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Il chierico si avvicinò a Parsifal e prese il libro.
“Le Penitenze di Santa Celerina…” ripeté fissando quell’antico volume “… erano anni che non lo prendevo in mano… risale al periodo dei primi Cristiani… questo libro ha un potere inimmaginabile… contiene rituali, esorcismi e altri rimedi contro ogni manifestazione delle Forze del Male…” fissò Redentos “… come giudicate il vostro allievo, cavaliere? E’ degno di un maestro come voi?” “Se dovessi affidare a qualcuno la mia vita e quella dei miei cari” rispose Redentos “sceglierei senza esitazione lui…” indicando Parsifal “… un giorno sarà un grande cavaliere…” “Affido a voi questo libro…” disse il chierico, dando il manuale all’apprendista “… sono certo che ne farete buon uso… e che Dio Onnipotente vegli sul vostro viaggio, nobili cavalieri…” |
Guardai il maestro e scoppiai in una risata "Non ricordate nulla? proprio nulla...mi spiace per voi maestro, è davvero..un peccato, chiedetelo a milady Isolde". Mi alzai e uscii chiudendo la porta, mi recai sul ponte e vidi gli uomini stupiti guardare l'orizzonte, ancora si stagliava quel maestoso arcobaleno dai mille colori di un animo rasserenato, sembrava quasi volesse guidarci verso qualche posto.
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Ero in preda ad emozioni contrastanti.....avevo voglia di tornare a casa...di scappare via, di chiudermi in quel silenzio fatto di mille sussurri, eppure avevo deciso di tornare sul Carrozzone ero in un angolo del Carrozzone, non volevo disturbare con la mia presenza la meraviglia che si leggeva negli occhi di quegli uomini....Goz era con i suoi uomini e poi vidi Lady Altea, se lei era li' il suo maestro si era rimesso in piedi, anche lei guardava estasiata quella meraviglia........mi accasciai a terra sedendomi sui talloni, avevo la testa sulle ginocchia....mi sentivo protetta, protetta dalla mia stessa persoa....cosi' era e cosi' doveva essere.......... loro gioivano io volevo solo calore......
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Mi accorsi di una solitaria Elisabeth seduta e crucciata...mi avvicinai a lei..."Lady Elisabeth, avete salvato la vita al maestro sembra. Ora mi sembra debba io curare i crucci del vostro animo?? Io lo avevo detto milady...dovevamo stare in quel bosco...cosi tranquillo, laggiù sembrava il tempo si fosse fermato, era tutto..perfetto." E la abbracciai...uno slancio..strano un impeto cosi forte da parte mia.
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percepii un'ombra e d alzai il viso...era Altea...mi alzai e risposi a quell'abbraccio che era l'effetto di un impeto che sgorgava dal profondo dell' anima.....ci sono cose che uniscono gli uomini, e spiegarselo e' solo una perdita di tempo...basta aprire le braccia e trasferire tutto l'Amore del mondo..." Vorrei poter dissolvere i miei pensieri in questo lago.....ma non e' possibile, il bosco Altea e' il modo perfetto..la natura e' armonica e tutto e' giusto e perfetto......ma abbiamo un compito ed e' nostro dovere portarlo a termine...ache quando a tutto quello che facciamo non c'e' nessuna spiegazione logica apparente......ma il vostro affetto..mi fa sentire meno sola........"
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.."e io sono con voi Elisabeth, perchè da quando vi ho conosciuta molte cose si stanno aprendo ai miei occhi..e pure il mio cuore sembra..ecco quale era il motivo per cui dovevo salire su questo Carrozzone." le sorrisi, ella sembrava più rasserenata.
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Ero piu' serena......." venite Altea andiamo a guardare questa grande meraviglia....al dila' dell'arcobaleno...."......io so cosa si cela..ma non mi e' consentito svelare.......
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"Elisabeth..no, non svelatelo, perchè voglio scoprirlo da me stessa" e mi diressi verso il ponte, la nave avanzava lentamente verso quel tripudio di colori. "Spero solo non sia un miraggio"..pensai.
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" Non vi svelerei nulla Altea non mi e' possibile farlo....ogni persona deve fare il prorpio percorso....voi trovete il vostro cammino e credetemi, farete tutto da sola....".........
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Chantal seguì Monty, fra mille inquietudini e paure.
