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Daniel aveva evocato quei ricordi e la tristezza si era impossessata di lui e di suo fratello.
Quel luogo era intriso di immagini e voci per i due fratelli. Ad un tratto però si udirono dei rumori. Dalle scale si sentì qualcuno salire velocemente. Mercien, preso dallo spavento fece in tempo a fuggire via. Daniel e Marco invece, emotivamente scossi, non furono abbastanza lesti. Un attimo dopo tre uomini armati di bastoni e pugnali entrarono nella stanza. “Cosa ci fate qui, gaglioffi?” Gridò uno di loro a Daniel e a suo fratello. “Sporchi ladri!” Gli fece eco un altro dei tre. “Ora vi aspetta una bella lezione per aver violato la proprietà altrui!” I tre uomini allora, robusti e come detto ben armati, si lanciarono sui due fratelli e cominciarono a bastonarli con forza. Marco, colpito alla testa, rotolò subito a terra sanguinante Alcuni istanti dopo i due fratelli, feriti, furono legati con strette corde. |
Intanto, al palazzo di lord Tudor, Cavaliere25, il giovane aiutante di Missan, stava davanti alla carrozza del suo signore.
Il ragazzo aveva seguito l’ambasciatore direttamente da Magnus ed ora era ai suoi ordini. “Odio l’Inghilterra e gli inglesi…” mormorò il cocchiere fissando Cavaliere25 “… guarda questi maledetti in quali sontuose dimore vivono…” indicando il Belvedere “… per questo ci odiano… perché il nostro popolo ha ottenuto la libertà contro tutti i maledetti privilegi che per secoli hanno fatto arricchire ed ingrassare nobili e chierici… credimi, ragazzo, se ti dico che presto scoppierà la guerra tra la Repubblica di Magnus e questi porci inglesi… ed allora imporremo anche in questo paese la libertà e l’uguaglianza!” scosse il capo e sputò in terra. "Tu cosa ne pensi di tutto questo?" Chiese poi a Cavaliere25. |
“In verità, madame…” disse Missan a Melisendra, come se volesse trattenerla col solo tono della sua voce “… in questi sfarzosi abiti non mi sento, come dire, a mio agio, essendo io un figlio del popolo… mi perdonerete dunque se non so ritrovarmi come si conviene in questa nobile compagnia… a differenza vostra, invece, che siete ben abituata a sfilare in simili palcoscenici… non vi siete fatta scrupoli quando il popolo moriva di fame, non ve ne farete ora, immagino…”
“Messere, vi prego.” Intervenne lord Tudor con tono deciso. “Stasera non si parla di politica. Godetevi la festa e l’ospitalità inglese. Non credo ci saranno altre occasioni in futuro. Grazie.” “I miei rispetti, lord Tudor…” chinando lievemente il capo “… i miei omaggi, madame…” fissando poi Melisendra “… sono sicuro che ci ritroveremo presto… molto presto…” “Quell’uomo è incredibile…” mormorò lord Tudor mentre si allontanava con Melisendra “… ha avuto l’impudenza di accettare il mio invito… non lasciatevi turbare da lui, vi prego, milady.” La fissò e con un sorriso tentò di scacciare il suo nervosismo. “Lo so, che preferireste altra compagnia, milady… magari un cavaliere più affascinante e giovane di me, ma in assenza di meglio, vi farò compagnia io.” E rise di gusto. La musica sancì in quel momento l’inizio dei balli. “Sir Guisgard Tudor.” Annunciò un servitore in quel momento. “Finalmente!” Esclamò suo zio nel vederlo. “Il ricevimento è iniziato da un bel po’!” “Perdonatemi, zio…” accomodandosi la camicia Guisgard “… ma è accaduto un increscioso imprevisto…” “Davvero?” “Eh, già…” accennando uno sbadiglio il nipote “… i miei servi hanno riscaldato l’acqua per il bagno troppo presto… facendola così risultare tiepida al mio arrivo… ed il riscaldarla di nuovo ha causato questo mio ritardo…” Lord Tudor lo fissò scuotendo il capo. “Ma siete incantevole stasera, milady!” Esclamò Guisgard rivolgendosi poi a Melisendra. “Davvero incantevole!” Con fare da damerino. “Come fate a non addolcirvi, caro zio, di fronte a tale bellezza? Non vorrei sembrarvi audace, milady, ma il vedervi mi fa quasi rimpiangere quel bagno freddo, a cui mi avevano destinato i miei goffi servitori!” E sorrise con una smorfia. http://1.bp.blogspot.com/_CeMBuGqR_4...k22252.jpg.png |
Guardai negli occhi il cocchiere e dissi non saprei signore io sono solo un aiutante non saprei cosa rispondervi io mi chiamo cavaliere25 e voi? domandai gentilmente e aspettai una sua risposta
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Era successo tutto così in fretta.. Dove eravamo? Mi alzai in piedi e vidi che eravamo in un carro.. Avevo le mani sciolte.. Marco era ancora stordito.. Guardai attraverso un buco tra le assi e vidi che ci stavano portando al castello.. D'un tratto sentii quell'odiosa voce.. Lord Carrinton..Che cosa c'entra lui ora?
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Mi scostai in modo gentile al bacio di Lyo e lo fissai in modo indifferente, la sua insolenza ora stava diventando pericolosa. Con un sorriso guardai Lord Carrington "Si milord, un capanno, ma certamente il mio... gentil marito...stava scherzando come sempre poichè io sono di origini nobili e non abiterei certo in una catapecchia. I miei genitori sono conti e mio padre alto ufficiale alla corte reale. Un ricevimento avete detto? Mi piacerebbe presenziarvi, non conosco nessuno di queste parti ancora e sarei lieta di far la conoscenza di Lord Tudor". Poi bisbigliai di nuovo a Lyo "mio caro cavaliere vi ho detto che dobbiamo fingere, quindi queste smancerie in pubblico potreste evitarle? mille grazie...soprattutto se ci rechiamo presso questo ricevimento.Sono cosi emozionata"
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Piano piano gli occhi si abituarono al buio ...e anche le mie orecchie dopo essere state nella quiete del silenzio..ripresero a sentire tutto cio' che Monsieur..aveva da dirmi.....sino a quando una luce illumino il cammino, i morti in genere non avevano bisogno di luce e le catacombe rimanevano al buio se non c'erano esseri umani nei dintorni.....l'aria era umida e quasi irrespirabile...sino a quando una sala iluminata si mostro' ai miei occhi......ascoltai Monsieur, mi stava preparando agli eventi...rimasi senza parole....erano dunque chierici...nobili....e studenti......rimasi imbambolata...vidi gruppetti di uomi che discutevano, chi animatamente chi con libri alla mano....c'erano alcune donne che parlavano tra loro......era un ambiente ben illuminato c'erano alcuni scranni illuminati da candele, ancora vuoti ma sembravano preparati ad accogliere persone importanti.....su un tavolo c'era del vino e dell'acqua, dei piatti di frutta....ma la gente non se ne curava troppo impegnata a discutere qualcosa di molto importante...seguivo Monsieur, come se fosse il mio scudo....detestavo ammetterlo, ma non ero abituata a quella gente..il mio mondo era semplice, poche cose.....e li' mi sentivo un pesce fuor d'acqua.....Monsieur, era atteso...molti lo fermavano e mi lanciavano strane occhiate........strane occhiate, " Monsieur, che ci faccio io qui, e' tutta genete che appartiene al vostro mondo.......non vorrei essere di intralcio ai vostri doveri.......io ho un compito da portare a termine, vi sembrera' banale......ma......ci sono anime qui..vedo i loro spettri.....voi non vi accorgete ma state condividendo questo momento con il regno dei morti......c'e' frate che vi benedice porta un saio con una croce al collo, ha occhi dolci ma le sue labbra sono dure.......Monsieur.......qual' e' il vostro nome......"....ero tentata di descrivergli altre scene, quando il rumore delle tante conversazioni cesso' di copo........
