PDA

Visualizza versione completa : Davanti alla villa del Giardino Fiorito...


Guisgard
04-01-2012, 02.36.05
Talvolta, anche se solo per pochi istanti, torno a passeggiare nel viale che ancora oggi chiamo “Fiorito”.
“Lo chiamo così sin dal tempo delle superiori, quando, uscendo dalla stazione, lo attraversavo per tornare a casa.
Alla fine del viale c’è una villa, preceduta da un grande giardino, con tantissime specie di fiori, che a quei tempi immaginavo praticamente infinite.
E’ una villa che ricorda quelle che si vedevano nei film, di stampo vittoriano o giù di lì.
E ancora oggi non posso fare a meno di sbirciare oltre il cancello di ferro, che mi è sempre parso come un confine tra la strada e la mia fantasia, in direzione del cortile e del giardino.
E’ buffo, ma non ho mai cercato di scoprire chi abitasse in quella villa.
Ma ogni volta che guardo attraverso quel cancello qualche ricordo si fa strada fra i miei pensieri e talvolta si confondono gli uni negli altri…

“Sogni ancora davanti a questo giardino?” Giungendo all’improvviso alle mie spalle lei.
“Ma tu non dovevi scendere alla prossima stazione?” Voltandomi di scatto. “Hai perso la coincidenza?”
“No, mi sono attardata perché dovevo comprare un regalo.” Sorridendo lei. “Una volta, ricordo, mi dicevi di voler acquistare questa villa.”
“Già…” tornando a fissare il giardino io e sorridendo “... quante cose si sognavano in quei giorni di scuola...”
“Ti mancano?” Avvicinandosi anch’ella al cancello. “A me sinceramente no... a me manchi tu...”
“Beh, non è che tu sia andata a vivere all’altro capo del mondo.” Sorridendo io.
“Si, ma è tanto che non ci vediamo...” lasciando il suo sguardo perdersi oltre quel cancello “... non ho saputo quasi più nulla di te dopo la scuola...”
“Neanche io di te.”
“Dicevi che io somigliavo a quell’attrice del cinema classico, ricordi?” Stringendo le mani sulle grate del cancello. “Com’era il nome?”
“Non ricordi l’attrice che ha interpretato Via col Vento?” Scuotendo il capo con sarcasmo io. “Vergogna!”
“Dopotutto, quei vecchi film piacevano solo a te…” fissandomi lei “... eri l’unico ad appassionarti a quei film, tutti gli altri guardavano solo i film d’azione... ma tu non sei mai stato come gli altri...”
“Lo prenderò come un complimento.”
“Lo è...” tornando a guardare il giardino lei “... mi accompagni a prendere il treno? Così magari mi dirai il nome di quell’attrice.”
“Dai, ho la macchina parcheggiata davanti alla stazione.” Staccandomi dal cancello. “Ti accompagno a casa tua.”
“Ti ringrazio.”
Certe sere le strade sono deserte come non mai e sembrano capaci di poterti condurre ovunque.
“Dai, dimmi…” fissandomi lei con aria vagamente maliziosa “... cosa stai facendo?”
“Non si vede?” Ironico io. “Sto guidando.”
“Spiritoso!” Mostrandomi una linguaccia lei. “Intendevo cosa fai nella vita, di cosa ti occupi.”
“Beh, sai che faccio da sempre il cavaliere.” Facendole l’occholino.
“Allora avrai trovato una dama, cavaliere.”
“Non parlo mai di altre dame” sorridendo io “quando sono in piacevole compagnia. Sono pur sempre un cavalier cortese.”
“Sai che questo può essere il tipico comportamento dell’incallito Don Giovanni?”
“Sono un Don Giovanni?”
“Ho sempre avuto questo sospetto, io.” Facendo la sostenuta lei. “Anche se non ne ho la certezza.”
“Meno male, direi!”
“Ma solo perché non ti sei mai degnato di corteggiarmi!”
