Camelot, la patria della cavalleria

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Hastatus77 06-03-2008 13.37.21

L'ultima legione (Valerio Massimo Manfredi)
 
L'ULTIMA LEGIONE

Trama:
Anno Domini 476. Nella pianura fra Pavia e Piacenza, una coltre di nebbia ricopre il paesaggio. Ad un tratto un'orda di cavalieri barbari emerge dalla foschia e si abbatte sul campo della Legio Nova Invicta, leggendario baluardo della romanità a difesa di Romolo Augustolo, un ragazzo di tredici anni, l'ultimo imperatore romano d'Occidente. Ma non tutti muoiono nel massacro. Dal campo risorge un gruppo di legionari che paiono immortali. A loro si aggiunge Livia Prisca, formidabile guerriera. La loro disperata missione è liberare Romolo Augustolo insieme a Meridius Ambrosinus, il suo enigmatico precettore, anche a costo della vita.

Editore: Mondadori
Autore: Valerio Massimo Manfredi

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Recensione IBS:
Ambientato alla fine del V secolo d.C., il romanzo di Valerio Massimo Manfredi racconta uno dei momenti cruciali della storia dell'antichità: il tramonto dell'Impero romano. Battaglie epocali, invasioni barbariche, intrighi di palazzo, fanno da sfondo a una storia avvincente in cui realtà e fantasia si uniscono a creare la grande avventura. I protagonisti sono un manipolo di legionari sopravvissuti alla distruzione dell'ultima legione romana, tre invincibili soldati e una valorosa guerriera che decidono di liberare l'ultimo imperatore d'Occidente, esiliato a Capri dal germanico Odoacre, e il suo misterioso precettore, Meridius Ambrosinus. Braccati attraverso tutta l'Europa, guidati da Meridius e dal valoroso comandante Aureliano, i fuggitivi giungeranno in Britannia dove affronteranno l'ultima impossibile battaglia. Lo scontro finale sarà deciso da un'arma segreta e invincibile: Ensis Caliburnus, la spada di Giulio Cesare ereditata dal piccolo Romolo, destinata a diventare famosa con il nome di Excalibur.
Profondo conoscitore del mondo antico e abile creatore di intrecci, Valerio Massimo Manfredi regala ai suoi lettori non solo un racconto coinvolgente e all'insegna della suspense ma anche il malinconico ritratto di un mondo al tramonto e di una civiltà agli albori. Il tutto grazie a una narrazione animata da personaggi indimenticabili, scenari affascinanti, ideali e passioni senza tempo, capace di fondere l'immaginario di due epoche nella creazione di una leggenda destinata a varcare i millenni.

Hastatus77 06-03-2008 13.47.22

Ho deciso di indicare anche il libro di Valerio Massimo Manfredi, fra i volumi del ciclo arturiano, proprio perchè fa discendere l'origine del mitico Artù dall'ultimo imperatore d'Occidente.

Il libro, personalmente a me è piaciuto molto, anche se quasi subito, si riesce a capire il collegamento che l'autore vuole fare fra impero romano e Artù.

Dal libro, recentemente è stato anche tratto un film con lo stesso titolo del libro, che però con il libro stesso c'entra veramente poco (nei titoli finali si legge "parzialemente ispirato al libro di Valerio Massimo Manfredi"), e secondo me è anche bruttino.

Lancelot 03-01-2009 18.48.35

Questo libro è veramente qualcosa di notevole, Manfredi come al solito dimostra tutta la perizia archeologica accumulata in anni di studi e di viaggi, e ne fa dono al lettore regalando pagine di grande epica storica.
L'assedio iniziale dei barbari all'avamposto dell'ultima legione britannica è da antologia della letteratura romanzata.
Consigliatissimo, anche se più come romanzo storico in sé che in particolare per i riferimenti "arturiani", presenti in maniera evidente nel finale ma aleggianti per tutta la durata della storia più che altro nella contrapposizione Roma--> Artù = ordine vs Barbari = caos

Capitan Golia 14-06-2009 23.43.02

L'ultima Legione è il mio primo romanzo di Valerio Massimo Manfredi. Forse non rappresentativo dell'autore che solitamente ambienta i propri romanzi storici in epoca "classica", greca e romana. Scritto fin da subito con l'intento di trarne un film (che non ho ancora visto, dato che volevo prima leggere il libro) mescola le carte della storia e della leggenda partendo dalla fine dell'impero romano per arrivare nella Britannia medievale.
Lo stile è scorrevole e la storia ben condotta, diciamo con mano esperta. Ho provato la sensazione che fosse molto un libro "di testa" e poco "di cuore" (o, al limite "di pancia", come capita con certi scrittori). L'ho comunque apprezzato abbastanza, ma con un certo grado di distacco.

zaffiro 15-06-2009 00.10.00

Citazione:

Originalmente inviato da Capitan Golia (Messaggio 8179)
Ho provato la sensazione che fosse molto un libro "di testa" e poco "di cuore" (o, al limite "di pancia", come capita con certi scrittori).

Mi compiaccio che anche voi facciate questa distinzione,capitan Golia.

Hastatus77 15-06-2009 10.14.23

Citazione:

Originalmente inviato da Capitan Golia (Messaggio 8179)
... Scritto fin da subito con l'intento di trarne un film (che non ho ancora visto, dato che volevo prima leggere il libro) ...

Per carità... :naughty: se hai letto e apprezzato il libro, forse non è il caso di vedere il film.
Puoi vedere i giudizi che abbiamo dato al fim, nella seguente discussione:
L'ultima legione

Merlino 18-08-2010 10.09.33

Un libro tanto fantastico quanto storico
 
Un perfetto connubio tra storia e fantasia! Ecco cos'è "L'ultima Legione". L'ho letto l'anno scorso e se è pesante in alcuni punti è perché è ricco di particolari e minuziosità che solo Valerio Massimo Manfredi, grande esperto di storia antica, poteva regalarci. Tratta egli, infatti, in maniera formidabile l'attraversamento di quasi tutta l'Europa in un momento tanto delicato quanto incerto come quello del declino dell'Impero Romano e l'inizio del Medioevo, per poi ricollegarsi perfettamente alla nascita del mito di Re Artù, presentando da subito una figura fondamentale per tutta la storia come quella di Ambrosinus. Concordo con Hastatus: non poteva mancare siffatto "Libro Magister" (inteso come profeta di storia e leggenda) tra i libri della Biblioteca di Camelot. :smile:

Chantal 01-08-2011 10.32.12

Romanzo affascinante,equibrato,si legge con scorrevolezza senza la minima percezione di scene che appesantiscono.
"Ambrosine"(come amava chiamarlo il piccolo Romolo Augusto)è la figura portante,di spessore e carattere insieme che fa da bilanciere nei due eventi,la prigionia e la fuga.Egli,infatti,colma l'introspezione dei due personaggi in antitesi,il piccolo Romolo e Aurelio,entrambi riversati in un taciturno silenzio nascondendo,dietro lo sguardo perso,tutti i pensieri che li attraversano,laddove le meditazioni,la saggezza,i racconti di Ambrosine sembrano riuscire a colmare e comprendere quei pensieri taciuti.
Superba Flavia Serena,moglie e madre combattuta,ma regale nel suo contegno,bella e spietata,tanto che anche il suo disprezzo,espresso per la figura di Odoacre, cattura e conturba.
Non ho molto gradito(ma è una questione di gusti),sinceramente,la figura di Livia Prisca.Femminile pur nelle sue vesti di guerriera,è troppo"conduttrice e dominatrice"degli eventi che si susseguono nella vicenda.
Ma di quest'ultima ho apprezzato un momento di tenerezza che ha lasciato trasparire quei sentimenti che rendono fragile una donna,alludo a quando Aurelio,ritrovati i suoi compagni,si abbandona con loro a discorsi che li affratellano,E Livia rimane a guardare con la curiosità di chi fa una nuova scoperta,quel mondo di "sensazioni maschili"a lei ignoto.
Riporto questo breve scorcio al quale ho fatto riferimento:

<<Riposare?>>Disse Battiato.<<Stai scherzando,ragazza,abbiamo troppe cose da raccontarci.Dico,hai idea di chi siamo noi?Di quante ne abbiamo passate insieme?Dei del cielo,non ci posso credere.(...)Datemi un cazzotto,che se sogno mi voglio svegliare>>
Vetreno gli diede davvero un gran colpo sulla testa.<<Lo vedi che sei sveglio?Va tutto bene,uomo nero!Ce l'abbiamo fatta.(...)>>
Aurelio scoppiò a ridere e poi tutti gli altri,in una risata fragorosa e gorgogliante a volte simile a un singhiozzo,una risata liberatoria come il pianto di un bambino che è stato a lungo nella morsa della paura.
Livia li guardava senza parlare.Il cameratismo virile era una manifestazione che l'affascinava,vi vedeva concentrate tutte le virtù migliori dell'uomo:l'amicizia,la solidarietà,lo spirito di sacrificio,l'entusiasmo.Persino il loro torpiloquio castrense ,cui non era certo abituta,non la infastidiva in quella situazione.
Poi,d'un tratto,cala il silenzio:il silenzio dei ricordi,dei rimpianti,il silenzio della memoria comune di uomini che avevano affrontato gli stessi pericoli e sofferto gli stessi dolori e le stesse fatiche per anni con unico conforto dell'amicizia,della stima e della fede degli uni negli altri.Il silenzio della commozione e della gioia incredula del ritrovarsi contro ogni aspettativa,contro i colpi del destino più avverso.Si potevano quasi vedere i pensieri che passavano nei loro sguardi,negli occhi umidi,nelle fronti scavate,;si poteva leggerel a loro storia nelle mani callose,nelle braccia piene di cicatrici,nelle spalle segnate dal peso delle armi.(...)>>

Queste elucubrazioni affascinano Livia,una donna,una guarriera che li sta osservando in un momento di quiete,coglie la paura negli occhi dei suoi compagni(tra i più valorosi guerrieri Romani) e si compiace nel vederli intenti nel tentativo di esorcizzarla con un fare beffardo tipicamente mascolino.

Valerio Massimo Manfredi è comunque un archeologo,insinuarsi nella storia raccontata anche attraverso la singola pietra posta nella costruzione dei luoghi che avrebbero accolto i protagonisti è una linea conduttrice non trascurabile dell'intera opera.
Credo che meriti sia per i contenuti,sia per le capacità dell'autore di interloquire col lettore,senza deluderne,a mio avviso,le aspettative.

Daniel 01-08-2011 11.49.45

si lo conosco.. però mmm non lo so me ne hanno parlato e mi hanno detto che non è una gran cosa.. Lo leggerò comunque!:D

Anne 01-08-2011 12.57.14

lo ha letto mia cugina e ha detto che è molto interessante...presumo che lo aggiungerò ai libri da leggere quest'estate....:smile:


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