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La compagnia di sir Hagus era piacevole , cosi come lo era ascoltare quei suoi ricordi...
"Sapete , gli risposi, anche per me le cornamuse hanno un fascino particolare e rievocano in me dolci ricordi". Quando lasciai la casa di lord Tudor per raggiungere la residenza francese di lady SaintPierre, la cosa che mi manco di più erano queste musiche. Alla corte del duca ricordo che ci stava un ragazzo che passava ore e ore a suonarla, e io bambina , mi sedevo accanto a lui dimenticando tutti i miei giochi." Rimanemmo là a parlare per ore , senza accorgerci del tempo che passava, il sole piano piano iniziava a calare... " Forse è meglio rientrare a palazzo, non voglio contradire il duca...lui non ama aspettare ". Salimmo sui nostri cavalli e vi avviammo sulla strada di ritorno. La giornata trascorsa presso il rudere di quel vecchio castello, era stata piacevole e intensa..avevo ancora nella mente quel suono melodioso della cornamusa...non sapevo chi potesse suonarla cosi bene, ma di certo doveva essere qualche musicista dalle mani esperte. Rientrai a palazzo del duca stanca a affaticata, ma non potevo non essere presente alla cena organizzata dal duca, so quanto lui ci tenga che tutti i suoi ospiti siano presenti. Corsi in camera ..una rinfrescata , un cambio d'abito..e poi eccomi nel salone del ricevimento...ma qualcosa mi venne in mente...portai la mia mano al collo... " Ohh no!!!! il medaglione ...il regalo di lord Carrinton....non posso averlo perso...ti prego Signore no!!!" Come mi giustificherò con lui...di certo se ne accorgerà...era un regalo molto importante e di estremo valore..!" Eccolo...era là che dialogova con Sir Guiscard e qualche altro ospite che ancora non conoscevo...catturai il suo sguardo...i suoi occhi erano su di me... e adesso??? http://static.blogo.it/tvblog/the-tudors-3/tudors44.jpg |
Con la scusa di raccogliere informazioni, Gaynor si staccò ben presto da Missan. Come aveva previsto, la sua insipida mise la faceva passare quasi inosservata tra gli invitati, permettendole di curiosare in giro senza dare troppo nell'occhio. Dopotutto, l'attenzione dei più era per il suo compagno, era lui l'ambasciatore di Magnus, l'odiato portavoce di una repubblica di sangue. Gaynor aveva riflettuto parecchio sulla rivoluzione in atto e non riusciva a capacitarsi di trovarsene nel bel mezzo. A quel punto, capite le vere intenzioni di De Jeon e Missan, avrebbe voluto tirarsene fuori, ma era in gioco la sua testa... nonostante la lunga amicizia, nessuno dei due avrebbe esitato un solo attimo a metterla nelle mani del boia sotto l'accusa di alto tradimento. Ma del resto, non poteva e non voleva sporcarsi le mani con il sangue di persone innocenti che avevano avuto la sola colpa di nascere titolati, per cui prese la decisione di tramare di nascosto affinchè la loro missione fallisse. Guardandosi intorno, capì che la prima mossa da fare sarebbe stata quella di parlare con la duchessa Melisendra Du Blois, l'unica che avrebbe potuto avvicinare senza destare sospetti in Missan. Aveva sentito il loro scambio di battute e così, se lui le avesse viste parlare, Gaynor avrebbe potuto rispondergli che si era sentita in dovere di rincarare la dose. Armandosi di coraggio, si avvicinò alla dama che in quel momento era in compagnia di colui che era stato annunciato come Guisgard Tudor, il nipote del padrone di casa.
"Permettete madame, scusate l'intromissione, ma è di vitale importanza che io vi parli in privato." Poi, quasi sussurrandole all'orecchio, le disse: "So che il mio ruolo non vi ispira alcuna fiducia, ma vi prego di credermi sulla parola se vi dico che le mie intenzioni sono del tutto volte alla vostra salvaguardia... sto rischiando la mia testa in questo momento, ma il mio senso di giustizia è troppo forte affinchè io possa agire diversamente. Vi prego, allontaniamoci di qualche passo..." |
L'irriverenza di Sir Guisgard mi fece sorridere sinceramente.
"Siete davvero incorreggibile, Sir Guisgard!" Risi. "Ma il vostro spirito ha allentato la sgradevole tensione che la presenza di quell'individuo crea durante questa bella serata." Allusi all'ambasciatore di Magnus. "Non vorrei sembrarvi eccentrica o crudele, ma la presenza di quell'uomo mi fa rimpiangere di essere una donna... se fossi stata l'erede maschio che mio padre desiderava... a quest'ora potrei vendicare gli affronti e i soprusi subiti dalla mia casata col filo della mia spada." I miei occhi brillarono famelici, mentre accarezzavo con lo sguardo il profilo di Missan e il mio cuore ardeva di desiderio di vendetta. Subito abbassai modestamente lo sguardo. "Non desidero annoiarvi, Sir Guisgard, sono sicura che questi discorsi non vi siano congeniali, quindi cambiamo pure argomento..." In quel momento una donna, che avevo già notato in quanto accompagnatrice di Missan, si avvicinò e mi carpì la mia attenzione. Era giovane e bella, ma la sua bellezza era un po' mortificata da un vestito quasi austero. Non furono le sue parole a convincermi, ma la luce che brillava nei suoi occhi. La osservai con distacco e diffidenza. "Vi ascolto... ma non vedo per quale ragione dovrei fidarmi delle vostre parole... lady? Qual è il vostro nome?" seguii la donna, spostandomi di qualche passo, mentre la musica copriva le nostre parole e le celava a orecchie indiscrete. |
“Per carità!” Esclamò Guisgard a quelle parole di Melisendra. “Rimpiangete di essere una donna, milady? Io non potrei immaginarvi diversamente!” Assumendo un’aria di vivace stupore. “Si, decisamente.”
