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Visualizza versione completa : Storia La società di Antico Regime


Guisgard
17-08-2011, 03.07.08
Tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento sembra entrare in crisi, in gran parte dell’Europa, il sistema sociale e culturale detto di “Antico Regime”, che fino a quel momento era stato il vero ed assoluto specchio della società.
Cominciano così a porsi le basi di trasformazione totali e radicali che nel corso del XVIII secolo provocheranno relazioni e rapporti sociali, economici, politici e culturali completamente nuovi.
Che cos’è quindi la società di “Antico Regime”?
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Forse per comprenderlo in pieno dobbiamo tornare verso la metà del medioevo, in quel “Medioevo di Mezzo”, come qualcuno definisce l’epoca compresa tra l’Alto ed il Basso Medioevo, che grosso modo copre i secoli della ripresa carolingia fino agli inizi dell’XII secolo.
E’ in questi secoli che nasce l’ordinamento feudale che durerà ben oltre il periodo medievale, fino a giungere alle soglie dell’età contemporanea.
In realtà il termine feudalesimo non esisteva neppure nel medioevo, ma è stato poi universalmente riconosciuto ed utilizzato nei secoli successivi per denominare la società medievale per eccellenza.
Chiamiamo feudalesimo o sistema delle fedeltà vassallatiche, una forma di organizzazione del potere e della società basata sul rapporto fra due persone di stato giuridico libero, una delle quali, la più forte, concedeva beni e protezione in cambio di obbedienza e fedeltà.
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In un periodo di insicurezza, debolezza ed instabilità come quello medievale questi rapporti si estesero su grandi distanze e territori, basandosi su fortissimi legami di fedeltà personale, dove chi deteneva l’autorità, sovrani, duchi, marchesi, conti, poteva far appello in caso di necessità, soprattutto militare.
In verità questo scenario vedeva l’Europa come un luogo fertile già partendo dalla Tarda Antichità, ancor prima che in epoca medievale.
Questa Europa particolarmente “feudalizzabile” era dovuta ad un’economia poco monetarizzata già nel periodo tardo romano, dove quindi il signore aveva poco denaro da offrire ai suoi fedeli, ma molta terra di sua proprietà personale, potendo dunque pagare i loro servigi con questa; un potere centrale poco presente e sentito, incapace di organizzare militarmente il territorio, amministrare la giustizia e difendere la popolazione; infine una situazione di generale pericolo ed insicurezza che spingeva, per forze di cose, le persone a cercare e chiedere protezione a chi poteva offrirla.
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Come detto il feudalesimo si sviluppò in maniera “ufficiale” durante il periodo carolingio, partendo proprio dal regno dei Franchi dove si diffuse quel sistema di rapporti personali tra chi deteneva il potere e chi offriva fedeltà ed obbedienza (vassallo, parola di origine germanica, gwas, che significa uomo),
Anche un vassallo aveva, a sua volta, suoi fedeli, anch’essi uomini liberi, che prestavano servizio armato sotto di esso.
I legami di vassallaggio e la concezione del bene vitalizio, quasi sempre rappresentato dalla terra, rappresentavano gli strumenti attraverso i quali i sovrani, ma anche vescovi, duchi, abati, marchesi e signorotti formavano la propria clientela di uomini d’armi, che finirono per sostituire la leva militare sul territorio, legando così la popolazione ai loro servigi.
Nacquero così dinastie molto potenti, persino in grado di minacciare il potere dei loro re, un po’ come avvenne tra il regno di Francia e la Borgogna.
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La società di Antico regime si sviluppa quindi dall’organizzazione feudale e finisce per cristallizzare il suo nucleo attraverso ordini, e non classi, ben definiti e distinti.
Per sintetizzare il tutto potremmo utilizzare una classificazione attraverso la quale gli intellettuali del tempo racchiudevano il loro tempo.
Vi erano dunque quelli che pregavano per tutti (il Clero), quelli che combattevano per tutti (l’aristocrazia) e quelli che lavoravano per tutti (i lavoratori, liberi o asserviti alle gleba).
Tre ordini, formati da tre ceti sociali che animavano la società e che con le loro “attività” davano stabilità ed armonia a tutto il tessuto sociale.
E’ bene precisare, come abbiamo fatto, che la società di Antico Regime è divisa in ordini e non in classi, questo perché ogni ordine era chiuso ed inviolabile, senza permettere interscambi tra i vari membri che li componevano.
Questo, secondo diversi studiosi, rendeva il corpo sociale statico ed immutabile, dove nessuno poteva “salire di grado o livello”.
Inoltre i tre ordini erano intimamente legati dal fatto che il loro concatenarsi faceva “vivere” la collettività.
Il Clero così legittimava la nobiltà (il re governava per Diritto Divino ed i nobili facevano risalire ad antica e solenne investitura da un Potere Superiore i loro sacri diritti), mentre, di contro, l’aristocrazia difendeva la religiosità terrena, incarnata dalla Chiesa, contro l’eresia e gli infedeli.
Il popolo infine, borghesi e contadini, con il loro lavoro sostenevano l’intera economia del territorio.
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A dimostrazione di ciò riporteremo uno scritto molto significativo: il poema “Carme per il re Roberto” scritto da Adalberone, vescovo di Laon, tra il 1027 ed il 1031.
L’opera è d’ispirazione politica e Adalberone componendola invita il re di Francia a adoperarsi perché l’ordine sociale sia sempre rispettato.