E mentre camminavano, l’uomo si fermò all’improvviso. “E’ grande questa casa…” mormorò, facendo scivolare la fredda lama del suo pugnale sul collo di Chantal “… l’ideale per nascondersi… forse ci fermeremo per un bel po’… sei contenta?” Cominciò ad accarezzarla. “Ho sentito che prima chiedevi di vedere tuo padre… è qui? Posso condurti io da lui… se sarai un po’ gentile con me…” Un ghigno di lussuria allora sorse sul suo volto. E con gesto istintivo prese la ragazza, bloccandola poi contro il tronco di un albero del viale. “Avanti, bella…” con desiderio “… vedrai che ti divertirai anche tu…” e cominciò a strapparle i vestiti. L'uomo di nome Monty sospinse la ragazza,trascinandola e infierendo con la lama dell'arma,fino al tronco di un grosso pino domestico che si stagliava nel cielo velato di foschia di quella gelida notte. Gelida e cadenzata dall'arroganza e dalla spietatezza del più infierente e volgare dei fuggiaschi sopraggiunti nella casa. Chantal si ritrovò immobilizzata nella stretta incessante dell'uomo rapito com'era dalla sua smania di usarle violenza. Per un lampo trovò uno squarcio nei pensieri offuscati dalla paura e ripensò a quanto fosse stata stupida,alle nefandezze commesse in quella notte,alle conseguenze scaturite,e le sovvennereo le parole dell'uomo ferito,Vayvent:“Forse avete fatto tre cose sciocche…” ansimando Vayvet “… mi avete curato una ferita forse mortale… mi avete restituito il pugnale… e affidato alla protezione di questa catenina…” Tre cose sciocche..quelle parole le risuonavano nella mente..Sciocca e stupida era stata Chantal in quella notte,sciocca,stupida ed incosciente.. Era tardi,non poteva più far nulla,e tremava e contraeva i muscoli,irrigidita da tanta malvagità. Tentò con tutte le sue forze di svincolarsi dalle braccia che l'avevano afferrata,dimenandosi con tutti i muscoli del corpo,fino a contorcersi sotto le mani possenti e bramose dell'uomo. Questi la costringeva contro il fusto,strappandole la veste lembo a lembo,e la ragazza tentava di dimenarsi carpita dai brividi e stremata,sbiancata e irrigidita dal terrore,non riusciva a parlare,non riusciva ad emettere suoni dalla bocca,respirava a respiri corti e il suo cuore pulsava così velocemente che Chantal temeva non avrebbe retto. Tentava di resistere alla violenza bruta dell'uomo,e forzata al rigido e scabroso tronco cercava di difendersi,di proteggersi portandosi gli avambracci a coprirsi il volto,come se non vedendo in faccia e nascondendosi dietro di essi potesse riuscire a sfuggire a quella furia accecata.Si sforzava di urlare ma le forze le mancavano e la voce ancora le moriva in gola. E più ella tentava di liberarsi,più questi la tratteneva,le costringeva il corpo contro il suo e la percuoteva sui fianchi.Con un braccio le premeva contro il seno,con l'altro stringeva forte un polso della ragazza per liberarle il volto dalle braccia di lei,e con tutto il suo corpo comprimeva contro il corpo della ragazza. Chantal tentava e ritentava di gridare,ma il terrore le causava spasmo in tutti i muscoli,e le attanagliava la gola,che soffocava a causa della paura e dall'immobilità del diaframma alla presa sempre più costrittiva dell'uomo. Ad un tratto la ragazza sentì il vento sul viso,un vento sibilante e repentino che si insinuava tra le braccia tenute in alto e congiunte e il volto stesso. Sentiva solo quel vento a raggelarle il volto. L'uomo serrava sempre più la stretta,e la teneva ferma continuando a strapparle la veste per violarla e umiliarla. Chantal cercò di aggrapparsii forte al tronco,stringendo le palpebre e scostando il volto quanto più possibile dall'uomo,e cercando un appiglio sul quale fsrl leva per svincolarsi,allora con,un braccio portato dietro,prorompendosi lungo la corteccia si allungò fino a che sentì sotto la mano un tronchetto di edera abbarbicato alla corteccia,provò con disperazione a svellerlo,ma esso era così radicato che,pur scostandosi dal tronco non si spezzava.Ad un tratto l'uomo diede una forte spinta con tutto il corpo contro il petto della ragazza, con tale possenza e violenza che Chantal avvertì che le stava mancando il fiato,come soffocata nel petto pressato dalla brutalità dell'uomo. E fu un attimo.Poi non percepì più niente,cadde,infatti,come una goccia,accasciata ai piedi dell'uomo. "Ti avevo dato ordine di risparmiarlo,Monty"Diceva Vayvent. "Ma,Vayvent,ha cercato un affondo con la spada." "E tu hai ritenuto bene fare di testa tua?" "Mi sono solo difeso,capo,non immaginavo che.." "Non immaginavi cosa,stolto!" "Non immaginavo che..che .." "Stupido uomo,gli hai spaccato il cuore!" "Cosa avrei dovuto fare,lasciarmi trafiggere?" "Era solo un vecchio,Monty.Hai ucciso un vecchio!" "Ma cosa ti prende,capo?Cosa ti succede..non capisco." "Era un cavaliere,un vecchio cavaliere..."Sotto una smorfia di dolore per la ferita ancora viva parlava Vayvent "Non ti riconosco,capo,cosa ti accade?" "Ora porta qui la ragazza,sbrigati!" "Padre!"Sopraggiunta la ragazza "Ahh!"Colta dal terrore che le si riversava negli occhi. "Raccogli il suo cuore,raccoglilo e seppelliscilo!"Con contrizione Vayvent. E la ragazza estrasse il cuore dal petto del padre e lo sollevò tenendolo stretto nelle mani,grondante di sangue,e cercando di ricomporlo nelle sue parti,svenendo,poi soffocata dal dolore e dalle lacrime. Quest'iimmagine prendeva forma come un incubo nella mente della ragazza che giaceva priva di conoscenza. |
Goz insieme ai suoi scrutava quel passaggio segnato dall’arcobaleno.