Poi, il nipote del duca, si voltò lentamente nella direzione in cui sembravano fissarsi gli occhi di Melisendra. “Un uomo che vi causa tanto turbamento…” mormorò con sufficienza “… beh, sarà senza dubbio un uomo straordinario…” In quel momento ai due si avvicinò Gaynor. La Ginestrina disse alcune parole a Melisendra, attenta a non farsi udire da altri. Un attimo dopo le due dame si allontanarono di qualche passo da Guisgard. Il tutto però avvenne sotto gli occhi attenti e vigili di Missan. “Lasciatemi indovinare, vi prego…” disse Guisgard avvicinandosi all’ambasciatore “… no, non ditemelo… il rappresentante di qualche corporazione, a cui mio zio ha causato noie! Ho indovinato?” “Oh, spiacente di deludervi, monsieur…” “Monsieur?” Ripeté Guisgard. “Ah, ma allora siete francese!” “Missan, ambasciatore della Repubblica di Magnus.” Con un lieve inchino. “Felice, onorato, fortunato.” Rispondendo a quell’inchino Guisgard. “Che popolo affascinante il vostro. Adoro tutto di voi, sapete? Dalla letteratura, ai formaggi. E senza parlare del vino poi. Si, decisamente un gran popolo quello francese, sebbene abbiate un dolente punto debole, specialmente voi di Magnus… il collo, amico mio.” E rise. “Il collo?” Ripeté Missan. “Beh, non sapete annodarvi i nastri alle camice!” Esclamò Guisgard. “Guardate qui!” E gli sciolse il nodo che ornava la sua camicia. “Ma, non temete, vi darò io delle lezioni. Alla moda di Barcellona, promesso.” “Siete gentile, monsieur.” “Cosa vi ha spinto qui, nell’umida Inghilterra?” “Beh, bisogna pur curare i rapporti con i nostri vicini.” Rispose Missan. “E poi, devo dire, sono attratto dalla flora di Camelot, monsieur.” “Davvero?” Stupito Guisgard. “Eppure, da quanto sento, è da voi che i fiori destano meraviglia. Come quella famosa banda di misteriosi individui… il Giglio Verde…” Missan lo fissò. “Sapete che quegli individui, sebbene così fuori moda e dai dubbi gusti, mi hanno ispirato dei versi? Volete ascoltarli?” “Con piacere, monsieur.” “Ecco… s’intitolano il Giglio Verde, di sir Guisgard Tudor…” Sorrise e cominciò a recitare: “Chi mai sarà e da dove mai arriverà? E Magnus, tutta inquieta, dov’è non sa. E la repubblica dietro quel nome si perde. Sarà Angelo o demonio, quel Giglio Verde?” “Deliziosi.” “Vi ringrazio.” “Specialmente i versi… E la repubblica dietro quel nome si perde...” “Ah, si, piacciono tanto anche a me!” Esclamò Guisgard. “Perché vedete… tutti lo cercano e questo da ai versi un certo… non so… come dire… massi, mi avete capito, no!” “Perfettamente.” Sorridendo Missan. “Ora perdonatemi, ma sono atteso. Arrivederci, caro sir Guisgard.” “Arrivederci, signor ambasciatore.” Un attimo dopo Missan, lasciato Guisgard, si avvicinò a Melisendra e a Gaynor. |
“Allora siete di alto lignaggio, milady.” Disse Carrinton fissando Altea. “Già, il ricevimento al palazzo di lord Tudor…” continuò “… sembra che la metà degli abitanti di Camelot siano diretti là… come detto sono atteso proprio dal duca e non intendo farlo attendere oltre… i miei omaggi, lady Altea… cavaliere…” fissando poi Lyo con uno strano sguardo.
Un attimo dopo il nobile si allontanò con i suoi uomini. “Che grand’uomo!” Esclamò Lyo. “Sembrava non volersene andare più! I tipi come lui rendono l’aristocrazia invisa al popolo!” Si voltò poi verso Altea. “Siete in collera con me, milady? Ho dovuto fare ciò che ho fatto. Vedete, quel Carrinton è uomo furbo e se avesse anche solo sospettato di noi due, ci avrebbe causato diversi problemi.” Si avvicinò alla ragazza sorridendole. “Avanti, cosa devo fare per meritare il vostro perdono? Volete che uccida un drago qui, su due piedi per voi? Però in giro non ne vedo… forse in Irlanda, ma qui ultimamente scarseggiano…” guardandosi intorno “… un orco? Andrebbe bene lo stesso? Altrimenti posso iscrivermi al primo torneo che trovo. Così, vincendo, vi farei incoronare come Madrina della Giostra. Cosa ne dite?” E rise di gusto. “Su, milady, sorridetemi. E’ stato così brutto baciarmi? Per me è stata la cosa più bella che mi sia mai capitata.” Le fece l’occhiolino. “E sia, sarò un degno cavaliere. Per farmi perdonare vi porterò con me al ricevimento di lord Tudor. E vi prometto che sarete la dama più invidiata.” La fissò con attenzione. “Avete un abito da festa? Altrimenti ci penserò io. Conosco un ottimo sarto e sono certo che nella sua bottega troveremo un abito degno per l’occasione. Allora, accettate il mio invito, milady?” |
Daniel e Marco era stati bastonati e legati da alcuni uomini che li avevano sorpresi nella torre diroccata.
