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A quelle parole di Cheyenne, Fhael sorrise.
“Uno dei migliori e più redditizi commerci di queste terre” disse il portoghese “è la tratta degli schiavi. E tutti coloro che hanno un colore diverso dal bianco sono merce di scambio. Non meravigliatevi dunque di queste cose. Anzi, temo accadranno di nuovo. Quanto a me, sapete, sono un filosofo infondo... ritengo che nascere in un modo sia qualcosa di cui nessuno possa rispondere, che sia bianco, nero, rosso o giallo. Sono un fatalista e penso che si viene al mondo per un motivo e nulla che riguardi ciò avvenga per caso. Se voi siete bruna ed io portoghese, beh, credo ci sia un motivo e nessuno può condannarci per questo.” Sorrise. “Anche perchè, per quanto mi riguarda, io non potevo certo impedire alla natura di farmi nascere in Portogallo.” Le fece l'occhiolino. “Sinceramente non so cosa abbia provato quell'uomo, dopo che suo figlio si innamorò di una selvaggia, come voi la chiamate. A me hanno insegnato che al cuor non si comanda e che, anzi, tentare di forzarlo è sempre fonte di guai. Ma, a proposito di cuore e passione... dov'è finita la vostra scimmietta?” |
A quelle parole di Clio, il Gufo Nero si abbandonò ad una sonora risata, lasciandosi poi cadere su un grosso seggio di faggio e ottone che aveva predato a chissà quale nave mercantile.
“Eh, forse hai ragione, ragazza mia...” disse il pirata “... non sono un gentiluomo... ma non bisogna esserlo per comprendere le donne, sai? Tu, per esempio... si vede ad un miglio di distanza che sei delusa e triste... ti senti abbandonata dal tuo uomo, vero? Ti fa male sapere che ha voluto sfruttare l'occasione per tentare di catturami, non è così?” Rise di nuovo. “Beh, in effetti, io sono quel che si dice un pezzo grosso... sono, come mi chiamano loro, il più feroce pirata di questi mari... sono una piaga, come quelle che nella Bibbia misero in ginocchio l'Egitto... sono una tempesta che travolge ogni cosa... e forse è comprensibile che il tuo valente capitano abbia ceduto a questa tentazione... si, certo, ha messo in pericolo anche te, ma, sai, una donna si può sostituire facilmente... si, sei bella... ma la gloria e l'onore forse lo sono di più per lui.” La fissò con i suoi occhi neri e senza luce. “Io invece sono unico... non esiste un altro Gufo Nero... catturarmi e impiccarmi vuol dire vittoria, trionfo, rispetto e potere... lui ha messo tutto questo su un piatto della bilancia e te sull'altro... e cara mia... ha scelto! Davvero vuoi legarti ad un uomo simile? Non dirmi di si, altrimenti mi deluderesti non poco...” |
lo vado a prendere io il mestolo cosi può bere quel poveretto dissi e mi avvicinai al pennone e cercai di salire a prenderlo mentre ero intento a fare quello dissi voi state attenti fatemi un fischio se arriva qualcuno che io scendo al volo e inizia a scalare il pennone
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Scendemmo dalla carrozza... mio padre e mia madre entrarono subito in casa, io invece mi trattenni un poco indietro, con Jamiel...
"Non lo so, Jamiel..." mormorai alla sua domanda "E' stata una giornata curiosa... dove ho conosciuto curiosi personaggi..." Esitai un momento... ma Jamiel era un ragazzino acuto, che in più di un'occasione si era rivelato profondamente intuitivo e saggio... "Senti..." dissi allora, richiamandolo entre si allontanava "Ho una domanda da farti... una curiosità..." Sollevai la mano e gli porsi l'affilato stiletto regalatomi da Musan... "Questo oggetto" spiegai "mi è stato donato da Juan Musan, la guardia del corpo del Viceré, e... non so... non ti pare un oggetto curioso da donare ad una dama? E poi guarda questi intarsi... hai mai visto niente di simile?" |
Ascoltai le parole del Gufo Nero senza smettere di guardare fuori.
Come dargli torto? Infondo aveva perfettamente ragione, se fossi stata davvero la promessa sposa di Guerrnaiz avrei potuto essere in collera con lui. Ma chi ero io per rimproverarlo? Non aveva nessun obbligo nei miei confronti, ma di certo non l'avrei spifferato a Giuff. "Già, é questo che succede quando una donna deve giocare alla damigella in pericolo. Se non ricordo male non sono corsa subito a nascondermi dietro le braghe del mio promesso sposo, vi avevo promesso la mia lealtà. E se voi mi aveste ascoltata, ora avreste un alleato in più e un nemico meno arrabbiato. Ma avete preferito l'oro del mio capitano olandese, che ha visto una ghiotta occasione in questo scambio. Ma credetemi, non per questo si arrenderà. " sospirai, come un'innamorata ferita: " quanto a lui.. Non mi ha mai dato motivo di dubitare del suo affetto finora. Mi chiedo cos'avrei fatto io al suo posto... " pronunciai le ultime parole quasi in un sussurro. Eppure è venuto per te, ha cercato di prendere il Gufo Nero, certo, ma poteva restare a Las Baias, ignorare la mia lettera... Non desisterà... Una voce di speranza, seppur sopita, continuava a mormorare queste parole nei meandri della mia mente. |
Giuff rise nell'ascoltare Clio.
