"Sarà qualche altro cacciatore convinto di dover uccidere un grosso lupo..." disse sarcastico Busk a Gwen, fissando il nuovo venuto.
In realtà più che un cacciatore quell'uomo sembrava un intellettuale, visto che aveva con sè due grosse borse come quelle usate dagli avvocati o dai medici.
Chiese informazioni per raggiungere la casa del borgomastro e ottenutele andò lì.

Osservai il nuovo arrivato, attentamente.
"Tu dici?" Dubbiosa "No, secondo me no, sembra troppo un intellettuale, guarda com'è ben equipaggiato" indicando le borse "Sembra quasi uno studioso di legge..." osservai.
"In tal caso, avrà ben poco da fare col borgomastro, non mi sembra esattamente un uomo democratico..." sarcasticamente, sentendo che era diretto lì.

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"Beh, noi abbiamo altro a cui pensare." Disse Busk a Gwen. "C'è una maledizione da affrontare." Fissandola. "Io però devo tornare al carrozzone... tu cerca di convncere tuo padre a dar credito alla maledizione." Si salutarono e lui andò via.
Ma pochi istanti dopo Gwen sentì alcuni cavalli giungere velocemente nel borgo, seguiti dall'abbaiare sfrenato di un'intera muta di cani.
Era tornato Reddas.
"Gente di Monsearcl!" Gridò fra il frastuono dei suoi cani. "Gente di Monsearcl! Vi ho liberati dalla belva!"

Annuii, mentre Busk andava via, per tornare al carrozzone.
Un attimo dopo, però, mentre io stavo per tornare a casa, si sentì un forte calpestio di zoccoli di cavalli, seguito dall'abbaio di una muta di cani.
Era Reddas, che affermava di aver liberato tutti dalla bestia.
Questa era proprio bella, non vedevo l'ora di sentirla.
Infatti, rimasi lì ad ascoltare curiosa.

Naturalmente molti accorsero dopo quella rivelazione di Reddas, tra cui anche Gwen.
Il cacciatore smontò da cavallo e affidò i suoi cani al fratello.
"Milord..." disse il Curato, giunto anche lui "... dite davvero? Avete ucciso la belva?"
"Io non scherzo mai, padre." Reddas. "Si, l'ho incrociata in un bosco presso le pendici del Taburn. Ho sparato diversi colpi e sono riuscito ovviamente a colpirla." Mostrando il suo fucile. "Questo non è un fucile normale... l'ho disegnato io stesso e l'ho fatto costruire da un abile armaiolo... spara pallottole più pesanti dei normali fucili o moschetti... richiede una vicinanza particolare con la preda... bisogna intravedere il bianco dei suoi occhi... da quella distanza non da scampo..."
"E voi avete visto il bianco degli occhi di quella belva?" Chiese il Curato.
"Non avevo bianco in quei suoi occhi..." mormorò Reddas "... erano occhi incolore... cupi e freddi... inanimati direi..."
"Che bestia era?" Chiese un uomo. "Un lupo? Un mostro?"
"Era nella boscaglia..." Reddas a quello "... albeggiava... non sono riuscito a distinguerne le fattezze... sembrava avere la sagoma di un lupo... ma era molto più grosso..."
"Dov'è ora?" Arrivando Goz, seguito dal nuovo arrivato, l'uomo bruno visto da Gwen in precedenza.
"L'ho colpita più volte..." rispose Reddas "... ma è fuggita... ma non farà molta strada." Con un ghigno.

Reddas fece tutto un sermone, lodando se stesso e la sua bravura e degnandosi solo alla fine di dire che aveva colpito la bestia.
Colpito.
Non ucciso.
Non avrebbe fatto molta strada, era scappata e tante altre giustificazioni che dovevano servire a gettare fumo negli occhi, celando in realtà che era qui da giorni e aveva ancora concluso poco.
Non gli avrei creduto finché non avessi avuto la prova lampante che diceva il vero, ossia finché non ci fossero state effettivamente più vittime in tutta Monsearcl e dintorni.
Arrivò perfino Goz, seguito dal Bruno nuovo arrivato.

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"Siete certo" disse Goz a Reddas "ti aver ferito a morte la belva?"
"Certissimo." Annuì Reddas. "Come il sorgere del Sole domani. L'ho ferita più volte al collo ed al ventre. Colpi precisi e mortali. Perdeva sangue... molto sangue... potrà fare poca strada e domattina andrò a raccoglierne il cadavere." Soddisfatto. "Popolo di Monseracl!" A tutti i presenti. "Vi ho liberato dalla belva! Vi ho ridato la vita!" E tutti esultarono felici, acclamandolo come un eroe.
Tutto ciò davanti a Gwen.

