XXXI Quadro: Chiarore Azzurra
“Chi non ha il cuore puro può attraversare Agarthi senza neppure vederla, oppure abbattersi in Shamballah, la sua antitesi, la capitale del Male, su cui regna Maya, l'illusione.”
(Ferdinand Ossendowski, Beats, Men and Gods)
La locandiera, impegnata a pulire i tavoli, si asciugò il sudore e poi si voltò verso il ritratto.
“Si...” disse “... ella è un membro della casa reale... ed è ormai più di un mito... tanto bella, quanto inavvicinabile...”
“Quindi è una nobile.” Fece Guisgard. “Ma in queste terre siamo ancora sotto il governo del ducato? Avevo sentito dire che siamo agli estremi confini di Capomazda.”
“Si...” annuì la locandiera “... qui ormai siamo oltre i confini del ducato...”
“Dunque” disse Guisgard “la ragazza del ritratto non appartiene alla stirpe ducale di Capomazda... chi è allora?”
“No, non appartiene alla stirpe del ducato” rispose la donna “ma a quella reale di Gioia Antica... ella è infatti la regina Chiarore Azzurra, signora e sovrana di Gioia Antica...”
A quelle parole della locandiera, Guisgard fu colto da un senso di inquietudine.
In un momento rammentò le parole dell'uomo incontrato presso il pozzo, prima di giungere alla locanda.
E quelle sue parole parlavano di una regina.
La regina di Gioia Antica.
E istintivamente Guisgard si voltò a guardare dalla finestra.