Camelot, la patria della cavalleria

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Melisendra 27-09-2011 03.02.20

Quando Missan mi salutò, con quel ghigno che tanto detestavo, lo ricambiai con un'occhiata di disprezzo malcelato.
L'arrivo di Jalem e le sue parole mi fecero venire una vertigine, come se un brutto presentimento si fosse fatto strada dentro di me. Mi porse il biglietto.
Era inequivocabile.
Un brivido mi percorse la schiena.
Mi congedai: "Milord, vogliate scusarmi, mi troverete nella biblioteca... ho bisogno di riprendere fiato e temo di non essere nell'animo giusto per continuare a partecipare al vostro ricevimento... perdonate..." Mi inchinai e mi diressi attraverso la sala, salutando i convitati con un cenno del capo o una riverenza, ma senza vederli veramente. Mi sentivo lontana da tutto. Raggiunsi la biblioteca, dove mi lasciai andare su uno scranno e strinsi il biglietto tra le dita tremanti.
Non avevo il coraggio di aprirlo.
Poi mi decisi e lo lessi.

Guisgard 27-09-2011 03.16.06

Monsieur si voltò di scatto a fissare Elisabeth.
Ma proprio in quel momento uno dei tre uomini sull’altare prese la parola.
Come un Pericle, un Demostene, un Cicerone cominciò a modulare gli umori e i sentimenti di tutti loro col solo suono della sua voce.
Come Cicerone parlava a quell’improvvisato Senato.
E proprio come un Cicerone indicava i nemici del popolo e della repubblica.
I suoi Cesare, Catilina e Marco Antonio avevano i nomi e i volti di De Jeon, di Oxio e di Missan.
“Fratelli…” cominciò a dire “… non vi è libertà se non vi è ordine… e la libertà senza limiti è solo la sua negazione… gli antichi asserivano che non esistono forme di governo buone o cattive… ogni governo ha il suo lato perverso e malvagio… la monarchia sfocia nella tirannide quando il governo legittimo del prescelto dal Cielo viene sostituito da un despota che s’impone con la forza e con la violenza… l’aristocrazia, il potere dato dal sangue, conosce la sua negazione nell’oligarchia, il potere dato dal possesso e dalla ricchezza… infine la democrazia, il governo del popolo, vede nell’oclocrazia il potere della massa e del caos… ebbene, fratelli, questa oggi domina nel nostro paese… Magnus è in mano agli umori della massa incolta ed informe… per volontà dei Ginestrini… danno il caos sotto forma di libertà al popolo, per poter così raggiungere i propri scopi… per saziare il loro odio verso la nobiltà ed il Clero… ma che libertà è questa se si impone anche all’uomo in cosa credere o non credere?” Il brusio dei presenti assunse la forma di un assenso a quelle parole. “La peggiore tirannide non è quella che opprime solo fisicamente il popolo, ma anche emotivamente e spiritualmente. Iddio Onnipotente ha creato l’uomo per essere da lui glorificato… e un governo che non solo nega, ma perseguita la religiosità è quanto di più innaturale possa esserci. Non difendiamo il credo Cattolico, quello mussulmano, quello ebraico o qualcuno dei tanti diffusi in Oriente. No, noi difendiamo il naturale diritto, anzi il bisogno, che l’uomo, di qualsiasi razza, cultura e civiltà possiede di volgere gli occhi al Cielo e pregare il proprio Dio.”
Quell’uomo aveva parlato ai loro cuori ed alle loro anime.
“Allora, fratelli, alziamo gli occhi al Cielo e difendiamo il nostro diritto alla vita ed alla spiritualità!”
Ed un applauso sancì la fine di quel sentito discorso.
“Voi vedete spettri e fantasmi, madame…” disse Monsieur a bassa voce ad Elisabeth “… ma qui vi sono gli unici uomini ancora vivi di questo paese… i Pomerini. Vivi perché hanno ideali e valori da difendere.” Poi sorrise. "Il vostro compleanno? Allora vi ho portato davvero in un bel posto per festeggiarlo, non credete?"
“Questo trattato, fratelli…” prendendo la parola un altro dei tre sull'altare e mostrando un libricino “… intitolato Sulla Ragione… è la causa di tutto… diffuso negli ambienti accademici, quest’opera contiene il veleno che poi i Ginestrini hanno sparso in tutto il paese… il suo autore si firma probabilmente con uno pseudonimo, Novizio Hordisfreyus… colui che i Ginestrini chiamano maestro… ignoriamo chi sia veramente… ma è lui l’anima del movimento ginestrino… De Jeon e gli altri sono solo le prime vittime delle sue illusioni…”

Guisgard 27-09-2011 03.57.52

Melisendra, in preda all’ansia ed alla paura, aprì quel biglietto:

“Madame, la vostra dama di compagnia è molto più fortunata di voi; ella infatti si trova in questo momento in compagnia di cittadini di Magnus e non, come voi, insieme a dei nemici della patria.
Non temete per lei, non provo alcun odio verso la povera Giselle. Lei non è una nobile, né tanto meno una religiosa. E comunque il suo destino è nelle vostre mani, non nelle mie.
Ci troveremo domani alla chiesa sconsacrata sulla scogliera.
E’ un luogo appartato dove nessuno ci disturberà.
Ovviamente dovete venirci da sola.
Vi avverto che una sola mossa falsa da parte vostra porterà all’uccisione di Giselle.
Evitate dunque di far parola ad altri di questo biglietto e del suo contenuto.
Il mio nome deve restare fuori da questa storia.
Ricordate, è in ballo la vita della vostra amata Giselle.

Missan”

Melisendra era da sola nella biblioteca.
Ma non era questo che la faceva sentire così profondamente sola.
Giselle, la fedele servitrice, la compagna devota, l’ultimo legame con la sua famiglia, col suo passato e con il suo mondo non era con lei.
Per la prima volta da quando aveva memoria, Giselle non era con lei.
E questo fece precipitare Melisendra in un abisso di disperazione e solitudine.
http://ia.media-imdb.com/images/M/MV...485_SY703_.jpg

Guisgard 27-09-2011 04.06.51

Nello stesso momento, Missan e Gaynor lasciarono il palazzo.
Una seconda carrozza era giunta a prenderli, visto che la prima aveva portato via in tutta fretta Mercien e Cavaliere25 dopo il rapimento di Giselle.
“Cara Gaynor…” compiaciuto Missan “… tutto va secondo i piani… e a casa troveremo compagnia… abbiamo in mano una pedina fondamentale per questa nostra partita… in passato abbiamo già fatto scacco al re… ora ci resta il suo alfiere… il Giglio Verde... sai che la vita è davvero buffa?” Sorrise. “Domattina mi attende un appuntamento in un luogo speciale… una chiesa… ma tranquilla, è di quelle che piacciono a me… non quelle di gusto bizantino, ricche di mosaici e icone, no assolutamente… e neppure di quelle romaniche o gotiche… per carità… no, le mie preferite sono quelle sconsacrate… mi fanno sentire a casa…” e rise di gusto, mentre la carrozza attraversava la silenziosa ed inquieta campagna inglese.