“Procediamo…” ordinò il capitano. Si voltò e vide Elisabeth ed Altea. “Mie signore…” avanzando verso di loro “… il nostro viaggio è forse giunto a destinazione… dopo quelle rocce scopriremo da dove nasce questo straordinario fiume. Ora, col vostro permesso, vado a dare alla ciurma gli ordini per proseguire.” Un attimo dopo che Goz si era allontanato, Lainus salì sul ponte e si avvicinò ad Altea ed Elisabeth. “Siete andata via di corsa, senza aggiungere altro…” rivolgendosi ad Altea “… cosa è accaduto? Mi sembrate contrariata, milady…” si voltò poi verso Elisabeth “… è avvenuto qualcosa che ignoro, signora?” Nel frattempo, i due frati e Cavaliere25 avevano raggiunto i marinai a prua ed erano rimasti a fissare il passaggio fra le pareti di pietra e quel meraviglioso arcobaleno che le attraversava. “Arrestate il Carrozzane!” Urlò all’improvviso una voce. “Bloccate la sua avanzata e torniamo indietro!” Era il vecchio marinaio Bar. “Oltre quelle pareti di pietra troveremo solo la morte!” “Cosa succede, Bar?” Domandò uno dei marinai. “Chiedetelo al vostro capitano!” Rispose il vecchio visionario. “Gli strumenti di bordo segnalano una rotta ignota! Chiedetelo al capitano! Anche le stelle di questi cieli sono sconosciute! Sconosciute come la sorte che ci attende! Goz, siate leale con i vostri uomini! Vi siamo fedeli e meritiamo la verità! Avanti, ditelo… ditelo che nelle stelle non è segnata nessuna rotta! Siamo giunti alla fine del mondo!” Proprio in quel momento, Goz ritornò sul ponte e tutti i suoi uomini attendevano le sue parole. “E’ vero ciò che dice Bar, capitano?” Goz non rispose. Salì allora sulla vedetta e tirò fuori un sacco pieno di monete, per poi inchiodarlo all’albero maestro. “Questo è il denaro frutto dei biglietti venduti per questo viaggio…” gridò ai suoi “… tutti coloro fra voi che riusciranno a portare questo Carrozzone al di là di quelle pareti rocciose, potranno dividersi queste monete.” Fissò tutti loro con uno sguardo che sembrava frutto di una mente ormai alla mercè delle sue stesse ossessioni. “Avanti, miei prodi!” Urlò. “dirigiamoci dove nessuno è mai giunto!” E con entusiasmo i suoi uomini risposero a quell’appello. |
Melisendra era riuscita a scappare da quella sala colma di colori, essenze e profumi da far girare la testa.
Corse via per una grande scalinata marmorea, per poi attraversare una lunga sala e ritrovarsi infine in un meraviglioso giardino. Ma fu subito raggiunta da alcuni eunuchi. “Sei qui per volere del nostro padrone.” Disse uno di loro. “Ed anche tu gli devi obbedienza.” La circondarono, ma quando furono sul punto di afferrarla, nell’aria si udì una melodiosa litania. Un attimo dopo quella musica si interruppe e qualcuno avanzò tra la paradisiaca vegetazione di quel giardino. “Cosa accade?” Chiese un giovane. Aveva lunghi capelli chiari ed un’espressione sorridente. Portava con sé una cetra. “Una schiava è fuggita dal gineceo, sir.” Spiegò uno degli eunuchi. Il giovane fissò Melisendra e le sorrise. “Andate pure…” fece il giovane agli eunuchi “… me ne occuperò io…” Quelli annuirono, per poi ritirarsi. Rimasti da soli, il giovane si avvicinò a Melisendra, giocherellando con le dita sulle corde della sua cetra. “Dafne, giovane e bella, fuggiva via…” disse “… fuggiva neanche lei sapeva da cosa… tu sai da cosa fuggiva? Ella fuggiva da ciò che di più magico esista… l’amore…” sorrise nuovamente, mentre le sue dita continuavano a far vibrare la cetra “… presumo tu non sia Dafne… qual è il tuo nome?” |
E mentre tutti a bordo si apprestavano ad obbedire agli ordini di Goz, Rykeira vagava solitaria sul Carrozzone.
Fino a quando trovò Daniel. “Messere…” sorridendo “… ho visto ciò che avete donato a lady Altea… quella rosa… io amo i fiori… ho sempre sognato di vivere in un giardino… donereste anche a me una rosa come quella? Anche di un pallido colore… anche prossima a sfiorire… ne avrei cura e nemmeno un petalo lascerei morire… potete farlo, messere?” |
Ero ancora piuttosto agitata e sospettosa, ma risposi comunque alla sua domanda. "Melisendra... adesso."
Mossi qualche passo nel giardino, mentre mi liberavo di tutti gli orpelli che mi avevano fatto indossare. Mi tolsi una delle pesanti sopravvesti, bisticciando un po' con i nodi dei nastri, e rimasi lì, in piedi nell'erba, con una leggera veste colorata. Osservavo con stupore le siepi dalle forme fantasiose e le aiuole piene di fiori. "Non dovrei trovarmi qui..." mormorai, accarezzando la corolla di un giglio. Anche i fuori di quel luogo erano rassegnati a vivere rinchiusi e domestici. Si preoccupavano solo di essere belli, senza gioia. "Non si può fuggire... quindi?", chiesi al fiore, ma niente in quel luogo mi sembrava dotato di uno spirito. Mi sollevai nuovamente in piedi e feci un giro su me stessa, osservando a lungo il luogo in cui mi trovavo. "Perchè ci sono mura intorno a noi? E cos'è un gineceo?" domandai al giovane con la cetra. La sua musica mi ispirò fiducia. "Dove mi trovo? Lontani dal fiume? Calars... così lo chiamate voi, che dovete dare a ogni cosa un nome. Ti prego, dimmi." Ero ansiosa di sapere ogni cosa e di comprendere in quale mondo fossi stata gettata dalle onde del Blu. |
Chantal si accasciò, vinta dal dolore, dalla paura e dalla fatica.