“Questi sono guerrieri, protettori delle chiese, difendono gli uomini del popolo, grandi e piccoli, e ugualmente difendono se stessi.
L’altra parte è quella dei servi: questa razza disgraziata non possiede nulla senza dolore.
Ricchezze e vesti sono fornite a tutti dai servi, infatti nessun uomo libero può vivere senza servi.
Perciò la Città di Dio che si crede essere una è divisa in tre: certuni pregano, altri combattano, e gli altri lavorano. Questi tre ordini vivono insieme e non possono essere separati; il servizio di uno solo permette le azioni degli altri due; con alterne vicende si aiutano. Come è prevalsa la legge allora il mondo ha goduto la pace.
(Oggi) le leggi si indeboliscono e già ogni pace sparisce; cambiano i costumi degli uomini, cambia anche l’ordine.”

Lady Dafne
18-08-2011, 20.23.50
Interessante intervento, siamo abituati a considerare 'società di antico regime' quella di Luigi XIV e poco pensiamo alla sua antica origine. Anche questa è una 'regola' imposta dai libri di scuola... :rolleyes:

Per fortuna che c'è Camelot che ci permette di crescere culturalmente (e non solo....) ;)

p.s. significative anche le immagini, parlano più di mille discorsi! Se mi capiterà le userò per spiegare a mio nipote un po' di storia SERIA!

Guisgard
19-08-2011, 02.34.33
Dite il vero, damigella.
La storia in se è una scienza esatta, purché la si consulti nel giusto modo.
Ma, ahimé, questo non sempre accade; basti vedere episodi di epocale importanza celati per anni (mi viene da pensare alla tragedia delle Foibe in Istria, vergognosamente taciuta per 60 anni dai libri di storia di questo paese, tanto per citare un caso non troppo lontano nel tempo) al pubblico.
Un’altra “regola” da tenere in considerazione è poi quella che, inevitabilmente, vede la storia scritta dai vincitori (questo, ad esempio, spiega il perché regimi come quello comunista sovietico, non meno sanguinario di quelli nazisti e fascisti, abbia potuto sventolare per anni, in seguito alla vittoria nel secondo conflitto mondiale, nonostante i cento milioni di morti seppelliti in Siberia e chissà quanti altri nelle varie regioni dell’Europa Orientale, i suoi simboli): così ci ritroviamo Alessandro il grande che si autodefinisce legittimo vendicatore del re di Persia dopo averne vendicato la morte in seguito ad una congiura, minimizzando il motivo (ossia l’invasione dell’impero Persiano) che lo aveva portato a trovarsi a Persepoli in quel momento; la “propaganda” romana contro popolazioni descritte violente ed incivili come i Galli, i Sanniti i Cartaginesi, o quella contro le manie e gli usi dei Tolomei d’Egitto per colpire la regina Cleopatra; le discriminazioni contro i Longobardi che per secoli ne hanno offuscato il valore, solo perché nemici dei Franchi di Carlomagno.
E la lista potrebbe continuare quasi all’infinito.
Mi viene da ricordare l’imperatore Caligola che, per sbeffeggiare il senato romano, nominò senatore il suo cavallo.
Ovviamente, una volta eliminato l’imperatore, i senatori si affrettarono a motivare nei libri di storia la bizzarra idea di Caligola come frutto della sua irrimediabile pazzia (che poi Caligola sia stato un pessimo e scellerato imperatore, questo, nessuno può metterlo in dubbio :smile:).