Guisgard 27-09-2011 04.16.41

Talia era riuscita a salire sul carro di quell’allegra compagnia.
“Ehi, questa qui ha tutta l’aria di volersi divertire stanotte!” Esclamò Esmeralda, facendo segno a Talia. “Hai capito? Sembrava tanto una santarellina ed invece ha l’argento vivo addosso!”
“Ah, ma allora è un vero uomo quello che vuoi, eh!” Avvicinandosi uno di loro alla nostra audace e scaltra Colombina. “Beh, ti assicuro che non resterai delusa.”
“Ehi, Armand, hai già trovato compagnia a quanto pare!”
“Veramente è la nostra amica che ha trovato lui e non viceversa!” Disse ridendo Esmeralda.
“Che importa chi ha trovato chi!” Esclamò Armand. “L’importante è divertirsi! Ehi, bellissima, sei fortunata sai? Volevi un vero uomo ed eccoti accontentata! Alle catacombe, stanotte, faremo resuscitare anche i morti!” Fissando Talia e facendo gesti tutt’altro che cortesi.
“Ma perché” fece sarcastica Esmeralda “per far resuscitare i morti non bisogna prima crocifiggerli?”
E tutti risero di gusto.
“Sei terribile!” Replicò una di loro. “Non temi di finire all’Inferno?”
“Speriamo!” Rispose Esmeralda. “Sai che noia in Paradiso! Gli Angeli non mi ispirano molto… i diavoli invece hanno di certo molta più voglia di divertirsi!”
E di nuovo le sue parole firono seguite da sonore risate.
L’allegra Brigata giunse così, poco dopo, al luogo detto Delle Catacombe.
“Ed ora?” Chiese uno di loro.
“C’è qualcuno laggiù.” Indicò Esmeralda. “Sembra uno zingaro… chiederemo a lui.”
“Dove si trova il luogo conosciuto come Delle Catacombe?” Domandarono a quello zingaro.
“E’ tra quegli spuntoni rocciosi…” indicò lo zingaro “… c’è una crepa… bisogna scendere da lì… ma state attenti, è un luogo abbandonato… corre voce che lì dentro si aggirino spiriti e fantasmi…”
“Mamma mia!” Esclamò Esmeralda, fingendo di svenire. “Sai che paura!”
Allora la scanzonata compagnia si apprestò a scendere in quell’oltretomba.
Seguirono così quel percorso obbligato tra le rocce e l’oscurità.
Avanzavano cantando e motteggiando allegramente.
Dall’interno intanto, dove erano riuniti i Pomerini, i rumori della brigata furono avvertiti da tutti.
“Cosa accade?” Chiese qualcuno.
“Arriva qualcuno!” Rispose un altro dopo aver controllato. “Sono dei giovinastri!”
“Presto, le armi!” Si sentì gridare in quell’ambiente.
Un attimo dopo, la brigata condotta lì da Talia, fece il suo rumoroso ingresso tra i Pomerini.
“Sono dei traditori della patria!” Gridò Armand. “Sono i Pomerini che tramano contro il popolo!”
Ma non riuscì a dire altro.
Scoppiò infatti un ferocissimo scontro fra quei giovani e i Pomerini.
Monsieur allora spinse Elisabeth in uno spazio scavato nella parete, per metterla al sicuro, e si lanciò anch’egli nella mischia.
Ma nella confusione, qualcuno riuscì a farsi da parte.
“Corri fuori, Esmerlada!” Gridò Armand. “Corri e chiama i soldati! Presto, questi maledetti non devono uscire da qui!”
Ed Esmeralda, vinta la paura, si avviò verso l’uscita.

cavaliere25 27-09-2011 10.50.44

dissi guardando Mercien ma stiamo facedo un rapimento amico mio speriamo di non farci beccare come due ladruncoli alla prima esperienza e lo aiutai a portre il corpo della donna nella carrozza sempre stando attento a dove andavo

Lady Gaynor 27-09-2011 12.30.00

Gaynor guardò Missan, non avendo compreso appieno le sue parole. "Cosa vuoi dire? Troveremo la compagnia di chi? E poi semmai potresti dire che tutto va secondo i tuoi, di piani, visto che non dimostri nemmeno la decenza di mettermene a parte prima di agire... mi chiedo cosa mai sia venuta a fare qui, in terra nemica, invece di starmene tranquilla a casa mia, dal momento che a quanto pare te la cavi benissimo da solo..." Queste furono le parole che Gaynor rivolse al suo compagno, insieme ad uno sguardo che tentò di rendere il più offeso possibile.

elisabeth 27-09-2011 14.45.49

Ascolatai ogni parola che venne detta, ogni singola parola veniva rafforzata per imprimere nella gente che ascoltava la veridicità dell' argomento !!....un parlottare sommesso , teste che ondeggiavano su e giu' per manifestare un assenso.....Liberta'..di questo stava parlando...pregare un unico Dio o perlomeno...il Dio professato da ogni individuo, sciocchi uomini......pensare che la liberta' sia la mancanza di regole...e' questo che stava dicendo ?.....Si, era questo quello che diceva, la libertà era un concetto di vita difficile da spiegare e assai più difficile era vivere l'essenza stessa della libertà.......sogno di ogni individuo....pensiero di guerra dei popoli che nel loro gridare giustizia usurpavano terre e rendevano in fame povera gente........il libro che si poggiava al mio fianco prese a fremere,l'ape aveva preso a battere le sue ali..aveva bisogno di luce, non avevo acceso le mie candele......cercai di poggiare la mano sulla "Sorella"..... e cominciai a convogliare la mia energia in modo che potesse fluire dallamia mano a lei....forza..bellezza..armonia.......solo qualche attimo etutto torno alla normalita.......dovevo consegnare quel libro, stava passando troppo tempo......" Devo dire che essere qui e' come avere una festa a sorpresa.....mi dite che dovrei gioire ?.....Vi dipiace se ci penso ?.....Il trattato Sulla Ragione.....la ragione umana e' la bussola della volonta'....Credete a cio'che quest'uomo ha predicato ?....Liberta', uguaglianza, Fratellanza..........sapete sulla vostra pelle cosa significa ?....Monsieur......l'uomo dovrebbe utilizzare alcuni termini col cuore e con la ragione.......Mi avete chiesto se vedo i morti ....non solo li vedo Monsieur parlo con loro......e mi aiutano a vedere oltre....".....nel parlargli gli presi istintivamente le mani ebbi cosi' l'opportunita' di guardarlo negli occhi.......

Talia 27-09-2011 14.53.38

Lanciai al giovane di nome Armand un’occhiata obliqua e sorrisi... un sorriso che avrebbe potuto voler dire mille cose e nessuna allo stesso tempo.
Poi giungemmo al luogo delle Catacombe e scendemmo per quella stretta crepa tra le rocce.
Io sgusciai rapida tra di loro, insinuandomi tra le pieghe e le ombre delle pareti... attratta verso il basso da una sorta di forza incontrollata... il cuore mi batteva forte e flash di ricordi passati mi balenavano in mente...
Infine giungemmo in una sala mediamente grande, illuminata da molte candele e piena di persone...

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 37915)
“Sono dei traditori della patria!” Gridò Armand. “Sono i Pomerini che tramano contro il popolo!”

I Pomerini!
Qualcosa rimbombò da qualche parte nella mia mente e fece vibrare ogni singola corda del mio corpo...

Ricordavo i miei passi affrettati ed ansiosi risuonare per i lunghi corridoi... ricordavo la mia voce echeggiare per le ampie sale, facendosi via via più stridula e più agitata... Ricordavo le mie grida, le corse, le porte spalancate con veemenza...
Ma niente! Tutto per niente!
Tutto ciò che ricordavo dopo era il vuoto e il silenzio... quel silenzio opprimente, angosciante, terribile...

Mi riscossi appena in tempo per schivare un colpo... non sapevo chi lo avesse tirato, ma di riflesso mi spostai e mi insinuai in una di quelle insenature di cui le pareti erano piene...
‘I Pomerini...’ continuavo a ripetermi ‘I Pomerini...’
Quella era un’opportunità... non riuscivo a togliermi dalla testa quell’idea... forse era l’unica vera opportunità che mi sarebbe mai capitata!
Ero giunta lì seguendo segni volatili come l’aria, ma ora tutto mi sembrava avere un senso... anche se un senso altrettanto volatile, forse. E di nuovo nel mio cuore tornò ad incendiarsi quella fiamma che credevo ormai di aver imparato a domare.

