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Un uomo in pericolo...gli uomini sono sempre in pericolo quando sono in compagnia di belle donne...anche quando non si chiamano Isolde....." Spero che la sua intelligenza sia piu' forte della magia....."...
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La misteriosa ragazza tentò di opporsi a quei tentativi volti a mettere in mostra la sua bellezza, ma fu tutto inutile.
“Avete visto, miei signori?” Fece il mercante di schiavi al suo pubblico. “Ha l’argento vivo addosso! E spetterà al suo prossimo padrone ammansirla! Avanti, amici miei! Quanto siete disposti ad offrire per una simile bellezza?” Ormai l’asta era partita e a gran voce si udivano le offerte salire dalla platea. “Cinquanta Taddei!” “Io ne offro sessanta!” “Sessantacinque!” “Settanta per me!” “Duecento Taddei!” Gridò all’improvviso una voce dal fondo della sala. “E tutti in oro!” Tutti si voltarono a fissare colui che aveva fatto quell’incredibile offerta. “Aggiudicata per duecento Taddei d’oro!” Sentenziò il banditore. |
Altea ed Elisabeth lasciarono così Cavaliere25 sul ponte, per andare in cerca di Lainus che sembrava scomparso.
Al boscaiolo allora si avvicinò Goz. “Vedo che vi siete rimesso, ragazzo mio!” Sorridente il capitano. “Il mio mozzo ha detto che avete chiesto di me. Cosa vi occorre?” Nel frattempo, Altea ed Elisabeth si stavano recando verso la cabina di Lainus. E giunte davanti alla porta sentirono provenire dall’interno gemiti e sorrisi di piacere. Ad un tratto la porta si aprì e videro Isolde e Lainus nudi insieme sul letto. Isolde allora fissò le due donne e sul suo volto, preso da lussuriosa passione, sorse un compiaciuto ghigno. http://www.cinemedioevo.net/castello...attolupi02.jpg |
Raggiungemmo la cabina del maestro, senza pensarci su aprii la porta, dietro stava lady Elisabeth e vidi il maestro e Isolde in una forte intimità, lei mi guardava e sorrideva...guardai il viso di Elisabeth e poi vidi il mio maestro rivestirsi..."Maestro, noto che siete passato dalla cultura al divertimento. Eh ma non mi devo sorprendere di nulla in questo Carrozzone. Quanto a voi milady Isolde, non è da dama, quale io non sono visto le mie umili origini, presentarvi in queste condizioni ed esternare cosi..le vostre passioni".
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"No!" Gridai, cercando di liberarmi. "Voi non potete!"
Inutilmente opposi una strenua resistenza. Dentro di me mi posi molte domande e qualcuna trovò risposte in angoli della mia memoria: gli uomini erano crudeli, ci raccontava il vento, e ci ammoniva a rimanere lontane dalle città e dai luoghi da loro abitati. Era tutto inutile. Rimasi immobile e guardai con pietà i miei carcerieri. "E' dunque questo l'unica cosa che conoscete? La sopraffazione, il dominio e..." cercai di ricordare "il vostro denaro?" Sfiorai la mano che mi tratteneva e, delicatamente, la scostai dal mio braccio. "Farò quello che mi imponete, ma nessuno può dire di essere padrone della mia vita." |
Guardai il capitano e dissi mentre stavo male mi venne una visione di cavalieri con corazze luccicanti e ben armate dissi potrebbe essere qualcosa di brutto chiesi questo posto non è tranquillo dobbiamo andarcene a tutti i costi
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Cosa? Mia madre? Elisabeth mia madre? Strinsi il ciondolo più forte che potei.. Erano ore che non vedevo Elisabeth mi ero nascosto sul ponte.. Decisi di andare da lei.. La trovai davanti alla camera del Maestro di quella ragazza.. Era in rapporti stretti con Isolde.. La ragazza sembrava sconvolta.. Mi avvicinai e chiudendo la porta dissi:
<<Sgualdrina..>> Abbracciai Elisabeth e le dissi <<Parlami di mio padre..>> Poi misi una mano sulla spalla di Altea e le dissi <<Andiamo via da qua..>> E schioccando le dita le porsi una rosa Bianca.. |
Il ragazzo che era sempre in compagnia di Elisabeth arrivò trafelato, assistette a quella scena imprecando e poi chiuse la porta. Tutto avvenne in un attimo quando egli si avvicinò a me porgendomi per magia...una bellissima rosa bianca..la presi con cura "Messer Daniel, quale gentilezza. Allora in questa nave ci sono anche le sorprese che riempiono l'animo".
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Sorrisi alla donna e le dissi
<<Milady non preoccupatevi per il vostro Maestro è talmente impregnato di magia oscura che è come drogato.. Fà quello che lei dice lei..>> Mi dispiaceva per lei.. |
Alzai le spalle..." è lui che si è lasciato trascinare dalla magia...per una volta sembra che...l'allievo ha superato il maestro!!come vedete io sono coi piedi per terra. Vi sembro troppo cinica?" dissi sorridendo
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Goz ascoltò con attenzione le parole di Cavaliere25.
“Amico mio…” disse il capitano “… non datevi pena per queste cose. Eravate in preda ai deliri della febbre ed è normale che incubi e visioni vi siano apparse come reali… ora pensate solo a rimettervi in forze.” Ai due si avvicinarono i frati Jovinus e Plautus. “Capitano…” domandò il primo dei due chierici “… ma quando avrà fine questo viaggio? Sono ormai giorni che navighiamo.” Goz estrasse da una tasca una piccola mappa con la morfologia del fiume. “Ormai siamo già in terre sconosciute…” mostrando la cartina “… secondo i miei calcoli siamo prossimi alle sorgenti del Calars.” |
Finalmente tra poco saremo arrivati non vedevo l'ora speriamo di non trovare altre sorprese brutte dissi guardando i due amici monaci e goz
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Talia cominciò a raccontare.
