto avventurosa. Amo le cose semplici e la vita tranquilla e forse scrivere è ciò che mi riesce meglio. Per questo ne ho fatto il mio lavoro.” Sorridendo. Alla festa giunse anche Marwel, giovane e bellissima, quasi uscita da un ballo di debuttanti nell'alta società. Subito attirò a sé molti sguardi, sorrisi ed attenzioni di giovani e non. E fra tanti occhi, ad un tratto, ne notò due molto più vispi degli altri. Occhi attenti e scuri, su un viso pulito, appartenenti ad un giovane uomo abbigliato in modo borghese, dall'espressione cupa e seccata. Se ne stava immobile appoggiato ad una colonna fiorita, sorseggiando il suo bicchiere di limoncello. Vivian invece era in compagnia di Ernot, conversando piacevolmente mentre cresceva nei presenti l'impazienza di veder arrivare il misterioso capo di quel mondo. “Beh, meglio no?” Ridendo Ernot. “E' tutta pubblicità. Ed il capo ne sarà di certo compiaciuto. Anche perchè è gratuita.” Divertito. “E la vostra teoria su di lui com'è?” |
Ad un certo punto Theris si alzò e chiese il permesso al professor Ordifren di poter bere qualcosa e l'uomo lo invitò a prendere una bottiglia di vino nella sua cantina.
Theris andò e lasciò soli l'uomo e Gwen. “Noto che avete abbracciato ogni suo ideale...” disse alla ragazza “... lodevole... peccato non abbiate letto del libello neanche una pagina... vero, Arianna?” Fissandola. |
Lo invidiavo. Terribilmente. Mentre mi descriveva la sua vita avrei voluto prendere il suo posto, anche solo per poco ma desideravo comprendere che cosa fosse davvero una vita tranquilla.
" A lungo ho dovuto sopportare i commenti altrui senza poter rispondere. Ora è il mio turno di parlare e giudicare" in un soffio gelido della voce. Terminai lo champagna in un colpo solo. " Avete moglie o figli signore?" |
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