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 37915)
Ma nella confusione, qualcuno riuscì a farsi da parte.
“Corri fuori, Esmerlada!” Gridò Armand. “Corri e chiama i soldati! Presto, questi maledetti non devono uscire da qui!”
Ed Esmeralda, vinta la paura, si avviò verso l’uscita.

Vidi i due giovani poco lontani da me...
Vidi Armand spedire la sua amica verso l’uscita e poi gettarsi di nuovo nella mischia...
Mi mossi all’istante, in preda a quel fuoco che mi bruciava dentro.
“Hey, Esmeralda!” sussurrai, afferrandola per un braccio “Di qua, presto... c’è un altro passaggio! E’ più sicuro! Vieni!”
Negli occhi della giovane c’era paura e confusione, vidi subito che tutta la sua esuberanza di poco prima era sparita...
La vidi piegare verso di me, tendendo le braccia come a volersi far condurre.
“Vieni...” le dissi, con voce confortante “Vieni, tra poco sarai al sicuro!”
Le indicai il fondo di quella piccola insenatura, come se vi fosse davvero una seconda uscita lì... poi, non appena lei mi ebbe oltrepassata, le girai un braccio intorno al collo e le premetti su naso e bocca il mio fazzoletto, intriso con quel trito di erbe macerate che Essien ci faceva sempre tenera a portata di mano per lo spettacolo...
La sentii dibattersi per un istante, poi lentamente si afflosciò tra le mie braccia.
“Perdonami, Esmeralda...” mormorai tra me, adagiandola a terra.
Quindi subito le voltai le spalle e mi protesi per vedere cosa stesse accadendo nella sala.

Altea 27-09-2011 16.44.33

Seguii Athos con passo silenzioso per non destare attenzioni sulla mia presenza, il palazzo era veramente sfarzoso e udivo in lontananza delle note, entrati nella stanza mi sedetti su una poltrona di velluto rosso, avevo bisogno di un pò di riposo ma trovai le forze per raccontare al fedele amico di Lyo ciò che era successo. "messere avrei molte cose da raccontarvi poichè strani personaggi incontrammo oggi ma penso questo non sia di vostro interesse. Vi dico solo che ci trovavamo in una landa dove si trova una cascata e un ruscello, portai io Lyo laggiù perchè dovevamo cercare una persona......e lì poi ci raggiunse un nobile signore con la sua cavalleria, Lord Carrinton. Lyo non aveva a buon cuore tale signore, anzi si comportò molto sgarbatamente, ma il Lord ci invitò qui alla festa di Lord Tudor. Appena se ne andò io e Lyo salimmo a cavallo e doveva portarmi alla abitazione della milady che mi offre alloggio per prepararmi al ballo e strada facendo trovammo un uomo a terra, Lyo da buon gentiluomo si fermò per soccorrerlo ma egli si alzò e altri due compagni sbucarono. Non so che volessero da noi, io mi trovai un pugnale puntato alla gola, mentre malmenavano il povero Lyo e uno di quegli uomini cercò di abusare di me, e qui Lyo si dimostrò coraggioso e riuscì a reagire per salvarmi la vita, uccise quei tre uomini ma fu ferito all'occhio" sospirai e continuai "Sono riuscita a portarlo fin qui col suo cavallo, perchè sapevo che era cavaliere di Lord Tudor, ora lo affido a voi sperando si possa salvare. Ora non ho più motivo di rimanere qui, non c'è festa a cui partecipare visto lo spirito in cui mi trovo. Per favore portatemi all'uscita, vorrei recarmi a casa per riposare, troppi eventi mi hanno scossa oggi. Non disturbatevi, riesco a trovare la strada da sola. Forse è meglio voi restiate qui vicino a Lyo"

Melisendra 28-09-2011 00.56.34

Non indugiai oltre e mi ritirai nelle mie stanze.
Quasi mi strappai di dosso il vestito indossato per il ricevimento e mi avvolsi in una coperta.
Quella notte non riuscii a chiudere occhio, adagiata su un divanetto accanto alla finestra, aspettai il sorgere del sole. L'aurora.
Avevo trascorso una notte altalenando tra la veglia e il sonno, piena di rimorso per la sorte di Giselle e paura per quello che mi aspettava.
Mi vestii in fretta e indossai un abito che potevo allacciarmi da sola e una robusta sopravveste verde bosco, fatta per le battute di caccia.
MI sedetti allo scrittoio e impugnai penna e calamaio. Cosa potevo scrivere che non fosse troppo pericoloso per Giselle e per me?

Caro Lord Tudor,
perdonate la mia improvvisa partenza, ma temo che non ci sia altro che possiamo fare. Non posso lasciare Giselle da sola, sapendo che le farebbero del male per causa mia. Credo possiate immaginare chi ha rapito Giselle e quali siano le sue richieste.
Non cercate di seguire le mie tracce, temo che i rapitori non esiterebbero a uccidere se si sentissero braccati.
Vi sarò per sempre grata per avermi accolta nella vostra casa.
Addio...
Vostra,
Melisendra Du Blois


Presi quel foglio e lo ripiegai con cura, intestandolo a Lord Tudor.
Le stalle erano quasi deserte a quell'ora del mattino. Ordinai che mi fosse preparato un cavallo e nessuno mi fermò. Quando mi portarono un morello dalle lunghe zampe e dalla muscolatura scattante, presi la mano dello scudiero e vi riposi il foglio, con la raccomandazione di attendere il risveglio del lord per consegnarglielo.
Galoppai rapidamente fuori dal palazzo, diretta al luogo in cui ero attesa. Ogni attimo di quella lunga cavalcata era un passo verso una misera fine, ma non mi sarei arresa senza lottare.

Guisgard 28-09-2011 01.16.43

Melisendra cavalcava attraverso quella selva, mentre le prime luci del mattino cominciavano a schiarire il Cielo.
Una leggera nebbia si alzava delicatamente dagli arbusti, simile ad un manto spettrale, mentre gli ultimi canti degli animali notturni salutavano la notte ormai morente.
E quei versi, mischiandosi alle inquietudini della ragazza, apparivano come lamenti lontani.
Lamenti dei suoi familiari, dei suoi amici e di tutti coloro che aveva conosciuto quando Animos era ancora una terra felice.
Ma Animos oggi non esisteva più.
Era scomparso e con esso l’intero mondo di Melisendra.
E come una novella Angelica in fuga, la ragazza galoppava in quella selva, inseguita da demoni e fantasmi.
Demoni e fantasmi giunti dal doloroso passato, intenti a tormentarla ancora.
Ed il peggiore di quei demoni, forse perché reale, apparve all’improvviso davanti a lei.
Una figura austera, immobile, avvolta in un lungo mantello rosso, stava davanti al portico della chiesa sconsacrata.
Uno dei primi raggi di Sole illuminò ciò che restava di una vecchia vetrata, riflettendosi, per un momento, sul volto di quella figura.
E Melisendra riconobbe quel volto.
Il volto del demone giunto dagli inferi per perseguitarla.