Le sue parole sembravano come salire, sul suo respiro incerto e tremante, fino al volto di Guisgard. Lui ascoltava, fissandola negli occhi, parola per parola, seguendo i bagliori degli occhi di lei, resi di un acceso vermiglio, imperlati com’erano da quelle calde e dolorose lacrime. Guisgard ascoltala la voce di Talia e i sussulti del cuore di lei, a contatto col petto di lui, sembravano accompagnare e rivelare una tensione prossima ad esplodere. Il cavaliere seguiva il tono della ragazza e sembrava non capire, non comprendere appieno il tutto. Talia parlava mentre le sue mani si torcevano l’una nell’altra, quasi come una punizione che la ragazza si stava infliggendo. Poi, finalmente, prese la mano di lui e la strinse. Forse con la stessa forza con cui aveva tormentato le sue mani fino ad un attimo prima. Guisgard sentì il cuore come fermarsi, smettere di battere. Tutto attorno lui sembrò svanire. C’era solo Talia che si tormentava e tremava. Poi il silenzio. Un silenzio lungo come un attimo senza tempo. “Chi…” mormorò dopo uno sforzo sofferto “… chi… chi è stato… Talia…” prendendo le sue braccia fra le mani e stringendole forte “… Talia, in nome del Cielo… chi è stato? Chi ha ucciso il maestro?” Fissandola con occhi divenuti incandescenti per il dolore e la rabbia. http://moonwolves.files.wordpress.co...mofheaven1.jpg |
Con Altea andammo alla ricerca della stanza del maestro.....la ricerca duro' poco...rumori inconfondibili si udivano da una porta, e li...trovammo il maestro in dolce compagnia....Isolde stava compiendo in maniera egregia il suo dovere......" Stupida Isolde ...... non hai un uomo nel tuo letto, hai solo un fantoccio......spero tu sia soddisfatta.....Ricorda una cosa rimarrai sola....e intorno a te solo terra bruciata.......".....Altea era sbiancata.....Daniel arrivo' come una furia......mi abbraccio' sino a togliermi il fiato.....quando vidi una rosa bianca tra le sue mani.....e con gesto pieno di affetto donarla ad Altea........" Daniel....accompagna Altea sul ponte..io devo dire qualcosa ad Isolde "........entrai cosi' nella stanza.....erano ancora sul letto....ma lui non era in sensi ... " Che ne dici di lasciarlo andare?.....magari e' il caso che incominci a dirmi che cosa vuoi "............Mi sedetti allora su una poltroncina vicino al letto ..nauseata dalla loro nudita'
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Lady Elisabeth intervenì subito ed entrò dentro la camera, Daniel mi prese per mano e uscimmo verso il ponte. Mi allontanai da lui e mi affacciai alla nave guardando scorrere lieve il fiume Calars. Fissavo quell'acqua chiedendomi tra me e me "Perchè mi hai portato fino qua? per mostrarmi la vera natura delle persone? perchè l'acqua lava, purifica l'animo mostrando quella diabolica e quella angelica."
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Elisabet restò nella cabina dove Isolde e Lainus avevano consumato la loro passione.
“Vedo che non ti turbano i nostri corpi nudi…” disse Isolde ad Elisabeth “… ma è giusto così…” alzandosi dal letto e coprendo il suo bellissimo corpo con uno scialle “… del resto, come dicevano gli antichi greci, nulla è perfetto come un corpo ben fatto…” rise, per poi avvicinarsi a Lainus e baciandolo in modo lascivo. Un attimo dopo, il maestro cadde addormentato. “Eh…” sospirò la donna “… carini gli uomini… ma spesso durano così poco… non sei d’accordo, amica mia?” E fissando Elisabeth rise nuovamente. “Cosa voglio? Questo mi chiedi? Oh, ma io voglio solo tornare a casa… la mia vera casa… e guarda la fatalità… questo Carrozzone è propri lì che si sta dirigendo…” |
Non mi ero reso conto del tempo che trascorreva.... quelle letture e nuovi studi mi avevano rapito. Ero arrivato alle ultime pagine.... finalmente ero riuscito a carpire alcuni importantissimi segreti e novità sul significato del Longiniu....
Ad un tratto sento chiamarmi, era il mio Maestro che veniva a rintracciarmi, mi chiese se avevo trovato qualche novità..... con un sorriso risposi che ero riuscito a svelare il segreto del crine "Maestro, perdonate.....mi sono trattenuto a lungo. Non volevo rallentarla.... volevo dirle che avevo trovato e raccolto un bel pò di notizie che preferireì riferirvi in separata sede." Mi guardaì intorno e chiesi: "Il monaco è ancora sveglio? Volevo chiedere una delucidazione ed un grosso favore...anche...se credo..... sia un vano tentativo." |
Colui che aveva fatto quell’incredibile offerta avanzò nella platea.