Ad un tratto però qualcun altro giunse nella torre. “Milord, abbiamo trovato questi due gaglioffi qui…” disse uno di quegli uomini al nuovo arrivato. “Questa faccia non mi è nuova…” mormorò Carrinton fissando il volto di Daniel “… massi, ora rammento… tu sei quel gaglioffo che presta servizio come scudiero presso il nipote di lord Tudor… sapevo che prima o poi avresti commesso qualche altro reato, canaglia… beh, ora metteremo fine alla tua carriera di ladruncolo…” “Lo portiamo al vostro castello, milord?” Domandò uno dei suoi. “No, non ho tempo di passare al castello…” rispose Carrinton “… sono atteso al ricevimento di lord Tudor… ma non voglio per questo perdermi lo spettacolo… portateli giù…” Gli uomini di Carrinton allora portarono i due fratelli nello spiazzo davanti alla torre, dove prepararono due corde per impiccarli. “Fate presto che ho fretta.” Disse Carrinton. “Voglio vederli penzolare dall’albero più alto.” “Cosa succede qui?” Urlò all’improvviso qualcuno. “Come osate interrompere questa giusta esecuzione?” Con rabbia Carrinton. “Con quale autorità giustiziate questi due giovani?” Chiese Hagus. “Li abbiamo sorpresi in questa torre.” Rispose Carrinton. “Erano giunti sicuramente per rubare.” “Quel ragazzo” dissi Hagus indicando Daniel “è lo scudiero di sir Guisgard Tudor e impiccandolo ne risponderete direttamente a lui!” “Sir Guisgard dovrebbe essere più attendo ai suoi servi.” Fece Carrinton. “Li abbiamo sorpresi in questa proprietà privata e ora applicheremo la legge!” “Questa torre è di proprietà di lady Gonzaga!” Disse Hagus. “E solo lei può decidere su questa sentenza! Voi, lord Carrinton, non avete diritto su queste terre!” Carrinton fissò con astio Hagus, mentre i suoi uomini tenevano stretto in una morsa il giovane Daniel, in attesa di un ordine del loro padrone. http://brianorndorf.typepad.com/.a/6...8ab5970b-500wi |
Monsieur fissò Elisabeth.
La donna era visibilmente in ansia, come se percepisse qualcosa in quell’ambiente. I morti… Vi sono forse dei luoghi dove il tempo e lo spazio si annullano a vicenda, collassando su loro stessi. Luoghi simili a portali, valichi, passaggi tra noi e l’Oltretomba. Era quello uno di quei luoghi? Elisabeth non era una donna comune. E questo Monsieur l’aveva compreso quasi fin da subito. Ed ora, fissando i suoi occhi, l’uomo aveva percepito la sua agitazione. “State tranquilla, madame…” le sussurrò “… qui non abbiamo nulla da temere… restate calma e vi renderete conto di essere tra amici… e poi ci sono io qui con voi…” e prese la mano di lei nella sua per rassicurarla. Un attimo dopo attorno a loro calò il silenzio. Un silenzio assoluto, religioso. Tutti fissarono la parete più lontana di quel luogo, dove nella roccia era stato scavato un rudimentale altare. Ad un tratto tre uomini apparvero su quell’altare, suscitando devozione in tutti i presenti. Come i tre Angeli inviati ad Abramo, quei tre uomini sembravano portavoce di un messaggio di fede e speranza. Un messaggio atteso da tempo. Da troppo tempo. |
Il cocchiere fissò Cavaliere25.
“Mi chiamo Ramon…” mormorò “… Ramon de Gardareff…” Ad un tratto si udirono dei passi. “Ehi, cosa avete?” Domandò Ramon al nuovo arrivato. “Avete forse il diavolo alle calcagna?” “No, ma diciamo che ho scampato un bel pericolo…” ansimando per aver corso Mercien “… meglio evitare le ire di un nobile… ora però non vorrei essere nei panni di quei due sciocchi fratelli…” “Ma di cosa parlate?” Chiese Ramon. “Nulla, non badateci…” riprendendo fiato Mercien “… ah, il clima di questa maledetta isola mi ucciderà prima o poi… in malora l’Inghilterra, i suoi nobili e soprattutto quel dannato Giglio Verde!” Fissò poi Cavaliere25. “Abbiamo un compito io e te, ragazzo…” mormorò “… un compito affidatoci da monsieur Missan in persona… seguimi… voi aspettateci qui e tenetevi pronto a partire…” voltandosi verso Ramon. |
Spazientita risposi a Lyo "A me sembrava un uomo molto nobile e rispettoso, mentre voi messer Lyo siete stato impudente ed arrogante. Siete cavaliere di Lord Tudor? allora dovete conoscere le buone maniere di un cavaliere a servigio di un aristocratico di tale lignaggio, almeno queste sono le regole a cui mio padre era abituato seguire, uno dei migliori cavalieri dei reali in Bretagna.Si, per sdebitarvi portatemi subito a casa di milady Sophia Elisabeth Wenstley, la quale gentilmente mi ospita, lì dispongo dei miei abiti e gioielli". Detto fatto senza aspettare Lyo salii in groppa al destriero sorridendo "Presto Lyo devo prepararmi per il ballo e voi mi accompagnerete, ma mi raccomando tenendo le dovute distanze, ma sapete ho uno strano presentimento, non capisco". Ad un tratto sentii delle voci portate dal vento, quasi un lamento o un pianto ma preferii starmene zitta, come disse il nano quello era un luogo sacro. "Presto Lyo, i festeggiamenti a corte devono essere già pronti, che dite un abito color smeraldo di seta con una bella collana di smeraldo, dono di mia madre per il mio ultimo genetriaco dovrebbero essere adatti per il ballo. E poi raccoglierò i capelli con una spilla in oro lasciando però una parte dei capelli sciolti. E naturalmente...porterò con me e sempre la spada di mio padre che mi regalò" e con la sinistra sfoderai dal fodero nero la spada luccicante e gliela mostrai. "O pensate che non si addica portarla a un ballo di corte, forse la lascerò a casa, non me ne sono mai staccata". Lo guardai pensando che forse aveva ben capito che essendo dama di alto rango possedevo sia una buona dote di vestiti e gioielli e che ero stata addestrata da mio padre, come sua unica erede anche con l'arte della cavalleria, nonostante fossi una donna mio padre riconosceva uguali diritti. Poi mi sovvenne che il viso di Lord Carrinton non mi era nuovo e ricordai di averlo visto in compagnia di una bellissima dama la quale possedeva un bellissimo cavallo bianco.
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guardai Ramon e poi il nuovo arrivato e dissi di che si tratta signore? che compito abbiamo da fare? domandai tutto titubante e lo segui mentre aspettavo che mi aggiornasse sul nuovo compito da seguire
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Fiuuuu Dio grazie! Per un attimo mi ero già visto appeso all'albero.. Fortunatamente era arrivato Sir Hagus.. Mi riscossi dai miei pensieri.. Era tra le braccia di due possenti guardie con la spada puntata alla gola.. Davanti a ma Carrinton e Sir Hagus litigavano.. La torre allora era di lady Gonzaga.. Sperai tanto che la dama non mi avesse fatto uccidere.. E allora mi fermai e aspettai che la sorte della mia vita ancora una volta venisse decisa da qualcun altro...
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Lyo ascoltò Altea raccontare dei suoi vestiti e dei suoi gioielli.
