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Vecchio 21-07-2012, 03.24.47   #2834
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Guisgard ascoltò Talia, per poi portare la sua mano su quella di lei e stringerla.
“Va bene...” disse annuendo “... ma se ti senti stanca e provata, devi dirmelo... intesi?”
“Si, quella maledizione dal nome così strano...” mormorò il menestrello “... ne ho sentito parlare, ma ignoro di cosa si tratti...”
“Comunque” fece Guisgard “non è la prima volta che sentiamo questo nome... anzi, sembra quasi un'ossessione...”
“Sapete...” sorridendo il menestrello “... forse c'è qualcuno capace di soddisfare la vostra curiosità...”
“Chi?” Domandò Guisgard.
“Un vecchio burattinaio longobardo...” rispose il menestrello “... abita nella Città Bassa e pare abbia vissuto per molto tempo nel ducato di Capomazda... racconta spesso storie di Arciduchi e Granduchesse, insieme ad altri miti che interessarono quelle terre...”
“Come faremo a trovarlo?” Chiese Guisgard.
“Se volete posso condurvici io.” Rispose il menestrello. “Infatti anche io devo recarmi nella Città Bassa, per acquistare dei fogli per i miei versi.”
“Si, sarebbe l'ideale.” Annuendo Guisgard.
“Credo allora sia bene presentarci...” disse il menestrello “... io mi chiamo Sangò.” Con un leggero inchino.
“Io sono Guisgard” fece il cavaliere “e lei è Talia.”
“Bene!” Esclamò Sangò. “Allora possiamo andare a visitare la Città Bassa!”
I tre si incamminarono così verso la loro meta.
Una stradina, subito dopo la staccionata della locanda, si apriva tra l'erba alta, verdissima e profumata e cominciava a correre verso il centro abitato, simile ad un grosso borgo, che si adagiava sotto le alte e imponenti mura di quella che era chiamata la Città Alta.
Un largo canale, alimentato dagli scarichi di almeno nove acquedotti, lo separava dalla rupe da cui dominava la monumentale muraglia di granito.
L'abitato appariva diviso in cinque quartieri irregolari.
Le varie case che lo componevano, alcune sbilenche ed ammuffite, altre vistose e piene di angoli, sembravano di età indefinibile e si appoggiavano le une sulle altre, con i loro tetti spioventi e irti di lucernari e finestre di varie forme e grandezze, dalle quali sporgevano fasci di grano ammassati, paglia, cataste di legna
o larghe cassette di frutta e ortaggi.
I quartieri più vicini al canale apparivano pullulanti di una vivace umanità, che tra le sue fila annoverava artigiani, maniscalchi, bottegai, commercianti e qualche mendicante all'angolo della strada.
I quartieri invece più periferici sembravano meno appariscenti, sviluppatisi tra un groviglio di vicoletti, racchiusi da piccole e goffe casette di legno impolverate e qualche costruzione più bizzarra, dai lunghi pennoni ornati con immagini strane e grottesche, forse legate al folclore locale.
Le grida e le risate confuse si mischiavano al rumore delle acque che si gettavano nel canale, generando così una variegata baraonda dai suoni gracchianti e irriconoscibili che saliva verso le maestose mura della Città Alta.
E appena Guisgard, Talia e Sangò entrarono nel borgo, subito un mercante andò loro incontro.
“Bella dama...” parlando a Talia “... guardate qui che splendide sete... toccate pure! Ammiratene i colori e i ricami!”
“No, grazie, non ci interessano...” fece Guisgard.
“Aspettate, possiedo anche scialli e mantelline.” Senza darsi per vinto il mercante. “Guardate pure, milady... potete anche indossarne qualcuno per prova, se volete.”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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