Era un giovane valletto, magro e dall’aspetto bonario. “Il mio padrone chiede che la ragazza venga subito condotta nel suo maniero.” Cominciò a dire al banditore. “Fuori vi è una carrozza pronta a portarla via.” “E sia.” Rispose il banditore. “Appena avvenuto il pagamento, il tuo padrone potrà disporre come più gli aggrada di questa schiava.” Allora il valletto annuì, per poi fare un cenno ad alcuni uomini che erano con lui. Questi posarono davanti al banditore quattro pesanti sacchetti carichi di monete d’oro. “Contatele pure.” Fece il valletto. I mercanti di schiavi non si fecero ripetere due volte quelle parole e subito controllarono il denaro. Accertatisi dell’intera somma, lasciarono agli uomini che erano col valletto di condurre via la misteriosa ragazza. “Valletto…” chiamò uno della platea “… chi è il tuo padrone? Dicci il nome di colui capace di spendere una simile cifra per una semplice schiava.” “Perdonatemi, signori…” si scusò il valletto “… ma è volontà del mio padrone restare anonimo a questa platea.” E presa la ragazza, salutò con un inchino i presenti. La ragazza senza nome fu allora fatta salire nella carrozza e messa a sedere accanto al valletto. Ben tre uomini armati scortavano quella carrozza, che alcuni istanti dopo lasciò quel posto per svanire nella folta foresta. |
Redentos annuì a quelle parole di Parsifal.
“Hai dimostrato pazienza e curiosità, mio buon discepolo…” disse “… doti essenziali per cominciare qualsiasi ricerca… e la ricerca, qualsiasi sia la sua meta ultima, è una superba metafora per rappresentare la vita di un cavaliere…” sorrise “… seguimi…” Lo condusse allora nella stanza accanto, dove il chierico che li aveva ospitati era ancora accanto al fuoco. “Se il sonno vi concede ancora qualche istante” fece Redentos “il mio apprendista desidera chiedervi qualcosa…” “Certo, con piacere.” Sorridendo il chierico. |
Per tutto il viaggio insistetti con il dare frequenti sbirciatine fuori dalla carrozza, scostando negligentemente le cortine che dovevano proteggermi dal mondo esterno. Appena rividi la foresta e ci lasciammo alle spalle la città, il mio umore tornò sereno. Tuttavia ero ancora scossa dall'accaduto e, dopo le prime nervose occhiate al mio accompagnatore, mi decisi a rivolgergli la parola.
"Perchè?" domandai. Mi mancavano le parole appropriate... avrei voluto chiedergli perchè ero stata portata in città, perchè quegli uomini urlavano e mi avevano strattonata come un pesce nella rete, perchè mi avevano scambiata con un sacchetto pieno di luccicanti sassetti dorati. Tamburellai con le dita sui cuscini su cui ero seduta e giocherellai con la mia reticella sfilacciata, che ormai mi copriva a malapena. Alzai nuovamente lo sguardo verso il giovane valletto e, un po' frustrata per l'impossibilità di liberarmi di tutti quegli interrogativi, continuai: "Dove... andiamo?" Poi mi illuminai di falsa speranza. "Casa? A casa..." Sospirai. "Perchè sono qui?" domandai cupamente più a me stessa che a lui. |
Il valletto gettò solo qualche fugace occhiata alla ragazza.
Sembrava indifferente. Fissò di nuovo la strada dalla finestrella della carrozza, per poi tornare a guardare la nuova schiava del suo padrone. “Si…” annuì “… andiamo a casa. Nella tua nuova casa.” Il bosco, dalla carrozza, appariva muto e meraviglioso. L’aria era pulita e fredda, mentre i raggi del Sole, come dardi di luce, filtravano attraverso la boscaglia, quasi ad illuminare il sentiero che la carrozza stava seguendo. “Qual è il tuo nome?” Domandò poi alla ragazza. “E di quale terra sei originaria? Sei pagana o Cristiana?” La fissò allora da capo a piedi. “Sei stata catturata o venduta da qualcuno? Appartenevi già ad un padrone?” |
Altea, immersa nei suoi pensieri, fissava le calme acque del Calars.
Le vedeva scorrere ed evaporare, illuminarsi sotto il Sole ed incresparsi al passaggio del Carrozzone. In certi punti l’acqua era quasi trasparente, al punto da mostrare forme e sembianza che parevano emergere dal fondale, mentre in altre zone appariva vischiosa e addensata di foglie e fango, come se volesse celare un mondo sconosciuto inabissatosi in un lontano e dimenticato passato. Ad un tratto, tra i caldi fumi che uscivano dal fiume, Altea vide qualcosa in lontananza. Due vaste pareti rocciose concentriche, simili a due cinte murarie, emergevano dal fiume e racchiudevano quel passaggio. La lussureggiante vegetazione che circondava il fiume, impossibilitata ad espandersi oltre a causa di quelle pareti di pietra, aveva cominciato a crescere in altezza, finendo per ricoprire totalmente quella fortificazione naturale. Al centro di quelle pareti pietrificate si apriva un titanico passaggio, in tutto simile ad una ciclopica porta, nel quale giungeva, tra i caldi vapori e il gorgoglio delle acque, un meraviglioso arcobaleno. http://www.look.com.ua/large/201104/598.jpg |
La carrozza prese una buca e io sobbalzai. Er diffidente verso quel mezzo di trasporto che mi impediva di vedere il mondo esterno e sembrava procedere in modo del tutto precario, ora rallentando e ora accelerando, sobbalzando e dandomi degli scossoni inaspettati.