Melisendra 28-09-2011 01.38.45

Strinsi così improvvisamente le redini del morello che faticai a tenerne il controllo. Raggelai.
La nebbia si diradò e il colore del suo mantello spiccò in mezzo a quell'atmosfera lugubre. Temetti di essere impazzita.
Mi feci il segno della croce, temendo di essere vittima di spiriti o inganni dell'oscurità.
"Lasciatemi...." Sussurrai. "Lasciatemi stare! Chi siete? Siete uno spirito che annuncia la rovina? Siete la Morte che è venuta a prendermi?" Gridai, mentre grosse lacrime mi scendevano lungo le guance. "Che cosa vuoi da me?" domandai esasperata e ormai esausta.
La scogliera era vicina, riuscivo a sentire il rumore del mare infrangersi lungo la costa.

Guisgard 28-09-2011 01.53.31

Il rumore delle onde contro la scogliera.
Spruzzi di schiuma venivano lanciati nell’aria vivace del mattino.
In lontananza la sagoma di una nave si muoveva verso Occidente, mentre vasti banchi nuvolosi si stagliavano contro l’orizzonte sconfinato, simile ad un invalicabile confine tra il nostro mondo ed uno diverso, che la paura di Melisendra immaginava fiabesco, meraviglioso e differente dalla triste ed angosciante realtà.
Per un attimo il rumore del mare si confuse con la voce della sua paura.
Allora le sembrò di sentire le voci dei suoi cari.
La chiamavano, la invocavano.
Erano lì, poco lontani da lei, forse ai piedi di quella scogliera.
Per un attimo allora avvertì l’insensato istinto di lanciarsi verso quelle voci.
Se le avesse raggiunte, i suoi dolori sarebbero finiti.
Melisendra allora guardò verso la scogliera.
Il vento le gonfiava il vestito, quasi a sospingerla verso quel salto che le avrebbe reso la gioia e l’amore dei suoi cari.
Bastava poco, un salto, addolcito da vento e dalle onde del mare sottostante.
Ad un tratto sentì qualcuno afferrarle il polso.
“Volete morire, madame?” Chiese la voce di Missan. “Non ancora, madame… non ancora!” Ed il suo rosso mantello avvolse entrambi in un inquietante abbraccio.

Melisendra 28-09-2011 02.40.07

Le voci dei miei cari sembravano ululare nel vento.
Furono quei lamenti a farmi battere forte il cuore di desiderio di vita e a guidare la mia mano.
Mentre Missan mi avvolgeva nel mantello, fragile figura quale apparivo, la mano corse all'elaborato fermaglio che chiudeva la mia acconciatura. Era un lungo spillone che tratteneva i capelli in un composto chignon, estratto dal suo fodero, che lo faceva apparire un innocente ornamento, poteva essere letale. Quell'ornamento aveva accompagnato le donne dei Du Blois attraverso le intricate e perigliose reti degli intrighi di palazzo. Lo indossavo dal giorno in cui mi era stato donato, come un'iniziazione a una vita di politica e pericoli. Mai avrei creduto di poterlo usare e lo avevo accettato come un omaggio alle mie antenate, non con l'animo disposto a farne uso.
"State fermo!" premetti l'arma contro la sua gola. Ero più piccola e debole di quell'uomo, ma per sua sfortuna sapevo dove il mio pungiglione avrebbe fatto più male. Ricordai i libri di medicina e le spaventose tavole di anatomia dell'Accademia. Potevo vedere il punto esatto in cui la sua gola pulsava.
Premetti l'arma sulla pelle dell'uomo.
"Non dubitate del fatto che potrei uccidervi senza battere ciglio... e ora dite ai vostri uomini di lasciare avvicinare Giselle... quando la mia dama sarà a cavallo e lontana da questo luogo... io mi consegnerò a voi."
Ogni suo movimento poteva aumentare la pressione dello stiletto sulla sua gola. Tastai la cintura con la mano libera e mi impossessai del suo pugnale. Ero certa che avesse con sè un'arma. Puntai il pugnale all'inguine, sapendo che in quel modo non avrebbe azzardato alcun movimento improvviso e allentai la presa alla sua gola di pochi millimetri, per permettergli di parlare.
"Vi avverto, se voi vi prenderete ciò che ho di più caro, anch'io farò altrettanto..." lo guardai con determinazione.

Guisgard 28-09-2011 02.55.39

Missan fissò per alcuni istanti il volto di Melisendra.
Gli occhi della ragazza erano decisi e l’ambasciatore sapeva che la disperazione era un potente impulso per qualsiasi genere di azione.
E, dopo qualche istante, il silenzio sceso tra loro fu interrotto dalla risata di Missan.
“Volete davvero uccidermi, madame?” Chiese divertito. “No, non siete così sciocca… la vostra Giselle è ben lontana da qui e se io non dovessi ritornare i miei uomini ucciderebbero senza troppi scrupoli la vostra dama di compagnia… suvvia, siamo fra amici… e gli amici trovano sempre il modo d’intendersi… avanti, su, mettete via questo spillone… sono qui per proporvi un patto molto favorevole…” sorrise compiaciuto “… io vi renderò, sana e salva, la vostra Giselle… ed in più vi lascerò libera qui, in questa che avete scelto ormai come vostra nuova patria… non temete, nessuno vi rimpiangerà a Magnus… dunque io vi renderò la vostra amica e la vostra libertà… e voi in cambio mi rivelerete un nome, madame… voglio che scopriate chi si nasconde sotto il nome di Giglio Verde!”

Melisendra 28-09-2011 03.04.37

"Come dite?" ero sconcertata da quella richiesta. "E come dovrei trovarlo? Rovistando in tutte le taverne di briganti e contrabbandieri di questo regno?"
Lo guardai con odio. Abbassai le armi e arretrai di qualche passo.
Avrei voluto ucciderlo, ma Giselle mi stava più a cuore di qualunque desiderio di vendetta.
"Cosa vi fa credere che potrei trovare quell'uomo?"

Guisgard 28-09-2011 03.23.45

Missan accennò un sorriso.
“Oh, ma io non vi manderei mai a cercare nelle taverne e nelle locande, madame.” Disse a Melisendra. “E neanche tra ladri, briganti e contrabbandieri. So per certo che il nostro misterioso salvatore di nobili e chierici appartiene al vostro stesso rango. Che si nasconde tra l’alta nobiltà inglese e probabilmente frequenta il palazzo di lord Tudor. Voi avete accesso a quegli ambienti, madame. Godete della fiducia di lord Tudor e siete al di sopra di ogni sospetto. Nessuno può dunque muoversi liberamente in quel mondo meglio di voi. E per una donna bellissima, scaltra ed intelligente come voi, che vuole salvare la sua fedele servitrice, nulla è impossibile.” Ed un ghigno comparve sul suo volto. “Come vedete, il vostro destino e quello della povera Giselle sono nelle vostre mani. Allora, qual'è la vostra risposta, madame?”

Guisgard 28-09-2011 03.45.19

Arthos ascoltò con attenzione il racconto di Altea.
“Capisco, milady…” pensieroso il cavaliere “… probabilmente quegli uomini erano dei briganti… fortunatamente a voi non è accaduto nulla, grazie a Lyo. Speriamo ora che anche per lui ci siano buone notizie…” accennò allora un sorriso alla ragazza “… comprendo che per voi è stata una giornata tutt’altro che piacevole, milady… darò subito ordine di farvi accompagnare a casa… e non temete, resterò io accanto a Lyo.”
Ma proprio in quel momento il medico uscì dalla stanza in cui si trovava Lyo.
“Dottore, allora?” Chiese preoccupato Arthos.
“La ferita non è molto profonda ed il cavaliere non è in pericolo di vita.”
“Grazie al Cielo!”
“Però il suo occhio mi preoccupa…”
“Lo perderà, dottore?”
“Non lo so ancora…” rispose il medico “… per ora è fasciato. Però è importante che non tolga via la benda. L’occhio deve riposare nella maniera più assoluta e se dovesse subire sforzi o affaticamento, lo perderebbe senz’altro.”
“Capisco.”
“Chi è lady Altea?” Domandò il medico.
“E’ lei.” Rispose Arthos, indicando Altea. “Perché?”
“Sir Lyo non ha fatto altro che chiamarla durante il delirio causato dalla febbre alta.”
“Ora è sveglio?”
“Si, ha ripreso conoscenza.” Disse il medico. “Se milady vuole, può vederlo. Ma solo per pochi minuti, mi raccomando.”
“Volete salutarlo, milady?” Chiese Arthos ad Altea. “Forse il rivedervi lo aiuterà a riprendersi più in fretta.”