“Ti ascolterei per ore...” disse il pirata alla ragazza “... si, così alla fine potrei anche convincermi!” Scosse il capo, senza però smettere di ridere. “E ora? Come la mettiamo? Ho perso il mio oro? Beh, se così fosse, allora dovrei contentarmi di ciò che mi resta... e tu non sei niente male, bellezza... niente male davvero...” la fissò con occhi colmi di bramosia “... ma tu sei in gamba, oltre che bella ed io voglio sfruttare queste tue virtù... chissà che non ci sia guadagno per entrambi... ma non lo faremo ora...” si alzò, avvicinandosi ad un armadio “... ecco, qui ci sono diversi abiti e tutti di pregevole fattura... questo l'aveva ancora indosso una bella dama francese mentre tentava di resistermi... quest'altro è talmente prezioso che la sua padrona, un'aristocratica baronessa spagnola, preferì toglierselo da sé pur di non vederlo ridotto a brandelli dal mio ardore... questo poi è particolare... è talmente leggero che riuscii quasi a sentire la pelle della donna che l'aveva indosso, quando assaggiai le sue grazie...” mostrando i vari abiti in esso raccolti “... scegli quello che più ti piace e mettilo... stasera cenerai con me... una cenetta a metà tra il dovere ed il piacere... e durante la cena mi suggerirai in che modo io potrò avere i miei dobloni... e se il tuo piano mi soddisferà, allora, forse, il tuo capitano ti rivedrà sana e salva... a più tardi, ragazza...” ed uscì. |
Jamiel prese il pugnale dalle mani di Talia e lo fissò con attenzione.
“E' un'arma molto bella, Analopel...” disse “... gli intarsi raffigurano alcune scene delle leggende di queste terre... la caccia alla balena Nohan... il sacrificio delle cento scimmie... la collera degli dei contro Pahuciù...” ridiede il pugnale alla ragazza “... è un pugnale da cerimonia questo, utilizzato nei riti sacri... ma è anche un oggetto molto prezioso... solitamente viene donato da un guerriero alla donna che egli ha scelto come compagna...” Ma proprio in quel momento si udirono delle urla provenienti dalla villa. Era Philip e sembrava molto arrabbiato. |
Cavaliere25 decise allora di arrampicarsi sul pennone di velaccio per prendere il ramaiolo e far bere quel marinaio malato.
Ma appena cominciato a salire, gli si avvicinò l'ufficiale Great. “Marinaio, scendi subito da lì.” Disse. “Ci sono ordini precisi. Chi ha sete deve fare da sé. Su, torna subito al tuo posto di lavoro.” E si allontanò. Allora, il marinaio malato di febbre, vista la situazione, decise di fare da sé. “Se non beve impazzisco...” mormorò “... io ci provo...” e cominciò a salire sulle sartie per prendere il ramaiolo. Intanto, sul ponte, il capitano Sumond era salito in coperta con i registri di navigazione. “Signor Guisgard.” Chiamò il comandante. “Qui ci sono i registri di bordo... occorrono le firme di tutti gli ufficiali circa la distribuzione delle razioni ai marinai.” Guisgard allora si avvicinò e guardò i registri. “Io non firmo, signore.” Disse Guisgard, chiudendo i registri. “L'equipaggio non ha ricevuto queste razioni.” “Andiamo, è una procedura sempre esistita.” Fece il capitano. “In ogni viaggio le razioni distribuite non sono mai pari a quelle segnate.” “Si, è vero” replicò il tenente “ma si tratta generalmente di differenze comunque minime. Invece durante questo viaggio ai marinai sono state più che dimezzate le razioni di cibo e acqua. Ed io non firmo ciò che viene riportato da questi registri.” “Ah, davvero?” Fissandolo Sumond. “E invece voi firmerete, signor Guisgard. Perchè sono io ad ordinarvelo. Firmate, è un ordine.” Guisgard allora prese la penna e firmò. “Chiamo però l'equipaggio a testimone...” disse il tenente “... che firmo sotto vostro ordine. Ma una volta terminato il viaggio chiederò all'ammiragliato l'apertura di un'indagine.” “Cane ribelle.” Con disprezzo Sumond. “Cosa avete detto?” Avvicinandosi a lui Guisgard. “Ritiratelo subito!” Mentre i marinai intorno a lui cercarono di calmarlo. “Io non ritiro nulla.” Fissandolo il comandante. “Anzi, lo ripeto... siete un cane ribelle.” Ma proprio in quel momento si udì un grido. Era il marinaio malato di febbre che, per la debolezza, era precipitato dal pennone di velaccio, nel tentativo di prendere il ramaiolo. http://2.bp.blogspot.com/-Kprwq_lb46...d+laughton.jpg |
Sentivo gli occhi dei commensali puntati su di me...e cercai di rispondere nel modo più naturale possibile.."Perchè vi meravigliate tanto? E' stato sua Ecellenza il Governatore a nominare tale temuto pirata..capitan Lanzaras, se non erro e di quanto fosse una grave minaccia e la cosa mi interessava" risposi scrollando le spalle indifferentemente e dando una occhiata di intesa ad Odette.
In quel momento avrei voluto che tutte le miniuture si materializzassero, e la nave del temuto pirata affondasse tutte quelle delle Compagnie delle Flegee. |
Riflettei un attimo alle parole di Fhael, quell'uomo ero molto diverso da tutti quelli che avevo conosciuto fino ad allora.
"Credo che sia nella mia stanza" dissi rispondendo alla sua domanda " era un po' agitata prima della partenza, come avrete potuto notare, e ho preferito lasciarla in una cabina per evitare che facesse un qualche danno... quella scimmietta è una vera peste quando ci si mette!" e risi al pensiero di Gon che saltellava qua e la o che giocava all'altalena tra i miei capelli... |
corsi di corsa dal marinaio e lo soccorsi e dissi ecco questo è ciò che succede per colpa di razionare i viveri dissi con odio profondo questo poveraccio è malato e a dovuto andarsi a prendere il mestolo per bere ma con poche forze che aveva non ce la fatta questa è crudeltà pura qualcuno venga a prendere sto poveretto e curatelo portatelo su una branda dissi a gran voce e aspettai li che qualcuno arrivasse
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Era inutile, non mi avrebbe mai ascoltata. In me vedeva soltanto una preda e un oggetto di riscatto. Mi avvicinai all'armadio che mi aveva mostrato. Sbirciai i vestiti al suo interno: sete, broccati e altri materiali che non ero affatto abituata a portare.