Riflettei un attimo sulle domande che mi erano state poste. "Mi hanno presa... ieri... vicino alla spiaggia, dove il fiume torna al Blu. Io vengo da lì. Lì ci sono le mie sorelle." Mi schiarii la voce. "Non ho un nome... nessuno mi ha mai chiamata. Non avevo bisogno di un nome, prima... quando ero libera." Iniziavano a venirmi le parole. "Ma molto tempo fa... c'era un uomo che mentre risaliva il fiume cantava canzoni antiche e dolcissime, così lo accompagnammo... e ce n'era una che amavo. Parlava di una donna e il suo nome era..." Quel giovane bardo, lo ricordavo benissimo. Era partito dalla foce del fiume su una chiatta e aveva invocato la protezione delle acque. Così noi lo seguimmo, mentre cantava e suonava la sua musica. Lo avevamo seguito per giorni e ci eravamo spinte ben oltre i luoghi in cui eravamo solite giocare. Iniziavamo a credere che potesse addirittura vederci, oltre che presagire la nostra presenza al suo fianco. Ero certa che, guardando attraverso il velo dell'acqua, avesse visto il mio volto. Poi un'ombra cadde su quel viaggio gioioso. Le mie sorelle fuggirono, mentre il giovane si spingeva sempre più lontano e il pericolo si faceva sempre più imminente. Rimasi su una roccia, seduta ad aspettare il suo ritorno. Dopo qualche giorno, mentre mi specchiavo nell'aurora, vidi un corpo affiorare dall'acqua, spinto dalla corrente. Noi non avevamo lacrime, quindi non potei piangerlo. Lo abbracciai con le mie braccia d'acqua e lo cullai fino a quando non trovai un canneto in cui riporlo, ululando insieme al vento la mia malinconia. Tornai in me. "Melisendra" mormorai, improvvisamente triste. "Puoi chiamarmi Melisendra." |
Il valletto ascoltò le parole di quella misteriosa ragazza.
Sembravano, a quel servitore, parole senza senso. E lui, abituato com’era ad obbedire senza discutere mai, non cercò nessun significato in ciò che quella ragazza diceva. “Bene…” mormorò tornando a guardare la foresta dalla finestrella “… Melisendra… ora hai un nome… un nome con cui presentarti al tuo nuovo padrone…” la fissò nuovamente “… ti darò un consiglio… dimentica la tua casa ed il tuo mare… dimentica le tue sorelle e tutta la tua vita… ora appartieni al mio signore e a lui solo…” La carrozza imboccò una stretto sentiero e cominciò a scendere verso una radura. Poco dopo, dalla carrozza fu possibile vedere una grande ed austera costruzione. Circondato e racchiuso da solide mura, sulle quali spuntavano ogni sorta di pianta e di arbusti conosciuti in quelle zone, apparve un antico castello. Quattro torri ne scandivano la forma e nessun uccello sembrava in grado di volare oltre la loro altezza. Ovunque, sulle murature, sventolavano stendardi neri come la pece, senza recare simboli o immagini. Appena la carrozza fu vista da coloro che montavano la guardia al castello, si udì uno squillo di tromba. Pochi istanti dopo, il ponte levatoio si abbassò, permettendo alla carrozza di entrare. Il valletto saltò con agilità da quel mezzo e fece cenno a Melisendra di seguirlo. La giovane fu condotta in una grande sala, dove stavano attendendo quattro donne dagli abiti variopinti. “Conducetela nel gineceo” ordinò il valletto “e preparatela come si conviene.” Le donne allora presero con loro Melisendra per portarla nel gineceo del padrone di quel castello. http://blogsimages.skynet.be/images_...104061459e.jpg |
Mi mancò il fiato quando le pesanti porte si chiusero dietro di me.
I miei occhi non potevano credere all'immensità di quel palazzo di pietra. Pietra fredda e muta, non ridente come le rocce che conoscevo bene. Inizialmente cercai di scacciare le donne che si erano affollate intorno a me e che sembravano determinate a togliermi il mio abito, ma quando vidi una grande vasca d'acqua fumante, in mezzo a quello che chiamavano gineceo, non potei resistere e vi entrai. Provai un poco di sollievo, ma quelle donne erano decise a non lasciarmi in pace. Lasciai cadere la mia reticella e mi immersi nel bagno caldo. Chiusi gli occhi, mentre le bolle argentate uscivano dalla mia bocca e i capelli mi galleggiavano tutt'attorno. A occhi chiusi mi parve quasi di essere di nuovo libera. Poi emersi. Mi rivolsi alle donne: "Perchè sono qui? Dicono che mi hanno comprata, ma non può essere vero... chi? Chi è stato?" |
Guardai verso l'orizzonte...davanti a me vidi due pareti rocciose stagliarsi ormai ricolme di vegetazione, sembrava un arco naturale pronto a farci passare. Ma ciò che mi affascinava di più era quell'arcobaleno dai mille colori.."E' strano pensai...un arcobaleno spunta sempre dopo una tempesta, ma tutto è calmo. Anche se fino ad ora il mio animo è stato in tempesta." Subito pensai al mio maestro, tornai verso la sua camera, sentivo le voci concitate di Isolde e Elisabeth..nulla più, entrai nella camera improvvisamente. Isolde era solo coperta da un leggero lenzuolo, ma il maestro giaceva inerte sul letto..."Maestro che vi succede? cosa è successo al maestro Lainus? Mi dica milady Isolde....se avete fatto qualcosa, stavolta chiederò io stessa a Goz di farvi scendere". La guardai con aria di sfida.