Taliesin
19-08-2011, 08.14.10
Buongiorno giovani viandanti e benritrovati,
in questa bizzarra virtualità che profuma di antico, immmersa tra le moderne pagine incrostate di nefandezze, la Nostra Camelot appare come la mia Insula Avalonia nei freschi crepuscoli d'aprile, come sospesa tra le nebbie, lucente e suprema in un mare sempre più in tempesta...
Grazie Messere per avere toccato le corde di argomenti sempre più impervi e sconosciuti all'Ufficialità della Storia, siete voi, a buona ragione, il vero Cavaliere dell'Intelletto, e non colui che invece conobbi molto bene nella primavera del 1260 quando, mise sotto assedio la mia contea....ma questa è certamente un'altra storia e se vorrete presto potrò narrarvela, tanto per confermare il vostro acum e e la vostra lealtà in materia Storica....
Grazie....anche per quello che avete detto di me Altrove.

Taliesin, il bardo

Chantal
19-08-2011, 10.43.30
La denuncia degli avvenimenti che avete menzionato,Guisgard,non fa altro che assurgere ad alcune delle più tragiche pagine della storia narranti le vere miserie dell'uomo.Come Taliesin asserisce,ed a ragione fa di voi il Cavaliere dell'intelletto,sono argomenti impervi e sconosciuti all'ufficialità della storia che nascondono l'umanità dietro il candido velo della necessità estrema di "purificare"il mondo,secondo canoni scevri di ogni forma di scrupolo e morale,laddove dietro questo velo si cela solo vergonga sporca di sangue innocente e tiranna della dignità umana.
Come avete detto,Guisgard,quanti esempi ancora si potrebbero elencare,tanto innumerevoli quanto obrobriosi tanto più che giustificati da un fanatismo religioso che ha fatto di Dio una sorta di Figura che autorizza agli scempi ed elargisce perdono per il sangue versato in nome della Fede.
Perdonatemi,messere,ma non riesco a tacere dinnanzi allo sdegno quando vengono evocati certi assurdi assunti governati dalla follia degli uomini.
Come avete detto,meglio la follia di un Caligola che la mostruosità di figure,che non oso ora citare,che si sono creduti padroni delle vite umane.
Mi è piaciuto il vostro intervento,Taliesin,il vostro Elevare Camelot ad un'Isola Avalonia è a dimostrazione che la forza dell'amore e la purezza dei sentimenti possano ancora gettare le basi per un mondo idilliaco che non conosca l'onta del potere e dell'infamia.

Taliesin
19-08-2011, 12.02.31
Vedede messere Guisgard...?
il nostro mondo, il nostro Regno non sono perduti e non dovremo attendere invano la venuta del Re Eterno che è stato re in passato e sarà re in futuro, finchè ai bordi della nostra "tavola ritonda" siederanno anime sensibili e colte come Lady Chantal, e molti altri abitandi di qeusta nuova Insula Avalonia....grazie di queste nuove emozioni Lady Chantal.

Taliesin, il bardo

Guisgard
19-08-2011, 20.54.34
Cavaliere dell’intelletto?
Amici miei, io vi ringrazio e vi sono debitore per quel che avete detto, anche se è palesemente troppo per me :smile:
Tornando al tema di questa discussione, io credo, come diceva Platone, che non esista una forma perfetta di governo.
Tutte, come sappiamo, presentano la propria parte “degenerata” e questo dipende dal fatto che a rendere un governo “buono” o “cattivo” sono solo gli interpreti che lo animano.
Prendiamo la democrazia, ad esempio, ritenuta da molti la forma di governo ultima e definitiva: eppure essa sin dalla sua nascita (l’Atene classica e la Lega Delio- Attica) ha commesso errori.
Cosa che puntualmente accade anche ai giorni nostri, quando si vuole imporre con la forza il modello democratico a culture e civiltà che non sono pronte, o addirittura avverse a questo tipo di governo.
Polibio affermava che le forme di governo sono cose naturali, simili ad esseri viventi, in quanto nascono, vivono e muoiono.
E proprio per questo vanno applicate con naturalezza e senza mai adoperare imposizioni o forzature.