Se fosse dipeso da lui, il cavaliere avrebbe trascorso l’intera giornata a sentirla parlare, ma era ora di andare. “Oh, ai vostri ordini, milady.” Mostrando un vistoso inchino Lyo. “I vostri desideri sono per me ordini.” Con un balzo salì allora in sella al destriero e partirono verso la dimora di lady Sophia Elisabeth Wenstley. “Tenetevi forte, mi raccomando!” Esclamò Lyo ad Altea. “Altrimenti potreste cadere.” E le fece l’occhiolino. “E comunque, milady, quel lord Carrinton è solo un pallone gonfiato!” Attraversarono buona parte della foresta, percorrendo uno stretto sentiero che tagliava proprio nel mezzo quella verdeggiante selva. “Milady, siete così bella che indosso a voi tutto perde valore e splendore.” Disse Lyo. “Per quel che mi riguarda, o indossando un abito all’ultima moda, o una serie di stracci cambierebbe poco. Siete voi a rendere bello un vestito e preziosi dei gioielli.” Ad un tratto qualcosa apparve davanti a loro. Era un carretto malconcio e poco distante vi era un uomo disteso a terra. Lyo fermò di colpo il cavallo e scese per sincerarsi delle condizioni di quell’uomo. Ma in quello stesso istante l’uomo si alzò di scatto ed altri due individui uscirono dalla boscaglia. Uno di questi spaventò il cavallo e fece cadere in terra Altea. Un attimo dopo immobilizzò la ragazza minacciandola con un coltello alla gola. Gli altri due invece circondarono Lyo. “Fa una sola mossa, cavaliere, e giuro che sgozzerò questa balla dama sotto i tuoi occhi!” Minacciò l’uomo col coltello. “Sporchi vigliacchi…” con rabbia Lyo “… vi sentite forti, vero? Minacciate una donna e mi affrontate in tre… codardi… provate solo a toccarla e me la pagherete…” “Sta zitto, grande eroe!” Urlò uno degli altri due colpendolo allo stomaco. “Male… de.. tti...” ansimò Lyo. |
Mi ritrovai a terra, non capendo cosa stesse succedendo, la testa iniziò a girarmi per la caduta ma subito mi rinsavii trovandomi un coltello alla gola e un uomo accanto che minacciava Lyo di uccidermi e assistendo alla scena del pestaggio di Lyo. Pensai perchè tutto questo, forse dei ladri, non riuscivo a proferire parola ma dall'alto vidi ad un tratto volare un uccello, lo riconobbi era quel maledetto uccello visto prima assieme alla zingara. Che fare? Toccai con la sinistra l'impugnatura della spada, che avrebbe detto in quel momento mio padre? Uccidere per salvarmi la vita e quella di Lyo? O morire...ma da codardi? Speravo nell'arrivo di qualcuno che potesse aiutarci, augurandomi che Lyo stesse bene, nonostante tutto era un buon ragazzo.
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Carrinton fissò per alcuni interminabili istanti Hagus.
“Liberate questi gaglioffi!” Ordinò poi ai suoi uomini. “E riferite al nobile sir Guisgard che la prossima volta che non saprà tenere a bada i suoi cani, non sarò così misericordioso!” Daniel e Marco furono così liberi. I due allora, insieme a Hagus tornarono al Belvedere, dove furono medicati. “Riferirò l’accaduto a sir Guisgard appena il ricevimento sarà finito.” Disse Hagus ai due ragazzi. “Nel frattempo fatevi un giro qui intorno e controllate la situazione… i tirapiedi di lord Carrinton potrebbero tornare in cerca di vendetta… meglio stare con gli occhi aperti.” E si allontanò. “La nostra buona stella ci ha protetto, vero, fratellino?” Sorridendo Marco a Daniel. Ma, in quello stesso istante qualcosa attirò lo sguardo di Marco. “Ehi, Daniel… hai visto quella carrozza?” Indicando la carrozza di Missan. “E’ vuota, eppure il conducente sembra pronto a partire da un momento all’altro… non è strano?” |
Mercien fece cenno a Cavaliere25 di seguirlo.
“Conosci il Ratto delle Sabine, ragazzo?” Chiese al giovane. “Bene, il nostro compito sarà molto più semplice… visto che riguarderà una sola donna… seguimi…” I due così, confusi fra le ombre della notte, raggiunsero l’entrata laterale dei giardini del palazzo di lord Tudor, attenti sempre a non farsi scoprire. Da qui scivolarono verso le cucine, dove tutti erano intenti a preparare le pietanze da servire durante il ricevimento. Mercien prese di nascosto due camici e ne passò uno a Cavaliere25. “Mettilo, così ci scambieranno per dei normali valletti…” |
no signore il ratto delle Sabine mai sentito nominare presi il camice e lo indossai e aspettai la prossima mossa mentre pensavo chissà che dovremmo fare qui e chi dovremmo controllare
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Ero uscita dalla locanda e avevo preso la stradina che, costeggiando la costruzione e aggirandola da dietro, attraversava il paese e proseguiva verso quella collina che avevo notato al nostro arrivo in città...
Camminavo rapida, con le braccia stringevo il mantello intorno al corpo e gli occhi erano persi in pensieri e congetture... All’improvviso un carro si fermò davanti a me e alcune voci sconosciute mi destarono dalle molte idee che mi frullavano per la testa... Citazione:
Libertà! Quei poveri disgraziati si riempivano la bocca di grandi parole... libertà, uguaglianza... ma era libertà, quella? L’ozio, la baldoria... era libertà di facciata o libertà di fatto, la loro? Sogghignai e mi voltai per andarmene, quando qualcosa nelle loro parole mi bloccò. “Sulla collina?” dissi, tornando di scatto a guardarli “Siete diretti sulla collina?” I miei occhi scorsero le loro facce, un po’ ingenue, ancora per un istante, solo un istante... poi presi la mia decisione. “La collina!” dissi, tendendo la mano per farmi issare sul carro “Certo, ma... Insomma, chiunque ormai può andare sulla collina e fare quel che vuole... giusto? Che razza di impresa sarebbe, dunque?” Sorrisi e mi accostai con aria cospiratoria a loro: “Io, invece, ho un’idea migliore! Ho sentito dire che c’è un posto fantastico... un luogo, detto delle Catacombe, dove accadono cose misteriose e affascinanti, un luogo dove solo i veri uomini hanno il coraggio di portare le loro ragazze e che lì le notti sono indimenticabili... Pare che fosse proibito andare lì, una volta... ma ora! Ora noi facciamo quello che vogliamo, giusto? Andiamo dove vogliamo e quando lo vogliamo! Andiamo al luogo delle Catacombe, se ci va... senza render conto a nessuno! Niente più obblighi, niente più doveri! Ora noi siamo liberi!!” La mia voce, che si era fatta via via più alta e fervente, si spense all’improvviso. Languidamente scivolai e mi sedetti sul bordo del carro... “Eh... farei qualsiasi cosa per un uomo che avesse il coraggio di portarmi lì...” sospirai platealmente “Qualsiasi!” Mantenendo quell’espressione languida e un po’ maliziosa che Essien amava farmi inserire nella mie parti, azzardai un’occhiata di sottecchi alle loro espressioni... forse li avevo convinti. Forse! Di nascosto, incrociai le dita. |
<<Già è vero chi è?>> C'era una carrozza giù nel cortile..
