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Vecchio 05-09-2013, 14.36.28   #46
Talia
Cittadino di Camelot
 
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Talia sarà presto famosoTalia sarà presto famoso
Il cavallo correva sulla stretta strada di campagna.
Gli zoccoli sembravano sfiorare appena la terra battuta, il verde dei prati mi sfrecciava intorno... tutto era silenzio alle mie orecchie, attente solo al sibilare del vento tra i miei capelli... tutto era silenzio dentro a fuori di me.
Ad un tratto tirai le briglie ed il cavallo si fermò.
Avevo attraversato, quasi senza rendermene conto, la strada che serpeggiava tra le colline ed ero giunta fin quasi sulla sommità di un piccolo poggio... sonnolenti campi modellavano le colline tutt’intorno, punteggiati qua e là da alte e frondose querce, cipressi ed olivi, e di fronte a me, seminascosta dagli alberi che la attorniavano, apparve la piccola cupola di mattoni rossi.
Esitai.
Poi, lentamente, scesi da cavallo e, prendendolo per le briglie, mi accostai alla cappellina. Era questo un edificio a pianta ottagonale, dalle candide mura bianche, rafforzate agli angoli da finte colonne di gusto classicheggiante.
Camminando lentamente, un passo dietro l’alto, risalii il lieve declivio e raggiunsi il selciato. Tutto era silenzio e quiete. Chiusi gli occhi.

Il pennello scorreva leggero sulla tela... azzurro, verde, ocra, arancio, rosso... le forme vi prendevano via via consistenza ad ogni mio tocco, ad ogni movimento dalla mano...
Mi piaceva dipingere, mi era sempre piaciuto, mi rilassava... e quella solitaria cappellina, dalla quale si poteva godere di un paesaggio senza eguali, era uno dei miei luoghi preferiti per farlo. Nessuno saliva mai lassù, fino alla Cappella di San Michele, e la sua storia e tutte le leggende che la circondavano erano ormai quasi perdute. E forse proprio per questo motivo a me piaceva così tanto quel luogo ed amavo rammentarne le storie... perché quel luogo era silenzioso e solitario, ma vivo allo stesso tempo...
La mia mano smise di accarezzare la tela con il pennello e quei colori, per un istante... mi mossi appena sulla bassa sedia, cambiando angolazione e visuale, come a voler valutare quel mio disegno con altri occhi, con un altro sguardo.
E fu proprio in quel momento che udii quei passi inattesi sul selciato. Sussultai e mi voltai di scatto.
Il ragazzo camminava lento, come perso in cupi pensieri... aggirò la cappella e fu allora che, sollevando lo sguardo, mi vide... si bloccò e mi parve, per un momento, leggere la sorpresa nei suoi occhi chiari.
Io riportai in fretta i miei sulla tela, in silenzio.


Battei le palpebre e mi costrinsi ad abbandonare quel ricordo...
erano passati anni, ormai... troppi anni.
E poi...
Esitai... era stato un errore salire lassù, pensai... uno sciocco errore.
In fretta, in preda ad una inspiegabile agitazione, saltai di nuovo in sella al mio cavallo e mi lanciai al galoppo giù per il pendio, lontana dalla cappella, lontana dai ricordi.
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** Talia **


"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."

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