Monty la fissò con un ghigno: ora, infatti, la ragazza era una facile preda. “Monty!” Gridò all’improvviso una voce. “Cosa fai, idiota!” Era Vayvet uscito sul viale, aggrappandosi a fatica alla governante di Chantal. La donna, nel vedere la ragazza svenuta ai piedi del brutale fuggiasco, si sentì morire. “Cosa stai facendo, grosso idiota?” “Ma…” farfugliò Monty “… capo, è solo una stupida ragazza… temi possa vendicarsi? Non temere, quando avrò finito con lei la strangolerò e sotterrerò nel suo stesso giardino.” “Imbecille…” a denti stretti Vayvet “… in che modo poi riusciremo a fuggire? Credi che basterà la tua brutta faccia come lasciapassare?” Fissandolo. “Siamo braccati dalle guardie del vescovo” continuò Vayvet “e da quelle del Gastaldo… senza ostaggi finiremo in una morsa, pezzo di idiota… ora riporta quella ragazza in casa…” Monty fece come il suo capo gli aveva ordinato. Il fuggitivo, infatti, portò Chantal in casa, lasciandola davanti al cammino acceso. Vayvet allora lo colpì con un pugno. “E questa è l’ultima volta che disobbedisci ad un mio ordine…” disse a Monty “… non voglio correre il rischio di finire impiccato a causa delle tue bramosie… la prossima volta ti sgozzerò come un maiale… intesi?” “Si…” mormorò Monty rialzandosi “… si, capo…” E tornò a fare la guardia attorno alla casa. Ma appena andato via Monty, Vayvet si appoggiò alla parete. L’essersi alzato e l’aver colpito poi Monty, gli aveva riaperto la ferita. “Santa Vergine…” fece la governante “… sanguinate di nuovo…” “Non badate a me…” a fatica Vayvet “… pensate piuttosto alla ragazza… lo spavento le ha fatto perdere i sensi… a me serve solo un po’ di riposo…” e cadde a terra privo di conoscenza. |
Il giovane riprese a suonare la sua cetra.
“Spesso delle mura servono a proteggere…” disse il giovane “… non sempre racchiudono o imprigionano…” le sue mani accarezzavano la cetra “… come questi fiori… essi sono protetti e custoditi… il caldo non giungerà a farli appassire ed il gelo non potrà bruciarli… crescono spontanei… non sono prigionieri…” la fissò e sorrise “… quanto al gineceo… non pensarci più… mi sembra di capire che non ti sia trovata bene lì…” smise di suonare “… da ciò che vedo non sei a tuo agio con questi vestiti, Melisendra… cosa desideri per essere felice? Tra un po’ il padrone sarà di ritorno e vorrà vederti sorridente… e renderti tale è il mio compito…” |
Mi sedetti sul prato, ascoltando attentamente la sua melodia.
"Mi piace la tua musica... è sincera. Mi ricorda il rumore della pioggia estiva, quando cadono grandi gocce sul fiume che scorre tranquillo tra i sassi." Finii di scogliere una treccia e mi sedetti a gambe incrociate. "Non puoi darmi qualcosa che ho già... io sono libera, anche se ci sono queste mura intorno a noi... ma se puoi continuare a suonare per me... sarò felice." Sorrisi, cercando di scacciare la malinconia che mi trasmettevano le alte torri. "C'era un uomo che suonava sul fiume, molto tempo fa... non possedeva niente a parte il suo strumento e i suoi canti. Era libero come me e le mie sorelle che lo spiavamo dall'acqua... lo vidi andare incontro alla fine sorridendo. Il pericolo non lo spaventava e non aveva bisogno di mura per nascondersi." Accarezzai il prato, solleticando la mia mano con i suoi sottili fili d'erba. "Quando lo ritrovai... aveva gli occhi chiusi e dormiva quel sonno che chiamate Morte, ma aveva il sorriso sulle labbra pallide." Sospirai. "Non sarebbe stato felice di morire tra le mura di un giardino... e cosa sono i pericoli al confronto della felicità?" Sollevai gli occhi verso il giovane. "Allora... parlarmi di questo padrone..." Azzardai un sorriso. "Anche lui ama la tua musica?" |
Guisgard lasciò Talia e serrò i pugni.