“Ovvio.” Accennando un sorriso io. “Eri sempre circondata da sciami di spasimanti. Del resto, come ti ho sempre detto, somigli in tutto e per tutto a quella bellissima attrice.”
“Dai, dimmi il nome di quell’attrice.” Voltandosi verso di me.
“Metto su un po’ di musica?”
“Lo fai per cambiare discorso, eh?”
“E va bene...” sospirando io “... ma almeno prova ad indovinare, su...”
“Dammi un aiutino…” avvicinandosi a me “… io non conosco molti attori e attrici del cinema classico...”
“Beh, pensa ai tuoi occhi...”
“Liz Taylor forse?”
“Fuochino, ma l’altra ti somiglia di più.”
“Aspetta, quella che ha interpretato quel film che guardammo insieme alla tv...” saltando su lei “... quella de I tre moschettieri?”
“Ma se quella era bionda!”
“Dai, dimmi chi è!”
“I tuoi occhi...” all’improvviso io “... sai che non ho mai compreso il loro vero colore?”
“Si vede che non mi hai mai guardata!” Voltandosi di nuovo verso il finestrino lei. “Altro che attrice del cinema!”
“Dico sul serio, sciocca...” fissandola io “... cambiavano spesso colore… talvolta a causa del tempo, altre volte per la luce del Sole o per quella della Luna... altre volte ancora per i tuoi stati d’animo...”
“E ora, dimmi...” guardandomi lei “... di che colore sono?”
“Un colore indefinito...” perdendomi nei suoi bellissimi occhi “... sembra quasi...”
“Grigio.” Interrompendomi lei. “Sono di colore grigio.” Restando a fissarmi. “Non mi chiedi ora del mio stato d’animo?”
“Per chi è il regalo?” Tornando a guardare la strada io. “Quello per il quale hai perso il treno.”
“E’ per mio marito...” fissando anche lei la strada di fronte a noi “... ma non ho perso il treno a causa di quel regalo...”
In silenzio io.
“Ho perso il treno di proposito...” continuando lei “... perché ti ho visto imboccare il viale davanti alla stazione... perché mi hai chiesto del regalo?”
“Così, ma non ha importanza...” sussurrando io “… siamo quasi arrivati... dove abiti ora?”
“Dimmi perché mi hai chiesto del regalo.”
“Vuoi sapere del regalo, o dell’attrice?” Sorridendo io.
“Anche a me tu hai sempre ricordato un attore, sai?”
“Davvero?” Stupito io. “Spero sia bello.”
“E’ di quelli che piacciono a te.” Senza voltarsi lei. “Uno di quelli del cinema classico... lo vidi una volta in un film che guardava un pomeriggio mio padre... ma non ricordo il nome...”
“Dimmi quale film era.”
“Ivanhoe...”
“Allora era Robert Taylor!” Sorridendo di nuovo io.
“Si, aveva i tuoi stessi occhi...” fissandomi “… ecco, laggiù... abito là… ma lasciami qui...”
“Vivien Leigh...” spegnendo la macchina io “... somigli a Vivien Leigh... sicura che non vuoi che ti accompagni fino alla porta?”
“No, tranquillo.” Sorridendo lei. “Scriverai una storia?”
“Su cosa?”
“Tu sai trasformare tutto in qualcosa di speciale, di magico... anche un semplice viaggio in macchina come questo... scriverai di stanotte? Di noi due?”
“Si.” Annuendo io. “E scriverò anche di quella villa e del suo giardino...”
“Grazie.” Sorridendo lei, per poi baciarmi sulla guancia.
Un attimo dopo si avviò nella notte, lasciandomi con una velata malinconia ed un insopportabile senso di solitudine...

Un attimo.
Tanto serve ad un ricordo per attraversare il cuore e poi abbandonarsi nei pensieri.
E’ buffo... ancora oggi non so chi abiti in quella villa con quel suo fiorito e meraviglioso giardino…
http://farm7.static.flickr.com/6147/5975534364_d86257802d.jpg