Poi accarezzai un tessuto diverso dagli altri, e una lacrima, veloce e incontrollabile mi scese sul viso. Con passo felpato entrò nella piccola bottega. Lui, ignaro, teneva la testa china su un foglio dove nuove forme prendevano vita. D'un tratto, alzò gli occhi , allarmato da uno scricchiolio. E li sgranò per lo stupore. "Clio... Sei... Sei splendida..." Lei sorrise nel vedere i suoi occhi riempirsi di lacrime. Si avvicinò, gli accarezzò il volto con una mano : " mai come i tuoi disegni.. Sono sempre più belli" Un lampo veloce gli attraversò gli occhi ambrati : " un giorno mi permetterai di farti un ritratto? Così come sei ora, con questo abito meraviglioso indosso" Lei gli baciò la fronte teneramente, sorridendo. "Come una vera donna vuoi dire.." Continuò in tono di vago rimprovero. Lui si pulì le mani e la prese tra le braccia. "No, come la creatura più bella che abbia mai dipinto" Rimasi immobile alcuni istanti, immersa nei ricordi. Poi scelsi l'abito più ampio color ciliegia e lo adagiai sul letto. Stavo già per iniziare a spogliarmi quando ebbi un'intuizione. Questa è la cabina di Capitan Giuff, dunque ci saranno i suoi vestiti... Presi a frugare in un altro armadio, vicino alla porta, e infatti vi trovai gli abiti del capitano. Sorridendo soddisfatta ringraziai il fato che il capitano non fosse molto robusto. Infilai un paio di calzoni sotto la candida sottoveste, fermandoli con dei lacci rubati ad un altro capo trovato in quell'armadio. Poi, tolto il mio abito, infilai quello color ciliegia. Era davvero bellissimo, tuttavia lo sentivo ampio e pesante. Mi tenni salda sulle gambe e provai a tirare un dritto e poi un gancio al vento, nessuna resistenza. Così passai ai calci ma il peso dell'abito mi sbilanciò, facendomi finire per terra. "Fantastico..." Dissi tra i denti mentre mi levavo in fretta l'abito e lo gettavo sul letto. Tornai a curiosare nell'armadio, finché non lo vidi: un abito azzurro come il mare, abbastanza largo da nascondere i pantaloni ma così leggero da non intralciare la possibile lotta. Lo indossai senza fatica. Riprovai a colpire l'aria, questa volta non ebbi alcun problema. Era perfetto. Guardandomi allo specchio vedevo solo una ricca fanciulla, notare i calzoni sotto la sottoveste o il pugnale nello stivale era pressoché impossibile. Ora non restava che escogitare un piano da proporre al capitano, o tutta quella preparazione sarebbe servita a ben poco. |
Ripresi il pugnale dalle mani di Jamiel e me lo rigirai tra le dita per qualche momento...
un oggetto prezioso, aveva detto... un oggetto rituale che un guerriero donava alla donna che aveva scelto... Sospirai appena, pensando che forse non avrei dovuto accettarlo. E tuttavia dissimulai la mia delusione per quelle poche informazioni con un sorriso... "Grazie Jamiel..." mormorai. Ma proprio in quel momento si udì la voce di mio padre, alterata, gridare da dentro la casa... "Cosa accade?" dissi, voltandomi di scatto... Sollevai gli occhi verso le finestre del primo piano, ma non vidi niente... e così, senza pensarci oltre, corrersi verso il portone d'ingresso. |
Il vento aveva cambiato direzione.......una nuova luce si stendeva all'orizzonte.
Alcuni anni erano passati dalla mia ultima visita presso le terre olandesi, avevo servito come capitano di drappello presso la Corte e.....conservo un ottimo ricordo. "Mancava poco all'alba.......un ultimo squillo di tromba precedette l'assalto alla roccaforte straniera. La vittoria dipendeva da come avessimo agito con le strategie adottate e studiate.....". Speravo che qualche compagno di ventura fosse presente.......avevamo un punto di incontro......chissà se si ricordassero di quel luogo "segreto". |
Mik stavano lasciando con questo tizzio dal volto burbero e dai modi ostili, strano per un' artista.......poi pensai a me stessa, quando avevo l'estro del dipingere....volevo strare sola con me stessa, con Ingrid ero una vera furia.......la vena qrtistica alle volte non rendeva gli uomoni migliori....." Spero che siate molto bravo, non rammento molto di lui, ero spaventata ero stanca, con la nave ero arrivata da poco con mia zia.....non credo di aver avuto neanhce il tempodi disfare i bagagli, era moro di capelli , gli occchi scuri credo....il suo volto non era perfetto di una bellezza di quella che uno puo' reclamare per una donna.....forse era alto..il fisico asciutto........Odeys ...io sono confusa, perdonatemi, da quando sono qui, mi trovo sempre sotto minaccia,ho fatto male ad andare via da casa...."......rimasi all'impiedi a guardarmi in giro...avevo lo sguardo che destava l'impressione dello spaesato..e quel tocco di lacrimuccia, che per un teatrante e' quasi d'obbligo....volevo uscire da quella situazione a tutti i costi e volevo farlo con Ingrid.....sapevo che il malfattore era alla locanda...ma perche' non si era allontanato da li '?......
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Odeys fissò Elisabeth e cominciò a fare alcuni schizzi su un foglio bianco.
Ad un tratto, però, qualcuno giunse dal retro della stanza. “Ci si rivede, milady.” Disse Storm ad Elisabeth. “Che sorpresa, vero? Davvero piccolo il mondo... già, piccolo ed affollato.” Si avvicinò allora alla porta e scrutò l'esterno da uno spiraglio nel legno. “Tranquillo...” fece Odeys “... non torneranno prima di due ore... abbiamo un bel vantaggio su di loro. E comunque non conoscono il tuo viso... solo questa donna ti ha visto... per questo l'hanno condotta qui...” “Buono a sapersi.” Mormorò Storm, per poi tornare a fissare Elisabeth. |
Il Prhoar continuò il suo viaggio, costeggiando il litorale che separava Las Baias da Minisclosa.
Era questa una località perlopiù controllata, in diversi punti, da porti e torrioni d'avvistamento. Era un punto strategicamente fondamentale per monitorare il traffico navale e per questo era praticamente diviso tra olandesi, inglesi e spagnoli. La costa presentava fortini e bastoni che giorno e notte tenevano quelle acque sotto controllo. Durante il giorno fregate aragonesi, inglesi e olandesi attraversavano quel punto, per consentire alle navi provenienti dall'Europa di poter entrare nel Mar delle Flegee senza correre rischi. Almeno, senza correre troppi rischi. Giunti così a Minisclosa, i passeggeri del Prhoar videro la loro imbarcazione raggiungere un piccolo porto posto all'interno di un'insenatura naturale. Fhael fece issare più in alto possibile la bandiera portoghese, in modo che dal porto potessero subito riconoscere la provenienza del battello. Gettata l'ancora, Fhael scese a terra e subito alcuni militari si avvicinarono. Il portoghese mostrò loro allora un documento, che subito chiarì i motivi del suo arrivo in quel luogo. Passarono così alcuni istanti, in cui Fhael restò a conversare con i militari. Alla fine, salutati i soldati, tornò sul ponte della sua nave. “Bene.” Disse a Cheyenne. “Il comandante, così viene chiamato qui il nostro uomo, ci sta aspettando. Siete pronta?” |
All'improvviso Clio avvertì un rumore di passi.
La porta si aprì e Giuff ritornò nella stanza. “Ehi...” disse con un ghigno il pirata “... quell'abito sembra fatto apposta per te, bellezza...” mostrò allora una bottiglia di rum con due bicchieri “... ora io e te faremo un bel brindisi... e brinderemo a noi due, naturalmente...” Ad un tratto si udirono delle grida provenire dal ponte. Pochi istanti dopo, qualcuno bussò alla porta della stanza. “Capitano...” entrando Boyuke. “Cosa diavolo è successo?” Fissandolo Giuff. “Se non è importante, ti farò passare la notte sull'albero maestro!” “Abbiamo pescato qualcosa, capitano...” “Pescato?” Ripeté il Gufo Nero. “Si, una zattera alla deriva...” annuì Boyuke “... credo sia in acqua da giorni...” “E sopra vi era qualcosa di prezioso?” “No, nulla.” Scuotendo il capo Boyuke. “Non c'era nulla... ma qualcuno si.” Il Gufo lo fissò incuriosito. “Una ragazza.” Continuò Boyuke. “E' strana, forse pazza.” Giuff allora seguì il suo fedele taglia gole, facendo poi segno a Clio di andare con loro. Sul ponte trovarono quella ragazza, circondata dagli uomini di Giuff. Era pallida, con lo sguardo assente e completamente vestita di stracci. “Non parla.” Disse Boyuke. “Forse ha perduto il senno.” “Che vada in malora, allora!” Esclamò Giuff. “Dividila con il resto della ciurma e poi gettatela a mare.” “Si, capitano.” Ma proprio in quel momento la misteriosa ragazza alzò gli occhi e cominciò a fissare Clio. “L'Isola Perduta esiste...” mormorò “... l'ho vista... e ho visto anche gli spettri... gli spettri che custodiscono il tesoro...” |
Quella spettacolare collezione di modellini era lì, davanti agli occhi di Altea e della sua famiglia, come se da un momento all'altro tutte quelle navi giocattolo potessero animarsi davvero.
“Capitan Lanzaras” disse l'ammiraglio Guidaux “è un mito, una leggenda. Un po' come l'Olandese Volante. Sono quelle favole che qualcuno inventa e getta poi nel mare, con la speranza di impressionare, meravigliare e impaurire i più sciocchi. In verità, noi preferiamo di certo occuparci dei pirati veri, quelli in carne ed ossa, che flagellano i nostri mari e predano le nostre navi. Ma stiamo lavorando affinché tutti i corsari di questi mari diventino un mito, proprio come Capitan Lanzaras.” La visita al palazzo del governatore continuò così, tra chiacchiere varie e noioso protocollo di corte. Alla fine della giornata, Fletcher e la sua famiglia ritornarono al loro albergo. “Uomo interessante il governatore, vero?” Fece la madre di Altea a sua figlia. “Io credo che qualsiasi ragazza di buona società non possa desiderare di meglio per sposarsi...” “Sono d'accordissimo, cara.” Annuendo suo marito e fissando poi Altea. “Non lo pensi anche tu?” Chiese poi a sua figlia. |
La Reden Som, superba fregata della flotta olandese in servizio presso Giamaica, aveva attraversato il Mar delle Antille, per poi giungere nelle acque Flegeesi.
Erano le prime ore del giorno quando la vedetta del porto di Las Baias annunciò l'ingresso della nave. Tutti gli ufficiali e i marinai furono così fatti sbarcare, con disposizioni e ordini circa la nuova destinazione. “Signori...” disse il capitano Sniker ai suoi ufficiali di bordo “... questa è Las Baias e sarà la nostra destinazione.” E affidò ad ognuno un incarico. “Signor Parsifal...” rivolgendosi poi al suo Guardiamarina “... voi invece vi recherete al palazzo del governatore. Lì troverete l'ammiraglio Guidaux e vi metterete ai suoi ordini. Vi auguro il meglio per il vostro nuovo incarico.” |
Il mio incarico dall'ultima visita a codesta terra era divenuto di discreta e buona fama. Ero divenuto Guardiamarina del capitano Sniker; il titolo posseduto mi è stato donato per le ottime capacità espresse in campo di attività di navigazione:
"Quanti sacrifici ho dovuto affrontare per meritarmi ciò......" La fregata era approdata presso il porto.......un ciclo si concludeva e andava ad aprirsene uno nuovo. Una nuova missione mi era stata affidata: servire il Governatore........ Scesi dalla fregata e mi diressi alla locanda più vicina per chiedere informazioni su come raggiungere il palazzo. Ero molto entusiasta e curioso di scoprire quale sarebbe stata la mia mansione e direttiva. |
Parsifal giunse così in una locanda, dove gli fu indicato come raggiungere il palazzo del governatore.
“Dovete risalire il promontorio” spiegò il locandiere al Guardiamarina “dove si domina tutto il golfo di Las Baias. Lì troverete il palazzo di sua eccellenza il governatore.” |
Jamiel fissò Talia con uno sguardo inquieto.
“Forse quell'uomo” disse il bambino “ti ha scelto come compagna... forse tu gli piaci, Analopel... non sei contenta? Un pugnale così può appartenere solo ad un grande guerriero.” Ma quelle improvvise grida interruppero subito la discussione tra Talia e Jamiel. La ragazza allora corse in casa, fino a raggiungere la stanza da dove provenivano quelle urla. In piedi, col volto crucciato, stava Philip. La sua fredda cortesia, il suo garbo distaccato, l'infaticabile noncuranza verso tutto ciò che andasse oltre la sua concretezza, tutto ciò sembrava essere stato smarrito dal potente rappresentante della Compagnia delle Flegee Occidentali. Ma chi era veramente Philip Van Joynson? Non un mercante e nemmeno un semplice uomo d'affari. Philip Van Joynson era un diplomatico. Un uomo che faceva del compromesso l'ideale in cui raccogliere la sua vita e quella degli altri. Eppure, il suo fermo controllo, la sua razionalità, la sua logicità sembravano essere estranee ora al suo essere. L'uomo infatti urlava ed i suoi occhi erano attraversati da un lampo d'ira. “Passapour!” Gridò. “Vi ho avvertito mille e più volte! Non tollero che vi mascheriate in quel modo a casa mia!” “Non sono mascherato, signore.” Si difese l'altro. “Questa è la divisa degli ufficiali di vascello di Sua Maestà re Giorgio.” “Qui non siamo in Inghilterra e voi dovete sottostare alle regole di questa casa!” Con impeto Philip. “Se domattina vi troverò abbigliato ancora in questo modo, voi lascerete questa casa!” Si voltò poi verso suo padre che fissava quella scena. “Perchè, padre? Perchè volete a tutti i costi rovinare la mia vita e quella della mia famiglia? Solo perchè non sono come voi?” E uscì sbattendo la porta. “Forse abbiamo sbagliato a venire qui, comandante...” disse Passapour al vecchio Arkwin. Intanto, a Balunga, le tenebre avevano ormai avvolto ogni cosa e il palazzo del Viceré sembra assopirsi e abbandonarsi ai sogni di quella notte. Ma, talvolta, certe notti possono racchiudere non sogni, ma incubi. E così, nel cuore della notte, alcune ombre, simili a demoni, cominciarono ad avvicinarsi al palazzo. In breve uccisero tutte le guardie rimaste fedeli al Viceré. Penetrarono nelle stanze reali e sgozzarono nel sonno tutti i funzionari di corte, giungendo, infine, nella camera del Viceré. Questi d'un tratto si destò dal suo sonno ed ebbe il tempo di vedere le ombre muoversi nell'oscurità. All'improvviso una candela si accese e quelle ombre sotto la luce mostrarono finalmente le loro fattezze. “Tu?” Mormorò il Viceré riconoscendo una di quelle. “Perchè? Perchè? Sei sempre stato come un figlio per me!” “Un figlio?” Ripeté Musan. “Un servo forse... e i servi obbediscono ai padroni che pagano meglio...” “Chi ha pagato dunque il tuo tradimento?” “Colui che governerà queste terre.” Rispose Musan. Estrasse allora un pugnale e trucidò il Viceré. Nel frattempo, nella sala Ovest del palazzo, una fedele servitrice entrò nella stanza della piccola Maraiel. “Svegliati, piccola...” “Non voglio...” farfugliò la bambina “... ho sonno...” “No, piccola...” fece la servitrice “... devi alzarti, presto...” prese la piccola e la coprì con un piccolo scialle “... ora esci e va verso il giardino... come quando giochiamo a nascondino... va e corri, senza fermarti mai... corri fin verso il paese... hai capito?” “Perchè?” “Vai, piccola...” la esortò la servitrice “... vai, ti prego... sii buona...” “Aspetta... la bambola...” La servitrice allora prese la bambola e aprendo la porta che dava sul giardino fece uscire la piccola, per poi richiuderla silenziosamente. Un attimo dopo, Musan e i suoi entrarono nella stanza. “Dov'è la bambina?” Chiese il cacciatore. “Finisci ciò che hai cominciato...” fissandolo la servitrice. “Parla!” Urlò Musan. “Una metà di te è flegeese, come me...” disse la servitrice “... conosci dunque il codice del silenzio... e sai che anche tagliandomi mani e piedi io non parlerò..” Musan allora la sgozzò senza tradire emozioni. Sfondò poi la porta che dava sul giardino e fissò l'oscurità sterminata. “E' scappata...” mormorò “... andate a cercarla... la voglio viva o morta... il nome di colui che riuscirà a prenderla sarà riportato direttamente a sua eccellenza... così, come il nome di chi la farà scappare... andate!” Ordinò ai suoi uomini. http://4.bp.blogspot.com/-h7c2wcMZDa...k/s400/mm2.png |
La caduta sul ponte di quel povero marinaio e la sua morte, avevano interrotto il momento di tensione tra il capitano Sumond e Guisgard.
Tutti corsero verso il poveretto caduto a causa delle febbre, anche se ormai era troppo tardi. Ad un tratto, uno dei marinai, aggredì Sumond. “Sporco maiale...” disse saltandogli addosso “... maledetto assassino...” Ma fu subito immobilizzato. “Concedo...” mormorò Sumond alzandosi e sistemandosi l'uniforme “... concedo a questo marinaio una notte per per pensare al suo gesto... e domattina un giro di chiglia per punizione. Naturalmente tutto l'equipaggio assisterà alla punizione.” Nel frattempo, Emas si avvicinò a Cavaliere25. “Cerca di restare calmo...” disse al suo amico “... meglio non parlare troppo, oppure finirai anche tu come quel poveretto... il giro di chiglia equivale ad una condanna a morte... vieni, torniamo al lavoro...” Poco distante, sul ponte, Guisgard fissava il mare, ripensando all'accaduto. Il suo sguardo era carico d'ira e solo a stento frenava la sua rabbia. Ad un tratto a lui si avvicinò Rynos. “Ed abbiamo già un morto, signore...” mormorò il marinaio “... uno...” “Si...” voltandosi Guisgard e guardandolo “... uno... uno sproloquio ancora e rimpiangerai di non essere caduto tu in coperta, Rynos!” E si allontanò, mentre la Santa Rita continuava ad attraversare quelle acque sterminate. |
La giornata finì in breve tempo e arrivati in locanda sprofondai su una poltrona esausta, più che altro per quelle futili chiacchiere.
Ad un tratto udii gli strani discorsi dei miei genitori...era come immaginavo. Mi alzai di scatto con un impeto di rabbia.."Non ci penso nemmeno!!Non è assolutamente uomo per me...lo trovo frivolo e privo di ogni bellezza e intelligenza. Vi ho fatto una cortesia padre, per i vostri affari...ma sposarlo è troppo." Vidi lo sguardo adirato di mio padre e il volto farsi paonazzo dalla rabbia.."Io mi sposerò per amore..e non per i vostri affari. E certo non mi fingerò una sciocca dama priva di cervello e che risponde sempre...si". Mi diressi verso la stanza ma prima di aprirla voltandomi conclusi.."A proposito..vorrei continuare gli studi lasciati..se potreste chiamarmi un maestro. Ora vado a leggere". Entrata nella stanza mi affacciai alla finestra ammirando il tramonto sulla baia, il sole stava nascondendosi nella acqua cristallina per dare posto alla argentea Luna. Presi il libricino..della cosidetta leggenda di Capitan Lanzaras per continuare l'avventura. |
Mi chinai sulla ragazza, scostando Giuff con un gesto.
"Non é pazza, ha solo passato troppo tempo in mare" dissi accarezzando i suoi capelli fradici : " Deve asciugarsi, avere un abito decente e un decotto di erbe." Strinsi a me quella ragazza impaurita e guardai Giuff implorante: " vi prego capitano, lasciate che la curi.. D'altronde non sarà una compagnia allettante in queste condizioni, finirà per attaccare la febbre a tutta la ciurma." Il mio sguardo si fece malizioso mentre pronunziavo quelle ultime parole. Ma quando vidi che il viso del Gufo Nero restava impassibile cercai un'altra strada, quella che sembrava smuoverlo maggiormente: " non avete sentito? Ha parlato di un tesoro! Lasciate che si riprenda e vedrete che vi condurrà a questa isola perduta.. Se lei muore, voi perderete il vostro tesoro" |
Entrato in locanda.......nulla sembrava cambiato, vi erano i soliti assidui frequentatori devoti al Dio Bacco, le guardie cittadine nelle loro arti da seduttori....ed una nuova categoria che non avevo mai incrociato prima: sembravano dei reclutatori di mercenari, ma avevano gli abiti pieni di fronzoli e di eclettica fattura.
Ero curioso di sapere chi erano, ma il dovere chiamava. Uscito dalla locanda presi la strada che conduceva al palazzo del governatore...... " E' una dura salita collega.......anche lei è qui per arruolarsi? Una voce calda e familiare sentì provenire dalle mie spalle...." , chissà dove era andato il mio caro amico...... L'aria che si respirava era sempre genuina e ricca di calore, mentre risalivo il promontorio. |
Dentro di me pensai una lezione a quel maledetto capitano gli starebbe bene come si fa a essere freddi su una morte di un uomo pensai mentre riprendevo il lavoro ma non riuscivo a fare nulla cpntinuavo a pensare a quel poveretto morto non doveva finire cosi e mi guardai intorno
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A quelle parole di Altea, suo padre andò su tutte le furie.
“Nessuno ti ha chiesto di sposarlo” disse adirato “o di fare l'innamorata! Voglio solo che tu sia gentile con lui! Tu sei una ragazza di buona famiglia e lui è l'uomo più potente di queste terre!” “Calmati, caro.” Cercò di calmarlo sua moglie. “Si, forse è meglio.” Sbuffò Fletcher appena sua figlia ritornò in camera. La ragazza, infatti, era tornata nella sua stanza per continuare la lettura del libretto di quel misterioso pirata. Ma prima che ricominciasse a leggere, Odette bussò e poi entrò. “Hai avuto una reazione esagerata prima...” disse ad Altea “... non avresti dovuto comportarti così con tuo padre...” Nel frattempo, al palazzo del governatore, l'ammiraglio Guidaux fissava il golfo da una finestra, giocherellando con un mappamondo. “Eh, davvero meravigliosa la mia collezione!” Esclamò il governatore entrando nella sala. “Sono certo che i nostri ospiti sono rimasti affascinati!” “Interessante quel Fletcher...” mormorò Guidaux. “E cos'ha di particolare?” Fissandolo il governatore. “In verità trovo molto più interessante sua figlia.” Sorridendo. “Era pressapoco ciò che intendevo...” “Non vi seguo.” “Fletcher è molto ricco” sorridendo Guidaux, mentre continuava a far girare il mappamondo “e per rendere sempre più forte una flotta occorrono fondi.” “Ebbene?” Domandò il governatore, facendo fermare il mappamondo. “A noi occorrono risorse per rafforzare la nostra flotta” rispose Guidaux, facendo di nuovo girare il mappamondo “ed è molto improbabile che il nostro governo invii altro denaro quaggiù... ed è ancora più improbabile che quei fondi arrivino dai nostri alleati della Compagnia...” “Andate avanti.” Mormorò il governatore, facendo di nuovo fermare il mappamondo. “E non fatelo più girare, che mi confonde.” “Sapete come fanno le grandi famiglie a rafforzare i rapporti fra loro?” Con un ghigno Guidaux. “Alleandosi... ed il modo più sicuro e duraturo è farlo con alleanze matrimoniali... prendere la bella figlia del nostro amico Fletcher come moglie può essere per voi non solo piacevole sotto l'aspetto matrimoniale, ma anche estremamente redditizio sotto quello pratico...” “Si...” sorridendo il governatore e facendo girare lui stavolta il mappamondo “... è una buona idea...” |
“Sei troppo furba, tu.” Disse Giuff a Clio. “E hai idee un po' troppo spesso per i miei gusti.”
“Capitano...” intervenne Boyuke “... forse la ragazza ha ragione... sembra che quella poveretta infatti si fidi di lei... avete sentito, no? E' rimasta sempre in silenzio e si è decisa a dire qualcosa solo quando ha visto la ragazza... lasciamole da sole e chissà che la ragazza non scopra qualcosa su quel tesoro.” “Non crederai a quella storia della tesoro?” Fissandolo Giuff. “E' una povera pazza e probabilmente non sa neanche di cosa parla!” “Cosa abbiamo da perdere?” “E va bene!” Esclamò Giuff. “Portatela in coperta e dalle una sistemata.” Rivolgendosi poi a Clio. “Ma bada... se non dice nulla di sensato allora la darò in premio alla mia ciurma! Con o senza febbre!” E fece cenno a Clio di portarsi via la poveretta. |
Ero seduta sul letto..ma potevo udire i commenti dei miei genitori, poi il silenzio..e qualcuno che bussava alla porta.
Era Odette...come sempre a rimproverarmi..uscii dalla stanza e li vi erano oltre la balia presenti anche i miei genitori.."D'accordo, pure Odette dice mi sono comportata male con voi..padre..io..io..ho fatto il possibile per farvi fare bella figura, vedete il vestito che indosso? L'ho comprato minuziosamente per farvi fare bella figura..non capite? Però.." cercavo di parlare stando calma "..però..perdonatemi..ma io vi ho seguito fino qui per i vostri affari, ho cercato di farvi fare bella figura col Governatore..ma non è il marito che desidero. Non potete volere la mia infelicità, già mi sono staccata dalla nostra Terra". Li guardai con aria malinconica...davvero ero pervasa da pensieri inquietanti, e non era certo per quel libro su Capitan Lanzaras..il mio sesto senso non mi rassicurava affatto. |
Sulla Santa Rita tutto continuò come se nulla fosse accaduto, proprio come aveva ordinato il capitano Sumond.
Passò la notte e giunse il nuovo giorno. Il marinaio che aveva assalito ed insultato il comandante fu portato sull'albero maestro e legato ad una cima. L'ufficiale Great ordinò allora a tre marinai, tra cui Fidan e Cavaliere25, di procedere alla punizione. Il reo, infatti, era stato condannato ad un giro di chiglia. Sumond allora diede il segnale ed il marinaio fu gettato in acqua. “Forza, ragazzi...” disse Fidan a Cavaliere25 ed all'altro marinaio che tirava con loro due la cima “... avanti tirate...” Ma all'improvviso accadde qualcosa. La cima si bloccò di colpo e quasi fece cadere a terra i tre marinai. Poi si allentò. “La cima scorre, signore...” rivolgendosi Fidan al capitano. “Issate.” Ordinò Sumond. I tre allora guardarono in acqua e videro un terribile spettacolo. Un pescecane aveva addentato il povero marinaio legato alla cima. “Non c'è più niente da issare, signore...” fece Fidan “... un pescecane...” “Allora mollate.” Disse Sumomd. I tre marinai allora gettarono in mare la cima. “Rimettiamoci in vela.” Comandò il capitano. Quel terribile spettacolo era avvenuto sotto gli occhi di tutti e Guisgard teneva lo sguardo basso, quasi incredulo, in balia, com'era, di incredulità e rabbia. “Signor Great...” mormorò alla fine il tenente. “Signore?” Avvicinandosi Great a Guisgard. “Fiocchi e contro fiocchi...” fece questi. “Si, signore.” Annuì Great. “Sciogliete fiocchi e contro fiocchi!” Ordinò poi all'equipaggio. La Santa Rita riprese la sua rotta, mentre Guisgard si appartò da solo sul ponte. I suoi occhi azzurri erano ora vermigli per la rabbia causatagli dall'impotenza provata davanti alle atrocità di Sumond. All'improvviso a lui si avvicinò Rynos. “E due...” mormorò, per poi andare via. Guisgard allora si voltò a fissarlo, per poi cercare il comandante con lo sguardo. Sumond era a prua, con un'espressione che sembrava non tradire pietà e umanità. Neanche ora che era morto un altro membro dell'equipaggio. http://i48.servimg.com/u/f48/15/08/01/26/les_re13.jpg |
Ero assorta a guardare i movimenti rapidi del carboncino su un foglio bianco.....quando una voce famigliare mi fece saltare per aria......guarda guarda, l'uomo fantasma era apparso ai miei occhi ......in tutta la sua ironia...ma il discorso tra i due mi lascio' di sale..." Vi conoscete ?..voi due vi conoscete ?.....mi chiedo a che gioco stiamo giocando, Storm, l'unica cosa utile e' che ora conosco il vostro nome, e siccome non voglio piu' sapere nulla di voi, restituitemi la mia Ingrid......"......presi dalle mani di Odeys il foglio che stava disegnando e lo feci in mille pezzi......." E ringraziate che lo faccio con un foglio di carata.......lo farei volentieri con la vostra faccia...."...
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La nostra nave si diresse verso il porto e dopo che dei soldati controllarono i vari documenti, fummo pronti a scendere.
"Certo, prendo le mie cose e arrivo subito" risposi a Fhael che mi stava chiamando. Scesi sottocoperta, mi misi sulle spalle il mio sacco da viaggio e dissi a Gon di seguirmi. La scimmoetta si alzò e saltellò dietro ai mie passi fino al ponte della nave. Salii sulla passerella tenendo in braccio Gon fino ad arrivare finalmente a toccare terra |
Entrai in una piccola stanza con quella povera ragazza che si aggrappava a me per camminare. L'adagiai su una piccola branda e descrissi ad un marinaio le erbe che mi servivano per il decotto : " non dimenticarti di portarle del cibo caldo, mi raccomando" soggiunsi, e quando fu quasi sulla porta lo pregai anche di andare a prendere il mio vestito e la mia camicia che avevo lasciato nella cabina del capitano. Tornai così ad osservare quella ragazza, così impaurita e fradicia.