Guisgard 28-09-2011 04.02.38

“Mia cara… Lisandro, il grande navarca spartano, colui che sconfisse Atene e la Lega Delio attico nella Guerra del Peloponneso, affermava che in battaglia né la forza, né il numero fanno la differenza, ma la sorpresa. Ho agito così perché dobbiamo anticipare ogni decisione, ogni mossa per superare i nostri nemici… tranquilla, sei al centro dei miei piani per smascherare il Giglio Verde... quanto alla compagnia di cui ti accennavo, si tratta della dama di compagnia dell’ex duchessa Du Blois... una pedina fondamentale per il nostro scacco matto…”
Queste parole di Missan risuonarono nella mente di Gaynor.
Questo aveva detto alla ragazza, tornando dal palazzo di lord Tudor, per poi uscire poco prima dell’alba.
Dove era andato?
Anche questa misteriosa uscita faceva parte dei suoi piani?
E mentre Gaynor si tormentava tra dubbi ed inquietudini, il servitore Raos giunse nella sala.
“Milady, ho eseguito tutti gli ordini dell’ambasciatore.” Fece il servitore. “La prigioniera è ben custodita e le ho fatto capire che non è saggio per lei darci noie… ora mi ritiro… se vi occorre qualcosa non esitate a chiamarmi, milady…”

Guisgard 28-09-2011 04.16.17

Mercien e Cavaliere25 avevano portato Giselle al palazzo dove alloggiavano Missan e Gaynor.
Qui avevano poi affidato il prezioso ostaggio alle cure del servo Raos.
“Hey, non meritiamo un premio?” Chiese Mercien al servitore.
“Appena messer Missan tornerà vi darà quanto pattuito.”
“E nel frattempo non possiamo avere del buon vino?”
“No, bisogna essere lucidi.” Rispose Raos. “E visto che avete del tempo da impegnare, vi aiuterò io a non annoiarvi troppo.” Fece un cenno per farsi seguire.
“Ecco, in questa cella è racchiusa la donna che avete rapito.” Disse Raos ai due. “Restate qui di guardia e non permettete a nessuno di avvicinarsi. A nessuno.” Ed andò via.
“E sia, c’è sempre da lavorare qui…” fece Mercien “… faremo allora dei turni di guardia…” lasciandosi cadere su una sedia “… fra un’ora svegliami ragazzo…” mormorò a Cavaliere25 “… e mi raccomando, tieni gli occhi aperti... la donna non deve uscire da questa cella…” e un attimo dopo si addormentò.

Guisgard 28-09-2011 04.26.33

Nella grotta vi era il caos.
L’allegra brigata aveva scoperto quella riunione segreta e riconosciuti i suoi adepti: i Pomerini.
Questi erano stati messi fuorilegge da un decreto del parlamento della repubblica ed il popolo ormai li vedeva come traditori e dunque nemici della patria.
La scontro scoppiato fra quelle pareti rocciose era senza esclusione di colpi.
Tutti contro tutti.
“Traditori!” Gridavano i giovani. “Vi siete venduti ai chierici ed ai nobili!”
“Uccideteli tutti!” Urlavano invece coloro che avevano partecipato a quella riunione segreta. “Che nessuno di loro esca vivo da qui! Queste catacombe di antichi martiri saranno anche le loro tombe!”
Armand era uno dei più indomiti.
Aveva fracassato un paio di teste con una pesante pietra e con uno sgabello era riuscito a mettere fuori combattimento almeno altri tre di quegli uomini.
Ma ad un tratto si ritrovò davanti Monsieur.
“Carogna di un Pomerino…” ringhiò il giovane fissandolo negli occhi.
Monsieur non tradì alcuna emozione.
Armand allora gli si lanciò contro, ma l’uomo, tradendo un’abilità ed una forza ben celate fino a quel momento, disarmò il giovane e lo immobilizzò.
Per un attimo i loro sguardi si fissarono l’uno nell’altro.
Armand cercò di dire qualcosa in un confuso gemito, ma Monsieur non mutò l’espressione del suo volto.
E con gesto improvviso e deciso gli spezzò l’osso del collo, lasciando poi cadere al suolo il corpo senza vita del giovane.
Poco dopo, quella belligerante confusione terminò.
Tutti i giovani erano morti.
Tutti tranne Esmeralda, ben nascosta da Talia in un’insenatura della parete.
“Presto, racchiudete in dei sacchi i corpi di questi miserabili e nascondeteli tra queste rocce…” disse uno dei vincitori “… nessuno saprà più nulla di loro…”
Talia aveva assistito a tutto quello spettacolo.
Uno spettacolo ben diverso da quelli che lei ed i suoi compagni amavano mettere in scena.
Ma, all’improvviso, la ragazza si sentì afferrare.
“Ehi, qui vi è un’altra di quei dannati!” Gridò agli altri suoi compagni l’uomo che aveva scoperto Talia. “Si era nascosta ben bene, ma ora farà la fine dei suoi degni compagni!” Aggiunse l’uomo, che teneva bloccata la ragazza in una morsa d’acciaio.
“Spezziamole il collo!” Propose qualcuno. “Così non lasceremo tracce!”
“No, facciamo prima a strangolarla!” Fece qualcun altro. “Bastano dita forti ed il suo bianco collo si stringerà come cartapezza!”

Guisgard 28-09-2011 04.32.35

Cessato finalmente quello scontro, Monsieur tornò da Elisabeth.
La donna era stata nascosta dall’uomo in una delle insenature della parete rocciosa.
“E’ tutto finito, madame…” le disse “… ora usciremo da qui… e voi potrete riprendere il vostro viaggio…”
Ma le parole di Elisabeth turbarono quell’uomo.
“Non pensate a queste cose…” mormorò accennando un lieve sorriso “… lo dicono anche i Vangeli… Lasciate che i morti seppelliscano i loro morti... questo luogo è particolare ed esercita un fascino strano, a tratti occulto… e voi vi siete fatta suggestionare, madame…”
Monsieur non credeva ovviamente in quella speciale sensibilità di Elisabeth.
Le ombre che lei aveva visto appartenevano ad un mondo lontano dalle conoscenze e dalle credenze del misterioso uomo.
“Ora lasceremo questo luogo…” continuò Monsieur “… e, per festeggiare degnamente il vostro compleanno, ve ne mostrerò un altro… un luogo molto più tranquillo e piacevole di questo, madame.”
I due allora si avvicinarono ad alcuni uomini, con i quali Monsieur scambiò qualche parola, per poi dirigersi verso l’uscita delle catacombe.