Guisgard
22-08-2011, 02.09.46
Abbiamo dunque parlato della rigida suddivisione in tre ordini della società di Antico Regime.
Ma l’abbiamo fatto, diciamo, dal di fuori, quasi del tutto attraverso gli occhi postumi della storia successiva a quei tempi.
Può essere interessante invece vedere come un autore antico, tra i più celebri e apprezzati del mondo medievale, descrivesse queste ideologie sociali.
Nel famoso romanzo “Ivano” del grande Chretien de Troyes, si può avere una testimonianza di questa visione della vita.
Il protagonista giunge in un castello dove domina una terribile prova da superare, detta “Pessima Avventura”.
Il re è stato in passato battuto da due esseri mostruosi, subendo così un terribile tributo: donare loro trenta fanciulle ogni anno, fino a quando qualcuno non li vincerà in battaglia.
Ovviamente Ivano li sfiderà e li vincerà, liberando così le sfortunate fanciulle.
La novità, che riguarda poi la nostra discussione, è il destino delle fanciulle.
Esse infatti sono costrette a lavorare in una sorta di fabbrica di tessuti in cambio di una misera paga.
Questo singolare scenario, fuori dai soliti schemi dei romanzi cavallereschi, in realtà cela in modo chiaro la visione che Chretien, e quindi il ceto che rappresenta, ossia quello aristocratico, ha del lavoro prodotto in cambio di denaro.
Fedele allo schema che scandisce l’intera società medievale, Chretien, e dunque Ivano, giudica con disprezzo lo sfruttamento delle ragazze, costrette a lavorare per denaro.
Questo rispecchia in pieno la condanna ecclesiastica del tempo verso ogni attività sospettata di usura.
Per Ivano e per il pubblico aristocratico che legge i romanzi cavallereschi quel tipo di lavoro, che possiamo tranquillamente giudicare come operaio, è da condannare e persino un lavoro servile, ai loro occhi, sarebbe ben più dignitoso e meno crudele.

Taliesin
22-08-2011, 08.18.36
Molto...molto interessante Messere Guisgard.
Ma, ditemi: secondo voi Cretien de Troyes, potrebbe alludere in più occasioni, specialmente in "Ivano" ed in "Lancillotto: il Cavaliere della Carretta", alla propria condizione di sfruttamento, ovvero a quella inevitabile dipendenza che molti poeti e cantori, avevano in eterno nei confronti dei loro mecenati ed a loro vezzi, come la spietata calcolatrice Marie de France?.
Grazie per la cordiale vostra impressione a tal proposito, so che userete intelletto, Cavaliere....

Taliesin, il bardo

Guisgard
22-08-2011, 13.55.41
Vedete, amico mio, il ruolo di “poeta” di corte va sempre inquadrato a seconda dell’epoca storica.
Se torniamo, ad esempio, nell’antica Roma allora possiamo scorgere come la condizione di alcuni intellettuali dipendesse molto dal tipo di letteratura.
Terenzio, ad esempio, ebbe molte difficoltà a farsi strada nonostante fosse protetto dal prestigioso circolo degli Scipioni, proprio perché la sua arte, quella di commediografo, era ritenuta non di primissima fascia, a differenza invece degli intellettuali sotto il controllo di Mecenate e quindi del regime Augusteo vero e proprio.
Nel periodo in cui scrisse Chretien, invece, il nascente filone del romanzo cortese, proprio perché riproponeva un tipo di letteratura destinata alle alte sfere sociali, godeva di buona “visibilità” e reputazione nelle corti e questo permetteva una discreta posizione, diciamo di relativa tranquillità, ai vari cantori di tale letteratura.
Comunque, come abbiamo riportato sopra citando il romanzo di Ivano, il compito di Chretien e dei suoi colleghi era quello di cantare i valori e gli ideali della nuova cultura cortese, che appariva aulica, sognante e raffinatissima.
Certo, questi poeti e bardi non avevano grandissime pretese perché il loro ruolo non era ancora visto come un vero e proprio “mestiere”, cosa che invece accadrà qualche secolo dopo, dove il poeta di corte sarà una vera e propria professione e personaggi come Torquato Tasso, con la sua drammatica vicenda, ne sono una chiara dimostrazione di questo cambiamento :smile:

Chantal
23-08-2011, 08.52.56
Taliesin,credo di aver colto nel vostro interrogativo la vena del gusto degli aristocratici della corte di Marie di France a far,comunque,persistere,come dire..quella superiorità di classe,esaltata dalla Rinascenza che si rifletteva in tutte le arti dell'eopca a dispetto di quel mondo feudale che non voleva rompere le barriere che avviluppavano i castelli ed i monasteri.
E' pur vero,come afferma Guisgard,che Chretien si fece portavoce di una denucia della corruzione del suo tempo,egli,infatti,descrive oltre all'amor cortese anche la contemporaneità degli eventi in cui i suoi personaggi si muovevano,ma,sembra di ricordare che lo stesso poeta distinguesse bene tra la classe aristocratica di appartenza dei cavalieri e quella,"inferiore" a suo dire,dei contadini o dei villani,rifacendosi ai primi come modello di bellezza ed ai secondi come bruttezza,proprio per l'appartenenza di questi ultimi ad un rango inferiore.
Il mio pensiero è che comunque,sebbene a tratti si possa scorgere un senso di pietà verso le condizioni in cui versavano i deboli e gli oppressi,Chretien non volesse certo abbandonare la sua altera condizione di superiorità in nome di quella coltura alla quale lui e i suoi simili erano avvezzi.(E dico cultura,conoscenza,non agiatezza).
E' questo ciò che volevate intendere?

Chantal
23-08-2011, 09.38.00
Perdonatemi,messere,facevo riferimento a questo vostro intervento:

Molto...molto interessante Messere Guisgard.
Ma, ditemi: secondo voi Cretien de Troyes, potrebbe alludere in più occasioni, specialmente in "Ivano" ed in "Lancillotto: il Cavaliere della Carretta", alla propria condizione di sfruttamento, ovvero a quella inevitabile dipendenza che molti poeti e cantori, avevano in eterno nei confronti dei loro mecenati ed a loro vezzi, come la spietata calcolatrice Marie de France?.
Grazie per la cordiale vostra impressione a tal proposito, so che userete intelletto, Cavaliere....

Taliesin, il bardo

Taliesin
23-08-2011, 13.45.41
Si Lady Chantal...
il vostro acume e la vostra sensibilità hanno colto il significato delle mie parole che spesso, sparacchiando a caso tra i meandri diroccati della mia memoria, appaiono alquanto confusionarie, nebulose ed incomplete. Per fortuna esistono persone con il lume non solo della ragione, ma cnhe del sentimento come voi...grazie per il vostro intervento in proposito.

Taliesin, il bardo

Chantal
23-08-2011, 15.50.22
Devo deludervi,Taliesin.
Il mio intelletto è svaporato tutto insieme ad un sogno.
Ora ciò che mi governa è follia.
(Ma grazie di tanta bontà disseminata per Chantal)

Guisgard
24-08-2011, 13.36.02
In realtà, amici miei, il ruolo dell'intellettuale di corte è sempre stato legato al "regime" che lo proteggeva e dove per forza di cose cantare i valori del suo mecenate.
Ricordate che il Tasso fece discendere la casa D'Este di Ferrara da Rinaldo, l'eroe della Gerusalemme Liberata.
E queste cosa, anche oggi che la Società di Antico Regime è caduta, accadono puntualmente tra i potenti e vari "artisti" a loro asserviti :smile:

Taliesin
24-08-2011, 13.44.47
Messere Guisgard,
credo xhe con l'accostamento dell'opera del Tasso, abbiate come sempre esposto in maniera esaustiva l'argomento; grazie per il vostro intelletto, cavaliere...

Guisgard
24-08-2011, 13.59.59
Vi ringrazio, mio buon bardo :smile:
Il Tasso, come voi ben dite, è un esempio calzante e molti altri se ne potrebbero fare.
I tempi cambiano, ma le cose che muovono i voleri e le ambizioni degli uomini sono sempre le stesse.
Indipendentemente se il governo che animano è di vecchio o nuovo regime :smile_lol:

Guisgard
24-08-2011, 20.17.43
Grazie Messere per avere toccato le corde di argomenti sempre più impervi e sconosciuti all'Ufficialità della Storia, siete voi, a buona ragione, il vero Cavaliere dell'Intelletto, e non colui che invece conobbi molto bene nella primavera del 1260 quando, mise sotto assedio la mia contea....ma questa è certamente un'altra storia e se vorrete presto potrò narrarvela, tanto per confermare il vostro acum e e la vostra lealtà in materia Storica....


Vi ringrazio ancora, mio buon cantore, per queste vostre parole nei miei confronti :smile:
Ma ora sono curioso: quando vorrete allora vi attenderò nel mio palazzo per udire dalle vostre note la storia di cui accennate sopra :smile_lol: