13-12-2008, 14.10.20
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Cavaliere della Tavola Rotonda
Registrazione: 07-02-2008
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Nel libro "Dizionario del ciclo di Re Artù" di Carlos Alvar, ho trovato anche le seguenti informazioni:
- E' la spada di Artù, celeberrima a partire da Malory; nella letteratura dei secoli XII e XIII, compare con mutevoli interpretazioni, a volte incoerenti.
- Seguendo fedelmente Geoffrey di Monmouth, nel Brut Wace informa che la spada era stata forgiata nell'isola di Avalon; Artù la adopera varie volte con successo contro alcuni nemici.
- Una trentina d'anni dopo, Chrétien de Troyes cita excalibur - "la migliore spada mai esistita, che taglia il ferro come fosse legno" - una sola volta, nel Perceval, ed è Galvano ad impugnarla.
- Successivamente, in molte altre opere la spada verrà associata a Galvano, anche se non sempre gli appartiene: nelle continuazioni del Perceval è Artù a cingergliela e poi a regalargliela; è chiaro che il proprietario è il re.
- Nelle mani di Artù, assume i ruolo eminente che ha nel finale della Vulgata (Mort): il giorno successivo alla battaglia di Salesbieres (Salisbury, luogo nel quale i romanzieri francesi collocarono la battaglia di Camlann) Artù, ferito a morte e viaggiando verso la costa, ordina all'ultimo dei Cavalieri della Tavola Rotonda di gettare la spada in un lago vicino; ma dalle acque emerge una mano, agguanta la spada, la rotea varie volte e poi la trascina con sé nella profondità del lago. Per Artù è la conferma di quanto sia prossima la morte.
- Nelle elaborazioni successive alla Vulgata, le origini della spada ed il suo legame con Artù divergono in qualche dettaglio. Excalibur è la spada che il giovane Artù estrasse dall'incudine dove era conficcata (Continuazione del Merlino della Vulgata); oppure è la spada che una volta spezzata quella estratta dall'incudine nello scontro con Pellinor di Listinois, gli fu offerta - grazie alla mediazione di Merlino - da una mano emersa da un lago, purché la restituisse al giungere della sua ultima ora.
- A volta la spada è corredata da un budriere (fodero, guaina) fatato che evita le ferite a chi la possiede.
- E' volta a dare ragione del suo potere anche la falsa etimologia del nome, che si rifà ad un vocabolario ebraico il cui senso è "che fende il ferro, l'acciaio e il legno". Un suggerimento più scientifico (Faral, Loomis), chiama in causa, tramite una possibile influenza virgiliana, il latino chalybs "acciaio", da cui il Caliburnus di Geoffery di Monmouth e le successive varianti francesi. Per queste seconde i celtisti propongono la forma gallese "Caledvwlch" del nome della spada nel Mabinogion, composta da calet "forte, duro" e bwlch "taglio, filo", ispirata a "Caladbolg" (Spada possente) di una saga irlandese (Loomis).
- Excalibur appare anche in mano a Meliadus, Lancillotto e Accalon.
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