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" Corpi nudi...perche' dovrebbero impressionarmi, la cosa piu' naturale del mondo mai cara....due macchine perfette....in quanto agli uomini, lo sapete Isolda, siamo sorelle...ma amiamo gli uomini in maniera diversa.....e tu lo sai perfettamente, hai avuto bisogno anche del mio per quanto la tua fame sia insaziabile...........poveretto..non sa quanto male gli hai fatto......e per quanto riguarda quel regno che tu vorresti Sorella Cara....questa volta tra me e te scorreranno fiumi di magico Sangue.......per te posso preparare un giaciglio all' inferno la tua lussuria sara' una fiamma che via sredra' per l'eterno..."...Il suo corpo stupendo e statuario.....trasudava un fetore nauseabondo come la sua anima..ma fummo interrotte da Altea..." Altea cara stavo giusto andando via e voi sarete cosi' amorevole da lasciar riposare il vostro maestro.......e lasciate stare Goz.....o sara' la prossima avventura di Isolde.......non e' vero mia cara ?......"........
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Il Maestro Redentos mi concesse i suoi complimenti e la possibilità di poter parlare con il chierico. Era ancora lì..... sinceramente, avevo un pò paura dopo la reazione di quei contadini non potevo immaginare come avesse reagito....
"Mi perdoni Padre..... volevo sapere..... chi è la prottetrice di queste terre? Negli Annali ho letto di tutto, è qualche appunto narrava che Santa Caterina era molto importante per i contadini di quaggiù." "Nella mia ricerca sono incappato nel libro delle "Penitenze di Santa Caterina", sono rimasto incuriosito da questo libro solo che con l'intervento del Maestro De' Punici non ho vauto la possibilità di leggerlo.... e possibile custodirlo con la promessa di custodirlo e al termine del viaggio restituirlo nelle vostre mani?" |
Elisabeth cercò di placare la mia rabbia, il maestro però non rispondeva.
"Convengo con voi milady..d'altronde ognuno è libero di prendere la sua strada. Lady Isolde, sapete...prima vi proteggevo e vi ammiravo, ora non capisco il motivo, ma in voi vedo uno sguardo diverso..lo sguardo della perfidia". |
Citazione:
Ma c’era qualcosa di peggio... c’era qualcosa di ben più grave e preoccupante... perché io lo conoscevo troppo bene e da fin troppo tempo per non prevedere quale sarebbe stata la sua reazione non appena avessi pronunciato quel nome... “Mi raccomando, Talia... Giudizio!” ripeté per l’ennesima volta il Maestro, montando a cavallo. Sorrisi... “Non preoccuparti!” lo rassicurai di nuovo “Me lo hai detto e ripetuto... e poi... ci sono appena poche ore di cavallo da qui all’abbazia, sarai di ritorno prima di buio... ce la caveremo fino ad allora!” Il cavaliere sospirò... “Si...” disse, come chi tenta di convincere più che altro sé stesso. Lo osservai partire al moderato trotto e svanire tra gli alberi del bosco, poi mi voltai e mi diressi verso il giardino. Il tempo passò tranquillo, io avevo scoperto nell’occuparmi dei fiori del giardino una nuova passione e i miei fratelli avevano i loro compiti da portare a termine prima del ritorno del Maestro... Poi, ad un tratto, Nestos irruppe nel mio piccolo angolo di paradiso... era visibilmente agitato, muoveva le mani tanto in fretta che non riuscivo a capire che cosa volesse dire... “Calmati...” gli dissi “Calmati, per favore! Che succede?” Ma lui non riusciva a spiegarsi... le sue mani tremavano e i suoi occhi sapevano solo trasmettermi un’urgenza cui non riuscivo a dare un nome... infine afferrò la mia mano e mi trascinò di corsa fuori dal giardino... “Nestos... aspetta...” ansimai, correndogli dietro a fatica. Ma lui non ci badò, continuava a tenermi la mano e a correre verso la radura dove il Maestro di solito li portava perché si esercitassero. E solo quando vi giungemmo, io finalmente capii a cosa era dovuta la preoccupazione di mio fratello... proprio al centro della radura, illuminati dalla luce abbacinante di mezzogiorno, c’erano due ragazzi che si stavano azzuffando. I miei occhi corsero da loro a Nestos, per poi tornare a loro... si picchiavano a testa bassa e senza risparmiarsi, si picchiavano l’un l’altro ostinatamente... “Fermi!” urlai improvvisamente, come riscuotendomi... ma nessuno dei due parve udirmi. “Fermi...” ripetei di nuovo, facendomi un po’ avanti per cercare di separarli “Fermi, vi prego... Smettetela!” Cercai di mettermi tra loro, nel tentativo di dividerli, ma non fu una bella mossa... del tutto inaspettatamente ricevetti un violento colpo al braccio che mi fece volare a terra... Gridai. “Talia!” urlò Guisgard, lasciando andare l’altro e precipitandosi verso di me. “Talia... che succede?” quasi contemporaneamente Fyellon, avvicinandosi a sua volta. “Siete forse impazziti?” mormorai, rimettendomi in piedi a fatica “Perché stavate litigando?” “Lui...” iniziò Guisgard. “No... sei stato tu!” lo