Goz era titubante, come me del resto, ma Reddas si fece acclamare dal popolo come un eroe.
Sollevando le sopracciglia in un moto di dissenso, imboccai dunque la strada di casa.
Sentendo le urla dell'ultima vittima, stamani, ero uscita prima della colazione e avevo un disperato bisogno di mettere qualcosa nello stomaco.
Non avevo nemmeno visto papà, non c'era stato a cena e oggi non lo avevo ancora visto.

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Gwen tornò allora alla rocca, mentre il borgo era in festa per quelle parole di Reddas.
Alla fortezza Gwen trovò Facio.
"Bentornata, signorina." Disse lui cordiale. "E' stata piacevole la passeggiata?"

Tornata a casa, trovai Facio.
"Più che una passeggiata, ero scesa in paese nel momento in cui si era sentito l'urlo dell'ultima vittima. Pare che Reddas abbia ucciso la bestia..." dubbiosa "Dov'è mio padre?" chiesi poi, sperando fosse in casa.

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Ascoltai rapita quelle parole del mio padrone, per poi lasciarmi scappare un sorrisetto.
"Questa sì che è una bella intuizione!" annuii "Temevo così tanto che vi sareste arrabbiato perchè non avevo trovato quelle fave.." sorrisi, sempre più ammirata dall'intelligenza che il mio padrone mostrava in ogni situazione.
"Magari sono state tutte nello stesso posto e se troviamo quel posto possiamo scoprire di più sulla bestia!" ripassai ad alta voce il concetto mentre lo seguivo giù per le scale.
Era geniale, davvero geniale.
Arrivammo in piazza proprio mentre quel Reddas proclamava di aver ucciso la bestia. Anche se a me quel tipo non era mai piaciuto e ci credevo poco.
"Cosa dite, signore, andiamo lo stesso dal dottore, non è vero?" guardando Odigel.

"Si." Disse Odigel a Destresya. "Perchè non credo affatto si tratti di un animale." E insieme andarono da Barber, il medico del borgo.
L'uomo aveva ancora i vestiti sporchi di sangue, visti i disperati tentativi di salvare l'ultima vittima della belva.
Accolse con gentilezza, pur essendo visibilmente provato, lo scienziato e la ragazza, facendoli accomodare nel cortile di casa e chieso poi loro di attendere che si cambiasse gli abiti.
Intanto Gwen era tornata alla rocca.
"Davvero?" Stupito Facio. "Quel cacciatore ha ucciso le belva? Ma è fantastico!" Esclamò contento.

"Non so, non ne sono molto sicura, anche Goz è parecchio incerto" risposi.
"Dov'è mio padre?" chiesi poi, di nuovo.

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"E' uscito a cavalcare, signorina." Disse Facio a Gwen. "In verità gli avevo detto di desistere, ma non ha voluto..."

Annuii.
"Allora lo raggiungo subito" comunicai a Facio.
Andai dunque a cambiarmi, indossando abiti adatti a cavalcare e andai poi a prendere Ares alle scuderie.
Non vedevo papà da ieri pomeriggio e onestamente volevo passare un po' di tempo insieme.

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"Aspettate, signorina..." disse preoccupato Facio a Gwen "... non è saggio uscire da sola nel bosco... non potete andarci, è pericoloso. Quella belva sarà forse ferita, ma è ancora viva... non andate, vi prego..."

Vidi Facio fermarmi dall'andare nel bosco.
"Possibile che mio padre si sia spinto così oltre?" chiesi, la fonte corrugata dal dubbio.
"Pensavo fosse qui nei dintorni..."

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"E' voluto uscire a cavalo, diretto al bosco, signorina." Disse Facio a Gwen. "Si è portato dietro il fucile, ma non ha voluto sentire ragioni, signorina. Lui però è un esperto cacciatore, ma per voi è troppo rischioso andare nel bosco."

"È uscito per la bestia..." constatai, sospirando.
"Reddas ha detto di aver ferito a morte la bestia, ma nessuno sa effettivamente con certezza che la creatura sia morta nel frattempo... Potrebbe essere ancora viva e ancora più feroce, mio padre deve saperlo..." aggiunsi, avvilita.

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"Vostro padre è un cacciatore esperto come pochi altri, signorina." Disse Facio a Gwen. "Vedrete che non gli accadrà nulla."
E infatti, dopo circa un'ora, Herbert tornò dalla sua cavalcata.