elisabeth 28-09-2011 07.47.09

Fui spostata quasi di peso in una delle tante fenditure che si aprivano nella grotta......Monsieur ai primi tafferugli si prese cura della mia incolumita', ma da li' potei osservare l'abilita' di quell'uomo che con cortesia e gentilezza mi aveva accompagnato in quel luogo...rimasi di ghiaccio...quando vidi la sua freddezza nel spezzare il collo di quell'uomo........tutto fini' cosi' com'era cominciato.......qualcuno improvvisamente aveva trovato una donna o una ragazza...e prtendevano di giustiziarla....era questa la liberta' di cui parlavano ?......vero era che se non avessero reagito all'assalto, a terra ci sarebbero stati i nostri corpi.....morti su morti.....anime, uomini morti prematuramente..morti violente........Presi la mano di Monsieur e uscii dal mio nascondiglio, guardai il suo volto e mi parve diverso........" Siete capace di uccidere Monsieur.......io non ho mai visto uomini uccidere uomini.....vedo i morti e non e' il luogo......non vivo di sugestione, voi non sapete nulla di me, come io non so nulla di voi......Vi seguiro' e' questo quello che era scritto, ma dovete salvare la vita a quella donna...la uccideranno, non sara' molto ma fate in modo che ci sia una morte in meno sulle coscenze di quegli uomini.....".......lascia la sua mano per appoggiarmi al suo braccio.....vedevo solo anime staccarsi da quei corpi stesi sulla nuda terra....

cavaliere25 28-09-2011 08.38.31

Rimasi fermo a guardare quella donna era bellissima ma ancora non capivo il suo rapimento cercavo di capire che ruolo avevo io in tutta quella faccenda ma non riuscivo a darmi una risposta allora restai li immobile e aspettavo di dare il cambio a Mercien

Altea 28-09-2011 10.58.20

Sospirai sorridendo ad Arthos, almeno Lyo non era in pericolo di vita e con un cenno acconsentii a vedere Lyo, dovevo ringraziarlo per avermi difeso da quei delinquenti. La stanza era buia, rischiarata da una debole candela, Lyo era steso sul letto e mi avvicinai lentamente. Egli era sveglio ma debole e mi fissava "Lyo, mi spiace per quel che è successo. Non capisco cosa possa essere successo oggi, perchè esseri strani si siano accaniti su di voi." Presi la mano del cavaliere e la strinsi forte "Ora dovete promettermi di stare tranquillo, il dottore ha detto non vuole vi affaticate, è un ordine di milady Altea" sorridendo "quando il vostro occhio sarà guarito e vi sentirete meglio allora ci rivedremo, ora il vostro amico Arthos manderà qualcuno per portarmi a casa, è stata una lunga giornata. Non temete per me, e soprattutto...non pensate troppo a me, io non voglio promettervi nulla ma vi sono amica e debitrice". Una morsa dentro al cuore, non volevo essere cosi diretta col cavaliere proprio in quel momento ma non volevo nemmeno che si facesse delle lusinghe, in quanto capii dalle parole del medico che egli ambiva a qualcosa di più.

Guisgard 28-09-2011 14.18.20

Quella stanza fatta di pietre e sangue.
Uomini intenti a nascondere i cadaveri dei loro simili e strane ombre che si aggiravano inquiete, mischiandosi a sagome più sfocate che sembravano alitare lamenti e pianti.
Questo vedeva Elisabeth.
Poi lo sguardo di una figura.
Era pallida e stravolta e nei suoi occhi, che la morte aveva resi grigi e muti, dimorava una profonda paura.
Paura dell’ignoto.
Dagli abiti probabilmente era stata una dell’allegra brigata di giovani, che avevano poi trovato la morte in quelle catacombe.
Fu un momento, un attimo, poi quella ragazza svanì per sempre in quello ignoto che tanto sembrava spaventarla.
“Uccidere per non essere uccisi…” la voce di Monsieur destò Elisabeth da quella visione “… il morbo che ha contagiato molti di queste terra, purtroppo, non può essere guarito, madame… se non avessimo ucciso quei giovani, loro avrebbero ucciso noi… questo paese per tornare alla civiltà, quella che contempla l’ordine e la verità, perché solo attraverso esse c’è la vera libertà, deve essere rivoltato come un guanto…” la fissò “… io non sono nessuno e non ho nome… per voi, come per tutti gli altri… e non ho il potere di donare o togliere la vita ad alcuno… saranno loro” indicando con lo sguardo i Pomerini attorno a loro “che decideranno sulla vita di quella ragazza…”
Prese allora la mano di Elisabeth nella sua e la strinse forte “… ed ora, mia bella Euridice, ritorniamo nel regno dei vivi… abbiamo un compleanno da festeggiare…” accennò un sorriso e condusse Elisabeth fuori da quelle catacombe.

Talia 28-09-2011 14.34.54

La confusione, le grida, lo sferragliare delle armi che cozzavano le une contro le altre... poi il silenzio, un silenzio pesante.
Mi portai una mano alla bocca e distolsi lo sguardo, non avevo mai visto uccidere nessuno prima di quel momento... le gambe mi tremavano, mi girava la testa, ma cercai di tornare in me: ‘il fine...’ continuavo a ripetermi mentalmente ‘concentrati sul fine... è la sola cosa che conta.’
Poi all’improvviso una mano mi afferrò per un braccio e mi fece voltare con forza, trascinandomi poi in mezzo alla sala.
Quando vi giungemmo, in molti ci accerchiarono... per un attimo i miei occhi incrociarono quelli di una donna, ci fissammo e a me parve leggere orrore nella sua espressione... ma fu solo un attimo, poi la voce dell'uomo che mi serrava il braccio attirò la mia attenzione...

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 37955)
“Ehi, qui vi è un’altra di quei dannati!” Gridò agli altri suoi compagni l’uomo che aveva scoperto Talia. “Si era nascosta ben bene, ma ora farà la fine dei suoi degni compagni!” Aggiunse l’uomo, che teneva bloccata la ragazza in una morsa d’acciaio.
“Spezziamole il collo!” Propose qualcuno. “Così non lasceremo tracce!”
“No, facciamo prima a strangolarla!” Fece qualcun altro. “Bastano dita forti ed il suo bianco collo si stringerà come cartapezza!”

Mossi lo sguardo tra loro... forse ero spaventata e forse no, o forse ero solo troppo sconvolta per rendermene conto...
Qualsiasi cosa fosse, non avrei perso l’occasione di parlare!
“Uccidermi?” dissi, con il tono più fermo e più duro che mi riuscì di tirare fuori e addirizzando la schiena quanto più me lo permetteva la mano di quell’uomo che mi serrava il braccio “E’ questo che vorreste fare? Volete uccidermi? Allora sono tutte menzogne quelle che si dicono su di voi... La libertà che promettete, il ripristino della giustizia e della legalità... si dice che voi siate i soli in grado di fermare questo caos e questa barbarie per poter dare finalmente a questo paese un volto nuovo, vero, giusto...”
Inspirai e sollevai il mento, in gesto di sfida.
“E invece voi, i Pomerini, gli uomini in cui si ripone tanta fiducia e speranza, ve ne state qui a disquisire sul modo migliore per uccidere una ragazza sola e indifesa? Ditemi... in che cosa siete diversi dai Ginestrini, allora? Ho sbagliato così grossolanamente nel mio giudizio, dunque?”

Guisgard 28-09-2011 14.40.49

Lyo fissò Altea e le sorrise.
Annuì leggermente, guardandola con l’occhio libero dalla benda.
Il cavaliere al solo vederla sentiva una gran gioia dentro e come spesso accade ai cuori innamorati, comprendeva solo ciò che allietava i suoi sentimenti.
Perciò il cavaliere quasi non si curò delle ultime parole della ragazza.
Uscita poi dalla stanza, Arthos fece chiamare un servitore per riaccompagnarla alla sua dimora.
Ma proprio in quel momento, davanti ai cancelli, apparve la carrozza di lord Carrinton.
“Posso avere io l’onore di accompagnare madonna Altea alla sua dimora, o in qualsiasi altro luogo che ella vorrà?”
“Non saprei, milord…” fece Arthos “… bisognerebbe chiederlo a lei…”
“Ovvio che la compagnia di un nobile è sempre migliore di quella di un servo, non vi pare?”
Allora diede ordine ai suoi servitori di far salire la dama nella sfarzosa carrozza.

