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zaffiro
13-06-2009, 11.40.12
E' mai possibile guarirli leggendo?

Vorrei dividere con voi la lettura di un articolo pubblicato su un
opuscolo distribuito dall'Istituto Antoniano Maschile dei Padri
Rogazionisti di Napoli

Bambini ammalati,la "terapia delle parole".

La lettura può essere utile per migliorare lo stato di salute?La
risposta è sì.I libri offrono un aiuto prezioso.Lo confermano alcuni
ospedali pediatrici.
A un rabbi,il cui nonno era stato discepolo di Baalshem,fu chiesto di
raccontare una storia.Una storia,disse egli,va raccontata in modo che
sia essa stessa un aiuto.E raccontò che suo nonno era storpio ed una
volta gli chiesero di narrare una storia del suo maestro.Allora
raccontò come Baal-shem solesse saltellare e danzare mentre pregava.Il
nonno,nel raccontare,si alzò ed il racconto lo trasportò tanto che
cominciò a saltellare e danzare come faceva il suo
maestro(dimenticando di esser storpio).Da quel momento guarì.
Così vanno raccontate le storie,così ascoltate,così scritte.
Di storie e di libri che custodiscono guarigioni e salvezze si è
parlato nell'incontro"leggere per sentirsi
sollevati",svoltosi nel giugno 2008 presso l'ospedale
pediatrico Meyer di Firenze.La psicologa infantile,Manuela
Trinci,parlava delle fiabe che "guariscono",ma non come
fanno le medicine.
Detto in sintesi,il bambino ammalato trova nelle fiabe
elementi,personaggi e spazi nei quali impara a riconoscere e a dare un
nome ai propri stati d'animo.Nel racconto trova storie e voci che
l'aiutano a farsi un'idea della vita,del bene e del male,della
salute e dell'infermità come realtà che fanno parte della sua
stessa esperienza.
Se nella realtà si tende a evitare di parlare al bambino del male,sia
fisico che psichico,il viaggio nelle storie consente,invece,di
affrontare in modo simbolico processi che il bambino vive in sè e che
non osa riconoscere raccontare.Fra questi,potentissima,l'angoscia
d'abbandono,che bimbi ospedalizzati sperimentano.
La nostra società sembra conoscere bene la forza terapeutica delle
storie,talmente bene da banallizzarne i contenuti.Ma i genitori,più
vicini alle sofferenze dei figli,richiedono sempre più spesso libri
che curino un problema contingente dei loro piccoli,difficoltà col
vasino,rifiuto del cibo:"libri-aspirina"da assumere in caso
di bisogno specifico.
C'è nelle parole una reale forza terapeutica.Da questa certezza è
nata un'esperienza,non unica in Italia,presso il reparto di
pediatria del Policlinico di Modena.Quì hanno allestito una biblioteca
gestita con l'aiuto di alcuni volontari,a disposizione dei bambini
ricoverati o di passaggio ci sono 1200 tra libri,video e cd-rom,scelti
con cura.Anche amici e parenti possono accedere ad essi,averli in
prestito per leggerli a casa dove vi sia un bambino malato.
I bambini possono fermarsi e leggere da soli,usufruire delle iniziative
di animazione,farsi leggere ad alta voce un racconto dal bibliotecario
o portare il libro in stanza per riconsegnarlo poi.Tutto è progettato
in modo che la lettura possa contribuire ad alleviare il disagio del
ricovero e a creare veri e propri spazi di liberazione dalla
malattia.In tal modo avviene che il viaggio nel dolore assume,per i
bambini ma anche per i loro genitori,nuove e profonde dimensioni.Il
tempo morto della degenza ospedaliera(ma vale anche se il malatino è
in famiglia)è rivitalizzato dalla terapia delle parole,delle
immagini,delle storie raccontate.La parola ha una sua magia.Essa cura
l'immaginazione del bambino,accende la speranza e dona benefica
irradiazione di benessere anche fisico.LUIGI DI CARLUCCIO

Grazie.

Vivian
03-07-2009, 17.01.52
Trovo questo articolo veramente interessante. Pur non avendo alcuna conoscenza in ambito psicologico e terapeutico, condivido pienamente l'idea che la lettura sia un toccasana per lo spirito e, perchè no, anche per il fisico.
Tante volte mi sono ritrovata, nei momenti di sconforto e di condizioni fisiche non particolarmente brillanti, a cercare conforto nella lettura. Nei libri ho scoperto spesso che le mie paure e i miei problemi sono, in realtà, quelli di tante altre persone. Ho imparato a dare loro un nome, a volte sono persino riuscita a trovare le soluzioni che cercavo.
In particolare è risaputo che le fiabe nascono con un intento educativo. A volte insegnano cosa non si deve fare, altre volte come affrontare un problema, altre volte ancora si limitano a dare un conforto, a far capire a che le legge o a chi le ascolta che non è solo, che a tutto prima o poi si trova un rimedio o, più semplicemente, che è possibile vivere al meglio ed essere amati anche se non si è perfetti.
E poi, senza andare a ricercare quelli che sono gli intenti nascosti dietro ad ogni racconto, penso che la più grande qualità della lettura sia quella di permetterci di allontanarci momentaneamente dalla realtà, dai problemi, dalle angosce e dalla frenesia della vita quotidiana e di offrirci un rifugio in cui non siamo tenuti a vivere in prima persona ma possiamo concederci il lusso di stare semplicemente ad osservare il destino di qualcun'altro.
Questo è il mio personalissimo e umilissimo parere.
Sono lieta che esistano iniziative come quella descritta nell'articolo. E ringrazio Zaffiro per questa interessante discussione.