Una smorfia di dolorosa e vana disperazione attraversò il suo volto. Si portò le mani prima sul viso, poi fra i capelli. Fissava il Cielo, cercando un senso, un perché a tutto quello. “Avrebbe potuto uccidere anche te…” mormorò, tornando a fissare Talia “… lui mi ha sempre odiato… e non ha mai perdonato il maestro per…” non riuscì a continuare. Sospirò. “Talia…” riprese “… il maestro mi amava ed io sono riuscito solo e sempre a deluderlo… ed è morto a causa mia… se fossi stato qui…” fissò il lago “… avrebbe potuto uccidere anche te…” si voltò a guardarla “… e forse l’avrebbe fatto se non ci fosse stato quel…” esitò “… quel voto…” lasciò che il vento gli soffiasse sul volto “… non tornerà… no, non tornerà qui… ai suoi occhi non vi è nulla qui capace di farmi ritornare… lui non può immaginare che…” poi ripensò a quel ricordo di Talia “… la spada…” sussurrò. L’acqua veniva spruzzata in ogni direzione. La figura, agile e allo stesso tempo forte, del maestro sembrava librarsi in aria come se fosse il suo elemento naturale, per poi tornare in acqua.” “Cosa stai facendo, maestro?” Chiese Guisgard. “Mi alleno con un colpo segreto…” “E’ efficace?” “Se eseguito correttamente” rispose il maestro “nessuna difesa è capace di annullarlo.” “Che colpo è?” “E’ un colpo che solo i cavalieri del mio ordine conoscono… Il Colpo della Mezzaluna Nascente...” “Un giorno mi insegnerai ad eseguirlo, maestro?” Il maestro lo fissò. E anche Guisgard restò a guardarlo. “Solo se giurerai…” “Cosa devo giurare, maestro?” “Che eseguirai questo sacro colpo” fece il maestro “solo quando impugnerai questa spada.” “Perché, maestro?” “Perché vorrà dire che ti riterrò degno di portare la mia spada.” “Lo giuro, maestro...” Il vento si portò via quel ricordo. “Talia…” disse alla ragazza “… dove si trova la spada del maestro? Voglio vederla…” |
Il maestro ci raggiunse spaventato...lo presi per mano e lo condussi in disparte "maestro ci conosciamo da anni...so che siete una persona pacata e riflessiva, e vi ho preso a modello. Questo Carrozzone noto ha uno strano effetto...voi non ricordate nulla? Non ricordate di Isolde che venne da voi presumo, ecco vi siete amati...no non è la parola giusta perchè qui non vi era sentimento...vi siete lasciato trasportare con ella nell'oblio della passione". Poi delle urla...che succede, i marinai e quel vecchio mozzo sembrava subordinarsi alla volontà di Goz..."No" pensai "andate avanti...voglio rischiare".
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La visione era fantastica...." Goz, io il mio viaggio non l'ho mai iniziato per cui non l'ho neanche finito.....viaggio da tante lune che neanche vi immaginate......ma volevo vedere cose caveste fatto davanti a questa meraviglia ignota......."......Altea era estasiata, ma senti la sua incertezza, aveva quasi paura di provare meraviglia..il suo Maestro usci sul ponte e ci avvicino'...".....Maestro, e' un piacere rivedervi su questo ponte ......vedo che tutto si e' messo a a posto, ma alle vostre parole mi sembra che abbiate vissuto qualche momento della vostra vita nell'oblio piu' totale....peccato, qualcuna sara' delusa da tutto questo...usare il corpo di un uomo non avendo la sua anima deve essere umiliante......non preocccupatevi...non vi accasdra' piu' nulla....state vicino alla vostra allieva e cercate di dare un buon esempio oltre che un buon insegnamento !....."...cosi' guardai l'ultima mossa di Goz...il denaro sulla paura....vince il denaro....gli uomini erano eccitatissimi...quanto Taddei per un mondo ignoto...e la vita aveva perso il suo valore.....incontrare la morte ?....i Taddei non avrebbero riportato in vita nessuno...........incominciai a passeggiare sul ponte formando un cerchio sotto il pennone.....sentii le dame del Lago.....Mi chiedevano di tornare in acqua di evitare quel viaggio........ma se volevo la mia pace e mantenere la pace del mio regno avrei dovuto proseguire......." Altea non dovete rischaire...dovete vivere e per voi ci sara' un mondo diverso...voi non state andando avanti per denaro....."...
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Citazione:
I miei occhi si allargarono a dismisura a quelle sue parole. Il voto... Guisgard non ne aveva mai parlato prima... mai! Abbassai un momento gli occhi, poi li riportai nei suoi... “Il voto...” mormorai, stringendomi nelle spalle “Fyellon non ha mai creduto in quel voto... il Maestro vi credeva, ma Fyellon mi ha sempre detto di non pensarci! Lui è... è sempre stato l’unico che abbia mai appoggiato i miei dubbi su quel voto!” Esitai un istante... poi soggiunsi... “Non mi avrebbe mai uccisa! Non lo farebbe mai, Guisgard! Lui... lui è mio fratello! E’ mio fratello e in qualsiasi caso io gli vorrò bene. Non posso fare altrimenti, lo capisci? E’ mio fratello ed io non posso aver paura di lui! O almeno...” i miei occhi nei suoi si fecero più intensi “Almeno... non è per me che ho paura!” Citazione:
“Cosa?” mormorai, andandogli più vicino e fissandolo con gli occhi larghi “Che cosa non può immaginare?” Ma il suo sguardo era già lontano... la sua mente era già altrove... Citazione:
Un istante... Poi gli sorrisi! “Vieni!” dissi, sfiorando la sua mano “Vieni... ti mostrerò la spada!” Mi voltai, quindi, e mi incamminai di verso il Casale. |
Il giovane cominciò a suonare la sua cetra.