<<Andiamo a vedere..>> Scendemmo giù nel cortile e alla guida della carrozza c'era un uomo abbastanza nervoso.. <<Scusate chi siete?>> |
Ero tra amici...tra i vivi e tra i morti ero tra amici....c'era un tempo nell'arco dell'anno legato aiu solstizi che creava dei passaggi....e i vivi conosapevoli danzavano con le anime generose....mi resi conto che era il mio complanno ed un pizzico di malinconia mi ricordo' che lo avremmo festeggiato per il solstizio d'autunno, si danzava sino a sera guardando la luna e il suo spettacolo..........Percepii il calore della mano di Monsieur e mi parve in quel momento di avere solo lui......non ero smarrita, ma avevo vissuto per troppo tempo lontana dal mondo ....ero stata protetta !!....Ora ero li' vivevo una scena a cui non avevo mai creduto poter partecipare un giorno...infondo cosa potevo immaginare se non sapevo neanche cosa stesse succedendo......Tre uomini, tre chierici....non avevo mai assistito ad una Messa, forse da piccola..mi veniva in mente qualcosa, ma cosa...abiti suntuosi...risate...ma solo ricordi che si sovrapponevano !!!...Incenso.....luci soffuse....e un canto lieve...quasi un sussurro......" Monsieur, dovete sapere che il frate e' con loro sull'altare.....oggi non so se mi state facendo un regalo oppure...no....ma dovete sapere che e' il mio compleanno......ed e' per questo che oggi e' piu' forte la mia capacita' di vedere i morti.......so che siete un uomo forte....ma loro hanno qualcosa che noi non abbiamo.....loro vivono nelmondo della verita'..".....strinsi la sua mano nella mia.....
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Gonzaga era tornata al Belvedere, dove si preparò per comparire al ricevimento di lord Tudor.
Al suo ingresso molti le resero omaggio, per la sua grazia e la sua bellezza. Lord Tudor fu lieto di vederla. “Finalmente, mia cara.” Andandole incontro. “Ti stavo attendendo. Ma immagino sia normale attendere una dama, soprattutto se è bella come te.” “Eh, caro zio…” avvicinandosi ai due Guisgard “… avete ragione… un matematico che conobbi a Napoli, durante uno dei miei viaggi, soleva dire che l’unica virtù di un matrimonio è racchiusa nel sottile piacere che si prova ad attendere la propria moglie…” sorrise “… naturalmente questo vale se la dama in questione merita.” “Mi chiedo spesso quale sia il vero scopo dei tuoi viaggi…” fissandolo lord Tudor “… a parte sperperare il mio patrimonio…” “Ah, dolce zio…” accomodandosi il nastro della camicia “… è così triste finire sempre a parlare di denaro… io credo, cara Gonzaga…” rivolgendosi alla ragazza “… che alla fin fine il denaro è importante solo per chi ne è sprovvisto.” “Che assurdità!” Esclamò lord Tudor. “I miei omaggi, milady.” Sussurrò Carrinton, avvicinandosi a Gonzaga. “Stasera siete più incantevole del solito… credo che sia quasi peccato essere così bella…” “Milord, credetemi, il vero peccato sta nella stupidità e nella banalità, non nella bellezza.” Fece Guisgard. “Cosa intendete dire, sir?” “Quel che ho detto, milord…” stupito Guisgard “… non era forse chiaro?” In quel momento cominciò un nuovo ballo. “Posso avere l’onore di questo ballo, milady?” Chiese Carrinton a Gonzaga. |
Mercien e Cavaliere25 indossarono subito i loro camici e si mischiarono ai valletti che entravano ed uscivano dalle cucine.
“E voi due?” Li bloccò uno dei servitori. “Cosa fate con le mani in mano?” “Ecco…” balbettò Mercien “… noi veramente… attendevamo ordini…” “Bah… i soliti tiratardi... voi, presto!” Chiamando uno dei cuochi. “Portate qui quei fagiani e quelle verdure! Anche quelle mele cotte con miele e cannella! Ecco…” dando i vassoi a Mercien e Cavaliere25 “… portate questi nella sala del ricevimento. E fate presto o lord Tudor andrà su tutte le furie!” I due uscirono subito dalle cucine e appena furono lontani da occhi indiscreti, Mercien entrò in un vestibolo laterale e fece segno al suo compagno di seguirlo. “Ecco…” fece Mercien fissando Cavaliere25 “… ora io e te ci faremo una grande scorpacciata di queste delizie! E dopo penseremo al nostro Ratto delle Sabine! Buon appetito ragazzo!” |
guardai Mercien e dissi anche a voi buon appetito ma mi spiegate che cosa è questo ratto? e che compito abbiamo da portare a termine e mentre mangiavo con tranquillità lo guardai e cercai di capire che uomo era ma cercai di non farmi capire che lo guardavo distolgendo lo sguardo ogni tanto
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Appena Altea sfiorò l’elsa della sua spada, l’uomo che la minacciava col coltello la schiaffeggiò con violenza.