interruppe Fyellon, in tono furioso... poi indicò me e soggiunse “L’hai anche colpita!” Gli occhi di Guisgard si allargarono un istante, per poi stringersi pericolosamente... “Io?” sibilò “Io non lo farei mai... Tu l’hai colpita!” “Bugiardo!” “Pallone gonfiato!” Di nuovo si lanciarono l’uno contro l’altro... ma io ero stremata... “Basta!” urlai... e il mio grido echeggiò tra gli alberi, tanto alto che li indusse a fermarsi. “Basta. Basta. Basta!” ero in piedi a pochi passi da loro, le mani strette a pugno e gli occhi lucidi, tremando “Sono stanca! Sono stanca dei vostri continui battibecchi, dei vostri litigi, sono stanca anche di vedervi sempre in punizione... sono stanca di voi! E’ inutile che litighiate, tanto non lo sapete chi di voi sia stato a colpirmi, non lo sapete perché non ci avete neanche fatto caso... non lo sapete perché vi stavate picchiando senza neanche pensare!” Lacrime di rabbia presero a rigarmi le guance: “Voi non ci provate neanche ad andare d’accordo... e non vi importa niente di chi ci capita in mezzo, di chi soffre, di chi si prende le botte per cercare di dividervi! Siete stupidi... ed egoisti! E per questo... per questo io vi odio! Vi odio tutti e due!” Li scrutai ancora per un istante, poi scappai via. Quel ricordo mi attraversò la mente, velocissimo e terribile... Chiusi gli occhi un momento, solo un momento per riprendere fiato, poi li riaprii e guardai in quelli di Guisgard... lo guardai per lunghi attimi, pregando il Cielo che desse a lui la forza necessaria a non farsi sopraffare e a me la capacità di aiutarlo a capire... Infine dischiusi le labbra e, in un sussurro appena percepibile, mormorai: “Fyellon!” |
Quel nome…
Fyellon… Guisgard sentì la terra franargli sotto i piedi. Dolore, rabbia, odio. Tutto questo attraversava il cuore del cavaliere, stravolgendolo e rivoltandolo come un guanto. Cercò di respirare forte. L’aria sembrava mancargli. Poi tirò un pugno contro la corteccia di un albero. Un pugno così violento che la mano cominciò a sanguinargli. “Fyellon…” mormorò mentre il suo volto mutò in una maschera di sofferenza e rabbia “… perché il maestro? Perché? Perché non sei venuto a cercare me?” Poi pianse. Pianse amaramente. Era anche colpa sua. Colpa sua che era andato via. E maledì se stesso e la sua debolezza. Si voltò verso Talia e la prese per le braccia. “Perché hai taciuto fino adesso?” Domandò con gli occhi ancora arrossati da quelle lacrime. “Perché non mi hai raccontato tutto? Perché, Talia?” Una smorfia di straziante dolore gli impedì, per un momento, di parlare oltre. “Dov’è ora?” Ritrovando il fiato per continuare. “Dimmi dov’è andato Fyellon!” http://i116.photobucket.com/albums/o...y_1977/GDR.jpg |
Melisendra non aveva resistito e si era immersa in quell’acqua fresca e rigenerante.
Era tornata, per un momento, libera e viva. Ma le altre donne le si avvicinarono. “Avanti, esci da lì che non abbiamo molto tempo.” Disse una di loro. “Devi essere pronta per stasera…” “E vedendo come sei fatta…” fece un’altra di quelle, prendendo la reticella che fino a qualche istante prima era stata l’unico indumento indossato da Melisendra “… forse dovrai essere preparata anche per la notte…” “Avanti!” Entrando un’altra donna e richiamando l’attenzione di tutte battendo le mani. “Il padrone sarà qui stasera!” Fissò allora Melisendra che stava nuda nell’acqua. “E questa?” Domandò alle altre. “E’ nuova.” “Tiratela fuori.” Ordinò la donna. Fissò allora per bene Melisendra. “Non c’è che dire…” mormorò “… è giovane, frizzante… almeno questa volta abbiamo diverse possibilità… non come quelle bretoni condotte qui la settimana scorsa e troppo rozze per i gusti del padrone…” Fece allora portare diversi abiti di seta colorata e trasparente, fili d’oro e d’argento, insieme a sali ed essenza dall’esotico profumo. “Dimentica ogni cosa del tuo passato…” disse sottovoce una di quelle donne a Melisendra mentre la preparava “… ora, come tutto ciò che vedi attorno a te, appartieni a colui che ti ha comprata e che può decidere delle tue sorti…” Poco dopo, Melisendra era pronta per il suo nuovo padrone. http://www.ineedmyfix.com/wp-content...69-500x618.jpg |
Isolde rise alle parole, prima di Elisabeth e poi di Altea.
“Si, lasciatelo riposare, povero maestro…” accarezzando il torace di Lainus “… è molto stanco… credo dormirà per un bel po’…” rise di nuovo “… perché mi guardate così? Ho fatto l’amore con un uomo, tutto qui. Nulla di più naturale, amiche mie. Basta l’attrazione, la passione, il desiderio… sono una strega per questo? Perché un uomo mi ha desiderata? Allora tutte le donne sono un po’ streghe! Ma forse, amiche mie, mi odiate perché il maestro ha scelto me e non una di voi?” E di nuovo quella sua risata. Le fissò ancora e poi uscì dalla stanza. |
Rimasi immobile e con gli occhi bassi mentre si alzava, mentre colpiva un albero per sfogare la sua rabbia...