Sospirai e dopo un po' mi convinsi a dare ascolto a Facio, cercando di mangiare qualcosa nel frattempo che aspettavo Herbert, nonostante sentissi lo stomaco chiuso.
Dopo circa un'ora, lui tornò, facendomi sospirare di sollievo.
"Finalmente, ero in pensiero" dissi sollevata, andando a salutarlo mentre lo abbracciavo "Facio mi ha detto che eri uscito nel bosco col fucile ed ero preoccupata..." sospirando.

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"Sono un uomo prudente" disse Herbert a Gwen, dopo averla salutata con un bacio sulla fronte "e ho portato il fucile con me solo per scrupolo. E tu invece?" Fissandola e porgendole il braccio per andare nel salone insieme. "Come hai trascorso la giornata?"

Sorrisi al suo bacio sulla fronte, felice che il gelo della sera precedente fosse passato.
Presi il suo braccio, mentre ci dirigevamo in salone.
"In verità, mi sono svegliata stamattina sul divano, mi ero addormentata ieri sera aspettando che tornassi" iniziai "Ma sono uscita di gran carriera diretta l borgo sentendo delle urla. C'è stata un'altra vittima, un uomo. Anche se Reddas afferma di aver ucciso la bestia..." snocciolai.
"Ho i miei dubbi, comunque... Dice di averla ferita a morte e dà per scontato che sia morta... Ero preoccupata per questo, avevo paura che la trovassi in giro per il bosco, ancora più feroce per le ferite..."

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"Se davvero quell'esaltato ha ferito la belva" disse lui mentre con Gwen raggiungevano il salone "allora dubito potrà resistere a lungo. Probabilmente morirà dissanguata. Forse già domattina troveranno la sua carcassa." Fissandola.

"Beh, lo spero, allora..." commentai.
Ero sempre dubbiosa, ma volevo sperarlo per il bene di tutta la comunità di Monsearcl.
Poi, lo guardai.
"Come mai non eri a cena, ieri?" chiesi curiosa.

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"Avevo degli impegni, alcune questioni da sistemare." Disse Herbert a Gwen, sedendosi su una poltrona al centro del salone. "Perchè mi sembri nervosa, Gwen?" Fissandola. "Sei strana oggi... sbaglio?"

"Capisco..." annuii, mentre lui si sedeva su una poltrona ed io sul bracciolo.
Poi, mi fece notare che gli sembravo nervosa.
Lo ero?
Probabile...
"Non so, sono tante cose... Ero preoccupata per te, che eri là fuori nel bosco... Mi dispiace che l'inizio del nostro rapporto sia coinciso con l'inizio di questa tragedia... E oggi, al borgo, ho sentito una storia che forse mi ha inquietata, ma di più mi ha fatto riflettere..." ammisi.
"Tempo fa, una donna fu giustiziata, qui la chiamano Vammana. Si dice che maledisse tutta Monsearcl e da quella volta, ogni ventinove anni esatti si verificano attacchi da parte di un qualche animale, come quelli che si stanno verificando ora, salvo poi interrompersi all'improvviso..."

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"Gwen, ragazza mia..." disse lui fissandola "... davvero vuoi farmi credere che dai credito a queste idiozie?" Con un leggero sorriso. "Il mondo sta cambiando e le credenze di un tempo pian piano stanno sparendo. Chi ti ha raccontato questa storia? Vivi qui da sempre eppure solo adesso ne entri a conoscenza... come mai?"

"Non ho detto che ci credo" precisai "Però mi ha fatto pensare, ecco..." aggiunsi.
"Gente in paese... Sai, le solite persone superstiziose..." risposi, vaga.
Non volevo dirgli che era stato Busk a parlarmene.
Avevo idea che, facendolo, avrei fatto un bel guaio, così omisi quel dettaglio, sperando si convincesse.


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"Non dare ascolto a simili voci, Gwen..." disse Herbert "... la paura è sempre la migliore amica dell'ignoranza, ricordalo. Magari domani troveranno davvero il corpo della belva ferita da Reddas. Coì simili voci scompariranno.
Era ormai tardo pomeriggio al borgo e la sagoma del Taburn, sinistra e misteriosa, sembrava osservare quel mondo e le sue paure.

Lo ascoltai e annuii, aveva ragione.
Mi sarebbe dispiaciuto per Busk, ma non potevo.
Non potevo proprio.
Se dovevo scegliere, tenevo di sicuro di più ad Herbert che a lui e non potevo certamente compromettere il nostro rapporto.
Nel frattempo, la sera era calata su Monsearcl, con tutte le sue ombre e le sue inquietudini.
"Spero davvero che questo problema si risolva... Voglio cavalcare liberamente nei boschi con te senza il pensiero di una bestia sanguinosa..." ridacchiai.