Le mani scivolavano, lente e delicate, su quelle corde come se fosse il suo respiro a farle vibrare. “Ho sempre amato questo canto sai, Melisendra?” Sorridendo e parlando a voce bassa, come se temesse di coprire la musica. “Parla di un luogo lontano, forse neanche tanto diverso dal mondo da cui arrivi tu… parla di una città celata tra il Cielo e la Terra… una città che possiede, proprio come questo palazzo, anch’essa un giardino… e un giardino non è mai una prigione, Melisendra… no, le vere prigioni sono quelle che ci costruiamo noi stessi e nelle quali finiamo per rinchiuderci, perdendo il senso della vita e della libertà…” la fissò per un istante “… il mio nome è Heyto e sono il più fedele servitore del nostro padrone… non potrei narrarti di lui… ai miei occhi ha virtù che per te sarebbero sconosciute… ma lo incontrerai presto… e se io posso solo parlarti attraverso la musica, lui invece potrà mostrarti ciò che stai udendo ora…” In quel momento si udì un corno suonare. Era il segnale: il padrone era giunto. |
Il vento soffiava dolce sul mio viso.. Ero sul ponte ad ammirare la meta tanto ambita.. Dopo quelle rocce chissà... sì avvicinò la donna-bambina..
<<milady.. Sto pensando a un colore per voi già da tempo.. - dissi mentre guardavo l'orizzonte- Ecco questo è il vostro colore..>> Schioccai le dita e una Rosa Nera come la pece con un unico petalo bianco in fondo mi comparve tra le mani.. La presi e la porsi con un enigmatico sorriso alla donna-bambina.. |
Citazione:
Il solo sentire nominare Fyellon gli procurava rabbia e astio, ma sentirlo pronunciare da lei accendeva in lui qualcosa di incontrollabile. Restò a fissarla per un istante che sembrò infinito, senza pronunciare nemmeno una parola. Poi Talia prese la sua mano e lo condusse verso il Casale, fino al Tempio. E davanti all’altare gli mostrò la spada del maestro. Guisgard, in un primo momento rimase immobile, quasi confuso, poi si avvicinò all’arma. La piccola cascata scendeva rapida ad alimentare il laghetto. L’apprendista era stanco ed ansimava. “Cosa c’è, Guisgard?” Fissandolo il maestro. L’uomo stava sulla sponda del laghetto ed accanto a lui c’era Talia che osservava la scena. “Sei stanco?” Ripeté il maestro. “Si, maestro…” ansimando l’apprendista “… devo riposarmi… riprenderemo dopo…” Stringeva la spada nelle mani, che il duro addestramento aveva ormai fatto sanguinare. “Perché?” “Come sarebbe?” Stupito Guisgard. “Sono ore che mi fai provare quel colpo... non sento più le mani… mi bruciano...” “Posa la mia spada e va a riposarti.” “Grazie, maestro…” avvicinandosi alla sponda lui “... riprenderò più tardi…” “No!” Sentenziò il maestro. “Non toccherai più la mia spada!” “Cosa?” Allora il maestro fece segno a Talia di allontanarsi di qualche passo. “La vita di un cavaliere è sacrificio…” disse “... e tu non hai spirito di sacrificio… sei un debole… insegnerò a qualcun altro il colpo.” “Vuoi che mi scortichi le mani?” Ringhiò Guisgard. “Non riesco neanche a tenerla in mano questa spada!” “Posala e va a riposarti!” “E sia!” Urlò l’apprendista. “Guardami, maestro! Guardami bene!” Riprese allora ad eseguire quel colpo. Faceva vibrare la spada in aria, fendendo l’acqua con tanta rabbia da non sentire quasi più il dolore. Lo fece una, due, tre volte. Poi decine di altre volte. Gridava ed ansimava, tra rabbia e sofferenza, sotto gli occhi del maestro. Talia invece guardava altrove, tanto era brutale quella scena. All’improvviso, dopo l’ennesimo fendente, la spada si illuminò sotto i raggi del Sole che squarciando l’acqua generarono una scia di cromata luminosità, per poi diffondersi in infiniti bagliori, simili a schegge incandescenti. “Ci…” ansimò senza forze Guisgard “… ci… sono riuscito… La… La Mezzaluna… Nascente…” per poi cadere stremato e con le mani ormai rotte in acqua. Il maestro annuì e si allontanò. Talia allora corse in acqua per medicare Guisgard. “Stai calmo…” mentre prendeva un unguento “… stai calmo ora, Guisgard…” “Ci… sono riuscito… maledetto... guardami... guardami…” tentava di gridare l’apprendista al suo maestro, che però era ormai andato via. Quel ricordo. Prese allora la spada e ne estrasse una parte dalla fodera. “Sono stato un cattivo figlio ed un cattivo allievo…” mormorò fissando quella luminosa lama “… vero, Talia?” |
Ascoltai tutta la discussione e poi dissi ma scusate perchè dobbiamo andare contro la morte avete cosi tanto fegato da morire per cosa continuai a dire non sarà un sacco di monete a far si che la morte o chi per altro non ci prenda se non vogliamo morire non dobbiamo passare per quelle rocce e fisai tutti
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Citazione:
Era triste e la sua mente era lontana da lì, lontana da me... avrei dato qualunque cosa per raggiungerlo dovunque fosse, per stringerlo e rassicurarlo... “Se questo fosse vero...” mormorai “Credi che lui ti avrebbe aspettato per tutti questi anni? Credi che avrebbe conservato questa spada? L’ha conservata per te... perché sapeva che saresti tornato un giorno!” Esitai... “Ed anche io...” soggiunsi in un sussurro “Sapessi quanto ho pregato per questo... perché tu tornassi! Ho pregato tanto! Ho pregato ogni notte, per dieci anni... Ed ogni giorno poi, quando mi accorgevo che non sarebbe accaduto, mi sentivo un po’ più triste. Ed ora... ora finalmente sei qui!” Lo osservai ancora per un attimo... gli occhi di nuovo lucidi... “Cosa ti ha convinto a tornare, Guisgard?” chiesi infine, con la voce che tremava forte. |
“Siamo giunti fin qui” fece Jovinus fissando Cavaliere25 “e credo sia giusto continuare. Non possiamo fermarci.”