Infine mi alzai e lo raggiunsi... Citazione:
Sospirai... poi presi il suo viso tra le mani, carezzandolo delicatamente... “Però...” soggiunsi “Però ci sono tante, troppe cose che non sai... rivedremo Fyellon, ne sono certa... tornerà lui stesso, forse! Tornerà per te! E forse anche per me! Ma ci sono cose che tu devi sapere, prima...” C’erano tanti e tanti ricordi che mi passavano per la mente, ricordi posteriori alla partenza di Guisgard, ricordi che si legavano, nei miei pensieri, al gesto di Fyellon... E così decisi di dividerli con lui, tutti quei ricordi, mano a mano che mi fossero tornati alla mente... “Maestro!” gridai, giungendo nel Tempio di corsa “Maestro... allora è vero?” Il vecchio cavaliere terminò la sua preghiera, si inchinò all’altare, poi si alzò e si voltò verso di me... “Talia... devo ancora rimproverarti perché corri nel Tempio? Non sei più una bambina, ormai!” “Si...” annuii, arrossendo leggermente “Si, hai ragione, maestro! Ti domando perdono!” L’uomo sorrise leggermente e attese che anche io fossi andata ad inchinarmi all’altare, poi parlò di nuovo... “Allora... cosa vuoi sapere?” domandò, con un leggero sorriso sornione. “Beh, se è vero!” risposi “Se è vero che Fylleon...” “...è da oggi un cavaliere?” terminò Fyellon entrando nella Cappella e allargando le braccia in segno di vittoria “Si!” “Oh, ma è meraviglioso!” esclamai, andandogli incontro “Meraviglioso!” Lui mi sorrise, poi i suoi occhi si fecero seri e li spostò sul Maestro... “Ed è per questo che sono qui ora, Maestro!” disse “Domani parto... sono venuto a reclamare la tua spada. In dono al migliore dei tuoi figli. Come avevi promesso!” Gli occhi del Maestro si fecero un po’ più cupi, mentre lo osservava senza parlare. “Figlio mio...” iniziò poi a dire “Tu oggi mi hai dato una grande gioia, ed io sono fiero di te! Immensamente fiero! ...Ma non chiedermi ciò che non posso darti!” Gli occhi di Fyellon si allargarono... si allargarono tanto da sorprendermi... “Tu...” mormorò poi, con la voce roca per la rabbia “Tu la conservi per... per lui?” “Promisi quella spada al migliore dei miei figli...” lo riprese il Maestro “Ma ancora oggi, perdonami, non ho deciso chi sia a meritarla!” “Ma lui... lui se n’è andato! Ti ha lasciato! Ha lasciato tutti! E tu...” “Basta Fyellon!” il vecchio cavaliere si avvicinò al giovane e gli poggiò le mani sulle spalle “Fatti onore, figlio mio!” soggiunse, per poi voltarsi e uscire dalla Cappella. “Vecchio sciocco, pazzo e sentimentale!” ringhiò lui, una volta che restammo soli “Gli dimostrerò che sbaglia! Lo dimostrerò a tutti voi!” Si voltò quindi verso di me e mi fissò con rabbia... “Si, lo so!” sbottò “Lo so benissimo che anche tu la pensi come il Maestro...” “Fyellon...” mormorai “Fyellon... cosa dici? Tu sei mio fratello ed io ti voglio bene!” “Tuo fratello!” scoppiando in una cupa risata, lui “Si... ma lui non l’hai mai chiamato ‘fratello’, non è vero? No, lui era lui!” Improvvisamente mi venne di fronte e mi afferrò per le spalle, stringendomi con forza. “Non accetto di essere secondo a nessuno! E sicuramente non accetterò di essere secondo al suo fantasma! Non lo accetto! Ti dimostrerò che ti sbagli... che il tuo preziosissimo Guisgard non era altro che uno sciocco pallone gonfiato! Lo dimostrerò a te, al Maestro e a tutti... e allora la sua spada sarà mia! La sua spada e il suo orgoglio spettano a me e a me solo! Io sono suo figlio! Il suo unico figlio!” Mi lasciò andare con tanta forza da farmi finire contro una colonna... poi uscì dalla Cappella e non lo vidi più per molto tempo. |
"Io non capisco..." mormorai, mentre quelle si affannavano ad asciugarmi. Più le guardavo e più mi girava la testa. Si muovevano come api indaffarate. E il loro ronzio era un sordo rumore di piccoli passi sul pavimento lucido.