Chantal 28-09-2011 14.42.35

“Bisogna procurarsi del vino, ragazzo…” disse padre Adam ad Esetien “…senza quello non posso comunicare tuo nonno…vi è una locanda nei dintorni?”
“Si, ma non so se ne hanno...” rispose Esetien “... il vino è un bene raro e prezioso da queste parti...”

I due allora si recarono verso la locanda.
Era questa un luogo malfamato, senza troppi clienti.
“Buonasera, buonuomo...” avvicinandosi al bancone padre Adam “... avete del vino?”
“Vino di questi tempi?” Seccato il locandiere. “Dite, ma da dove venite? Non sapete che negli ultimi giorni ci sono state razzie e assalti a case e botteghe? Solo ieri i soldati sono riusciti a riportare l’ordine in città! Tutta colpa di quei dannati Pomerini! Prima hanno affiancato i Ginestrini, poi, forse corrotti dai chierici e dagli aristocratici, hanno deciso di rivoltarsi contro la repubblica! Dannati traditori!”
“Vi chiedo scusa, ma abbiamo fretta...” fece padre Adam “... ci occorre del vino con una certa urgenza...”
“Io non posso aiutarvi, amico.” Scuotendo il capo il locandiere. “Vedete, l’ultima bottiglia l’ho appena data a quei due soldati...” indicando col capo due militari che bevevano ad un tavolo.
“Ehi, amico…” ad un tratto uno di quelli.
“Dite a me, signore?” Voltandosi padre Adam.
“Si, a voi... abbiamo sentito che volevate del vino... venite qui e ve ne offriremo un bicchiere...”
Padre Adam, che prudentemente celava la sua identità, fissò per un attimo Esetien.
Il ragazzo si accorse di un lampo che attraversò, per un attimo, l’azzurro degli occhi del chierico.

Chantal seguì il ragazzo in quel racconto,ma nella sua mente si affollavano immagini e parole,volti e voci che non le permettevano di comprenderne ogni singolo passaggio.Esetien narrava a fatica,scosso com'era dall'accaduto,mentre Chantal chinava la testa nell'ascoltarlo,e si cingeva nelle braccia,come a ricercare in quel racconto il principio e la fine di quella giornata.E quando alzava gli occhi e si ritrovava in quelli sgranati del ragazzo,nutriva una gran pena e non smetteva di accarezzarlo.Ma i suoi pensieri si discostavano,talvolta,da quella narrazione.
Suo zio.Perchè mai le aveva celato di quella monaca e delle creature a lei affidate?E davvero era stato spinto in quella taverna per cercare vino al fine di impartire i sacramenti?Non lo aveva visto indispensabile la ragazza che aveva assistito all'estrema unzione molte volte,perchè questa volta era tutto diverso?Perchè la ricerca di quel vino da parte di padre Adam,esponendosi ad un pericolo così lampante in quei giorni di rivolta?
Quante cose non comprendeva,non riusciva a collegare tra loro gli aventi.Nè le figure.
Poi,Esetien chiese da bere..

"Perdonatemi, madame…” disse, interrompendo il suo racconto, Esetien a Chantal “... potrei avere un po’ d’acqua? Ho la gola secca...”

Chantal si portò nelle cucine,la tavola ancora imbandita dalla sera prima la investì nella sua innaturalezza da farle avvertire un vuoto devastante.Prese la brocca ed iniziò a versare dell'acqua,ma tremava,le sue mani non riuscivano a tenere fermo il calice,lei stessa si sorprendeva di non riuscire a controllare quella sua agitazione.L'acqua traboccò,finendo sulla tovaglia e da lì qualche goccia le scivolò sul grembo,essendosi ella appoggiata al tavolo.L'acqua..D'un tratto poggiò violentemente la brocca,e nervosamente lasciò cadere il calice ricolmo versandone tutto il contenuoto.Non riusciva a frenare quei movimenti convulsi che governavano quell'azione così semplice ed elementare,non ci riusciva.L'acqua scivolò dalla tavola alla sua veste,fino ai piedi,inumidendone la pelle sporca di polvere impastata al viscoso sangue versatosi dalla piccola ferita causatale dallo stelo spinoso della rosa calpestata nella cappella.Rabbrividì,non solo perchè i suoi piedi nudi la rendevano ancor più vulnerabile e infreddolita,ma percepì la sua misera figura,inerme e incapace di fronteggiare quella vicenda inquietante.
Tremava.Tremava ancora Chantal.
E non riusciva a controllarsi.
Avvertì come d'essere osservata.
Impugnò la brocca di nuovo mentre si abbandonava ad un sospiro liberatorio e riempì finalmente una coppa per porgerla al ragazzo.
Ma quel tratto percorso ancora con le mani tremanti dalle cucine alla sala,ove Esetien l'attendeva,le parve interminabile ed insostenibile,sentiva venir meno le forze nei suoi muscoli,si forzava in quel cammino con la prostrazione di chi ha camminato infaticabilmente fino ad essere esausto.Avvertiva le mesenteriche pulsarle convulsamente nel ventre,il cuore sembrava voler investire i suoi organi con le pulsazioni amplificate nei grandi vasi che le percorrevano le viscere.Si portò una mano al petto,come a voler contenere quell'oppressivo pulsare delle arterie che la soffocava.Era la paura che ancora governava la sua mente ed il suo corpo.
La paura di chi sta perdendo qualcuno e avverte l'incapacità di strapparlo al pericolo della morte.
Suo zio.Lei lo amava.Come rivederlo,adesso?
I Ginestrini.
Loro che non avevano avuto pietà di alcuno,quale sorte avrebbero riservato a suo zio?
Si sentiva di impazzire Chantal per la sua impotenza.
Con inquietudine nella voce poi si espresse:"Esetien,qualunque cosa accada,tu non dovrai abbandonare la casa.Non ora.Non fino al mio ritorno.Ma devi dirmi con esattezza chi hai visto,e cosa hanno fatto a mio zio,perchè io possa cercarlo sin da ora.Tu,intanto,mi attenderai qui.Sbarra porte e finestre.Ieri avevo già disposto per la cena,vai in cucina,mangia qualcosa e rimani vigile fino al mio ritorno."
In attesa che Esetien finisse il suo racconto,inumidì un telo di mussola in un catino posto all'ingresso sempre pieno d'acqua fresca per permettere a suo zio di lavarsi le mani appena rientrasse,e prese a rinfrescarsi.Si sciacquò il viso tamponandolo in fretta,nelle mani che accoglievano l'acqua avvertiva la mancanza del suo anello.E ripercorse la sua separazione da esso,il volto della suora,e i corpicini e i visi di quelle creature segregate nella cappella:Signore Iddio,cosa sarà di loro?Cosa possa fare io? Pensò stringendosi il volto nelle mani.Poi si chinò a pulirsi rapidamente i piedi dalla polvere e dal sangue oramai raggrumato per indossare le calzature.Le ciocche dei suo lunghi capelli bagnatesi grondavano gocce sul collo e sul viso,confondendosi con le lacrime che la ragazza non riuscva a trattrenere per la rabbia.
Passarono alcuni istanti prima che si facesse coraggio,e ritrovata un po' della sua lucidità,si rivolse al ragazzo:
"Allora,Esetien,cosa devi dirmi che possa essere importante per ricondurmi a mio zio?Giungeste fino a casa tua?"
E,mentre parlava,si portò dietro un paravento per togliersi la sua leggera veste bianca,oramai insulsa.Aprì il guardaroba nell'ingresso e indossò una gonna pesante di emiane di lino che usava indossare per le passeggiate in campagna e una chemise di garza di cotone sopra il corsetto di pizzo bianco.Questa biancheria..troppo fine per una fioraia..sarà bene cercare indumenti più modesti al mercato..Pensò mentre si cambiava..Raccolse in fretta i capelli tenendoli fermi con un nastro doi gros-grain che cinto il capo si annodava alla nuca fermando una lunga coda di cavallo che le scivolava sulla schiena fino ad accarezzarle il sacro.E fremeva,mentre ultimava le sue operazioni fremeva che Esetien le fornisse qualche indizio utile per potersi avviare nella sua ricerca.

Guisgard 28-09-2011 14.52.37

Cavaliere25 aveva gettato uno sguardo nella cella.
Giselle era seduta su un mucchio di paglia ed aveva la schiena contro la parete della cella.
Il suo viso era pallido per la paura ed i suoi occhi rossi per il pianto.
Tremava e si massaggiava nervosamente le mani.
Ad un tratto il russare di Mercien si interruppe per un attimo.
“Bada che nessuno si avvicini alla cella…” mormorò a Cavaliere25, per poi tornare a dormire.

Altea 28-09-2011 14.54.25

Feci un cenno con la mano ad Arthos per fermarlo, poichè all'udire quelle parole dimostrava la stessa esuberanza dell'amico, non volevo certo un altro combattimento davanti ai miei occhi. "Vi ringrazio Lord Carrinton, accetto il vostro invito, gradirei se mi accompagnaste a casa, è stata una giornata pesante, sono stata pure vittima di un agguato assieme a messer Lyo che mi accompagnava proprio mentre stavamo raggiungendo il Belvedere per il ricevimento e il cavaliere fu pure ferito a un occhio seriamente. Io abito presso milady Sophia Elisabeth Wenstley". Salii sulla carrozza di Lord Carrinton, dentro di me nascondevo una strana inquietudine, ma cercai di calmarmi. Certo, non era consono per una milady essere sola con un uomo, anche se un gentiluomo, ma temevo di offenderlo e ricordai le parole di Lyo.

cavaliere25 28-09-2011 14.57.06

Si state tranquillo la sto sorvegliando la prigioniera poi guardando la donna dissi mylady come vi chiamate? cercai di istaurare un dialogo con lei per non farla sentire impaurita e per capire chi ella fosse

Guisgard 28-09-2011 15.06.56

Talia era nelle mani dei Pomerini.
Quegli uomini avevano dimostrato che nulla li avrebbe fermati dal seguire la loro missione.
“Sentitela come parla!” Gridò uno di loro. “Si vede che le fa paura la morte, se in un momento, con ancora caldo il sangue dei suoi compagni, rinnega se stessa e loro!”
“Già, hai ragione!” Gli fece eco un altro. “Era con loro ed ora invece finge di avere simpatie per noi! Uccidiamola!”
“Si, anche io lo credo!”
“Uccidiamola o ci denuncerà alla Guardia Repubblicana!”
“Si, a morte i giovani parassiti!”
“A morte!”
Ed uno di loro preparò un robusto cappio.
“Avanti, dolcezza… infila qui dentro il tuo bel collo e vedrai che non sentirai alcun dolore…”

Guisgard 28-09-2011 15.21.22

Altea allora salì sulla carrozza di Carrinton ed i cancelli del Belvedere si aprirono.
La campagna inglese era di un intenso verde, reso così luminoso dal cielo grigio e dal forte vento che si era alzato su quelle terre.
Un vento che schiariva l'aria, ma diffondeva nel cuore una lenta malinconia.
“Un agguato?” Sorpreso il nobile. “Eh, aggirarsi da sola in queste terre è sempre pericoloso, milady… farsi accompagnare poi da un povero cavaliere come quello che era con voi, beh, permettetemi, ma non garantisce certo per la vostra sicurezza…” sorrise “… se mi concederete la grazia di occuparmi di voi, milady, lascerò presso la vostra dimora alcuni miei uomini come vostra scorta… così sarò molto più tranquillo.”

Guisgard 28-09-2011 15.28.48

Giselle in un primo momento non rispose nulla a Cavaliere25.
Poi, fissandolo, mormorò:
“Cosa volete ancora da me? Perché non mi uccidete direttamente? Perché prolungare il mio calvario? Io non ho fatto niente di male a nessuno!”
E scoppiò a piangere.
Quel pianto svegliò Mercien.
“Ma cosa accade?” Chiese a Cavaliere25. “Dille di smetterla di piangere, o arriveranno le guardie dell’ambasciatore e la frusteranno a sangue!” E tornò a dormire.

cavaliere25 28-09-2011 15.31.55

Milady io non so nulla credetemi io eseguo solo gli ordini su non piangete per favore ho rischiate che le guardie vi puniscano e mi avvicinai lentamente a lei io mi chiamo cavaliere25 e cercai di farla calmare

Altea 28-09-2011 15.36.49

Riflettevo tra me e me e trasalii, Lord Carrinton sembrava essersi dimenticato che Lyo mentì dicendo ero sua consorte, al solo pensiero sbiancai "Scusate milord, ma la stanchezza ha avuto un momento il soppravvento. Delle vostre guardie nella mia dimora? Oh non preoccupatevi, non corro nessun pericolo presso la dimora di milady Sophia, ella è donna tranquilla e assorta nei suoi pettegolezzi e inviti a the e pasticcini con le sue amiche. Penso sia stato l'agguato di qualche ladruncolo, e Lyo mi ha difesa valorosamente. E poi temo milady Sophia non vedrebbe di buon occhio il fatto di avere estranei in casa propria, non pensate?". Fissai il nobile, non capivo cosa inquietasse i miei pensieri, certo di uomini belli ed affascinanti come lui ne vidi molti a corte di Bretagna, aveva qualcosa di misterioso. Il vento si faceva più impetuoso, passammo di fronte al luogo della cascata e continuai "questo posto mi affascina" indicandola "amo venire qui, come dite Voi non dovrei farlo sola ma qualcosa mi porta qua. E' un posto misterioso, oggi udii pure delle voci portate dal vento, ma erano dei sussurri di disperazione. Oh, scusatemi forse vi sto tediando con le mie parole" e sviaii il suo sguardo pensando tra me e me perchè il nobile voleva tenermi sotto controllo dalle sue guardie, non si fidava della mia persona?

Guisgard 28-09-2011 15.56.00

“Sei davvero crudele, amico mio!” Disse scherzando Mercien a Cavaliere25. “Loro la possono torturare e violentare, e non dubito che tutto ciò avverrà molto presto, ma tu stai facendo di peggio…” sbadigliò “… le stai dando una speranza… e invece non vi è speranza che ella possa uscire viva da qui… anzi, se conosco un po’ Missan, il nostro ambasciatore sa già come farla morire…” e scoppiò a ridere.
E quella sua risata, mischiandosi al pianto disperato di Giselle, echeggiò in tutte le segrete del palazzo.

cavaliere25 28-09-2011 16.00.46

Ma perchè cosa a fatto questa donna di cosi brutto? non mi sembra cattiva voglio sapere tutta la storia dissi guardandolo poi guardai quella donna che neanche conoscevo ma mi faceva tenerezza e volevo aiutarla ma come dissi dentro di me non so nulla di lei e rimasi fermo ad aspettare


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