“Dannata donna!” Ringhiò. “Riprovaci e ti torcerò il collo!” “Se ci riprova, uccidila!” Gridò uno dei suoi compari. “No, prima dobbiamo divertirci con lei!” Replicò il terzo di loro. Ma nel vedere Altea schiaffeggiata, Lyo perse definitivamente la testa. Si scosse, approfittando della loro distrazione, e riuscì ad afferrare uno dei due, usandolo poi come scudo per l’attacco del secondo uomo. Ferì allora a morte questi e minacciò con un pugnale quello che teneva in pugno Altea. “Fai un’altra mossa e giuro che le taglio il collo, bastardo!” Minacciò quello. Ma Lyo, senza tradire emozioni, lanciò con un rapido gesto il suo pugnale, colpendo nel mezzo della fronte quell’uomo, che cadde pesantemente al suolo senza vita. “Come state, milady?” Chiese Lyo preoccupato. “State bene? Coraggio, è tutto passato.” Ma uno dei tre, ancora in vita, prese un pugnale e lo lanciò verso Lyo. Questi non fece in tempo ad evitarlo e restò ferito ad un occhio. Raccolse allora le forze e colpì a morte l’uomo ferito. Si voltò poi verso Altea, tentando di dire qualcosa, ma un attimo dopo cadde a terra senza sensi, con l’occhio sanguinante. |
Lyo dimostrò nella colluttazione tutta la sua arte da cavaliere e anche un coraggio che mi sbalordì. Rimasi in piedi, sgomenta, mi avvicinai cauta a quei gaglioffi e mi resi conto che erano morti, e cosi cercai di rinsavire Lyo il quale esanime giaceva a terra. Il suo occhio era sanguinante e non parlava. Non era il momento per piangere, presi Lyo per i piedi e lo trascinai fino al suo cavallo, era abbastanza pesante ma mai come allora trovai una forza straordinaria, gli dovevo la vita e ora io dovevo salvare la sua, riuscii a farlo salire sul suo destriero e con un balzo veloce diedo ordine al bianco cavallo di proseguire verso la strada che Lyo aveva preso, la strada era buio e rischiarata solo dalla luce della Luna. Il Belvedere, dovevo trovare assolutamente quel Belvedere situato in una collina alta e verde. Ad un tratto vidi da lontano delle luci, spronai il cavallo a correre veloce ed eccolo in tutta la sua maestosità il palazzo. "Coraggio Lyo resisti, resisti" mentre mi voltai per assicurarmi che nessuno mi seguisse. Arrivai a un grande cancello e trovai delle guardie "Gentili cavalieri, sono milady Altea Costance O' Kenninghton, chiedo il vostro aiuto, questo ragazzo fa parte del reggimento di Lord Tudor, siamo stati vittime di un agguato e lui è stato ferito a morte. Ci stavamo dirigendo proprio qui a Palazzo poichè Lord Carrinton ci aveva invitati. Vi prego, se non mi credete fatemi parlare con lui, ci riconoscerà". Sperai che le guardie credettero a ciò che stavo dicendo, le profezie o le maledizioni lanciate oggi a Lyo erano veritiere, ma si parlava di un cavaliere vestito di rosso e mi persi nei miei pensieri aspettando ancora cosa potesse succedere in quella strana giornata.
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Rimasi sorpresa da quello che poteva sembrare un generoso avvertimento. Quella donna sembrava sincera. Decisi di fidarmi di lei, in fondo non avevo nulla da perdere nel prestar fede a ciò che aveva appena detto.
"Dite pure a Missan che non troverà altri occhi trasparenti quanto i miei nel riflettere l'odio che provo per lui e per gli assassini della mia famiglia... è stato un piacere, Lady Gaynor", dissi con tono piccato, mentre le passavo accanto. Raggiunsi la tavola e mi servii un calice di vino. Lo sorseggiai, stringendo tra le dita il prezioso cristallo e scrutandone i riflessi. Intorno a me la sala risplendeva e la serata sembrava non raggiungere mai l'apice della propria magnificenza. Scrutai i partecipanti al ricevimento e capii che, nonostante quel delizioso cicaleccio, ero sola e potevo fidarmi solo del mio istinto e della benevolenza di Lord Tudor, ma quella un giorno sarebbe finita. Non potevo rimanere un ospite per sempre. Dovevo prendere le redini del governo del feudo di mia madre e al più presto, in modo da far cessare ogni dubbio sulla validità delle mie pretese su quelle terre. Lì, al sicuro nel castello dei Wendron, mi sarei posta fuori dalla portata dei miei nemici e avrei potuto iniziare a pensare a una contro offensiva. Avrei dovuto cercare alleati... "Cosa farebbe mio padre?", mi domandai. Quello che mi risposi non mi piacque. Non ero ansiosa di risposarmi, ma forse presto sarebbe stato necessario, visto che non avevo parenti maschi sotto la cui tutela trovare conforto e sicurezza. Sospirai e vuotai il calice. |
Altea, disperata e preoccupata, parlava alle guardie, mentre il corpo di Lyo era sulla sella del destriero.
Un attimo dopo il cancello fu aperto e le guardie presero Lyo. “Si, è sir Lyo…” disse una di quelle all’altra “… ha una brutta ferita all’occhio e ha perso molto sangue… aiutami a portarlo dentro…” In quello stesso momento qualcuno arrivò dall’interno del palazzo. “Cosa succede qui?” Chiese Arhos alle due guardie. “E’ sir Lyo, signore…” rispose una di queste “… è ferito, credo sia grave…” Arthos allora corse a sincerarsi della salute del suo amico. “Presto, portatelo dentro!” Ordinò Arhos. “E fate subito chiamare il medico personale del duca.” Si voltò poi verso Altea. “Mi ricordo di voi, milady…” disse “… eravamo di ritorno dalla Francia io e Lyo, quando vi incontrammo presso un grosso albero… cosa è accaduto? Chi ha ridotto in questo stato Lyo?” Cercò allora di calmarsi. “Perdonate… non volevo tempestarvi con queste domande, ma per me Lyo è come un fratello… vi prego, milady… entriamo dentro, così mi racconterete cosa vi è successo…” E così Altea fu condotta in una stanza al pian terreno, lontano dalla musica e dalla spensieratezza del ricevimento che si stava svolgendo al secondo piano del palazzo. “Qui saremo tranquilli…” fece Arthos ad Altea “… raccontatemi pure tutta la vostra disavventura, milady…” |
Quelle strane parole di Gaynor a Melisendra.
Erano reali o una trappola? Fra i Ginestrini vi era dunque malcontento? Gaynor però non aggiunse altro. Appena accortasi che Missan si stava avvicinando, si allontanò. “Vedo che avete fatto la conoscenza con la repubblicana Gaynor, madame…” disse l’ambasciatore avvicinandosi a Melisendra “… eh, già… siamo pur sempre in terra straniera ed immagino che una voce amica è sempre ben accetta, vero?” Sorrise e mostrò un lieve inchino ad alcune dame che, passando, salutarono con un cenno del capo. “Volete allora fare compagnia ad un vostro compatriota, madame? Qui sono tutti così freddi e distaccati… l’unico che mi ha rivolto la parola è stato il simpatico sir Guisgard, peccato che non abbiamo gli stessi gusti, diciamo così… stasera l’aria è limpida, invitante ed il cielo è chiaro di stelle… vi va di appartarci per parlare… dei vostri interessi economici? Del resto siete pur sempre una cittadina di Magnus e dunque i vostri interessi sono quelli della repubblica… venite con me sotto le stelle, madame… dopotutto, qui, non avete nulla da temere…” |
Posai il cristallo e scostai con un movimento delle dita alcune ciocche di capelli che mi sfioravano la guancia, quindi mi voltai verso Missan e lo guardai con aria interrogativa.
