Rimasi immobile, inchiodata a terra da quelle pesanti catene che mi stringevano i polsi.
Avevo udito passi, cigolii, pianti... poi era calato di nuovo il silenzio più assoluto, come se intorno a me non fosse rimasto altro se non quel ritmico e lontano gocciolio che iniziava a darmi sui nervi, finché improvvisamente altri passi avevo udito... sempre più vicini... sempre più intensi...
Un manipolo di quegli uomini aveva, quindi, aperto le porta della mia cella ed era entrato... alzai la testa e raddrizzai la schiena quel tanto che le catene me lo consentivano. Un tumulto di sensazioni e di domande si agitava in me: paura certamente, ma anche confusione, incertezza e rabbia... e tuttavia non ero disposta a cedere loro niente, neanche il più piccolo e insignificante vantaggio. Sollevai dunque la testa e li fissai in silenzio, ostentando uno sguardo sdegnoso...
E, fissandoli, una figura in particolare mi colpì: era rimasto un poco indietro rispetto agli altri, in una zona d’ombra, dalla quale non affiorava altro della sua figura se non uno sguardo intenso e pieno d’odio piantato su di me, uno sguardo fiammeggiante e malvagio, uno sguardo che avevo la strana sensazione di conoscere già.
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** Talia **
"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."
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