Le tolsi delicatamente di dosso quegli stracci inzuppati e , in attesa del mio vestito, l'avvolsi in una coperta calda. Presi poi degli stracci asciutti, che qualcuno aveva lasciato lì, e tentai di asciugarle alla bell'e meglio i capelli scarmigliati. "Come ti chiami?" Dissi sedendomi accanto a lei : "io sono Clio, sta tranquilla, mi prenderò cura di te, per quanto me lo permetteranno." Le presi la mano tra le mie e la guardai dolcemente : " ti va di raccontarmi la tua storia? Come sei finita su una zattera in mezzo al mare? Ha qualcosa a che fare con l'isola perduta?" Ma poi mi fermai e le accarezzai il volto: "Perdonami, non volevo assillarti di domande, sono solo preoccupata per te..." Conclusi con un sorriso, conscia di aver esagerato un po', spinta dal terrore di quello che Giuff avrebbe fatto a quella poverina se non l'avesse più considerata utile e fruttuosa. |
“Eh, milady...” disse Storm ad Elisabeth “... ma dico... è questo il modo di salutare un vecchio amico?”
Ma ad un tratto si udirono dei rumori e un attimo dopo nella stanza entrarono improvvisamente Brizzon ed il suo compare. Nel vedere Storm, i due furono colti prima da stupore, poi da impeto. Aggredirono allora entrambi il fuggitivo, mettendo mano ai loro coltelli. Storm estrasse la pistola e colpì Yllio. Questo però permise a Brizzon ti agguantarlo e disarmarlo. Ci fu una colluttazione tra i due, che durò diversi istanti. Alla fine Storm riuscì a liberarsi del suo nemico, conficcandogli il suo stesso pugnale in un braccio. Tentò allora di scappare, ma Yllio da terra, nonostante la ferita, sparò verso il fuggitivo, che riuscì però a salvarsi buttandosi a terra. Nel frattempo Odeys aveva preso una pistola e con un colpo preciso uccise Yllio. Brizzon, però, estratto il pugnale dal suo stesso braccio, lo lanciò verso Odeys, colpendolo a morte. Raccolse così la pistola e la puntò contro Storm. “Per te è finita, cane.” Disse Brizzon. “La tua fuga si ferma qui.” Si voltò poi verso Elisabeth che era stata costretta ad assistere a quello spettacolo. “Tutto bene, milady?” Domandò alla donna. |
Cheyenne, seguita da Gon, scese finalmente dall'imbarcazione e affiancò Fhael che era sul molo.
Il portoghese allora chiamò il conducente di una carrozza ed insieme a Cheyenne vi salì a bordo. “Portateci presso il Lago Morto.” Disse al conducente. La carrozza allora partì. “La casa del nostro uomo” rivolgendosi Fhael a Cheyenne “si trova presso un lago non molto lontano da qui. In verità, più che un vero e proprio lago si tratta di un'insenatura naturale che col tempo è stata chiusa per cause naturali. La villa dove lui si trova domina il lago dal versante Ovest.” Gon era sulle ginocchia di Cheyenne ed appariva insolitamente docile. Dopo circa una mezzora di cammino, dai finestrini della carrozza si avvistò finalmente il lago. Era una calma distesa d'acqua, forse più simile ad uno stagno, circondata da pietre e vegetazione, perlopiù palme. E sul versante di Ponente si poteva vedere una villa in lontananza. La carrozza allora prese una stradina laterale che conduceva diritta a quella villa. Poco dopo finalmente arrivarono a destinazione. Fhael scese dalla vettura e vide un servitore di colore che si avvicinava dal cancello dell'abitazione. “Siamo qui per vedere il Comandante.” Fece Fhael. “Sono il signor Fhael.” Il servo allora fece cenno di seguirlo. Il portoghese, così, chiamò Cheyenne ed insieme, preceduti dal servo, entrarono nella villa. |
Il padre di Altea, a quelle parole della figlia, assunse un'espressione contrariata, che tuttavia riuscì a dominare.
Si avvicinò così ad una finestra e restò in silenzio a guardare la strada. “Figlia mia...” disse la madre ad Altea “... noi non vogliamo la tua infelicità... nel modo più assoluto...” scuotendo il capo “... vogliamo solo offrirti il meglio, una vita ossia degna di essere vissuta in queste terre. Vogliamo farti entrare nell'alta società e farti stringere buoni rapporti con le autorità di Las Baias. Nessuno qui ti costringerà a sposarti.” Si avvicinò e accarezzò il volto della ragazza. Ad un tratto qualcuno bussò alla porta e Odette corse ad aprire. Era uno dei domestici dell'albergo e recava un messaggio. “Salute a voi, signori.” Salutando i presenti. “Poco fa è giunto un servo di sua eccellenza il governatore con un biglietto.” Mostrandolo poi a Fletcher. Il domestico andò via e l'uomo lesse il biglietto. “Sua eccellenza” disse il padre di Altea “chiede di poter passeggiare con Altea presso i giardini del suo palazzo. Tra due ore manderà una carrozza a prenderla.” “Oh, che cosa carina da parte di sua eccellenza!” Esclamò La madre di Altea. |
Parsifal, salito il promontorio, giunse così al palazzo del governatore.
Qui fu avvicinato da due guardie che riconobbero subito la sua uniforme. “Salute a voi, signore.” Disse uno dei due militari. “Cosa possiamo fare per voi?” |
Quella ragazza per un po' continuò a tremare.
Poi, sentendosi forse più tranquilla, alzò finalmente lo sguardo su Clio. I suoi occhi erano come spenti, senza luce, la pelle screpolata a causa del Sole e le labbra arse e secche per la salsedine. “L'Isola Perduta...” disse all'improvviso “... esiste davvero... Jean ed io siamo riusciti a vederla... è... è sorta dal mare all'improvviso... prima la tempesta, poi quello scoglio galleggiante... io... io non volevo andarci... ma il capitano si... e forse anche Jean era d'accordo... e sull'isola li abbiamo visti...” i suoi occhi si accesero all'improvviso “... gli spettri... sapevano che il capitano credeva a quel tesoro... si, gli spettri...” Ad un tratto saltò su e corse verso una delle finestre, per poi cominciare a gridare. “Gli spettri verranno a prendermi!” Urlò. “Come hanno fatto con il capitano e con il mio Jean! Si, li sento! Stanno arrivando! Sono perduta!” |
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