"Messere, dubito che possiamo dirci compatrioti, dal momento che io sono una dama di Animos e voi un cittadino di Magnus." Feci una riverenza secondo il costume della corte di Animos e aggiunsi: "Non abbiamo altro da dirci... come avete sottolineato voi: siamo ospiti qui. Dunque le vostre leggi non appartengono a queste terre." Sorrisi e chinai il capo. "Con permesso..." Mi diressi verso il balcone. Su una cosa aveva ragione: l'aria della sera era magnifica, sebbene si levasse una lieve brezza che faceva rabbrividire appena la pelle delle mie spalle nude. Le stelle brillavano sopra di me. Alle mie spalle la musica riempiva il salone e le risate spensierate delle dame tintinnavano nell'aria. |
Nel frattempo, Mercien e Cavaliere25 avevano consumato il loro pasto.
L’uomo allora si ripulì ben bene e rimise piatti e posate sul vassoio, ricoprendo il tutto come se il cibo fosse ancora tutto lì. “Il Ratto delle Sabine?” Fissando Cavaliere25. “Oh, è una storia vecchia come il modo, una di quelle che nascondono una qualche morale o metafora sulla vita. Roba da maestri e dotti, amico mio.” Sentenziò Mercien, che della cultura non faceva certo il suo cavallo di battaglia. “Ora seguimi e cerca di fare meno rumore possibile…” I due allora, attenti a non farsi scoprire, salirono al piano superiore e si diressero verso gli alloggi. “Ho veduto dal giardino quale delle finestre era illuminata…” spiegò Mercien “… l’unica con qualcuno al suo interno, visto che tutti gli altri sono al ricevimento… è la quarta da destra…” Il furbo manigoldo allora contò le stanze fino a trovarsi davanti a quella che stava cercando. Fece un cenno a Cavaliere25 e poi bussò a quella porta. “Chi è?” Chiese una voce dall’interno. “Perdonate, madame… lord Tudor e madamoiselle Melisendra hanno ordinato che vi venisse portato del cibo in camera…” La porta si aprì e i due entrarono nella stanza. “Posate pure su quel tavolino.” Disse la donna. Ma appena posato il vassoio, Mercien aggredì la donna e la tramortì. “Presto, aiutami a portarla fuori…” fece a Cavaliere25 “… scendiamo senza farci vedere da nessuno… il cocchiere ci starà già aspettando…” Un attimo dopo i due aiutanti di Missan, lasciato un biglietto sul letto, uscirono dalla stanza. Intanto, Daniel e Marco, insospettiti da quella carrozza, si avvicinarono al cocchiere. “E tu cosa vuoi, ragazzo?” Voltandosi questi verso Daniel. “Non seccarmi e va al diavolo!” “Ma che razza di modi!” Gridò Marco. “State parlando con lo scudiero di sir Guisgard! Badate dunque a ciò che dite!” Il cocchiere allora lanciò un colpo di frusta verso i due ragazzi. “Il primo che si avvicina si ritroverà un graffio permanente su muso, razza di ficcanasi!” In quel momento però si udirono dei rumori. Mercien, con una donna sulle spalle, e Cavaliere25 correvano come due assatanati verso la carrozza. “Togliti di mezzo, idiota!” Urlò Mercien spingendo a terra Marco. “Presto, ragazzo, nella carrozza!” Gridò poi a Cavaliere25. E saliti i due con la donna sulla carrozza, il cocchiere Ramon cominciò a frustare i cavalli. La carrozza partì così come un fulmine, per svanire, un attimo dopo, nell’oscurità che avvolgeva la campagna. |
“Animos è solo un romantico ricordo, madame…” disse Missan, mentre Melisendra si allontanava “… proprio come la vostra epopea… non esistono più i vostri fiabeschi castelli e nemmeno le monumentali cattedrali gotiche… tutto appartiene al passato, madame… un passato simile ad un oblio senza fondo, dove sono precipitati tutti i privilegi, le rendite ed il blasone di quelli come voi…” sorseggiò dal suo calice ed un ghigno sorse sul suo volto “… come sta madame Giselle? Vi prego di portarle i miei saluti…” ed un lampo attraversò i suoi enigmatici occhi scuri.
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Insieme con la brezza della notte, mi sovvenne un terribile sospetto.
Mi precipitai nella sala a cercare Lord Tudor e quando lo trovai gli rivelai: "Mio signore, devo parlarvi assolutamente..." ci allontanammo di qualche passo dagli ospiti "Temo che la mia dama di compagnia sia in pericolo... e temo di esserlo io stessa... vedete, quella dama, Lady Gaynor, mi ha avvertita poco fa di un piano per riportarmi a Magnus con la forza! Non avrebbe motivo di avvertirmi di tale pericolo e così facendo ha comprometterebbe anche la sua posizione, ragione per cui fingeremo di chiacchierare amabilmente..." gli versai da bere "Poco fa, il signor Missan ha minacciato Lady Giselle... vi prego di inviare i vostri uomini a vegliare sulla sua incolumità, giacchè non mi fido di quell'uomo!" Mi guardai attorno e sorrisi a un gruppo di gentiluomini. "Mi spiace darvi queste brutte notizie, credetemi." |
Lord Tudor restò turbato dalle parole di Melisendra.
E senza rispondere nulla, chiamò a sé il fedele Jalem. “Recati negli alloggi di lady Melisendra ed accertati che tutto sia in ordine.” Ordinò al servitore. “Poi fa sorvegliare la stanza di milady da una guardia. Va, presto.” “Si, milord.” “Non temete, milady…” rivolgendosi poi a Melisendra “… lo terremo d’occhio. E’ impensabile che quell’uomo possa osare tanto in casa mia. Si trova in una terra per lui straniera ed ostile e non potrebbe mai minacciare voi o la vostra dama di compagnia. Ora, vi prego, di restare al mio fianco ed evitare quell’uomo per il resto della sera. Abbiamo dovuto invitarlo, per via della sua nomina, ma non accadrà più.” Ma in quello stesso momento Missan si avvicinò al duca. Questi avanzò di qualche passo, per evitare che l’ambasciatore si avvicinasse troppo a Melisendra. “Vogliate perdonarmi, monsieur…” con un sorriso Missan “… ma io non sono abituato alla mondanità delle vostre feste e oltretutto domani mi attende una dura giornata… vi auguro una buonanotte, mio signore… i miei omaggi, madame…” rivolgendosi poi a Melisendra “… sono certo che ci rivedremo presto… molto presto…” “Stando così le cose, non è nostra intenzione trattenervi oltre.” Con tono spiccio lord Tudor. “Buonanotte.” Alcuni istanti dopo Jalem tornò nella sala. Il suo sguardo tradiva preoccupazione ed ansia. “Milord…” parlando a lord Tudor “… la signora Giselle non è nella sua stanza… abbiamo trovato segni di colluttazione… e questo biglietto sul letto…” Il biglietto recava una scritta: A Madame Melisendra. Lord Tudor allora lo consegnò alla ragazza e ordinò ai suoi di cercare Giselle in tutto il palazzo. |
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