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"Davvero? E che idea vi siete fatto a riguardo allora?" ero davvero molto incuriosita da come funzionava la mente del mio padrone, riusciva a vedere cose che agli altri sfuggivano, collegare indizi apparentemente insignificanti e arrivava laddove gli altri si fermavano.
Era davvero un uomo eccezionale.
Anche se, dovevo ammettere che a me piaceva molto l'idea di un animale feroce, essendo un cacciatore.
Arrivammo dal dottore e aspettammo che si cambiasse d'abito, dato che era ancora tutto sporco di sangue per aver soccorso l'ultima vittima.

"Credo si tratti di un uomo, di un assassino." Disse Odigel a Destresya. "Forse un folle, una sorta di maniaco." Fissandola.
In quel momento tornò Barber.
"Perdonatemi se vi ho fatto attendere..." il medico "... come posso esservi utile?"
"Per ora vorrei conoscere il vostro parere da modico." Odigel.
"E' morto dissanguato, in seguito alle grabi ferite riportate." Spiegò Barber. "Ma sotto un certo aspetto è stato meglio così... si... quel poveretto sarebbe vissuto come un infelice... mutilato e sfigurato... si, è stato un bene sia morto."
"Voi avete in curo un uomo demente, giusto?"
"Cosa?" Barber stupito. "Si... ma perchè me lo chiedete?"
"Perchè sono convinto che non si tratti di un animale, ma di un uomo. un folle probabilmemnte." Svelò Odigel.
"Non penserete forse..." incredulo il medico "...quel poveretto è solo un miserabile, un malato mentale ma non certo un assassino!"
Intanto Gwen era alla rocca con Herbert.
"Sei molto cara..." disse lui cercando la mano di lei, per poi stringerla "... non temere, vedrai che passerà presto questa situazione e potremo cavalcare ogni giorno." Sorridendole. "Ora scusami, ma ho lasciato detto nel borgo che mi occorre uno stalliere per badare alle mie scuderie. Facio da solo non riesce a fare tutto. Andrò allora nel cortile per vedere chi si sarà presentato per quel lavoro."

"Lo spero davvero tanto" annuii sorridendo e stringendo la sua mano.
"Oh! Vengo con te, sono curiosa di vedere a chi potrei affidare il mio Ares!" dissi divertita.
"È troppo bello per essere affidato a chicchessia, non credi?" aggiunsi poi.
"E hai ragione, ci vuole qualcuno in più che dia una mano."

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Herbert annuì e cn Gwen scesero nelle scuderie, dove con Facio c'era già l'aspirante stalliere.
E con stupore Gwen scoprì che si trattava di Busk.
Il ragazzo la guardò con un mezzo sorriso.
"E così" disse Herbert "tu vuoi lavorare per me, ragazzo? Hai esperienza con i cavalli?"
"Certo, signore." Lesto Busk. "Sin da piccolo sono stato in mezzo ai cavalli."
"Allora ti terrò per un paio di settimane di prova, vedremo come ti comporterai." Sentenziò Herbert.

Andammo nelle scuderie e credetti di avere un'allucinazione.
Davvero era Busk?
Davvero era arrivato fin qui?
Non seppi cosa dire.
Papà decise di prenderlo in prova per un periodo di tempo e onestamente non avevo buone vibrazioni, circa questa faccenda.
Mi aveva presa alla sprovvista e non mi piaceva affatto.

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"Io andrò a farmi un bagno, tu mostragli il tuo cavallo, Gwen, così che saprà come trattarlo." Disse Herbert a sua figlia, indicando Busk.
Poi andò via, lasciandoli soli.

Annuii, anche se con fastidio, mentre andava via.
"Dovevi proprio venire qui?" dissi stizzita "Se è un modo, per te, per convincere sia me che mio padre, mi dispiace. Non c'è nulla da fare" conclusi lapidaria, mentre andavo alla scuderia di Ares.

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"Sono qui solo per lavorare,cosa credi." Disse impertinente Busk a Gwen.
Lei allora gli mostrò Ares.
Ma proprio in quel momento dal borgo si udirono grida e schiamazzi.

"Sì certo, come no" con tono secco.
Pensava che mi fidassi?
Sul serio?
Che ingenuo...
Poi, dal borgo di udirono grida e schiamazzi, così guardai in direzione del paese per capire cosa stesse succedendo.

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