Mi ero sentita tirare in tutte le direzioni, mentre quelle mi pettinavano, mi spruzzavano addosso nubi di un profumo che mi fece starnutire, passarono una polvere sottile sulla mia pelle e si intestardirono col farmi indossare più e più vesti, finchè non furono soddisfatte. Mi rifiutai di indossare i pesanti ornamenti che mi cercarono di cingere attorno al mio collo. Quando finalmente giungemmo a un compromesso eravamo tutte stremate. Una di loro diede una strizzata al mio vestito, tirandone i lacci fino a strapparmi un gridolino di disappunto. Le rivolsi uno sguardo offeso, ma non replicai. Che bisogno c'era di tutta quella stoffa, tutto quel profumo intenso e di quegli artifici? Cercai di sciogliermi i capelli, ma quelle mi redarguirono dal farlo. "Non voglio..." dapprima mormorai sottovoce e poi più forte. "Non voglio tutto questo. Non voglio sapere chi possiede queste cose... Non voglio essere chiusa qui dentro! Morirò, se rimarrò qui!" Mi tolsi le scomode scarpine e strappai il velo che avevano con cura poggiato sui miei capelli e uscii da quella stanza. Corsi velocissima giù per le scale, alla disperata ricerca di una via d'uscita. C'era un giardino di fronte a me. Era grande e bellissimo, forse, ma a me sembrava angusto e terribilmente malinconico. Quella natura addomesticata, con le piante bel allineate e le siepi in ordine, mi spaventò. Per un attimo rimasi pietrificata. Sentivo rumori di passi dietro di me. Mi voltai e domandai, torva: "A causa di chi sono stata condotta qui?" |
Isolde era cambiata davanti ai miei occhi, ora si era svelata per ciò che era veramente, ascoltai le sue parole, stava per uscire e le afferrai un braccio bisbigliandole "Milady Isolde...conosco il maestro prima di voi e per me è...era un maestro di guida culturale e spirituale, il fatto stesso che lo vedo privo di sensi in quel letto mi preoccupa, non le vostre stupide ciance, so che per voi è normale saltare da un letto all'altro come niente fosse". Mi avvicinai al maestro, presi il suo polso, era debole..."Lady elisabeth...forse il maestro non si sente bene"
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La strafottente risata di Isolte........mi riporto' indietro nel tempo e vecchie ferite si riaprirono.......sentii il battito del mio cuore accellerare....non era perdita di controllo era solo la sana voglia di schiaffeggiarla all' infinito...si porpio cosi' sino a quando le mie forze fossero venute meno.......Altea era visibiente alterata e stava gettando su Isolde tutto cio' che le usciva dal cuore........" Fare l'amore con un uomo non e' stregoneria.......l'atto piu' bello ina assoluto e' l'amore e la passione tra un uomo e una donna.......ma il dramma nasce dalla scelta che gli uomini fanno Isolde..loro non scelgono liberamente, tu gli porti via l'anima..........e questo non e' Amore e sinceramente a questo prezzo puoi portarti a letto tutti gli uomini del mondo.........io preferirei che il mio uomo sia ben cosciente di quello che fa.....lo vorrei presente e la sua passione deve venirgli dal profondo delle visceri..........tu porti a letto uomini immersi nel lago dell' oblio.........."...mi ero avvicinata al volto di Isolte sino a respirare il suo stesso respiro potevo fondere i suoi occhi con i miei......senitivo che Altea stava chiedendomi qualcosa...ma non riuscivo a staccarmi da lei...sino a quando la mia mano non avvolse il suo bianco collo..........era un impulso forte...disarmante, il mio braccio si stava trasformando in ramo e tra qualche minuto la mia mano sarebbe diventata un artiglio........" Giuro Isolde......che divorero' ogni lembo delle tue carni......non rimarra' piu' nulla di te perche' lo disseminero' nei quattro angoli piu' remoti della terra..........pagherai tutto il male che hai fatto.....rimpiangerai di avermi portata ad esserti nemica..."............sentii attraverso la mia mano il fluire lento del sangue attraverso le sue carotidi............e mollai la presa......mi voltai verso Altea ancora vicino al suo maestro......" tranquila Altea....adesso darai da bere una cosetta al tuo maestro e almeno lui....riprendera' il buon senso....."...... voltai verso il tavolo e misi dell'acqua nel bicchiere......vi poggia la mano dopo averla versata e una piccola luce si mescolo' ad essa...." Ecco dategli questo ....gli fara' bene e state tranquilla.....il brutto tempo prima o poi passa sempre".....carezzai il volto di Altea ed uscii da quella stanza.........la rabbia mi faceva stare male.......andai sul ponte...daniel era tanto che non lo vedevo..infondo il carrozzone non era un posto dalle dimensioni infinite......forse il mio racconto lo aveva allontanato......che cosa mi sarei dovuta aspettare infondo, forse il mio destino era quello...un'imensa felicita' e poi il buio totale........
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Fissavo le due donne, una ira profonda negli occhi di Elisabeth...ella poi si avvicinò a me per poi porgermi uno strano liquido..."Milady, spero veramente che lo faccia rinsavire". Mi sedetti vicino al maestro, gli alzai il collo e misi sulle sue labbra gocce di quella boccetta, sperando rinvenisse subito. Pensavo...non avrei chiesto nulla..forse era giunto il momento che imparassi da me ciò che era la vita, i sentimenti, e ogni cosa che ci circondasse. Poi un guizzo nella mia mente...Rykeira.
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“Mi fai quasi paura, Elisabeth…” con un ghigno Isolde “… averti come nemica…” la fissò divertita “… e pensare che un tempo eravamo come sorelle…” si avviò allora verso la porta, per poi fermarsi e fissare Altea “… a voi forse amava darvi la sua cultura, le sue conoscenze… a me invece il vostro maestro ha pensato bene di offrirmi dell’altro…” rise ed uscì.
Poco dopo, Lainus riprese conoscenza grazie all’unguento che Elisabeth aveva dato ad Altea. “Cosa succede…?” Svegliandosi Lainus. “Non ricordo nulla…” Intanto, sul ponte del Carrozzone, anche altri marinai avevano visto ciò che poco prima era apparso ad Altea. Goz fu subito avvertito e corse verso la prua. “Cosa sarà accaduto?” Domandò Plautus a Jovinus. “Seguiamo il capitano…” fece questi “… venite anche voi.” Rivolgendosi a Cavaliere25. Raggiunti poi Goz e i suoi, anche ai due monaci e al boscaiolo si mostrò ciò che prima aveva visto Altea. Le due monumentali pareti di pietra attraversate da quel meraviglioso arcobaleno. “Cosa sarà, capitano?” Domandò un marinaio. “Oltre quel varco…” rispose Goz “… vi sono le leggendarie sorgenti del Calars…” |
certo che vengo anche io ci mancherebbe che rimango qui ora mai qui è una sorpresa dietro l'altra dissi per fortuna che siamo ancora tutti vivi fino a questo momento continuai a dire era ora che arrivassimo appena arriviamo io vado per la mia strada non voglio rischiare di lasciarci la pelle su questo carrozzone
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