Goz annuì a quelle parole del frate. Era deciso: il Carrozzone avrebbe proseguito il viaggio. Ormai sembravano ad un passo dalla meta. Imboccarono allora quel passaggio tra le rocce ed entrarono in una profonda gola, dalle alte e inarrivabili pareti a strapiombo. Si udiva solo il forte ed incessante rumore della corrente del Calars, che in quel punto si era fatta più impetuosa. Il Carrozzone, contro l’impeto delle acque burrascose, cominciò a vacillare e poi a scricchiolare. “Date forza a prua!” Urlò Goz. Ad un tratto un fortissimo vento cominciò a soffiare nella gola. “Tirate giù le vele” ordinò Goz “o gli alberi si spezzeranno!” Spruzzi d’acqua sempre più grandi giungevano sul ponte. “Presto…” disse Lainus ad Altea ed Elisabeth “… scendiamo in coperta…” Ma la natura sembrava essersi scatenata, come se il Calars si fosse stancato di loro. All’improvviso un marinaio gridò: “Laggiù! Davanti a noi! Ci sono delle pietre che affiorano dalle acque! Se non le evitiamo, ci schianteremo in mille pezzi!” Rykeira, che nel frattempo aveva ricevuto la rosa nera da Daniel, fissando il corso del fiume che mutava così velocemente, fece cenno al ragazzo di scendere sottocoperta. “Devo dirvi qualcosa di importante, messere…” disse all’apprendista mago. Ma proprio in quel momento fu suonato il corno come allarme. Il Carrozzone, infatti, si stava schiantando contro quelle pietre. L’urto fu titanico, lacerando lo scafo dell’imbarcazione. Un attimo dopo l’acqua penetrò ovunque. |
Ecco avete visto a cosa siamo arrivati moriremo tutti qua rischiamo di affondare che facciamo domandai abbiamo dellle scialuppe per scendere stiamo rischiando lo sfracellamento della nave e stiamo imbarcando acqua si salvi chi può e mi gettai in acqua per raggiungere la riva
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Il Carrozzone si avviava verso quell'arco fatto di pietre, un vento forte si levò , eppure il vento era da molto mio amico. Mi aggrappai al bordo della nave, la concitazione e la paura si era ormai diffusa, tutti erano spaventati. Sembrava come se il Calars, come una antica divinità, si fosse ribellato con impeto per il nostro voler celare i suoi misteri. Il maestro mi strattonava, incitandomi di andare in coperta, ma urtando la nave si lacerò, sarebbe stato più pericoloso. "Maestro non temete...non temete".
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La donna-bambina stava per dirmi qualcosa quando la nave si schiantò contro le rocce.. Stavamo imbarcando acqua saremmo morti... Scesi giù.. L'acqua era sempre più alta.. Mi tuffai e andai fino alla falla.. Richiamai a me tutte le energie che potevo e iniziai l'incantesimo.. Pian piano l'acqua iniziò a retrocedere e la falla si aggiustò.. Riuscii anche a placare la corrente del fiume.. Ma fini stremato per terra.. Riuscii solo a mandare un SOS mentale ad Elisabeth..
"Aiutami.. Sono giù.. Nella stiva.." |
Le pareti di roccia erano simili a due colonne...erano le colonne della porta del Tempio...nessun umano doveva oltrepassare quelle colonne.......le rocce emergevano per proteggere il luogo sacro......non feci in tempo neanche a pensare......." Daniel non scendere sottocoperta e gettati in acqua......".....l'urto non diede a nessuno la possibilita' di scegliere cosa fare......chi era sul ponte fu sbalzato fuori con violenza....tavole di legno arrivavano in acqua come schegge impazzite.......l'acqua era calda....e....andi giu'....giu'..in un luogo a me familiare.......rividi ogni cosa..le mie sorelle volteggiavano tra le piante acquatiche......volevo rimanere ..ma ebbi ordine di risalire...e cosi' riemersi....il carrozzone sembrava un rottame che galleggiava......Daniel....o mio Dio.....per mio figlio dovevo e cosi' risalii a bordo senza sforzi e scesi nella stiva......cercai tra robbaccia e barili.....e trovai Daniel....mi inginocchiai accanto a lui ....." Ti prego tesoro.....sono qui vicino a te...s perdo anche te....sarebbe inutile andare avanti."...posai la mia mano sui suoi occhi e comincio' a sputare acqua........." Daniel...sono qui"........
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Guisgard fissò gli occhi di Talia.
“Cosa mi ha spinto a tornare?” Senza togliere mai i suoi occhi da quelli di lei. “Forse è inutile parlarne ora… forse è inutile davvero, se me lo chiedi…” All’improvviso giunse qualcuno. Erano alcuni dei loro fratelli. “Talia, dobbiamo parlarti…” disse uno di loro e tutti fissarono Guisgard “… da sola… vieni...” Guisgard comprese. “Ho bisogno di restare da solo…” mormorò, rimettendo la spada sull’altare “… vado via io, voi restate pure…” Un attimo dopo uscì e si allontanò. “Perché aveva la spada del maestro in mano?” Domandò a Talia uno di loro. “Si, è di Fyellon” intervenne un altro “e verrà presto a reclamarla.” “Ci penseremo dopo…” fece un altro ancora “… ora abbiamo il Casale a cui pensare… Talia, sono giunti alcuni cavalieri del signorotto che rivendica diritti sul Casale… affermano che il padrone è disposto a trattare… non vuole inimicarsi il vescovo, ma vuole farlo ad una condizione… che ci vada tu, adesso.” “Te la senti, Talia?” Domandò uno dei fratelli. “I cavalieri stanno aspettando una tua risposta. Vogliono saperlo ora.” |
Il Carrozzone vaccillava e improvvisamente mi sentii a contatto con quella acqua...era strano sentire che le impetuose acque erano calde, solitamente la forza e violenza è sempre legata al freddo. Riuscii a tornare a galla, e mi aggrappai a un pezzo della imbarcazione, mi guardavo attorno, il maestro non c'era, cercavo qualche volto familiare, il giovane boscaiolo era sulla riva. Rimasi ferma in quella acqua, non sapevo che fare...da una parte vi era la possibilità di raggiungere la riva, dall'altra la consapevolezza che nel Carrozzone vi fossero ancora il maestro e Elisabeth.
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Daniel era li' tra le mie braccia.....ma c'erano altre persone che erano in acqua..chi era sul ponte era sbalzato fuori........il mio corpo' si sdoppio'.......Elisabeth serena con suo figlio tra le braccia ed Elisabeth che con l'aiuto della magia...torno' fuori per guardare in acqua..........feci il giro del ponte..parecchei tavole erano tolte .....l'alberomaestro era spezzato....e guardanod giu' in acqua vidi Altea......" Altea.......dovete risalire su...il vostro corpo in quell'acqua vi procurera' delle scottature senza che ve ne rendiate conto....prendete la fune che vi aiuto a venire su...2 e cosi' feci calai una fune in modo che potesse risalire...
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Ad un tratto il volto familiare di Elisabeth, mi lanciò una fune...chiusi per un attimo gli occhi...come era forte il desiderio di raggiungere quella riva e lasciare tutto...ma mi fidavo di lei, lei era saggia, mi aggrappai alla fune e mi ritrovai davanti a Elisabeth..improvvisamente quel senso di calore provato nel fiume si trasformò in forte sensazione di gelo.
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Presi tra le braccia Altea......." Forza Altea andiamo giu' a prendere qualcosa , tra un po' gelerai........queste acque non possono essere profanate e Goz....vorrei sapere dove' finito...........".......scendemmo nella stiva e mi ricongiunsi con Elisabeth.....solo qualche istante ci cui Altea non avrebbe avuto ricordo.......
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Osservai Guisgard uscire lentamente... avrei voluto trattenerlo, ma non lo feci... e il cuore mi fece male! Lui mi aveva fatto male: le sue ultime parole e quella sua aria triste e vagamente rassegnata... non gli apparteneva quell’espressione!
Abbassai gli occhi... poi li rialzai sui miei fratelli... Citazione:
“Io?” ripetei “Vogliono che ci vada io? ...Perché?” Un attimo appena di esitazione, poi scossi le spalle... “Va bene, va bene...” mormorai “Non importa. Andrò! Dopo tutto non abbiamo molta scelta!” Uscii quindi dalla cappella e mi diressi verso il viale d’ingresso, dove trovai un piccolo manipolo di cavalieri... “Miei lords...” dissi loro con un leggero inchino “Il vostro signore è cortese a concederci udienza... ed io sarò felice di parlare con lui! Vi prego... fatemi strada!” Prima di allontanarmi, però, mi voltai e fronteggiai di nuovo i miei fratelli... “Tornerò presto!” mormorai loro “Voi intanto trovate Guisgard e parlate con lui. E’ vostro fratello, il Maestro lo amava nonostante tutto e... ed io mi fido di lui! Mi fido totalmente di lui! Vi prego, parlategli... serenamente! Fatelo per me!” |
Elisabeth mi invitò a raggiungerla nella nostra camera, le mie vesti erano bagnate "Milady, ma che abiti asciutti posso indossare? e poi in cabina può essere pericoloso, e l'acqua potrebbe entrare dal sotto...dove si trova il maestro"
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" Altea...avete preso troppo freddo......siamo giu' nella stiva..non nella nostra camera....guardate qui c'e' Daniel.......e il vostro maestro...adesso andremo a cercarlo....non preoccupatevi.....so che gli siete affezionata...."....
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Mi guardai attorno confusa..il ragazzo era quasi seminerte.."Elisabeth...mi fido di voi".
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